[V] La barca di Diego Ducoli

Lunedì 15 giugno alle ore 21.00! E siamo alla terza tappa della Quarta Era... Guest star: BARBARA BARALDI! Avrete le solite quattro ore di tempo per scrivere un racconto che potrebbe essere scritto anche in un'ora soltanto, quindi no scuse: gente che ha tempo fino alle 23, gente che arriva alle 23, gente che può starci tutta la sera o gente che scrive dal cellulare facendosi ispirare dagli amici, MINUTI CONTATI VI ASPETTA! Guardate il trailer dell'edizione QUI
diego.ducoli
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[V] La barca di Diego Ducoli

Messaggio#1 » martedì 16 giugno 2015, 0:16

Damiano osservava la nebbia alzarsi dal fiume. Lente spirali lattescenti gli si arrampicavano sulle gambe infrangendosi ad ogni passo. L'acqua gorgogliava sorniona  rilasciando il suo olezzo.
I  freddi raggi lunari illuminavano la zona, creando ombre spettrali dagli alberi.
Avanzava lento, con fatica liberò un piede fagocitato dalla melma, con l'unico obbiettivo: fare un altro passo.
Damiano accarezzò la pelle rugosa del cranio madida di sudore, si sentiva addosso tutto il peso dei suoi ottant'anni. Le ginocchia scricchiolavano, le mani tremavano per via di una strana malattia di cui non ricordava il nome e sentiva il suo cuore pulsare nelle tempie. Non era un buon segno.
La testa ormai l'aveva abbandonato, infatti non ricordava perché si trovasse li, sapeva che stava aspettando qualcuno. Ma chi?
Una debole luce apparve sull'acqua confondendosi per un istante con le lucciole che gli danzavano davanti agli occhi.
Sentiva un tonfo ritmico, lento, greve, pesante.
La barca fendeva l'oscurità, le ombre danzavano attorno alla prua raccogliendosi come tanti tentacoli, con un morbido sciabordio e un leggero tonfo l'imbarcazione gli si fermò accanto.
Una figura esile sorreggeva un remo con grazia, con un movimento lento aprì il lungo mantello.
Damiano restò senza fiato nell'osservare la donna che si celava sotto la cappa. La luce della lanterna  creava strane ombre su quel viso stupendo, i profondi occhi neri emanavano dolci bagliori.
Era meravigliosa, non che alla sua eta gli importasse molto.
“Vieni” sussurrò la donna con voce suadente.
“Farà male”
“Damiano, ti aspetto da tutta la vita, una vita molto lunga. Perché dovrei farti soffrire?”
Il sorriso della donna illuminò il cuore del vecchio, strinse la mano che gli veniva porta e con un sospiro, l'ultimo sospiro, fu a bordo.
Il vecchio si sedette.
La donna con mano esperta prese il largo.
“Posso sapere come ti chiami?” domandò Damiano
“Che strana domanda. Che nome ti piace?”
L'anziano rimase pensieroso per un istante.
“Gloria” rispose “mi piace Gloria. Era il nome di...”
“Di tua moglie. Lo so. Bene, allora chiamami cosi. È un bel nome.”
L'uomo vide la sponda allontanarsi sempre più, il fiume divenne mare, il mare un oceano di tenebra.
“Quindi finisce tutto cosi?”
“Non è la fine. Alzati e guarda nell'acqua.”
Damiano si sporse dal bordo e una mano leggera gli diede un colpo sulla schiena.
Il vecchio barcollò per qualche istante e precipito nei flutti.
L'acqua si chiuse sopra di lui, i polmoni si riempirono d'acqua soffocandolo, cercò invano di raggiungere la superficie ma le forze gli vennero meno.
Improvvisamente le correnti si fecero più impetuose, si  senti schiacciare, spingere.
Delle grosse mani gli strinsero la testa. Tiravano, tiravano forte.
Il freddo lo fece rabbrividire, una luce intesa come mille soli lo abbagliò.
Lanciò un urlo disperato ma dalla sua gola uscivano solo degli striduli vagiti.
 
