La risposta che non ti ho dato

Appuntamento per lunedì 15 ottobre dalle 21.00 all'una con il tema della guest star ENRICO PANDIANI!
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Massimo Tivoli
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La risposta che non ti ho dato

Messaggio#1 » lunedì 15 ottobre 2018, 23:13

La risposta che non ti ho dato
(di Massimo Tivoli)

I miei compagni lo hanno fiutato.
«Perché?» mi chiede Lucas.
Cosa posso rispondere? Che due mesi fa non me ne ha dato il tempo? Che se non fossi fuggito mi avrebbe ucciso? È allora che ho capito che poteva funzionare.
«Perché non sono come voi?»
Non chiedermelo, ci sono loro. Le lingue ruminano contro il palato. La saliva riempie le bocche fino a sciabordare infrangendosi sul terreno, alimenta lo strato di guazza in cui le mani e i piedi annegano.
Il lezzo punge le narici e sale fino al cervello. Basterebbe respirare per subire il contagio. E invece Lucas è uno dei pochi immuni. Dicono che l’immunità sia genetica.
«Aiutami. Sono sempre tuo figlio.»
Zitto. Sta’ zitto. La testa mi scoppia, sto impazzendo. E poi morremmo entrambi.
Il petto palpita, sempre più irregolare e frenetico. Sembra che Lucas sia sul punto di esplodere. La guazza scurisce alla stessa velocità con cui la vita gli scivola via dal collo.
Si avvicinano. Procedono sul dorso delle mani e sulla punta dei piedi.
La donna si distingue per i pochi sbuffi di capello appiccicati alla fronte, pendenti sugli occhi, saldati alla pelle dallo strato di bava che le unge il corpo. E dai seni aridi che penzolano. Una pustola esplode sul tricipite contratto. Il pus cola dalla lesione e ravviva lo scudo traslucido sulla pelle. Impugna il coltello. È lei quella brava a macellare.
L’uomo viene colto da spasmi. Sente l’odore della morte che si acuisce.
Lucas, il mio Lucas.
Aprono e chiudono la bocca, in un moto continuo e insensato. Ogni volta mostrano una muraglia di lame scomposte, il cui smalto varia dal giallo al grigio, passando per il marrone. Si stanno pisciando sui piedi per l’eccitazione.
Un virus. Solo questo. E non hanno più niente di umano, eccetto cacare e pisciare.
E la fame. Di carne. Immune.
«Pa… pà.»
Si contendono il braccio. Agitano le teste ringhiando. I muscoli del collo contratti. Tirano a scatti. Lei ancorata con le zanne conficcate nella spalla, lui nella mano.
La donna ha avuto la meglio.
I due abomini se ne stanno ricurvi col pasto tra le gambe. Una cacofonia di ringhi e grugniti. Lo schiocco delle ganasce che frantumano ossa e cartilagini rimbomba all’interno del seminterrato.
Le mascelle mi fanno male. A me è toccato il cuore. Deglutisco a fatica. Trattengo il pianto che mi sale dallo stomaco, e il vomito. Cerco di andare più veloce. Ingoio pezzi interi. Devo apparirgli malato, contagiato.
È l’unico modo.
Osservo il sangue che mi scivola lungo gli avambracci, in rivoli che si diramano lungo gli avvallamenti formati dalle vene in rilievo.
Sangue del mio sangue.
Scruto il mio corpo, chiazze di pelle secca. Il cuore batte fino a rimbombarmi nelle orecchie.
Li fisso. Non si sono accorti di niente, così intenti a ingozzarsi. Porci che immergono il muso nel trogolo.
Il cuore riprende a battere regolare. E penso.
Penso che stanotte dovrò fare un altro bagno nella guazza.
Che devo dimagrire ancora.
Procurarmi altre lesioni.
Strapparmi via altri capelli.
Penso alla risposta che non ti ho dato, Lucas.



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antico
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#2 » lunedì 15 ottobre 2018, 23:20

Ciao Massimo! Tutto ok con i parametri anche per te! Buona Arona Edition!

alexandra.fischer
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#3 » martedì 16 ottobre 2018, 20:15

LA RISPOSTA CHE NON TI HO DATO di Massimo Tivoli Storia inquietante, la tua. Il Doppelgänger, qui, è Lucas, il figlio del protagonista finito suo malgrado in un universo distopico nel quale l’umanità è ridotta al cannibalismo. La domanda del giovane al padre era: perché non siamo come loro? Ecco un elemento ulteriore che rende la storia ancora più perturbante. Molto buona la resa dell’atmosfera e dei personaggi (vedi la donna con la lesione).

