I migliori Persuasori al Mondo
di Eugene Fitzherbert«C’è qualcosa che non mi torna.» Affermò Sissi, passandosi le dita sulla fronte per ripulirsi dal fango e dal sangue.
«Oh, ma davvero?» l’apostrofò Léon, anche lui un po’ strapazzato. «Quando hai avuto questa illuminazione? Quando abbiamo incontrato la Limousine blindata che ci ha sparato addosso? Oppure quando le orchidee ornamentali hanno mostrato il loro animo carnivoro?»
Sissi gli lanciò uno sguardo in tralice. Era stanca come lui, e sapeva che il loro mestiere li metteva di fronte a situazioni assurde, ma continuava ad avere la sensazione che questo lavoro era diverso. «Ascoltami, Léon, alla fine è solo una sessione di Gioco di Neuruolo, come ne abbiamo fatte a decine. Ma queste assurdità non corrispondono al soggetto.» sbuffò frustrata.
Léon strinse i denti. «Capisco quello che vuoi dire. Ci ho pensato anche io: sembra tutto sbagliato. Dobbiamo solo cercare di convincere questo Oreste a sposare Wanda, ma quello che ci sta tirando addosso è indescrivibile. Non sembra li pensiero di…»
Si interruppe lasciando la frase a metà: nel bel mezzo della sua testa una voce stridula e cantilenante si intromise: “
Oreste, amore mio, avevamo parlato della casa dei miei genitori addobbata a festa con i festoni sulla porta e le bomboniere di benvenuto… Quelle che mi piacevano tanto, a forma chiocciolina, come quella delle email.”
«Quanto odio questa voce!» sospirò Léon.
«Non possiamo farci niente. Alla fine, è lei che ci paga, no? Cerchiamo solo di farla finita.» Non sembrava esserci niente di pericoloso per strada. Di fronte a loro, a poche decine di metri, si stagliava la casa descritta da Wanda, sulla porta di ingresso, uno striscione dal significato incontrovertibile:
Oreste e Wanda Sposi!, lacerato, mezzo strappato e sporco.
Tiepolo88 – Grandissimo servizio di Marriage Persuader, Inc. In un batter d’occhio hanno reso possibile il sogno della mia vita: sposare il mio più grande amore! *****
Due ore prima, presso l’abitazione di Wanda e OresteWanda sedeva accanto a Oreste addormentato, il respiro profondo e ritmico.
«Gli ha dato le gocce di Bromezina?» Le chiese Sissi, con dolcezza.
«Sì, il mio Tesoruccio ha preso le sue goccine. Però non gli ho detto che per dormire.» Si fermò un momento. «Oh, poverino! Mi sento così in colpa!»
«Non deve, Wanda. Ha fatto la scelta giusta: tutto questo serve a rendervi felici e a risolvere la reticenza di Oreste a sposarsi. Presto potrà indossare l’abito bianco.»
Léon preparava la connessione al soggetto quanto più velocemente possibile. Stavano infrangendo qualche decina di leggi: essere celeri ed efficaci era prioritario. Collegò gli Halo-rig per loro due e lanciò il programma del Gioco di Neuruolo. Fece un cenno a Sissi e lei annuì.
«Wanda, tra un po’ iniziamo. Come sai, modificheremo l’immagine che Oreste ha del matrimonio, le sue aspettative e lo indurremo a non desiderare altro se non sposarsi con te.»
Wanda annuì con lo sguardo preoccupato. «Il mio tesoruccio-piripì.»
Léon strinse gli occhi. Quando era una donna a contattarli su
UnderWeb, lasciava che fosse Sissi a condurre le trattazioni e a curare i contatti in loco. Con una tipa come Wanda, lui non ce l’avrebbe mai fatta.
«Mentre Oreste dorme, ci serve il tuo aiuto per focalizzare la sua attenzione.» Sissi porse alla loro cliente un microfono. «Devi parlare qui e descrivere il matrimonio così come lo avete immaginato. Mettici i dettagli che vi piacciono, le cose che avete programmato insieme: più particolari aggiungi, migliore sarà il condizionamento e il risultato. Sarai la voce nella sua testa che gli dice cosa sognare e siccome noi saremo laggiù con lui, sarai anche la voce nella
nostra testa. Hai capito?»