“Complimenti signora è una bellissima bambina. Come la chiama?” chiese l'ostetrica.
“Gloria” rispose la donna senza fiato “la chiamerò Gloria”.
 



alexandra.fischer
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Messaggio#2 » mercoledì 17 giugno 2015, 7:48

LA BARCA di Diego Ducoli Ciao, felice di leggerti. Trovo il tuo racconto assolutamente stupendo: sia per la qualità delle descrizioni (sembrava davvero di trovarsi lì, nella discesa all’Averno) e anche per la rielaborazione del mito di Caronte. Non c’è un nocchiero sulla barca, bensì una donna che aspetta il protagonista da tutta la vita per dargli la possibilità di rinascere (il nome della moglie di questi, Gloria, diventerà il nome che porterà lui stesso nella sua nuova esistenza).

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Vastatio
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Messaggio#3 » giovedì 18 giugno 2015, 11:21

Ciao, il racconto è chiaro e scorrevole. Mi è piaciuto. Ho solo due appunti da fare. Viene chiaramente detto che il protagonista ha perso la testa, alzheimer o qualche altra malattia senile simile, la fredda lucidità del narratore all'inizio crea in questo modo un bel contrasto. Tuttavia nella parte finale la "confusione" di Damiano è meno netta. Fa domande e affermazioni lucide: come si chiama, farà male (forse manca il punto di domanda, ma fila anche come affermazione), se tutto finirà così. Tentenna solo nell'associare GLoria al nome della moglie (forse, perché non è chiaro se la Morte lo abbia semplicemente interrotto o gli sia venuto in soccorso). I malati di alzheimer hanno dei momenti di lucidità, quindi potrebbe trattarsi di questo o una maggior chiarezza in punto di morte; tutto va bene solo mi ha creato un po' di smarrimento durante la lettura.
Il secondo appunto riguarda il tema. E' lì, sottinteso, alla fine. Non serve dichiararlo perché si capisce, ma si capisce perché lo si conosce. Se si chiedesse di trovare un tema al racconto solo leggendolo gliene si potrebbero associare altri cento senza mai fare riferimento a una "luce che non si spegne mai".

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beppe.roncari
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Messaggio#4 » venerdì 19 giugno 2015, 14:00

Ciao Diego, ben ritrovato.

Bel racconto, l'idea della morte e della rinascita/reincarnazione non è originalissima, se proprio vogliamo trovare il pelo nell'uovo, ma le tue descrizioni sono carine e ben dosate.

La luce che mai si spegne è la vita, che solo si trasforma e mai non muore.

Quando ha dato il nome di "Gloria" alla Morte mi hai depistato. Pensavo che tu volessi dire: la nostra morte è come decidiamo noi, avrà il nome che noi le daremo, e quindi una cosa tipo: Gloria, vuol dire Paradiso, Morena, vuol dire un destino oscuro, una cosa così.

Questa declinazione mi sarebbe piaciuta di più, perché più originale. Ciao!

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antico
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Messaggio#5 » domenica 21 giugno 2015, 17:14

Un racconto di cui non condivido il finale, ma è soggettivo e pertanto non mi farò influenzare da quello. Il tutto risulta molto organizzato e ben strutturato, non vedo grossi punti deboli, neppure nella prima parte che potrebbe sembrare troppo lunga, ma che invece mi appare a sua volta ben dosata. La sorpresa finale è soddisfacente e ben rappresenta il tema dell'edizione. Si potrebbe suggerire che un "sistema" del genere non funziona in un ecosistema che vede una moltiplicazione della popolazione, ma la logica risposta potrebbe essere che la domanda finale (Che nome ti piace?) la si potrebbe sostituire benissimo con un "Qual è il tuo frutto preferito?" e allora tutto sarebbe sistemato. Un pollice SU.

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AmbraStancampiano
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Messaggio#6 » domenica 21 giugno 2015, 17:47

Ciao,

trovo il tuo racconto bello, fai un ottimo utilizzo delle parole e riesci a creare delle descrizioni molto suggestive.

Il fatto che la luce che non si spegne mai sia la vita, ma che tu dipinga la morte (o Caronte) come una creatura luminosa, crea un contrasto che mi piace tantissimo.

L'unico appunto che mi sento di farti è questo: il protagonista dichiara di sentirsi poco lucido, ma sulla barca fa delle domande forse eccessivamente mirate e pertinenti; qualche divagazione avrebbe rafforzato il racconto, forse. O magari, se lui riacquista lucidità man mano che va avanti nel suo percorso, serve qualcosa che ce lo faccia capire meglio.

