Gruppo TURA SATANA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Lunedì 15 giugno alle ore 21.00! E siamo alla terza tappa della Quarta Era... Guest star: BARBARA BARALDI! Avrete le solite quattro ore di tempo per scrivere un racconto che potrebbe essere scritto anche in un'ora soltanto, quindi no scuse: gente che ha tempo fino alle 23, gente che arriva alle 23, gente che può starci tutta la sera o gente che scrive dal cellulare facendosi ispirare dagli amici, MINUTI CONTATI VI ASPETTA! Guardate il trailer dell'edizione QUI
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antico
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Gruppo TURA SATANA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#1 » martedì 16 giugno 2015, 4:35

Tura
 
Questo è il gruppo TURA SATANA della BARALDI Edition. I primi QUATTRO racconti di questo raggruppamento avranno diritto alla pubblicazione immediata sul sito ed entreranno fra i finalisti che verranno valutati direttamente da Barbara Baraldi. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verrano a loro volta ammessi alla vetrina del sito.
 
Ricordo che la composizione dei gruppi ha seguito il seguente criterio: nel gruppo con 13 racconti è stato inserito quello con il maggiore malus, gli altri quattro con malus 6 punti sono stati inseriti uno per gruppo in ordine di consegna. Tutti gli altri racconti sono stati inseriti seguendo l'ordine di consegna una volta posizionati quelli con malus. In caso di racconti postati nello stesso minuto ho dato la precedenza a quelli con il maggior numero di caratteri.
 
E ora vediamo i racconti ammessi a TURA SATANA:
 
- Mia madre, di Omaima Marfoq, 3087 caratteri, ore 00.57 6 malus
- Una sedia in mezzo ai fiori, di Carolina Pelosi, 2930, ore 22.04
- Il Signor Colombo, di Simone Cassia, 2557 caratteri, ore 22.58
- Dalla terra al cielo, di Linda De Santi, 3000 caratteri, ore 23.13
- Grano nero, di Daniele Picciuti, 2997 caratteri, ore 23.37
- Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella, 2995 caratteri, ore 00.03
- Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini, 2983 caratteri, ore 00.11
- Minugai, di Raffaele Serafini, 2951 caratteri, ore 00.19
- La lucina, di Flavia Imperi, 1535 caratteri, ore 00.38
- Il bambino con il ghiacciolo, di Marco Roncaccia, 2967 caratteri, ore 00.49
- Risveglio, di Eleonora Rossetti, 2871 caratteri, ore 00.56
- Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo, 2192 caratteri, ore 00.59
 
I malus sono stati da me assegnati a malincuore, ma le regole erano ben espresse ed è giusto farle rispettare, anche solo per pochi caratteri di sforo. Detto questo, i 6 punti assegnati al racconto che ha sforato non sono molti visto che ogni classifica ne assegna fino a 11, considerateli un amichevole buffetto da parte mia...
 
12 racconti dunque, avete tempo fino alle 23.59 di venerdì 26 giugno per commentarli tutti e postare le vostre classifiche, vi avverto che sarò fiscale e non accetterò classifiche postate anche solo alle 00.00 a meno che problemi improvvisi vi ostacolino all'ultimo, ma in quel caso gradisco essere avvertito, sapete come trovarmi ( e del resto avete solo 12 racconti a testa da commentare e un bel po’ di giorni per organizzarvi). Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale del raggruppamento.
 
Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti.
– 6 punti malus per chi commenta la metà dei racconti + 1
– 12 punti malus per chi non commenta i racconti o arriva a commentarne meno della metà + 1
Ha valore questo CONTATORE per il conteggio dei caratteri.
 
Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati, se noterò qualche sgarro procederò all’eliminazione. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli tread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata qui.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
 
Detto questo: BUONA EDIZIONE A TUTTI!



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Daniele_picciuti
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Messaggio#2 » martedì 16 giugno 2015, 10:45

Cioè, mi avete messo in un gruppo che ha un nome che non sapevo cosa significasse - mi sono appena fatto una pseudocultura su wikipedia - e insieme a un Maestro di Zombie, una Redentrice, un Maestro Jedi e Gelo Stellato! Ma mi volete male! :) Vedo però con piacere anche la Scrivana Medioevale. Ci sarà da divertirsi.
Il mondo che ho creato non è solo parte di me, ma esiste, come esiste la fede.

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angelo.frascella
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Messaggio#3 » martedì 16 giugno 2015, 14:52

Cioè, mi avete messo in un gruppo che ha un nome che non sapevo cosa significasse – mi sono appena fatto una pseudocultura su wikipedia – e insieme a un Maestro di Zombie, una Redentrice, un Maestro Jedi e Gelo Stellato! Ma mi volete male! :) Vedo però con piacere anche la Scrivana Medioevale. Ci sarà da divertirsi.


Ah, ah! Girone duro in effetti
Ma chi sono il Maestro Jedi, La Scrivana Medioevale e la Redentrice? (gli altri li so :))

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Daniele_picciuti
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Messaggio#4 » martedì 16 giugno 2015, 14:53

Ma come, la Forza non è con te? :D
Il mondo che ho creato non è solo parte di me, ma esiste, come esiste la fede.

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angelo.frascella
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Messaggio#5 » martedì 16 giugno 2015, 15:09

Ah, dicevi a me! Ma io sono ancora un (non tanto) giovane Padawan... :)

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alberto.dellarossa
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Messaggio#6 » martedì 16 giugno 2015, 15:18

Quando ho saputo che c'era Gelo che si aggirava mi ha preso un colpo... tanti auguri

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Flavia Imperi
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Messaggio#7 » martedì 16 giugno 2015, 15:28

Mi raccomando, non fidatevi della scrivana medievale! E' infida. XD

 
Siamo storie di storie

raffaele.serafini
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Messaggio#8 » martedì 16 giugno 2015, 23:54

Mia madre, di Omaima Marfoq
Confesso che l'incipit mi ha fatto paura. Ho sempre paura dei racconti in prima persona dove il protagonista è in mezzo al buio. Diciamo che non sono originali. L'incipit non è buono, non cattura.
È un "media res" talmente classico e abusato che andrebbe evitato, se non strettamente necessario.
" stringo gli occhi" - cioè? Come si stringono gli occhi  modificherei.
“Mamma!!!” - basta un !
Donna-donna / sorriso-sorrido. - modificare.
Ma è troppo tardi, un auto le si piomba addosso - No!
Portando? - scagliando!
Corpo inerte - no, stava correndo. Non era inerte.
Inizio a correre - no, stavi già correndo.
Sangue. Vedo solo sangue. - nuuuu, via via, abusatissima.
"Oggi ho bevuto un po’ troppo… mi dispiace” poi senza aggiungere altro ci lascia sole, in una città che continua a vivere indifferente, senza neanche accorgersi degli avvenimenti che accadono intorno ad essa" - quanta retorica… naaa.
immagini terrificanti - cioè?
questa al collo / sempre al collo / al mio collo - troppi colli
Bene… poi ci sono vari errori di battitura, spazi mancanti e virgolette qua e là ma è normale. Solita tara. Piuttosto, il problema è il nucleo narritivo, debolissimo, con una storia trita e molto, molto stucchevole, raccontata senza sfuggire alla stucchevolezza e con una forma "prima persona e sogno con risveglio" che è purtroppo tra le più classiche e banali. Speravo fino alla fine che non finisse così, ma è finita come temevo. Azzarderi una certa bonarietà perché mi pare una storia acerba, ma resta non sufficiente.

Una sedia in mezzo ai fiori, di Carolina Pelosi
Lontano più dei fiori e più - toglierei l'ultimo più. E poi percorso al posto di fatto.
dimenticato di avere - azzarderei un possedere.
Bello. Elegante, con un piglio drammatico che sembra sapere dove andare a parare e infatti si conclude in modo adeguato, descrivendo un sentimento, con delle analessi quasi sempre riuscite. Forse a metà diventa un po' troppo colloquiale e si appesantisce, ma è solo un attimo. Non so dov'è la luce del tema, nel senso che di certo non è quella che combatte la paura del buio, ma direi che il vuoto, che non si spegne mai, val bene una luce. Un racconto emotivamente interessante, insomma, che mi pare avere ben chiare le idee e che sfrutta bene la prima persona, lavorando per immagini, e con un uso efficace della paratassi iniziale, per descrivere la casa. Credo qualcosina si possa migliorare, modificando qualche utilizzo lessicale (il registro sembra partire più altro e poi farsi colloquiale, mentre l'avrei preferito stabile, ma è un de gustibus). Insomma, più che buono.

Il Signor Colombo, di Simone Cassia
si vede - si vedeva?
Solo / solo - ripetizione da evitare, se si può
Cosa è successo all’umanità per permettere che certe cose accadano o forse sono sempre accadute e semplicemente non si veniva a conoscenza di queste storie - compriamo una virgola, ma anche scriverla meglio ;)
Molta, troppa retorica, frasi fatte…
Un altro giorno - toglierei "giorno"
per allontanarmi da lì. - togliere "da lì"
Certo che se è questo il mondo del domani, forse sarebbe meglio vivere nel passato - qui mi sono irritato… se lo scopo era di irritare il lettore con una serie di frasi fatte e modi di dire, scopo raggiunto. 
Bene, direi che si salva un po' con il finale, ma la parte iniziale e centrale è davvero troppo piena di retorica per riuscire a convincere. Ci si chiede se questo personaggio è davvero così vuoto e stucchevole - il narratore, dico - e a un certo punto si fa fatica a leggere senza superficialità perché in effetti le frasi sono le solite, trite, che si sentono alla TV e che descrivono le colpe "della società". Detto questo, ci sono da sistemare un po' di frasi, non proprio riuscite e io valuterei davvero di evitare la prima persona. Scritto in terza, al presente, senza alcuna analessi, lasciando una presa diretta, si potrebbe riuscire a descrivere il protagonista non come uno che è rigonfio di buoni sentimenti e che ha capito tutto della vita (rendendolo antipatico) bensì come uno che non si accorge che mentre giudica è parte del male, che poi è il vero cuore del nucleo narrativo, credo. Il giudizio complessivo, così com'è, resta negativo, soprattutto per l'irritazione che mi ha causato (mi aspettavo solo un "sono sempre i migliori che se ne vanno : ) ) anche se il finale, e quell'idea, poteva essere sfruttato meglio.

Dalla terra al cielo, di Linda De Santi
Non è malaccio, come esecuzione, questo raccontino. Inizia bene, tranquillo, e la costruzione dell'ambiente familiare è riuscita, poi si va forse troppo velocemente verso la zona fantascientifica, e c'è poco spazio per il lettore, perché possa "metabolizzare" di alieni. Il difetto potrebbe essere proprio quello, non si capisce se vuol essere un racconto drammatico, o un'invasione aliena, più avventurosa. Purtroppo, con 3000k c'è troppo poco spazio per ottenere entrambi gli effetti, e si resta un po' in mezzo al guado. Mi sa che qualche pezzo descrittivo sull'azione aliena e sulle luci è stato tagliato, per spazio. Comunque ci va. Tra i nodi da sciogliere resta da capire perché proprio Zoe, e cosa le è capitato, visto che si dice qualcosa e resta l'idea di saperne di più. Azzarderei anche che una luce sempre accesa, nel cielo, altro che caos… avrebbe scatenato molto, e la situazione non sarebbe stata così tranquilla, la si sarebbe citata prima della fine racconto, questa luce, essendo elemento straordinario. (Tipo maggior preoccupazione del padre, siccome c'è sta luce). Quasi suff, nel complesso.

Grano nero, di Daniele Picciuti
Zampe-zampa – rip.
ancora abbastanza – toglierei “ancora”
mentre si avvicinava – due volte, rip.
doveva esserci un cadavere – ci fosse?
Morto-morire – cambierei uno dei due
Bene. Aspettavo la sorpresa finale, ed è arrivata, anche se vagamente telefonata, ma efficace. Quindi ci sta. Racconto che si regge con le proprie gambe e che è coerente, anche se lo spazio usato per la costruzion ruba qualcosa al finale che è frettoloso e dà un senso di “chiudere in fretta” che può facilmente evitarsi con qualche frase ben piazzata. In ogni caso, un pezzo più che sufficiente, anche se lo spaventapasseri vivo è un classico.

Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella
Ho fatto un po’ fatica, a capire, e qualcosa mi è rimasto incompreso, credo, delle dinamiche di questa società e del suo rapporto col buio. Forse il difetto sono i troppi personaggi, per i pochi caratteri, e una confusione fisiologica, soprattutto alla prima letture. Detto questo è un buon pezzo weird, con una costruzione piacevole di un mondo che ha l’unico difetto di aver voluto metterci troppe cose, ma non lo reputo del tutto un difetto. A me, poi, come gusti, la creazione di mondi piace sempre, e anche in questo caso ho trovato l’atmosfera molto suggestiva indipendentemente dal capire tutto. Racconto promosso, imperfetto ma più che discreto.

Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini
incastrarmi con il mondo – cambierei, bruttina.
l’acido muriatico – si usa ancora? Cioè, si usa, ma non è che è stato sostituito da prodotti più specifici? Comunque okay
I vapori le erano schizzati dritti negli occhi – superflua
Cicatrici – dall’acito restano cicatrici? Mmm mi convince poco, comunque okay.
Un pochetto melodrammatico, okay, e lunghetto nella prima parte, che però capisco sia necessaria per dare la situazione. Suggerirei un’inversione, non so. Tipo un flash forword iniziale, di quando la protagonista legge, o sta per leggere, che non si capisca che il rapporto con la madre è cambiato grazie alla cecità. Poi di nuovo l’analessi, la situazione, l’incidente ecc e alla fine la conclusione, la fine del viaggio. Ah, la cosa delle staminali mi fa pensare a Vannoni e alla truffa, toglierei quel riferimento, non è necessaario.

La lucina, di Flavia Imperi
Mi ha subito attratto il titolo, come il libro di Moresco, molto bello. E ho gradito anche la costruzione solo dialoghi, che insomma, bisogna pur trovare qualcosa di differente. Giusta la lunghezza, ché costruendolo così più lungo avrebbe mostrato la corda. Sul nucleo narrativo, diciamo che è molto classico, ma vuoi per la rapidità, vuoi per la non aver indugiato troppo su nessuno dei tre personaggi, non mi è pesato. Insomma… il materiale non permetteva grandi cose, ma il racconto è comunque riuscito. Sufficiente.

Il bambino col ghiacciolo, di Marco Roncaccia
A parte un po' di problema di black box finale, che è facile da risolvere modificando un po'. (la soluzione dell'autobus mi pare non necessaria, può benissimo restare sospeso, il racconto. Il pathos è altrove) ho trovato la forma e la scelta di usare un registro rapidissimo e semplice, molto colloquiale, decisamente azzeccata. E' un buon racconto, questo. Una pecca è l'utilizzo degli stereotipi (quelli genitoriali, quelli dell'antigaytudine, ecc, che parevano tirati proprio fuori dalle cronache giornalistiche, dipinti con quelle frasi, piuttosto che reali (indipendentemente che reali lo siano, intendiamoci). Non è però cosa che infastidisce, in questa storia drammatica, soprattutto perché non c'è tempo di melodramma, vista la presa diretta del presente. Insomma. Questo è buono, per me. Riuscito.