«Sì, credo di sì. Devo parlare nel microfono del nostro matrimonio. Sarà bellissimo. Il mio Topino sarà felicissimo di sentire la mia vocetta anche nel sonno. Sì sì!» e batté le mani tutta eccitata. Poi parve spegnersi. «Non farete male al mio Grufolino, no? Sarà sempre l’adorato Puttipignolino di sempre?»
«Sissi, dobbiamo iniziare, il tempo passa e non possiamo rischiare che finisca l’effetto della Bromezina…» Léon era al limite.
«Mi raccomando, Wanda, continua a parlare con Oreste per tutto il tempo, non ti interrompere mai. Dettagli, colori, suoni,
tutto quello che ti viene in mente riguardo al tuo matrimonio.» Ripeté Sissi mentre si fissava l’Halo-rig sulla fronte.
Accanto a lei, Léon, già riggato, stava digitando alcuni comandi sulla tastiera. Sullo schermo apparve la scritta:
Collegamento con il Neuro-Master avvenuto con successo.
In attesa dei Giocatori.
Sissi: Paladino di Livello 35 – Equipaggiamento: Spada Ignea – Premi invio quando pronto.
Léon: Assaltatore Mutato Livello 41 – Equipaggiamento: Boomerang + Incantesimo protettivo – Premi invio quando pronto.Invio.
E furono dentro Oreste, il Master della sessione di gioco di Neuruolo.
Semenzella: Non do cinque stelle solo perché tutta la procedura si deve fare di notte e mi hanno costretto a parlare per due ore. Stancante, ma i risultati sono stati eccezionali! I migliori persuasori sulla piazza! ****
Nel Neuruolo – AdessoLéon era teso. «Ogni volta che Wanda ha aggiunto un particolare del loro matrimonio, Oreste ha reagito in maniera avversa, ostile. È forse la sessione di Gioco di Neuruolo più difficile da quando abbiamo iniziato a usare questa tecnica.»
Sissi si limitò ad annuire, mentre scrutava la casa di fronte a loro. Era un edificio a due piani con tetto a spiovente, un mix tra una casa americana in stile vittoriano e una baita di montagna. Sembrava venuta fuori dalle fantasie di una bambina che aveva abbandonato l’idea di essere una principessa nel castello, ma non del tutto. Wanda stava facendo un‘opera di suggestione tremenda.
Lèon aveva ragione: ogni particolare evocato da Wanda aveva attivato una trappola nel mondo generato dalla mente di Oreste. C’erano una decina di metri tra loro e il cancello di ingresso, poi un vialetto pavimentato e la porta principale con lo striscione stracciato.
«Non mi sembra esserci nessuno che voglia farci la pelle.» disse Léon.
“Orestuccio mio, quelle chioccioline saranno bellissime: le spargeremo in giro per il prato e tutti gli invitati che verranno a farci visita ne prenderanno una. Sarà di buon auspicio. Che ne dici, tesorodoro?”Léon fece una smorfia di disgusto al suono della voce di Wanda. «Andiamo, corriamo fino al cancello e vediamo che succede.»
Sissi annuì e con un movimento coreografico rodato da ore e ore di sessioni nel gioco di Neuruolo, i due si lanciarono a testa bassa verso il cancello d’ingresso, pronti a gettarsi a terra al minimo segno di pericolo.
Con lo sferragliare delle loro armi a far da contrappunto ai loro respiri ansanti, riuscirono ad arrivare a destinazione. Tutto sembrava in ordine e non si vedevano pericoli imminenti. Léon provò ad aprire il cancello di metallo e questo non oppose resistenza. Varcarono la soglia e si resero conto che il vialetto e il prato erano pieni di piccoli oggetti a forma di @, luccicanti alla luce del sole di metà pomeriggio. Sembravano inerti, come dei piccoli frutti cromati.
