Naufraghi
Inviato: lunedì 11 novembre 2019, 11:02
NAUFRAGHI
Diario di bordo della P.C.S. Nostromo.
Spazio, ultima frontiera. Data sconosciuta.
Dai calcoli del mio secondo, il dottor Scotch, dovrebbero essere passate circa 76 ore standard dall’attacco dell’incrociatore rigeliano.
Abbiamo riportato pesanti danni dallo scontro contro la nave da guerra nemica, i motori a curvatura sono gravemente danneggiati, non ci sono speranze di tornare a casa senza compiere le dovute riparazioni.
Gli strumenti di bordo sono quasi del tutto fuori uso, siamo riusciti ad individuare grossomodo la nostra posizione, ci siamo lasciati alle spalle il settore CV-X-48A/BIS, abbiamo superato i confini dell’impero e la cintura di Orione, dietro di noi c'è la galassia di Andromeda e stiamo andando alla deriva verso una galassia inesplorata.
Prima di spegnersi definitivamente, HAL 9000, ci ha comunicato di aver captato un segnale proveniente dal terzo pianeta di un sistema orbitante intorno ad una nana gialla, con le ultime energie rimaste alla nostra astronave da trasporto ci stiamo dirigendo lì.
Non siamo sicuri di arrivarci e non sappiamo cosa potremmo trovare, abbiamo solo una certezza: è la nostra unica possibilità e se falliremo, saremo morti.
Monfalcone (GO), 15/11/2019
Al bacino di carenaggio B del cantiere navale, l’attività era frenetica, mancava poco più di una settimana alla consegna della Costa Meraviglia, gioiello tecnologico e del lusso destinato a solcare i mari dal globo con i suoi 7000 passeggeri, più l’equipaggio naturalmente.
La giornata era soleggiata ed insolitamente calda per essere un venerdì di novembre.
Nell’aria echeggiavano i suoni delle lavorazioni: il martellare dei carpentieri, il rombare dei motori dei vari mezzi, le alte grida dei gabbiani, le bestemmie degli scaricatori che, fedeli alla loro fama, non risparmiavano coloriti epiteti all’indirizzo di pazienti divinità.
All’improvviso, qualcosa nel cielo si accese, da principio fu solo una minuscola luce ma, molto velocemente, crebbe sia in intensità che in dimensioni.
I primi a notare questo fenomeno furono i gabbiani che smisero immediatamente di vociare.
Lentamente tutte le attività umane nel bacino si fermarono e gli sguardi furono rivolti verso l’alto.
La luce si fece sempre più intensa, tanto che, solo chi aveva una maschera da saldatore poté continuare ad osservare.
All’interno della P.C.S. Nostromo l’atmosfera si fece rovente, letteralmente. Gli scudi termici erano stati danneggiati dai laser rigeliani e lo scafo interno della nave non era progettato per reggere all’attrito con l’atmosfera densa del pianeta in cui stavano giungendo.
Nonostante questo, il capitano Krik, era calmissimo.
Cosciente di avere solo un tentativo per atterrare, aveva raggiunto uno stato mentale di totale concentrazione e calma.
I suoi ordini erano chiari, precisi e dettati al momento giusto.
Il risultato fu una manovra pressoché perfetta, la Nostromo si adagiò delicatamente nel mare del golfo antistante al cantiere.
Krik non perse un secondo “Attivare dispositivo di mascheramento, speriamo funzioni ancora, abbiamo già attirato troppa attenzione.”
Si udì un lieve ronzio e la P.C.S. Nostromo fu celata alla vista.
L'azione di comando proseguì:
“Dottor Scotch, abbiamo dei rilevamenti atmosferici?”
Lo scienziato, impassibile come sempre, dopo aver consultato un monitor sfarfallante, gli rispose.
“Fortunatamente si, capitano, il liquido preponderante è biossido di idrogeno con al suo interno cloruro di sodio,
nell'atmosfera è presente il 78% azoto, 21% ossigeno, il restante 1% vari gas, avremo bisogno dei respiratori e tute per sopravviere in questi ambienti.
Krik rimase silenzioso per un attimo.
Gli anni di addestramento e servizio presso l’esercito imperiale, svolti prima di entrare nella gilda commerciale, stavano riaffiorando.
Si rivolse risoluto all'equipaggio:
“Bene signori, è ora di muoversi, preparate due navette esplorative, sulla prima andremo io e il dottor Scotch, sulla seconda Hudson e Bishop. Ci seguirete mantenendo il dispositivo di mascheramento attivo e ci guarderete le spalle in caso di bisogno.
Tenteremo un approccio pacifico con le forme di vita sulla superficie davanti a noi, oltre alla vita dovrebbe esserci civiltà su questo pianeta, o almeno così sembra.
Tutto chiaro?”
L’equipaggio rispose in coro “Signor si signor capitano!”
“Bene signori, muoviamoci, e che il grande polpo ci aiuti”.
Sul piazzale del bacino regnava il silenzio. Il lavoro, un attimo prima frenetico e rumoroso, ora si era completamente bloccato, tutti i presenti guardavano sbalorditi verso il golfo dove era scesa dall’alto quella che, a tutti gli effetti, era parsa un’astronave.
Era calata ad una velocità impossibile per poi arrestarsi e appoggiarsi sulla superficie del mare, dolcemente, come fosse stata un grosso uccello migratore.
Un attimo dopo era sparita, non affondata, proprio sparita, sembrava svanita nel nulla.