Risveglio, di Eleonora Rossetti
fitta lancinante - no, dai… accoppiata da dimenticare. 
Fitte scudiscianti - questa sembra una nuova arma di ufo robot… fitta scudisciante! ;)
La tenebra mi sta stritolando dentro di sé - le ultime tre non servono
Dunque… inizio davvero da manuale, e non è un bene, nel senso che i racconti in prima persona con cui si inizia al buio si danno quasi sempre la zappa sui piedi. Se ne legge a decine… poi, l'incidente e la luce, anche qui, il nucleo narrativo coma-ospedaliero non è dei migliori, ed è piuttosto scontato. Ho apprezzato il gioco linguistico per richiamare il ritorno dall'oblio, ma il finale, con il richiamo della moglie, mi è risultato talmente stucchevole e sdolcinato che temo di dover dare il pollice verso. Non brutto, eh, intendiamoci, ma mi ha lasciato insoddisfatto.
Ah, non serve il maiuscolo e invece della E' ci va la È

Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo
c'è un nè da correggere
Ho dei dubbi sul passare alla radio. C'erano i juke box e i 33 ma la radio era cosa rara e non era sempre di canzoni- cè anche un E' e qualche altro erroruccio di battitura.
A parte queste sciocchezziole, questo mi è piaciuto. Mi è piaciuto il modo di interpretare il tema e anche il modo in cui sono pesate le parti del racconto, senza strafare. Non serve usare tutti i caratteri, se si hanno idee chiare. Il mondo dei sosia, riportato con le sue debolezze e le sue tristezza da dietro le quinte, si è offerto bene, con questo spaccato. Forse non sarà niente di eccezionale, ma come resa e come gestione, questo, tra tutti, è quello che toccherei di meno. Pezzo riuscito.

Alla luce di tutto ciò la classifica è:
1) Una sedia in mezzo ai fiori, di Carolina Pelosi

2) Il bambino col ghiacciolo, di Marco Roncaccia

3) Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo

4) Grano nero, di Daniele Picciuti

5) Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella

6) La lucina, di Flavia Imperi

7) Dalla terra al cielo, di Linda De Santi

8) Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini

9) Il Signor Colombo, di Simone Cassia

10) Risveglio, di Eleonora Rossetti

11) Mia madre, di Omaima Marfoq


Se ho sbagliato qualcosa, cercatemi. Alla prossima!
Ciao a tutti!

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Daniele_picciuti
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Messaggio#9 » mercoledì 17 giugno 2015, 11:06

Riporto qui i commenti e, in fondo, la mia classifica (non facile ordinare le prime posizioni, devo dire):

Mia madre, di Omaima Marfoq
Dunque, secondo me questo testo ha molte cose che non vanno. Al di là della storia, che ha una sua valenza, ci sono troppi errori. Tempi verbali che si alternano senza motivo, punteggiatura un po’ alla rinfusa, parole attaccate al punto precedente, alcuni errori proprio di digitazione delle parole. Insomma, un controllo prima di pubblicare andrebbe fatto. Uno o due refusi ci stanno, ma io non riuscivo a leggere senza incappare in un errore. Veniamo alla storia: la struttura funziona, si parte dal sogno, passando per il risveglio, la presa di coscienza, la “spiegazione”/rivelazione (occhi, qui ci torno) e la chiusura tutto sommato positiva. Perché dico spiegazione/rivelazione. Perché tu hai attuato la prima invece della seconda. Anziché spiegare al lettore cos’è accaduto avresti dovuto mostrarlo (per es. un flashback dell’incidente o una frase/ricordo mostrata e non spiegata). Minuti Contati è utile a migliorarsi, spero di esserti stato utile.
Una sedia in mezzo ai fiori, di Carolina Pelosi
Dunque, partiamo da un punto importante: ci sai fare con le emozioni, la scia malinconica che si accompagna a ogni riga è presente ed è di una piacevole tristezza. Mentre leggevo – colpa anche del mio lato “macabro” – pensavo: chi sarà morto a parte la madre? Lei che narra o l’amica? Invece no, non è morta nessuna delle due – bene – ma, ho dedotto rileggendo una seconda volta, l’unica spiegazione al fatto che: a) lei non sa dove spedire le lettere; b) in paese dicono che parla con la madre morta, può significare solo che sia rinchiusa in qualche ospedale psichiatrico. Il che colma la sensazione avuta alla prima lettura, ovvero che ci fosse qualcosa di non detto.
Nel complesso mi è piaciuto.
Il Signor Colombo, di Simone Cassia
Eccomi. Allora, secondo me la parte dedicata al monologo/riflessione è troppo estesa, e se la tua intenzione di far riflettere sulla società moderna è indovinata, dall’altra la storia ne risulta appesantita, dal momento che non stai inserendo una riflessione in un romanzo o in un racconto medio/lungo, lo stai facendo in un racconto breve che, di conseguenza, diventa la riflessione. Io avrei sacrificato cinque righe per creare meglio il quadro, magari un breve scambio tra lui e il figlio o un agente, o un ulteriore dettaglio che inquadrasse ciò che lui ha fatto, ovvero chiamato i soccorsi. Ecco, se dovessi dire come mi sembra il racconto direi: sbilanciato. Ma ben scritto, comunque.

Dalla terra al cielo, di Linda De Santi
Siamo nella fantascienza dunque, che sia fine del mondo o una volontà aliena è indifferente. Si evince che questi esseri abbiano scelto alcune persone per salvarle, per poi distruggere tutto il resto. Nella narrazione sembra che queste luci in cielo già ci fossero, dunque non mi suona che Luca non le abbia viste o non ci abbia fatto caso, avrebbe avuto più senso parlarne fin da subito senza svelare di più se non alla fine, come poi hai fatto. Un buon racconto, tutto sommato coerente. All’inizio ho fatto un po’ di confusione coi nomi ma forse è dovuto alla mia mancanza di attenzione (ecco, forse avrei utilizzato più “papà” e “suo padre” che Luca, per mio gusto personale).

Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella
Diamine, che racconto. Davvero molto complesso, troppo per questi pochi caratteri. La storia mi attira, la trovo avvincente, ma soffre il poco spazio a disposizione e rimane, a mio avviso, un po’ ermetica. Mi rimangono delle domande, ci sono cose che non trovo chiare. Questo è un peccato, ma è una delle trappole di Minuti Contati. Ti faccio però i complimenti per il coraggio, resta un lavoro assolutamente valido. E spero, anzi, di leggerlo ampliato magari in qualche altro ambito.

Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini
Ciao, mi sembra un buon racconto, il rapporto madre-figlia emerge in modo nitido così come la “maniera” in cui viene vissuto da Aurora. Ti segnalo che i trattini non ci vanno a chiusura dialogo (se usi caporali o virgolette alte sì). Forse la frase pronunciata da Aurora mi suona un po’ finta “c’è sempre stata ma tu non l’hai mai vista”: nel senso che, immaginando un dialogo vero tra madre e figlia, sarebbe suonato più come: “a ma’, eri più cieca prima che adesso!”
Comunque un buon lavoro!

Minugai, di Raffaele Serafini
Mmm… quindi l’Inugami avrebbe azzerato l’esistenza di Leonardo, tornando indietro nel tempo? O avrebbe cancellato il ricordo del figlio dalla mente della maestra?
In ogni caso un racconto che ha una struttura interessante, vagamente a mosaico, il che mi rammenta che il tuo stile è sempre brillante. Rimane la sensazione di aver letto qualcosa di non chiarissimo, che avrebbe meritato maggior spazio – ma siamo a MC, quindi… – in ogni caso la vicenda ti resta impressa. Non so perché ma mentre penso a Minugai mi viene in mente Frankenweenie…
La lucina, di Flavia Imperi
Normalmente un racconto interamente dialogato senza alcuna parte narrata non mi soddisfa mai pienamente, ho sempre la sensazione che manchi qualcosa. In parte succede anche qui, però devo ammettere che riesci a non far pesare questa mancanza. Ci sono delle imprecisioni, a un certo punto, quando il papà dice “beh, hai perso la lingua?” riparti con il segno di dialogo, quando in realtà aveva già parlato lui. Rischi di confondere il lettore. Una piccola nota: avrei giurato fosse una bambina, non un maschio. Non so se sia perché sapevo che a scriverlo eri tu o perché effettivamente l’intonazione sia più femminile. Magari altri interventi potranno confermare o smentire la mia impressione.
Ciao!

Il bambino con il ghiacciolo, di Marco Roncaccia
Io per esempio non sapevo che il tema fosse ispirato al titolo di una canzone, e non conosco il gruppo in questione. Dunque non posso cogliere il senso dei tuoi riferimenti, Marco. Questo, purtroppo, è un limite in un concorso in cui non viene chiarito in modo esplicito che il tema sia in qualche modo musicale (e difatti nel mio pezzo non ne ho assolutamente tenuto conto). Detto ciò, il racconto fila via veloce, lo stile asciutto e spezzettato a me non dispiace, poi è il tuo, si intuisce. Ci sono alcune frasi che avrei sistemato meglio (quel “mio bambino” fa pensare a un genitore). La chiusura del cerchio è discreta nel complesso. Però, dai, nemmeno uno zombie!

Risveglio, di Eleonora Rossetti
Racconto che si legge d’un fiato, mi è piaciuta l’alternanza con le frasi in corsivo e tra parentesi, questo dormiveglia tra incoscienza e realtà. Forse l’uso che fai della “luce che non si spegne mai” è quello più prevedibile, ma riesci con quel finale a discostarti dallo stereotipo. Il fatto che la luce non fosse l’al di là o l’al di qua, ma l’amore, o colei che lui ama, è quel qualcosa in più che dà una connotazione personale alla storia.
Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo
Il racconto è scritto bene, sebbene non abbia particolari guizzi stilistici, e la presentazione del protagonista e della sua passione per Elvis si compone in fretta ai nostri occhi. Secondo me avresti dovuto sfruttare meglio la gara, visto che l’hai introdotta, avresti creato un po’ di movimento in un racconto che, a conti fatti, risulta un pochino piatto. Minuti Contati è così, hai poco tempo e spazio ma devi cercare di sfruttare ogni “angolino” per riempirlo al meglio. Insomma, “manca” qualcosa, un colpo di scena – anche piccolo, non necessariamente epocale – in grado di far virare il racconto verso qualcosa di inaspettato o maggiormente appagante.

CLASSIFICA
1. Una sedia in mezzo ai fiori, di Carolina Pelosi
2. Minugai, di Raffaele Serafini
3. Risveglio, di Eleonora Rossetti
4. Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella
5. Il bambino con il ghiacciolo, di Marco Roncaccia
6. Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini
7. Dalla terra al cielo, di Linda De Santi
8. La lucina, di Flavia Imperi
9. Il Signor Colombo, di Simone Cassia
10. Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo
11. Mia madre, di Omaima Marfoq
Il mondo che ho creato non è solo parte di me, ma esiste, come esiste la fede.

Simone Cassia
Messaggi: 70

Messaggio#10 » mercoledì 17 giugno 2015, 13:00

Ora arriva il difficile, stilare la classifica (la trovate in fondo :P ).
Intanto riporto i commenti a caldo, anche se alcuni si sono estesi nei botta e risposta con gli autori ;)

Mia madre, di Omaima Marfoq
L’incipit è sicuramente pregnante, ad un livello più alto rispetto al resto della storia che secondo me inizia a perdersi dalla comparsata piuttosto superflua dell’investitore che aggiunge poco alla narrazione e ti fa prendere quei sei punti di malus. Bella la discesa nel sogno con il cielo nero che carica anche il lettore dell’inquietudine che vive la protagonista. Riguardo il tema del contest direi che è stato più o meno centrato anche se la luce interiore della protagonista sembra si stia piuttosto spegnendosi pian piano.

Una sedia in mezzo ai fiori, di Carolina Pelosi
… e poi? Te lo giuro, ho avuto i brividi mentre leggevo ma all’atto di concretizzare la narrazione che ti è successo? Onestamente non capisco il nodo centrale della storia. Ok, la protagonista è arrivata nella casa dell’amica di infanzia con cui si sono perse di vista e a cui è venuta a mancare la madre (è questo il motivo scatenante della visita? Perché sembra piuttosto accidentale come notizia nella narrazione) e poi? Ricordi, tantissimi ricordi, ma l’amica è a casa? Sembra così all’inizio, poi invece si scopre che le lettere non si sa più dove spedirle. Non so, tanto fumo e niente arrosto purtroppo. Un vero peccato perché mi ha fatto venire l’acquolina in bocca.

Grano nero, di Daniele Picciuti
Una parola: inquietante. Sembra tutto in qualche modo ordinario fino a quando non arriva il finale a farti accapponare la pelle. «Puzzi come la nonna». Boom! La luce che non si spegne mai qui è un fuoco fatuo, va bene, ci può stare. Povero nonno ad aver cresciuto un nipote così. Giro molto in tondo perché fondamentalmente ho poco da dirti a parte i miei complimenti. Complimenti :P

Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini
C’è tanta farina in questo sacco e tutta molto buona. La luce sta nella capacità acquisita dalla madre di aprire il proprio cuore alle emozioni e staccarsi dal rumore del mondo e nel riconoscere alla figlia qualcosa che non era stata in grado di vedere fino a quel momento. Forse sarebbe stato bello se anche la figlia avesse imparato qualcosa dalla madre (a parte cucinare e prendersi cura della casa), mi risulta difficile credere che la verità stava tutta dalla parte della ragazza. Il racconto è scritto con cura e risulta convincente. Evidente il taglio femminile (che non è un pregio né un difetto). Mi piace.

La lucina, di Flavia Imperi
I bambini sono creature meravigliose e questo racconto-dialogo ce lo conferma. Sono arrivato a leggerlo “facendo le voci” a mente. Un tema importante, quello della perdita di un genitore/partner, affrontato con una semplicità disarmante (in senso positivo). Non ci sono nomi, non ci sono descrizioni ma è tutto estremamente chiaro e comprensibile. Anche nella durezza delle parole della madre si percepisce l’affetto che prova. Bello.

Il bambino con il ghiacciolo
L’ho letto e l’ho riletto, un racconto forte, ma la luce che non si spegne mai, ad essere onesto, proprio non l’ho trovata. Non ho molto apprezzato la similitudine tra il bambino col ghiacciolo e il rapporto del protagonista con Gino; sia perché non ne colgo il valore sia perché non capisco, all’interno di una narrazione in prima persona, quando possa essersi sviluppata all’interno della mente del protagonista dato lo svolgersi degli eventi. Nel complesso non mi è piaciuto granché, mi dispiace.

Risveglio, di Eleonora Rossetti
L’amore è la luce che illumina la nostra vita, che sia quella che non si spegne mai, non lo so, ma di sicuro è piacevole pensarlo. La narrazione scorre bene e la brevità delle frasi rende lo smarrimento e la precarietà della situazione del protagonista. La scelta di un repertorio lessicale nudo e crudo trasmette le sensazioni dure dell’incidente che mi hanno pungolato fino al finale, dolcissimo, con la comparsa della moglie in veste quasi angelica. Ad alcuni potrà sembrare banale, ma io sono un inguaribile sentimentale.

Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo
E qui la luce si chiama Elvis the pelvis in the Menphis (come direbbe il buon vecchio Bonolis). Una stella vera, che molti anni dopo la sua scomparsa continua a brillare. Il racconto è ben scritto e interpreta il tema in maniera estremamente originale. L’andamento del racconto è buono ed estende al lettore il senso di soddisfazione del protagonista rispetto alla propria vita. Bello.