Sissi ne prese uno e tutta la gambetta della chiocciola si illuminò di rosso. «Oh cazzo!» Urlò Sissi, mentre lanciava la chiocciolina lontano da sé. «Non toccare le bomboniere. Sono esplosive!»
Purtroppo, Léon ne aveva già raccolta una e la gambetta si era appena accesa. Non perse tempo e la lanciò lontano. I due presero a correre a perdifiato verso la porta d’ingresso, macinando i metri del vialetto senza guardarsi indietro.
In quel momento le due bomboniere esplosero con un fragore da lacerare i timpani. L’onda d’urto li fece barcollare prima a destra e poi a sinistra. Léon perse l’equilibrio e cadde sulle ginocchia, gemendo. Sissi si voltò per aiutarlo, e si rese conto che tutte le chioccioline sparse sul vialetto e sul prato si stavano attivando.
Léon era ancora a terra e le fece cenno di avvicinarsi, mentre disegnava dei geroglifici nell’aria. Sissi si lanciò vicino a lui e si accoccolò al suolo. Lui aveva finito la sua evocazione, quando le chioccioline iniziarono a esplodere intorno a loro.
Con un rumore sibilante, Léon sollevò il braccio al cielo e il suo pugno si illuminò di blu. Dalle dita emerse una cortina azzurra che creò un semicerchio intorno ai due, fungendo da scudo.
«Spero solo che regga a tutti questi danni. Posso usare la Bolla Protettiva una sola volta.»
Lèon Vide lo shrapnel e il terriccio abbattersi sulla superficie eterea della bolla, aspettando il momento in cui sarebbe crollata e loro sarebbero stati fatti a pezzi. Sissi tenne gli occhi chiusi. Léon avvertiva l’intensità dell’incantesimo diminuire, mentre il suo braccio diventava sempre più grigiastro. Strinse i denti, poi le esplosioni scemarono del tutto.
Abbassò di scatto il braccio e se lo portò al petto. Se lo sentiva ghiacciato, insensibile. «Ora capisco perché si può usare solo una volta. Il mio braccio è praticamente inutile.»
«Provo a guarirti.» Sissi iniziò le segnature per curare il suo compagno, ma lui la fermò.
«Non serve. Questo incantesimo è potentissimo, ma ha un caro prezzo. Almeno posso sempre usare il boomerang con l’altro braccio.»
Lei annuì. «Questa storia è davvero assurda. Il livello di ostilità enorme. Secondo me non si tratta solo di essere refrattari al matrimonio.»
“Pagnottina mia, non trovi che regalare le chioccioline a tutti sarà qualcosa di meraviglioso? Io dico che sarà una BOMBA!”E in quella videro cadere dal cielo, attaccati a piccoli paracadute, altre Bomb-o-niere.
Senza dire neanche una parola, si misero in piedi e si lanciarono verso la porta d’ingresso.
FreyaXC – Che esperienza magnifica! All'inizio avevo un po' paura a contattarli, ma ora mio marito non ha più dubbi sul matrimonio. Grazie, Sissi e Léon, per avermi regalato la felicità che cercavo! *****
I due Persuasori piombarono nel soggiorno della casa. Sembrava di essere entrati in una dimora abbandonata, polvere ovunque, in un tripudio di calcinacci e muri scrostati. Le porte che davano sulla cucina in fondo e sul bagno a sinistra erano divelte e mostravano lo stesso abbandono. Una rampa di scale mezza diroccata saliva al piano di sopra.
«Accogliente…» commentò Sissi. Si mosse verso il muro per osservare la carta da parati: era piena di muffa e sbiadita, ma ancora si indovinava il motivo floreale. «Non capisco. Davvero c’è qualcosa che mi solletica il cervello ma che non riesco a focalizzare.»
Léon era intento a orientarsi. «Ne riparleremo nel debriefing in ufficio. Ora dobbiamo trovare Oreste e vedere di terminare questa storia quanto prima.»
