Il Trattamento du pòlepe avvlnët di CaterinaDP

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo novembre sveleremo il tema deciso da Lorenzo Sartori. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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CaterinaDP
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Il Trattamento du pòlepe avvlnët di CaterinaDP

Messaggio#1 » lunedì 18 novembre 2019, 0:49

Il Trattamento d’u pòlepe avvlnët
di CaterinaDP

La maestra Ndunïeth sorrideva dolcemente sulla sedia antigravità con lo sguardo fisso nell’occhio di ciascuno di quei pidocchiosi genitori. Ognuno vestito con capi firmati dai più famosi stilisti di Betelgeuse, ma, piuttosto che spendere un pagghjùle in più per la gita scolastica dei figli, si sarebbero fatti mangiare una mano dalla Vorace Bestia Bugblatta di Traal.
Ndunïeth si alzò e si schiarì la voce, preparandosi alla consueta battaglia annuale.
– Ecco le proposte arrivate dall’Agenzia viaggi per la gita interplanetaria di fine anno. La prima è il lussuosissimo pianeta…
– OÜÜH – la bloccò fulmineo il rappresentante dei genitori, pronunciando quel suono impetuoso col mento in avanti di un muflone centauriano, per poi chiudere il labbro inferiore su quello superiore.
Ndunïeth, nonostante il fastidio per quello che quell’antica parola aulica significava nella loro lingua ordinaria, “smettila sennò ti crepo di mazzate”, apprezzò la pronuncia perfetta e pulita, tipica della capitale del pianeta di Zpnt.
– Abbiamo scelto la Terra – anticipò affannato il rappresentante, cercando di nascondere il terrore per l’eventualità di dover pagare una gita su un pianeta lussuosissimo.
– La Terra… Come ogni anno il posto più economico – lo anticipò la maestra, aggiustandosi il monocolo sull’occhio e coprendo l’ombelico sull’altro lato della faccia con una soffice ciocca di capelli biondi.
– Iiiiiih, seeeeeeh – ribattè il coro dei genitori, cioè: “mo questa ci viene a mettere altri problemi oltre a quelli che abbiamo già”.
– Una gita sulla Terra la riteniamo istruttiva. Perché lei intravede una qualsivoglia intenzione di risparmiare? – mentì il rappresentante, con le labbra arricciate.
– Non prendiamoci in giro. – Sorrise con calma la maestra. – Ogni anno la scegliete perché i terrestri hanno come unica differenza da noi un secondo occhio dove noi abbiamo l’ombelico e dunque la spesa di mimetizzazione è irrisoria.
T’agghia sf’cca i vertbr e m’agghia fa li r’cchin – ringhiò soffocato un genitore più ardito, per dire in modo elegante quello che nella lingua zpntana comune sarebbe suonato come: “ti devo sfasciare le vertebre e usarle per farmi gli orecchini”.
– Dovremmo comunque provvedere all’acquisto di venti occhi finti da applicare sull’ombelico di ciascun bambino, dal momento che sono diventati più grandi – precisò il rappresentante.
– E si deve aggiungere anche la spesa del cuoco specializzato nel Trattamento d’u pòlepe avvlnët – precisò polemico un altro genitore.
– È una spesa obbligatoria – disse la maestra Ndunïeth, sospirando rassegnata.
– Speriamo proprio che non si presenti la necessità di usarlo – risero in coro due papà.
– Non è opportuno, signori, scherzare sul valore prezioso del Trattamento, strumento di difesa fondamentale per la sopravvivenza di ogni specie vivente nell’Universo – disse severa la maestra, perché avevano osato deridere uno dei più sacri pilastri del suo lavoro.
– Non ci ha ancora presentato tutte le opzioni che l’Agenzia ci offre su quel pianeta – disse la una voce soave di una mamma ignara di quello che stava rischiando.
Vid' a quest! – sbraitò una mamma coi capelli fucsia, ovvero “ma vedi questa pazza, che vuole perdere tempo mentre io ho da fare due lavatrici, stirare tre cesti di panni e avviare la lavastoviglie, ma lei lo può fare perché ha la donna delle pulizie e io no”.
– Procedo con l’elenco dei pacchetti proposti – continuò imperterrita la maestra.
Ch c’na mma fa? – tuonò un gruppetto di genitori che non voleva scegliere niente altro che il risparmio.
– Io eviterei il pacchetto “Visita alle grandi metropoli” – anticipò istantaneo il rappresentante dei genitori – perché prevede sistemi di invisibilità sofisticatissimi e costosi per eludere le tecnologie di sorveglianza.
Ndunïeth si lasciò cadere sulla sedia, arrendendosi all’inevitabile.
– Io eviterei il pacchetto “ambienti naturali”. Un bambino, una volta, è stato toccato da uno strano animale chiamato “cerbiatto” e ha cominciato a piangere come una fontana, continuando ininterrottamente per tre giorni consecutivi. L’unica insensata parola che diceva ogni tanto era: “Bambi!”. – E’ vero. La più strana forma di allergia alle specie aliene mai vista. I genitori sono ancora in causa contro la scuola.
– Questo significa che spenderemo un sacco per l’assicurazione anti-animali terrestri.
– Io, se possibile, eviterei il pacchetto “con traduttore”. Il noleggio del pesce Babele ha un prezzo elevatissimo.
– Eëhhhhh – fu il sospiro in zpntano di una mamma disinteressata, cioè: “Povera me, oggi tornerò a casa a mezzanotte e mio marito sicuramente non avrà cucinato e il bambino starà ancora alzato a giocare con lui!”
Non c’era altra scelta.
– Dunque, cari genitori, rimane il solito “paesini del nord della Puglia”
– Mi scusi, maestra – chiamò ancora la mamma dalla voce soave.
A’rret! – sbottarono alcuni genitori, volendo significare “di nuovo questa rompiscatole”.
– Sono la mamma di Bak: come sa, noi non siamo originari del vostro pianeta e siamo arrivati da pochi giorni. Mi potrebbe spiegare cosa comporta questo pacchetto?
– La nostra lingua aulica, signora, per uno stranissimo caso di combinazioni linguistiche interstellari somiglia ai suoni gutturali dei dialetti del nord della Puglia, che è una regione di uno Stato terrestre. E anche la lingua principale, cioè l’italiano lo capiamo con una certa facilità. Dunque non è necessario nemmeno pagare un traduttore. È comunque obbligatoria la presenza del cuoco specializzato per l’eventuale “Trattamento d’u pòlepe avvlnët”.
– Mi scusi ancora maestra, ma cosa sarebbe? – Intervenne la madre della famiglia appena arrivata dal pianeta vicino.
– È la massima pena per chi si macchi di una gravissima mancanza educativa nei confronti dei bambini. Solo un cuoco specializzato investito dal Governo può decidere di applicarlo. Basta che egli pronunci le parole “Trattamento d’u pòlepe ” con sopracciglio sinistro sollevato e palpebre socchiuse.
– Grazie maestra.
– Dunque è deciso, la gita sarà a Manfredonia. Il rappresentante dei genitori raccoglierà i soldi per i venti occhi finti. Grazie a tutti.