Videro comparire per un attimo, sulla superficie del mare, una sorta di apertura scura da cui comparve una barca, o almeno così pareva visto che galleggiava e si muoveva sull’acqua.
Si mosse rapida e silenziosa, senza creare onde e nemmeno increspare la superficie dell’acqua, sembrava quasi fluttuare.
Attraccò sul piazzale del bacino, a una quindicina di metri dalla massa degli operai che osservavano il tutto attoniti.
La tensione, oltre che al silenzio, era palpabile nell’aria.
Il mezzo di trasporto si aprì e ne scesero due creature, anche queste fluttuavano a pochi millimetri da terra come il natante da cui erano sbarcate.
Sembravano due enormi polpi grigiastri ma il colore doveva essere quello delle tute protettive che indossavano.
Uno dei due avanzò di poco rispetto all’altro, si sentì un disturbo radio e poi una voce metallica ed atona parlò
“Salve abitanti di questo pianeta, il mio nome è Krik e vengo in pace, desidero parlare con un vostro delegato”
Nel gruppo degli operai si genero immediatamente un brusio e molte voci si mescolarono.
Uno dei saldatori, Franco Bressan, detto Radicchio per la sua ossessiva attività ortofrutticola, propose “ Vado a chiamare il direttore”, non riuscì a muovere un passo che venne immediatamente ripreso da una voce nella folla “ Dove te va, basoal, el calamaro qua ga dìt un delegato, va ciamar un rsu”
Radicchio allora chiese “Un rsu? Cosa c’entra il sindacato con sti due qua? Va ben ah, i saverà lori.Chi sé de turno oggi?”
Vincenzo Esposito, saldatore di una ditta in appalto rispose “Ce stà Moreno oggi”
Il Bressan ancora non si decise a muoversi ma si afferrò il mento con la destra e pose ancora una domanda, più a se stesso che agli altri “Mmm e dove el xe Moreno oggi?”
Fausto Pascolat, uno degli scaricatori di porto, intervenne :” Ma Dio %@&#°, è in magazzino no?! Madonna £$&%@#£, dove cazzo vuoi che sia? @#%&§ Dio, vedi di muoverti Dio £@%!”
Radicchio allora scattò verso l’interno del cantiere alla ricerca del delegato richiesto dai visitatori spaziali.
Pochi minuti dopo due figure si avvicinarono al capannello di gente ferma sul piazzale del bacino B, Bressan aveva trovato il delegato.
Moreno Lumiz, 50 anni, ex pugile, 190 cm per 90 kg, delegato rsu, camminava tranquillo a fianco di Radicchio, non aveva creduto ad una singola sillaba del racconto presentatogli dal Bressan, sospettava il solito scherzo da fine settimana architettato da quei selvaggi dei suoi colleghi.
“Alora fioi, cossa gavè combinà sto giro che richiedi la presenza del sindacato?”affermò ironicamente l’rsu.
La piccola folla davanti a lui si aprì e poté vedere i cefalopodi spaziali e la loro imbarcazione.
Rimase sbalordito per un attimo, poi alzo gli occhi, si passò una mano sul volto ed emise un suono gutturale, si rivolse al cielo “Ma perché capitano tutte a me?” poi agli operai“Devo dir che se stadi bravi a metter su sta paiasada, sembra quasi vere le seppe li, bravi bravi, bel scherso, ma des vedè de metter via tut e tornar a lavorar che se riva el direttor, mi, el cul, no ve lo paro”
Bressan, quasi tremante al suo fianco, lo afferrò per un braccio “Moreno, ti giuro, non è uno scherzo, vai a parlare con quei due, han chiesto loro di parlare con un delegato”
Lumiz scrollo il capo rassegnato ed espirando un “Va ben ah” si diresse verso i visitatori, si fermò a qualche metro da loro e attese.
A quel punto Krik gli si rivolse “Salve delegato, il mio nome e Krik, sono il capitano della P.C.S. Nostromo e il mio compagno è il dottor Scotch, siamo stati att…”
“Ma veramente pensè de ciorme pel cul cussì?” lo interruppe Moreno visibilmente irritato “Krik e Scotch? E la enterprise dove la gavè lasada, tal parcheggio dell’emisfero a Ronchi? Scolta H725, no so chi che xe dentro quei costumi de carneval li, complimenti, i xe fatti ben, ma el scherso finissi qua, vedè de piantarla des prima che me giri le bale par bon che ve mando su marte a pidade tal cul!” Abbaiò ai due sorpresi interlocutori.
Krik non si scompose minimamente “Mi scuso delegato ma temo di non comprendere, noi non proveniamo da Marte, facciamo parte della gilda commerciale imperiale, nella fattispecie proveniamo dal pianeta Papalla, quinto del sistema binario di Heliconia”
Mentre lo strano terzetto discuteva, la piccola folla rimasta in disparte confabulava incuriosita e spaventata.
“Chissà cosa vogliono da noi” chiedevano taluni.
“Chissà da dove vengono” volevano sapere altri.
“Chissà se son maschi o femmine” partorì la mente di Bressan, i colleghi attorno a lui lo guardarono straniti.
Incapaci di domare la curiosità e trovato il coraggio necessario, soprattutto vista la superiorità numerica, decisero di avvicinarsi.
