[E] Routine cromatica

Lunedì 15 giugno alle ore 21.00! E siamo alla terza tappa della Quarta Era... Guest star: BARBARA BARALDI! Avrete le solite quattro ore di tempo per scrivere un racconto che potrebbe essere scritto anche in un'ora soltanto, quindi no scuse: gente che ha tempo fino alle 23, gente che arriva alle 23, gente che può starci tutta la sera o gente che scrive dal cellulare facendosi ispirare dagli amici, MINUTI CONTATI VI ASPETTA! Guardate il trailer dell'edizione QUI
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invernomuto
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[E] Routine cromatica

Messaggio#1 » lunedì 15 giugno 2015, 23:12

La casa prigione aveva orari estremamente regolari.

Luci accese alle sette del mattino, spente alle ventidue; televisore acceso alle diciotto e spento insieme alle luci.

L’orologio, signore assoluto della routine che dominava ogni giornata, ticchettava costante sulla parete tappezzata dalle fotografie di un giovane di bell’aspetto.

Pietro, ormai indebolito, smunto e col viso coperto da una lunga barba che cominciava a incanutirsi si riconosceva a malapena nella faccia del giovane delle foto.

Non sapeva nemmeno quanto tempo fosse passato da quando era stato chiuso lì senza spiegazioni da parte di nessuno.

Aveva provato a urlare e disperarsi, colpito la porta e le pareti con le mani e con la testa, aveva lanciato sedie contro i vetri infrangibili delle finestre e provato a cogliere di sorpresa l’ombra che lasciava i pasti sul tavolo, senza mai riuscire a vederne più di un’apparizione fugace.

Presto il conto dei giorni si fece confuso, le forze per combattere sempre meno presenti, l’ombra del cibo sempre più veloce e sfuggevole.

L’unica cosa che gli restava era il conforto regalatogli dalla placida routine: pasti, luci, sonno, pasti.

Nel mezzo di uno sbadiglio, in attesa del sonno di routine, Pietro vide l’orologio segnare le ventidue e un minuto; per la prima volta da quando era iniziata la sua prigionia la luce continuava a illuminare le lancette.

Lo shock fu tale che rimase a fissare alternativamente orologio e lampadina sino alle ventitré, quando la certezza che non sarebbe mai più riuscito a dormire gli attanagliò le viscere sino a lasciarlo rantolante al suolo alla ricerca di un sorso d’aria.

Per tutta la notte e per tutto il giorno successivo la luce non si spense mai, la lampadina resistette qualsiasi tentativo di distruzione da parte dell’uomo e continuò a brillare placida e ronzante, il sacro taboo della luce dopo le ventidue venne infranto nuovamente.

Un nuovo miracolo sconvolse la vita di Pietro, la luce diventò blu, il suono del mare gli invase le orecchie, si sentiva il capitano di una nave in tempesta mentre il riflesso delle onde riempiva l’abitazione un tempo familiare e controllata.

L’immaginario viaggio tra i flutti non durò che sessanta minuti, la luce blu diventò rossa e pulsante allo scattare della nuova ora.

Le lancette dell’orologio erano dritte sulla mezzanotte quando caddero improvvisamente dall’orologio frantumandosi al suolo come fragili stecche di vetro.

La luce rossa trasfigurava ogni cosa, le foto nella stanza ora ridevano di lui mentre pianti isterici riempivano l’aria, il televisore mandava solo immagini di stupri e morti violente mentre Pietro si lanciava contro la porta, le mani e la faccia insanguinate dagli impatti, la gola ferita dalle urla inumane, implorava di lasciarlo uscire.

La luce rossa lasciò il posto alla familiare luce bianca, dal corridoio le voci si fecero più forti.

“La cromoterapia non ha dato risultati, non ha intenzione di svegliarsi, staccate le macchine e lasciatelo andare”.

 



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Callagan
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Messaggio#2 » martedì 16 giugno 2015, 14:55

Ciao, ben ritrovato!
Mi sono piaciuti diversi aspetti del tuo racconto: sia l'idea alla base che la sua realizzazione. Ho apprezzato i pensieri e le azioni del protagonista, li ho trovati coerenti. Non mi è dispiaciuto nemmeno l'aspetto più strettamente narrativo, ovvero hai impresso un buon ritmo.
Credo tuttavia che tu sia inciampato nei punti nevralgici del racconto: a metà e alla fine. A metà, quando vi è il cambio di situazione, quando inizia la terapia cromatica, dovrebbe esserci un cambiamento che ben separi la parte introduttiva dalla parte "presente", facendo entrare nel vivo dell'azione lo spettatore. Ecco questo non avviene e il lettore continua a vivere la storia in modo un poco distaccato.
Per quanto riguarda il finale, la frase/colpo di scena sa troppo di spieghino... potresti renderla più efficace e più *vera*.
Al di là di questi (discutibilissimi) miei suggerimenti, credo tu abbia svolto una prova positiva!
Alla prossima.

