SOPHROSUNE

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il sette gennaio sveleremo il tema deciso da Francesco Nucera. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Francesco Nucera assegnerà la vittoria.
Rovignon
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SOPHROSUNE

Messaggio#1 » domenica 27 gennaio 2019, 14:36

Immagine

Sophrosune
di Alessandro Renna


Il professor Rocchi
Sceso dal taxi vide quello scricciolo bagnato. Due occhi enormi in un viso scavato.
– Alessia?
Lo scricciolo si limitò a fare cenno di sì.
Lasciata la valigia sul marciapiede, attraversò la strada e l’aiutò a rialzarsi. – Ma come sei ridotta? Vieni. – E, in compagnia di quell’ospite inatteso, entrò in casa.
La portò in cucina e, dopo averle dato una coperta pesante, mise dell’acqua a scaldare.
– Forse del latte sarebbe meglio, ma sono appena tornato da un viaggio… non ho fatto la spesa… – Si sentiva in colpa per non poter far di più per la sua ex allieva. Era da un anno che non aveva sue notizie. Una delle più problematiche del liceo, a detta della preside, una delle più dotate, a detta sua… voce inascoltata del coro.
Quando le passò la tazza, si mise a piangere. – È da tre giorni che la aspetto.
– Oh benedetta ragazza, devono essere grandi i problemi che ti affliggono.
– Non so che fare… ho paura.
E mentre sorseggiavano thè carico di zucchero, l’anziano professore venne a sapere di una storia di rivalità tra bande: ragazzi emarginati che senza pensare al domani, si contendono loschi traffici mettendosi contro la legge e contro la malavita organizzata. Perché, per dei ragazzi cresciuti senza regole, accettare la legge dello stato è impossibile come accettare le regole della mala.
– Dunque… se ho capito, sei scappata dalla casa famiglia in cui stavi per andare via con questo… Marco…
– Mark, è inglese.
– Certo, certo… è inglese. Lo hai convinto a uscire dalla banda per trovarsi un lavoro.
– Sì, basta furti, basta violenza.
– Già… Ma Mark si è portato via i soldi che la banda aveva messo da parte…
– Sì, ma lo hanno trovato.
– E dici che all’alba, dovrà affrontare in duello… Mannaia?


Sophrosune
Un brivido le fece tornare a battere il cuore.
Appoggiata a una colonna diroccata ai piedi dell’Olimpo, l’antica ragazza riaprì gli occhi e tornò a sperare.
– Chi mi chiama?


Alessia
Che cosa poteva sperare di sentirsi dire dal suo ex professore di Lettere? Per quanto buono e comprensivo… niente di più, niente di meno, di quel che già sapeva: gli uomini sono organizzati in società; la loro prevede di rivolgersi alla Polizia in casi come quello; se vuole impedire a Mannaia di uccidere Mark, deve far sapere alle autorità il luogo della sfida.
Una cosa che non sapeva, però, gliel’aveva detta: “Se davvero vuoi pregare, più che a Dio, rivolgerti a Sophrosune, la dea del buonsenso”.
E tra un Padre Nostro e un’Ave Maria, ci aveva messo anche un’invocazione a quella divinità greca. Il buonsenso… ma chi era che ne aveva più bisogno? Mark? Mannaia? Rubio, il capo della banda? Dario, il suo tirapiedi? O… lei?
Forse, se avesse ammesso i suoi limiti, che non era fatta per tutti quei casini, tutta quella violenza, forse…
Aggrappata all’inseparabile zaino, crollò esausta sul divano.


Rubio
– Parla!
Mark, sdraiato a terra in un buio garage con le mani legate, si limitò a far cenno di no con la testa.
– Se parli, forse dirò a Mannaia di non ucciderti.
– Forse Mannaia non mi ucciderà, perché se rivuole la sua parte, deve chiederla a me.
Rubio gli rifilò un calcio nelle costole. – Non vuoi capire… a me non interessano i soldi.
– Argh… forse… a te…


Mannaia
– Nemmeno a me. – A sottolineare il concetto, il colosso piantò la lama da cui prendeva il nome tra le gambe di Mark. – Rimettere assieme la miseria che hai portato via sarà questione di poco, ma farti fuori sotto gli occhi dei ragazzi servirà a chiarire a tutti chi comanda.
Rubio gli lanciò un’occhiata.
– Ok, a voi non interessano i soldi… e agli altri?
Con un grugnito, gli rifilò un calcio in testa.


