I commenti e le riflessioni di Carmen Laterza

Appuntamento fissato per lunedì 21 ottobre con Carmen Laterza. Scrittrice indipendente, ghostwriter, editor, esperta di Self Publishing e Book Marketing, aiuta le persone a realizzare il loro sogno di scrivere e pubblicare un libro. Alle 21.00 verrà rivelato il tema da lei scelto e si avranno le solite quattro ore di tempo per scrivere un racconto di massimo 3300 caratteri. I migliori dell'edizione verranno inviati alla guest star per commento e classifica finale.
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I commenti e le riflessioni di Carmen Laterza

Messaggio#1 » lunedì 11 novembre 2019, 18:11

INTRODUZIONE
(utilizzata per l'Antologia digitale)

Quando sono stata contattata da Massimiliano Enrico e da Maurizio Bertino per essere la “Guest Star” della nuova edizione del contest di Minuti Contati, la prima cosa che ho pensato è che forse c’era stato un errore. Perché io non sono di certo una “Star” e perché di solito i testi li scrivo, non li giudico.
Eppure Massimiliano e Maurizio hanno insistito e così alla fine ho accettato, proprio perché in fondo qui parliamo di scrittura e la scrittura è il mio pane quotidiano.
Poi è venuto il tempo di decidere un tema da proporre ai partecipanti e lì è cominciata la salita. Volevo trovare un tema interessante, diverso da quelli già proposti nelle edizioni precedenti, e che si prestasse a molteplici interpretazioni in modo da stimolare la creatività di tutti.
Dapprima ho cercato suggerimenti nelle notizie di attualità, poi mi sono fatta cullare dalle reminiscenze letterarie, ma niente. A me, che cercavo l’idea per un tema da proporre in un contest di creatività, mancava qualsiasi creatività, le idee non venivano. O, se ne venivano, erano tutte così banali che le bocciavo io stessa.
Dopo quasi una settimana ero ancora bloccata.
Ma, diamine! Mi era stato dato un incarico prestigioso, ci tenevo a fare bella figura. Non potevo dunque starmene lì a rimuginare su quel foglio bianco, dovevo sottopormi a nuove sollecitazioni, sguinzagliare la fantasia, trovare una alternativa a quella stasi di idee.
Trovare una alternativa?
Ecco l’idea! Alla fine, quando avevo quasi perso le speranze e già pensavo di essere licenziata dal mio nuovo ruolo di “Guest Star” prima ancora di ricoprirlo, ho pensato proprio questo: ci vuole un Piano B.
E così, proprio sull’onda di un blocco creativo, “Il Piano B” è diventato il tema di questa edizione.
Ho pensato infatti che questa espressione si apriva a variegate sfumature, lasciava spazio a qualsiasi genere e stile, e permetteva a ciascuno scrittore di decidere se affrontarla sul piano squisitamente letterario o attingere a piene mani dalle proprie esperienze personali.
Così, quando è arrivato infine il momento di adempiere al compito per cui ero stata assoldata e stilare una – assai sofferta – classifica, è stato davvero molto interessante per me scoprire come i partecipanti abbiano inteso e sviluppato il tema da me proposto.
C’è stato chi ha inquadrato il “Piano B” in una ambientazione familiare dolente, ora vista dagli occhi di una bambina (Un mondo piccolo), ora di fronte a un bivio che schiaccerebbe qualsiasi adulto (La scelta impossibile). C’è chi invece si è concentrato sul singolo personaggio, analizzando le possibili opzioni di una vita che cambia rotta, come nel caso di chi reagisce con caparbietà in cerca di una rivincita contro un passato ingiusto (Seconda occasione), o di chi accetta il fluire degli eventi e la propria nuova collocazione sociale (Vita in appello), o perfino di chi la propria idea non l’ha cambiata mai e si ritrova alla fine di una vita tragicamente coerente con i propri intenti giovanili (Occhi azzurri, sorriso obliquo).
Ho trovato varianti di collocazione temporale, perché c’è chi ha scelto una cornice storica precisa (Datelo a me!) e, al contrario, c’è chi invece ha scelto come sfondo l’ucronia di una impossibile – ma quanto intrigante! – nuova Suburra romana (Racconto d’amore e d’anarchia).
Infine, come previsto, il tema si è prestato a diverse declinazioni di genere, dalla fantascienza di un volo interstellare (La svolta) alla rapina a mano armata che sfocia nel fumetto pulp (Kaboom).
Ce n’era di che saziare ogni gusto letterario. Ma questi erano solo i nove racconti finalisti sottoposti al mio giudizio. E a me non bastava.
Cos’altro si poteva dire del “Piano B”? In quanti altri modi poteva essere inteso, affrontato, risolto?
Come avevano declinato il mio tema gli altri autori?
Presto detto: ho letto anche tutti gli altri racconti partecipanti alla gara e ho trovato così nuove e interessante risposte alle mie domande.
Mi sono lasciata guidare dalla curiosità e ne è valsa la pena.
Del resto, si sa, la curiosità è femmina.
Ma questo è un altro tema. Perfetto per la prossima edizione.