Come se fosse stata evocata, Wanda ripartì nelle loro teste:
“Pulcino mio, il giorno del nostro matrimonio sarò bellissima solo per te. Mi chiuderò nella mia stanza e mi farò acconciare i capelli dal più bravo parrucchiere della città…”«Dove potrebbe essere Oreste?» chiese Léon.
«Non ho idea. Come va il braccio?»
«Sarà una punizione per la mia adolescenza onanista…»
«Idiota!»
In quel momento sentirono dei rumori provenire dal piano di sopra. Si mossero adagio con circospezione verso la rampa di scale.
«Stammi dietro, e non fare cazzate.» disse la ragazza e sguainò la Spada Ignea.
Lui la seguì, portando la mano al manico del Boomerang che portava sulla schiena.
Erano a pochi passi dal primo gradino quando dalla cima delle scale arrivò un urlò belluino, in parte femminile in parte mostruoso, accompagnato dal suono di un…
asciugacapelli.
Sissi strinse più forte il manico della Spada e si mise in posizione di attacco aspettando il nemico.
«Ma che caz…» furono le sole parole di Léon, prima che una gragnuola di schegge roventi si scagliasse contro di loro, lasciando delle macchie rosse e fumanti sul muro alle loro spalle.
Subito dopo, a passo svelto arrivò un essere umanoide, dalla pelle carbonizzata, gli occhi bianchi e ciechi che annusava l’aria alla ricerca del nemico. In ciascuna mano stringeva un fohn gigante, con una ventola incandescente che girava sputando aria calda e scintille. Dai manici partivano due cavi bianchi che arrivavano nel collo del mostro.
La cosa lanciò un altro urlo gracchiante, poi con una tirata di naso repentina si voltò verso di loro. Puntò gli asciugacapelli e premette i ‘grilletti’. Sentirono i motorini andare su di giri e i tubi cominciarono a colorarsi di rosso dal collo verso le armi. Quando il rosso raggiunse i manici, le bocche incandescenti dei fohn sputarono schegge incandescenti.
«Cristo, ci spara
sangue!» urlò Léon, tirando Sissi a terra.
I colpi si infransero contro il muro, mancandoli per un soffio.
«Ma che cazzo ha questo nella testa?»
Sissi stava studiando la situazione. Il mostro sparò ancora, i colpi sempre più vicini.
«Ascoltami, dobbiamo cercare di togliergli le munizioni.»
«E come? Lo mandiamo da quelli della raccolta sangue?»
«No, cretino. Li vedi i tubi? Riesci a colpirli con il tuo boomerang? Io provo ad attirare il fuoco su di me, mentre tu prendi la mira.»
Léon fissò il nemico, fece due calcoli, considerò la sua esperienza con l’arma e poi annuì. «Ok. Stai attenta, piccola.»
«Ma vaffanculo! Sei tu quello con il braccio moscio!» E si lanciò urlando verso la cima delle scale.
Il mostro non ci mise un attimo ad avvertire il suo movimento e iniziò a sparare all’impazzata.
Sissi si difese roteando La Spada Ignea: le schegge di sangue rovente rimbalzavano sull’acciaio della sua lama, ma alcune le sfiorarono la faccia.
Léon attese che il mostro fosse in una posizione favorevole e poi con un movimento secco e deciso scagliò il boomerang.
In una frazione di secondo il primo asciugacapelli cessò di sputare sangue, il tubicino di alimentazione che pendeva dal collo sanguinando copiosamente. Il
Parrucchiere di Sangue si bloccò interdetto e si mosse di quel poco che serviva per schivare il boomerang di ritorno.
«No!» esclamò Léon.
Sissi capì che era il suo momento. Il mostro era distratto, quindi si lanciò veloce su per gli ultimi gradini e con un balzo menò un fendente. Il secondo tubicino saltò, e con lui anche la testa del
Parrucchiere di Sangue. Sissi rimase ansimante a fissare il cadavere, mentre Léon la raggiungeva.
Davanti a loro, in fondo al corridoio, c’era una porta.
E anche Oreste.
