L'agnello del sacrificio

Appuntamento a lunedì 15 aprile dalle 21.00 all'una con il tema degli autori del romanzo ROMOLO - IL PRIMO RE: Franco Forte e Guido Anselmi.
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wladimiro.borchi
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L'agnello del sacrificio

Messaggio#1 » lunedì 15 aprile 2019, 23:38

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L'agnello del sacrificio

La porta blindata si aprì dopo tre violenti scatti metallici.
«Benvenuta Dottoressa Guerrieri, il detenuto è nella prima cella».
Il questore in persona l’attendeva oltre la soglia con il suo vice, il commissario Trentini e un ispettore capo. Doveva essere roba grossa.
«Di che si tratta?»
«Non lo sappiamo di preciso. Il soggetto ha forzato il blocco di polizia all’ingresso del Ministero. Supponiamo cercasse di accedere ai piani alti. Probabilmente doveva fare da basista per un attentato. Non abbiamo altro. Non aveva con sé documenti e parla un italiano stentato. La carnagione scura e la barba lunga gridano Islam. Ma, ripeto, non abbiamo nessun dato certo».
Ai modi sbrigativi del questore seguì l’atteggiamento mellifluo di Trentini: «Siamo sicuri che la sua fama di specialista in strategie di interrogatorio sia meritata. Ci aspettiamo grandi cose dal suo...»
Sabrina non lo fece nemmeno finire e si chiuse nella cella col sospettato.
L’uomo teneva le braccia conserte sul tavolo e la testa reclinata. A un passo da lui, una telecamera riprendeva ogni suo movimento. Come la vide entrare iniziò una sorta di noiosa litania: «Io no fatto niente! Io avrei voluto andare a vedere museo della scienza. Io no fatto niente di male! Perché voi arresta? Perché io Muslim? Razzisti!»
Sabrina si sedette sulla sedia dinanzi alla sua: «Finiscila con la commedia! Tu parli italiano meglio di me. Altrimenti non saresti stato in grado di coniugare “io avrei voluto”. Ricominciamo da capo e dimmi perché hai tentato di entrare al Viminale di nascosto».
Gli occhi dell’uomo sorrisero, anche se la bocca tornò a lamentarsi: «Io no capisce quello che tu dice, femmina! Tu vuole cose che io no può dare. Inutile tu tiene accesa tua telecamera per registra mie parole. Io no sa niente. Io voleva solo andare a museo».
Il messaggio era evidente. L’aveva detto tra le righe, ma a una psicologa criminale, esperta in tecniche di interrogatorio, non poteva sfuggire il reale messaggio. Il recluso voleva che Sabrina spegnesse la telecamera. Si sarebbe sbottonato solo dopo aver avuto la certezza di non essere ripreso.
La donna provò ad assecondarlo: «Hai ragione! Se non sai niente è inutile registrare.» Si alzò e spense l’apparecchio, immaginando le facce dei pezzi grossi, dall’altra parte della parete, a cui era appena stato rovinato il divertimento. Appena furono soli Sabrina cambiò espressione: «E adesso dimmi che cazzo vuoi? Trattare? Vuoi uno sconto di pena in cambio dei nomi dei tuoi complici?»
L’uomo sorrise battendo le mani, prendendo a parlare in italiano, con evidenti inflessioni dialettali romane: «E brava la dottoressa! Nun te se po’ nasconde niente! Ma io i complici nun ce l’ho. So’ solo, ma soprattutto, se po’ sapé che cazzo avrei fatto de male?»
La donna rimase a fissarlo incredula.
«Te lo dico io!» Riprese l’uomo «Un cazzo de niente! Nun me potete accusà de niente. Solo d’essemme sbajato a entrà in un posto, ar posto de n’antro!»
Sabrina sbottò: «Si può sapere chi cazzo sei!»
L’uomo abbassò la testa: «Solo er fratello di uno che sta a Rebibbia. Anzi, a ‘sto punto mi fratello e l’amichi sui so’ già usciti, magaro hanno pure ammazzato quarche guardia. Ma je sta bene! Così impareno a sta dalla parte sbajata!! Io so solo er diversivo. Oggi basta favve pensà all’islamici e correte tutti come fringuelli dietro al richiamo.»
Seguì un istante di silenzio.
«Mi’ fratello è innocente! L’avete messo ar gabbio perché c’avevate bisogno d’un agnello da sacrificà pe’ redimere i peccati! Fate sempre così. Quanno state in mezzo alla merda, imbastite un processo e mannate in gralera un poraccio, pensanno d’avé reso ‘r monno, n’posto mjore. Ma sta vorta v’avemo ‘nculato noi. Mo me devi liberà, perché nun ho fatto n’cazzo e mi fratello starà già sulla Tibburtina. Finarmente un po’ de giustizia! Va’ pure a parlà coll’amici tui e riaccenni pure sta telecamera. Tanto nun dico più n’cazzo!»
La donna uscì dalla cella, con gli astanti che la fissavano apprensivi.
«Non sono riuscita a cavarne niente» Disse, prima di riprendere la strada di casa.



