Aspettami in soffitta

Appuntamento per lunedì 18 novembre dalle 21.00 all'una con il tema della guest star Giorgia Tribuiani! Nata a San Benedetto del Tronto nel 1985, attualmente vive a Bologna e lavora nel campo della comunicazione. Laureata in Editoria e giornalismo presso la facoltà di Lettere e filosofia, per cinque anni è stata responsabile della sezione letteratura per la rivista di arte e cultura “Re-volver”. Da ottobre 2017 collabora con la Bottega di narrazione di Giulio Mozzi. Nel 2008 ha pubblicato la raccolta di racconti Cronache degli artisti e dei commedianti (Tespi). Guasti è il suo primo romanzo ed è edito da Voland.
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Polly Russell
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Aspettami in soffitta

Messaggio#1 » lunedì 18 novembre 2019, 22:31

Gal aveva riposto con cura il vecchio libro di fiabe nella cassapanca del corredo, alla sesta lettura aveva capito ormai, che la matrigna di Hansel e Gretel non li avrebbe tenuti con sé, per quante volte lo avesse riletto. Lo coprì con una federa e tossì quando sollevò una nuvola di polvere, spostandola. Si era stretta nello scialle di lana e aveva abbassato la luce della lampada, controllò che il grosso baule dove erano riposti gli incartamenti del vecchio Filip fosse ben attaccato alla finestrella circolare, non avrebbe certo dovuto essere lì e se qualcuno avesse visto una luce accesa in soffitta, a quell'ora, si sarebbe insospettito. Erano giorni che voleva guardare dentro quel baule. Il vecchio Filip era stato uno scienziato, le avevano detto. Un grande studioso e tutto, proprio tutto quello che aveva lasciato scritto, era conservato là dentro. Sarebbe stato fantastico se avesse trovato una formula per diventare invisibile, o per cambiare aspetto. O magari i piani per costruire un aereo fatto in casa, con i pensili della cucina e le tendine del bagno, o meglio ancora una formula che l'avesse resa invincibile. La sua curiosità però doveva aspettare ancora. Iwo le aveva detto di aspettarlo, che l'avrebbe raggiunta il prima possibile e quindi era una specie di patto. E i patti si rispettano, anche a otto anni.
Era passato tanto tempo però, ormai era notte fonda e di Iwo non c'era traccia. Aveva finito anche di mangiare il pane e burro. Aveva preso il piatto per avvolgerlo nel canovaccio, come le aveva spiegato sua mamma. Non aveva fatto cadere nemmeno una briciola, o sarebbero arrivati i topi e poi chissà cos'altro e aveva nascosto il fagotto nella cassapanca accanto al libro.
Si sentiva sola e aveva anche freddo, però non poteva tirar fuori le stoffe del corredo, o se fosse arrivato qualcuno non avrebbe fatto in tempo a rimetterle a posto. Si accoccolò vicino al baule del mistero, le ginocchia al petto e le braccia conserte a fissare lo spiraglio di luce che filtrava appena dalla botola, a qualche passo da lei.

Si era appisolata probabilmente, perché un rumore forte dal piano di sotto l'aveva fatta sobbalzare. Appoggiò le manine sulla botola cercando di spiare attraverso la fessura. Niente. Poi un altro boato e delle grida. Quello che urlava sembrava proprio il papà di Iwo, ma lei non poteva scendere, aveva promesso che sarebbe rimasta lassù, qualunque cosa fosse accaduta. Che non si sarebbe fatta scoprire.
Dei passi veloci su per le scale, tanti.
Si ricordò la procedura all'ultimo minuto e corse verso una vecchia toelette. Lo specchio si spostava e lei avrebbe potuto nascondersi nel vano all'interno. Spinse sulla parete liscia con entrambe le mani, finché non ruotò di quarantacinque gradi.
La botola si spalancò con un tonfo.
Iwo?
Il soldato le urlò qualcosa in una lingua che non conosceva e le puntò contro il fucile.

Gal non arrivò mai a Birkenau, e il suo nome si perse nella notte del 13 marzo del 43, in una soffitta di Cracovia.


