[V] C'è troppo peperoncino su questa pizza
Inviato: martedì 16 giugno 2015, 0:06
“C'è troppo peperoncino su questa pizza” disse Carla buttando giù l'ultimo sorso di birra.
Poco abituata all'alcool la testa aveva preso a girarle e si sentiva inquieta. Ivo la guardava con il solito riguardo.
Erano diversi anni che si conoscevano. Affiancati non appena entrati nell'organizzazione XI ne avevano passate di avventure. Una vita di certo non monotona, tutt'altro; ma la cosa che più li rendeva fieri era la loro solida lealtà.
Almeno fino alla sera precedente quando lui le aveva rivelato che era arrivato al capolinea. Stufo di essere legato alla fazione aveva deciso di riappropriarsi della sua libertà. Aveva contattato delle persone affidabili dall'altra parte del mondo che lo avrebbero nascosto per un po'. Non era impossibile cambiare identità e ricominciare a vivere una vita normale. Sarebbe partito di lì a pochi giorni. Lei lo avrebbe accompagnato in quel viaggio?
Carla, presa alla sprovvista, aveva annuito facendogli intuire che avrebbe approvato il progetto.
Andrea era il migliore amico che mai avesse avuto, l'idea di perderlo le dava le vertigini e la sua idea era molto allettante, ma sentiva anche che sarebbe stato impossibile offendere i suoi compagni di lotta. Aveva prestato giuramento alla causa comune; in fondo, era una questione di onore.
Aveva passato la notte insonne valutando i pro e i contro di quella situazione. E al mattino l'aria era sudicia come la decisione presa.
Finalmente erano usciti dal locale.
Fuori aveva iniziato a nevicare. Lei, barcollando sui tacchi, si era fermata accanto un lampione mezzo rotto e aveva guardato l'ora. Mancava poco.
“Dovevi impedirmi di bere, l'alcool mi rende triste. La colpa è tua. Dovresti avere più fermezza nelle cose, e non fidarti troppo di me” disse fregandosi le mani sugli occhi, per nascondere le lacrime.
“Ma se con me sei sempre stata contenta. Lo dici sempre: anche le cose più difficili insieme diventano meravigliose. Sai cos'è che tanto ti ha innervosita? Quel peperoncino. Ecco, cos'è stato. Altro che l'alcool” - e rideva.
Perché non capiva? Perché faceva l'idiota e negava la realtà?
Si sentì un rumore di passi poco lontano, qualcuno si stava avvicinando, ma tra i fiocchi gelati non si vedeva nulla.
- Sono ancora in tempo, pensò Carla, possiamo ancora andarcene, fuggire per queste strade di ghiaccio ed essere felici, perché no?
Invece, incapace di muoversi, lasciò che le ombre, apparse all'improvviso in mezzo alla foschia, accerchiassero Andrea. E non mosse un dito nemmeno mentre lo portarono via, trascinandolo sotto la luce di quell'unico lampione acceso nella via.
Sotto quel barlume di luce si decise parte del loro destino e, quel riverbero luminoso, non si sarebbe mai più spento dentro di lei.
Per anni si tormentò chiedendosi, senza mai trovare risposta, cos'era stato più importante: quell'appuntamento mai realizzato o la fedeltà a legami che suggellati nel tempo le avevano fatto negare anche l'affetto più caro?
Poco abituata all'alcool la testa aveva preso a girarle e si sentiva inquieta. Ivo la guardava con il solito riguardo.
Erano diversi anni che si conoscevano. Affiancati non appena entrati nell'organizzazione XI ne avevano passate di avventure. Una vita di certo non monotona, tutt'altro; ma la cosa che più li rendeva fieri era la loro solida lealtà.
Almeno fino alla sera precedente quando lui le aveva rivelato che era arrivato al capolinea. Stufo di essere legato alla fazione aveva deciso di riappropriarsi della sua libertà. Aveva contattato delle persone affidabili dall'altra parte del mondo che lo avrebbero nascosto per un po'. Non era impossibile cambiare identità e ricominciare a vivere una vita normale. Sarebbe partito di lì a pochi giorni. Lei lo avrebbe accompagnato in quel viaggio?
Carla, presa alla sprovvista, aveva annuito facendogli intuire che avrebbe approvato il progetto.
Andrea era il migliore amico che mai avesse avuto, l'idea di perderlo le dava le vertigini e la sua idea era molto allettante, ma sentiva anche che sarebbe stato impossibile offendere i suoi compagni di lotta. Aveva prestato giuramento alla causa comune; in fondo, era una questione di onore.
Aveva passato la notte insonne valutando i pro e i contro di quella situazione. E al mattino l'aria era sudicia come la decisione presa.
Finalmente erano usciti dal locale.
Fuori aveva iniziato a nevicare. Lei, barcollando sui tacchi, si era fermata accanto un lampione mezzo rotto e aveva guardato l'ora. Mancava poco.
“Dovevi impedirmi di bere, l'alcool mi rende triste. La colpa è tua. Dovresti avere più fermezza nelle cose, e non fidarti troppo di me” disse fregandosi le mani sugli occhi, per nascondere le lacrime.
“Ma se con me sei sempre stata contenta. Lo dici sempre: anche le cose più difficili insieme diventano meravigliose. Sai cos'è che tanto ti ha innervosita? Quel peperoncino. Ecco, cos'è stato. Altro che l'alcool” - e rideva.
Perché non capiva? Perché faceva l'idiota e negava la realtà?
Si sentì un rumore di passi poco lontano, qualcuno si stava avvicinando, ma tra i fiocchi gelati non si vedeva nulla.
- Sono ancora in tempo, pensò Carla, possiamo ancora andarcene, fuggire per queste strade di ghiaccio ed essere felici, perché no?
Invece, incapace di muoversi, lasciò che le ombre, apparse all'improvviso in mezzo alla foschia, accerchiassero Andrea. E non mosse un dito nemmeno mentre lo portarono via, trascinandolo sotto la luce di quell'unico lampione acceso nella via.
Sotto quel barlume di luce si decise parte del loro destino e, quel riverbero luminoso, non si sarebbe mai più spento dentro di lei.
Per anni si tormentò chiedendosi, senza mai trovare risposta, cos'era stato più importante: quell'appuntamento mai realizzato o la fedeltà a legami che suggellati nel tempo le avevano fatto negare anche l'affetto più caro?