[M] Non spegnetela

Lunedì 15 giugno alle ore 21.00! E siamo alla terza tappa della Quarta Era... Guest star: BARBARA BARALDI! Avrete le solite quattro ore di tempo per scrivere un racconto che potrebbe essere scritto anche in un'ora soltanto, quindi no scuse: gente che ha tempo fino alle 23, gente che arriva alle 23, gente che può starci tutta la sera o gente che scrive dal cellulare facendosi ispirare dagli amici, MINUTI CONTATI VI ASPETTA! Guardate il trailer dell'edizione QUI
marco.fronzoni
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[M] Non spegnetela

Messaggio#1 » martedì 16 giugno 2015, 0:11

«Meno male che questa giornata inaugurale è finita!»
«Già. Sembrava che la gente non se ne volesse più andare».
«Eh, te credo! Pollo allo spiedo gratis, costine gratis, birra gratis… ma chisse schioda!»
«Ahahaha, bravo! Infatti l’ultima a uscire… è stata la mi’ sorella! E l’ho dovuta buttar fuori io di persona.»
 
«Papà»
«Dimmi, amore».
«Ma se la mamma non si sveglia, cosa faccio?»
«Non preoccuparti. Se tieni la luce accesa, vedrai che la mamma presto si sveglierà».
«Ma tu dove vai? Torni presto?»
«Tieni la luce accesa, tesoro».

 
«Non ti fa un po’ impressione?
«Che cosa?»
«Il fatto che prima di diventare un centro commerciale, questo posto fosse una casa di cura per malati terminali».
«I muri son sempre e solo muri. Alla fine quello che c’è stato dentro, a meno che non sia roba radioattiva, conta poco. Comunque domani devono finire i collaudi, quindi ci tocca spengere tutte le luci. Paura?»
«Spiritoso. Vado a staccare l’interruttore generale».
 
«No! No! E ancora no!»
«Ma cara, perché fai così? Le persone malate devono riposare e per farlo le luci devono essere spente…»
«No! Il papà ha detto che devo tenere la luce accesa, perché così la mamma si sveglia! Lei ha riposato abbastanza».
«Si… cosa?»
«Sveglia!»
«Omioddio… dottore… e ora come facciamo? Come glielo diciamo?»

 
«Questa sì che è bella…»
«Oh che stranezza è mai questa?»
«Tutte le luci spente… tranne codesta».
«Ci sarà un contatto. Ora torno alla cabina elettrica e provo a riaccendere e spengere di nuovo».
«Vai, vai. Intanto io piglio la scala, che al massimo vo’ su a dare un’occhiata. Ma tu guarda se il primo giorno che si toglie la luce…».
 
«Piccola su, non fare i capricci. La mamma dorme, non vedi? Proveremo a svegliarla domani…».
«Bugiardo! Non ti credo! Il papà dice che voi non volete che la mamma si svegli! Dice che la volete tenere qua, tutta per voi!»
«Ma tesoro, non è vero. Il papà è solo molto stanco ed è andato a riposare per un po' in un posto tranquillo e... lontano… vedrai che domani andrà meglio. Ora spegniamo la luce e vieni a dormire con gli altri bimbi…».
«Ho detto di no! La luce deve rimanere accesa finché non torna il papà! Anzi, ora rompo l’interruttore…».
«No… cosa fai…?»
«… Così!»
«No! Sei matta! In quel modo rischi di rimanere ful…»

 
«Eccomi di ritorno. Fiuuu, sembra, ma è parecchio lontano il quadro elettrico… meno male che hai acceso la torcia, altrimenti non ti avrei ritrovato! Comunque ora anche l’ultima luce si è spenta. Scendi dalla scala, dai…»
«No… ma vedi…»
«Sì vabbe’, me lo racconti strada facendo. Dai che ‘sto posto mi mette i brividi! Scendi dalla scala che andiamo!»
«Paolo…»
«La finisci di fare il falso spaventato solo per pigliarmi per i fondelli? È per quel che ho raccontato prima?»
«No, è che...Paolo… quella che ho accesa in mano… non è la torcia».



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ceranu
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Messaggio#2 » giovedì 18 giugno 2015, 0:10

Ciao Marco, benvenuto nella nuova casa di Minuti Contati, ci sei mancato ;)
Racconto coraggioso. Muoversi esclusivamente con dei dialoghi può spiazzare il lettore, soprattutto perché il rischio è di appiattire l'ambientazione. Invece tu sei riuscito a a non far sentire la mancanza delle descrizioni. Eppure nel racconto ci sono un paio di cose che non mi convincono.
Trasformare un Hospice in un centro commerciale mi sembra un'impresa impossibile. Gli Hospice hanno la stessa struttura degli ospedali, quindi tante piccole stanze, corridoi stretti, soffitti bassi e pochi spazi comuni. Da quello che ci fai capire il bambino rimane lì per la notte, stando vicino alla madre morente. Non c'è ospedale che permetterebbe una cosa simile, né di giorno, né di notte. Insomma, un ottima prova di scrittura che però ha delle lacune di trama.
Ciao e spero di rivederti presto.

marco.fronzoni
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Messaggio#3 » giovedì 18 giugno 2015, 9:41

Ciao Ceranu, grazie per il 'benriapparso'!