Polly

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antico
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#2 » lunedì 18 novembre 2019, 22:47

Ciao Polly! Due di fila! Contentissimo di vederti dare regolarità a Minuti Contati! Tutto ok con i parametri, divertiti in questa Tribuiani Edition!

caratina
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#3 » mercoledì 20 novembre 2019, 1:12

Un altro racconto, in questo gruppo, in cui la soffitta fa da nascondiglio. Qui troviamo una bambina (ebrea? Non ho identificato immediatamente i nomi come di origine ebraica, tanto che all’inizio ho pensato fossero Rom) durante un rastrellamento nazista. Qui, diversamente dall’altro racconto dove c’era una piccola folla silenziosa e indistinta, la bambina è sola, in attesa di Iwo, che le ha imposto di aspettarlo per aprire insieme il misterioso baule di Filip, lo scienziato. È ben fatto il racconto dal punto di vista della bambina: un gioco eccitante e proibito si trasforma all’improvviso in una tragedia, prima che la sua ingenuità possa rendersene conto. Meno riuscito, secondo me, il contesto. Non mi è chiaro se la bambina è nascosta in soffitta sempre (come Anna Frank e la sua famiglia), come farebbe intendere il suo timore di accendere la luce, e se Iwo è il figlio della famiglia che la ospita. Oppure se quella è la sua casa e la sua famiglia e lei si è solo imbucata in soffitta di nascosto per guardare nel baule “proibito” di Filip. E ancora: chi è Filip lo scienziato? Insomma, qualcosa andrebbe chiarito, a mio parere.

A presto e grazie per la lettura!

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Polly Russell
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#4 » mercoledì 20 novembre 2019, 6:58

Ciao! Grazie per la lettura e gli spunti, intanto. Gal è un nome ebraico e Filip e Iwo sono nomi polacchi. Avrei potuto usare dei nomi più facilmente accostabili all’una e agli altri, è vero. Ma ho preferito cercarne di poco comuni per non chiarire subito di cosa si stesse parlando e lasciar credere, almeno nelle prime battute che si trattasse di un gioco. Ho cercato di sperimentare anche nella parte che non ti è molto chiara e sai, quando si sperimenta alle volte si riesce, altre no. Mi sarebbe piaciuto creare un binario, da un lato un gioco normale: lo scatolone dello scienziato. Dall’altro il bisogno di trovarci dentro qualcosa che l’avrebbe salvata: invisibilità, superforza o un mezzo per fuggire. Idem con la sua presenza in soffitta. È li perché la famiglia di Iwo l’ha nascosta, ma potrebbe sembrare sia lì per giocare con il suo amico. Insomma, nella mia testa ogni termine usato è lì per un motivo preciso, ma, nella mia testa! XD
Ho cercato di usare termini e narrazione adatti a una bambina di otto anni. E visto che è la prima volto che uso il pov di una bambina, sono contenta che tu l’abbia apprezzato.
Polly

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Polly Russell
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#5 » mercoledì 20 novembre 2019, 7:02

Ah! Filip non l’ho ritenuto importante, magari è solo un tale che ha fatto l'università, ma agli occhi di due bambini diventa uno scienziato. Di lui mi interessava solo il baule. ;)
Polly

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Luca Nesler
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#6 » mercoledì 20 novembre 2019, 11:33

[premessa: per il rispetto di tutti e, sapendo che ognuno preferisce le critiche ai complimenti, ho deciso di commentare senza leggere gli altri commenti e di accantonare qualunque filtro cortese. Ti prego di non confondere questo atteggiamento con mancanza di stima e di ricordare che giudico il racconto e non l'autore/autrice.]

Ciao Polly! Sulla trama. Il tuo racconto è molto simile a quello di Laura, ma è riuscito meglio perché hai deciso di farci vivere l'esperienza di Gal e mostrarci le sue azioni. L'uso dei tempi verbali ti è sfuggito, secondo me, causando confusione nella consecutio. Nel finale due cose "Il soldato le urlò qualcosa in una lingua che non conosceva e le puntò contro il fucile." Se la bambina è polacca è davvero difficile credere che non riconosca il tedesco (può non conoscerlo, ma perché non dire che è tedesco?). E il finale è una nota dell'autrice che non aggiunge molto alla storia e fa notare la sua presenza, ma è una mia opinione.
Il racconto non è male, ma se l'avessi scritto meglio da un punto di vista puramente tecnico, penso che sarebbe stato più d'impatto.