Emiliano Grisostolo
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Messaggio#3 » martedì 16 giugno 2015, 19:25

Invernomuto, il racconto è scritto bene e con un bel ritmo che tiene il lettore incollato alla storia, lo spinge a continuare per capire a ogni passo il quadro che si sta delineando, ciò che sta accadendo al protagonista con il passare dei giorni. La routine che vive all’improvviso cambia e la lettura diventa ancora una volta curiosità, voler scoprire dove l’autore vuole andare a parare. La chiusa è spiegata frettolosamente, avresti potuto scriverla diversamente senza dare l’impressione di spiegare la situazione.

LuanaMazzi
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Messaggio#4 » mercoledì 17 giugno 2015, 11:28

Bella la trama, bella come l'hai sviluppata, non ho staccato gli occhi dal brano fino a quando li ho spalancati leggendo l'ultima frase.

No ho trovato nessuna difficoltà nella lettura, mi è risultata molto scorrevo e a tratti incalzante. Hai dato la tua versione di uno stato che non ti appartiene, quindi hai dato la tua versione, si può dire che hai "fantasticato" e ci hai regalato il tuo punto di vista, cose non per tutti facile.

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Adry666
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Messaggio#5 » venerdì 19 giugno 2015, 12:16

Ciao, ben ritrovato Invernomuto! Tema centrato, c’è molta luce!  :-))

Il racconto scorre bene, sei riuscito a parlare di un tema un po’ abusato nella SF e nell’horror creando una storia piuttosto originale. Si prova un senso di claustrofobia e d’impotenza che probabilmente è quello che deve provare una persona in quelle condizioni. Molto bravo!

Purtroppo la frase finale rovina un po’ il ritmo; io proverei a riscrivere la frase senza dialogo ma con un primo piano su un medico che spegne la lampada e indugia sul bottone rosso di OFF delle macchine che tengono in vita il poveretto, e “punto”.

A presto

Adriano

 

sharon.galano
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Messaggio#6 » venerdì 19 giugno 2015, 22:47

Ciao Invernomuto,
devo ammettere che senza il titolo avrei avuto difficoltà a comprendere il racconto. Difficoltà provata fino alla frase di spiegazione finale. Lì mi è apparso tutto chiaro. Ho riletto il racconto alla luce di questo nuovo punto di vista e ho notato diverse cose: la prima parte funziona. Non viene descritto nessun movimento del protagonista. Tutto è nei suoi occhi. La vista è il senso maggiormente coinvolto. Nella seconda parte quando la luce non si spegne, lì ci sono dei dettagli che vanno oltre il senso della vista: l'udito. Penso che possa funzionare. Solo dovresti renderlo più visibile (scusa il gioco di senso) al lettore. Gli altri partecipanti hanno avvertito questa seconda parte come incompleta, ma appunto perché erano ancora legati alla luce e alla vista. Tu l'azione ce l'hai messa in qualche modo, con le onde e i loro rumori. Questo mi fa pensare che il tuo racconto ha un ottimo potenziale e che va assolutamente sviluppato.
A rileggerci

luca.pagnini
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Messaggio#7 » sabato 20 giugno 2015, 18:20

Ciao!
Trovo questo racconto completo e ben realizzato, quindi sottolineerò soltanto un paio di dettagli. Il primo è un appunto negativo su un elemento dell’ambiente: la televisione. Se l’hai messa un motivo ce l’hai avuto di sicuro, io però non l’ho colto, quindi mi sembra un oggetto che invece di dare qualcosa al racconto la toglie. Questo perché semplicemente nella televisione immagino passerebbero programmi, tipo i tg, che riporterebbero il protagonista nel mondo reale e questo, alla luce (sic!) del finale, mi stona. Il secondo invece è un apprezzamento sulle foto che, oltre a starci molto bene scenograficamente, sono state un ottimo espediente per indicare al lettore il passaggio del tempo da “giovane di bell’aspetto” a uomo con la lunga barba incanutita. Poi il finale, ecco, l’idea è sicuramente buona, però ti consiglierei di lavorarci un pochino per trovare, magari libero dall’obbligo dei 3000 caratteri, un’immagine altrettanto efficace ma meno didascalica. Tema centrato, racconto ottimo.

Giulio_Marchese
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Messaggio#8 » mercoledì 24 giugno 2015, 0:06

Ciao invernomuto.

Il racconto è scritto molto bene. La prima parte funziona alla perfezione. Durante la terapia forse il ritmo è un po blando come la reazione del protagonista (che però effettivamente non reagisce bene alla terapia quindi ci sta). E niente, mi è piaciuto malgrado generalmente sogni e coma sono il trucchetto da prestigiatore che odio di più. Era tutto un sogno quindi non ti spiego niente. Ecco questo racconto spiega tutto, per questo funziona.