Quando furono a pochi metri dal terzetto, alcuni di loro poterono udire il delegato sindacale che stava rassicurando i due papaliani
“… quindi siete stati attaccati e la vostra nave è gravemente danneggiata, vi servono attrezzi e materiali per le riparazioni e poi ripartireste immediatamente. Bene bene, siete capitati nel posto giusto, qui c’è tutto quello che vi serve e noi terresti siamo una civiltà tollerante e non violenta”
In quel preciso istante, Hudson e Bishop, che erano rimasti celati agli sguardi grazie al dispositivo mascherante, visto l’avvicinarsi della folla di curiosi ed interpretando il gesto come una minaccia, comparvero improvvisamente.
Moreno scattò immediatamente calando a mo’ di maglio un micidiale pugno che si schiantò contro il capo di Hudson spiattellandolo sul terreno e provocando un suono liquido, quindi, compiuta una torsione, assestò un fenomenale schiaffone a Bishop proiettandolo a svariati metri di distanza, stordendolo e sbaragliando, di fatto, le difese papaliane, si mise allora in una perfetta guardia da boxe e scoccò uno sguardo che avrebbe potuto sverniciare un'automobile all’insegna dei due ambasciatori ittici, questi, decisamente sorpresi e spaventati, sembrarono rimpicciolire e timorosamente gli parlarono “Scusate i nostri compagni, devono aver frainteso le vostre intenzione”
Lumiz si rilassò e abbandonò la posizione di guardia.
Bressan gli si avvicinò e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, Moreno annuì col capo e si rivolse allora ai visitatori.
“I miei compagni, in segno di pace e di reciproco scambio, vorrebbero rivolgervi alcune domande, se voi permettete”
“Certamente cari amici, chiedete pure”
“Siete qui per far ricerche scientifiche?” La questione era stata rivolta da Fulvio Spacapan, 35 anni in cantiere, carpentiere, gran lavoratore e rispettato da tutti fino al suo unico, madornale, errore in quell’ambiente, aver fatto outing, da allora era stato ostracizzato senza pietà e, anche in questo frangente, i suoi colleghi non si smentirono, una voce tra la folla gli rispose prima dei polpi spaziali “Fulvio, gavemo capì che se la tua occasion de ver la sonda anal che te ga tanto desiderà ma des stemo parlando de robe importanti, robe da omini veri, vedi de star tel tuo e sta sito dai”
Spacapan, più depresso che offeso non volle più sentire la risposta dei papaliani, decise di ritirarsi verso il fondo di quel grumo umano.
Quindi cercò di intervenire Abhinav Mahalili, immigrato bengalese addetto alle pulizie “Benevenuti onorabili visitatori di lontano, potereste dire me…” ma anche questo venne interrotto in malo modo dai colleghi e letteralmente trascinato lontano dagli interlocutori intergalattici al grido di “Sta sito bangla, che no volemo sembrar selvaggi coi totani de Plutone qua”
Bressan allora manifestò le sue curiosità “Siete maschi o femmine?”
Krik rispose serenamente “Siamo ermafroditi, cambiamo il nostro genere in base alle esigenze della nostra specie”
Bressan rimase a bocca aperta per qualche secondo poi, ripresosi, si rivolse nuovamente ai visitatori “ah, ho capito, siete come quelli lungo i viali, avete il tentacolo nascosto eh? Golosoni” fece l’occhiolino ad un basito Krik e indietreggiò rientrando nella folla.
“Allora perché siete qui?” arrivò da una voce dal mucchio.
Kirk guardo per un attimo Moreno che invio in rimando un cenno d’assenso, poi rispose “Non voglio annoiarvi con tutti i particolari, siamo qui perché dobbiamo fare del lavoro e ci serve una mano”
Verso il fondo dell'assembramento Fausto Pascolat si rivolse all’indirizzo di Vincenzo Esposito “Ma Dio %&$£@, siamo troppo lontani, non sento £$%&%$ Dio, cosa cazzo ha detto il calamaro?”
Esposito, senza smettere di guardare avanti mentre si bilanciava sulle punte dei piedi per poter meglio vedere, gli rispose “Eee ha detto che sò sbarcati qua pè cercà lavoro, che sò femminielli e teneno bisogn pure d' nostr ano pè la loro specie”
La rabbia di Pascolat esplose in uno sproloquio ed una serie pirotecnica di bestemmie “Ma Dio £$%&@ e £$%&%$&%$ di Dio di quella Madonna $%&£@@ che gli venisse lo scolo a quella £$%&@# Madonna e suo figlio di Dio £$&$%$, lo sapevo io, tutti qua devono venire a rubarci il lavoro, prima son arrivati i terroni, poi i bangladesh, adesso pure stè seppie spaziali Dio £$%&# di Dio £$%#@! E ci vogliono anche mettere i tentacoli in culo Dio €£@# di Dio @#$%! Vengono qua su loro canotto e tutti a dire poverini Dio %#&@ diamogli un lavoro Dio %/#@, diamogli una casa, il wi-fi, 35 euro al giorno Dio %&#@, intanto a mia nonna neanche la pensione le danno #@%& Dio, perché loro devono avere più diritti di noi? Eh, perché? Dio %@#&€$! E fanno pure schifo Dio £@#!"
Dopo quella sfuriata tra la folla cominciò a rumoreggiare e prese a serpeggiare lo scontento.