Dalla terra al cielo, di Linda De Santi
Devo dire che quando il bambino dal nulla chiede “le hai viste le luci, papà?” si è ripresentata alla mia mente una buona dose di film in tema col tuo racconto. Gli alieni alla fine si sono palesati per rapire o salvare un determinato numero di soggetti. Onestamente mi lascia un po’ interdetto la reazione del padre nel finale, non riesco proprio ad immaginarla. Fin troppa stoica accettazione che stona con il senso di sorpresa e incredulità rispetto agli eventi che lo hanno caratterizzato fino a quel momento. Nel complesso è un buon racconto, buoni i dialoghi, buono lo stile (anche se ci sono stato un po’ per capire che Luca fosse il padre di Andrea e Zoe, in questo mi unisco al suggerimento di Daniele).

Minugai, di Raffaele Serafini
È forse stato il racconto che ho riletto più di tutti e anche l’ultimo che ho commentato. Alla prima lettura non ci avevo capito molto, allora sono andato a cercare cosa fosse un inugami e, benché tutto fosse più chiaro, c’erano ancora cose che non capivo. Il commento di Daniele di ieri pomeriggio, finalmente, ha fatto luce. Mi consola leggere che non sono stato l’unico ad avere dei dubbi in merito, mal comune mezzo gaudio, anche se forse denota una narrazione un po’ troppo ermetica. La luce del capanno è l’unico collegamento con il tema ma, a differenza che negli altri racconti, non ne viene esplicitato l’aspetto necessario: perché questa luce deve stare sempre accesa? La figura del padre fa spavento. A rigor di logica, l’uomo si è affidato allo spirito dell’inugami per acquisire successo nel lavoro e ricevere la promozione e alla fine lo spirito ha pre(te)so, in maniera forse accidentale, un tributo enorme. L'uomo però non sembra quasi soffrirene e, ormai completamente asservito, pensa che lo spirito stesso “risolverà tutto.” Tutto un grande “meh” a mio avviso, un grande “meh” con un buon ritmo.

Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella
Ammettilo, è il prologo di un romanzo a cui stai lavorando. Ovviamente scherzo, però complimenti, in 3000 caratteri hai montato su una storia di quelle che ti prendono alla grande. Certo restano tanti perché e la curiosità che galoppa a mille quando finisci di leggere e questo non so se è del tutto un bene per un racconto breve. L’aderenza al tema non è esplicitata ma sembra essere legata alla necessità dei protagonisti di rimanere vicino alla luce (un falò?) per sopravvivere. In definitiva è uno scritto estremamente valido ma soffre di un’ambientazione sconosciuta al lettore, che si palesa come può in brevissimo tempo, ma che non c’è modo alcuno di approfondire in così poco spazio.

Classifica:
1) La lucina, di Flavia Imperi
2) Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo
3) Risveglio, di Eleonora Rossetti
4) Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella
5) Una sedia in mezzo ai fiori, di Carolina Pelosi
6) Grano nero, di Daniele Picciuti
7) Dalla terra al cielo, di Linda De Santi
8) Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini
9) Il bambino con il ghiacciolo, di Marco Roncaccia
10) Mia madre, di Omaima Marfoq
11) Minugai, di Raffaele Serafini

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Flavia Imperi
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Messaggio#11 » mercoledì 17 giugno 2015, 20:12

Ecco qui, posto di seguito i commenti e la combattuta classifica. Ho cercato di basarmi sia sulla tecnica che su originalità e coinvolgimento emotivo, comunque nessun racconto mi è "dispiaciuto" del tutto, ho riscontrato con piacere una media davvero alta di qualità e tanta passione per le storie (ma qualcuno in fondo ci doveva pur andare).

– Mia madre, di Omaima Marfoq

Allora, abituiamoci a commentare!
L’incipit a mio avviso è forte ed evocativo, mi ha tirata subito dentro al racconto, peccato poi per la frase “ed è da quel sorriso che comprendo che la donna in questione”, una spiegazione che interrompe il ritmo. Ci sono diverse frasi di spiegazione che tolgono pathos, come  “è dalla morte di mia madre che…" Bella l’immagine delle nuvole e del salice, l’atmosfera onirica è resa bene da questi e altri elementi e fa immaginare di essere lì, mi hanno infastidita però gli errori di grammatica e punteggiatura che rompono un po’ il ritmo della lettura (soprattutto a chi è abituato a scovare i suoi e ha sviluppato una vena nazista su questo fronte : P ). Anche i tempi verbali cambiano, il sogno è prima al presente, poi al passato. Mi è piaciuta la canzone come “risposta” della madre, che centra il tema, anche se l’elemento surreale della luce sembra un po’ buttato lì. Nonostante l’espediente dello specchio, la frase “i miei occhi blu si stanno piano piano spegnendo” ha stonato mentre leggevo, forse l’avrei giocato in un altro modo l’accenno di descrizione fisica, o l’avrei saltato del tutto. Il punto di vista mi sembra coerente, ottima la scelta della prima persona e della presa diretta per il tipo di racconto, che però a mio avviso pecca per quanto riguarda l’infodump e la grammatica.

– Una sedia in mezzo ai fiori, di Carolina Pelosi
Ciao Carolina, ti dirò quello che direi a me stessa se il racconto fosse mio (spero che ricambierai!). Lo stato d’animo trapela da tutte le descrizioni, in certi momenti sembra di essere lì, fra i ricordi e i resti dell’infanzia. Mi è piaciuto anche come hai narrato l’indifferenza della gente, lo stato quasi di catalessi di fronte alla morte. Le descrizioni iniziali esprimono la solitudine e l’abbandono, però alla lunga, secondo me, calca un po’ troppo sulla nostalgia, risultando pesante. La luce dov’è? E’ l’amore per la sua amica d’infanzia? Da lettrice, mi aspettavo che succedesse qualcosa. Non si capisce bene se l’amica è lì, dentro la casa, o chissà dove e mi sarei aspettata di vederla in azione in qualche modo. Piccoli accorgimento tecnici: se lei è lì, che descrive in diretta, è un po’ strana. A livello stilistico, invece, ho trovato le ripetizioni a effetto un po’ abusate. Si capisce che i personaggi hanno in qualche modo litigato o si sono persi di vista, un elemento centrale della storia, ma sarebbe stato interessante capire di più degli accadimenti. Chi legge viene lasciato un po’ appeso, fuori dalla porta della trama e della casa, insieme con la protagonista. Mi sarebbe piaciuto sapere di più, perché l’ambientazione è bella e suggestiva e il contrasto fra infanzia e vita adulta piacevole, sembra un quadro!

– Il Signor Colombo, di Simone Cassia
Mi piace il modo originale con cui è stato interpretato il tema. La frase finale assume un’effetto inquietante, resa efficace dalla frase all'inizio: “anche se da casa mia si vede benissimo dove abitava”, che sembra casuale, invece è voluta: centro perfetto. Tutta la parte di riflessione centrale (“mi chiedo se…”) forse sarebbe stata ancora più efficace sotto forma di dialogo, come monologo rischia di far perdere un po’ interesse, comunque l’ho trovata ben scritta. L’ho subito collegato a un recente fatto di cronaca che mi aveva particolarmente impressionato, ma anche se non l’avessi colta, mi sarebbe piaciuto ugualmente. E complimenti per l’originalità!

– Dalla terra al cielo, di Linda De Santi
Ciao Linda! Allora, ho trovato i dialoghi realistici, ben scritti. La storia è interessante, lì per lì sembra che la figlia sia scappata per motivi emotivi, poi un semplice terremoto, il risvolto è piuttosto inatteso. Sembra solo strano che il padre non abbia visto delle gigantesche luci nel cielo, ma in fondo ci può stare. Forse avrei voluto sapere di più sul perché lei sia stata scelta e loro no, per cosa sia stata scelta. Il finale lascia adito a diverse interpretazioni.  Il tema è preso in modo singolare, non un centro perfetto forse, ma sicuramente originale. Un racconto piacevole.

– Grano nero, di Daniele Picciuti
Il racconto nella prima parte fila che è un piacere, anche se per la stanchezza lì per lì avevo capito che Leonessa fosse una vera leonessa! (colpa mia e dei concorsi che ti tengono sveglia fino a tardi :P) Solo una cosa non mi è chiara: come mai, se la nonna era nel pozzo, il nonno non si era accorto di nulla? Il colpo di scena, lì per lì, mi ha lasciata un po’ interdetta, perché essendo chi legge nel punto di vista di Gabriele, nei suoi pensieri, sembrava all'oscuro di tutto. Ci ho messo un po’ a capire la malattia mentale, soprattutto rileggendo della vocina nella testa. E’ un piacere trovare parole come “vagolava”, da applauso. Tutto il resto, che dire, perfetto. Un racconto davvero ben scritto.

– Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella

Concordo, questo racconto ti proietta subito nell'ambientazione senza inutili spiegazioni. E’ un signor racconto, peraltro dagli elementi originali e la trama complessa. Soprattutto l’ultima parte però è compatta, quasi riassunta. La spiegazione veloce del padre, trapela la fretta – giustamente – di concludere. Avrei volentieri continuato a leggerne una versione più lunga. Ottimo lavoro comunque.

– Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini

Ottimo racconto. Mi ha colpito la descrizione della madre della protagonista e il contrasto fra madre e figlia, una relazione resa realistica dai piccoli gesti e oggetti quotidiani (i biscotti, le pulizie, il trucco), che creano l’ambientazione giusta. Ho apprezzato la descrizione degli occhi di lei tramite la madre  e l’idea di una cecità fisica come mezzo di “inversione” per acquisire una vista più sottile. Il tema è rispettato in modo originale, tramite una relazione verosimile e interessante. Punto di vista e tempi verbali mi sembrano esatti, giusto un po’ di infodump qui e lì. Mi è piaciuta moltissimo la frase: “il rumore della televisione era il solo che venisse davvero ascoltato”, che a mio avviso è tanto di impatto, che avrebbe potuto tranquillamente sostituire le altre frasi più descrittive sulla comunicazione. Non suonava bene invece: “faticavo a incastrarmi con il mondo”, avrei usato “nel mondo”. Piccolo accorgimento tecnico (che ho imparato quest’anno): il trattino a fine dialogo non serve!

– Minugai, di Raffaele Serafini

Interessante intreccio dalle tonalità splatter, mi è piaciuto il flashfoward come incipit, che poi in chiusura sottolinea la morte del bambino.  Ammetto però di averlo dovuto leggere due volte prima di capire tutte le dinamiche, in alcuni punti un po’ nebulose. Niente infodump, ma forse qualche piccolo buco di trama. Comunque il minugai ne emerge come un essere terrificante, quasi rappresentasse un lato del padre di famiglia. Il tema è richiamato in modo sicuramente affascinante, da un’inquietante luce sempre accesa nel capanno, anche se non è chiaro il perché debba rimanere tale, forse è un essere che ha bisogno di calore per sopravvivere? Racconto molto interessante e vivido.

– Il bambino con il ghiacciolo, di Marco Roncaccia

L’incipit è d’impatto, unisce due temi rischiosi: il sesso e l’innocenza. Mi è piaciuto, perché è azzardato, può far storcere il naso, ma a me ha comunicato quella capacità di vivere il sesso in modo quasi meditativo, perdersi nel presente. Insomma, rendere un pompino – atto socialmente denigrato e degradante – qualcosa di puro, infantile, ce ne vuole. Bravo!

Il contrasto continua con la virata verso un linguaggio volgare, in una narrazione che tiene sospesi, mi ha incollato alla sedia, l’ho letta d’un fiato.

Da tutto il racconto emerge una grande voglia di ribellione, di protesta, comunica qualcosa di forte, a tratti forse anche un po’ troppo forte, come la parte sul motorino, che ho trovata leggermente forzata (la volgarità di linguaggio ci sta, ma qui forse è un po’ fine a se stessa, i personaggi l’hai già caratterizzati).

Non mi è piaciuta la frase finale: visto il livello alto di narrazione, mi sarei aspettata un finale col botto, che invece è solo lasciato intendere. Mi piace che il protagonista salvi quel bambino, rimandando al paragone iniziale. Mi è arrivato ancora una volta questo contrasto fra purezza e violenza, innocenza e ribellione, tanto forte da far passare in secondo piano il pestaggio.

Nota tecnica: andare a capo per le frasi a effetto non serve, se scritte bene sono già a effetto!

Il mio dubbio è sul tema. Quindi è sviluppato come riferimento? Azzardato anche quello, dovrò pensare molto bene come collocarlo in classifica! Comunque ottimo lavoro, mi è piaciuto parecchio.

– Risveglio, di Eleonora Rossetti

Un tema già visto, sviluppato con uno stile originale, fluido, evocativo. Questo racconto mi ha trascinato in quel limbo fra la morte e la vita, e nonostante piano piano intuissi quello che era successo, ero totalmente presa. In poche frasi già facevo il tifo per il protagonista. Tecnica impeccabile, trapela consapevolezza nella scrittura. Complimenti, davvero un ottimo lavoro.

– Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo

Il racconto scorre, è piacevole e la figura del protagonista interessante. Il personaggio, imitatore del grande Elvis, ma non all'apice, bensì nel declino, l’ho trovato ben definito: poche pennellate, efficaci. Ho trovato un po’ piatta la parte in cui osserva e commenta le esibizioni degli altri, l’avrei usata per metterci un po’ di pepe, magari come cartina torna sole per approfondire meglio il protagonista.

La classifica:

1 Risveglio, di Eleonora Rossetti - che mi ha emozionato di più e meravigliato, con una tecnica originale e ben scritta.
2 Grano nero, di Daniele Picciuti - che ho trovato il migliore a livello tecnico, ma non mi ha così agganciato emotivamente al cento per cento.
3 Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella - che mi ha intrigato, ma lasciata insoddisfatta.
4 Il bambino con il ghiacciolo, di Marco Roncaccia - che mi ha stupita con contrasti sfrontati.
5 Il Signor Colombo, di Simone Cassia - che mi ha comunicato tenerezza tramite un evento tragico.
6 Minugai, di Raffaele Serafini - che mi ha fatto inorridire (in senso positivo!) ma lasciato piena di dubbi.
7 Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini - che mi ha fatto rivivere dinamiche familiari personali.
8 Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo - il cui protagonista mi strappato un sorriso amaro.
9 Dalla terra al cielo, di Linda De Santi - che mi ha stupito, ma non stravolto.
10 Mia madre, di Omaima Marfoq - che mi ha attirato, ma tecnicamente aveva troppe pecche.
11 Una sedia in mezzo ai fiori, di Carolina Pelosi - che ha creato bellissime ambientazioni ma disabitate da emozioni (almeno le mie).

Leggerò anche gli altri, sono troppo curiosa!
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angelo.frascella
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Messaggio#12 » mercoledì 17 giugno 2015, 23:10

Ciao a tutti!

Eccovi la mia classifica. Indipendentemente da quella, onore a tutti i partecipanti. MC è un gioco difficile e anche solo per essere riusciti a scrivere un racconto completo e coerente in così poco tempo (e non ce n'è nessuno che sia d buttare via) siete (anzi siamo) stati davvero bravi :)

1. La lucina – Flavia Imperi
Non è facile scrivere un racconto a scansione diretta e il rischio di confusione c’è, per esempio, quando nel dialogo si inserisce anche la madre. Invece hai gestito molto bene il tutto e il racconto fila davvero bene. Inoltre ci sono diversi elementi che mantengono l’attenzione del lettore: per esempio, quando, all’inizio, la madre viene associata alle altre presenze, pare sia lei quella morta e il ribaltamento avviene in maniera efficace. Rimane poi il dubbio: la presenza del padre è reale, o qualcosa si è rotto nella testa del bambino in seguito allo shock?

