Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Appuntamento per lunedì 18 novembre dalle 21.00 all'una con il tema della guest star Giorgia Tribuiani! Nata a San Benedetto del Tronto nel 1985, attualmente vive a Bologna e lavora nel campo della comunicazione. Laureata in Editoria e giornalismo presso la facoltà di Lettere e filosofia, per cinque anni è stata responsabile della sezione letteratura per la rivista di arte e cultura “Re-volver”. Da ottobre 2017 collabora con la Bottega di narrazione di Giulio Mozzi. Nel 2008 ha pubblicato la raccolta di racconti Cronache degli artisti e dei commedianti (Tespi). Guasti è il suo primo romanzo ed è edito da Voland.
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Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 19 novembre 2019, 1:55

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BENVENUTI ALLA TRIBUIANI, LA TERZA DELLA SETTIMA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 134° ALL TIME!

Questo è il gruppo TERRA della TRIBUIANI EDITION con GIORGIA TRIBUIANI nella veste di Guest Star.

Gli autori del gruppo TERRA dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo MENTE.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo STAGNO


Questo è un gruppo da OTTO racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da GIORGIA TRIBUIANI. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK DELLA SETTIMA ERA (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ancora ottenuto punti nel corso della SETTIMA Era sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via).

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo TERRA:

Trappola di legno, di Andrea Partiti, ore 23.19, 2959 caratteri
Attesa, di Laura Cazzari, 22.22, 2291 caratteri
Aspettami in soffitta, di Polly Russell, ore 22.31, 2978 caratteri
Il prezzo del mio Silenzio, di DandElion, ore 23.57, 3329 caratteri
Clovis, di Roberto Masini, ore 00.52, 3315 caratteri
Angoli bui, di Andrea Lauro, ore 23.24, 3324 caratteri
La tavola perfetta, di Marta Emme, ore 23.49, 2890 caratteri
Il condominio, di Adriano Muzzi, ore 00.33, 3202 caratteri

Avete tempo fino alle 23.59 di giovedì 28 NOVEMBRE per commentare i racconti del gruppo MENTE. Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 29 NOVEMBRE, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare gli OTTO racconti del gruppo MENTE e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare altri racconti, ne avete VENTITRE (escluso il vostro) a disposizione e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo MENTE.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

BUONA TRIBUIANI EDITION A TUTTI!



caratina
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Re: Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » mercoledì 20 novembre 2019, 12:27

Ecco i miei commenti e la classifica. Ringrazio tutti i partecipanti per le piacevolissime letture e chiedo scusa per il tono a volte "apodittico" dei miei commenti, dovuto al mio pochissimo tempo libero che mi costringe ad andare subito al sodo ;-)

Classifica
1) Il condominio
2) Aspettami in soffitta
3) Trappola di legno
4) Attesa
5) Angoli bui
6) Il prezzo del mio silenzio
7) Clovis
8) La tavola perfetta

Commenti

Trappola di legno
Ciao Andrea!
Il tema mi pare centrato, anche se si parla genericamente di tramonto e mattina, mentre il limite era più stretto, 9 di sera e 1 di notte.
Un misterioso pezzo di legno nasconde e imprigiona la forma di una donna, che ogni notte Armando prova a definire e liberare, ma senza riuscirci mai del tutto. La notte dopo è tutto da rifare. Mi piace l'idea michelangiolesca della forma imprigionata nella materia, e dell'ostinazione con cui lo scultore insiste, perdendo sempre la sua battaglia. Resta invece, a mio parere, un po' troppo sospeso il senso del finale: si tratta di una battaglia "artistica" e la ricrescita del legno è il simbolo dell'insoddisfazione dell'artista? Oppure è solo, letteralmente, la maledizione di quel particolare pezzo di legno? E, soprattutto, chi è lei, quella che Armando vuole liberare? E che rapporti ci sono (o ci sono stati) tra di loro? Vero che le battute sono poche e molto deve restare per forza di cose all'immaginazione del lettore, ma non c'è nel racconto nessun indizio per poter intuire la risposta a queste domande, fondamentali per dare senso e colore emotivo alla storia.
A presto.

