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Tonani Edition: L'ora di libertà

Inviato: domenica 3 maggio 2015, 13:04
da Linda De Santi
Ecco la mia versione rivista e corretta! Ho cercato di risolvere i vari problemi del racconto emersi dai commenti dell'Antico e degli altri gladiatori.
Attendo i vostri giudizi, vediamo se le uova restano un elemento del racconto e non piovono addosso a me nell'arena! :D

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Fermo sulla soglia della capanna, Gian corruga leggermente la fronte.
Dal mio mucchio di stracci guardo mio marito tendere l’orecchio al rumore del vento che striscia tra le macerie. Sono più di venti minuti che è fermo ad ascoltare.
“Che stai facendo?”
“La torre di controllo è guasta” risponde.
Mi alzo. “Sei sicuro?”
“Ascolta”
Mi avvicino alla porta e tendo l’orecchio. Mi rendo immediatamente conto che il punto non è ciò che si sente, ma l’esatto opposto. Tra le macerie non si sentono più ronzii metallici.
“Non ci sono i droni”
“Esatto”
Mi volto a guardarlo. Nei suoi occhi si mescolano ansia e euforia.
Sappiamo quello che dobbiamo fare. Gian raggiunge l’armadio e tira fuori il pacchetto che custodiamo gelosamente da settimane.
“Andiamo”
Sono terrorizzata all’idea di uscire, ma devo farmi coraggio. Non possiamo sprecare quest’occasione, sono passati mesi dall’ultimo guasto alla torre di controllo. Non so più neanche chi sia rimasto degli altri, è difficile restare in contatto se non puoi neanche mettere il naso fuori di casa.
“Andros” propone Gian.
Annuisco.
“Spero che lui e la sua gallina siano ancora vivi”
Mi sta bene fare il baratto con Andros, non ne posso più di mangiare radici. Possiamo sperare che ci dia delle uova in cambio del prezioso pacchetto che abbiamo tenuto da parte.
Usciamo. Gian aveva ragione: l’allarme non scatta, i droni non arrivano. Spero con tutto il cuore che quelle maledette macchine ci mettano un bel po’ a riparare il guasto.
Avanziamo tra le case distrutte, evitando carcasse d’auto, fasci di cavi elettrici, vecchi frigoriferi invasi dalla vegetazione. E’ una nebbiosa mattina di primavera, con il cielo di un giallo delicato. L’aria brucia, acida sul palato.
Quando scorgo l’ospedale, sento il cuore martellarmi per l’emozione.
Troviamo Andros disteso su un logoro materasso dietro alla reception. Ci vede arrivare.
“Che diavolo volete?”
“Qualche uovo in cambio di questo” dice Gian, e poggia il pacchetto sul bancone.
Andros toglie l’involucro con aria famelica e ne scopre il prezioso contenuto: un fascio di riviste porno che io e Gian abbiamo trovato sotto alle rovine.
Gli occhi di Andros brillano. “Ve ne do quattro”
Ci passa le uova avvolte in un giornale. Gian le prende e io leggo la contentezza nei suoi occhi: è andata alla grande. Ce ne andiamo subito.
Percorriamo la strada a ritroso, muovendoci in fretta tra le macerie luccicanti nel calore. C’è un silenzio irreale intorno a noi, una monotonia scintillante e silenziosa da cui i ricordi si alzano come fantasmi.
Rammento tante cose di questa città distrutta, ma il motivo per cui è scoppiata la guerra non riesco a ricordarlo. Me ne rendo conto solo adesso. Com’è possibile che l’abbia dimenticato?
“Che importanza ha?” dice Gian.
Senza accorgermene devo aver pensato ad alta voce.
Serra la presa intorno alla mia mano, mentre con l’altra si stringe il nostro tesoro al petto. “E’ tardi”
Sta per aggiungere qualcos’altro. Mi fermo e gli poggio un dito sulle labbra. Non voglio ascoltare. Per oggi siamo stati fortunati: stasera metteremo nello stomaco del buon cibo, come quello che mangiavamo una volta.
Di colpo, come una lugubre esplosione, riparte la sirena dell’allarme.
Corriamo. Corriamo come anime in fuga dall’inferno, sento già i sibili dei droni alle nostre spalle.
Siamo quasi arrivati alla capanna quando Gian rotola a terra. Le uova sono perdute. Non possiamo fermarci. Lo aiuto a rialzarsi, pochi metri alla capanna, ma abbiamo perso secondi preziosi. I droni sono qui.
Quanto vorrei che il guasto che ci ha regalato la nostra ultima ora di libertà fosse durato più a lungo.