Roba tecnica.
- Io avrei messo l'inciso "ormai" tra due virgole nella prima riga. Oppure lo toglierei del tutto.
- Perché passi dal passato remoto al trapassato prossimo nelle prime tre righe? "Aveva riposto - Lo coprì con una federa - si era stretta nello scialle, aveva abbassato - controllò" fa confusione sulla consequenzialità delle azioni.
- Penso che nella prima parte avrebbe giovato alla lettura sostituire qualche virgola con dei punti.
- "controllò che il grosso baule ... fosse ben attaccato alla finestrella circolare, non avrebbe certo dovuto essere lì" senza nemmeno un punto e con la frase costruita così il soggetto sembra il baule.
- "per diventare invisibile, o per cambiare" ho visto che metti sempre la virgola prima della congiunzione "o", ma essendo congiunzione disgiuntiva, di regola, non sarebbe necessaria.
- " E i patti si rispettano, anche a otto anni" non mi è chiaro se otto anni li ha lei, li ha Iwo o li hanno entrambi. Informazione difficile da fornire senza infodump, lo capisco.
- "Aveva preso il piatto" qui descrivi delle azioni che avvengono in contemporanea con il narrato (cioè ce lo mostri), ma il trapassato prossimo sembra raccontarci qualcosa fatto in un momento precedente. Infatti avevi detto "le avevano raccontato" intendendo, prima d'allora.
- "non poteva tirar fuori le stoffe del corredo, o se fosse arrivato qualcuno non avrebbe" la punteggiatura non è corretta. Sarebbe: "del corredo o, se fosse arrivato qualcuno, non avrebbe"
- "Dei passi veloci su per le scale, tanti." qui la virgola mi sembra un po' debole per questo stacco. Avrei messo il punto.

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Polly Russell
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#7 » mercoledì 20 novembre 2019, 12:49

Ciao Luca, grazie! Hai ragione faccio sempre un casino tra passato e trapassato e devo rileggere mille volte per rimettere a posto e, come hai notato, non l’ho fatto. :(
Giuste anche le altre osservazioni, devo di certo prestare più attenzione. Per l’eta, in quel passaggio intendevo quella di Gal, ma certo, anche quella di Iwo, che è un suo amico, quindi probabilmente coetaneo.
Polly

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Wladimiro Borchi
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#8 » mercoledì 20 novembre 2019, 13:48

Ciao Polly,
premetto che un po' mi emoziona l'idea di commentare un tuo racconto.
Ti ho conosciuta, tempo addietro proprio dai tuoi racconti che ho sempre trovato strepitosi.
Approcciarmi a un tuo scritto nella veste di critico, sinceramente, mi fa un po strano e anche molto sorridere.
Il racconto si inerpica sulla medesima tematica di Laura, difficile e trasudante dolore e sofferenza.
Anche nel tuo caso i risultati sono ottimi e addirittura migliori.
Laura ha trovato delle immagini molto suggestive, ma si è persa un po' nel raccontare.
La marcia in più di questo pezzo, rispetto al suo sta nella scelta del PDV della bambina, nel relativo linguaggio utilizzato e in una narrazione meno raccontata e più diretta. Tutto ciò ha reso la storia molto più coinvolgente.
Bellissimi i riferimenti alle invenzioni dello scienziato come vie di fuga (o comunque di salvezza) per la bambina.
Complimenti, come sempre.
Wladimiro
IMBUTO!!!

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Polly Russell
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#9 » mercoledì 20 novembre 2019, 15:10

Grazie mille Wladimiro! Sono contenta che ti sia piaciuto, e sono anche contenta di essere riuscita a far arrivare proprio quello che volevo. Le “vie di fuga” e il calarci nei modi di una bambina. Grazie davvero, poi da uno che come te, ci naviga nelle ambientazioni storiche, fa ancora più piacere!

Ah, se vuoi continuare ad “emozionarti” ;) ho un bisogno vitale di alpha reader! ;)
Polly

alexandra.fischer
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#10 » mercoledì 20 novembre 2019, 19:58

Bellissimo racconto. Tema centrato. Gal, nella soffitta dei misteri, non trova il libro con le magie di Filip, né l’amico Iwo la raggiunge come promesso. L’orrore c’è: oltre a comprendere che la matrigna di Hansel e Gretel non li avrebbe tenuti con sé, si ritrova sotto il tiro di un soldato nazista. La botola nascosta sotto lo specchio, perlomeno, la salva dal lager di Birkenau. La tua scrittura è ottima, come sempre, e ha elementi di fantastico puro (vedi la speranza di Gal di poter ricevere dai libri dello scienziato poteri in grado di sfuggire al destino di morte). Certo, ha perso l’amico e il padre di questi, ma nella scomparsa del suo nome voglio leggere una nota ottimistica (ha cambiato identità?).