Attesa
Dieci ebrei si rifugiano in una soffitta grazie al coraggio di un uomo che accetta di nasconderli, nella speranza di farli scampare allo sterminio nazista. Ma all’una di notte le SS arrivano, sparano al padrone di casa e salgono in soffitta, dove anche gli ebrei nascosti vengono uccisi. Devo dire che in questo breve racconto forse manca un ritmo. Benissimo la lunga, lenta serata silenziosa e vuota degli ospiti della soffitta, in cui nulla accade se non l’attesa che scenda la notte e che passi senza pericolo. Anzi, forse avrei scandito ancora meglio il tempo, ogni rintocco dalle 9 di sera in poi, avrei allungato in qualche modo ancora di più la serata. Il finale, però, a mio parere dovrebbe essere più rapido e concitato. È vero che i rifugiati sono ormai annichiliti dalla clausura e dalla mancanza di controllo sulla propria vita, ma credo che, malgrado tutto, ci dovrebbe essere un qualche scatto “animale”, istintivo, di terrore di fronte a quella sorte da cui speravano di scampare.
Ti segnalo un’altra perplessità, non so se giustificata: le stelle di David erano cucite obbligatoriamente sui vestiti che gli ebrei dovevano indossare quando uscivano in pubblico. Erano certamente un segno odioso e mi pare poco credibile che i rifugiati se lo siano tenuti addosso al chiuso, nel nascondiglio relativamente sicuro.
Grazie e a presto!

Aspettami in soffitta
Un altro racconto, in questo gruppo, in cui la soffitta fa da nascondiglio. Qui troviamo una bambina (ebrea? Non ho identificato immediatamente i nomi come di origine ebraica, tanto che all’inizio ho pensato fossero Rom) durante un rastrellamento nazista. Qui, diversamente dall’altro racconto dove c’era una piccola folla silenziosa e indistinta, la bambina è sola, in attesa di Iwo, che le ha imposto di aspettarlo per aprire insieme il misterioso baule di Filip, lo scienziato. È ben fatto il racconto dal punto di vista della bambina: un gioco eccitante e proibito si trasforma all’improvviso in una tragedia, prima che la sua ingenuità possa rendersene conto. Meno riuscito, secondo me, il contesto. Non mi è chiaro se la bambina è nascosta in soffitta sempre (come Anna Frank e la sua famiglia), come farebbe intendere il suo timore di accendere la luce, e se Iwo è il figlio della famiglia che la ospita. Oppure se quella è la sua casa e la sua famiglia e lei si è solo imbucata in soffitta di nascosto per guardare nel baule “proibito” di Filip. E ancora: chi è Filip lo scienziato? Insomma, qualcosa andrebbe chiarito, a mio parere.
A presto e grazie per la lettura!

Il prezzo del mio silenzio
Una vendetta servita fredda. Una ragazzina subisce violenza nella soffitta di una villetta a schiera da parte di un suo compagno. Lo segue, lo sorveglia, vede che continua ad attirare le sue prede nella villetta e a portare le sue vittime in soffitta con la scusa di vedere i fantasmi dei morti negli scontri automobilistici contro l’angolo esterno della casa. Infine, da adulti, un nuovo incontro, evidentemente non casuale, e la vittima di allora riesce a consumare la sua vendetta. La trama è abbastanza semplice, lineare. C’è qualche refuso: manca un “con” nella frase “… sulla bocca, l’altra mi minacciava una forbice”; meglio usare “le forbici” anziché “la forbice”; nel dialogo, manca la maiuscola a “io”; “ad usare” ha una d eufonica di troppo. Inoltre la questione dell’angolo smussato dagli scontri mi ha lasciato un po’ perplessa: all’inizio pensavo che fosse vera, poi mi è venuto il dubbio che sia stato il predatore a smussare volontariamente il muro per crearsi una scusa per portare le ragazze in soffitta. Non è importante, ma distrae il lettore. Non sono sicura che tu abbia rispettato i limiti stabiliti: la prima parte vede la protagonista in soffitta di pomeriggio, la seconda parte rispetta l’ora di ingresso (le 21), ma la protagonista esce a mezzanotte, non all’una.
Grazie per la lettura!