Inviato: domenica 3 maggio 2015, 16:02
da ceranu
Ho poco da dire, il racconto è molto valido. L'idea di base decisamente interessante e ci sono alcune trovate belle.
Due note: I dialoghi necessitano assolutamente della punteggiatura. Spesso li chiudi senza il punto.
Il finale è un po' sottotono. Visto che hai delle battute in più prova a sfruttarle, magari con il sacrificio di Gian o con la sua morte.
Comunque già così va bene.

Inviato: domenica 3 maggio 2015, 16:57
da antico
Linda, benvenuta nel mio Laboratorio. Attendo la tua CONCOCAZIONE per passare a valutare la tua candidatura per l'ammissione al sito (lo so, sono formale, è una cosa nuova, devo darmi un tono)...

Inviato: domenica 3 maggio 2015, 18:25
da alexandra.fischer
Ciao desantilinda,
la tua storia mi è piaciuta molto. No, niente uova da tirare a chi ha usato uno spunto così semplice e azzeccato come le uova per toccare le corde emotive del lettore. Sai, questo scenario post-apocalittico (i droni mi sembrano molto custodi dell'ordine pubblico dopo una catastrofe nucleare, ma è solo mio parere) con oggetti un tempo dati per scontati e poi diventati preziosissimi (un fascio di riviste porno da diritto a quattro uova) ricorda la saga della Terra di Poul Anderson. In questo sei stata bravissima. Io trovo che la forma e lo stile siano adatti a quello che vuoi esprimere nel racconto, ossia l'umanità dei personaggi, gente semplice, nella quale si può immedesimare chiunque.

Inviato: lunedì 4 maggio 2015, 12:25
da Adry666
Ciao Linda,

come ti avevo già detto nel gruppo Coriolano, il tuo racconto mi è piaciuto: ben scritto, bella ambientazione, sensazione di tristezza ben trasmessa. Post apocalisse rivista con una chiave geniale.

In questa versione mi sembra ulteriormente migliorata, complimenti!

(hai fatto rompere le uovo alla fine, eh?)

 

Ciao

Adriano

Inviato: lunedì 4 maggio 2015, 13:31
da Linda De Santi
Grazie a tutti per i commenti.

Ceranu: grazie per l'apprezzamento e per i suggerimenti! Non mancherò di correggere la punteggiatura e cercherò di risollevare il tono del finale :)

Alexandra: grazie! L'idea è che lo scenario post-apocalittico sia il risultato di una guerra combattuta con macchine andate poi fuori controllo, che hanno finito per decimare gli esseri umani e distruggere tutto. Grazie del commento, sono onoratissima di averti ricordato Poul Anderson! ;)

Adry: Sì, alla fine le uova si rompono. Anche grazie al tuo commento mi sono accorta che era uno sviluppo molto naturale del racconto :)

Inviato: martedì 5 maggio 2015, 22:51
da tina.caramanico
Ciao Linda,

leggo qui il tuo racconto per la prima volta e mi pare ben scritto. Due soli dubbi:

1) il guasto dei droni è un evento casuale, ma pare che capiti periodicamente, dato che i protagonisti conservano le riviste sapendo che prima o poi potranno uscire: di cosa vivono le persone non potendo uscire praticamente mai? E come mai ogni tanto la torre di controllo va in tilt? Due parole su queste cose le avrei dette.

2) il finale è un po' da tema scolastico, non mi piace e non è in tono con la drammaticità degli eventi. Io toglierei le ultime due righe e finirei con
I droni sono qui.