Ares
– Svegliati.
– Che vuoi Ares? Sono secoli che non ti fai vedere e ora…
Senza alcun riguardo, afferrò l’antica donna per le braccia e la spinse contro il muro. – Aphrodite, non c’è tempo per le prese per il culo. Siamo in pericolo.
– Perché? Credi davvero che le cose possano peggiorare? Non abbiamo più alcun potere. Ma che dico potere… non abbiamo più nemmeno la forza per reggerci in piedi.
– Nessuno mi ascolta, ma di potere ce n’è fin troppo. Gli uomini continuano a farsi guerra, coltivando l’odio al posto dell’amore… se solo noi…
– Oh sì… anche i tradimenti e la prostituzione sono arrivati a livelli che mai mi sarei immaginata. Ma fanno tutto senza pensare a noi, senza mai rivolgerci un’invocazione prima di agire.
– Vero, ma se il buonsenso dovesse arrivare a loro, perderemmo anche la speranza di poter tornare a essere adorati.
– Il buonsenso? Non vorrai dirmi che quella nullità di Sophrosune… è stata invocata?


Il Pantheon
– Chi è stato?
– Perché dovrei dirtelo?
Aphrodite trovò l’energia per rifilarle uno schiaffo.
– Fa male vero? Ho più energia io in una guancia che tu nella mano.
La dea non riuscì a dissimulare un’espressione di dolore.
– Ho sempre vissuto ai margini del nostro mondo incantato. Mi avete concesso solo gli avanzi e, adesso, capisco perché. Io sono la chiave di volta. Se solo riuscissi a gettare il germe del buonsenso negli uomini, se solo iniziassero a credere in me… tutti gli animi si calmerebbero e nessuno avrebbe attenzioni per voi.
– E io che ti ho sempre sottovalutata… Purtroppo sei arrivata tardi a capire quanto grande potrebbe essere il tuo potere. Vero Ares?
Sophrosune si rese conto solo in quel momento della massiccia figura rimasta in disparte.
– Sì, dolce Aphrodite… ma le divinità del Pantheon non hanno ancora voglia di smettere di contendersi il potere.
Alle spalle di Ares apparvero Zeus, Hera, Apollon, Artemis, Poseidon, Ephaistos, Hermes, Demeter e Dionisos.
– Anche tu, Athena?
La dea della saggezza non riuscì a sostenere lo sguardo di Sophrosune.
– Non capisci – riprese Ares – se gli uomini iniziassero a riconoscere i propri limiti, se smettessero di seguire le loro pulsioni… per noi non ci sarebbe più speranza. Nemmeno per te.
La divinità passò di nuovo lo sguardo sugli dei che l’attorniavano: presi singolarmente, era probabile che fossero tutti più deboli, ma assieme… non aveva speranza contro di loro. Abbassò lo sguardo e, nella pozzanghera ai suoi piedi, comparve l’immagine di chi l’aveva invocata.


Athena
– Era l’unica cosa che potevi fare – disse dopo che gli altri si erano allontanati.
– E ora?
– Per deboli che siano, scenderanno sulla terra a eliminare la fonte delle loro preoccupazioni.
Sophrosune, graffiandosi le guance, urlò: – Nooooooooooo!


Alessia
Riaperti gli occhi, si rese conto che era notte. L’orologio alla parete, illuminato da un rassicurante raggio di luna, indicava le quattro. Aveva dormito per quasi sedici ore. Doveva tornare da Mark. Di certo, la sfida si sarebbe svolta nella piazza in cui era solita riunirsi la banda.
Cercando di non far rumore, raccolse lo zaino finito a terra e uscì nella notte.