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Polly Russell
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#11 » mercoledì 20 novembre 2019, 20:38

Emm.. No. Non ha fatto in tempo a raggiungerlo lo scomparto dietro la toeletta, e il suo nome scompare perché è morta. Però la tua versione da animo gentile quale sei, potrebbe essere una soluzione alternativa interessante!
Grazie della lettura e del commento, cara!
Polly

Isabella Torazza
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#12 » giovedì 21 novembre 2019, 16:56

Buongiorno Polly. non mi trovo molto a mio agio in questa veste di "critica", ci provo!
Il racconto è molto bello e il finale è una sciabolata, arriva in modo sorprendente e regge tutto il testo. ottima la scelta del punto di vista, inconsapevole, di una bambina, che non ha la minima idea di cosa stia accadendo, del dramma che sta vivendo. Esattamente come nel racconto. Il lettore, almeno per me è stato così, comprende la tragedia solo alle ultime righe.
Ti segnalo piccole cose che mi sono appuntata, entriamo in una sfera di gusto personale perciò prendile per quel che sono:
- e tossì quando sollevò- avrei usato: sollevando
-dentro quel baule- avrei usato: il baule. Era già chiaro che fosse quello.
- era passato tanto tempo però- Avrei omesso il "però", anche se credo sia stato usato in quanto linguaggio da bambini
- si sentiva sola e aveva anche freddo- Avrei omesso "anche".
Grazie per l'attenzione.

Isa

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Polly Russell
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#13 » giovedì 21 novembre 2019, 17:08

Grazie a te, per la lettura e per i consigli. Sono contenta che ti sia piaciuto.
Il però e l’anche, come hai intuito sono lì di proposito, per Usare un linguaggio adatto a una bambina.
Non sono una gran fan del gerundio, ma in effetti hai ragione. Grazie!
Polly

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zorrozagni
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#14 » giovedì 21 novembre 2019, 17:46

Ciao, una veloce precisazione visto che sono nuovo e non mi conoscete: quando faccio editing o commento un testo mi concentro sui punti deboli, credo sia questo il servizio più gradito per chi si vuole migliorare. Per questo i miei commenti potranno sembrare forse critici, ma non c’è nessun intento denigratorio, solo analitico.

Commento:
Non è possibile non rintracciare mentalmente il diario di Anne Frank leggendo questo, che ha alcuni buoni punti di partenza. La forma è scorrevole, e invoglia alla lettura; qualche imprecisione sintattica (inizia all’imperfetto e passa al remoto a metà di un periodo; “Si era stretta nello scialle di lana e aveva abbassato la luce della lampada, controllò…” e alcune imprecisioni nella punteggiatura) ma nel complesso scorre bene. Ci sono piccoli difetti di contenuto che impediscono una partecipazione completa del lettore: difficile pensare che una bambina di otto anni in un frangente come quello descritto sia così tranquilla, e giudiziosa… che si preoccupi dei topi; difficile pensare anche che gestisca la paura nel modo descritto. Non mi è chiaro poi perché il soldato dovrebbe sparare a una bambina disarmata; vero che in Polonia molti civili furono massacrati all’inizio dell’occupazione tedesca, ma di solito rastrellati e giustiziati, e il dettaglio di Birkenau mi fa pensare appunto che l’obiettivo sia il rastrellamento. Insomma, una scelta finale che mi suona un po’ retorica.

In generale però una buona scrittura, con un po’ di tempo in più questi difetti veniali sarebbero del tutto sistemabili.

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Polly Russell
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#15 » giovedì 21 novembre 2019, 17:55

Ciao, grazie del commento e dei suggerimenti. Sì lo so, faccio spesso un casino con "i passati" e in casi come "minuti contati" non ricontrollo a sufficienza.
Per quanto riguarda la morte della bambina, no, nessuna retorica, nel rastrellamento di di Cracovia, almeno l'ultimo e cioè quello che cito nel testo, la maggior parte dei bambini e degli anziani, fu trucidata sul posto.
Polly

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lordmax
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#16 » mercoledì 27 novembre 2019, 13:02

Genere: Storico dramatico

Racconto fra il fiabesco e il drammatico, bellissimo l'inizio che lascia intendere l'ingenuità della protagonista. La scelta della bambina come punto di vista aiuta molto nel calarsi nella parte anche se alcuni tentennamenti con i tempi verbali e le costruzioni sintattiche creano qualche cruccio.
La scelta di raccontare più che mostrare, anche se vi è una buona percentuale di azione viene pagata da alcuni dettagli che restano in aria, chi è Iwo, chi è Pilip, perché nessuno la sta cercando, perché deve fare così attenzione alle briciole etc. Probabilmente è solo un problema di caratteri.
L'aumento di velocità verso il finale a rappresentare la situazione è gestito bene anche se l'idea del vano dietro lo specchio non mi convince molto.
Bella l'entrata del soldato ma avrei chiuso in quel momento, non avrei aggiunto il dettaglio di Birkenau (o magari lo avrei introdotto molto prima o nel parlato del soldato) perchè fa entrare in campo il narratore e butta fuori il lettore dalla storia.
Tema centrato.