Inviato: giovedì 7 maggio 2015, 9:29
da Linda De Santi
Ciao Antico, mi serve il tuo aiuto. Non riesco a modificare il post, sono loggata ma vedo solo il tasto "risposta" e non quello "modifica". Incollo il testo corretto qui di seguito?

Inviato: giovedì 7 maggio 2015, 21:25
da antico
Scusa Linda, ho visto solo ora. Sì, incolla il testo qui di seguito e visto che sei la seconda che me lo segnala (il problema) domani vedrò di fare delle prove ;)

Inviato: venerdì 8 maggio 2015, 9:03
da Fernando Nappo
Ciao Linda,

il tuo racconto mi piaceva già nella prima versione, ma questa mi pare meglio strutturata, è più racconto, e soprattutto non soffre di alcune ingenuità della prima (la domanda esplicita 'perché abbiamo fatto la guerra', tanto per intenderci) e il narratore è meglio definito.

Bella l'idea che i protagonisti tentino la sorte per delle semplici uova e che delle riviste porno si trasformino in prezioso materiale di scambio.

L'unico appunto che mi permetto di farti è sull'attacco: nella prima versione è più immediato. In poche righe i due decidono di buttarsi allo scoperto, di sfidare il pericolo, mentre in questa spendi molte più righe a spiegare come riescono a capire che l'allarme è temporaneamente fuori uso. Forse nella prima versione Gian pare un po' troppo consapevole, ma in questa rimane addirittura venti minuti ad ascoltare il silenzio per accertarsi del guasto, sprecando tempo 'potenzialmente' prezioso.

Credo, parere personale, che se riuscissi a coniugare la velocità dell'attacco della prima versione con la maggiore esposizione della seconda il racconto, già di così godibilissimo, ne guadagnerebbe ancora.

Fernando

Inviato: venerdì 8 maggio 2015, 9:44
da Linda De Santi
Ciao Fernando e grazie per l'attenta lettura e per i consigli. In effetti hai ragione, venti minuti sono un po' troppi!

A breve posterò la nuova versione del racconto da sottoporre alla valutazione dell'Antico, cercando di tenere conto di tutti i suggerimenti che ho ricevuto :)

 