2. Grano nero di Daniele Picciuti
Bel racconto con un’atmosfera bucolica che poco per volta si tinge di orrore fino all’esplosione finale. C’è però un difetto, dal mio punto di vista. Il fatto che un ragazzino sia già un folle assassino capace di uccidere i nonni senza accorgersene è un po’ forte e dovrebbe, secondo me, per lo meno trasparire, in maniera ambigua, prima della rivelazione, per non lasciare il lettore troppo spiazzato (mi spiego: il lettore dovrebbe stupirsi del colpo di scena dicendo “era evidente, com’è che non ci ho pensato” invece di “ma non è possibile”).

3. RISVEGLIO – Eleonora Rossetti
Ci sono dei temi ricorrenti in MC e uno di questi è l’incidente stradale dal punto di vista della vittima. Nonostante questo, il tuo racconto è scritto molto bene. All’inizio non è ben chiaro cosa stia accadendo e credevo di trovarmi di fronte alla superstite di un attacco di un mostro o di un serial killer torturatore. Mi è piaciuto il fatto che la rivelazione non cali dall’alto tutta d’un colpo, ma venga fornita al lettore piano piano, in parallelo alla presa di coscienza del protagonista. Molto bello anche dal punto di vista stilistico.

4. Minugai – Raffaele Serafini
La tua scrittura è buona come sempre: immagini vivide, senso del ritmo e tensione ci sono tutti. Il problema è che è difficile capire il racconto senza andare a cercare su Internet cosa sia un Inugami e anche allora, senza i commenti degli altri non avrei capito che il bambino era stato cancellato dall’esistenza, anziché ucciso grazie all’intervento dell’essere (infatti prologo ed epilogo mi rimanevano oscuri). Forse è colpa mia il non aver colto questo dettaglio, ma qualche informazione in più nel racconto avrebbe aiutato la comprensione anche ai lettori più “de coccio”.

5. Dalla terra al cielo Linda De Santi
Il racconto parte come un quadretto familiare con una nota stonata, che parrebbe dipendere da un problema adolescenziale, ma la sensazione della tragedia imminente e dietro l’angolo. Poi quadro cambia e la tragedia si compie, anche se molto diversa da quello che mi aspettavo: c'è qualcosa di sovrannaturale che sta avvenendo e sta distruggendo la terra. Di che si tratta? Alieni? Angeli? Astronavi in fuga dalla Terra prima della sua distruzione? Giudizio universale? La risposta rimane indefinita ma non è quello che mi manca, quanto qualche dettaglio un po' più "esplicito" e intrigante di semplici luci in cielo. A parte questo però, il racconto mi è piaciuto abbastanza. Aumenterei solo l'angoscia del padre (non tanto per se stesso, quanto per il figlio rimasto a subire l'apocalisse) e cercherei, come dicevo prima, delle immagini più forti di luci indefinite. In ogni caso una buona prova.

6. Chiamatemi Elvis di Fernando Nappo
Più che un racconto, si tratta di uno spaccato di vita, una vita serena e tranquilla illuminata da una passione, per quanto strana. Mi ha richiamato un po’ il “Un figlio di nome Elvis” di Ligabue, però vista con occhio più bonario. Non ci sono forti emozioni, ma, qualche volta, una lettura più rasserenante fa bene all’anima. Il significato della storia mi sembra molto in linea con il tema e, metaforicamente, il faro della passione che dirige una vita si applica anche a noi scrittori per diletto (la frase e il comportamento della moglie mi hanno richiamato quello della mia, nei confronti della scrittura). Una lettura piacevole, in fin dei conti.

7. Con i tuoi occhi di Alice Gibellini
Racconto piacevole, basato sul rapporto difficile fra madre e figlia e poi l’incidente che diviene opportunità di conoscenza. Il rapporto fra le due è descritto accuratamente nella parte iniziale. Per i miei gusti avrei preferito che fosse meno descritto e più vissuto, ma capisco che la mancanza di spazio rendeva difficile questa scelta. Il finale forse mi è sembrato un po’ troppo consolatorio considerando la difficoltà del rapporto fra le due, ma probabilmente anche questo dipende dalla necessità di condensare un anno di vita in poche righe.

8. Una sedia in mezzo ai fiori – Carolina Pelosi
Racconto di atmosfera malinconica, molto giocato sull'assenza della co-protagonista e sui sentimenti. Il racconto è scritto molto bene e riesce a pizzicare le corde emotive giuste. Manca, dal mio punto di vista, una svolta, una rivelazione, un avvenimento che movimenti il quadro e che conquisti il lettore. Così com’è invece mi sembra un po' monco e incompleto.

9. IL BAMBINO CON IL GHIACCIOLO di Marco Roncaccia
Devo dire che il tuo racconto, per quanto l’approccio sia interessante, non mi ha convinto. Ti perdi all’inizio su una serie di riflessioni su bambino e ghiacciolo che spostano il fuoco dell’attenzione in direzione sbagliata. All’inizio pensa che credevo stessi parlando di un padre che ha dichiarato di essere gay e sta scappando via con suo figlio… Nell’insieme, insomma, il collage delle canzoni ha dato luogo a una storia sfilacciata con troppi elementi (il bambino, il richiamo all’infanzia del protagonista, la storia del furto d’auto, gli uomini con la mazza), che distraggono l’attenzione in troppe direzioni divergenti che sul finale sembra un po’ riprendersi, ma complessivamente non funziona.

10. Il Signor Colombo di Simone Cassia

Devo dire che mi riesce difficile considerare il tuo scritto come un racconto. Mancano trama, personaggi, dialoghi, ambientazione e si riduce il tutto a una riflessione su un avvenimento di cronaca. Potrebbe andare bene in un testo lungo, ma qui no. Tra l'altro si tratta di riflessioni condivisibili, ma tutto sommato banali che tutti abbiamo sentito o espresso almeno una volta nella vita, di fronte a questi (purtroppo) frequenti fatti di cronaca. Invece bisognerebbe dare qualcosa di "nuovo" al lettore. Permettimi di dire però che lo stile è buono e quindi puoi lavorarci sopra. Ti propongo un esercizio: perché non provi a dare una svolta "drammatica" al racconto, scrivendo il tutto dal punto di vista di un essere umano abietto che è contento per la sorte del signor Colombo e facendo trasparire un odio forte e immotivato per motivi banali nei confronti del povero vecchietto (magari con tanto di frasi e facce di circostanza nei confronti degli altri passanti che invece si dolgono per davvero per la vittima)?

11. Mia madre, di Omaima Marfoq

Ricordo in uno dei tanti consigli per aspiranti scrittori, uno che diceva una cosa del tipo: "dei sogni del tuo personaggio al lettore non interessa nulla". Forse messa giù così è un po' estrema, ma personalmente non amo eccessivamente i racconti basati su sogni (forse perché mi bastano i miei fantasiosi, confusi e agitati).
Mi sarebbe piaciuto di più che la prima parte si basasse su flashback o qualche altro espediente. A parte questo, ci sono diversi problemi (tempi che saltano, stile un po' piatto e spazi mancanti e punteggiatura non curata). Perché non provi a riscriverlo con più attenzione ed eliminando l'elemento onirico?


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eleonora.rossetti
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Messaggio#13 » venerdì 19 giugno 2015, 13:34

Ecco la mia classifica. Questo giro è stato ancora più difficile dei precedenti, perché non c'è stato un vero e proprio racconto che mi abbia insoddisfatto e sono stata costretta a fare le "pulci" ai difetti per ottenere i piazzamenti. Come al solito, ho considerato parametri come attinenza al tema, originalità dello sviluppo, correttezza del testo e "impatto" per stilare una classifica, e lo ripeto, è dura dire chi deve stare in cima e chi in coda. Devo dire che mi sono piaciuti tutti, dal primo all'ultimo, al di là di ciò che poteva essere migliorato o meno, quindi rinnovo i miei complimenti ai partecipanti (e non solo di questo Girone) con la speranza di continuare a leggerli nelle successive gare :)

Passiamo alla classifica, di seguito i commenti (in ordine sparso):
1. Grano nero
2. La lucina
3. Gli inquilini del buio
4. Una sedia in mezzo ai fiori
5. Il signor Colombo
6. Con i tuoi occhi
7. Chiamatemi Elvis
8. Minugai
9. Il bambino con il ghiacciolo
10. Dalla terra al cielo
11. Mia madre


Ecco i commenti:
CON I TUOI OCCHI
Ciao Alice!
Una buona prova. Tema rispettato nell’accezione “ora che ho perso la vista, ci vedo di più” [cit.]. Mi piace come descrivi il rapporto tra madre e figlia (anche io ho apprezzato il dettaglio della televisione come unica cosa “ascoltata”). Forse si poteva guadagnare un po’ più di spazio per descrivere il mutamento del rapporto, che da parte della figlia si tramuta in una sola riga (imparare i mestieri di casa ed essere più forte e capace), mentre dalla madre si evince bene dai suoi dialoghi. La madre si è aperta alla figlia, ma anche la figlia ha fatto lo stesso o è soltanto “maturata” a livello personale (e mantenuto un rapporto più “assistenziale” col genitore?) Se ci fosse stato il “doppio senso” più marcato nella descrizione di questa evoluzione del rapporto, il quadro sarebbe stato davvero completo.
Un buon lavoro comunque, i miei complimenti :D
GRANO NERO
Ciao Daniele! Bel racconto, davvero. Ammetto che a una prima lettura avevo capito diversamente, ovvero che fosse stato il nonno a uccidere la nonna, che il ragazzo l’avesse scoperto, che lui fosse andato a controllare per capire se il cadavere non fosse “venuto a galla” e gli avesse ordinato il silenzio (e che infine il ragazzo avesse punito il nonno). Rileggendo i commenti ho capito di aver frainteso ^^” Forse, in effetti, per completare appieno il quadro, avrei lasciato qualche segnale in più che avesse suggerito la schizofrenia (se di questo si tratta o altro) del protagonista: la vocina non è un dettaglio molto forte (tutti ce ne abbiano una, non neghiamolo ^^, spesso più sarcastica di quanto desideriamo). Per il resto io sono un amante del macabro e dei finali spiazzanti, e direi che l’obiettivo, assieme al tema, è stato centrato. Bel lavoro!
GLI INQUILINI DEL BUIO
Ciao Angelo, bentrovato!
Concordo con Daniele, qui c’è davvero tutto un mondo dietro. Quando ho visto parlare di luci, ombre, il pericolo delle tenebre e di persone “prese dal buio” ho sentito una vaga assonanza col mio Cacciatore di Ombre ^^”
Tornando al tuo racconto: in effetti quanto hai progettato è veramente molto complesso, e sta stretto nel pochissimo spazio a disposizione. Ciò non significa che la resa ne abbia risentito, a parte il pezzo finale che, come altri ti hanno già fatto notare, sembra una chiusura un pochino frettolosa con una spiegazione troppo rapida da parte del padre. Avrei sacrificato qualche dettaglio (es. la parte sulla promessa sposa, sul fatto che lui amasse la bimba già presa da Ciro) per un pochino di dialogo in più. Forse è stato l’affanno di descrivere questo mondo con precisione che ti ha obbligato a sacrificare un po’ di “storia”. Il mio giudizio è di sicuro positivo, sarei curiosa di vedere sviluppato questo pezzo quantomeno in forma di racconto lungo ;)
MINUGAI
Ciao Raffaele e ben trovato :)
Con il suo commento direi che Simone mi ha un po’ rubato le parole di bocca. Il tema è centrato, anche se avrei preferito che si desse una spiegazione del perché la luce deve rimanere sempre accesa: senza una motivazione (se c’è, non l’ho colta) si rischia un “perché sì, per dare via all’anomalia scatenante del racconto”.
Sull’inugami ero un po’ ignorante e Santa Wikipedia mi ha aiutato in tal senso, avevo vagamente intuito che facesse riferimento a qualche spirito di origine orientale. C’è però una cosa che non mi quadra molto: l’indifferenza del padre di fronte alla morte dei cari e soprattutto il modo in cui lo spirito, appunto, “mette a posto le cose”. E’ tornato nel passato cancellando l’esistenza del bambino? O altro? Nel primo caso, se ciò è possibile, perché “cancellare” anziché ripristinare? E’ quella “soluzione”, tra l’altro millantata con sicurezza, che mi ha stonato un pochino.
PS: occhio ai cambi di POV, specie qui:
Il bambino sobbalza, si volta con aria colpevole. Sa che non deve entrare lì, glielo hanno proibito. «Arrivo mamma!» grida reintrando in casa. Minugai lo segue, rassicurato. Quel botolo è un guardiano peggiore di suo padre.

Mi ritrovo prima nella testa della madre, poi dal POV del bambino e poi ancora in quello della madre. Se fossi partito col POV del bambino, senza il dettaglio di lei che apre la finestra, sarebbe filato meglio.
IL BAMBINO CON IL GHIACCIOLO
Ciao Marco!
Su questo racconto (che vale molto, non capire male) ti ho detestato un po’, tu scrivi benissimo ma ho dovuto sbattere la testa per capire l’aderenza al tema! Non avendo mai sentito gli Smiths e non capendo il riferimento/tributo, non riuscivo a intendere dove volessi andare a parare.
All’inizio l’ho interpretato come, appunto, l’amore che va oltre il pregiudizio (l’amore gay). L’azione, poi, che si sposta sull’aggressione mi ha di nuovo spiazzato, e ho associato il concetto della “luce che non si spegne” con la discriminazione sessuale, quasi fanatica, che è qualcosa di ancora ben radicato nella nostra società. Poi, il finale che mi rispiazza di nuovo, con il tentativo di salvare il bambino dall’investimento a scapito della propria vita. Un bambino che, inoltre, mi ha spiazzato a sua volta: inizi il racconto come se quel bambino fosse un’immagine ben radicata nella mente del protagonista, come se lo stesse vedendo in quel momento (il paragone “Io sono come quel ghiacciolo che non vale un cazzo e Gino è il mio bambino” mi induce a capirlo), mentre invece è l’elemento sorpresa, che compare all’improvviso, che aggrava la situazione finale (almeno, per come mi è parso alla lettura).

