Valutazioni e commenti di EMILIANO MARAMONTE ai racconti finalisti

Data: 17 giugno 2019

Guest star: COLLETTIVO ITALIANO FANTASCIENZA (Simonetta Olivo, Linda De Santi, Fabio Aloisio, Emiliano Maramonte, Lorenzo Davia, Damiano Lotto, Piero Schiavo Campo, Alessandro Napolitano, Dario Giardi)

Prima special dell'estate 2019 di Minuti Contati! La fase di scrittura e commenti avverrà come di consueto, grande spettacolo nella finale con scontri diretti tra i racconti finalisti con copertura giornaliera e commenti stile telecronaca!
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Valutazioni e commenti di EMILIANO MARAMONTE ai racconti finalisti

Messaggio#1 » giovedì 11 luglio 2019, 19:03

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MAMMA GATTA
Questo racconto, tutto sommato, si legge volentieri, scorre abbastanza bene, tuttavia ha alcuni inconvenienti strutturali. In primo luogo andavano alleggerite due parti che in un testo così breve penalizzano e ridimensionano la validità delle altre. Parlo della chiacchierata sulla reincarnazione, utile sì per creare un background per la storia, ma dannosa per la tensione iniziale. Non dimentichiamo che in racconti brevi come questo, l’effetto iniziale è molto importante: il lettore deve essere subito catapultato in una situazione di conflitto, per poi essere trascinato verso un finale possibilmente all’altezza. In questo specifico caso (mi duole dirlo) la tensione narrativa si sgonfia subito, per poi risollevarsi con l’apparizione di “mamma gatta” (l’arrivo inaspettato…). Andava sfoltito. In secondo luogo, è stato dato eccessivo spazio alla poesia di Pascoli. Qualche manciata di versi in meno avrebbe generato più possibilità di manovra per aumentare la suspense finale, che, così come è congegnata si dissolve velocemente.
Terzo inconveniente: si capisce più o meno un po’ tutto, mi sono immaginato sin da subito chi poteva reincarnarsi e in cosa.
Scrittura gradevole (ribadisco), ma un paio di riletture non avrebbero guastato.
Il tema mi sembra centrato, e c’è anche il “paletto” (il riferimento a Pascoli).
VOTO 3

BATMAN
Alla fine della lettura sono rimasto interdetto. Carina l’idea di prendere gli stereotipi di un celeberrimo supereroe mascherato e dei suoi iconici antagonisti e farne una specie di commedia ridanciana con un finale abbastanza tragico e… insolito.
Dicevo: sono rimasto interdetto. In buona sostanza, questo racconto cos’è? Una parodia? Un tentativo di stravolgere le figure fumettistiche e cinematografiche entrate nell’immaginario collettivo? Un minuscolo episodio semiserio delle avventure di Batman, ma con risvolti grotteschi? Sinceramente non lo so. Manca qualcosa. Per quasi tutto lo scorrere della trama, mi sono aspettato qualcosa di più o di diverso. E il finale, per quanto interessante, perché in un certo senso “liberatorio” per quanti da decenni si sono stancati di vedere sempre vittoriosi i “buoni” (sic!), mi è parso un po’ “appiccicato”…
Tema centrato (l’arrivo inatteso è il dottore), preso il paletto per il rotto della cuffia (il riferimento alla Cucina italiana).
VOTO 3

COME LE RONDINI
Questo racconto è sospeso tra due registri, uno poetico, suggestivo, quasi lirico e l’altro fantascientifico, drammatico e catastrofista. Questa bipartizione è la forza e, al tempo stesso, un elemento di debolezza.
La storia può essere vista come l’istantanea di un evento terribile (l’esplosione di una supernova? Un asteroide in arrivo? Un missile nucleare intercontinentale?) a cui ognuno reagisce come può, opponendo la quotidianità e la normalità. E in tutto questo, straziante è la consapevolezza che sta accadendo qualcosa – consapevolezza degli adulti – drammaticamente contrapposta all’innocenza dei bambini che restano ignari di tutto e vivono il loro presente fatto di giochi e meraviglia.
La debolezza sta nel lasciare incompiuta la parte più squisitamente “di genere”: sta per accadere qualcosa di grave e globale, ma non sembra fregare a nessuno, oltretutto i segnali di un terrore totale sono assolutamente sottotono; a nulla valgono i veloci riferimenti a strade deserte o alla mancanza di autoveicoli. Di solito, in storie del genere, è sempre molto palpabile l’atmosfera di paura e di angoscia. Certo, non pretendevo scene di panico generale o di sciacalaggio nei negozi, però…
Ottima la scelta della narrazione in seconda persona, anche se un paio di riletture in più avrebbero potuto alleggerire alcuni passaggi e depurare il testo di qualche antipatico refuso.
Tema (forse) centrato: l’arrivo inaspettato è simbolico, ed è quello della felicità che si manifesta proprio nel momento più tragico. Per quanto riguarda il paletto, sinceramente faccio fatica a trovarlo…
VOTO 4