A quel punto, Moreno Lumiz, intuendo che la discussione non stava volgendo al meglio, decise di interrompere il simposio ed intervenne, si rivolse ai colleghi “Bene compagni, allora è deciso, aiuteremo i papaliani a riparare la loro astronave per poter tornare a casa” la folla rumoreggió, il malcontento aveva attechito, Moreno incontrò sguardi non incoraggianti. Lumiz si volse velocemente verso i polpi e disse frettolosamente "Ci sarebbero ancora un paio di dettagli da sistemare, semplici formalità, niente di che, intanto come delegato rsu direi che potreste anche iscriversi al sindacato, noi vi diamo una mano con il lavoro e voi sostenete la lotta del proletariato con qualche tessera in più che sta sempre bene”
I due commercianti stellari si guardarono un attimo tra loro con espressione interrogativa e poi volsero i loro sguardi nuovamente al delegato umano che continuò il suo discorso.
“Ci sarebbe poi un altro problemino, ecco, per noi qui, che come avete potuto appurare siamo pacifici e aperti verso il diverso” altro sguardo tra Krik e Scotch “non ci sono problemi se voi vi mescolate a noi per il tempo necessario allo svolgimento delle riparazioni ma, alla direzione potrebbe non garbare molto che ci siano dei lavoratori infiltrati nel cantiere e, ecco, come dire, vi si nota subito ecco, e, senza offesa, siete un po al di fuori dai nostri canoni estetici, ecco, diciamo che non passate inosservati ecco” termino un po’ titubante il Lumiz.
A quel punto, per la prima volta intervenne il dottor Scotch che, con la stessa voce metallica ed atona del suo capitano, solo un po' più bassa, rispose al rsu “ Capiamo benissimo cosa vuoi intendere delegato, effettivamente, tra di voi, saremmo facilmente individuabili e, anche per noi, la vostra forma non è esteticamente piacevole” era difficile interpretare l’espressione del polipone ma sembrava quasi accigliato e si intuiva una lieve nota d’irritazione nella voce metallica, ma forse erano solo impressioni “comunque” continuo Scotch “a questo possiamo porre facilmente rimedio, le nostre tute sono dotate di dispositivi tecnologici che, oltre che permetterci di muoverci e respirare nella vostra atmosfera e permetterci di esprimerci e capirvi, possono anche generare un campo rifrattore e manipolatore delle lunghezze d’onda della luce atto alla mimesi”
Gli operai tutti fissarono i papaliani con tanto d’occhi ed espressione vacua, al che Krik intervenne “Possiamo mutare il nostro aspetto”
“Aaaaaahh” fu l’espressione esternata dalla folla.
Scotch continuò il suo discorso “Mentre lei, signor delegato, e il capitano Krik stavate discutendo, ho consultato il computer integrato nella mia uniforme è ho compiuto il download di aspetti umani ritenuti piacevoli dalla vostra specie, li ho inviati a tutti i membri del nostro equipaggio, ora modificheremo le nostre immagini e voi giudicherete se queste saranno accettabili.”
Krik allora si portò un tentacolo davanti al “viso” ed emise una serie di gorgoglii vicino a quello che sembrava essere un orologio quadrato ma che probabilmente era un dispositivo per la comunicazione.
Pochi istanti dopo, sul mare dove era celata l’astronave, si aprirono delle aperture scure e comparvero altri mezzi come quelli di Krik e Scotch.
Nel giro di qualche minuto l’intero equipaggio della P.C.S. Nostromo era di fronte ai metalmeccanici del cantiere, una ventina di polpi spaziali indistinguibili ad occhio umano fluttuavano sul piazzale del bacino di carenaggio B del cantiere di Monfalcone.
Krik si rivolse ai suoi subordinati “Pronti alla mimesi, agire, ora”
Ci fu un rumore elettrico, le figure dei papaliani si sfocarono, come se fossero trasmesse da un televisore mal funzionante, non se ne distinsero più né i contorni né i colori.
Alcuni secondi dopo, di fronte agli increduli lavoratori,al posto degli octopodi, si trovavano splendide donne “vestite” in abiti succinti.
Il malcontento degli operai svanì senza lasciar traccia, come lacrime nella pioggia.
Il dottor Scotch, senza malizia, ma per l’evidente gioia degli operai, aveva scaricato le immagini di figure umane dal sito di Playboy.
Moreno Lumiz fu il primo a riprendersi dallo shock della trasformazione, senza staccare lo sguardo dai papaliani, si rivolse, ai suoi colleghi “Bene compagni, sembra che non ci siano più ostacoli alla collaborazione con i visitatori spaziali, voi che dite?”
La risposta degli umani, ma forse sarebbe meglio dire ominidi, fu un misto di vocali, sorrisi da beoni e silenziosi assensi dati da cenni del capo. Nemmeno Pascolt ebbe da protestare.
In quel preciso istante, la sirena delle 17.00 muggì decretando la fine della settimana lavorativa e l’inizio del week end.
Moreno Lumiz, delegato rsu del cantiere, propose “Per festeggiar questa nova amicizia mi diria che se podessi ndar tutti in osmiza su a Gradina che de venerdì l’Anastasia la fa la peka”
Urla di giubilo accolsero l’idea.
“Viva Papalla!”
“Viva il sindacato!”
“Viva la peka!”
La truppa ,terrestre ed umanomorfa, si mosse per festeggiare la nuova intesa, chi sollevato per aver trovato un porto sicuro dopo una precipitosa fuga dalla violenza, chi colmo di buoni propositi e pronto ad insegnare usi e costumi locali per favorirne l'integrazione.