Mark
Chiedere perdono non sarebbe servito a nulla.
Era da tempo che il potere di Rubio si stava incrinando e per rimanere al comando doveva offrire del sangue ai ragazzi. Il fatto che Rubio non tenesse ai soldi non era vero, ma doveva essere consapevole del fatto che non erano altro che un mezzo per esercitare il potere… non un punto d’arrivo.
Non restava che combattere, anche se le speranze di potercela fare con Mannaia erano minime, soprattutto dopo la notte di stenti appena passata, unita al fatto che erano tre giorni che non mangiava.
A un passo dal cedere alla disperazione, si ricordò dei racconti con cui Alessia era solita tenergli compagnia mentre cercavano il sonno una tra le braccia dell’altro. Storie di antichi guerrieri che, prima di scendere in campo, si rivolgevano agli dei per ricevere forza e potere. Si ricordò di quando le disse: – Allora… anch’io dovrei invocare Ares. – E lei gli aveva risposto: – Io preferirei Athena. Meglio l’intelligenza alla forza bruta.
E ad Athena rivolse la sua disperata richiesta d’aiuto, mentre lo spingevano al centro del prato lasciando cadere un pugnale ai suoi piedi.


Athena
Da quanto era che non provava un brivido così?
Una scarica di energia le aveva percorso la schiena facendole riacquistare una postura dritta e forte come non le capitava da secoli.
Risoluta come nemmeno più si ricordava di poter essere, si avvicinò a Sophrosune e la prese per un braccio. – Vieni.
Proprio come fatto dagli dei del Pantheon, entrò in un piccolo lago d’acqua cristallina e, dopo aver rivolto un cenno d’assenso all’ingenua compagna, chiuse gli occhi e, in un sussurro, chiese aiuto alla preziosa sostanza. D’improvviso, il lago si fece profondo come un oceano.


Alessia
Scesa dall’autobus, si era avvicinata ai giardini con circospezione. La banda di Rubio era disposta a cerchio intorno alla fontana al centro della grande aiuola. Non c’era bisogno di chissà che immaginazione per sapere che cosa stesse per succedere, ma se aveva fatto tutta quella strada era per vederlo e, aggiustatasi lo zaino sulla schiena, si arrampicò su un cedro i cui rami si protendevano verso l’improvvisata arena.
Mark si era inginocchiato e, con lentezza, stava passando le funi che gli stringevano i polsi contro la lama infissa a terra.


Mark
Quando le funi cedettero, con la stessa lentezza con cui era riuscito a disfarsi delle funi, si massaggiò i polsi e, ancor più lentamente, si guardò attorno. Non c’erano spiragli in cui gettarsi per provare a sottrarsi alla lotta. Era un’impresa impari: Mannaia era in grado di aprirlo in due con un solo fendente.
Se almeno fosse stato capace di lanciare il pugnale… ma soltanto al circo e nei film quei colpi andavano a segno. L’unica cosa che aveva da offrire era il denaro, ma, arrivati a quel punto, era più probabile che anche i ragazzi preferissero vedere il colore del suo sangue che quello delle banconote. Inutile provarci e, afferrato il pugnale, si rialzò.


Ares
– Trasferite su di me quanta più energia potete figli miei e, con un fulmine, mi libererò di quella stronza!
– Sempre plateale padre… capisco che è da secoli che non vedi l’ora di tornare a scagliare fulmini, ma ci sono metodi molto più efficienti. Vedrete fratelli… farò cessare in quella ragazza ogni motivo di speranza così che la piccola Sophrosune non riceva più alcuna energia.
E senza abbandonare il piano astrale, come un’ombra di luce, il dio della guerra andò alle spalle di Mannaia.


Athena
– Fai come lui Sophrosune.
– Che cosa?
– Fai come Ares! Sta per scatenare i più bassi istinti omicidi di quel colosso: vai a sussurrargli nelle orecchie di non attaccare!
– Ma se mi avvicino, Ares si accorgerà della mia presenza anche su questo piano della realtà.
– E allora avvicinati a qualcun altro che possa cambiare le sorti del massacro che si sta per consumare.
– E a chi? A chi mi dovrei avvicinare per…
– A quello! – disse sicura la dea della saggezza indicando un giovane, a testa bassa e pugni stretti, due passi dietro a Rubio.
– E cosa dovrei a Dario?
– Allettalo con promesse di potere e ricchezza. Concedigli quello che Rubio gli ha sempre negato nonostante la sua devozione.


Mark
Mannaia si era fatto avanti come una furia senza lasciare spazio ad alcun convenevole. Calava fendenti su fendenti e a Mark non restava che indietreggiare schivando e rischivando.