UN PUGNO DI SABBIA
Scritto bene, buon ritmo da thriller, storia nel complesso gradevole. Mi è piaciuta anche la partenza veloce dell’incipit con dell’ironia un po’ a buon mercato, ma tutto sommato non troppo sconcia. Poi la trama scorre via bene fino alla tragica conclusione.
Poco da rilevare se non che purtroppo manca un “contrappeso” a tutto il racconto. Mi spiego: sono stati reiterati più volte versi della nota canzone dei Nomadi (paletto preso in pieno!), ma secondo me è troppo. Quei caratteri potevano (e dovevano) essere usati per rafforzare le motivazioni del ragioniere psicopatico, che così come viene rappresentato è uno stereotipo vuoto e fine a se stesso. Un pazzo è un pazzo, si potrebbe obiettare, ma persino Charles Manson, nel suo totale delirio, aveva delle motivazioni. Invece il ragioniere è risentito solo perché Vania faceva la scemotta con un altro anni e anni prima… quindi la tormenta e la conduce alla morte suicidandosi con lei. Stop. Un po’ poco. Anche solo un paio di righe in più alla fine per esplicitare meglio distorte giustificazioni e rendere questo racconto un ottimo racconto, quasi al top.
Tema centrato.
VOTO 4

AL
Ho apprezzato molto il flusso narrativo, molto ben condotto. Fino a tre quarti della trama, ho trovato un ottimo ritmo da thriller-horror e mi stavo appassionando al mistero della “creatura”, immaginandomi mille sviluppi. Poi quando ho letto la parola “fornaio” mi si è accesa una lampadina, anche perché ho una moglie cultrice di pane fatto in casa e so perfettamente cosa vuol dire curare “l’Essere”…
Il colpo di scena finale, da un lato, ci può stare, mi ha piacevolmente colpito, ma dall’altro lato mi ha deluso perché mi aspettavo altro, e ciò ha spezzato quelle alte aspettative dell’incipit.
Il tema del contest è stato rispettato, come anche il “paletto” che, in questo caso è nientemeno che Albano Carrisi!
Non do al racconto il voto pieno a causa di qualche inconveniente di editing (un paio di riletture non avrebbero guastato) e per il finale che, ribadisco, mi ha fatto storcere un po’ il naso.
VOTO 4

SOLO UNO
Racconto affascinante, complesso e scritto con grande padronanza di mezzi sia espressivi che tecnici. È evidente come la trama sia sospesa tra momenti onirico-simbolici e drammatica realtà. Ho dovuto rileggerlo tre volte per capire più a fondo alcuni passaggi e, soprattutto, sottotesti assai importanti per il messaggio (o i messaggi) che l’autore ha voluto lanciare. La storia è una terrificante teatralizzazione del dolore causato dall’Abusivo (mai nome fu più azzeccato!) che distrugge famiglie, consuma vite e cancella esistenze. Poi è arrivato K e mi sono un po’ perso, ma sono riuscito a ricollegare tutto nell’ottimo e tristissimo finale. A voler cercare il pelo nell’uovo, avrei preferito meno cadute nel simbolismo, che a volte risulta sopra le righe e spezza l’atmosfera e la tensione narrativa creando uno stacco disorientante; e avrei preferito un maggiore ancoraggio al realismo. Ma forse sono troppo pignolo.
Tema del contest grosso modo indovinato, un po’ meno il paletto… Il coltello magico? Il Vernel (che però italianissimo non è, a quanto mi risulta…)? Boh.
VOTO 5

BABBALA, PALADINO E LA VECCHIA SAM
Un grande racconto, scritto con ottimo livello di padronanza fino a un terzo della trama. Mi aspettavo un thriller-horror che ricordava alcuni film ormai entrati nell’immaginario collettivo come “The Ring” per esempio, poi, inaspettatamente, la storia ha bruscamente virato verso un impostazione più spiccatamente psicoanalitica. Mi è piaciuta molto l’atmosfera generale (un’orrida creatura a un angolo di una stanza rischiarata da un anemico chiaro di luna è un’immagine orrorifica fenomenale!) e l’ansia che si respira assieme al protagonista.
Poi è subentrata la chiacchierata finale che ha tentato una scavo psicologico delle paure inconsce e soprattutto di quelle infantili; non che abbia disprezzato la riflessione, che risulta tutto sommato interessante, ma nell’economia generale del racconto ha purtroppo determinato un accartocciamento della trama che ha spento quel potente abbrivio che mi aveva entusiasmato.
Il tema mi sembra preso (l’arrivo inatteso di Babbala e Paladino), faccio ancora fatica a trovare il paletto.
VOTO 4

L’ABBANDONO
Storia molto particolare che ho sicuramente apprezzato. Qui si trovano tre elementi diversi, mescolati tra loro a formare una mistura disorientante. C’è un piccolo dramma (l’abbandono del cane), c’è la fantascienza (con un atterraggio inatteso… una citazione all’antologia del CIF?) e c’è un sottofondo di condanna morale piuttosto forte.
Ho apprezzato anche il contraltare dei momenti clou della trama con la canzone di Massimo Ranieri, in modo da enfatizzarli maggiormente.
Racconto sicuramente ambizioso, troppo forse per poter contenere tutti i messaggi nella mente dell’autore in 4050 caratteri, però apprezzabile.
Tema centrato, come anche il paletto.
VOTO 5



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