Olimpia era entrata in classe già scombussolata. Scesa dalla macchina aveva intravisto una gigantografia di polpo immerso nella salsa di pomodoro, che pubblicizzava l’apertura di un nuovo ristorante di pesce a Manfredonia.
Ogni giorno Olimpia si chiedeva se anche gli altri avessero una paura enorme di qualcosa che tutti ritengono insignificante.
Lei, otto anni compiuti, temeva più che mai la vista del polpo, in particolare se servito nel piatto col pomodoro. Ovviamente la mamma si guardava bene dal cucinarlo. Quando però capitava di andare al ristorante era più difficile evitare di incrociarlo nel piatto di qualche cliente dal momento che una ricetta tipica del paese di Manfredonia era proprio U’ pòlepe in umido.
– Aprite il quaderno di italiano e scrivete la data: giovedì cinque novembre – disse la maestra, appena entrata in classe.
Il giovedì era un giorno della settimana in cui le capitava spesso di trovarsi nelle situazioni più assurde.
Peggio ancora era il cinque novembre. Il papà ogni anno in questa giornata le diceva, con uno strano sorriso: “ricorda sempre il cinque Novembre”. Non le aveva mai spiegato il motivo, ma lei aveva notato che in quel giorno le capitavano tante sgridate della maestra Incoronata. Oggi era giovedì e per giunta cinque Novembre.
Bbòngiòrn a tutt quant – salutò Enzo, il bidello, entrando in classe.
– Vincenzo, per favore, mi diresti da dove arrivano i bimbi in gita da noi oggi?
– Mi hanno detto da Zpnt.
– Ah, da Zapponeta! È un paese molto vicino a Manfredonia, bambini.
– Così maestra possiamo andare a trovarli anche noi, un giorno – aggiunse Olimpia.
– Basta che non studi, tu, che stai sempre bene – si lagnò distrattamente Incoronata, accavallando con fatica le gambe robuste, che, nonostante fosse gennaio avanzato, non erano provviste di collant.
Lo stomaco di Olimpia incassò il colpo, come ogni giorno dalla prima elementare e si preparò a una lunga giornata di rimproveri.