Federico Martello
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#17 » giovedì 28 novembre 2019, 13:51

Ciao Polly, una buona prova e secondo racconto sull'argomento del vostro gruppo, ma ho deciso di non tenere conto della cosa per evitare brutture come paragoni diretti. Per lo stesso motivo, non terrò conto dell'aver immediatamente intuito la situazione (al contrario che nell'altro) proprio perché sono sicurissimo sarebbe successo lo stesso con qualunque dei due avrei letto per secondo. Parliamo del testo in sè piuttosto, e a riguardo l'opinione è solo che positiva: ho trovato tanto la scrittura quanto il ritmo assolutamente scorrevoli, nessun errore mi è saltato agli occhi immediatamente e trovo tu abbia gestito al meglio lo spazio a disposizione per mostrare questo breve spaccato che conduce al terribile finale. Terribile emotivamente, perché colpisce esattamente dove vuole e si lascia dietro le giuste sensazioni. Insomma, una buona prova come ho già detto, minata soltanto da una certa mancanza di spunti particolari però: che sia nel testo o nella storia, è tutto Buono, ma personalmente non ho trovato niente che mi facesse voler dare di più, considerato anche l'unico punto di particolare coinvolgimento emotivo che è appunto il finale. Di nuovo, tutto tranne che un cattivo lavoro, anzi, ma in un contesto competitivo sono costretto a notare come sia "soltanto" Buono

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Polly Russell
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#18 » giovedì 28 novembre 2019, 17:32

Grazie, sono contenta che ti abbia apprezzato e che sia passato esattamente quello che volevo far passare.
Polly

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Polly Russell
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#19 » giovedì 28 novembre 2019, 17:35

lordmax ha scritto:Genere: Storico dramatico

Racconto fra il fiabesco e il drammatico, bellissimo l'inizio che lascia intendere l'ingenuità della protagonista. La scelta della bambina come punto di vista aiuta molto nel calarsi nella parte anche se alcuni tentennamenti con i tempi verbali e le costruzioni sintattiche creano qualche cruccio.
La scelta di raccontare più che mostrare, anche se vi è una buona percentuale di azione viene pagata da alcuni dettagli che restano in aria, chi è Iwo, chi è Pilip, perché nessuno la sta cercando, perché deve fare così attenzione alle briciole etc. Probabilmente è solo un problema di caratteri.
L'aumento di velocità verso il finale a rappresentare la situazione è gestito bene anche se l'idea del vano dietro lo specchio non mi convince molto.
Bella l'entrata del soldato ma avrei chiuso in quel momento, non avrei aggiunto il dettaglio di Birkenau (o magari lo avrei introdotto molto prima o nel parlato del soldato) perchè fa entrare in campo il narratore e butta fuori il lettore dalla storia.
Tema centrato.

Grazie Max, lieta che tu abbia apprezzato. Sono stata, più o meno, costretta a scomodare il narrante nella frase finale, perché altrimenti sarebbe stato troppo nebuloso, già s’è fatta fatica così. E non ho fatto parlare il soldato perché non ho trovato una frase che non mi sapesse troppo di infodump, mea culpa ovviamente. Alla prossima!
Polly

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antico
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Re: Aspettami in soffitta

Messaggio#20 » venerdì 29 novembre 2019, 20:19

Devo dire di avere un pelo faticato nella prima parte del racconto, dove un uso strano della punteggiatura mi ha anche ingannato (alla sesta lettura aveva capito ormai, che la matrigna di Hansel e Gretel). L'insistenza con cui ti sei concentrata su Filip e sul corredo mi ha anche fatto pensare a una funzione più centrale di entrambi, cosa che non si è verificata. Mi è mancato un po' Iwo, l'ho sentito distante. E anche una semina maggiore sul contesto, penso sarebbe stata anche funzionale per definire meglio e dargli una marcia in più. In generale, mi è piaciuto, sia chiaro. Pollice tendente verso il positivo anche per te, pur se, anche qui, non in modo convintissimo.

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