GranGuygnol – I migliori soldi spesi in vita mia! Usano questo software per i giochi di ruolo neurali e sembra che si divertano da morire! Siete fortissimi ragazzi! *****
“Chiamerò una make-up artist tutta per me! Il mio contorno occhi è difficile da valorizzare. Ti ho spiegato cosa sono i punti di luce, come si stende l’ombretto. Poi c’è il rossetto. Io preferisco quello glossy liquido che mi fa sembrare puccettosa e pronta per l’amore!”«Make-up artist! Ma perché non le chiamano truccatrici!» esclamò Léon.
«Maschi!» gli fece eco Sissi. «Però sul rossetto ha ragione!»
Si mossero verso la porta in fondo al corridoio. Ormai quella sessione di Persuasione aveva assunto i caratteri di un incubo.
Appesa alla porta, con un delle clip metalliche grosse come le mani di un neonato che tendevano la pelle lacerata dietro le orecchie, c’era la metà anteriore della testa di Oreste. Era un po’ penzoloni e delle rigature di sangue secco davano l’impressione che la faccia fosse fusa con la porta stessa. Gli occhi di Oreste erano vigili, e sul volto c’era un’espressione agitata, spaventata.
«Oreste, perché sei attaccato a questa porta?» chiese Léon, fuori luogo.
«Voi chi siete, cosa volete da me?»
«Siamo qui per il tuo matrimonio.»
«Oddio, no. C’entra Wanda, per caso?»
«Beh, è lei che devi sposare.»
«Sì, no, beh, insomma. Devo pensarci…»
«Ecco vedi, noi siamo qui per questo: vorremo fare quattro chiacchiere per persuaderti.»
Oreste strinse gli occhi e in quel momento un rumore ritmico e liquido arrivò da dietro la porta. «No, andate via. Non potete parlare con me. Non dovete parlare neanche con lei!»
«Con Wanda?»
E come se fosse stata chiamata in causa, nella testa di Léon esplose la voce stridula:
“Il trucco è qualcosa di magico! Può rendere meraviglioso-sbaciucchioso anche il viso più freddo e pizzettoso.”Oreste aprì gli occhi e puntò lo sguardo verso l’alto. Léon seguì la direzione e atterrì. Tra lui e Sissi, sul soffitto c’era un essere simile a una mantide religiosa con un volto umano. Al posto delle zampe anteriori aveva una serie di rossetti liquidi che sgocciolavano a terra, sollevando nuvolette di fumo grigiastro.
L’essere piombò tra i due.
Ormai il tempo a disposizione stava scadendo, quindi Léon fece la prima cosa che gli venne in mente: si lanciò sulla Mantide e l’abbracciò con l’unico arto sano, urlando a Sissi: «Sfonda quella dannata porta. La soluzione si trova in quella stanza. VAI!»
Sissi guardò il suo compagno d’armi avvinghiato al mostro, poi spostò la sua attenzione sulla porta e la testa attaccata a essa. Doveva passarci attraverso. Prese un bel respiro, strinse le labbra e si lanciò in avanti, la spalla protesa, in rigida attesa. La faccia di Oreste esplose come un melone maturo all’impatto, mentre dietro di lei, Léon lottava furiosamente con la Mantide.
La porta cedette, ruotando sui cardini, e Sissi si scaraventò nella stanza. Si voltò per chiudersi l’uscio alle spalle, e vide in quel momento la Mantide che infilava un rossetto in ciascun occhio del suo compagno. Il corpo esanime di Léon tremolò un po’ e poi fu sputato fuori dal Gioco di Neuruolo.
«Cristo!» Era sola.
Si voltò per affrontare il vero Oreste.
WND-76 – No no no! Non sono affatto contenta di questi due scellerati. Hanno rovinato per sempre il mio piccolo tortino puccioso. Mi hanno tolto il mio Tesoruccio Sbaciucchioso. Non chiamateli mai! Sono dei truffatori. Nessuna felicità per me! *
“Signor Léon, perché si è svegliato? Avete fatto? Il mio amoruccio sarà mio per sempre semprissimo? Perché ha quell’espressione così preoccupata? È successo qualcosa al mio tesoruccio?”Sissi sentiva la voce della donna al di là del gioco che non l’aiutava affatto a catalogare quello che vedeva.