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alberto.dellarossa
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Messaggio#9 » mercoledì 24 giugno 2015, 13:23

Ciao Invernomuto

è vero, il trucchetto sogno/coma è forse abusato, eppure a me affascina sempre molto. Se poi parliamo di sindrome locked-in (come mi pare) mi piace ancora di più. Carina la metafora della prigionia e della permeabilità della routine da dentro a fuori. Devo però fare due appunti: attento alla forma, ci sono diverse ripetizioni. Lo stile è chiaro e funzionale al tema del racconto anche se rivedrei la struttura dei periodi in funzione meno paratassica. Il punto più debole del racconto è la fine, uno spiegone condensato in due parole: avrei spostato la scena all'esterno, con il protagonista sul letto in tutta la miseria del coma.

ad ogni modo buona prova :)

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antico
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Messaggio#10 » giovedì 25 giugno 2015, 18:36

La situazione è ben rappresentata, si percepisce il senso di claustrofobia vissuto dal protagonista. Notevole la valenza sociologica, l'evidenza che un uomo può adattarsi a qualunque routine facendola divenire la sua nuova normalità. Molto elevate le potenzialità prese dal testo nel momento in cui queste, le routine, vengono modificate: la reazione del protagonista, il suo opporsi, il suo voler desiderare la situazione precedente. Però poi arriva il finale con il suo ricondurre il tutto a una cura per una situazione comatosa... Tra l'altro, ho fatto una veloce ricerca su cromoterapia applicata in ricerche mediche e mi sembra che la trattazione nel testo sia eccessivamente superficiale. Ma anche non fosse la mia sensazione è che sacrificare quanto di buono fatto fino a quel punto sull'altare di una scelta non opportuna non sia stata scelta strategicamente corretta. Tra l'altro, avendo creato una reazione forte, la cromoterapia in effetti non è che non stesse funzionando. Qualunque atto che causi una deviazione dalla status quo e quindi provochi contrasto è degno di essere approfondito, soprattutto quando si vuole risolvere una situazione di stasi maxima come può essere quella di un coma. Pollice su per tutta la preparazione, pollice giù per il finale. Pollice NI in generale e un invito al laboratorio in caso tu non riesca a passare il turno.

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invernomuto
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Messaggio#11 » venerdì 26 giugno 2015, 2:36

Ciao a tutti, mi spiace non aver avuto il tempo di rispondere uno per uno ai vostri commenti e di non essere stato particolarmente presente in questa edizione, è stato un periodo di lavoro incessante e mi son limitato a interventi in notturna.
Cercherò di rispondere in modo generalizzato ai punti che mi son stati fatti notare più di frequente.
Uno dei punti sollevati riguarda la presenza della televisione, inizialmente era parte di un segmento più lungo che mandava unicamente la trasmissione di varietà preferita dal paziente, episodi registrati, ventiquattr'ore su ventiquattro.
Serviva ad aumentare il disagio psicologico di Pietro creando una routine ancora più schiacciante e monotona, era basato sulla storia vera di Martin Pistorius.

Pietro è effettivamente vittima della locked-in syndrome e sebbene la reazione dentro di lui stia effettivamente avvenendo i medici non hanno modo di saperlo, la lotta interiore di quei malati è impossibile da visualizzare dall'esterno ed è proprio questo che ho voluto rappresentare con l'immaginario sbattere e dimenarsi contro la porta inamovibile della fase rossa.

Per quanto riguarda il finale comprendo perfettamente le perplessità e i commenti di tutti, durante la stesura il mio cervello ha deciso di spegnersi durante il finale e di restare in standby sino al giorno successivo, quando mi sono finalmente reso conto che sarebbe potuto essere sviluppato in modo migliore.

Grazie ancora a tutti per i commenti e i consigli di cui farò tesoro, a rileggervi!

enrico.nottoli
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Messaggio#12 » venerdì 26 giugno 2015, 18:46

Ciao Invernomuto,
Il tuo è decisamente un racconto accattivante, ma per me ha un problema di fondo. Di solito le narrazioni “piane” sono quelle più funzionali alla grande maggioranza dei racconti (quindi uno stile lineare, semplice, curato), ma in questo racconto ingrigiscono tutto, tanto per restare in tema con il tuo racconto. In pratica quando alla fine parli degli stupri in televisione usi la stessa mano con cui affronti la descrizione della routine. A mio avviso questo ha penalizzato molto il tuo racconto, fermo restando che è comunque un lavoro apprezzabile.
Ciao :)

FrancescoIorio
Messaggi: 12

Messaggio#13 » venerdì 26 giugno 2015, 20:42

"Routine cromatica" di Invernomuto
Ciao Invernomuto.
Racconto ben scritto, del quale ho apprezzato soprattutto l'idea di fondo. Non mi ha pienamente convinto il modo in cui è stata messa in atto: come già è stato evidenziato da altri, a metà racconto la terapia non inizia in un modo significativo per il lettore e alla fine la chiusa potrebbe essere resa in modo migliore. Comunque resta un racconto interessante in quanto riesce a trasmettermi sensazioni ed emozioni.
Alla prossima

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