L'Archivista
Inviato: martedì 21 maggio 2019, 0:13
20 maggio 2119, ore 21:00.
«Propro oggi che c'è la piogia. Non posiamo spetare?»
«No. E impara a parlare, perdio!»
«Calm, capo. Calm.»
L'uomo sulla sedia a rotelle scosse la testa. «Forza: meno chiacchiere e più profanazione!» ringhiò.
Aveva uno sguardo acuto nonostante il suo cervello avesse da poco compiuto 145 anni. Indossava un completo elegante per coprire le protesi al carbonio, e un paio di occhiali ovali a realtà aumentata. Si morse un labbro trattenendo la frustrazione: avere a che fare con quelle generazioni illetterate era peggio delle formiche nelle mutande, ma per quel lavoro servivano persone robuste dalla scarsa curiosità. Due laureandi di scienze umanistiche erano perfetti.
I ragazzi rimossero la lastra di granito davanti alla lapide con la targa “Luca Nesler 1981-2019”, e presero a scavare sotto la pioggia scrosciante che trasformava il camposanto in un pantano. La pala toccò il legno della bara. Uno dei due ragazzi trasalì per un tuono, poi si sporse dalla bocca di fango. «Eco l'item, capo. Lo farmiamo?»
«No, togliete la terra e apritela. E provate almeno ad azzeccarle 'ste doppie!»
Uno fece un verso interrogativo e l'altro sollevò le spalle bisbigliando: «old gramatica».
I ragazzi sollevarono il coperchio. Dentro c'era uno scheletro completamente scarnificato.
«Eccolo! Controllate se ha uno smartphone».
«wtf?»
«Un portatile di cento anni fa. Forza, cialtroni!» li insultò il vecchio. Tanto sapeva che l'impoverimento linguistico era tale che potevano comprendere gran poco di quello che diceva.
I ragazzi frugarono i vestiti del cadavere zuppi di pioggia, tirarono fuori una piccola lastra nera e la passarono al vecchio.
«Perfetto» disse questi afferrandola con l'arto robotico. «Era ancora possibile rimuovere la batteria a quei tempi».
Armeggiò con le dita sintetiche per levare il coperchio dal retro dell'apparecchio, afferrò un foglietto piegato in sei e, riparato dall'ombrello della sedia, lo sollevò e lo aprì. «Sì!» gridò «Ecco la lista!»
Cinque ore dopo la carrozzella ronzava spingendo il vecchietto all'interno del laboratorio che un tempo faceva parte dell'università di Torino. Un uomo sulla quarantina aspettava ad occhi sgranati.
«Alora? Ai farmato la kiave?»
Il vecchio sospirò. «Sì. Ce l'ho.»
«Come lo sai?»
«Cento anni fa un tipo aveva capito tutto. Lui era una specie di ritardato, ma aveva una mente geniale per i complotti. In qualche modo aveva scoperto che “Minuti Contati” non era altro che un'immensa banca dati per lo studio dell'I.A. Forte. A quei tempi ero un archivista impareggiabile: avrei avuto la lista da me se non fosse stato per la notte degli hacker del 2019. Allora l'algoritmo principale aveva individuato la chiave finale dell'esperimento in alcune lettere inserite nei titoli della All Star Edition della sesta era. Lo ricordo come fosse ieri. Insomma, quel tipo insulso mi aveva scritto dicendo di aver letto una frase tra alcuni titoli, ma non mi aveva detto quale. Aveva intuito tutto, ma poi era morto, morso da uno scoiattolo.»
«Un scoiatolo?»
Il vecchio sogghignò. «Pare fosse idrofobo. Ho cercato la lista per anni. Ero sicuro che l'avesse trascritta.»
«xké?»
«Perché era l'unica edizione che aveva vinto, e lui era un grasso megalomane malato. Avevo ragione: eccola qui. Ha perfino segnato le lettere.»
L'altro osservò il foglietto:
LIVE
IL PISOLINO POMERIDIANO DELLA RAGIONE
NUMERO VENTITRÈ
IL PROSSIMO
IL NEGOZIO DI CONVENIENZA
ASTRID
I BAMBINI DI DOMANI
IL CERCHIO DELLA VITA
CONFRONTO TARDIVO
«Vedi nero? Ti prego ridi: la vita conta. Questa?»
«Sì. Interessante che sia la prima frase di un robot senziente mentre il mondo tornava ai fascismi. Inseriscila nel sistema. Dopo l'elaborazione l'IA sarà completa e potrà contrastare la twittmachine della Lega. Finalmente.» il vecchio chiuse gli occhi e lasciò una lacrima libera di scendere ad impigliarsi tra le rughe. «Domani saremo di nuovo liberi di usare la rete dopo quasi cento anni.»
«E ci vuole uno vekio vekio per agiustare l'internet. Eh, signor Bertino?»