Insomma, forse se avessi avuto fin dall’inizio il riferimento agli Smiths mi sarebbe stato più comprensibile, però il “supporre” un certo tipo di impostazione/conoscenza da parte del lettore non dà punti alla comprensione del testo… Mi viene rabbia perché il racconto, come molti tuoi, non pecca di nulla come stile e ritmo narrativo, e sarebbe tra quelli del podio se il tema fosse emerso maggiormente per come lo intendevi tu. Forse qualche stralcio della canzone, in mezzo, a richiamare il concetto magari avrebbe aiutato. Ribadisco, bella prova, ma inquadrarla nel tema mi è stato difficoltoso, se è un limite mio me ne dispiace moltissimo, ma non posso soprassedere a questo metro di giudizio :-\
CHIAMATEMI ELVIS
Ciao Fernando!
Racconto ben scritto, asciutto, che ci mostra la passione inestinguibile di un uomo non più così giovane per la stella da lui amata, una passione autentica contornata da un apprezzabile spirito sportivo, come dimostra la frase “Sono contento che ci siano ancora interpreti così preparati, professionali. Elvis va trattao con rispetto, la sua luce deve continuare a risplendere.” Ecco, la gara appunto, se avessi lasciato un pochino più di spazio per la competizione, e per l’esibizione del protagonista, avrebbe dato un bel po’ più di salsa al racconto, facendoci vivere sulla pelle la passione e l’attaccamento che il nostro non-giovane ha per la sua celebrità.
Tirando le somme, una lettura piacevole ;)
IL SIGNOR COLOMBO
Ciao Simone! Che bello, il tuo primo Minuti Contati e siamo nello stesso girone, che colpo! ^^
Tema rispettato (luce intesa come l’umanità nelle persone, il provare ancora sentimenti e pietà verso il prossimo), la resa è buona anche se, come alcuni ti hanno fatto notare, c’è poca azione e molto raccontato/riflessione, ma questo è un gusto personale.
Alcune frasi mi suonano un po’ “stonate” come questa:
Cosa è successo all’umanità per permettere che certe cose accadano o forse sono sempre accadute e semplicemente non si veniva a conoscenza di queste storie.

Rileggendola parto con un tono d’interrogativa e poi finisco con un affermativa (e il tempo verbale al passato non mi si concorda).
Meravigliosa invece questa, che raccoglie tutto il tono amaro del racconto:
(non ti cercano, non ti parlano: ti contattano)

Sulla frase finale ho un attimo zoppicato a trovarci un senso, ed è stato dopo il tuo intervento che ho compreso la vera realtà dei fatti. Ecco, mi sarebbe piaciuto che questa realtà (cioè che è stato lui ad attivarsi per i soccorsi eccetera) trapelasse un poco di più, perché all’inizio il tono mi sembra poco “partecipe”, come se stesse apprendendo il fatto con sufficienza.

Resta comunque un buon lavoro!

DALLA TERRA AL CIELO
Ciao Linda,
racconto a tema fantascientifico, da quanto ho capito la figlia è stata selezionata per “salvarsi” (tra le stelle?) mentre il resto del mondo viene distrutto (da chi? alieni? o è una distruzione naturale predetta, stile “2012”?). E’ ben scritto, qualche nota dolente sull’ignoranza del padre riguardo alle luci: se erano già presenti in cielo, che il padre non le abbia notate mi fa strano, soprattutto per il fatto che aveva già notato il globo luminoso più grande.
Un dettaglio: se la cucina si è accartocciata, Andrea che fine ha fatto? Ok parla ed è vivo, ma mi sembra così strano che il padre stia morendo, in definitiva, e Andrea stia parlando come se niente fosse. Però forse ho avuto un’impressione sbagliata^^
In sostanza, una racconto piacevole, anche se ancora da perfezionare.
LA LUCINA
Ciao Flavia!
Molto carino! Un dialogo botta e risposta efficace, che anche a me ha lasciato dei dubbi iniziali sul fatto che la madre fosse la persona morta (e insieme ai “mostri”), ma poi mi ribalta la situazione, senza guastarmela. Ci sono un paio di passaggi che dovevano secondo me essere accorpati dato che sono detti dalla medesima persona:
― Uff…va bene, va bene.
― Però…
― Si sente molto sola. Non è facile per lei, lo capisci?
―…beh, hai perso la lingua?

Leggendo in botta e risposta, mi costringono a una frenata e a recuperare il filo.
Per il resto nulla da dire se non: brava :D
MIA MADRE
Ciao Omaima!
Il tema del contest traspare appieno dal tuo racconto, le note dolenti (anche per me nel dirle) sono nella resa. Molti errori, refusi e ripetizioni mi hanno resa un po’ zoppicante la lettura… non ci do enorme peso perché conosco quanta fretta si ha a Minuti Contati ma, come per tutti i racconti in gara, è sempre un metro di valutazione. La presenza dell’automobilista mi è parsa un po’ “buttata lì”, e anche il suo dialogo rimane “finto”, forse l’intento tuo era mostrare la stessa indifferenza che poi attribuisci al resto della città, ma a questo punto avrebbe avuto più senso non farlo parlare proprio e farlo rimontare in macchina, avrebbe avuto più effetto (IMHO ^^ ). Bella l’immagine del salice, l’ho apprezzata.
Sul finale lo stile risulta un pochino “scivoloso”, nel senso che abusi un poco di virgole per separare concetti che avrebbero avuto più risalto se mantenuti ciascuno in una frase a sé stante.
UNA SEDIA IN MEZZO AI FIORI
Ciao Carolina!
Come sempre è un piacere leggerti, hai un potere evocativo nelle scene che descrivi che me le fanno vivere sulla pelle. Per quanto riguarda l’attinenza al tema, in effetti non risalta subito, ma forse per il preconcetto che la “luce che non si spegne mai” sia sempre associato a qualcosa di positivo e non a ricordi nostalgici.
Come nota dolente, in questa passeggiata tra i ricordi, avrei voluto che mi fosse detto qualcosa di più sul legame tra le due amiche, credo che avrebbe aumentato la nostalgia e soprattutto il rammarico di quanto si siano perse di vista. C’è una cosa, inoltre, che non ho capito/mi stona: alla fine persino lei si è allontanata, nemmeno lei sapeva della morte della madre dell’amica, eppure parla degli altri come se fossero persone indifferenti e insensibili che non le sono state accanto, quando anche lei fa parte di quel gruppo che “non si è più fatto sentire”. Quindi, appunto, una spiegazione sul fatto del perché le due ragazze si siano separate forse avrebbe fugato questa sospetta “incoerenza di pensiero”, almeno per come l’ho interpretata io…
In sostanza, con qualcosa di più sarebbe stato davvero perfetto! Ciò non toglie che mi sia piaciuto, quindi brava :D
Uccidi scrivendo.

Fernando Nappo
Messaggi: 584

Messaggio#14 » lunedì 22 giugno 2015, 23:10

Ideare e scrivere un racconto a tema in poche ore è davvero difficile; complimenti a tutti per esserci riusciti, a prescindere dalla mia classifica personale.

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1) La lucina di Flavia Imperi
Ciao Flavia,
l’idea del dialogo a scansione diretta differenzia il tuo racconto da tutti gli altri che ho letto finora: la scelta è coraggiosa, complimenti.
Ci sono un paio di dialoghi che fanno perdere il passo perché sembrano alternarsi tra padre e figlio mentre sono da attribuire alla stessa persona, sarebbe tutto più chiaro se stessero sulla stessa riga.
Mi ha sorpreso, positivamente, scoprire che la mamma, al contrario di come sembrava all’inizio, non è morta, al contrario. Un po’ tipo Il sesto senso, se hai presente il film.
Un unico appunto: all’inizio il padre dice di non credere ai mostri, ma subito dopo parla di quello che tira i piedi e di quello che sta nell’armadio. Un bambino non dovrebbe notare questa inconguenza?
Comunque un bel racconto, complimenti.

2) Grano nero di Daniele Picciuti
Ciao Daniele,
un bel racconto, giostrato bene dall’inizio bucolico fino alla virata horror nel finale.
Anch’io, come altri, m’ero convinto che il protagonista fosse un ragazzino, nonostante, come tu stesso dici, non hai mai scritto che si tratti di un minore.
La frase del nonno di ritorno dal pozzo, a una prima lettura, m’era sembrata un po’ strana, poi, leggendo il finale del racconto ha preso un significato decisamente più chiaro. Un po’ sprovveduto, però, il nonno a non capicre che il ragazzo avrebbe potuto riservargli lo stesso trattamento. Denunciare il nipote?
Comunque, bel racconto.

3) Il Signor Colombo di Simone Cassia
Ciao Simone,
m’è piaciuta molto la tua declinazione del tema del concorso, con un finale davvero indovinato. Purtroppo, la parte delle riflessioni sulla società rallenta un po’ il racconto, suonano un po’ troppo telefonate, già sentite e un po’ stucchevoli, benché le trovi in larga parte condivisibili.
Ti dirò, anziché convertire quella parte in un dialogo, io proverei addirittura ad eliminarla del tutto.
Comunque mi pare un buon racconto.

4) Dalla terra al cielo di Linda De Santi
Ciao Linda,
un buon racconto di fantascienza, anche se l’idea degli alieni che rapiscono solo persone selezionate non è nuovissima. Un paio di cose che non mi tornano:
– la frase di Zoe contro il padre, ma forse Zoe aveva già capito che le luci l’avrebbero portata via e s’è indispettita perché il padre non ha fatto altrettanto
– le luci. Dici che la luce più grande è ferma nel cielo da giorni: ma di una cosa così avrebbero dovuto parlanre anche giornali, Tg, le persone per strada. Davvero difficile che Luca non ne abbia sentito parlare.
– Andrea sembra uscire indenne dalla catastrofe della casa
Comunque un buon racconto che centra il tema in maniera singolare.

5) Il bambino con il ghiacciolo di Marco Roncaccia
Ciao Marco,
l’incipit del tuo racconto è piuttosto forte e l’immagine del bambino col ghiacciolo mi ha fatto inizialmente pensare a un racconto che parlasse di molestie verso i bambini o cose del genere. Per fortuna non è così, ma l’ho dovuto rileggere un paio di volte per capirlo.
Non ho colti i riferimenti che citi che non conosco e non seguo.
A parte questo, il racconto mi è piaciuto, tratta di un tema molto attuale, anche se i riferimenti al tempa del contest, a causa dei riferimenti di cui sopra, non mi sono stati chiara se non dopo la tua spiegazione.

6) Una sedia in mezzo ai fiori di Carolina Pelosi
Ciao Carolina,
un racconto malinconico, il tuo, intriso di ricordi ed emozioni ad essi legate. Ben scritto, belle descrizioni. Non spieghi perhé le due amiche si sono separate, ma in fondo questo non è così importante: può capitare a chiunque di perdere di vista qualcuno a cui ci si sente legati semplicemente perché capita, le strade si dividono, nuovi interessi o nuove conoscenze portano in direzioni diverse.
L’io narrante, tra l’altro, mi pare un poco in contraddizione quando afferma che gli altri hanno abbandonato la sua amica, quando pare che lei ha fatto altrettanto.
Non mi è chiara l’immagine della sedia: è forse un simbolo, ha un qualche significato che mi è sfuggito?
Comunque, un racconto coinvolgente e piacevole.

7) Risveglio di Eleonora Rossetti
Ciao Elena,
il racconto è scritto bene e in maniera piuttosto originale, nonostante il tema non sia originalissimo: l’incidente, la luce in fondo al tunnel, il richiamo delle tenebre.
Alcuni spunti stilistitici sono interessanti, come le parti tra parentesi.
Nel complesso un buon racconto, ben scritto e rispettoso del tema del contest, che però non mi ha preso particolarmente.

8) Con i tuoi occhi di Alice Gibellini
Ciao Alice,
un racconto molto lineare, senza sorprese e che conduce a un finale forse un po’ troppo buonista e prevedibile.
Ho trovato un pochino scontato il tema del cieco che ci vede meglio di quando aveva la vista. Il racconto comunque è ben scritto, anche se il rapporto tra le due si risolve troppo in fretta, ma i pochi caratteri a disposizione rendono difficile condensare un anno di vita tra due personalità in conflitto.

9) Minugai di Raffaele Serafini
Ciao Raffaele,
ho trovato il tuo racconto piuttosto complesso e difficile da seguire. In parte perché non conoscevo la figura dell'inigami, a cui il padre sembra essere molto legato, probabilmente, deduco, perché gli deve il successo sul lavoro.
Interessante la chiusura con la stessa prof. dell'inizio che rimane col nome di uno studente appeso fra le labbra prima di saltare al seguente.
Buono lo stile e il ritmo.

10) Gli inquilini del buio di Angelo Frascella
Ciao Angelo,
il tuo racconto, dalle marcate venature fanta-horror, è davvero ricco di spunti e lascia ampio spazio all’immaginazione, ma, come molti prima di me ti hanno fatto notare, mette davvero troppa carne al fuoco per i pochi caratteri concessi. Ci sono molti punti che richiederebbero un approfondimento: perché si trasormano al raggiungimento della maturità, per esempio. Perché Elio non si trasformerà? Può il solo nome impedire la trasformazione o Elio ha qualche altra caratteristiche che lo rende immune?
Riguardo allla questione del cibo, per come lo racconti, sembra che i ragazzi trovino, in qualche modo, pasti pronti da consumare e non si siano mai chiesti prima da dove provengano né chi glieli prepari.
In definitiva, mi pare un ottimo spunto per un racconto lungo o un romanzo.
Bella fantasia, comunque, complimenti, e buona aderenza al tema.

11) Mia madre di Omaima Marfoq
Ciao Omaima.
Devo ammettere che il tuo racconto non mi ha preso molto, a partire dal titolo, letto il quale mi si è subito formata in testa l’immagine del tunnel con la classica luce in fondo, e un narratore che piange la perdita di qualcuno, la madre, appunto. Credo che, nel tuo caso, il titolo penalizzi il racconto.
Poco originale, a mio parere, l’utilizzo del sogno, tra l’altro raccontato in parte al presente e in parte al passato, così come l’apparizione del guidatore, forse inutile.
Qualche frase un po’ abusata(Sangue. Vedo solo sangue. Ovunque. ma anche in una città che continua a vivere indifferente, senza neanche accorgersi degli avvenimenti che accadono intorno ad essa.) e diversi refusi nei dialoghi e nella punteggiatura.

carolina.pelosi
Messaggi: 72

Messaggio#15 » martedì 23 giugno 2015, 14:31

Salve a tutti, colgo l'occasione per ringraziare tutti dei commenti. Ecco i miei e la classifica:

1 Grano nero, di Daniele Picciuti
Ciao Daniele.
Ammetto che non avrei mai pensato che fosse stato lui a uccidere suo nonno. Un vero colpo di scena, per me. Anzi, ti dirò di più, mentre leggevo ho persino pensato “per quanto ha fatto ‘sto nonno nella sua vita, sarà la sua presenza a non spegnersi mai”... e invece ;)
Mi è piaciuto, adoro questo genere quindi mi hai facilmente conquistata. Mi sono piaciute le descrizioni e la suspence, per poi arrivare sulla scena del crimine.
Ti dico la verità: mi piacerebbe sapere perché ‘sto nipote ingrato ha ucciso i suoi nonni.
Bravo!

2 Minugai, di Raffaele Serafini
Ciao Raffaele.
Dunque, leggendo la storia dell’inugai (ammetto, non sapevo cosa fosse) mi sembra di cogliere che il padre, maledettamente inquietante, abbia creato quest’essere uccidendo il loro cane, per vendetta. Posso coglierlo anche dal fatto che quando il cane attacca, lui è impassibile, vomita al massimo, poi torna al suo latte coi biscotti. Rabbrividisce, quella scena. Ma di cos’è che vuole vendicarsi questo padre pazzoide?
Mi piacciono molto le immagini che il tuo racconto evocano, da film horror, il bimbo che non può entrare nel capanno, la curiosità di sua madre.
Mi sei piaciuto, bravo.

3 Il bambino con il ghiacciolo, di Marco Roncaccia
Ciao Marco.
La tua storia mi è arrivata dritta in pancia, dico sul serio. Forte, diretta, d’impatto.
Non conoscendo le canzoni che hai postato, ho letto prima la traduzione e poi il racconto, funziona davvero. Sembra un racconto che s’intreccia con la musica, ho focalizzato le immagini nella mia testa e il bambino col ghiacciolo. E mi è piaciuto tutto.
L’autobus a due piani è “un modo celestiale di farla finita.”
Bravo, mi sei piaciuto.