Ciccio infilò l’esca sull’amo, poi eseguì un lanciò perfetto, gustando con soddisfazione il plop del piombo in mare e il frullio del mulinello. Quando quest’ultimo smise di ruotare, si affrettò a bloccare la lenza e si rilassò. Era pronto a farsi cullare dalle onde, che spingevano su e giù la barchetta, in attesa che abboccasse il Grande Pesce, che Ciccio da sempre sognava.
– Papà… – lo chiamò il figlio, seduto alle sue spalle.
– Shhhh.
Certo, che finché la moglie lo avesse costretto a portarsi dietro il bambino il Grande Pesce sarebbe rimasto in mare. E ci si mettevano pure le onde, sempre più alte e una strana luce fastidiosa..
– Papà, guarda…
Statt citt, Antò! Sennò i pesci se ne scappano. Sono muti mica sordi.
– Papà un disco…
Meeeee, fìgghje müje, mo vuoi sentire la musica? Dobbiamo prendere una cernia gigante da far impallidire quel contaballe di Giuann’, che compra i pesci al mercato e poi dice che li ha pescati lui.
Accidenti a quelle onde così fastidiose, pensava intanto Ciccio. Forse dovevano girare la barca al contraio e rientrare? E cos’era quel bip biip, in sottofondo? Alla fine quel cretino di suo figlio l’aveva messa davvero quella musica scema che gli piaceva tanto. Rumore! Altro che musica.
– Ma che musica, papà! Un disco volante! Sta ammarando lì davanti.
– Mado’, fìgghje müje, tieni trent’anni e ancora a ‘'ste stupdaggn vai dietro?
– Papà! Girati e guarda!
Ciccio, sperando che la smettesse, si voltò e vide un grande disco bianco, pieno di luci colorate, come un albero di Natale, posarsi sul mare.
Una volta tanto suo figlio aveva ragione. Possibile? Lo strano mezzo si stava dirigendo verso di loro facendo aumentare l’altezza delle onde.
– Azzeccati, Anto’, che in mare ce ne andiamo.
Poi, mentre l’imbarcazione passava loro vicino, Ciccio capì.
I finestrini erano pieni di bambini saltellanti che li salutavano. E uno che mostrava loro il sedere.
– Ma che disco volante, Anto’. Questa è una di quelle diavolerie moderne che fanno divertire i bambini. Ma dove andremo a finire, di questo passo?
– In acqua, papà – disse il ragazzo, un attimo prima che la barca, in balia di un’onda più alta, si ribaltasse.