Vengo alle tue osservazioni: in realtà le ristrutturazioni moderne - e per 'moderne' intendo da 40 anni a questa parte - hanno ben pochi limiti tecnici. Il palazzo che fu sede di una importante Compagnia d'Assicurazione a Milano fino al 2008, era stata in origine un carcere femminile realizzato nei primi del '900, la cui planimetria era addirittura stata ideata per disorientare potenziali fuggitivi, quindi pensa il lavoro che fu fatto SOLO per riadattare tale 'natura contenitiva' ai criteri moderni di sicurezza in caso di incendio.

Senza contare le trasformazioni cui vanno soggette le case di ringhiera, sempre a Milano...

Una volta che hai selezionato le strutture portanti atte allo scopo, il resto è solo questione di 'investimenti'.

Alla bimba infatti non viene concesso di rimanere accanto alla madre, ma, in mancanza anche del papà, viene invitata ad unirsi con gli altri bambini, probabilmente in una struttura di supporto strapiena di assistenti sociali.

Spero di aver fugato i tuoi dubbi.

Serena
Messaggi: 97

Messaggio#4 » giovedì 18 giugno 2015, 22:52

Ciao Marco! Mi piacciono le storie dove il passato diventa una sottotrama del presente. Eppure nella tua storia qualcosa mi sfugge e mi stride. Forse molto dipende anche dal fatto che tutta la storia si regge sul dialogo, anche molto confidenziale, dei personaggi. Mentre io prediligo storie che aiutino maggiormente a comprendere ambiente e situazione. E poi, perdonami, e spero che detta così non susciti ilarità ma, cosa ha in mano alla fine l'amico di Paolo?

A presto!

marco.fronzoni
Messaggi: 19

Messaggio#5 » giovedì 18 giugno 2015, 23:40

Ha in mano la lampadina che ha svitato, perché evidentemente non si era spenta neanche al secondo tentativo del suo collega.

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ceranu
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Messaggio#6 » giovedì 18 giugno 2015, 23:49

Ciao Marco, ho visto palazzine di inizi '900 ristrutturate come dici tu (una di queste penso che sia l'ipercoop di via abruzzi), ma gli hospice sono un fenomeno arrivato in Italia negli anni '90, e spesso (praticamente sempre) sono solo reparti di ospedali o case di riposo. Quindi è quantomeno improbabile che si ricavi un centro commerciale da uno di questi. Fatto sta che è solo un particolare, il mio consiglio è di cambiare quella parte di dialogo per rendere il tutto ancora più credibile.

Rossella_Stocco
Messaggi: 17

Messaggio#7 » venerdì 19 giugno 2015, 10:55

Ciao Marco, complimenti, bella storia. Avvincente e intrigante. Come già detto in altri commenti, sguazzo nel paranormale giornalmente ed ho molto apprezzato questo racconto. Riesci a rendere bene le sensazioni nonostante siano dei semplici dialoghi, facendoci leggere tra le righe le cose non scritte. L'idea della lampadina svitata in mano ancora accesa è uno scossone notevole. Bel finale, bello stile. Buona fortuna.

Alexia
Messaggi: 125

Messaggio#8 » venerdì 19 giugno 2015, 13:45

Ciao Marco,
La scelta di creare un continuo dialogo è assai ardua. Mi sono un po’ persa e non ho seguito bene il filo del discorso. Forse un po’ di mostrato mi avrebbe aiutata, ma comprendo che avrebbe rovinato la forma che hai scelto di dare al testo. Di sicuro hai scelto una struttura complessa, che va bene per un weird, ma che con poche battute rischia di restare nel limbo.

Gabriele Macchiarella
Messaggi: 38

Messaggio#9 » venerdì 19 giugno 2015, 18:29

Ciao Marco

L'intreccio mi è piaciuto molto, bella l'idea di utilizzare solo dialoghi per tutto il racconto. Unica pecca, la definisco pecca perché dai commenti vedo di non essere l'unico a non esserci arrivato, è il fatto che non si riesce a capire bene che cosa abbia in mano l'operaio.
Forse anche il fatto di trasformare un ospedale in un centro commerciale è poco credibile, ma in un mondo immaginario tutto è possibile :)

Nel complesso, ottimo lavoro

andrea.viscusi
Messaggi: 44

Messaggio#10 » sabato 20 giugno 2015, 11:46

difficile gestire un racconto fatto interamente di dialoghi. in questo caso si segue abbastanza bene, anche se alcune delle battute tra i due ragazzi sembrano un po' didascaliche (ora vado e faccio questo, eccomi di ritorno dopo averlo fatto). dopo il primo brano in corsivo si capisce subito dove il testo va a parare, anche se non mi aspettavo che la bambina stessa ci rimanesse sotto... questo forse ha un po' abbassato il valore finale, perché mi sembra più intensa l'idea di una luce che rimane accesa perché una bambina ha sperato che la madre si svegliasse, piuttoto che quella luce fosse... ehm, il fantasma della bambina? in effetti non ho capito bene il finale, nel senso di cosa porta in mano il ragazzo... lo spirito della figlia che si è installato nella lampadina? insomma avrei strutturato diversamente gli ultimi paragrafi, rimane un racconto buono ma avrebbe potuto essere migliore.