Pantheon
– Che peccato figli miei… ci furono tempi in cui ci saremmo schierati per far pendere le sorti dei contendenti in forza del nostro tornaconto personale e ora… non possiamo che assistere impotenti, sperando che quel colosso non fallisca.
– E come può fallire? – intervenne Ephaistos. – È questione di poco e aprirà quel biondino dalla testa al buco del culo.
– Eppure, ne abbiamo visti di episodi in cui il debole batteva il forte. Pensate a Paride che centrò il tallone di Achille.
Ephaistos lanciò uno sguardo severo ad Apollon prima di ribattere: – Hai ragione padre, e forse è un bene che nessuno di noi abbia forza a sufficienza per intervenire… stiamo a vedere.


Dario
Camminare all’indietro impedisce di vedere dove si poggiano i piedi, motivo per cui l’inglesino era caduto a terra inciampando in una radice senza più altro destino se non attendere di essere aperto in due.
Ma d’improvviso, tutta l’audacia che non aveva avuto per fronteggiare il capo venne fuori. E, un attimo prima che Mannaia calasse il colpo definitivo, urlò: – Fermo! Non me ne faccio un cazzo di vedere massacrare il biondo. Io voglio i soldi.
Mannaia, rimasto bloccato con la lama al di sopra della testa, si scambiò uno sguardo con Rubio che, con un gesto del capo, gli ordinò di finire quel che aveva iniziato.
Ma, estratta una pistola, Dario gli fece cambiare idea.


Rubio
– Ho detto attacca Mannaia. Attacca!
Ma il colosso, dopo aver gridato tutta la sua impotenza, aveva abbassato le braccia.
– Che cazzo ti succede? Se il tuo capo ti dice di attaccare, tu attacchi anche se ti puntano una pistola contro!


Sophrosune
Rinfrancata dall’essere riuscita a smuovere Dario alla ribellione, aveva provato a far ragionare anche Mannaia che, nella sua semplice brutalità, aveva compreso quanto poco potesse la sua lama contro una pallottola.


Mark
– Giusto Dario… non ha senso combattere. Meglio parlare di soldi…
– Non dategli retta. Non li ha! – lo zittì Rubio. – Li ha dati a quella puttanella con cui si trastullava, che l’ha lasciato a secco e se n’è scappata. Se davvero sapeva dov’erano i soldi, ce lo avrebbe detto.
Dario si limitò a estrarre un’altra pistola per puntarla alla testa di quello che, dichiaratamente, non riconosceva più quale capo.
Rimessosi in piedi, lasciò cadere il pugnale a terra, per come si erano messe le cose, era del tutto inutile. E mentre lo stallo non sembrava potersi risolvere, ne approfittò per far scorrere di nuovo gli occhi sui suoi ex compagni. Nessuno sembrava voler incrociare lo sguardo con lui e, proprio un attimo prima di tornare a guardare Dario, si accorse di Alessia tra i rami.
– Alessia non è una puttanella, altrimenti ve la sareste sbattuta pure voi, piena di palloni come una porta senza portiere. E invece no, l’ha data solo a me, l’unico disposto a difendere la sua porta. E ora, so che non se l’è svignata con i soldi. È vero, ho sbagliato a fregarmeli, perché, per cambiare vita… ci vuole ben altro.


Zeus
– Basta! Passatemi tutto il potere che vi resta. Voglio fulminare quella traditrice dell’Olimpo.
– Ma se non sappiamo nemmeno dove si trovi…
– E dove deve essere Dionisos? Hai sempre mascherato con il vino la tua mancanza d’intelletto! È qui che si aggira in mezzo a quei bambocci cercando di far capire che non si può fare il passo più lungo della gamba. Ma giuro, a costo di rimetterci io per primo, farò abbattere un fulmine così potente che di questa agorà non rimarrà che una gigantesca buca.
– E poi sarei io quello che difetta per comprendonio. Vedi caro padre, non ho bisogno della piccola Sophrosune per sapere che è meglio cercare altre strade piuttosto che auto annientarci, vittime delle creature che tu stesso lasciasti plasmare a Prometeo.