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antico
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Re: L'agnello del sacrificio

Messaggio#2 » lunedì 15 aprile 2019, 23:40

Ciao Wladimiro! Tutto a posto con i parametri, divertiti in questa Romolo Edition!

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filippo.mammoli
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Re: L'agnello del sacrificio

Messaggio#3 » martedì 16 aprile 2019, 10:29

Un bel racconto. Scritto bene come sempre. Prosa diretta, descrittiva, ma sempre con il ritmo giusto nell'azione e nei dialoghi. Peschi molto dalla tua esperiemza professionale ed è giusto così. Una bella redenzione ma forse mi è sfuggito un particolare. Non ci ho trovato il richiamo al sangue, a parte quello metaforico al sangue inteso come razza. Bravo comunque.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: L'agnello del sacrificio

Messaggio#4 » martedì 16 aprile 2019, 11:57

Ciao Wladimiro.
Ho soltanto alcune perplessità in merito alla trama.
Avrebbe senso che il tizio faccia questa confessione, seppur a telecamere spente? Non sarebbe stato meglio non dire nulla e continuare la propria pantomima? In questo modo non solo ha dato meno tempo al fratello di fuggire e nascondersi ma, anche se in mancanza di prove, ha dato modo alle forze dell'ordine di trattenerlo, potendo verificare tranquillamente che si tratta del fratello di un evaso.
Mi sembra che Sabrina lasci perdere troppo facilmente.
Volevo capire bene perché hai sviluppato la cosa in questo modo. Grazie. :)

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Massimo Tivoli
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Re: L'agnello del sacrificio

Messaggio#5 » martedì 16 aprile 2019, 12:03

Ciao Wladimiro. Racconto davvero sfizioso. Innanzitutto, ti faccio i complimenti perché non è per niente facile maneggiare il dialetto o l’italiano da straniero senza far inciampare, anche solo un po’, la lettura. Tu ci sei riuscito egregiamente. Per quello che ho potuto capire io, a meno che non mi sia sfuggito qualche dettaglio o implicazione (cosa probabile), l’aderenza al tema c’è, sebbene possa non essere percepita come un’aderenza forte. L’aspetto del "capro espiatorio”, che riferisci esplicitamente nel racconto, è un elemento che caratterizza il concetto di redenzione per antonomasia. Quindi, su questo, nulla da dire. Invece per la parte del tema relativa al “sangue”, mi sento di non aver afferrato la situazione (mea culpa).

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Laura Cazzari
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Re: L'agnello del sacrificio

Messaggio#6 » mercoledì 17 aprile 2019, 13:59

Ciao Wladimiro, mi piace molto il tema tremendamente attuale che hai scelto di trattare. Soprattutto apprezzo che tu abbia scelto di fare vedere il punto di vista degli islamici che sentono di essere diventati l capro espiatorio dell’odio del mondo. L’unica cosa che mi sento di segnalarti e l’attinenza con il tema “sangue e redenzione”. Dove sono? La redenzione la troviamo nella fuga dei carcerati o nella dottoressa che lascia perdere l’interrogatorio? Purtroppo, non mi è chiarissimo. Per il resto bravo.
Laura Cazzari

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Luca Nesler
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Re: L'agnello del sacrificio

Messaggio#7 » mercoledì 17 aprile 2019, 16:43

Ciao Wladimiro, racconto spassoso e caustico. Scritto bene e originale. Mi è piaciuto, bravo! Riesci sempre a farmi ridacchiare!
Alla prossima!

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alberto.tivoli
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Re: L'agnello del sacrificio

Messaggio#8 » giovedì 18 aprile 2019, 22:51

Ciao Wladimiro, ecco il mio commento.
Bravo nel giocare con il dialetto e l’italiano approssimativo di uno straniero. La situazione fa sorridere e fa pensare con il suo riferimento al capro espiatorio. Considero però il racconto poco aderente al tema e anche la vicenda non la vedo così plausibile, probabilmente perché non ho colto la logica alla base della storia. Il romanaccio dai tratti islamici gabba le forze dell’ordine ma come questo può essere una rivalsa? Lui rappresenta una distrazione per coprire l’evasione del fratello da Rebibbia? Se così fosse, la vicenda evolve davvero troppo semplicisticamente.
Se da un lato il racconto mette in scena una sarcastica presa in giro, dall’altro non riesce a convincermi sulla credibilità della situazione.

