Con la fine del mondo sempre meglio muoversi a piedi
Inviato: lunedì 21 gennaio 2019, 22:48
Con la fine del mondo sempre meglio muoversi a piedi
di raffaele palumbo
“Ecco, poi non venire a dirmi che non ti avevo avvertito, ok?”.
“Sì, uffa, va bene, me l’avevi detto, me l’avevi detto”.
“E così erano tutte favole quelle dei Maya, vero? Niente fine del mondo, vero? Ah, tu credi a tutto, no? Be’, eccoti servito. Signore e signori, da-dan!, la fine del mondo”.
“È che ormai non si sa più a cosa credere. Gli antivaccinisti, i terrapiattisti, l’omeopatia, gli appelli per donare il sangue su Internet, che altro?, le scie chimiche, l’astrologia. Uno deve pur avercelo un po’ di senso critico, un po’ di sana laicità. Mica si può credere a tutto, ti pare?”.
“E invece stavolta è andata così. Una vera fine del mondo, mica pizza e fichi. Guardati un po’ intorno e dimmi se non è vero”.
“Ebbè, sì. Avevi ragione. Niente da dire, stavolta avevi ragione tu”.
“Stavolta? Solo stavolta, eh?”.
“Mmm”.
“”.
“”.
“Te la ricordi l’ultima fine del mondo?”.
“Ssssì, aspetta, quand’è stato? L’89, mi pare, maggio 1989”.
“Quella dell’89, ok, quella sì, e chi se la può dimenticare. Ma io parlo dell’ultima”.
“Non... non era quella?”.
“No. 1997”.
“1997? Ehi, mica mi ricordo, sai?”.
“Era agosto, tipo il 12. O forse il 13: è passato tanto di quel tempo e non posso essere più preciso; comunque subito prima di ferragosto”.
“Ah, sissì, aspetta. Ora sì, ora che me lo dici m’è tornato in mente. Ero in Sardegna con i bambini, me lo ricordo eccome. Sulla spiaggia a Stintino, un casino di gente, Laura non c'è sparata a palla da tutte le parti, non c’era spazio neanche per stendere il telo. Che paura. Mi ricordo, sì. E quella era del tutto inaspettata, non c’erano stati né vitelli rossi, né la Bibbia, né Nostradamus né altre profezie del cazzo”.
“Sì, bravo, quella volta lì. Anch’io ero in vacanza. Naxos, isole greche. Tremenda, vero?”.
“Mamma mia. Una paura. Non ti dico i bambini. I pianti”.
“E ti dirò, oggi qui è ancora peggio: nelle strade che conosci, con la gente che vedi tutti i giorni”.
“Sì. È proprio così, oggi paura massima”.
“Sì, paura. Com’è che non te la ricordavi?”.
“Cosa?”.
“Come cosa, ne stiamo parlando da mezzora: della fine del mondo del 1997”.
“Ah. Boh. Sai com’è, no?”.
“”.
“”.
“E insomma. Che facciamo?”.
“Ah, guarda, proprio non lo so. Ehi, sveglia, se non te ne sei accorto c’è stata la fine del mondo, e non è che ci sia molto da divertirsi, ti pare?”.
“Sì, certo. Dicevo così. E la Madonna, dai, non essere così aggressivo!”.
“Non sono aggressivo”.
“Ok, nessuno è aggressivo, ok”.
“”.
“”.
“Sai cosa c’è? C’è che avrei proprio bisogno di un caffè”.
“Sì, dai, anch’io. Un cappuccino, una brioscina, qualcosa. Un tramezzino uovo e tonno, ecco. Fame-fame-fame”.
“Che dici, ci sarà un bar aperto da qualche parte?”.
“Mah, con la fine del mondo non è che ci sia molto da sperarci”.
“C’è quel bar in via Marradi, di fronte all’ex cinema. Il proprietario è arabo o roba del genere, quelli stanno aperti a Natale, a Pasqua, a Capodanno, il Primo Maggio. Sempre. Magari, che ne sai, sono aperti anche oggi”.
“Con la fine del mondo? Mmm, ne dubito”.
“Be’, andiamo a dare un’occhiata, hai visto mai”.
“Massì, tanto, per quel che abbiamo da fare…”.
“Andiamo, dai”.
“È lontanuccio. A piedi o in macchina?”.