Tom
Diario di bordo della P.C.S. Nostromo.
Spazio, ultima frontiera. Data sconosciuta.
Dai calcoli del mio secondo, il dottor Scotch, dovrebbero essere passate circa 76 ore standard dall’attacco dell’incrociatore rigeliano.
Abbiamo riportato pesanti danni dallo scontro contro la nave da guerra nemica, i motori a curvatura sono gravemente danneggiati, non ci sono speranze di tornare a casa senza compiere le dovute riparazioni.
Gli strumenti di bordo sono quasi del tutto fuori uso, siamo riusciti ad individuare grossomodo la nostra posizione, ci siamo lasciati alle spalle il settore CV-X-48A/BIS, abbiamo superato i confini dell’impero e la cintura di Orione, dietro di noi c'è la galassia di Andromeda e stiamo andando alla deriva verso una galassia inesplorata.
Prima di spegnersi definitivamente, HAL 9000, ci ha comunicato di aver captato un segnale proveniente dal terzo pianeta di un sistema orbitante intorno ad una nana gialla, con le ultime energie rimaste alla nostra astronave da trasporto ci stiamo dirigendo lì.
Non siamo sicuri di arrivarci e non sappiamo cosa potremmo trovare, abbiamo solo una certezza: è la nostra unica possibilità e se falliremo, saremo morti.
Monfalcone (GO), 15/11/2019
Al bacino di carenaggio B del cantiere navale, l’attività era frenetica, mancava poco più di una settimana alla consegna della Costa Meraviglia, gioiello tecnologico e del lusso destinato a solcare i mari dal globo con i suoi 7000 passeggeri, più l’equipaggio naturalmente.
La giornata era soleggiata ed insolitamente calda per essere un venerdì di novembre.
Nell’aria echeggiavano i suoni delle lavorazioni: il martellare dei carpentieri, il rombare dei motori dei vari mezzi, le alte grida dei gabbiani, le bestemmie degli scaricatori che, fedeli alla loro fama, non risparmiavano coloriti epiteti all’indirizzo di pazienti divinità.
All’improvviso, qualcosa nel cielo si accese, da principio fu solo una minuscola luce ma, molto velocemente, crebbe sia in intensità che in dimensioni.
I primi a notare questo fenomeno furono i gabbiani che smisero immediatamente di vociare.
Lentamente tutte le attività umane nel bacino si fermarono e gli sguardi furono rivolti verso l’alto.
La luce si fece sempre più intensa, tanto che, solo chi aveva una maschera da saldatore poté continuare ad osservare.
All’interno della P.C.S. Nostromo l’atmosfera si fece rovente, letteralmente. Gli scudi termici erano stati danneggiati dai laser rigeliani e lo scafo interno della nave non era progettato per reggere all’attrito con l’atmosfera densa del pianeta in cui stavano giungendo.
Nonostante questo, il capitano Krik, era calmissimo.
Cosciente di avere solo un tentativo per atterrare, aveva raggiunto uno stato mentale di totale concentrazione e calma.
I suoi ordini erano chiari, precisi e dettati al momento giusto.
Il risultato fu una manovra pressoché perfetta, la Nostromo si adagiò delicatamente nel mare del golfo antistante al cantiere.
Krik non perse un secondo “Attivare dispositivo di mascheramento, speriamo funzioni ancora, abbiamo già attirato troppa attenzione.”
Si udì un lieve ronzio e la P.C.S. Nostromo fu celata alla vista.
L'azione di comando proseguì:
“Dottor Scotch, abbiamo dei rilevamenti atmosferici?”
Lo scienziato, impassibile come sempre, dopo aver consultato un monitor sfarfallante, gli rispose.
“Fortunatamente si, capitano, il liquido preponderante è biossido di idrogeno con al suo interno cloruro di sodio,
nell'atmosfera è presente il 78% azoto, 21% ossigeno, il restante 1% vari gas, avremo bisogno dei respiratori e tute per sopravviere in questi ambienti.
Krik rimase silenzioso per un attimo.
Gli anni di addestramento e servizio presso l’esercito imperiale, svolti prima di entrare nella gilda commerciale, stavano riaffiorando.
Si rivolse risoluto all'equipaggio:
“Bene signori, è ora di muoversi, preparate due navette esplorative, sulla prima andremo io e il dottor Scotch, sulla seconda Hudson e Bishop. Ci seguirete mantenendo il dispositivo di mascheramento attivo e ci guarderete le spalle in caso di bisogno.
Tenteremo un approccio pacifico con le forme di vita sulla superficie davanti a noi, oltre alla vita dovrebbe esserci civiltà su questo pianeta, o almeno così sembra.
Tutto chiaro?”
L’equipaggio rispose in coro “Signor si signor capitano!”
“Bene signori, muoviamoci, e che il grande polpo ci aiuti”.
Sul piazzale del bacino regnava il silenzio. Il lavoro, un attimo prima frenetico e rumoroso, ora si era completamente bloccato, tutti i presenti guardavano sbalorditi verso il golfo dove era scesa dall’alto quella che, a tutti gli effetti, era parsa un’astronave.
Era calata ad una velocità impossibile per poi arrestarsi e appoggiarsi sulla superficie del mare, dolcemente, come fosse stata un grosso uccello migratore.
Un attimo dopo era sparita, non affondata, proprio sparita, sembrava svanita nel nulla.