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Andrea Partiti
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Re: L'agnello del sacrificio

Messaggio#9 » lunedì 22 aprile 2019, 15:30

Confesso di essermi fermato all"avrei voluto andare a vedere" e di aver iniziato a preparare mentalmente un pippone su come rendere naturale in linguaggio stentato e su come con quella battuta mi dipingevi il personaggio come un italiano madrelingua diplomato al classico con una barba hipster fuori controllo con cui si spaccia per musulmano.
Ci sono rimasto male quando ho visto che era intenzionale. Ben fatto, ben fatto.
Dimenticando per un attimo lo stile ineccepibile, non riesco a far tornare la storia.
Fa da diversivo per la fuga del fratello... da un altro posto? Siamo a Roma, tutte le forze dell'ordine sono lì attorno alla stanzina del presunto attentatore, guardie carcerarie comprese?
E' un tentativo di vendetta del fratello innocente andato male?
Qualcosa non mi torna o mi sfugge, sia nel movente dell'interrogato, sia del perché si ingegni così tanto per avere le telecamere spente e spiattellare il suo piano. Cosa ci guadagna dal confessare ma non troppo?

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lordmax
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Re: L'agnello del sacrificio

Messaggio#10 » lunedì 22 aprile 2019, 23:54

Bella l'idea del muslim romanaccio, molto azzeccata. Ottima la tecnica nei dialoghi.
La vicenda invece non sta in piedi. Anche se lo hanno preso non per questo il fratello può fuggire, non ci vedo alcuna attinenza ne senso logico. Non capisco perché il fermato non sia stato messo in una stanza da cui il questore potesse sentire anche senza la registrazione, se si tratta di terrorismo le risorse si trovano. Se poi ha cercato di entrare al viminale ancora peggio. Se parla romano in modo così fluente vuol dire che è in Italia da anni quindi il fatto che non avesse documenti con se è irrilevante, ci mettono 10 minuti invece di 10 secondi per scoprire il nome... soprattutto se ha un fratello in carcere.
Che dire? L'idea alla base non è malvagia ma ci vedo troppe incongruenze. Sarebbe necessario il doppio dei caratteri per coprire tutti i punti lasciati aperti.
Il tema mi sembra centrato anche se solo di rimando.

Fabio84
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Re: L'agnello del sacrificio

Messaggio#11 » martedì 23 aprile 2019, 2:16

Ciao Wladimiro,
Mi è piaciuta la trovata del romanaccio.
La storia si dipana bene fino alla fine anche se secondo me è risolta forse in maniera un po’ troppo semplice rispetto a quanto ci starebbe con un’evasione.
Se la cosa venisse confermata dal carcere mi pare strano ch Sabina lasci andare così l’interrogato.
Stile e trovata molto buona.
Ciao

Fabio

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Emiliano Maramonte
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Re: L'agnello del sacrificio

Messaggio#12 » martedì 23 aprile 2019, 15:59

Ciao Wladimiro!
Lieto di rileggere un tuo lavoro, in attesa del piatto forte (il romanzo...).
Lo valuto con comodità e senza alcun assillo visto che non ti devo classificare.
Ebbene, secondo me il racconto è riuscito a metà. Molto interessante sotto due punti di vista: il primo riguarda la "sorpresa finale" del coatto romano, con un divertentissimo profluvio di battute in romanesco gestito alla grande! Come pure hai gestito bene il crescendo di tensione e curiosità. Mi è sembrato anche di cogliere un sottotesto relativo alla psicosi da "allah akbar", per la quale ogni tizio olivastro con la barba lunga è potenzialmente un terrorista. Tutto molto interessante.
La storia, invece, ha dei buchi di trama e delle incongruenze sulle quali non insisto, dato che le hanno già evidenziate in dettaglio altri prima di me.
Da sistemare invece qualche piccolo appesantimento qua e là, es.
«Siamo sicuri che la sua fama di specialista in strategie di interrogatorio sia meritata. Ci aspettiamo grandi cose dal suo...» - Questo passaggio sa di infodump. Avresti potuto dare più o meno la stessa informazione, magari anche simpaticamente: «Siamo sicuri che questa qui, questa regina degli interrogatori, ci possa aiutare? Ci aspettiamo grandi cose dal suo...», insomma cose così.
Oppure:
«Piantala con la commedia! Parli italiano meglio di me. Altrimenti (non saresti stato in grado di coniugare) [Pesante!!!!] non avresti ragliato: “io avrei voluto”. Ricominciamo da capo e dimmi perché hai tentato di entrare al Viminale [di nascosto]».