4 La lucina, di Flavia Imperi
Ciao Flavia.
La tua storia in certi punti mi ha commossa. La voce di un bambino è la più pulita di tutte, la più sincera. Qui si sente molto e si sente che è così. Bello e triste, il personaggio della mamma mi piace molto, quella che interrompe il “rapporto” padre/figlio che dura nel tempo, oltre la morte, perché non ci crede.
Mi piace anche che sia strutturato di dialoghi e basta.
Brava.

5  Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini
Ciao Alice.
Il tuo racconto è molto toccante, la contrapposizione tra i due personaggi mi piace molto. La cecità della madre sembra quasi effetto del karma, lei che ha sempre badato alla bellezza, che non si è mai lasciata andare, si è ritrovata a non potersi guardare più e a dovere vedere il mondo con gli occhi di sua figlia. Mi piace che abbiano recuperato il loro rapporto in seguito all’incidente, quasi come fossero costrette. Ma tutto è stato una rivelazione: sua figlia è la sua stessa luce.
Mi sei piaciuta, good job.

6 Risveglio, di Eleonora Rossetti
Ciao Eleonora,
è un piacere anche per me ritrovarti e rileggerti. Il tuo racconto è molto bello, è forte. Riesco quasi a sentire ogni rumore, per quanto hai ben descritto tutto. Mi piace come hai giocato col capoverso, sembra quasi una poesia, così. Ho apprezzato molto anche l’elemento delle parole tra parentesi, che coincidono come fossero una seconda voce, fuoricampo. Come una di quelle canzoni a due voci.
La parte finale, quella del suo risveglio, della luce vista in sua moglie, è molto dolce.
Un buon lavoro, brava.

7  Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella
Ciao Angelo.

Un racconto senza dubbio interessante e coinvolgente. Il ritmo è incalzante e ti tiene incollato allo schermo. Ci sono tanti dettagli, tanti elementi, che ingigantiscono la storia e forse si, come hanno già detto gli altri, lo spazio è troppo ristretto, per una storia del genere.
Non posso negare però che mi piace l’intreccio e quello che vuoi raccontare, ho apprezzato tanto anche la frase finale legata al nome. Sono sicura che con uno spazio maggiore sarebbe venuto fuori un gran bel lavoro, davvero.

8 Il Signor Colombo, di Simone Cassia
Ciao Simone.
Certo, c’è molta più riflessione di fatti raccontati, in questa storia. Consideriamolo pure un monologo, e io adoro i monologhi. Mi piace che sia un padre a parlare, che si preoccupi del figlio e di fargli sapere che non deve diventare un essere umano spento e senza stimoli. Mi verrebbe da collocare il tuo racconto nella categoria “di formazione”. Ci sono cliché, come
“certo che se è questo il mondo del domani, forse sarebbe meglio vivere nel passato”, ormai tanti la pensano così, ma il futuro dobbiamo pure sapercelo costruire. Però ho apprezzato l’intervento finale del bambino.
In sostanza, un buon lavoro.

9 Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo
Ciao Fernando.
La scena che descrivi ha del malinconico. Un uomo con una grande passione, consapevole di non essere più quello di un tempo per via dell’età e dei cambiamenti. Un uomo che vede sfilare davanti a sé giovani aspiranti Elvis, giovani com’era lui anni fa, e non si lascia demolire. Una consapevolezza che, prima o poi, ognuno di noi dovrà prendere: il tempo passa e noi cambiamo e ci sarà qualcuno più capace di noi, ma arrendersi non fa onore. Le passioni vanno portate avanti, con una persona accanto che ci appoggia è ancora meglio.
Lettura piacevole, alla prossima!

10 Dalla terra al cielo, di Linda De Santi
Ciao Linda.
Il racconto è ben scritto, hai uno stile molto buono. Il bambino “profeta” è un bell’elemento, che nella sua ingenuità spinge il padre verso la verità. Bella la scena del terremoto, riesco a sentire il dolore del padre, oh mamma. Solo che… non so, che Zoe sia stata chiamata da chissà chi per fare chissà cosa non mi è chiaro. Cioè, non capisco le dinamiche. Magari con una spiegazione in più il racconto avrebbe funzionato meglio.
Comunque sia, mi è piaciuto abbastanza.

11 Mia madre, di Omaima Marfoq
Ciao Omaima.
La tua storia racconta qualcosa di molto forte, la perdita di una madre. La scena evocata all’inizio mi piace, è toccante, struggente, chiunque potrebbe facilmente immedesimarsi e capirne il dolore. “La mamma è sempre la mamma”. E si capisce dalle tue righe, dalla luce che non abbandonerà mai la protagonista, dalla presenza costante.
Mi piace la storia che hai scelto di raccontare e l’elemento dell’incubo, che perseguita (e forse non smetterà mai di farlo) il tuo personaggio.

Alice Gibellini
Messaggi: 28

Messaggio#16 » martedì 23 giugno 2015, 18:59

Copio / incollo i commenti già inseriti nelle apposite discussioni. La classifica in fondo.


Grano nero - Daniele Picciuti


C’è piena aderenza al tema. Lo stile dimostra capacità tecnica, e si adegua sia al contesto sia al genere di riferimento. Suscita curiosità e stimola a proseguire nella lettura per scoprire cosa si cela dietro quella fiammella azzurra che si accende ogni notte. Il protagonista è ben caratterizzato nella sua follia e il finale lascia assolutamente spiazzati. Un buon testo.



La lucina - Flavia Imperi

Il testo rispetta il tema e lo fa con uno stile originale, ossia utilizzando solo il discorso diretto. Questa scelta l’ho apprezzata, anche perché il dialogo è davvero ben strutturato e credibile, malgrado la natura ultraterrena del racconto. Non è semplice narrare una storia solo attraverso il dialogo, rendendo tutto chiaro senza, di fatto, perdersi in spiegazioni. Il messaggio arriva e lo fa portandosi dietro anche un certo impatto emotivo. Peccato solo per il numero un po’ esiguo di battute.


Gli inquilini del buio - Angelo Frascella

C’è aderenza al tema, la storia è molto particolare e interessante, da leggere con estrema attenzione per potersi concentrare sui diversi personaggi (numerosi per essere un racconto breve) e le dinamiche. Mi sarebbe piaciuto conoscere qualcosa in più della storia, dati gli spunti. Il punto di forza è l’aver creato un microcosmo con proprie leggi e personaggi che lo rappresentano, anche se il finale somiglia più a un inizio anziché a una conclusione.


Dalla terra al cielo - Linda De Santi

Il racconto è sicuramente ben scritto e attinente al tema. Tuttavia, ammetto di averlo dovuto rileggere più volte per cercare di comprendere con esattezza la vicenda. Nello specifico non ho capito il ruolo delle “palle di luci sfavillanti che fanno su e giù dalla terra al cielo”. All’inizio non ero certa si trattasse di un vero terremoto e, a dire il vero, il significato della storia continua a sfuggirmi. Chi viene a prendere la bambina? C’è un collegamento tra ciò che accade e il recente allontanamento della madre?


Il signor Colombo - Simone Cassia

Il tema viene rispettato, anche se in modo indiretto e figurato (la luce intesa come senso di umanità). Lo stile è piuttosto corretto ma, a mio parere, sarebbe risultato più convincente se alcune parti, anziché spiegate, fossero state mostrate attraverso le azioni. La spiegazione della morale prevale sui fatti (la morte dell’anziano e il dialogo con il bambino), ai quali non viene dato sufficiente spazio. Forse sarebbe stato possibile trasmettere lo stesso messaggio tramite una descrizione più accurata di ciò che è avvenuto (ad esempio, cos’è successo precisamente al vicino di casa?).


Minugai - Raffaele Serafini

Ho apprezzato la struttura circolare del racconto. Iniziare con un flashforward stimola la curiosità del lettore, lasciato appeso a quel “Qualcosa le sfugge”. Il linguaggio è accurato e trascina il lettore direttamente dentro la storia. Il tema viene rispettato, malgrado la luce non abbia, di per sé, un ruolo chiave, se non indicare che c’è qualcosa in quel capanno di attrezzi. Ciò che predomina nel racconto è sicuramente l’inugami, un mito giapponese che non conoscevo e quindi sono andata a ricercare, ma la ricerca non mi ha chiarito il finale: in che senso “aggiusta sempre tutto”? Cancellando l’esistenza di chi uccide in modo tale che nessuno se ne accorga?


Il bambino con il ghiacciolo - Marco Roncaccia

Secondo me, a prima lettura, non tutto risulta chiaro (soprattutto i primi due paragrafi). In particolare, la frase “Io sono come quel ghiacciolo che non vale un cazzo e Gino è il mio bambino” può facilmente indurre in errore, sarebbe da specificare meglio. Appena si capiscono i riferimenti musicali, il ruolo dei personaggi e il senso del racconto, ci si trova davanti davvero a un buon testo, scritto con uno stile accattivante. Io apprezzo sempre la scrittura basata sul concetto di “show, don’t tell” ma in questo caso sarebbe necessario specificare meglio alcuni punti, in modo tale da rendere la comprensione più immediata e quindi il testo più apprezzabile. Inoltre, essendo un racconto che deve aderire a un tema, anche questo doveva forse essere maggiormente esplicitato. Comunque mi è piaciuto.


Mia madre - Omaima Marfoq

Il racconto rispetta il tema assegnato. Ho trovato lo stile un po’ acerbo e ancora da perfezionare. Alcune frasi andrebbero riviste per pulire il testo da refusi (“un auto” senza apostrofo, “sui occhi”), ripetizioni (“Mamma mi fissa dritto negli occhi, mi perdo per un attimo nei sui occhi“), ed errori di sintassi. Nella trama, purtroppo, non trovo elementi di particolare originalità, mi riferisco principalmente all’espediente del sogno e alle battute di dialogo, che sembrano ricalcare qualche cliché già noto.




Una sedia in mezzo ai fiori - Carolina Pelosi
L’aderenza al tema della luce non è immediata, anche se si può dedurre dal contesto. Ho apprezzato la scelta di raccontare un’amicizia. La costruzione dei personaggi principali l’ho trovata buona, soprattutto per l’inserimento di alcuni dettagli che ci fanno apparire le due amiche più reali (la paura degli insetti, del buio, il cane Nuvola etc.). Tuttavia, ci sono dei buchi narrativi che non consentono di comprendere totalmente la storia e lasciano questioni in sospeso (ad esempio, perché la protagonista se ne era andata? Perché non ha più avuto il coraggio di scrivere all’amica?). Anche se capisco che in tremila battute tanto venga inevitabilmente lasciato tra le righe, quindi mi è piaciuto.


Chiamatemi Elvis - Fernando Nappo

C’è aderenza al tema. Ho trovato l’idea abbastanza originale (associare la luce eterna a un cantante e non a immagini figurate che richiamano cliché inflazionati), così come il suo sviluppo (la scelta di ambientare il racconto all’interno di una gara canora di quel genere). Tuttavia, la narrazione non mi ha suscitato particolari emozioni né stimolato qualche riflessione. Sarà perché non si tratta di un argomento che mi fa vibrare l’anima, ma comunque il linguaggio utilizzato è fresco e tecnicamente adeguato.


Risveglio - Eleonora Rossetti

Il tema è perfettamente rispettato. Il testo è scritto bene, con uno stile coinvolgente e padronanza di linguaggio, ma purtroppo risente del contenuto. L’associazione luce e risveglio, così come quella tra coma e incidente stradale, sono entrambe un po’ prevedibili. Tuttavia, ho apprezzato in particolare i sussurri delle tenebre e il riferimento finale alla moglie.




CLASSIFICA:

1. La lucina - Flavia Imperi

2. Il bambino col ghiacciolo - Marco Roncaccia

3. Grano nero - Daniele Picciuti

4. Una sedia in mezzo ai fiori - Carolina Pelosi

5. Gli inquilini del buio - Angelo Frascella

6. Il signor Colombo - Simone Cassia

7. Risveglio - Eleonora Rossetti

8. Chiamatemi Elvis - Fernando Nappo

9. Minugai - Raffaele Serafini

10. Dalla terra al cielo - Linda De Santi

11. Mia madre - Omaima Marfoq


Alice Gibellini
Messaggi: 28

Messaggio#17 » martedì 23 giugno 2015, 19:04

Chiedo scusa, evidentemente ci sono stati problemi di formattazione a causa del copia - incolla, è possibile cancellare il precedente post?

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Linda De Santi
Messaggi: 497

Messaggio#18 » martedì 23 giugno 2015, 21:35

Eccoci qua, ho prodotto anch’io la mia classifica. Ho letto, lasciato “riposare” i racconti nella mia testa per capire che sensazione mi davano a distanza di qualche ora, commentato e poi ho stilato la classifica. Non è stato facile, visto che i racconti sono tutti validissimi: davvero complimenti a tutti i partecipanti.

 

_________________________________________________________________________________</span></b>

I commenti in ordine sparso:

 

La lucina di Flavia Imperi
Ciao Flavia! Buon racconto, apprezzabile sotto molti punti di vista. Tanto per cominciare, mi piacciono le storie dove l’elemento ultraterreno viene inserito nella quotidianità in maniera naturale come nel tuo racconto.  Inoltre, come già hanno scritto altri gladiatori, i racconti di solo dialogo non sono facili da gestire, ma nel tuo è tutto molto chiaro: i personaggi, l’ambiente in cui si svolge il dialogo, il tempo, eccetera.
Per quanto lo sviluppo sia molto lineare, questa storia ha la capacità di toccare le corde emotive del lettore con una storia delicata e uno stile chiaro con poche sbavature. Brava! </span>

PS: Io ho capito subito che il bambino è un maschio!

Chiamatemi Elvis di Fernando Nappo
Racconto ben scritto, permeato dalla presenza di un personaggio indimenticabile. Ho apprezzato lo stile semplice, la caratterizzazione del personaggio, la nota nostalgica e il sapore agrodolce che ti resta in bocca alla fine della lettura. Forse però manca un elemento di svolta, una scintilla che interrompa la linearità.
Qualche ripetizione a proposito dell'età, "l'età non è più dalla mia", "l'età non mi aiuta", "nonostante l'età"... credo che il fatto che il protagonista sia ormai in là con gli anni emerga già molto bene. Un saluto e a rileggerci :)

Risveglio di Eleonora Rossetti
Ciao Elena! Racconto ben scritto e ben gestito, tuttavia non mi prende. Il tema è un po’ sfruttato e io non sono mai riuscita ad apprezzare i lunghi flussi di coscienza con tanti punti e a capo. Che il protagonista si sta svegliando dal coma è abbastanza chiaro da subito, sei stata molto brava a far sì che il lettore si cali immediatamente nella lotta tra la vita e il nulla che sta affrontando, ma a parte questo non mi ha suscitato particolari emozioni. Tema rispettato e buono stile comunque.

Minugai di Raffaele Serafini
Confesso che a una prima lettura veloce non ho colto tutto, poi ho riletto, ho cercato su Wikipedia cosa fosse un inugami e alla fine il quadro mi è stato chiaro. Questo secondo me è il limite principale del racconto: la situazione appare chiara solo dopo varie riletture e senza una ricerca online il racconto si apprezza a metà. C'è inoltre un'eccessiva frammentazione della storia e il tema è un po' incastrato a forza, ma nel complesso è un buon racconto, con immagini vivide e uno stile piacevole.