Videro comparire per un attimo, sulla superficie del mare, una sorta di apertura scura da cui comparve una barca, o almeno così pareva visto che galleggiava e si muoveva sull’acqua.
Si mosse rapida e silenziosa, senza creare onde e nemmeno increspare la superficie dell’acqua, sembrava quasi fluttuare.
Attraccò sul piazzale del bacino, a una quindicina di metri dalla massa degli operai che osservavano il tutto attoniti.
La tensione, oltre che al silenzio, era palpabile nell’aria.
Il mezzo di trasporto si aprì e ne scesero due creature, anche queste fluttuavano a pochi millimetri da terra come il natante da cui erano sbarcate.
Sembravano due enormi polpi grigiastri ma il colore doveva essere quello delle tute protettive che indossavano.
Uno dei due avanzò di poco rispetto all’altro, si sentì un disturbo radio e poi una voce metallica ed atona parlò
“Salve abitanti di questo pianeta, il mio nome è Krik e vengo in pace, desidero parlare con un vostro delegato”
Nel gruppo degli operai si genero immediatamente un brusio e molte voci si mescolarono.
Uno dei saldatori, Franco Bressan, detto Radicchio per la sua ossessiva attività ortofrutticola, propose “ Vado a chiamare il direttore”, non riuscì a muovere un passo che venne immediatamente ripreso da una voce nella folla “ Dove te va, basoal, el calamaro qua ga dìt un delegato, va ciamar un rsu”
Radicchio allora chiese “Un rsu? Cosa c’entra il sindacato con sti due qua? Va ben ah, i saverà lori.Chi sé de turno oggi?”
Vincenzo Esposito, saldatore di una ditta in appalto rispose “Ce stà Moreno oggi”
Il Bressan ancora non si decise a muoversi ma si afferrò il mento con la destra e pose ancora una domanda, più a se stesso che agli altri “Mmm e dove el xe Moreno oggi?”
Fausto Pascolat, uno degli scaricatori di porto, intervenne :” Ma Dio %@&#°, è in magazzino no?! Madonna £$&%@#£, dove cazzo vuoi che sia? @#%&§ Dio, vedi di muoverti Dio £@%!”
Radicchio allora scattò verso l’interno del cantiere alla ricerca del delegato richiesto dai visitatori spaziali.
Pochi minuti dopo due figure si avvicinarono al capannello di gente ferma sul piazzale del bacino B, Bressan aveva trovato il delegato.
Moreno Lumiz, 50 anni, ex pugile, 190 cm per 90 kg, delegato rsu, camminava tranquillo a fianco di Radicchio, non aveva creduto ad una singola sillaba del racconto presentatogli dal Bressan, sospettava il solito scherzo da fine settimana architettato da quei selvaggi dei suoi colleghi.
“Alora fioi, cossa gavè combinà sto giro che richiedi la presenza del sindacato?”affermò ironicamente l’rsu.
La piccola folla davanti a lui si aprì e poté vedere i cefalopodi spaziali e la loro imbarcazione.
Rimase sbalordito per un attimo, poi alzo gli occhi, si passò una mano sul volto ed emise un suono gutturale, si rivolse al cielo “Ma perché capitano tutte a me?” poi agli operai“Devo dir che se stadi bravi a metter su sta paiasada, sembra quasi vere le seppe li, bravi bravi, bel scherso, ma des vedè de metter via tut e tornar a lavorar che se riva el direttor, mi, el cul, no ve lo paro”
Bressan, quasi tremante al suo fianco, lo afferrò per un braccio “Moreno, ti giuro, non è uno scherzo, vai a parlare con quei due, han chiesto loro di parlare con un delegato”
Lumiz scrollo il capo rassegnato ed espirando un “Va ben ah” si diresse verso i visitatori, si fermò a qualche metro da loro e attese.
A quel punto Krik gli si rivolse “Salve delegato, il mio nome e Krik, sono il capitano della P.C.S. Nostromo e il mio compagno è il dottor Scotch, siamo stati att…”
“Ma veramente pensè de ciorme pel cul cussì?” lo interruppe Moreno visibilmente irritato “Krik e Scotch? E la enterprise dove la gavè lasada, tal parcheggio dell’emisfero a Ronchi? Scolta H725, no so chi che xe dentro quei costumi de carneval li, complimenti, i xe fatti ben, ma el scherso finissi qua, vedè de piantarla des prima che me giri le bale par bon che ve mando su marte a pidade tal cul!” Abbaiò ai due sorpresi interlocutori.
Krik non si scompose minimamente “Mi scuso delegato ma temo di non comprendere, noi non proveniamo da Marte, facciamo parte della gilda commerciale imperiale, nella fattispecie proveniamo dal pianeta Papalla, quinto del sistema binario di Heliconia”
Mentre lo strano terzetto discuteva, la piccola folla rimasta in disparte confabulava incuriosita e spaventata.
“Chissà cosa vogliono da noi” chiedevano taluni.
“Chissà da dove vengono” volevano sapere altri.
“Chissà se son maschi o femmine” partorì la mente di Bressan, i colleghi attorno a lui lo guardarono straniti.
Incapaci di domare la curiosità e trovato il coraggio necessario, soprattutto vista la superiorità numerica, decisero di avvicinarsi.
