Quella volta che Urbino volò su un pallone
Inviato: martedì 20 agosto 2019, 0:56
Quella volta che Urbino volò su un pallone
Urbino 19/08/2119.
La folla si accalca attorno alla Città Vecchia. Decine, forse centinaia di migliaia di persone di ogni età, sesso e razza che urlano e spingono. Quelli con più coraggio e meno scrupoli (o cervello) tentano di sfondare le porte con mezzi di fortuna, mentre altri tentano disperatamente di arrampicarsi sulle mura edificate dai Della Rovere. È tutto in utile: le pesanti porte metalliche sono impossibili da intaccare e restano ben chiuse, mentre le mura sono guardate a vista da guardie armate, che respingono con gli idranti ogni assalitore.
Davanti a questi fallimenti, la folla monta in odio. Cominciano a volare gli insulti. Le pietre li seguono a stretto giro.
Le porte restano chiuse. Un rumore sordo alla base delle mura annuncia ciò che sta per cominciare.
Ben presto la rabbia diventa panico: agli insulti si frammischiano le preghiere e le mani che primano minacciavano vendetta, si alzano al cielo in cerca di misericordia.
- Non potete lasciarci qui – urla una donna con in braccio un bambino, dopo essere stata sbalzata tre volte dalle mura dagli idranti. – Gli argini del mare hanno ceduto! La piena sarà qui tra poche ore!
- Non potete lasciarci affondare! – urlano migliaia di voci insieme, coprendo la sua.
Nemmeno le preghiere servono a qualcosa. Le porte restano chiuse.
Mentre il rumore sotto le mura comincia a farsi più intenso, qualcosa sulla sommità si muove. Le guardie vengono affiancate da tecnici che montano rapidamente diverse apparecchiature. Tempo una ventina di minuti e le mura sono costellate di altoparlanti e grandi schermi. Su quest’ultimi viene proiettata la figura di un uomo con la lunga barba bianca da profeta biblico.
“Buongiorno, signori. Anche se penso che tutti mi conosciate, permettete comunque di presentarmi: sono Zaccaria Columbia, l’ideatore del “Progetto Epifania”.”
La marea umana fermenta. Ricominciano a piovere insulti e pietre, che danneggiano in modo non grave un paio di schermi.
“Si, comprendo perfettamente la vostra rabbia. Il vostro odio. Per quanto possa valere, io stesso mi odio con tutte le mie forze per ciò che sta accadendo. Credetemi: se non avessi una missione più grande da compiere, farei volentieri a cambio con uno qualunque di voi.”
L’uomo sugli schermi sembra ignorare la massa di bestemmie che gli vengono indirizzate, così come sembra ignorare le mani supplicanti e persino i bambini che vengono alzati al cielo. Prende un libro da fuori l’inquadratura e lo apre.
“La mia missione… ero solo un giovane prete al tempo. Un ragazzo in crisi di vocazione che si chiedeva che senso potesse avere la Parola in un mondo moribondo e ottuso. Ero consapevole, come altri prima di me, che avevamo consumato il nostro Eden oltre ogni possibilità di recupero e che opere come gli argini marini non avrebbero fatto altro che prolungare di qualche anno l’inevitabile. Eppure, la gran parte di noi… di voi, forse, preferiva annegare questa consapevolezza nelle menzogne, nelle frivolezze e nell’odio” Zaccaria sospira. “In un mondo in cui a dare le carte era chi mentiva per guadagno e istillava odio per profitto, quale posto poteva avere un messaggio di amore e verità? Quanto alla speranza, chi aveva un minimo di senno la vedeva sparire giorno dopo giorno, strangolata dalla siccità. Sciolta assieme agli ultimi ghiacciai.”
Il rumorio della folla sembra affievolirsi, anche se di poco. Alcuni presenti, soprattutto i più vecchi, sembrano turbati dalle parole dell’uomo sugli schermi. Solo alcuni.
“Fui tentato anch'io: se la verità faceva così male, pensai che sarebbe stato meglio divenire a mia volta un bruto. Così posai le Scritture per qualche giorno e mi immersi nel benessere dato dalla crassa ignoranza” ride. “Guardai persino un’intera edizione del Festival degli Amici di San Remo. La peggiore musica mai ascoltata in vita mia, credetemi. Così vuota e priva di qualsiasi spessore nei testi e nella musica, che lanciai la Bibbia contro la televisione, pur di farlo tacere. Eppure, fu in quel momento di abbrutimento che il Signore mi parlò e mi rivelò il mio cammino”
Zaccaria sfoglia rapidamente il libro e raggiunge un segnalibro color porpora. Legge.
“Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni: andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti” alza lo sguardo dalle Scritture e guarda avanti. C’è una luce diversa nei suoi occhi. “La Bibbia si aprì da sola su questa pagina e fu la mia epifania. Capì che la nostra specie aveva ancora una possibilità, ma che non tutti avrebbero potuto farne parte. Per sopravvivere con le poche risorse che sarebbero rimaste sarebbe stato necessario selezionare i migliori in mente e spirito, uomini e donne abbastanza forti da costruire un domani migliore.”
Il rumore alla base delle mura aumenta ancora d’intensità, fin quasi a sovrastare la voce dagli altoparlanti. La terra comincia a tremare con forza e qualcuno urla che l’inondazione è ormai alle porte. Almeno, lo urla finché sopra la città non compare la gigantesca camera ad aria azzurra.
“Capite adesso? Mi piange il cuore a vedervi lì fuori, ma, nel mondo che verrà, non ci sarà posto per la violenza, la menzogna, il fanatismo e tutte le altre iniquità che già una volta hanno determinato la nostra fine. Se siete dal lato sbagliato di queste mura, vuol dire che ne portavate con voi i semi malvagi.”
La terra trema sempre di più, fino a quando un boato assordante annuncia che la rocca su cui sorge la Città Antica si è aperta e ora Urbino si sta lentamente innalzando da terra, sotto lo sguardo attonito della folla.
“Senza abito nuziale non si entra al matrimonio del Re. Non si entra nel futuro dell’Umanità con l’animo pieno di odio e di menzogne” dice, mentre le sue parole cominciano a perdersi nell’aria.
La città dei Montefeltro si alza fino alle nuvole, lasciandosi alle spalle le urla e il frastuono della folla in tumulto. Seguendo i venti, comincia il suo viaggio verso nord.
Più in basso, l’onda inarrestabile del mare avanza, sommergendo sotto di sé i resti della civiltà.
Agostino Langellotti
Urbino 19/08/2119.
La folla si accalca attorno alla Città Vecchia. Decine, forse centinaia di migliaia di persone di ogni età, sesso e razza che urlano e spingono. Quelli con più coraggio e meno scrupoli (o cervello) tentano di sfondare le porte con mezzi di fortuna, mentre altri tentano disperatamente di arrampicarsi sulle mura edificate dai Della Rovere. È tutto in utile: le pesanti porte metalliche sono impossibili da intaccare e restano ben chiuse, mentre le mura sono guardate a vista da guardie armate, che respingono con gli idranti ogni assalitore.
Davanti a questi fallimenti, la folla monta in odio. Cominciano a volare gli insulti. Le pietre li seguono a stretto giro.
Le porte restano chiuse. Un rumore sordo alla base delle mura annuncia ciò che sta per cominciare.
Ben presto la rabbia diventa panico: agli insulti si frammischiano le preghiere e le mani che primano minacciavano vendetta, si alzano al cielo in cerca di misericordia.
- Non potete lasciarci qui – urla una donna con in braccio un bambino, dopo essere stata sbalzata tre volte dalle mura dagli idranti. – Gli argini del mare hanno ceduto! La piena sarà qui tra poche ore!
- Non potete lasciarci affondare! – urlano migliaia di voci insieme, coprendo la sua.
Nemmeno le preghiere servono a qualcosa. Le porte restano chiuse.
Mentre il rumore sotto le mura comincia a farsi più intenso, qualcosa sulla sommità si muove. Le guardie vengono affiancate da tecnici che montano rapidamente diverse apparecchiature. Tempo una ventina di minuti e le mura sono costellate di altoparlanti e grandi schermi. Su quest’ultimi viene proiettata la figura di un uomo con la lunga barba bianca da profeta biblico.
“Buongiorno, signori. Anche se penso che tutti mi conosciate, permettete comunque di presentarmi: sono Zaccaria Columbia, l’ideatore del “Progetto Epifania”.”
La marea umana fermenta. Ricominciano a piovere insulti e pietre, che danneggiano in modo non grave un paio di schermi.