Con i tuoi occhi di Alice Gibellini
Ciao Alice! Bel racconto, con uno stile gradevole che invoglia la lettura. Mi è piaciuta la vicenda che hai descritto, dalla quale emergere molto bene l'incomunicabilità che può esserci tra persone fisicamente vicine.
Per un po' ho avuto il dubbio che a far perdere la vista alla madre sia stata proprio la figlia, che le porta un detergente che provoca una reazione chimica ("come avevo studiato al liceo"), ma non mi sembra che emergano particolari che rivelino che la protagonista sia una potenziale psicopatica :)
Il finale appare forse un po' affrettato, in poche righe sappiamo che la madre è cambiata radicalmente riuscendo perfino a innamorarsi. D'altronde in 3000 caratteri tutto non ci può stare, e tu comunque non te la sei cavata male con la gestione degli spazi.
Una buona prova, brava!

Una sedia in mezzo ai fiori di Carolina Pelosi
Ciao Carolina! Bel racconto,  emozionante e coinvolgente. Mi piace molto il tuo stile scorrevole e evocativo. Quando citi la pazzia dell’amica credevo che la storia avrebbe preso una piega diversa e si sarebbe concentrata su questo elemento narrativo, invece la protagonista continua il suo flusso di coscienza improntato sulla nostalgia: peccato, come elemento poteva essere sfruttato meglio, ma anche così va bene.
Il tema forse non è centrato in pieno ma c’è, la luce che non si spegna è il legame che ancora unisce la protagonista alla sua amica.
Per me un ottimo racconto, brava!

Mia madre di Omaima Marfoq
Ciao Omaima! Le osservazioni che volevo farti (tempi verbali sbagliati, stile da perfezionare, ecc.) te le hanno già fatte gli altri gladiatori, per cui non mi ci soffermo.  Mi sembra che non sia stato detto che i dialoghi suonano inverosimili, anche se siamo in un sogno (in fondo il lettore lo scopre solo alla fine): il fatto che la madre dica alla protagonista "ricorda che io ci sarò sempre, anche se non riuscirai a vedermi, io sarò qui con te" suona un po' frase fatta. Un consiglio: prova a recitare ad alta voce i dialoghi subito dopo che li hai scritti e senti come ti suonano ;)
Per il resto, il racconto è piacevole, perfettibile dal punto di vista dello stile ma con una sua voce, e questo è un elemento da non sottovalutare. A rileggerci! :)

Il signor Colombo di Simone Cassia
Ciao Simone, anch'io la penso come Angelo, il tuo racconto non sembra proprio un racconto ma una riflessione sulla società odierna. Purtroppo nella tua storia sento l'autore che spiega e poco il narratore che mostra, forse con un piccolo sforzo in più il racconto sarebbe sembrato meno una riflessione generale e di più un racconto (ad esempio aggiungendo dettagli sulla vita del protagonista: invece dell'"vecchio amico che non se la prende" avresti potuto fare un nome o raccontare un piccolissimo aneddotto).
Con ciò, sono d'accordo con quello che scrivi, e mi è piaciuto il finale che a suo modo è una piccola sorpresa e riprende il tema del contest. A rileggerci :)

Grano nero Daniele Picciuti
Ciao Daniele! Racconto molto piacevole e in grado di suscitare una reale inquietudine, sembra quasi una vicenda alla Tim Burton. Mi piace molto il risvolto inaspettato della storia. Nella prima parte sembra quasi che tu fossi partito con un'altra idea per il finale (il ragazzo sembra spaventato dal buio dove immagina che ci sia chissà quali orrori nascosti, e poi ops, ci sono davvero e li ha fatti lui), ma questa chiusura comunque ci sta benissimo.
Stile chiaro e scorrevole, tema rispettato. Complimenti.

Il bambino con il ghiacciolo di Marco Roncaccia
Ciao Marco. Come è capitato altre volte, ho dovuto fare uno sforzo per andare avanti nella lettura, ma non capire male: il fatto è che i tuoi racconti mi colpiscono sempre allo stomaco come un pugno.
In questo tuo racconto, che ho trovato davvero bello e ben scritto, c'è un messaggio importante. E' un messaggio di libertà, di voglia di vivere, di essere dentro i limiti e fuori dai limiti, che è la cosa piu bella del mondo. Leggendolo ho pensato a quant'è triste un mondo che vuole ingabbiare l'amore in formule, in confezioni da supermercato con prezzi consigliati al pubblico. L'amore non è così. L'amore non chiede, non dice e non discrimina. L'amore non fa quel che gli si borbotta di fare.
Anch'io non conoscevo la canzone degli Smith e ti ringrazio per avermi fatto fare una piacevole scoperta :) Per me è davvero un ottimo racconto!

Gli inquilini del buio di Angelo Frascella
Ciao Angelo! Bel racconto, sicuramente (come hanno già notato altri) avrebbe reso meglio con un po' di caratteri in più a disposizione, ma nel complesso il risultato è ottimo. Mi piace l'atmosfera ansiogena che si crea e mi piace anche questo mondo sotteso che sfiora a malapena la superficie della narrazione. Stile scorrevole e accattivante e tema rispettato. Complimenti! :)

 

1.Il bambino con il ghiacciolo di Marco Roncaccia
2. Gli inquilini del buio di Angelo Frascella
3. Grano Nero di Daniele Picciuti
4. La lucina di Flavia Imperi
5. Chiamatemi Elvis di Fernando Nappo
6. Una sedia in mezzo ai fiori di Carolina Pelosi
7. Con i tuoi occhi di Alice Gibellini
8. Minugai di Raffaele Serafini
9. Risveglio di Eleonora Rossetti
10. Il Signor Colombo di Simone Cassia
11. Mia madre di Omaima Marfoq

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marco.roncaccia
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Messaggio#19 » mercoledì 24 giugno 2015, 10:30

Ecco la mia classifica e i miei commenti. Devo dire che stilare una classifica è sempre per me spiacevole perché porta ad attribuire una valore numerico a qualcosa che non può averlo e a alla forzatura di presumere che se il racconto si trova alla posizione 4 debba essere migliore o superiore a quello della posizione 5. Non credo ci siano racconti migliori o peggiori, c'è solo un grado di coinvolgimento che può crearsi tra lettore e testo oppure no. Come sempre ho faticato parecchio ad attribuire un numero alle vostre (nostre) fatiche di una sera-notte. E' sicuramente non originale ma, vi garantisco, non di circostanza, fare a tutti i miei complimenti. Brave e bravi!

 

 

Mia madre, di Omaima Marfoq

Ciao Omaima Marfoq,
Il tema del contest è centrato più volte, la collana che emette luce, la luce degli occhi di madre e figlia e la canzone degli Smiths tengono accesa la luce dell’amore per la madre ben oltre la morte di questa. Il racconto però risulta un po’ piatto. Ci metti di fronte a un incubo che ci fa rivivere la morte della madre in un incidente stradale (a cui peraltro la canzone degli Smiths fa riferimento) ma la tensione dal punto di vista del ritmo e dello stupore non sale mai. Le informazioni che fornisci sono troppe e spezzano il ritmo e i dialoghi non brillano per originalità. Una cosa che mi ha colpito è la presenza attiva della madre nel finale (se non ho capito male c’è il suo zampino ad accendere la radio). Fossi in te svilupperei maggiormente questa parte ed anche la trasmissione della luce attraverso gli occhi. Di solito non amo fare il grammatico e valuto soprattutto le idee e la loro resa però un maggiore controllo del testo non guasterebbe. A rileggerti.

 

 

Una sedia in mezzo ai fiori – Carolina Pelosi
Ciao Carolina,
rispetto al tema, per come ho letto il tuo racconto, direi che ci siamo. La luce che non si spegne è il legame tra la protagonista e la sua amica. La distanza (la protagonista è appena tornata) e l’assenza di comunicazione (la protagonista non invia più lettere forse per la paura che ingenera in lei la pazzia) non riescono a spegnere l’affetto, alimentato dai ricordi che ci fai visualizzare come frammenti. Il testo è ben scritto (ma questa, visto che ti leggo da un po’ non è una novità) e, in tremila caratteri riesci attraverso dei frammenti a calare il lettore perfettamente lo stato d’animo della protagonista. Però manca qualcosa. L’errore che fai, a mio avviso è di omissione. Di una scena in cui succeda qualcosa di fortemente coinvolgente. La pazzia dell’amica ad esempio è un elemento forte che avresti potuto sfruttare meglio, o anche la morte della madre che invece liquidi abbastanza velocemente.

 

 

Il Signor Colombo di Simone Cassia
Ciao Simone,
rispetto al tema, che inserisci per esteso alla fine del racconto, direi che ci siamo. Il racconto tocca un tema importante e l’anonimato di chi ci è vicino è reso benissimo con quel “Colombo o Columbo non ricordo bene”. Trovo però le riflessioni del protagonista preponderanti rispetto agli avvenimenti. Il protagonista ci dice parecchie cose ma ce ne mostra poche. Tanto che secondo me la considerazione sulla luce che ha dentro l’umanità rovina un po’ l’effetto della frase finale che, invece, posta in bocca al figlio, in relazione alla scoperta indiretta della fine dell’anziano, la trovo originale.

 

 

Dalla terra al cielo, di Linda De Santi
Ciao Linda,
Il tuo racconto mi riporta a una delle mie serie preferite: leftlovers. Riesci a creare lo stesso alone di mistero intorno alla scomparsa di Zoe. Sono d’accordo con te sulle spiegazioni che hai deciso di non dare. Il racconto è coerente lo stesso e comunque ci sono tutte le coordinate necessarie a capire cosa succede. Rimane il dubbio sulla questione delle luci non viste da Luca. Nel complesso una buona prova. La scena finale mi ha ricordato il film Melancholia di Lars Von Trier

 

 

Grano nero, di Daniele Picciuti
Ciao Daniele,
Il racconto scorre benissimo, anche se l’esito finale non mi ha sorpreso. C’è solo un motivo per cui un minore possa rimanere da solo a badare ai campi senza l’intervento di assistenti sociali, polizia e tutto il resto, in Italia, e cioè che l’assassino sia lui e l’omicidio non sia stato scoperto. Mi è sembrato poi che la spiegazione sui fuochi fatui sia oltre la portata del ragazzo psicologicamente disturbato. La luce del fuoco fatuo è destinata a spegnersi prima o poi mentre quella del tema no. Insomma ti ho fatto un po’ le pulci ma la prova la trovo ottima. complimenti.

 

 

Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella
Ciao Angelo,
Vedo che sei passato dal lato oscuro della forza! Il racconto, come ti hanno fatto notare altri, ha delle zone d'ombra (scusami .... Non ho resistito). Nel senso che non credo di essere arrivato a una comprensione esaustiva di ciò che avviene e soprattutto delle regole che governano il mondo che ci proponi. Però devo dire che l'idea la trovo affascinante e la tua scrittura mi ha tenuto incollato al testo anche se sono rimasto con domande irrisolte. Forse hai immesso troppi personaggi e nomi che sommati all'ambientazione fuori dal comune alla fine lasciano un po' interdetti. Insomma sono sicuro che con un maggiore respiro (3000 battute per la storia che vuoi raccontare mi sembrano poche) il tutto sarebbe più armonico e lineare.

 

Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini

Ciao Alice,
Il tuo racconto mi è piaciuto soprattutto per come articoli il rapporto tra madre e figlia, seguendo il punto di vista della figlia. In particolare mi è piaciuto come hai reso il senso di inadeguatezza della figlia (il pezzo del puzzle sbagliato). Il tema mi sembra centrato in maniera paradossale (la cecità permette alla mamma di vedere la luce). Trovo anch'io un limite nelle informazioni che fornisci al lettore. Il finale conciliante ci può anche stare, anche se forse avresti dovuto articolare meglio il punto in cui la madre apre gli occhi. In ogni caso una buona prova.

 

 

Minugai, di Raffaele Serafini
Ciao Raffaele,

anche io sono ignorante in fatto di inugai e forse questa ignoranza andrebbe presunta nel lettore. Ancora adesso non ho ben capito il rapporto tra la testa del cane morto nel capanno e il cane vivo. Sono sicuro che qualsiasi giapponese o amante del Giappone saprebbe rispondere, ma qui siamo in Italia e forse dovresti considerare che a MC approcciano autori diversi per formazione e interessi. A parte questo fatto il racconto è accattivante, ben scritto e la divisione in due parti convincente, il paradosso spazio temporale architettato dal demone ben congeniato. I miei complimenti.

 

 

La lucina – Flavia Imperi
Ciao Flavia,
io apprezzo sempre chi rinuncia a una parte dei caratteri a disposizione. Lo trovo coraggioso. Tu riesci a costruire un racconto solo con i dialoghi e la cosa regge veramente bene, il racconto è abbastanza comprensibile (tranne all’inizio l’inserimento della mamma) e la storia divertente. Una sola cosa non mi convince: quello SLAM. Non siamo in un fumetto e lo Slam lo trovo una caduta di stile. Avresti potuto risolvere il tutto usando una riga con tre punti sospensivi ogni volta che cambia attore (da padre a madre e da madre a padre). Comunque una buona prova.

 

 

Chiamatemi Elvis di Fernando Nappo
Ciao Fernando,
mi piace il tuo personaggio, la sua malinconia, il suo essere in declino e anche, tutto sommato, la pacata accettazione della sua condizione. Un ottimo personaggio che però esce, alla fine del racconto immutato rispetto a come ce lo hai presentato all’inizio. E’ vero che nel frattempo ci ha raccontato di se stesso tutto il possibile, vista la brevità, ma per come la vedo io un racconto dovrebbe avere uno sviluppo, ci dovrebbe essere un cambiamento causato degli eventi. Quando frequentavo un laboratorio di scrittura, mi dicevano che il racconto è giustificato dall’essere il giorno più importante nella vita del protagonista. In caso di racconto molto breve dovrebbe addirittura descrivere il momento e non il giorno più importante. Secondo questa ottica al tuo bellissimo personaggio mi sembra che manchi qualcosa.

 

 

Risveglio di Eleonora Rossetti
Ciao Eleonora,
del tuo racconto mi piace soprattutto il montaggio. E’ ben scritto, come del resto mi aspetto da te. Però trovo che la luce in fondo al tunnel di quello che si risveglia dopo essere andato in coma sia un tema un po’ abusato e sicuramente poco originale, nel finale poi, secondo me, il cliché prende il sopravvento e ti fa perdere lo smalto che aveva invece la prima parte con la presentazione incrociata delle due voci. E’ un racconto, a mio avviso, parecchio al di sotto del tuo potenziale.

1 Grano nero, di Daniele Picciuti
2 Minugai, di Raffaele Serafini
3 La lucina – Flavia Imperi
4 Una sedia in mezzo ai fiori – Carolina Pelosi
5 Dalla terra al cielo, di Linda De Santi
6 Chiamatemi Elvis di Fernando Nappo
7 Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini
8 Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella
9 Risveglio Eleonora Rossetti
10 Il Signor Colombo di Simone Cassia
11 Mia madre, di Omaima Marfoq

Omaima Arwen
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Messaggio#20 » venerdì 26 giugno 2015, 16:54

Una sedia in mezzo ai fiori – Carolina Pelosi
Ciao Carolina,
Hai creato un racconto davvero emozionante! Bella l'idea della luce, sotto forma di ricordo della persona che la protagonista ha perduto.
Sei riuscita a scrivere usando descrizioni complete. Inoltre possiedi uno stile di scrittura molto bello e toccante.
Mi è piaciuta soprattutto la parte iniziale, molto bella =)

Il Signor Colombo di Simone Cassia
Il tema è incentrato pienamente. Il racconto è risultato ben scritto, originale e la luce intesa come umanità nelle persone è un tema davvero importante. Anche secondo me sarebbe risultato più convincente se alcune parti, anziché spiegate, fossero state mostrate attraverso le azioni, comunque risulta avvincente ugualmente. In generale mi è piaciuto!