Si sentì bussare alla porta.
– Sono arrivati i bambini di Zpnt, maestra – annunciò Enzo.
– Silenzio! – urlò Incoronata alla classe che invece la osservava in un mutismo perfetto.
Olimpia la guardava e si chiedeva se tutte le maestre fossero così disinteressate ai bambini.
– Non facciamo le nostre solite figure – urlò di nuovo quella donna alla classe, senza che ce ne fosse alcun bisogno. Si grattò nervosamente il mento massiccio che somigliava tanto a una cozza sdraiata, sia per la forma sia per colore, essendo ricoperto da una folta peluria nera.
– È parecchio bruttina – aveva commentato la mamma di Olimpia, il primo giorno che l’aveva vista. – Ma dicono che abbia un polso di ferro e questo ci vuole a scuola. – aveva concluso con eccessiva sicurezza.
La maestra Incoronata si alzò di scatto come una Furia e si diresse verso il banco di Olimpia.
– Cos’è questo disordine? Olimpia sei la solita piaga – strillò scuotendo la bambina da dietro le spalle. La sollevò di peso dalla sedia, scaraventandola alla sua sinistra, e con la manona destra buttò a terra tutto ciò che stava sul banco. L’impresa aumentò la puzza di sudore che proveniva sempre da ogni suo vestito marrone. A Olimpia sembrava che i suoi vestiti fossero tutti marroni.
In quel momento i bambini di Zpnt entrarono in classe.
– Benvenuti! – starnazzò con un sorriso isterico la maestra Incoronata, lanciando un’occhiataccia a Olimpia che era scoppiata in lacrime, guardando i suoi quaderni per terra.
– Siamo lieti di incontrarvi, io sono la maestra Ndunïeth e il mio collega è il cuoco specializzato del Governo di Zpnt – disse dolcemente la maestra Ndunïeth, mentre il cuoco specializzato si sistemava sulla minuscola sedia messa a disposizione vicino alla lavagna.
– Non badate a questo disordine – precisò Incoronata, squadrando Olimpia come una mamma che odia i difetti della figlia.
Il cuoco specializzato ebbe un primo sussulto, ma riuscì a nasconderlo con discrezione. Olimpia lo osservò per alcuni minuti e gli fu subito simpatico, tanto da riprendere un coraggio fin troppo sfacciato.
– Chi è quel signore, maestra? – chiese lei, che non aveva mai sentito parlare di un cuoco specializzato del Governo.
– E’ il loro insegnante di sostegno, Olimpia devi lavarti anche le orecchie la mattina.
Olimpia vide la maestra Ndunïeth e quel signore di Zpnt avere un piccolo sobbalzo sulla sedia e subito dopo indirizzare uno sguardo dolcissimo proprio verso di lei. La maestra Incoronata non prestava ascolto non solo ai bambini, ma anche agli adulti e quei due signori di Zpnt lo avevano capito. Olimpia sentiva di adorarli.
– Oggi iniziamo con scienze. – annunciò la maestra Incoronata.
– Ma avevamo aperto i quaderni di italiano – disse Michele.
– Non è possibile che non capisci mai quando è il momento opportuno di parlare, Michele.
Il cuoco specializzato lanciò uno sguardo interrogativo alla maestra Ndunïeth.
– Oggi parleremo del Big Bang – sorrise soddisfatta Incoronata e cominciò un racconto che con la scienza aveva poco a che fare. – Dovete sapere, bambini, che tanti miliardi di anni fa ci fu un tremendo scoppio di fuoco… Ma ti cade sempre tutto Olimpia? …e da questo esplosero tante palle infuocate e una di queste era il Sole… Giovanni, ma stai sempre con la testa fra le nuvole! Svegliaaaaa! … e dal Sole si staccò un pezzo di fuoco e così si formò la Terra.
Il cuoco specializzato del governo di Zpnt aveva la bocca spalancata.
– Solo sulla Terra, dopo tanti e tanti anni si sviluppò la vita grazie alla presenza dell’acqua, che è l’essere vivente fondamentale perché permette la vita a ogni altro organismo vivente e non vivente.
La maestra Ndunïeth sospirava.
– Fate un bellissimo disegno del Big Bang, tutti quanti – esclamò molto soddisfatta la maestra Incoronata, come avesse appena terminato una dissertazione sulla teoria delle stringhe al convegno internazionale di Parigi sulla fisica teorica.
Olimpia cercò di tenere il massimo ordine sul banco e cominciò a disegnare, ma si accorse che, per tutto quel tempo, un bambino di Zpnt era rimasto senza sedia. La maestra non se n’era accorta, così impegnata a parlare di massimi sistemi e Olimpia alzò la mano per informarla.
– Olimpia, come al solito deve disturbare per forza, non può assolutamente rinunciare a rovinarci la giornata e, fino a quando non lo faccio parlare, non abbassa la mano – con tale gentilezza la maestra Incoronata gli diede la parola.
– Maestra uno dei bambini nuovi non ha la sedia.
– Ancora adesso me lo dici? Ma dormi?– urlò paonazza per la rabbia e l’imbarazzo.