“No, no, piedi, piedi. Meglio lasciarle stare le macchine, non si sa mai. Dai retta a un cretino, con la fine del mondo sempre meglio muoversi a piedi”.
di raffaele palumbo
“Ecco, poi non venire a dirmi che non ti avevo avvertito, ok?”.
“Sì, uffa, va bene, me l’avevi detto, me l’avevi detto”.
“E così erano tutte favole quelle dei Maya, vero? Niente fine del mondo, vero? Ah, tu credi a tutto, no? Be’, eccoti servito. Signore e signori, da-dan!, la fine del mondo”.
“È che ormai non si sa più a cosa credere. Gli antivaccinisti, i terrapiattisti, l’omeopatia, gli appelli per donare il sangue su Internet, che altro?, le scie chimiche, l’astrologia. Uno deve pur avercelo un po’ di senso critico, un po’ di sana laicità. Mica si può credere a tutto, ti pare?”.
“E invece stavolta è andata così. Una vera fine del mondo, mica pizza e fichi. Guardati un po’ intorno e dimmi se non è vero”.
“Ebbè, sì. Avevi ragione. Niente da dire, stavolta avevi ragione tu”.
“Stavolta? Solo stavolta, eh?”.
“Mmm”.
“”.
“”.
“Te la ricordi l’ultima fine del mondo?”.
“Ssssì, aspetta, quand’è stato? L’89, mi pare, maggio 1989”.
“Quella dell’89, ok, quella sì, e chi se la può dimenticare. Ma io parlo dell’ultima”.
“Non... non era quella?”.
“No. 1997”.
“1997? Ehi, mica mi ricordo, sai?”.
“Era agosto, tipo il 12. O forse il 13: è passato tanto di quel tempo e non posso essere più preciso; comunque subito prima di ferragosto”.
“Ah, sissì, aspetta. Ora sì, ora che me lo dici m’è tornato in mente. Ero in Sardegna con i bambini, me lo ricordo eccome. Sulla spiaggia a Stintino, un casino di gente, Laura non c'è sparata a palla da tutte le parti, non c’era spazio neanche per stendere il telo. Che paura. Mi ricordo, sì. E quella era del tutto inaspettata, non c’erano stati né vitelli rossi, né la Bibbia, né Nostradamus né altre profezie del cazzo”.
“Sì, bravo, quella volta lì. Anch’io ero in vacanza. Naxos, isole greche. Tremenda, vero?”.
“Mamma mia. Una paura. Non ti dico i bambini. I pianti”.
“E ti dirò, oggi qui è ancora peggio: nelle strade che conosci, con la gente che vedi tutti i giorni”.
“Sì. È proprio così, oggi paura massima”.
“Sì, paura. Com’è che non te la ricordavi?”.
“Cosa?”.
“Come cosa, ne stiamo parlando da mezzora: della fine del mondo del 1997”.
“Ah. Boh. Sai com’è, no?”.
“”.
“”.
“E insomma. Che facciamo?”.
“Ah, guarda, proprio non lo so. Ehi, sveglia, se non te ne sei accorto c’è stata la fine del mondo, e non è che ci sia molto da divertirsi, ti pare?”.
“Sì, certo. Dicevo così. E la Madonna, dai, non essere così aggressivo!”.
“Non sono aggressivo”.
“Ok, nessuno è aggressivo, ok”.
“”.
“”.
“Sai cosa c’è? C’è che avrei proprio bisogno di un caffè”.
“Sì, dai, anch’io. Un cappuccino, una brioscina, qualcosa. Un tramezzino uovo e tonno, ecco. Fame-fame-fame”.
“Che dici, ci sarà un bar aperto da qualche parte?”.
“Mah, con la fine del mondo non è che ci sia molto da sperarci”.
“C’è quel bar in via Marradi, di fronte all’ex cinema. Il proprietario è arabo o roba del genere, quelli stanno aperti a Natale, a Pasqua, a Capodanno, il Primo Maggio. Sempre. Magari, che ne sai, sono aperti anche oggi”.
“Con la fine del mondo? Mmm, ne dubito”.
“Be’, andiamo a dare un’occhiata, hai visto mai”.
“Massì, tanto, per quel che abbiamo da fare…”.
“Andiamo, dai”.
“È lontanuccio. A piedi o in macchina?”.
“No, no, piedi, piedi. Meglio lasciarle stare le macchine, non si sa mai. Dai retta a un cretino, con la fine del mondo sempre meglio muoversi a piedi”.