Dalla terra al cielo- Linda De Santi
il tema è incentrato. E’ scritto bene, i dialoghi sono credibili e hai un bel stile di scrittura. Però secondo me manca qualcosa nella storia.
Non riesco inoltre a capire perché, nel tuo racconto, il padre non avesse visto né fatto caso alle luci in cielo in precedenza.
Comunque tutto sommato bello =)

Grano nero- Daniele Picciuti
Ciao Daniele, hai scritto un racconto alquanto inquietante!!
Il tema è centrato pienamente, hai sicuramente uno stile di scrittura molto avanzato che riesce a stimolare il lettore ad andare avanti nella lettura.
Sono un' amante di questi generi di racconti. Mi è piaciuto moltissimo, è stata una lettura piacevole. Complimenti!!!

Gli inquilini del buio - Angelo Frascella
Ciao Angelo,
il tuo racconto mi ha attratta molto! Hai uno stile di scrittura davvero accattivante e scorrevole. Possiedi inoltre grande fantasia.
Ci sono molti punti, però che avrebbero bisogno di qualche approfondimento. Sono sicura che se i caratteri concessi sarebbero stati di più, saresti riuscito a scrivere un capolavoro!

Con i tuoi occhi - di Alice Gibellini
Ciao Alice! Il tuo racconto si attiene al tema prestabilito. Ho apprezzato l'idea dello sviluppo dell'ambientazione e dei personaggi, che trasmettono un quadro piuttosto definito della situazione. Il testo è scritto con accuratezza e il risultato è abbastanza convincente.L'impressione di forza che scaturisce la figlia, prendendosi cura della madre e non cedendo è davvero interessante.

Minugai - Raffaele Serafini
Il tema è abbastanza centrato, è molto bella e interessante l'idea della luce inquietante nel capanno, anche se mi sarei concentrata un po' di più sulla luce, comunque hai di sicuro uno stile di scrittura molto elevato, belle soprattutto le descrizioni, il racconto trascina il lettore direttamente dentro la storia e questa è una cosa davvero importante!

La lucina – Flavia Imperi
Ciao Flavia!
Hai scritto un racconto davvero carino!! Scrivere usando solo dialoghi poi è davvero un'impresa! Sei riuscita a rendere il tuo racconto estremamente chiaro e comprensibile, ben strutturato e con dialoghi credibili. Molto bella l'idea della presenza del padre, mi è piaciuta molto! Bella anche la parte finale.

Il bambino con il ghiacciolo, di Marco Roncaccia
Bellissimo! E' il racconto più attinente al tema, a mio avviso. Ti sei fatto trascinare dalla meravigliosa canzone di Morrissey e il risultato è risultato ottimo e avvincente! Sei riuscito a scrivere un racconto davvero bello e scorrevole. Forse a volte però assumi una scrittura un po' troppo volgare.
Mi è piaciuta soprattutto la parte finale =) . Complimenti!

Risveglio, di Eleonora Rossetti
Ciao Eleonora! Il tema è rispettato, la luce alla quale riesce ad avvicinarsi, nonostante sembri così distante, l'amore di una donna, di una moglie che proprio nei momenti di vera necessità non si spegne mai, è a mio avviso il fulcro del tuo racconto; ma il registro di stile non è sempre coerente, per esempio all'inizio.

Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo
Ciao Fernando! Il tema è espresso in modo piuttosto originale, la luce che si accende su un palco illuminandoti, ma in primo piano la luce di Elvis Presley, leggendario e memorabile, il re del rock'n'roll. Hai scritto con uno stile semplice e abbastanza scorrevole, forse qualche ripetizione riguardante l'età, che comunque suggeriscono in modo chiaro la situazione del protagonista, però manca ancora qualcosa…



1.Il bambino con il ghiacciolo, di Marco Roncaccia
2.La lucina – Flavia Imperi
3.Gli inquilini del buio - Angelo Frascella
4.Con i tuoi occhi - di Alice Gibellini
5.Risveglio, di Eleonora Rossetti
6.Minugai - Raffaele Serafini
7. Grano nero- Daniele Picciuti
8.Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo
9.Dalla terra al cielo- Linda De Santi
10.Una sedia in mezzo ai fiori – Carolina Pelosi
11.Il Signor Colombo - Simone Cassia

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antico
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Messaggio#21 » sabato 27 giugno 2015, 18:30

Ecco la mia classifica. Avrete quella generale del gruppo con i quattro qualificati per la fase finale e gli altri eventuali ammessi direttamente al sito entro lunedì. Complimenti a tutti!
 
1) Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo
La luce che non si spegne mai è quella dentro ognuno di noi, quella che ci porta a essere quello che siamo, quella che ci infonde la vita e ci dona noi stessi. Molto bello il relazionarsi al mondo del tuo protagonista, il riuscire a valutare oggettivamente le prestazioni altrui accettando di non poter vincere perché non è quello il punto, la vittoria sta nel non rinnegarsi. Bellissimo il personaggio della moglie che appare giusto il tempo per far comprendere al lettore il rispetto fra i due, la necessità di capirsi per vivere meglio. Non c'è bisogno di contrasto esplicito, qui è implicito nelle decisioni di ogni giorno, quelle decisioni che ti portano a lottare per essere quello che sei. Un pollice SU per me, complimenti.
2) La lucina, di Flavia Imperi
Benvenuta a Minuti Contati! Un racconto molto delicato che procede per lievi pennellate date attraverso le semplici linee di dialogo, tutte molto incisive. Ricostruisci la situazione senza il bisogno di descriverle e quello che ne ricava il lettore è un quadro che dalla somma di sensazioni ricrea un'immagine ben definita. Da rivedere la soluzione della doppia battuta in sequenza del padre, interrompe la lettura creando stasi e necessità di rilettura, cosa che nell'impianto da te ricreato non è ammissibile. Pollice SU per me.
3) Risveglio, di Eleonora Rossetti
Un racconto d'"impatto". Molto bello il montaggio, efficace la tecnica utilizzata. Il contrasto tra tenebra e luce risulta efficace. Non si può parlare di tensione, ma riesci a tenere avvinghiato il lettore fino alla fine, anche quando si capisce cosa stia succedendo, anche quando tutto è chiaro nonostante la luce ancora lontana. Eppure regge perché non era la sorpresa finale il focus, ma la costruzione. Per me pollice SU.
4) Il signor Colombo, di Simone Cassia
Benvenuto a Minuti Contati! Il finale è splendido. L'idea che la morte dell'anziano sia stata scoperta grazie alla curiosità e capacità di notare i particolari di un bambino chiude il cerchio alla perfezione. Peccato per la parte centrale eccessiva nel suo essere riflessione sui mali del presente. Non dico che i concetti espressi siano sbagliati, ma sono troppo ESPRESSI. La situazione è tale da permettere dei dialoghi con i curiosi accorsi sulla scena, penso dovresti sfruttarla. Il protagonista può ascoltare e anche, all'occorrenza, interagire e potresti fare uscire gli stessi concetti, ma in modo meno pesante e forzato. Altra cosa che modificherei, il fatto di lasciare il bimbo dall'altra parte della strada: al giorno d'oggi non credo che qualcuno mollerebbe un bimbetto anche solo per un istante, glielo farei portare dietro. Al laboratorio hai la possibilità di ripostare il racconto modificato e pure 2000 caratteri in più, ti aspetto. Il mio giudizio è un pollice che vorrebbe tanto essere su perché quella chiusa è fra le migliori che mi sia capitato di leggere in un racconto breve, ma che si deve attestare più sul NI (tendente all'alto) a causa della parte centrale decisamente incriccata.
5) Una sedia in mezzo ai fiori, di Carolina Pelosi
Un racconto di sensazioni, la perdita del passato nonostante la vicinanza con gli spazi e le cose che ne facevano parte e che avevano contribuito a caratterizzarlo. La prima parte è perfetta e riesce a coinvolgere. Vai un poco in loop nella seconda, soprattutto quando ti ostini per tre volte sul "lontano più". In quel punto rallenti terribilmente e allontani il lettore, cosa da non fare in un testo tutto giocato sulla non azione, ma sul pensiero. La mia idea è dunque che non serva aggiungere elementi, ma semmai asciugare e rendere più incisivo. Pollice NI tendente verso l'alto e, nel caso tu non riesca a qualificarti per la finale, ti attendo nel laboratorio (guarda che ci tengo).
6) Grano nero, di Daniele Picciuti
Bentornato a Minuti Contati! Sicuramente c'è grande tecnica e capacità narrativa, traspare evidente. Non trovo convincente però la figura del ragazzo. C'è davvero troppo poco di dissonante nella prima parte, non semini adeguatamente la sua follia e la frase del nonno di ritorno dalla perlustrazione del pozzo non è sufficiente a delineare i rapporti fra i due. Il tema è preso, anche se non si può parlare di luce che non si spegne mai in termine assoluto, ma relativo. Pollice NI, anche se virato verso l'alto, per il mancato raccordo che ho riscontrato con la follia del protagonista.
7) Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini
Benvenuta a Minuti Contati! Un racconto molto "sentito". Il tema è utilizzato bene, la lettura piacevole e il rapporto tra madre e figlia ben delineato anche se nella sua risoluzione può apparire troppo forzato, evidentemente limitato dai caratteri a disposizione. Forse c'è troppo tell qui, poco show... Credo che proprio partendo da questa considerazione potresti migliorare parecchio il testo utilizzando qualche caratteri in più e pertanto ti attendo nel mio Laboratorio. Il mio giudizio è un pollice NI che tende verso l'alto.
8) Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella
Racconto molto affascinante, ma minato dal troppo non detto. Sembra uno studio preliminare per qualcosa che verrà e in questo devo dire che ha superato in pieno l'esame. Dovendolo valutare all'interno di questa cornice (contest e tema relativo) non posso non fare notare la sua sostanziale incompletezza, nel senso che nulla si sa di quanto è accaduto e poco del perché. Il resto funziona tutto alla meraviglia e anche la breve gita nelle ombre del protagonista è foriera di (poche) risposte e (tante) nuove domande, tutti gli ingredienti per un romanzo di successo insomma. Pollice NI per tutto ciò che rimane in ombra, ma lievemente puntato verso l'alto per tutto ciò che fa (ben) sperare. In caso di tuo mancato passaggio del turno ti attendo nel laboratorio, ritengo che 2000 caratteri in più dovrebbero essere più che sufficienti per dargli un senso di maggior compiutezza limitatamente alla sua forma racconto.
9) Il bambino con il ghiacciolo, di Marco Roncaccia
Racconto di difficile valutazione. A non conoscerlo a priori, mi sarebbe stato impossibile individuare il tema dell'edizione. Ciò non vuol dire che non sia presente e di certo va considerata l'intenzione di prendere spunto da una canzone (visto che la stessa Baraldi non ha nascosto di aver scelto il tema pensando proprio alla musica). La luce che non si spegne mai potrebbe essere l'amore, ma a parte il fatto che i due protagonisti sono entrambi omosessuali non vedo fra i due chissà quale scintilla. Anche l'arrivo degli incappucciati non mi ha fatto impazzire, mi sembra forzato, come il loro baciarsi in mezzo alla strada. Non dico che questi elementi non vadano bene, ma semmai andrebbero inseriti in un contesto che vede i due protagonisti ergersi contro il sistema operandosi in atteggiamenti che possano infastidirlo volutamente e pertanto provochino infine una reazione. Non ho apprezzato per nulla il secondo paragrafo, subito successivo al focus sul bambino con il ghiacciolo: “Io sono come quel ghiacciolo che non vale un cazzo e Gino è il mio bambino.
Mi succhia come se fossi unico, qualcuno davvero importante, come se per lui contassi solo io" Io sono come quel ghiacciolo che non vale un CAZZO (che, visto il tema trattato non sembra essere termine usato per caso). Gino è il mio bambino... Brutta immagine, davvero. Mi succhia come se fossi unico... immagine pessima... Quando si parla di amore etero non si punta sul leccarsi a vicenda, inoltre qui ne parli associando il tutto all'immagine di un bambino. Non è voluto, è chiaro, ma l'effetto è quello e non va bene.
Per quanto detto, il mio giudizio si attesta su un pollice NI. Il racconto va sistemato nelle sue parti equivoche, assolutamente.
10) Minugai, di Raffaele Serafini
Bentornato a Minuti Contati! Due difetti principali: 1) il racconto richiede una connessione a internet o l'accesso a una biblioteca per fornita per essere compreso e 2) il tema della luce sempre accesa appare infilato a forza, non si riesce a capire il motivo debba rimanere sempre tale. Per il resto, buono il ritmo, ottima la forma, intrigante il contenuto. Pollice NI per me, sarebbe il caso di inserirci qualche informazione di più sull'inugami e fare luce "sulla luce".
11) Dalla Terra al cielo, di Linda De Santi
I primi due terzi del racconto sono ben narrati, anche se su Luca/Andrea subito all'inizio si fatica a capire chi sia il padre e chi il figlio, ma la chiusa non mi convince. Il fatto che il padre non si sia accorto di niente dovrebbe essere argomentato attraverso uno studio più preciso della sua personalità, il suo concentrarsi sulle difficoltà della vita escludendo tutto ciò che esula. Il finale con le luci che vanno su e giù non è chiaro, non si comprende che siano le navi che fanno la spola per scegliere gli eletti. La questione "distruzione della Terra" mi sembra inserita un po' a forza e fare perno, per essere compresa, sul fatto di essere talmente standard da essere conosciuta da tutti. Già un paio di mesi fa scrivesti un racconto che in prima battuta mi lasciò dei dubbi, ma che in seconda (nel laboratorio) me li sciolse completamente, quindi t'invito a rivederlo e a ripresentarlo proprio nel lab. Per il momento il pollice è NI e pure un pelo verso il basso.
12) Mia madre, di Omaima Marfoq
Benvenuta a Minuti Contati! Hai deciso di raccontare una perdita e di farlo attraverso il senso di vuoto che lascia. L'evento è descritto sotto forma di sogno ricorrente (cosa che permette di accettare alcune ingenuità di fondo tipo il guidatore ubriaco che scende e chiede scusa in modo un pelo artificiale con conseguente risposta poco "vissuta" da parte della protagonista) per tornare poi allo stato di veglia e a una sorta di piccolo miracolo nel momento in cui la collana s'illumina. Manca qualcosa e nello specifico, ma dipende da dove vuoi portare il racconto, una magiore empatia con la madre o con la protagonista. Mi spiego: se decidi di lavorare sul rapporto madre e figlia servono più elementi per rendercelo vivo. Se invece preferisci spingere sul senso di mancanza e su quello che è venuto a mancare a questa ragazza devi dedicarle più attenzione. Se vorrai, potremo riprendere il discorso nel laboratorio. Allo stato attuale il mio giudizio non è proprio da pollice giù, ma quasi. A presto!

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