– Li dovete scusare – cominciò a giustificarsi con la maestra Ndunïeth, – ma io sono venuta quest’anno e la maestra dell’anno scorso ha fatto un pessimo lavoro, non li ha educati per niente.
Incoronata era un fiume di parole, la maestra Ndunïeth era seriamente preoccupata e il cuoco specializzato del Governo di Zpnt aveva infilato la mano nella tasca destra del pantalone di velluto a coste e aveva cominciato a strofinare tra il pollice e l’indice il libricino che custodiva la ricetta dù pòlepe avvlnët in umido.
Pigghja a’ sedïa, Olìì – la maestra era passata al dialetto, come faceva quando era nervosa.
Passò un’ora.
– Ora, bambini, è arrivata l’ora della nostra materia preferita – annunciò al massimo della felicità la maestra Incoronata.
Il cuoco specializzato del Governo di Zpnt si raddrizzò sulla sedia.
Statt’ citt'! – ringhiò istantanea la maestra, intimando a Olimpia di zittirsi, mentre la bambina stava chiedendo una penna al vicino di banco.
Olimpia si bloccò e si mise a braccia conserte.
– Faremo scrittura creativa – disse Incoronata rivolgendosi ai bambini di Zpnt e chiese loro – Voi la fate a scuola vostra?
I bambini di Zpnt annuirono.
– Allora cominciate a scrivere il titolo del racconto che dovete inventare. –Ma prima di iniziare a dettarlo si girò verso Olimpia. – Olimpia non hai dormito bene stanotte?
La bambina rimase in silenzio mozzicandosi il labbro.
– Olimpia, non rispondere mai, mi raccomando.
– Non va la penna.
– E chiedila al compagno, o ti hanno tagliato la lingua? – Poi Incoronata, di nuovo rivolta a tutta la classe, aggiunse: – Prima di dettarvi il titolo, bambini, vi insegno come si fa un racconto.
Poi si voltò verso la maestra Ndunïeth.
– Io ho fatto un corso di scrittura creativa, nessuna maestra lo fa, ma a me piace essere sempre aggiornata – sorrise compiaciuta.
La povera Ndunïeth si mise in ascolto dell’ultimo sproposito.
– Un racconto è fatto di tre parti, inizio, svolgimento e conclusione. Mi ringrazierete, perché so che dopo questo prezioso consiglio la vostra fantasia sarà molto prolifica.
Il corso di scrittura creativa finiva qui.
Fortunatamente era arrivata l’ora della mensa, dove vennero invitati anche i nuovi arrivati con la loro maestra e il signore che li accompagnava.
– Trattamento d’u pòlepe avvlnët – sentenziò il cuoco specializzato del Governo di Zpnt.
Incoronata non lo degnò della minima attenzione, perché era solita considerare gli insegnanti di sostegno come un semplice arredo delle classi.
– Abbiamo un regalo per lei, un piatto tipico della nostra cultura, u pòlepe avvlnët – disse la maestra Ndunïeth.
– Ma che meravigliosa sorpresa! – disse Incoronata.
Tutti si sistemarono ai tavoli della mensa e Incoronata si gustò la vista di quella squisitezza, mentre ai bambini era stato distribuito tofu alle cozze, perché il giovedì era il giorno dello sposalizio delle culture culinarie, come diceva sempre la signora della mensa.
– Maestra, possiamo fare cambio? – chiese uno dei bimbi e, subito, Ndunïeth si affrettò ad alzare la mano per bloccarlo.
– No! – esclamò Incoronata – Il cibo che vi danno è bilanciato in modo perfetto per voi bambini e il mio piatto rischierebbe di squilibrarvi l’apporto energetico giornaliero.
Olimpia, intanto, non sapeva se guardare l’orrore che aveva nel proprio piatto o il mostro dotato di tentacoli in quello di Incoronata.
Nel dubbio rivolse lo sguardo al volto della maestra ospite. Ma, notato quanto fosse strano l’occhio destro, simile più a una biglia che a un vero organo visivo, decise di rivolgere l’attenzione alle proprie scarpe. Finché gli strani versi della maestra Incoronata non la costrinsero ad alzare lo sguardo.
Ciò che vide al posto dell’insegnante, fu un palloncino con il volto e i vestiti della maestra. Il palloncino si agitò, tremolò, sussultò, senza smettere di urlare. Poi iniziò a rimpicciolirsi, mentre la voce diventava sempre più lontana, e sparì con un sonoro POP!
Buona parte dei bambini della classe esplose di gioia.
Olimpia invece esclamò, preoccupata: – Ma l’avete uccisa?
– No, tranquilla! La pena che comminiamo è proporzionale al reato. L’abbiamo traferita in una scuola di un pianeta… cioè di una città vicino alla nostra. Vedrete che, dopo che avrà insegnato un paio di giorni agli schezzamurid che abitano lì, tornerà qui cambiata e raddolcita.
Olimpia si immaginò questi schezzamurid come piccoli gnometti dispettosi che avrebbero dato alla sua maestra quello che si meritava.
Un sorriso le affiorò sulla bocca e le venne all’improvviso fame, tanto che, in quel momento avrebbe assaggiato anche un bel piatto di polpo.
Cucinato da sua madre, però!