Dario
– Non me ne frega un cazzo della tua voglia di cambiare vita, con o senza puttana da compagnia, io voglio la grana.
– È lei che ce l’ha, nel suo zainetto… ed è molto più vicino di quel che pensi. – E alzati gli occhi, disse: – Forza piccola, liberiamoci di quel fardello.


La Micromachia
Dopo che lo zaino toccò il suolo, il tempo si fermò per alcuni attimi senza che nessuno osasse muovere un passo per andare a raccoglierlo, poi, d’improvviso, vi si gettarono tutti sopra.
Urla, colpi d’arma da fuoco, pugnalate… tutto in una girandola di violenza cieca dalla quale Mark si sottrasse per poi correre da Alessia facendo il giro della piazza.
Attraversata la strada si girarono a guardare la banda i cui componenti si stavano annientando a vicenda.
Per un momento, dopo che Mannaia era riuscito a impossessarsi dello zaino, sembrò che gli animi dovessero tornare alla calma, che tutto, in qualche modo, si fosse risolto. Ma due colpi di pistola, forse sparati da Dario, gli fecero esplodere la testa e la lotta ricominciò.
Chi della banda aveva sempre occupato posizioni infime, per il solo fatto di riuscire ad afferrare una cinghia dello zaino, diventava protagonista, in un concitato tira e molla che culminò con la rottura della sacca e un’esplosione di grossi ritagli di giornale.


Zeus
Una fragorosa risata sconquassò il piano astrale e nel cielo sopra la piazza comparvero piccole nubi grigie che, in un susseguirsi di lampi e sommessi tuoni, sembravano voler tradire la presenza degli dei.
– Era da tempo che non mi divertivo così davanti alla piccolezza degli umani.
– Non c’è nulla da ridere – lo contraddisse Poseidon. – Se tutta questa energia vitale fosse stata rimandata a noi, avrei anche potuto unirmi alla tua gioia, ma così… è solo un’altra conferma alla fine dei nostri giorni.
– Può darsi, fratello… ma non tutto è perduto.
– E che cosa, o padre, dovrebbe volgere a nostro favore di quel che è successo?
– Tutto e niente mio bell’Apollon. Ma una lezione l’ho imparata. La nostra natura non è quella della prevaricazione. Torneremo a…
– A cosa? Come se tutti i terremoti e tsunami che ho generato a costo della vita fossero serviti a qualcosa.
– Poseidon, non interrompermi perdendo preziose occasioni per tacere! Terremoti e tsunami non servono a nulla se gli uomini hanno dimenticato di rivolgerti le loro suppliche affinché tu plachi la tua ira. Ma ciò non è altro che un’ulteriore conferma a quel che stavo provando a spiegarvi: torneremo a farci conoscere dagli uomini, un passo alla volta. Consapevoli dei nostri limiti, raccoglieremo le poche energie che ci restano e andremo a sussurrare nell’orecchio di chi sa della nostra esistenza che ci siamo… che non siamo leggenda.
– E chi sarebbero queste persone tolti quei pochi che fingono di essere nostri adepti sulle chat di Whatsapp e i gruppi misterici di Facebook?
– Persone come lui! – Il padre degli dei indicò un anziano signore sceso da una delle volanti della polizia intervenute sul posto a sirene spiegate. – E tu, veloce Hermes, andrai a trovarli e a rivelarti per quello che sei.


Il professor Rocchi
– Capitano, Capitano… li avete trovati?
– No. Dalle descrizioni che ci ha fatto dei due, non sembra esserci nessuno tra gli arrestati
– E tra le vittime?
– Nemmeno.
– Dei vi ringrazio.


Hermes
– Sì, padre… forse hai ragione.
Il padre degli dei rivolse un sorriso a qualcuno nascosto tra i giochi di luce del piano astrale. – Forza, andiamo a prepararci… ci vorrà tempo, ma c’è ancora speranza per gli dei dell’Olimpo.


Mark
Saliti su di un tram, diretto dalla parte opposta della città, si tenevano stretti uno all’altra.
– Ma dove sono i soldi?
– Non lo so… credo che il professore li abbia tolti dallo zaino mentre dormivo.
– Sì, ci sta… È sicuramente lui che ha chiamato la polizia e i soldi devono essere stati un’ottima prova per dare corpo alle sue parole. Ma non fa nulla.
– Mi dispiace… forse avrei dovuto rivolgermi a lui, forse dovevo nasconderne una parte ma…
– No, meglio così. Vedrai che con l’intelligenza di Athena ce la faremo.
– Sì, con l’intelligenza di Athena e con il buon senso di Sophrosune.