Quando furono a pochi metri dal terzetto, alcuni di loro poterono udire il delegato sindacale che stava rassicurando i due papaliani
“… quindi siete stati attaccati e la vostra nave è gravemente danneggiata, vi servono attrezzi e materiali per le riparazioni e poi ripartireste immediatamente. Bene bene, siete capitati nel posto giusto, qui c’è tutto quello che vi serve e noi terresti siamo una civiltà tollerante e non violenta”
In quel preciso istante, Hudson e Bishop, che erano rimasti celati agli sguardi grazie al dispositivo mascherante, visto l’avvicinarsi della folla di curiosi ed interpretando il gesto come una minaccia, comparvero improvvisamente.
Moreno scattò immediatamente calando a mo’ di maglio un micidiale pugno che si schiantò contro il capo di Hudson spiattellandolo sul terreno e provocando un suono liquido, quindi, compiuta una torsione, assestò un fenomenale schiaffone a Bishop proiettandolo a svariati metri di distanza, stordendolo e sbaragliando, di fatto, le difese papaliane, si mise allora in una perfetta guardia da boxe e scoccò uno sguardo che avrebbe potuto sverniciare un'automobile all’insegna dei due ambasciatori ittici, questi, decisamente sorpresi e spaventati, sembrarono rimpicciolire e timorosamente gli parlarono “Scusate i nostri compagni, devono aver frainteso le vostre intenzione”
Lumiz si rilassò e abbandonò la posizione di guardia.
Bressan gli si avvicinò e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, Moreno annuì col capo e si rivolse allora ai visitatori.
“I miei compagni, in segno di pace e di reciproco scambio, vorrebbero rivolgervi alcune domande, se voi permettete”
“Certamente cari amici, chiedete pure”
“Siete qui per far ricerche scientifiche?” La questione era stata rivolta da Fulvio Spacapan, 35 anni in cantiere, carpentiere, gran lavoratore e rispettato da tutti fino al suo unico, madornale, errore in quell’ambiente, aver fatto outing, da allora era stato ostracizzato senza pietà e, anche in questo frangente, i suoi colleghi non si smentirono, una voce tra la folla gli rispose prima dei polpi spaziali “Fulvio, gavemo capì che se la tua occasion de ver la sonda anal che te ga tanto desiderà ma des stemo parlando de robe importanti, robe da omini veri, vedi de star tel tuo e sta sito dai”
Spacapan, più depresso che offeso non volle più sentire la risposta dei papaliani, decise di ritirarsi verso il fondo di quel grumo umano.
Quindi cercò di intervenire Abhinav Mahalili, immigrato bengalese addetto alle pulizie “Benevenuti onorabili visitatori di lontano, potereste dire me…” ma anche questo venne interrotto in malo modo dai colleghi e letteralmente trascinato lontano dagli interlocutori intergalattici al grido di “Sta sito bangla, che no volemo sembrar selvaggi coi totani de Plutone qua”
Bressan allora manifestò le sue curiosità “Siete maschi o femmine?”
Krik rispose serenamente “Siamo ermafroditi, cambiamo il nostro genere in base alle esigenze della nostra specie”
Bressan rimase a bocca aperta per qualche secondo poi, ripresosi, si rivolse nuovamente ai visitatori “ah, ho capito, siete come quelli lungo i viali, avete il tentacolo nascosto eh? Golosoni” fece l’occhiolino ad un basito Krik e indietreggiò rientrando nella folla.
“Allora perché siete qui?” arrivò da una voce dal mucchio.
Kirk guardo per un attimo Moreno che invio in rimando un cenno d’assenso, poi rispose “Non voglio annoiarvi con tutti i particolari, siamo qui perché dobbiamo fare del lavoro e ci serve una mano”
Verso il fondo dell'assembramento Fausto Pascolat si rivolse all’indirizzo di Vincenzo Esposito “Ma Dio %&$£@, siamo troppo lontani, non sento £$%&%$ Dio, cosa cazzo ha detto il calamaro?”
Esposito, senza smettere di guardare avanti mentre si bilanciava sulle punte dei piedi per poter meglio vedere, gli rispose “Eee ha detto che sò sbarcati qua pè cercà lavoro, che sò femminielli e teneno bisogn pure d' nostr ano pè la loro specie”
La rabbia di Pascolat esplose in uno sproloquio ed una serie pirotecnica di bestemmie “Ma Dio £$%&@ e £$%&%$&%$ di Dio di quella Madonna $%&£@@ che gli venisse lo scolo a quella £$%&@# Madonna e suo figlio di Dio £$&$%$, lo sapevo io, tutti qua devono venire a rubarci il lavoro, prima son arrivati i terroni, poi i bangladesh, adesso pure stè seppie spaziali Dio £$%&# di Dio £$%#@! E ci vogliono anche mettere i tentacoli in culo Dio €£@# di Dio @#$%! Vengono qua su loro canotto e tutti a dire poverini Dio %#&@ diamogli un lavoro Dio %/#@, diamogli una casa, il wi-fi, 35 euro al giorno Dio %&#@, intanto a mia nonna neanche la pensione le danno #@%& Dio, perché loro devono avere più diritti di noi? Eh, perché? Dio %@#&€$! E fanno pure schifo Dio £@#!"
Dopo quella sfuriata tra la folla cominciò a rumoreggiare e prese a serpeggiare lo scontento.