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CaterinaDP
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Re: Il Trattamento du pòlepe avvlnët di CaterinaDP

Messaggio#2 » lunedì 18 novembre 2019, 17:46

Ciao a tutti!

Segnalo qui i bonus che ho inserito del racconto:
1) Ambientazione in provincia italiana: Manfredonia
2) Citazioni: "Guida Galattica per gli autostoppisti" (diverse citazioni fra cui la Vorace Bestia Bugblatta di Traal) e "V per Vendetta" ("Ricorda sempre il 5 novembre"
3) Piatto tipico del luogo: il polipo in umido

Buona edizione a tutti

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Andrea Lauro
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Re: Il Trattamento du pòlepe avvlnët di CaterinaDP

Messaggio#3 » mercoledì 20 novembre 2019, 7:52

Il trattamento du pòlepe avvlnet
Ciao Caterina, punto sulla scena che mi è più piaciuta, anche se marginale ai fini della narrazione: l’atterraggio (ammaraggio) dell’astronave visto dalla coppia padre-figlio. è una scena piccola ma completa, comica, con un dialogo perfettamente leggibile perché alterna sapientemente italiano a dialetto. Sequenza migliore rispetto alla prima parte, durante la quale le continue traduzioni secondo me hanno rallentato troppo il ritmo.
“...Ma dove andremo a finire, di questo passo?” “In acqua, papà”. Delizioso.
Non ho ben capito perché si portano appresso un cuoco per sensibilizzare gli insegnanti terrestri sul metodo educativo: voglio dire, questi vanno in gita su un altro pianeta e mazziano pure gli indigeni che si comportano male? Non che non se lo meritasse, per carità, ma qualcosa nel filo della storia si perde.
Bonus: OK tutti e tre.

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Milena
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Re: Il Trattamento du pòlepe avvlnët di CaterinaDP

Messaggio#4 » giovedì 21 novembre 2019, 12:04

Ciao Caterina, piacere di conoscerti!
Racconto simpatico, piuttosto assurdo ma divertente soprattutto nella prima parte. Ci tengo a dire che, in quanto rappresentante sia della categoria delle mamme che di quella degli insegnanti, mi prudono davvero le mani vedendo l’atteggiamento e il linguaggio usato dalla nostra cara maestra Incoronata, e spero che il trattamento sia quanto di più “d’urto” ed efficace possa esistere… ma il problema è proprio lui: il trattamento… cos’è, esattamente? Quali sono di preciso gli effetti e soprattutto perché è somministrato da un cuoco? E perché questi alieni si sentono intitolati della missione di “dare una sistemata” agli insegnanti terrestri che non si comportano bene? Dopotutto, nel brano iniziale mi sembra tu voglia far passare un po’ il concetto che “tutto il mondo (o meglio, l’universo in questo caso) è paese”, quindi non vedo nella società degli abitanti di Zpnt delle differenze così sostanziali rispetto a noi da dar loro il diritto di fare da giudici e giustizieri (benché in questo caso abbiano pienamente ragione).
Per farla breve, l’idea del racconto è molto carina ma il tutto è reso in maniera un po’ confusa, il che gli toglie un po’ della godibilità che invece potrebbe avere. Per quanto riguarda i bonus, direi che ci sono tutti.
A presto!