Athena
Grazie alla forza trasmessa loro dai ragazzi, le due dee si rimisero in piedi.
– E ora?
– Dovrei chiederlo io a te Sphrosune… non mi sarei aspettata tanto da te. Dopo aver sussurrato a Dario di arricchirsi, hai addirittura osato andare a sussurrare all’orecchio di Zeus. Ma che gli hai detto?
– Niente di più, niente di meno, di quel che avrebbe potuto suggerire la dea del Buon senso: che anche gli dei devono evitare di peccare di Hybris. Anche loro devono tenersi lontano dalla tracotanza e dalla superbia se vogliono avere speranza di sopravvivere alle conseguenze delle loro azioni. Eppure, Athena… anche tu ti sei sbagliata.
– E su che cosa?
– Su quel che ho sussurrato a Dario. Non è nella mia natura allettare gli animi con promesse di ricchezza e gloria.
– E che cosa gli hai detto per fargli tirare fuori tutto il coraggio che fino a ora aveva sempre represso?
– La verità. Che era migliore di Rubio… io, più che la dea del buon senso, sono la dea ‘del saper riconoscere i propri limiti’… in un senso o nell’altro.



Rovignon
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Re: SOPHROSUNE

Messaggio#2 » lunedì 28 gennaio 2019, 16:44

Entrambi i bonus :-)

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Pretorian
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Re: SOPHROSUNE

Messaggio#3 » venerdì 1 febbraio 2019, 23:10

Ciao, Rovignon (QUEL Rovignon, su Latelanera? Se è così, saranno passati anni dall'ultima volta che ci siamo beccati!).
Dunque, l'idea di base di questo racconto non è male. Mi ricorda molto American Gods di Gaiman, con le divinità Omeriche, al posto di quelle norrene. Bella anche l'idea di dare spazio a una divinità minore come Sophrosune e a darle un significato molto pregnante. Il risultato finale, però, è parecchio al di sotto di quanto sperassi all'inizio.
Il primo, enorme, problema è il continuo ricorso ai cambi di punto di vista. Non è una cosa sbagliata di per sé, ma farlo così tante volte, in così poco spazio e con così tanti soggetti osservatori ha il doppio effetto collaterale di distruggere qualsiasi tensione narrativa e di rendere al lettore estremamente confusa la prosecuzione. E questo è ancora più grave in un racconto come questo, dove di cose ne succedono tante e perdersi un singolo elemento rischia di rendere confusi interi parti del racconto.
Andando alla trama, non so, mi è sembrato leggermente esagerato il fatto che gli olimpi diano di matto per il fatto che una singola persona abbia pregato Sophrosune. Forse avresti in qualche modo potuto rendere "speciale" questa preghiera (tipo "la forza del suo amore e della sua disperazione la rende potente come quella di una folla adorante" o amenità simili. è un fantasy, puoi giocartela facilmente).

Mi spiace, ma non penso che il racconto vada oltre un 4,5. Magari ampliando la storia oltre i limiti del contest e chiarendo l'elemento della preghiera, penso potrebbe venir fuori una bella storia.

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Eugene Fitzherbert
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Re: SOPHROSUNE

Messaggio#4 » domenica 3 febbraio 2019, 22:56

Ciao, Rovignon,
bentrovato.
Il racconto è un bel mix di mitologia greca e punk urbano, con dei ellenici e lotta fra bande. L'idea di fondo mi piace non poco, l'ineluttabilità delle azioni dei protagonisti che sono comunque indirizzati e condizionati dalla volontà degli dei. E poi dall'altra parte, gli dei stessi, mai così mortali, sono lì che agonizzano nella speranza che qualcuno li veneri.
C'è tanto di american gods, ma non molto, perché qui non abbiamo delle vere e proprie divinità alternative che stanno prendendo il sopravvento. Ho apprezzato l'uso di Sophrosune (che non conoscevo, lo ammetto, e ogni volta che incontro qualcosa che non conosco, mi emoziono!), sia nello svolgimento del racconto sia nell'epilogo.
Purtroppo, qualche pezzo della trama è un po' stiracchiato: le motivazioni degli dei sono un po' deboli per voler creare tutto questo casino, ma d'altronde, una cosa che ci ha insegnato la mitologia greca è che gli dei non ci vanno tanto per il sottile, quindi mi aggrappo a questa convinzione.