Inviato: venerdì 8 maggio 2015, 12:02
da Linda De Santi
Fermo sulla soglia della capanna, Gian corruga leggermente la fronte.
Dal mio mucchio di stracci guardo mio marito tendere l’orecchio al rumore del vento che striscia tra le macerie.
“Che stai facendo?”
“La torre di controllo è guasta” risponde.
Mi alzo. “Sei sicuro?”
“Ascolta.”
Mi avvicino alla porta e tendo l’orecchio. Tra le macerie non si sentono più ronzii metallici.
“Non ci sono i droni.”
“Esatto.”
Mi volto a guardarlo. Nei suoi occhi si mescolano ansia e [ed] euforia.
Sappiamo quello che dobbiamo fare. Gian raggiunge l’armadio e tira fuori il pacchetto che custodiamo gelosamente da settimane.
“Andiamo.”
Sono terrorizzata all’idea di uscire, ma devo farmi coraggio. Non possiamo sprecare quest’occasione, sono passati mesi dall’ultimo guasto alla torre di controllo. Non so più neanche chi sia rimasto degli altri, è difficile restare in contatto se non puoi neanche mettere il naso fuori di casa.
“Andros” propone Gian.
Annuisco.
“Spero che lui e la sua gallina siano ancora vivi.”
Mi sta bene fare il baratto con Andros, non ne posso più di mangiare insetti e radici. Possiamo sperare che ci dia delle uova in cambio del prezioso pacchetto che abbiamo tenuto da parte.
Usciamo. Gian aveva ragione: l’allarme non scatta, i droni non arrivano. Spero con tutto il cuore che quelle maledette macchine ci mettano un bel po’ a riparare il guasto.
Avanziamo tra le case distrutte, evitando carcasse d’auto, fasci di cavi elettrici, vecchi frigoriferi invasi dalla vegetazione. E’ una nebbiosa mattina di primavera, con il cielo di un giallo delicato. L’aria brucia, acida sul palato.
Quando scorgo l’ospedale, sento il cuore martellarmi per l’emozione.
Troviamo Andros disteso su un logoro materasso dietro alla reception. Ci vede arrivare.
“Che diavolo volete?”
“Qualche uovo in cambio di questo” dice Gian, e poggia il pacchetto sul bancone.
Andros toglie l’involucro con aria famelica e ne scopre il prezioso contenuto: un fascio di riviste porno che io e Gian abbiamo trovato sotto alle [le] rovine.
Gli occhi di Andros brillano. “Ve ne do quattro.”
Ci passa le uova avvolte in un giornale. Gian le prende e io leggo la contentezza nei suoi occhi: è andata alla grande. Ce ne andiamo subito.
Percorriamo la strada a ritroso, muovendoci in fretta tra le macerie luccicanti nel calore. C’è un silenzio irreale intorno a noi, una monotonia scintillante e silenziosa da cui i ricordi si alzano come fantasmi.
Rammento tante cose di questa città distrutta, ma il motivo per cui è scoppiata la guerra non riesco a ricordarlo. Me ne rendo conto solo adesso. Com’è possibile che l’abbia dimenticato?
“Che importanza ha?” dice Gian.
Senza accorgermene devo aver pensato ad alta voce.
Serra la presa intorno alla mia mano, mentre con l’altra si stringe il nostro tesoro al petto. “E’ tardi.”
Sta per aggiungere qualcos’altro. Mi fermo e gli poggio un dito sulle labbra. Non voglio ascoltare. Per oggi siamo stati fortunati: stasera metteremo nello stomaco del cibo buono.
Di colpo, come una lugubre esplosione, riparte la sirena dell’allarme.
Corriamo. Corriamo come anime in fuga dall’inferno, sento già i sibili dei droni alle nostre spalle.
Siamo quasi arrivati alla capanna quando Gian rotola a terra. Le uova sono perdute. Non possiamo fermarci. Pochi metri alla capanna, ma abbiamo perso secondi preziosi. I droni sono qui.
Inciampo sulla soglia e cado dentro alla capanna, fuori dal loro campo visivo. Mi volto, cerco Gian con lo sguardo. Lui non c’è.
Mi alzo in piedi. Tremo quando scosto la tenda della capanna e guardo fuori. Non c’è traccia né di lui né dei droni. Ci sono solo due fili di fumo che si levano dal terreno, a poca distanza dalle uova rotte.
I ronzii metallici sono tornati a risuonare implacabili tra le macerie.
Resto a guardare il fumo che si attorciglia nell’aria stagnante e lentamente svanisce. Prendo la mia decisione.
Non ci sarà un’altra ora di libertà.

Inviato: venerdì 8 maggio 2015, 12:06
da Linda De Santi
Okay, mi butto. CONVOCO L'ANTICO, la versione da leggere è la seconda che ho postato!

Inviato: venerdì 8 maggio 2015, 17:57
da antico
Convocazione ricevuta. Mi appresterò al Giudizio nella giornata di domani: sabato 9 maggio ;)

Inviato: domenica 10 maggio 2015, 12:10
da antico
Scusandomi per il ritardo di un giorno rispetto a quanto da me in un primo momento annunciato... Letto, valutato e... AMMESSO. Ho riportato un paio di correzioni (in grassetto fra parentesi quadre), non appena mi darai l'ok procederò a chiudere il tread e a caricare sul sito.
Ho notato un deciso miglioramento rispetto al racconto postato nella Tonani Edition, i miei complimenti.

Inviato: domenica 10 maggio 2015, 15:51
da Linda De Santi
Grazie Antico! :) E grazie anche a tutti i partecipanti che sono intervenuti con suggerimenti e consigli, l'esperienza qui al LAB è stata utilissima. Okay, procedi pure con la chiusura del tread!

Inviato: lunedì 11 maggio 2015, 17:36
da antico
Racconto salvato, liberatoria inviata. Procedo a chiudere il tread.
 
Complimenti per l'ottimo svolto!