«Vecchio?» L'uomo rise «Allora mi chiamavano “l'Antico”».
«Propro oggi che c'è la piogia. Non posiamo spetare?»
«No. E impara a parlare, perdio!»
«Calm, capo. Calm.»
L'uomo sulla sedia a rotelle scosse la testa. «Forza: meno chiacchiere e più profanazione!» ringhiò.
Aveva uno sguardo acuto nonostante il suo cervello avesse da poco compiuto 145 anni. Indossava un completo elegante per coprire le protesi al carbonio, e un paio di occhiali ovali a realtà aumentata. Si morse un labbro trattenendo la frustrazione: avere a che fare con quelle generazioni illetterate era peggio delle formiche nelle mutande, ma per quel lavoro servivano persone robuste dalla scarsa curiosità. Due laureandi di scienze umanistiche erano perfetti.
I ragazzi rimossero la lastra di granito davanti alla lapide con la targa “Luca Nesler 1981-2019”, e presero a scavare sotto la pioggia scrosciante che trasformava il camposanto in un pantano. La pala toccò il legno della bara. Uno dei due ragazzi trasalì per un tuono, poi si sporse dalla bocca di fango. «Eco l'item, capo. Lo farmiamo?»
«No, togliete la terra e apritela. E provate almeno ad azzeccarle 'ste doppie!»
Uno fece un verso interrogativo e l'altro sollevò le spalle bisbigliando: «old gramatica».
I ragazzi sollevarono il coperchio. Dentro c'era uno scheletro completamente scarnificato.
«Eccolo! Controllate se ha uno smartphone».
«wtf?»
«Un portatile di cento anni fa. Forza, cialtroni!» li insultò il vecchio. Tanto sapeva che l'impoverimento linguistico era tale che potevano comprendere gran poco di quello che diceva.
I ragazzi frugarono i vestiti del cadavere zuppi di pioggia, tirarono fuori una piccola lastra nera e la passarono al vecchio.
«Perfetto» disse questi afferrandola con l'arto robotico. «Era ancora possibile rimuovere la batteria a quei tempi».
Armeggiò con le dita sintetiche per levare il coperchio dal retro dell'apparecchio, afferrò un foglietto piegato in sei e, riparato dall'ombrello della sedia, lo sollevò e lo aprì. «Sì!» gridò «Ecco la lista!»
Cinque ore dopo la carrozzella ronzava spingendo il vecchietto all'interno del laboratorio che un tempo faceva parte dell'università di Torino. Un uomo sulla quarantina aspettava ad occhi sgranati.
«Alora? Ai farmato la kiave?»
Il vecchio sospirò. «Sì. Ce l'ho.»
«Come lo sai?»
«Cento anni fa un tipo aveva capito tutto. Lui era una specie di ritardato, ma aveva una mente geniale per i complotti. In qualche modo aveva scoperto che “Minuti Contati” non era altro che un'immensa banca dati per lo studio dell'I.A. Forte. A quei tempi ero un archivista impareggiabile: avrei avuto la lista da me se non fosse stato per la notte degli hacker del 2019. Allora l'algoritmo principale aveva individuato la chiave finale dell'esperimento in alcune lettere inserite nei titoli della All Star Edition della sesta era. Lo ricordo come fosse ieri. Insomma, quel tipo insulso mi aveva scritto dicendo di aver letto una frase tra alcuni titoli, ma non mi aveva detto quale. Aveva intuito tutto, ma poi era morto, morso da uno scoiattolo.»
«Un scoiatolo?»
Il vecchio sogghignò. «Pare fosse idrofobo. Ho cercato la lista per anni. Ero sicuro che l'avesse trascritta.»
«xké?»
«Perché era l'unica edizione che aveva vinto, e lui era un grasso megalomane malato. Avevo ragione: eccola qui. Ha perfino segnato le lettere.»
L'altro osservò il foglietto:
LIVE
IL PISOLINO POMERIDIANO DELLA RAGIONE
NUMERO VENTITRÈ
IL PROSSIMO
IL NEGOZIO DI CONVENIENZA
ASTRID
I BAMBINI DI DOMANI
IL CERCHIO DELLA VITA
CONFRONTO TARDIVO
«Vedi nero? Ti prego ridi: la vita conta. Questa?»
«Sì. Interessante che sia la prima frase di un robot senziente mentre il mondo tornava ai fascismi. Inseriscila nel sistema. Dopo l'elaborazione l'IA sarà completa e potrà contrastare la twittmachine della Lega. Finalmente.» il vecchio chiuse gli occhi e lasciò una lacrima libera di scendere ad impigliarsi tra le rughe. «Domani saremo di nuovo liberi di usare la rete dopo quasi cento anni.»
«E ci vuole uno vekio vekio per agiustare l'internet. Eh, signor Bertino?»
«Vecchio?» L'uomo rise «Allora mi chiamavano “l'Antico”».