Per il resto, complimenti.
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

Luigi_Locatelli
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Messaggio#7 » lunedì 22 giugno 2015, 12:06

Trovo che il tuo racconto sia suggestivo nell'atmosfera cupa e di mistero, che vai a creare. A parte qualche cosa che rivedrei, per esempio quell'acqua sorniona che fatico a immaginare, il tutto procede fino alla fine in modo lineare e accattivante.
La nota negativa, secondo me, è proprio il finale che irrompe a mo di Deux ex machina: hai scelto una chiusa che va bene su tutto e che per questo motivo è stata strautilizzata (anche da me una volta proprio a mc). Il tema, comunque, è centrato e la tua luce non si spegne mai, come era richiesto.

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patty.barale
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Messaggio#8 » lunedì 22 giugno 2015, 15:52

LA BARCA
Ciao Diego, ben ritrovato.
Ambientazione cupa, opprimente, ovattata: direi che questo tuo breve racconto ha una forte componente sensoriale, che ti porta a rabbrividire per il freddo, a sentire il suono dei flutti, a respirare i miasmi dell’acqua (unico dubbio: perché l’acqua sarebbe sorniona? non solo non riesco a capirne il motivo, ma anche dando per scontata una mia sicura incapacità interpretativa, mi sembra che, anche stilisticamente, questo aggettivo faccia un po’ a botte col resto della descrizione).
In particolare mi è paciuta molto l’immagine della morte: non la terribile Mietitrice, ma una donna bellissima (o forse è lui a vederla così, proprio perché anziano e malato e quindi vede la morte come una liberatrice, una salvatrice?)
In ogni caso un ottimo racconto che parte con uno stile molto alto, con una descrizione stupenda del parto dal punto di vista del morto/nascituro, per scendere a un linguaggio quotidiano, a segnare un nuovo inizio, una nuova, semplice partenza.

:-)

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Gian de Steja
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Messaggio#9 » giovedì 25 giugno 2015, 9:57

Scritto bene, scorrevole e piacevole. Dialoghi corretti e funzionali. Anche se il tema non è proprio originalissimo, sei riuscito comunque a non essere banale con la storia del nome e non era facile. Sul tema ero sinceramente molto dubbioso, poi ho capito: la luce che non si spegne mai è la vita! Mi sembra molto azzeccato. Bravo!
"L'aria sarà sempre troppo carica di qualcosa. Il vostro corpo sempre indolenzito o stanco. Vostro padre, sempre troppo ubriaco. Vostra moglie sempre troppo fredda. Avrete sempre una qualche scusa per non vivere la vostra vita." C. Palahniuk

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alessandra.corra
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Messaggio#10 » giovedì 25 giugno 2015, 13:37

Ciao Diego,

Che cosa ci sia dopo la morte è un interrogativo di tutti e la tematica della reincarnazione è qualcosa che mi ha sempre affascinata, e si prestava bene per l'interpretazione del tema: la luce che non si spegne mai è la vita stessa. Il finale della storia però lascia un po' l'amaro in bocca, poiché è stato troppo gettonato in narrativa e risulta pertanto poco originale. Sarebbe stato meglio giocare un po' sull'ambiguità, nel non detto; senza esplicitare in quale forma di vita si sarebbe reincarnato il protagonista, per es.
Molto bella, invece, l'ambientazione: suggestiva, quasi onirica, cupa.
Alla prossima!

viviana.tenga
Messaggi: 560

Messaggio#11 » venerdì 26 giugno 2015, 12:02

Ciao Diego,

Il punto di forza del racconto è sicuramente l'ambientazione, l'immagine della palude, della barca e della donna che la guida. L'interpretazione del tema non è molto originale, ma comunque ben gestita. Non mi ha convinto del tutto l'uso del nome della moglie anche per la bambina in cui rinasce, penso che sarebbe andato bene chiudere con il "Complimenti signora, è una bellissima bambina". Così, ho l'impressione che il nome risulti un po' sovraccaricato di significati, senza che la cosa abbia una vera utilità per il racconto.

 

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