“Si, comprendo perfettamente la vostra rabbia. Il vostro odio. Per quanto possa valere, io stesso mi odio con tutte le mie forze per ciò che sta accadendo. Credetemi: se non avessi una missione più grande da compiere, farei volentieri a cambio con uno qualunque di voi.”
L’uomo sugli schermi sembra ignorare la massa di bestemmie che gli vengono indirizzate, così come sembra ignorare le mani supplicanti e persino i bambini che vengono alzati al cielo. Prende un libro da fuori l’inquadratura e lo apre.
“La mia missione… ero solo un giovane prete al tempo. Un ragazzo in crisi di vocazione che si chiedeva che senso potesse avere la Parola in un mondo moribondo e ottuso. Ero consapevole, come altri prima di me, che avevamo consumato il nostro Eden oltre ogni possibilità di recupero e che opere come gli argini marini non avrebbero fatto altro che prolungare di qualche anno l’inevitabile. Eppure, la gran parte di noi… di voi, forse, preferiva annegare questa consapevolezza nelle menzogne, nelle frivolezze e nell’odio” Zaccaria sospira. “In un mondo in cui a dare le carte era chi mentiva per guadagno e istillava odio per profitto, quale posto poteva avere un messaggio di amore e verità? Quanto alla speranza, chi aveva un minimo di senno la vedeva sparire giorno dopo giorno, strangolata dalla siccità. Sciolta assieme agli ultimi ghiacciai.”
Il rumorio della folla sembra affievolirsi, anche se di poco. Alcuni presenti, soprattutto i più vecchi, sembrano turbati dalle parole dell’uomo sugli schermi. Solo alcuni.
“Fui tentato anch'io: se la verità faceva così male, pensai che sarebbe stato meglio divenire a mia volta un bruto. Così posai le Scritture per qualche giorno e mi immersi nel benessere dato dalla crassa ignoranza” ride. “Guardai persino un’intera edizione del Festival degli Amici di San Remo. La peggiore musica mai ascoltata in vita mia, credetemi. Così vuota e priva di qualsiasi spessore nei testi e nella musica, che lanciai la Bibbia contro la televisione, pur di farlo tacere. Eppure, fu in quel momento di abbrutimento che il Signore mi parlò e mi rivelò il mio cammino”
Zaccaria sfoglia rapidamente il libro e raggiunge un segnalibro color porpora. Legge.
“Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni: andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti” alza lo sguardo dalle Scritture e guarda avanti. C’è una luce diversa nei suoi occhi. “La Bibbia si aprì da sola su questa pagina e fu la mia epifania. Capì che la nostra specie aveva ancora una possibilità, ma che non tutti avrebbero potuto farne parte. Per sopravvivere con le poche risorse che sarebbero rimaste sarebbe stato necessario selezionare i migliori in mente e spirito, uomini e donne abbastanza forti da costruire un domani migliore.”
Il rumore alla base delle mura aumenta ancora d’intensità, fin quasi a sovrastare la voce dagli altoparlanti. La terra comincia a tremare con forza e qualcuno urla che l’inondazione è ormai alle porte. Almeno, lo urla finché sopra la città non compare la gigantesca camera ad aria azzurra.
“Capite adesso? Mi piange il cuore a vedervi lì fuori, ma, nel mondo che verrà, non ci sarà posto per la violenza, la menzogna, il fanatismo e tutte le altre iniquità che già una volta hanno determinato la nostra fine. Se siete dal lato sbagliato di queste mura, vuol dire che ne portavate con voi i semi malvagi.”
La terra trema sempre di più, fino a quando un boato assordante annuncia che la rocca su cui sorge la Città Antica si è aperta e ora Urbino si sta lentamente innalzando da terra, sotto lo sguardo attonito della folla.
“Senza abito nuziale non si entra al matrimonio del Re. Non si entra nel futuro dell’Umanità con l’animo pieno di odio e di menzogne” dice, mentre le sue parole cominciano a perdersi nell’aria.
La città dei Montefeltro si alza fino alle nuvole, lasciandosi alle spalle le urla e il frastuono della folla in tumulto. Seguendo i venti, comincia il suo viaggio verso nord.
Più in basso, l’onda inarrestabile del mare avanza, sommergendo sotto di sé i resti della civiltà.
Agostino Langellotti