Oltre la finestra
Inviato: martedì 19 febbraio 2019, 0:57
“Amore è pronto in tavola, vieni!”
Mario interrompe la lettura, e alza lo sguardo fuori dalla finestra dello studio: il tramonto si declina in mille riverberi colorati all’orizzonte, tra le nuvole e le onde del mare spazzato dal libeccio. La vista viene però presto sopraffatta da un caldo profumo che stuzzica e risciacqua il palato: ha già capito che c’è un’impepata di cozze ad aspettarlo, pertanto non perde tempo ad imboccare le scale.
La cucina è inondata dai colori della sera imminente e dal sorriso di Angelica, intenta a stappare la bottiglia di vino che farà loro compagnia per la serata, se mai di ulteriore compagnia ci fosse bisogno. Ogni volta che la guarda non può fare a meno di pensare a quanto sia bella nei sui occhi azzurri come il cielo, nelle sue sottili labbra appena corrucciate agli angoli, nei suoi lunghi, liscissimi capelli corvini che si adagiano nell’incavo dei seni, rimarcandolo: e come ogni volta si sente d’un tratto tutto ardere dentro, pronto a ribaltare l’intera tavola per possederla lì, in quel preciso momento. Ma si fa forza e si controlla, non è certo il tempo a mancargli.
Inizia a cenare scrutandola di soppiatto tra i calici di vino e i petali delle rose che decorano la tavola, e lei di rimando lo osserva con la punta dello sguardo, mentre continua con il cucchiaio a suggere lentamente dal piatto. “Che infame virtù è la pazienza” sta rimuginando tra sé Mario, ma non fa in tempo a raccogliere per intero il pensiero, che un rumore folle taglia la stanza.
Con il cuore in gola scatta verso il salotto, da cui parrebbe provenire il suono: i frammenti della finestra sono cosparsi per tutto il pavimento, e accerchiano riverenti un grosso mattone. Nel mentre Angelica lo ha raggiunto nella stanza, e come teleguidata si dirige verso l’inatteso ospite, senza scomporsi. Lo solleva, lo capovolge e vi trova una foto incollata. Mario è troppo lontano per mettere bene a fuoco il contenuto della foto, ma troppo vicino per non riconoscere la loro camera da letto, e due corpi nudi intrecciati, di cui uno inequivocabilmente femminile, ed inequivocabilmente biondo di capelli.
Mentre la sua mente compone il pensiero “Marta sei proprio una troia”, la sua bocca prova in autonomia ad articolare una frase preconfezionata che dovrebbe suonare simile ad “Angelica posso spiegare, ti giuro quello non sono io, è tutto un complotto mi devi credere”. Ma tra le righe delle parole Angelica resta impassibile con la foto tra le mani, scossa solo da un leggero tremito. Mario prova ad avvicinarsi ma si sente tremendamente stanco, e nessun muscolo sembra rispondere ai suoi comandi.
D’improvviso, la testa di Angelica compie una rotazione innaturale per raggiungerlo con lo sguardo: ma non è più Angelica a fissarlo, e non sono più le sue labbra a schiudersi.
“Errore imprevisto, desincronizzazione in corso”.
Mario sfila il casco Hyperreality con una bestemmia. Protende un braccio già sapendo dove troverà il sacchetto di patatine aperto poche ore prima sulla sua scrivania, nel freddo stanzino bagnato dalle tenebre; con l’altro si appropria un unico gesto di una sigaretta e dell’accendino. Un colpo di tosse lo accompagna sull’unico pensiero che lo scuote, mentre si alza per raggiungere il bagno.
“Le donne sono tutte puttane”.
Mario interrompe la lettura, e alza lo sguardo fuori dalla finestra dello studio: il tramonto si declina in mille riverberi colorati all’orizzonte, tra le nuvole e le onde del mare spazzato dal libeccio. La vista viene però presto sopraffatta da un caldo profumo che stuzzica e risciacqua il palato: ha già capito che c’è un’impepata di cozze ad aspettarlo, pertanto non perde tempo ad imboccare le scale.
La cucina è inondata dai colori della sera imminente e dal sorriso di Angelica, intenta a stappare la bottiglia di vino che farà loro compagnia per la serata, se mai di ulteriore compagnia ci fosse bisogno. Ogni volta che la guarda non può fare a meno di pensare a quanto sia bella nei sui occhi azzurri come il cielo, nelle sue sottili labbra appena corrucciate agli angoli, nei suoi lunghi, liscissimi capelli corvini che si adagiano nell’incavo dei seni, rimarcandolo: e come ogni volta si sente d’un tratto tutto ardere dentro, pronto a ribaltare l’intera tavola per possederla lì, in quel preciso momento. Ma si fa forza e si controlla, non è certo il tempo a mancargli.
Inizia a cenare scrutandola di soppiatto tra i calici di vino e i petali delle rose che decorano la tavola, e lei di rimando lo osserva con la punta dello sguardo, mentre continua con il cucchiaio a suggere lentamente dal piatto. “Che infame virtù è la pazienza” sta rimuginando tra sé Mario, ma non fa in tempo a raccogliere per intero il pensiero, che un rumore folle taglia la stanza.
Con il cuore in gola scatta verso il salotto, da cui parrebbe provenire il suono: i frammenti della finestra sono cosparsi per tutto il pavimento, e accerchiano riverenti un grosso mattone. Nel mentre Angelica lo ha raggiunto nella stanza, e come teleguidata si dirige verso l’inatteso ospite, senza scomporsi. Lo solleva, lo capovolge e vi trova una foto incollata. Mario è troppo lontano per mettere bene a fuoco il contenuto della foto, ma troppo vicino per non riconoscere la loro camera da letto, e due corpi nudi intrecciati, di cui uno inequivocabilmente femminile, ed inequivocabilmente biondo di capelli.
Mentre la sua mente compone il pensiero “Marta sei proprio una troia”, la sua bocca prova in autonomia ad articolare una frase preconfezionata che dovrebbe suonare simile ad “Angelica posso spiegare, ti giuro quello non sono io, è tutto un complotto mi devi credere”. Ma tra le righe delle parole Angelica resta impassibile con la foto tra le mani, scossa solo da un leggero tremito. Mario prova ad avvicinarsi ma si sente tremendamente stanco, e nessun muscolo sembra rispondere ai suoi comandi.
D’improvviso, la testa di Angelica compie una rotazione innaturale per raggiungerlo con lo sguardo: ma non è più Angelica a fissarlo, e non sono più le sue labbra a schiudersi.
“Errore imprevisto, desincronizzazione in corso”.
Mario sfila il casco Hyperreality con una bestemmia. Protende un braccio già sapendo dove troverà il sacchetto di patatine aperto poche ore prima sulla sua scrivania, nel freddo stanzino bagnato dalle tenebre; con l’altro si appropria un unico gesto di una sigaretta e dell’accendino. Un colpo di tosse lo accompagna sull’unico pensiero che lo scuote, mentre si alza per raggiungere il bagno.
“Le donne sono tutte puttane”.