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Massimo Tivoli
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#4 » martedì 16 ottobre 2018, 21:31

Ciao Alexandra, grazie del commento. Sono contento che atmosfera e personaggi fossero buoni. Purtroppo il doppio non è Lucas :-) So già che il racconto potrebbe non essere di immediata comprensione, dovuto al fatto che forse ho considerato un’interpretazione del tema un po’ “differente”. Che poi, differente neanche tanto se uno pensa che per es. Jekyll e Hide sono la stessa persona... Per ora non dico altro. Vediamo cosa diranno i minuticontatisti nei prossimi commenti ;-)
P.S.:
La domanda di Lucas al padre è: «Perché non sono come voi?»
Forse, l’averla letta come scrivi nel tuo commento ti ha portato fuori strada.

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Emiliano Maramonte
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#5 » mercoledì 17 ottobre 2018, 15:27

Ciao Massimo,
non ho resistito e ho letto il tuo racconto. Ebbene, sono ammirato. Di edizione in edizione la tua prosa diventa sempre più potente, evocativa, visionaria. Ho notato che ormai prediligi questi scenari apocalittici e degradati, abbruttiti dai peggiori orrori umani. E a me piacciono, essendo io appassionato perso di horror di qualsiasi tipo.
La storia è terrificante, e in un primo momento credevo fossi completamente fuori uscito dal tema, poi c'ho riflettuto... e credo d'aver capito dove lo hai nascosto... Il padre che mangia una parte del figlio e piange mi ha fatto intuire che è lacerato da una duplicità: è un contagiato e quindi è spinto da impulsi animali a fare come fanno gli altri come lui, ma è pur sempre un padre (è ancora un po' umano...) e vorrebbe proteggere il figlio, quindi ecco perché non ha potuto rispondere alla fatidica domanda. A dire il vero, siamo un po' al limite; il doppelganger qui è assai figurato: è racchiuso nel padre stesso che lotta contro la sua mostruosità sforzandosi di restare umano, ma evidentemente non ci riesce.
In questo racconto, però, diversamente da quello della Hot Short Edition (L'unica superstite), mi ha un po' disorientato il dico-non dico, che nell'altro racconto era perfettamente funzionale alla trama, mentre qui, ha lasciato in sospeso qualche informazione essenziale di troppo. Su questa linea di ragionamento si colloca il finale che mi ha lasciato un pelino interdetto.
Intendiamoci: il racconto è un gran racconto e meriterebbe una dimensione più ampia, anche se tenterei di di mondarlo da riferimenti troppo già visti e troppo già sentiti (similzombie che si aggirano in un mondo devastato alla ricerca di carne fresca, un contagio mondiale, gli immuni, e così via), però ciò che mi ha davvero catturato, mettendo in secondo piano alcuni difetti è stata la narrazione, perfetta e potente.
In bocca al lupo!!!

Emiliano.

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Massimo Tivoli
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#6 » mercoledì 17 ottobre 2018, 15:37

Ciao Emiliano. Grazie del commento e per aver, in parte, apprezzato. Purtroppo, capisco che non sono riuscito a farmi capire del tutto anche a questo giro.
Fornisco una spiegazione, nel caso tu possa essere interessato: Il padre non è contagiato, è anche lui immune ("dicono che l'immunità sia genetica"). Il padre, per istinto di sopravvivenza, fa di tutto per dimagrire/deperire giorno dopo giorno, si strappa i capelli, si bagna nella guazza, si auto-infligge lesioni (vedi finale), per emulare i mostri in modo da essere considerato un mostro anche se non lo è. Nell'incipit ho tentato di far capire che il padre era diventato così bravo a emulare i mostri che anche il figlio, in passato, ha creduto che fosse un mostro ("Che due mesi fa non me ne ha dato il tempo? Che se non fossi fuggito mi avrebbe ucciso? È allora che ho capito che poteva funzionare."). Per farla breve, ho immaginato quest'uomo immerso in questo contesto apocalittico-malefico che modifica il suo aspetto per confondersi con i mostri e all'inizio lo fa solo per istinto di sopravvivenza. Ma vivendo in simbiosi con i mostri, il panico, la paura di essere scoperto, il terrore della situazione vissuta, alla fine, lo porta a impazzire e a diventare un mostro lui stesso (sacrifica e mangia il figlio pur di non farsi scoprire) sebbene un mostro, nel senso di contagiato, non lo sia. Il doppio sta in questa trasformazione (tipo Jekyll vs Hide) che l'uomo subisce per mano della pazzia indotta dal terrore e dall'ambiente in cui vive. Concettualmente, è un po' come l'hai vista tu, ma all'inverso... si sente un padre ma prevale la pazzia ormai, e non risponde al figlio per non farsi scoprire, per continuare a fingere di essere un contagiato.