Carmen Laterza

COMMENTI AI FINALISTI

La svolta
Le radiazioni cosmiche di solito fanno rizzare i capelli anche a me, nel senso che appena ho letto l’incipit di questo racconto ho pensato: «Ecco un nuovo autostoppista galattico! Vediamo cosa combina». La fantascienza, infatti, è un genere nel quale molti si avventurano con superficialità, pensando che basti mettere qualche robot o qualche marchingegno volante per fare “sci-fi”, e invece non è così. Ci vuole padronanza del meccanismo narrativo e controllo rigoroso di situazioni, tempi e lessico. Il rischio di anacronismo è in agguato a ogni virgola, più ancora che in un testo di ambientazione storica.
L’autore qui dimostra invece di possedere a pieno questa competenza e ci guida – è proprio il caso di dirlo! – con penna sicura lungo l’arco narrativo e nei pensieri del protagonista. Il Piano B qui non solo è imprevisto, tanto per il lettore quanto per il personaggio stesso, che non l’aveva progettato, ma è perfino doppio: prima la scelta di non rimanere incastrato nel traffico interstellare e deviare per una scorciatoia, poi la scelta finale di lasciare lì quel semino, abbandonato nello spazio, apparentemente innocuo eppure così carico di vita.
Il tema della gara è dunque perfettamente centrato, affrontato con stile maturo e narrazione fluida. Pur nel poco tempo e nei pochi caratteri a disposizione, l’autore ha saputo gestire lo sviluppo della storia e distribuire in modo equo le parti, dall’incipit descrittivo, alla fase centrale più riflessiva, fino ad arrivare al finale inatteso, con risvolti allo stesso tempo apocalittici e umanissimi. Chi di noi, infatti, non si è trovato, almeno una volta nella vita, a guardarsi attorno dopo aver commesso una infrazione per vedere se c’erano testimoni o poteva farla franca?
L’apertura finale di quell’ “Oppure…” verso alternative impreviste e imprevedibili è la chiosa perfetta per una scena che potrebbe svolgersi in qualsiasi era e per questo è ideale suggello del concetto stesso di “Piano B”.