Altro punto un po' debole è la realizzazione spezzettata. Non è tanto il cambio di punto di vista in valore assoluto che è eccessivo ma il fatto che associato a un racconto così breve perde proprio di significato. Spesso hai dedicato a un personaggio solo poche righe con un paio di battute di dialogo in cui la parte più pregnante e carica di significato la dice proprio l'interlocutore. Inoltre, cambiare il punto di vista in una serie di battute di dialogo con tanti personaggi non ha molto senso, perché non aggiunge davvero un nuovo punto di vista.

Un'altra cosa che ho notato è l'uso erratico e talvolta un po' fantasioso delle virgole. C'è un punto un cui a causa di una virgola mancata non stavo riuscendo a capire davvero cosa volessero dire i personaggi che parlavano, nella fattispecie, Zeus e Dionisios. Per la precisione, questa frase:

E dove deve essere Dionisos?


In realtà, credo che la frase giusta sia: E dove deve essere, (virgola) dioniosos?, in questa maniera sappiamo che l'interlocutore è appunto Dionisos e non l'oggetto del cercare. Analogamente, in altre parti del racconto, ho rilevato le stesse cose.

La storia è interessante e l'idea di fondo è molto accattivante, ma forse ci sono alcuni punti da rivedere. Se proprio vuoi tenere la struttura a cambi di punti vista, allora ti consiglio di allungare molto i singoli capitoli, cercando di entrare davvero nella testa di ciascuna voce narrante.
A rileggerci!

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Wladimiro Borchi
Messaggi: 258

Re: SOPHROSUNE

Messaggio#5 » lunedì 4 febbraio 2019, 13:28

Ciao Rovignon,
A me il racconto è piaciuto molto.
Ho apprezzato i continui cambi di prospettiva e di visuale, che hanno saputo mantenere la giusta linearità, senza creare confusione. Allo stesso tempo, lo spostarsi della telecamera da uno sguardo all'altro dei protagonisti ha creato un ritmo notevole che, in una narrazione "classica" non avrei trovato e che avrebbe rischiato di annoiarmi.
Non mi sembra ci siano problemi di natura stilistica. Non ho trovato ripetizioni o refusi, né eccessi o difetti di qualsivoglia natura.
Forse la storia, se gli togliamo il particolarissimo e riuscitissimo stile, risulta meno intrigante di altre del girone, magari con qualche refuso o problema stilistico in più.
Sarà difficile stillare una classifica.
A rileggerci presto.
Wladimiro
IMBUTO!!!

andyvox
Messaggi: 122

Re: SOPHROSUNE

Messaggio#6 » lunedì 4 febbraio 2019, 15:01

Ciao Rovignon,

l'idea di partenza del tuo racconto è davvero molto bella, ma secondo me la realizzazione ha diversi difetti, che ti sono anche già stati segnalati da altri commenti. Prima di tutto, la frammentazione dei punti di vista, tecnica narrativa di per sè valida, qui è veramente spinta all'eccesso e io ho fatto fatica in più punti a tenere il ritmo dei vari passaggi. Condivido il consiglio di Eugene di allungare i vari capitoli per farci entrare maggiormente nella testa dei vari personaggi. Anche le motivazioni dell'agire degli dei alla fine non sono molto plausibili: come può una semplice invocazione, buttata là in mezzo a varie preghiere, giustificare lo scatenarsi di tutta questa diatriba? Ultima cosa, io avrei anche concesso maggior spazio al personaggio del professore, che nella stesura attuale ha un ruolo molto periferico. Sarebbe stato invece interessante capire meglio la natura dell'attaccamento tra allieva e professore, anche per contestualizzare meglio il suggerimento di invocare Sophrosune, motivo scatenante di tutta l'azione successiva
Andrea Pozzali

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