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Marco Travaglini
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#7 » mercoledì 17 ottobre 2018, 16:05

Ciao Massimo,
ho letto il tuo racconto incuriosito dalla risposta che avevi dato ad Alexandra. Alla prima lettura non riuscivo a cogliere, ma alla seconda ho capito. Ora ho letto anche il tuo commento e devo dire che sono in linea con quello che dici. La chiave credo che sia proprio in quelle frasi che hai inserito per chiarire:
Cosa posso rispondere? Che due mesi fa non me ne ha dato il tempo? Che se non fossi fuggito mi avrebbe ucciso? È allora che ho capito che poteva funzionare.

Quando la leggiamo la prima volta non riusciamo a capire che sono i pensieri del padre che non può parlare, anche se già un minimo di dubbio ci viene nel pensiero successivo, quando dice di non chiederglielo adesso.
Poi c'è la descrizione degli altri e solo dopo metà racconto diventa chiaro che il padre si sta mimetizzando per sopravvivere. Ecco, senza questa informazione, i pensieri sopra non riusciamo nemmeno a inquadrarli perché il padre non sappiamo in effetti manco dove o cosa sia. Certo, una volta capito questo, il racconto si mostra in tutta la sua bellezza, ma il rimanere con quelle frasi appese all'inizio è un'arma a doppio taglio. Forse qualche indizio un pochino più esplicito quantomeno su dove si trovi il padre, sul fatto che sia un'entità fisica presente nella stanza, aiuterebbe.
Però bello, davvero, e io non sono amante del genere.

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Emiliano Maramonte
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#8 » mercoledì 17 ottobre 2018, 16:24

Grazie della spiegazione, Massimo!
Adesso è tutto più chiaro, però permettimi di dire che tutta questa massa di informazioni era ed è nella tua testa e non era affatto facile riversarla in un racconto di 3000 caratteri, tanto più che hai immaginato un mondo narrativo assai ampio e articolato.
Secondo me, come ha detto anche Marco, occorreva disseminare anche solo uno o due indizi che indirizzassero il lettore sulla strada giusta, quanto meno per indovinare la dualità dal lato giusto (io, per esempio, ho sbagliato lato, ma ho intuito il concetto di fondo). Ovviamente non è una colpa non aver saputo trasmettere tutti gli elementi di una storia che si ha in mente. Ci sono centinaia di storie, film, romanzi che sono costruiti in questa maniera, eppure sono assai apprezzati.
Non per essere noioso, ma il tuo racconto si fa apprezzare per ottime doti narrative e per un'impronta forte e visionaria alla trama (come ormai ci hai abituato nelle ultime edizioni), quindi, mi sentirei di dire che ci sono più punti di forza che difetti... ;-)

Emiliano.

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Massimo Tivoli
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#9 » mercoledì 17 ottobre 2018, 16:34

Grazie Marco. Concordo pienamente che avrei dovuto aggiungere indizi all’inizio sul padre. Avrebbe migliorato di molto la comprensione. Grazie.

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Massimo Tivoli
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#10 » mercoledì 17 ottobre 2018, 16:46

Sì, Emiliano. Purtroppo ho questo difetto di non saper colmare il gap tra quello che ho in testa e quello che dico al lettore. Tutti i miei racconti su MC hanno sempre sofferto di questo. Quindi è un aspetto su cui devo lavorare per il futuro. Vi ringrazio per i commenti sempre molto utili.