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Luca Nesler
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Re: Il Trattamento du pòlepe avvlnët di CaterinaDP

Messaggio#5 » domenica 24 novembre 2019, 13:44

Ciao Caterina! Mi fa tanto piacere avere diverse penne femminili anche qui e non solo su MC! Contento che tu abbia partecipato.
Contento anche perché mi ha fatto un sacco ridere il tuo racconto! Sono marito di una maestra elementare e vorrei farlo leggere anche a lei.
Trovo che la tua idea di fondo sia davvero originale e che si sposi ottimamente col taglio ironico con cui porti avanti la storia. Lo trovo anche molto ricco dal punto di vista delle scene e dei contenuti, anche se non li hai gestiti sempre al meglio.
Questo racconto è quello su cui avrei più da dire riguardo l'aspetto tecnico, ma anche quello che ho preferito rispetto a vicende e personaggi. Rispetto a "Tutto per Trinity" qui sei stata una bomba!
Racconto con molti difetti tecnici, ma fantastico per tutto il resto.
Bonus tutti presenti.

Se per te va bene, vorrei fare un altro commento più lungo fuori dalle tempistiche del contest per analizzare approfonditamente il racconto. Io credo che stimoli confronto e riflessioni (sopratutto mie) e quindi lo farei volentieri, ma non vorrei sembrare presuntuoso o stronzo (vorrei che questo rimanesse un mio segreto...)

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CaterinaDP
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Re: Il Trattamento du pòlepe avvlnët di CaterinaDP

Messaggio#6 » domenica 24 novembre 2019, 23:17

Grazie a tutti e tre per osservazioni e consigli preziosi.
Al momento è chiaro che ci sono due punti critici nel racconto: il meccanismo forzato delle traduzioni e la logica del Trattamento.

@Luca Nesler:
Sono supercontenta di averti fatto divertire! Mi piace il genere comico più di ogni altra cosa, ma sono conscia di quanto sia difficile. Il mio obiettivo sarebbe mettere a nudo e giocare con le incoerenze delle persone, in particolare nel rapporto fra adulto e bambino.
Dato che sono agli inizi con la scrittura non vedo l'ora di leggere i tuoi commenti tecnici: tutti, mi raccomando!

A presto e buonanotte
Caterina

andyvox
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Re: Il Trattamento du pòlepe avvlnët di CaterinaDP

Messaggio#7 » giovedì 28 novembre 2019, 9:43

Ciao Caterina,

l'inizio del tuo racconto è una vera bomba, una esplosione di inventiva surreale che mi ha fatto diventare verde dall'invidia: hai messo in poche righe un numero di trovate spassose, che io non riuscirei a farmi venire in mente nemmeno in tre vite (l'agenzia di viaggi interplanetaria, il linguaggio e l'aspetto degli alieni, il dialogo scoppiettante, ecc.).
A differenza degli altri commenti, a me il fatto che non si capisca troppo in cosa consista questo trattamento du pòlepe non ha dato fastidio, dopo tutto siamo in un racconto surreale e ci sta una certa sospensione dell'incredulità. Il limite più forte che ho riscontrato nel tuo racconto consiste nel fatto che ci sono troppi errori di punteggiatura, refusi e incongruenze, te ne segnalo alcuni:

- "disse la una voce soave"
- prima dici (e sottolinei) che siamo a novembre, poche righe più sotto dici che siamo a gennaio avanzato
- "Olimpia, come al solito deve disturbare per forza, non può assolutamente rinunciare a rovinarci la giornata e, fino a quando non lo faccio parlare, non abbassa la mano – con tale gentilezza la maestra Incoronata gli diede la parola", qui essendo Olimpia donna, devi sostituire i pronomi maschili
- "L’abbiamo traferita"

Non mi piace neanche questa frase, che mi sembra molto contorta:"Ogni giorno Olimpia si chiedeva se anche gli altri avessero una paura enorme di qualcosa che tutti ritengono insignificante"
Il racconto è davvero molto promettente, però ci vuole un piccolo sforzo di editing in più.
Bonus tutti presenti.
A presto!
Andrea Pozzali

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