Si trovava in quella che sembrava una stanza di un adolescente, anche se non riusciva a capire se era quella di una ragazza o di un ragazzo. Sembrava invece un mix delle due cose, mischiate nel tentativo di far convivere due metà antitetiche.
C’era un letto sfatto, uno skate, un paio di scarpe con il tacco, vestiti in modelli del tutto casuali, dove si riconoscevano gonne, pantaloncini, jeans, maglie e cardigan. Seduta alla scrivania addossata alla parete, Sissi vide una ragazza, dalle sembianze non del tutto sconosciute, il volto nascosto dalle ciocche di capelli che le cadevano disordinati. Sul piano della scrivania, c’era una torta guarnita con panna e probabilmente marmellata di amarene. Al posto delle candeline, come dei luccicanti frammenti di morte, c’erano dei cocci di vetro colorato.
La ragazza sembrava in contemplazione, le mani appoggiate in grembo. Poi senza preavviso affondò la faccia in quella torta tagliente. Il suono fu quello liquido che Sissi aveva sentito prima. La ragazza continuò a infilzarsi, mentre sulla scrivania si spargevano resti di crema e sangue, pezzi di pan di spagna e brandelli di occhi e guance.
Sissi allungò una mano verso la ragazza, ma una voce dal fondo della stanza la bloccò. «Fermati.» disse perentoria. Vicino alla finestra, avvolta nell’ombra, c’era una figura intenta a osservare lo scenario apocalittico al di là del vetro. «Vi ho seguito da qui per tutto il tempo. So cosa volete, ora.» La sagoma si voltò e venne incontro a Sissi.
In quel momento, tutti i pezzi cominciarono a incastrarsi e Sissi iniziò a dare un significato alla sensazione di disagio che l’aveva perseguitata per tutta quella sessione. La comprensione la colpì diretta al petto, vedendo muoversi verso di lei Oreste, truccato, con i capelli acconciati e uno scintillante abito da sposa a coprirne il corpo spiccatamente femminile.
Ripensò alle bomboniere, alla truccatrice e alla parrucchiera, tutte trasformate in qualcosa di avverso e pericoloso, da
combattere. All’inizio aveva pensato che fosse solo una reazione all’atteggiamento di Wanda, con la sua voce stridula.
Adesso invece capiva che era una prigione subconscia che stava attanagliando il povero Oreste da sempre, in una lotta perenne tra ciò che era e ciò che doveva essere. Quel ragazzo stava soffrendo, da dentro, quasi senza possibilità di redenzione. Ma lei, Sissi, avrebbe potuto fare qualcosa per lui.
«Oreste, ho capito tutto. E mi dispiace.» Si voltò verso la ragazza che si stava squassando il volto contro i cocci di vetro. Il viso insanguinato e lacero emerse dai capelli sporchi e Sissi riconobbe la faccia di Wanda.
«Davvero? Purtroppo, non c’è niente che tu possa fare.»
«Ti sbagli. Io sono qui, connessa a te. Posso aiutarti a uscire da questa prigione che ti sei costruito da solo. Tu lo vuoi?»
«Io lo voglio?» chiese di rimando Oreste vestito da sposa. «Voglio uscire di qui? Affrontare i miei mostri? Fare così tanto male alla povera Wanda che al confronto questo piccolo supplizio è poca cosa?» Sorrise amaramente. «Certo che lo voglio. Sì, lo voglio!»
Sissi ricambiò il sorriso.
E lo persuase a essere chi voleva davvero!
Oreste-Plus – Non so come ringraziare questi ragazzi! Mi hanno cambiato la vita, mi hanno fatto scoprire chi davvero fossi e mi hanno dato la forza di sopravvivere al cambiamento. Consigliatissimi, i migliori persuasori al mondo! E anche mio marito Carl li ringrazia! *****
[Commenti pubblicati per gentile concessione di UnderWeb.org, l’unico luogo dove trovare Wedding Persuader, Inc.]