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patty.barale
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#11 » lunedì 22 ottobre 2018, 21:49

Come avrebbe detto il Genio di Aladdin: “Fenomenali poteri cosmici, in un minuscolo spazio vitale”.
È esattamente questo che mi è venuto in mente leggendo il tuo racconto: c’è tanto, in linea di massima c’è tutto, ma c’è anche troppo, un eccesso di elementi solo accennati che rischia di confondere il lettore. Ammetto di aver faticato a capire la natura del padre: è vero, lo dai a intendere all’inizio, ma sono riuscita a coglierlo solo dopo aver letto le tue risposte ai commenti e non credo che questo sia un bene.
Hai una scrittura potente e visionaria che, a mio modesto parere, fatica veramente tanto a stare compressa in uno spazio così limitato.
A rileggerti

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Massimo Tivoli
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#12 » martedì 23 ottobre 2018, 9:28

Grazie Patty per la lettura e il commento. Concordo. Nel futuro cercherò di lavorare maggiormente sulla comprensione verso il lettore, aspetto che purtroppo ancora non riesco a governare.

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Andrea Partiti
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#13 » martedì 23 ottobre 2018, 10:58

Visto che si sta parlando di comprensione e di far arrivare rapidamente una situazione complessa al lettore, dico anche io la mia.
Leggendo ho interpretato il racconto esattamente nel modo che spieghi, il padre che cerca di mimetizzarsi, la scelta di doversi nutrire del figlio (non infetto, perché ci dici chiaramente che l'immunità è genetica), l'essere giustamente lacerato da questa decisione che finisce quasi per dissociarlo completamente dalla sua identità umana.
Gli elementi ci sono tutti e ben disposti e non credo ci sia da aggiungere molto al racconto da questo punto di vista.
E' in tema? Forse non completamente, ma si perdona.
Credo che ogni racconto richieda un livello di concentrazione e attenzione diversa, ma che iniziando a leggere a volte non sappiamo qual è questo livello. Leggendo tanti racconti di uno stesso autore sappiamo cosa aspettarci, mettiamo la marcia giusta e già sappiamo se essere pronti a pesare ogni parola o se saltellare sul testo con leggerezza. Entrambi gli estremi di stile sono buoni e accettabili, e ogni lettore è naturalmente più propenso ad apprezzare uno dei due estremi. Io, confesso, amo i racconti leggeri che si leggono a bassa attenzione, ma se mi dai qualcosa all'inizio per agganciarmi e incuriosirmi, come fai con quelle tre frasi di incipit dall'aria sconnessa e che non riesco naturalmente a mettere insieme, sono più che disposto a collaborare e iniziare a ricomporre il puzzle.
L'ambientazione quasi stereotipata, della pandemia, gli infetti e gli immuni, la trovo necessaria per creare una storia complessa con personaggi elaborati come questa. Non c'è fisicamente spazio per un'ambientazione innovativa ed è necessario andare a pescare in un immaginario che il lettore ha già. Citi tre dettagli della nostra apocalisse zombie di fiducia e noi già sappiamo tutto, sappiamo delle difficoltà nel sopravvivere, sappiamo che la vita è dura e spesso costringe a scelte deumanizzanti.
Tutto questo per dire che parte di quelli che sono stati visti come difetti, li trovo delle necessità di scrittura per il taglio del racconto. Delle scelte stilistiche a cui non si può rinunciare senza snaturare l'ottimo lavoro che fai sul tuo protagonista, che deve restare al centro del racconto.

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Massimo Tivoli
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#14 » martedì 23 ottobre 2018, 11:29

Ciao Andrea, ti ringrazio del commento. È superfluo dire che mi ha fatto molto piacere riceverlo, sia per quello che dici e sia perché sei tu a dirlo (sono un fan dei tuoi racconti). Adesso so che almeno un lettore ha compreso il racconto così come l'ho concepito, questo è senz'altro gratificante. Come denota il tuo commento, la tua è una lettura molto attenta e concentrata, hai beccato tutte le scelte tattico-tecniche che ho fatto per scrivere il racconto, mi hai praticamente letto nella mente ;-) Mi prendo il commento positivo con molta gioia, e lo aggiungo a quelli meno positivi che comunque sono stati molto utili: mi hanno fatto capire che, sebbene il racconto non fosse impossibile da cogliere, "statisticamente" non si digerisce bene, e quindi è giusto che su questo io lavori in futuro (anche perché non è la prima volta che mi viene detto). Inoltre, c'è l'aderenza al tema, e su quella mi sembra di aver fallito in modo quasi totalitario.

Giovanni Cola
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#15 » martedì 23 ottobre 2018, 22:31

Ciao Massimo,
racconto molto psicologico e crudo, e in questo senso il linguaggio risulta funzionale. Inoltre hai reso molto bene le sensazioni del protagonista.
L'interpretazione del tema l'ho trovata originale, l'ambientazione un po' meno; mi ha ricordato molto “Io sono leggenda”.
L'indizio sull'immunità genetica è forse un po' troppo lampante, e nel mio caso ha un po' anticipato (e sgonfiato) un finale che come idea mi convince.