Francesca Nozzolillo
Messaggi: 59

Messaggio#11 » domenica 21 giugno 2015, 14:45

Ciao :) Allora, anche a me piace l'idea di intrecciare il passato con il presente. Anche io non ho capito bene il pezzo finale, per il quale mi aggrego agli altri commenti. Forse la luce che non può spegnersi è proprio la speranza della bambina, ma la cosa che non mi è piaciuta è che lei riesca a rompere l'interruttore. Non riesco a figurarmi come faccia... questa cosa poi la porta alla morte, vero? Non ho capito bene questa parte, come anche l'accenno alla scomparsa del padre... e morto anche lui? l'ha abbandonata?

La mancanza di descrizioni effettivamente rende i dialoghi un po' didascalici, ma credo che sia un'idea molto originale e infatti nel complesso mi è piaciuta.

 

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antico
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Messaggio#12 » lunedì 22 giugno 2015, 18:57

Ciao Marco e bentornato a Minuti Contati!
Peccato per il finale, non è evidente che quella che ha in mano sia la lampadina, nel tentativo di gestirti al meglio il colpo decisivo l'hai dilungato troppo e sei rimasto troppo fumoso: in questo caso sarebbe stato meglio andare con un bel diretto alla pancia del lettore. Fino a lì nessun problema evidente a parte che questa bambina è peggio di Remy, una sfiga pazzesca, ma ci sta. Si legge bene e ha anche un che, ovvio, di tetro e paranormale che non guasta, tutt'altro. Con il finale corretto sarebbe stato un bel pollice su, ma così si depotenzia e si passa a un pollice NI tendente verso l'alto. Serve davvero poco per migliorarlo, nel caso tu non riesca a qualificarti per la fase finale passa dal laboratorio con il racconto sistemato, se vuoi, che così lo rileggo e magari lo passiamo sul sito.

tina.caramanico
Messaggi: 43

Messaggio#13 » martedì 23 giugno 2015, 14:48

Il racconto è piuttosto inquietante e gradevole da leggere, i dialoghi magari un po’ forzati ma complessivamente a posto. Solo un paio di incertezze, forse solo mie:
a) dove è andato a finire il papà della bambina? Si è ucciso? E’ morto anche lui?
b) Non riesco a immaginare bene la scena finale. All’operaio si accende una mano?

gloomy97
Messaggi: 13

Messaggio#14 » mercoledì 24 giugno 2015, 1:36

Ciao Marco,
Nel suo complesso ho trovato il racconto gradevole nonostante non sia abituata alla struttura composta interamente da dialoghi. Sinceramente non ho compreso molto la parte finale, magari avresti potuto svilupparlo meglio. L'unica cosa che non ho apprezzato è l'utilizzo del dialetto o comunque di quelle parole che non sono interamente italiane.
Buona fortuna
Gaia

marco.fronzoni
Messaggi: 19

Messaggio#15 » mercoledì 24 giugno 2015, 10:20

Sì, in effetti la faccenda della lampadina nel finale è proprio rimasta nella mia testa.

Muovendomi per immagini, sono cascato nel più classico degli errori: quello di dare per scontato un passaggio che io 'vedevo' bene, mentre voi... no!;)

torpedocolorado
Messaggi: 53

Messaggio#16 » giovedì 25 giugno 2015, 19:12

Ciao Marco! Una scelta ardua e coraggiosa: la mole di battute dà un ritmo incalzante al racconto ( anche se m'aspettavo che alla fine in qualche modo le due storie parallele confluissero ). Lo sviluppo è appena un po' caotico con qualche lacuna che lascia interdetti in alcuni punti. Peccato per il finale: con un po' più di attenzione in ambedue le storie potevi chiudere il racconto lasciandoci senza fiato...comunque complimenti per l'idea, ciao Marco!!

Sybilla Levanti
Messaggi: 142

Messaggio#17 » venerdì 26 giugno 2015, 20:43

Ciao Marco...il tuo racconto mi è abbastanza piaciuto ma io sono un'amante delle descrizioni e ne ho sentito la mancanza in questo sovrapporsi di dialoghi serrati tra passato e presente.
Per quel che mi riguarda, l'idea di trasformare un antico ospedale (più che ad un hospice di stampo moderno io ho pensato ad un sanatorio di inizio secolo, luogo ideale insieme ad un manicomio, per ospitare presenze sovrannaturali) in un centro commerciale non è male, per quanto nemmeno così originale.
Anche io, come molti prima di me, mi son chiesta cosa avesse in mano l'amico di Paolo al termine della storia perché non era per nulla chiaro.
Mi è rimasta, anche, un'ultima curiosità: ma il babbo della bambina che fine ha fatto? perché non ho capito se è andato a riposare o l'ha abbandonata o addirittura è morto anche lui? spero che potrai risolvere anche questo mio dubbio...

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