Ultima cosa: la specialista, nel corso del racconto, mostra un doppio atteggiamento e un doppio stile. All'inizio è misurata e professionale, poi si lascia andare divenendo anche sboccata. Secondo me, stante anche la possibilità che una persona perda le staffe e si faccia prendere la mano, però avrei preferito una certa uniformità: o rendi il personaggio professionale ma dai modi spicci sin da subito, o lo lasci molto razionale come Clarice de "Il silenzio degli innocenti". E' un umile suggerimento.
In ogni caso, una prova che va sulla sufficienza.

In bocca al lupo!
Emiliano.

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Wladimiro Borchi
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Re: L'agnello del sacrificio

Messaggio#13 » martedì 23 aprile 2019, 18:48

Condivido in pieno tutto e faccio ammenda.
Avevo due idee che mi erano balenate in testa leggendo il tema.
Una molto più semplice, una molto più elaborata.
Sono andato sulla seconda, salvo accorgermi che, dopo aver scritto il solo incipit, avevo già finito le battute a mia disposizione.
Ho iniziato a tagliare come un pazzo e ho provato a ripartire. Scrivi e taglia, scrivi e taglia, è rimasto un racconto assolutamente superficiale, dove tutto avviene davvero troppo in fretta e senza motivazioni apparenti.
Nel tagliare mi sono anche scordato il sangue...
Nulla da eccepire sui vostri commenti, stavolta ho davvero preso una cantonata.
L'altra idea ve la posto qua sotto. Un fuori gara per farmi perdonare della cagata che vi ho fatto leggere e commentare.
L'ho pubblicata qualche giorno dopo su facebook. Semplice, ma almeno sensata.
Grazie mille dei vostri commenti!
W

L’AGNELLO DEL SACRIFICIO
Monte Teschio era attraversato da una leggera brezza, che non gli donava alcun sollievo. La sabbia sollevata dal vento si infilava negli squarci aperti fino alle ossa dai flagelli e portava con sé lo strisciare subdolo di cocci taglienti.
Per assurdo soffriva meno per i chiodi infilati nelle mani e nei piedi. Il dolore violento delle cartilagini attraversate dal ferro si era affievolito. Era rimasto solo il senso di soffocamento che gli opprimeva la gola riarsa e la ripetuta tortura di quella terra salata nelle ferite aperte.
Si ricordò solo allora della corona di spine, per l’impertinenza di una goccia di sangue che gli attraversò il campo visivo. Trovò buffo essersi dimenticato di averla. Probabilmente nell’approssimarsi alla morte, il dolore prendeva strade misteriose.
Fu in quel momento che rammentò di essere un Dio e come tale vide tutta la storia del mondo in un unico istante.
Vide la Sua chiesa che commetteva violente efferatezze in suo nome, percepì le grida dei bambini, sentì nella bocca il sapore del sangue della tortura di giovani madri accusate di essere streghe, provò sul suo corpo lo strazio delle carni degli eretici, le loro mutilazioni, vide l’umanità che costruiva strumenti di morte sempre più infallibili, assistette al nazismo e agli stermini fondati su idee malate, udì le voci di milioni di morti che urlavano all’unisono, si rese conto che le sue sofferenze servivano alla salvezza di chi avrebbe tagliato lentamente la testa a ragazze innocenti, di chi avrebbe stuprato e ucciso nei modi più atroci, di chi non meritava la libertà.
Fu in quel momento che rammentò di essere un Dio e staccò con violenza le gambe dalla croce, facendo schizzare il chiodo a metri di distanza. Poi venne il turno della mano destra e con questa liberò la sinistra. Con un balzo scese dalla croce, mentre tutte le sue ferite si rimarginavano.
Tutti i presenti, colti da profonda paura, si inginocchiarono in segno di sottomissione.
Fu in quel momento che rammentò di essere un Dio e decise di governare l’umanità nel terrore e nella giustizia, per l’eternità.
IMBUTO!!!

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antico
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Re: L'agnello del sacrificio

Messaggio#14 » giovedì 25 aprile 2019, 17:22

Sì, decisamente meglio il secondo racconto: originale e estremamente significativo. Su quello in contest, invece, non posso che confermare che il pretesto è veramente troppo esile per assicurare la fuga al fratello e che il finale appare monco con una chiusa che non soddisfa. Aggiungo che l'ultima, lunga, battuta in romanesco è dura di digerire in un colpo solo, almeno lo è stato per me. Pollice ni a questo giro.

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