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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#16 » mercoledì 24 ottobre 2018, 19:11

Ciao, Massimo.
Ho letto il tuo racconto una prima volta e non ho capito nulla. Limite mio. L'ho riletto una seconda volate mi è parso un buon racconto di zombie. Sono giunto a una terza lettura dopo la tua spiegazione e mi è sembrato un eccelso racconto di zombie.
Peccato che, secondo me, il doppelganger classico non c'è, non c'è una continua metamorfosi tra il bene del dottor Jekyll e il male di mr. Hide. Il padre di Lucas è impazzito per sopravvivere, impazzito definitivamente.

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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#17 » mercoledì 24 ottobre 2018, 21:28

Ciao Massimo.
Io non amo il fantasy, e questo racconto non so se è un fantasy ma ci va vicino. Ma non è questo il punto: è che qui trovo un abuso di immagini gratuite, di scene fini a se stesse. La scrittura è matura ed efficace, e meriterebbe un’idea e uno sviluppo molto più interessanti. Anche qui, come in diversi altri racconti, il tema del doppelgänger c’è e non c’è. Insomma, una cosa su cui lavorare, da riscrivere, da far maturare e crescere.

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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#18 » giovedì 25 ottobre 2018, 19:29

Ciao Massimo!! Nella distopia accecante del tuo racconto ho fatto fatica a trovare la giusta quadratura di comprensione. L'ho riletto tre volte ( aiutato anche da alcuni commenti già sviscerati dai lettori ) ma ho pensato che le colpe fossero da addossare alla mia poca attenzione. Invece, a mente fredda, posso dirti sinceramente che lo strabordare d'elementi e immagini in ogni dove disorienta e, in un racconto breve, nuoce all'economia semantica dello stesso. Con franchezza: io stesso faccio a volte il medesimo errore. Lo stucchevole pùò benessimo essere letto nell'abominevole ( anche se in questi tempi grigi apprezzo chi sa aggirare le innumerevoli derive distopiche chi si trovano ovunque) ma c'è, a mio avviso, un po' di confusione nell'azione. Ma non demordere perchè la tua capacità evocativa è sorprendente e soprattutto il racconto si spinge oltre qualsiasi etichetta, lasciando sorpresi e in tensione dall'inizio alla fine. Una magia che va soltanto ben dosata a braccetto con la forma!! Spero di rileggerti !!

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lordmax
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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#19 » giovedì 25 ottobre 2018, 20:56

Bellissimo racconto, distopico, surreale e catastrofico. Umanità piagata e alla fine come piace a noi.
Bella l'idea di un doppio mentale anziché fisico e della necessità di mimetizzarsi diventando de facto uno dei mostri da cui cerca di sfuggire.
La resa delle emozioni del protagonista è resa bene anche se l'inizio mi ha spiazzato molto e non capivo se era una situazione mentale o effettiva.
Ho compreso il racconto solo dopo le tue spiegazioni e questo conferma la mia sensazione iniziale, mancano dei pezzi.
Probabilmente con qualche centinaio di parole in più potresti riuscire a mettere insieme un gran bel racconto completo di tutto il necessario.
La scrittura è matura ma le immagini sono troppo gratuite, lanciate come pane al circo, sarebbe stato, forse, più interessante un flashback più ampio.

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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#20 » domenica 4 novembre 2018, 16:39

Gran bella prova. Il tema non lo vedo fortissimo e penso che per l'edizione avresti dovuto lavorarci di più, ma fuori edizione non lo toccare che va bene. Perché dico questo? Perché, a mio parere, il testo è praticamente pronto per la vetrina, ma necessita di un passaggio dal Laboratorio per smussare il suo punto debole: il fatto che per molti è risultato di difficile comprensione in prima lettura. Personalmente parlando, non ho avuto problemi e ho trovato tutti gli elementi per comprenderlo e ritengo che siano anche al posto giusto. Se posso suggerire, l'intro è lavorabile, nel senso che c'è qualcosa che rallenta proprio lì, bisogna capire cosa. Pollice quasi su, quindi, per me.

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Re: La risposta che non ti ho dato

Messaggio#21 » domenica 4 novembre 2018, 19:16

Grazie, Antico. Ci lavorerò nella direzione da te prospettata, e anche dalle osservazioni degli altri: la intro.
A presto.

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