La scelta impossibile
Una storia toccante e dolorosa, che ci spinge a riflettere sul significato dell’amore e sull’attualissimo dibattito del fine-vita. Una esistenza ridotta solo a uno sguardo può essere considerata vita? E cosa si è disposti a fare per amore?
Data la gravissima situazione clinica di Tom, il piano B che lui chiede di attuare alla moglie Rachele è in realtà facilmente intuibile per il lettore. Serpeggia come idea sottile già nelle frasi precedenti, mentre Rachele rievoca la loro storia d’amore, dalla prima volta in cui si erano conosciuti al cinema fino alla routine del matrimonio e al tragico incidente. Se la vita non può più essere neppure una stanca abitudine di coppia, allora non ha davvero più alcun senso.
Se dunque il Piano B in questo racconto è una scelta che pare “impossibile” più ai personaggi che al lettore, tuttavia il dramma di trovarsi di fronte a quella scelta e il coraggio necessario per assumersene le conseguenze è totale e il gesto estremo compiuto da Rachele si rivela, al di là delle convinzioni personali di ciascuno, per quello che è: un assoluto atto d’amore.
Rachele toglie la vita e la ridà. Forse non ne ha il diritto, è vero. Ma in fondo a chi sta togliendo la vita? E a chi la sta ridando? Il Piano B è per chi resta o per chi se ne va altrove?
La riflessione è aperta e la scrittura assolve in questo il suo compito, senza pretese di verità.
La scena dell’avvio verso la sala operatoria per l’ennesimo intervento è un passaggio poco chiaro, che interrompe la fluidità del testo e che quindi non lo colloca al vertice di questa (personalissima) graduatoria. Per il resto la scrittura è matura, le scelte lessicali appropriate, il tema proposto ben centrato. Inoltre, la scelta di organizzare il racconto quasi esclusivamente intorno ai ricordi/pensieri della protagonista, interrotti da accenni minimi di narrazione e dialogo, a mio avviso rappresenta proprio la chiave vincente di questo testo, perché è solo portando il lettore dentro i tormenti interiori di Rachele che può scattare il legame (magico) dell’empatia letteraria.

Seconda occasione
Cosa può fare un pugile che perde la vista durante l’incontro della vita, l’incontro per il titolo della sua categoria? Cercare una nuova occasione, ovviamente.
Con la stessa determinazione e la stessa costanza apprese durante gli anni di duro allenamento pugilistico, il protagonista non si arrende; come ha imparato a fare sul ring, se cade si rialza. Si dedica allora a una disciplina sportiva che possa sfruttare la sua prestanza fisica ma che non abbia bisogno dei suoi occhi. E alla fine non importa nemmeno più vincere, per lo meno non vincere contro gli altri, perché quello che conta è vincere contro il proprio passato, segnare il proprio riscatto dai demoni interiori della rabbia e del rimpianto.
L’autore è molto bravo a portarci nella mente del protagonista, mentre fuori scorrono perfette istantanee di topografia newyorkese. Le frasi corte, il ritmo serrato e le battute di dialogo ridotte all’essenziale ben si addicono a un atleta che è abituato agli scatti veloci e i ganci fulminei, un uomo che è cresciuto con poche parole e molti lividi.
Ben dosato anche lo snodo narrativo della rivelazione della cecità, preparato da numerosi indizi iniziali ed esplicitato solo alla partenza della gara di corsa in salita.
Il limite di questo racconto, se proprio vogliamo cercarne uno, è forse proprio nella scelta dell’alternativa, una gara che porta i partecipanti a salire di corsa tutte le scale di un grattacielo: si tratta di certo di una interessante metafora della vita, ed è indicativo che questa “seconda occasione” per il personaggio abbia a che fare più con se stesso che con un (qualunque) rivale, ma al lettore rimane l’immagine di un lottatore con gli artigli spezzati, il senso di una epopea finita in tono minore.

Datelo a me!
Ottima prova, in cui il Piano B, lungamente progettato dal protagonista, si rivela al lettore solo nel finale, con un colpo di scena narrativo davvero ben riuscito.
Lo stile è maturo, l’ambientazione storica è ben riscostruita e la vicenda stimola memorie familiari largamente condivise.
Il fatto poi che la scelta del protagonista sia in controtendenza rispetto al comune senso di vendetta, obbliga il lettore a indagare dentro di sé, a chiedersi cosa avrebbe fatto lui al posto di Giovanni e quale sia in fin dei conti la propria idea di giustizia.
Ciò che ha penalizzato il racconto nella mia valutazione è la scelta dell’autore di spezzare la narrazione in due scene separate, segnando anche graficamente il passaggio tra le sequenze.
Mettere un punto, andare a capo e cambiare improvvisamente il tempo e il luogo dell’azione può essere una necessità dovuta al numero ristretto di battute a disposizione, ma, proprio per la presenza di un limite imposto, ho apprezzato di più racconti che hanno saputo creare un’unica scena o gestire i passaggi temporali in modo più fluido.
Solo a titolo di suggerimento, qui si poteva per esempio aprire il racconto con Giovanni e il tedesco già incamminati lungo il sentiero e poi, con l’uso di calibrati flashback, ricostruire gli eventi che avevano portato i due personaggi a trovarsi lì. L’incipit con una scena così anomala avrebbe incatenato il lettore fin dalle prime battute: chi sono questi due che camminano in montagna? Perché uno è legato? E dove stanno andando?
In questo modo la tensione sarebbe stata più alta e quindi (ancora) più spiazzante la sorpresa finale.