A quel punto, Moreno Lumiz, intuendo che la discussione non stava volgendo al meglio, decise di interrompere il simposio ed intervenne, si rivolse ai colleghi “Bene compagni, allora è deciso, aiuteremo i papaliani a riparare la loro astronave per poter tornare a casa” la folla rumoreggió, il malcontento aveva attechito, Moreno incontrò sguardi non incoraggianti. Lumiz si volse velocemente verso i polpi e disse frettolosamente "Ci sarebbero ancora un paio di dettagli da sistemare, semplici formalità, niente di che, intanto come delegato rsu direi che potreste anche iscriversi al sindacato, noi vi diamo una mano con il lavoro e voi sostenete la lotta del proletariato con qualche tessera in più che sta sempre bene”
I due commercianti stellari si guardarono un attimo tra loro con espressione interrogativa e poi volsero i loro sguardi nuovamente al delegato umano che continuò il suo discorso.
“Ci sarebbe poi un altro problemino, ecco, per noi qui, che come avete potuto appurare siamo pacifici e aperti verso il diverso” altro sguardo tra Krik e Scotch “non ci sono problemi se voi vi mescolate a noi per il tempo necessario allo svolgimento delle riparazioni ma, alla direzione potrebbe non garbare molto che ci siano dei lavoratori infiltrati nel cantiere e, ecco, come dire, vi si nota subito ecco, e, senza offesa, siete un po al di fuori dai nostri canoni estetici, ecco, diciamo che non passate inosservati ecco” termino un po’ titubante il Lumiz.
A quel punto, per la prima volta intervenne il dottor Scotch che, con la stessa voce metallica ed atona del suo capitano, solo un po' più bassa, rispose al rsu “ Capiamo benissimo cosa vuoi intendere delegato, effettivamente, tra di voi, saremmo facilmente individuabili e, anche per noi, la vostra forma non è esteticamente piacevole” era difficile interpretare l’espressione del polipone ma sembrava quasi accigliato e si intuiva una lieve nota d’irritazione nella voce metallica, ma forse erano solo impressioni “comunque” continuo Scotch “a questo possiamo porre facilmente rimedio, le nostre tute sono dotate di dispositivi tecnologici che, oltre che permetterci di muoverci e respirare nella vostra atmosfera e permetterci di esprimerci e capirvi, possono anche generare un campo rifrattore e manipolatore delle lunghezze d’onda della luce atto alla mimesi”
Gli operai tutti fissarono i papaliani con tanto d’occhi ed espressione vacua, al che Krik intervenne “Possiamo mutare il nostro aspetto”
“Aaaaaahh” fu l’espressione esternata dalla folla.
Scotch continuò il suo discorso “Mentre lei, signor delegato, e il capitano Krik stavate discutendo, ho consultato il computer integrato nella mia uniforme è ho compiuto il download di aspetti umani ritenuti piacevoli dalla vostra specie, li ho inviati a tutti i membri del nostro equipaggio, ora modificheremo le nostre immagini e voi giudicherete se queste saranno accettabili.”
Krik allora si portò un tentacolo davanti al “viso” ed emise una serie di gorgoglii vicino a quello che sembrava essere un orologio quadrato ma che probabilmente era un dispositivo per la comunicazione.
Pochi istanti dopo, sul mare dove era celata l’astronave, si aprirono delle aperture scure e comparvero altri mezzi come quelli di Krik e Scotch.
Nel giro di qualche minuto l’intero equipaggio della P.C.S. Nostromo era di fronte ai metalmeccanici del cantiere, una ventina di polpi spaziali indistinguibili ad occhio umano fluttuavano sul piazzale del bacino di carenaggio B del cantiere di Monfalcone.
Krik si rivolse ai suoi subordinati “Pronti alla mimesi, agire, ora”
Ci fu un rumore elettrico, le figure dei papaliani si sfocarono, come se fossero trasmesse da un televisore mal funzionante, non se ne distinsero più né i contorni né i colori.
Alcuni secondi dopo, di fronte agli increduli lavoratori,al posto degli octopodi, si trovavano splendide donne “vestite” in abiti succinti.
Il malcontento degli operai svanì senza lasciar traccia, come lacrime nella pioggia.
Il dottor Scotch, senza malizia, ma per l’evidente gioia degli operai, aveva scaricato le immagini di figure umane dal sito di Playboy.
Moreno Lumiz fu il primo a riprendersi dallo shock della trasformazione, senza staccare lo sguardo dai papaliani, si rivolse, ai suoi colleghi “Bene compagni, sembra che non ci siano più ostacoli alla collaborazione con i visitatori spaziali, voi che dite?”
La risposta degli umani, ma forse sarebbe meglio dire ominidi, fu un misto di vocali, sorrisi da beoni e silenziosi assensi dati da cenni del capo. Nemmeno Pascolt ebbe da protestare.
In quel preciso istante, la sirena delle 17.00 muggì decretando la fine della settimana lavorativa e l’inizio del week end.
Moreno Lumiz, delegato rsu del cantiere, propose “Per festeggiar questa nova amicizia mi diria che se podessi ndar tutti in osmiza su a Gradina che de venerdì l’Anastasia la fa la peka”
Urla di giubilo accolsero l’idea.
“Viva Papalla!”
“Viva il sindacato!”
“Viva la peka!”
La truppa ,terrestre ed umanomorfa, si mosse per festeggiare la nuova intesa, chi sollevato per aver trovato un porto sicuro dopo una precipitosa fuga dalla violenza, chi colmo di buoni propositi e pronto ad insegnare usi e costumi locali per favorirne l'integrazione.
Tom