Occhi azzurri, sorriso obliquo
Il Piano B di Arianna, dichiarato testardamente fin da giovane, si rivela poi una lunga e coerente scelta di vita. Il tema è quindi centrato, il personaggio è ben delineato e la scrittura è fluida.
Il testo soffre però di una cesura non risolta tra i due piani temporali e di qualche anacronismo.
Leggendo la prima parte, che a mio avviso è di gran lunga migliore della seconda, il lettore si costruisce nella mente l’immagine di una ambientazione storica di metà Novecento. Le scelte narrative e lessicali fanno infatti pensare agli anni Quaranta o Cinquanta, epoca in cui per una ragazza era normale esprimere il concetto di una donna non sposata con il termine “zitella”, in cui ci si “fidanzava” e lo si faceva “in famiglia”, in cui si poteva benissimo attendere per quattro anni che il ragazzo che ti piaceva si accorgesse di te.
Questa idea è poi confermata quando, nella seconda parte, il lettore ritrova nel presente una Arianna novantenne, per cui viene implicitamente confermato che la sua gioventù e quell’amore così totalizzante risalgano a sessanta o settant’anni prima. Ma allora, a ben guardare, sono fuori luogo le pastiglie di ecstasy, i rapporti sessuali con l’amato prima di sposarsi, la facilità con cui lui passa poi a una nuova fidanzata. Insomma, tutti elementi contestualizzabili solo in decenni successivi.
Inoltre, la voglia di far rientrare tutta una vita nel limitato numero di battute imposto dalla competizione ha portato l’autore a optare per un drastico salto temporale, una divisione in due parti netta e visibile, che, come ho detto anche per un altro racconto, a mio avviso indebolisce il testo.

Racconto d’amore e d’anarchia
Il racconto è molto interessante per l’ambientazione ucronica che imbastisce, ma nella brevità imposta dalla gara troppe sono le informazioni che mancano al lettore per capire davvero i ruoli, gli schieramenti e, in fin dei conti, la dinamica degli eventi.
Personalmente, nonostante ripetute letture, non ho capito quale sia il Piano B, chi lo persegue e perché.
All’interno di un testo più lungo i dubbi qui lasciati in sospeso sicuramente sarebbero chiariti, ma lo scopo di questa competizione è proprio riuscire a sintetizzare in poche battute una scena che si spieghi da sé, che non abbia bisogno di riletture o testi aggiunti per essere compresa, un episodio che, pur lasciando eventualmente scenari aperti a differenti interpretazioni, chiarisca in modo inequivocabile il tema proposto.

Un mondo piccolo
Una scena familiare intima e delicata, una bambina sensibile e generosa che porta un regalo al nonno. Ma in cosa consiste il Piano B? Comprare il regalo per il nonno invece delle caramelle per sé? Davvero troppo poco per poter dire di aver centrato il tema proposto.
Rimane misterioso anche il motivo per cui il ritorno del nonno sia da festeggiare: da dove è tornato? Perché se n’era andato? E dove?
E poi perché la bambina piange? Per cosa si commuove? Perché non è allegra nel consegnare il proprio dono al nonno? L’accenno “Prima era tutto meglio” non basta a chiarire, anzi avvalora la sensazione che siano troppi i non detti in questo racconto.
Insomma, troppi elementi rimasti in sospeso, in un quadro che non soddisfa le attese e lascia un senso di incompiutezza.

Vita in appello
Molto bello il titolo, che con linguaggio giuridico anticipa l’ambiente di lavoro della protagonista e contemporaneamente allude al tema della competizione.
Tuttavia, che poi il Piano B della protagonista sia vivere in mezzo alla natura, pascolando placide mucche, francamente non mi ha convinto e sembra solo una giustapposizione di scene.
Lo stile non appare ancora sufficientemente solido e maturo, i tempi verbali non sono sempre corretti (“ero crollata” / “sono uscita”), l’aggettivazione sembra amplificata a bella posta (“i miei insonni studi” / “una caduta multiforme e verticale”) e conduce a similitudini mal riuscite (“vuota come una statua” / “quell’appartamento infinito come il mare”).
L’espediente narrativo del Guardiano dell’Oltretempo e la presenza di un interlocutore interno che rompe la “quarta parete” (“[Voi] Non avete idea” / “secondo voi”) sarebbero stati elementi efficaci all’interno di un testo dal taglio ironico, registro che invece questo racconto non ha.

Kaboom
Il brano è impostato con ritmo veloce, dato da frasi brevi, dialoghi serrati, azione pura. L’idea narrativa di partenza, un assalto a una banca operato da malviventi con maschere di personaggi disneyani, è valida, ma il tema della competizione non è centrato. Quale sarebbe l’opzione dei rapinatori? Usare un metodo diverso da quello inizialmente previsto per aprire la cassaforte? Decisamente troppo debole per essere considerato un vero Piano B. Che una banda di ladri sia pronta a varianti e imprevisti e quindi che possa usare un sistema alternativo per raggiungere il suo scopo non è una anomalia. Il vero Piano B sarebbe stato cambiare progetto, cambiare “colpo” o cambiare il proprio ruolo nell’agguato.
Infine, il registro linguistico, strabordante di onomatopee, avvicina inevitabilmente questo testo al fumetto, diminuendone gioco forza il valore letterario, soprattutto se confrontato con gli altri racconti in gara.


CONCLUSIONE
Dopo aver letto e giudicato i 9 racconti finalisti che mi sono stati inviati, ho chiesto a Maurizio Bertino di poter leggere TUTTI i racconti prodotti.
Il mio intento è stato in primis quello di soddisfare la mia curiosità personale, per verificare come gli altri partecipanti avessero inteso e sviluppato il tema del “Piano B”, ma mi ha fatto anche piacere poter dare a quanti più autori possibili la giusta gratificazione per l’impegno dimostrato.
Ho dunque letto tutti i racconti e da queste ulteriori analisi sono emerse le seguenti segnalazioni, che si aggiungono alla classifica ufficiale:


PREMIO DELLA CRITICA:
Doriana
Motivazione: Testo che dimostra ottima padronanza stilistica e buona gestione dello sviluppo narrativo all’interno del ristretto spazio di caratteri imposto dalla gara. Una storia d’amore che finisce prima di potersi davvero sviluppare a causa di limiti e impedimenti esterni è di certo un topos letterario in cui è facile immedesimarsi, ma l’apparente banalità dello spunto narrativo è qui sorretta da una penna sicura, che sa passare dalle riflessioni introspettive di Doriana a quelle di Luca per poi ritornare a quelle di lei con fluidità, guidando il lettore in questo gioco di punti di vista alternati fino all’intreccio finale dei loro sguardi. La chiusa ottimistica e romantica, spesso bistrattata perché ritenuta appannaggio solo del genere “romance”, qui risulta calzante e perfetta in quanto rappresenta l’unico Piano B possibile in una storia che ha già attraversato l’amarezza e il disincanto.


MENZIONI DI MERITO:
Patatine al bacon
• Libertà
• La bestia e l’acciaio
• Per chi suona la Nona

Motivazione: per aver dato pieno svolgimento al tema proposto e aver dimostrato, ciascuno nel proprio genere di riferimento, buona padronanza stilistica.



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