Clovis
Il tema mi pare non del tutto rispettato, per quanto riguarda gli orari: ci sono solo dei cenni alla fine su dei “passanti” all’una di notte.
C’è un refuso: manca “per” davanti a “l’intero ambiente”.
La descrizione degli abiti è un po’ troppo particolareggiata, rischi di farla sembrare quella di un catalogo di moda. Ti consiglio meno dettagli e più sensazioni.
Fatico un po’ a collocare il racconto in un genere: sembra voler virare all’horror, verso metà storia, ma poi il finale è più comico che horror. La trama è molto semplice, e il ruolo del clavicembalo assassino è abbastanza limitato: compare dopo la metà del racconto e compie una piccola starge perché non vuole essere abbandonato. Devo dire che la motivazione fa più tenerezza che terrore, ma immagino che tu l’abbia considerato. Nel complesso credo che il tempo limitato abbia influito sull’ideazione e sulla costruzione del racconto che, così com’è, risulta poco definito e incisivo, dal punto di vista narrativo. Avrei dato più spazio al clavicembalo (horror o comico che sia) e ne avrei collegato meglio la “possessione” alle formule recitate per gioco dai ragazzi. Devo riconoscere comunque che il termine “musica indiavolata” qui è bellissimo :-)
Grazie per la lettura e a presto!


Angoli bui
Segreti e bugie nascosti in soffitta. Non male la costruzione della storia rapido, attraverso battute di dialogo e poche informazioni che consentono di ricostruire il contesto. Riesci anche a creare una discreta suspense su quella che sarà la scoperta finale, l’esito della ricerca di Maria. Mi lascia un po’ sconcertata però lo scioglimento: se ho ben capito Giorgio e Maria sono fratellastri, figli dello stesso padre, il quale avrebbe pagato Giorgio perché si prendesse cura di Maria. Ma in che modo? Sembra, per tutto il racconto, che i due siano una coppia, perciò il finale e la scoperta della loro parentela costringe o a rivedere tutto il contesto della relazione tra i due o a pensare a un legame incestuoso, favorito addirittura dal padre stesso (il che mi pare decisamente forte e inaspettato). Non mi pare che tu abbia fatto riferimento ai limiti temporali obbligatori (9 di sera/1 di notte), se non con un vago “dopo cena” all’inizio.
Grazie per la lettura!


La tavola perfetta
Il racconto mi sembra un poco fuori tema: difficile immaginare un appartamento intero e tanto raffinato in una soffitta. Un sottotetto, al limite. Ma per soffitta si intende un’altra cosa, uno spazio grezzo dove si tengono le cose e i mobili vecchi. Anche i limiti di orario sono poco espliciti: la cena dovrebbe iniziare alle 10, ma chi ci garantisce (e perché) la strage da avvelenamento proprio all’una di notte? Soprattutto resta senza risposta, nemmeno ipotetica, la domanda che il lettore non può fare a meno di farsi: chi sono questi invitati? E perché l’ospite vuole farli fuori?
A presto e grazie per la lettura.

Il condominio
Mi piace l’idea, le descrizioni riescono a disegnare questo ambiente di periferia brulla, squallida e asfittica. Nella mostruosa soffitta, inizialmente pare quasi ovvio trovare dei ragazzini che cercano l’oblio di tanto squallore attraverso le droghe. Il lettore comincia a stupirsi, però, quando i ragazzini diventano moltissimi, una folla. Il finale, poi, è la nuova sorpresa, imprevedibile, e la droga e le folle di ragazzini in soffitta acquistano tutto un altro valore e senso. Anche la struttura e il ritmo del racconto mi sembrano riusciti. Bel racconto breve.
Grazie e a presto!

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Luca Nesler
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Re: Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » giovedì 21 novembre 2019, 11:51

Ciao ragazzi, è sempre un piacere condividere con voi gioie e dolori.

CLASSIFICA

1- Il condominio
2- Angoli bui
3- Aspettami in soffitta
4- Il prezzo del mio silenzio
5- Trappola di legno
6- Attesa
7- La tavola perfetta
8- Clovis

COMMENTI

Trappola di legno
Ciao Andrea. Il racconto è interessante e mescoli immagini toccanti (la stanchezza e la condanna a reiterare la fatica) con elementi più fantasy come le sembianze mostruose della donna oppressa da una prigionia magica.

Dal punto di vista della trama mancano molti elementi per comprendere il racconto. Quello che succede può essere chiaro, ma non è chiaro il perché e questo è l'altro lato della medaglia. Avrai notato che è un argomento dibattuto molto spesso, intendo quanto si debba o non debba sapere. Fin'ora ho raccolto più opinioni che concordano col fatto che gli interrogativi aperti (non quelli eventualmente dal finale) non giocano a favore del gradimento del racconto.

Dal punto di vista tecnico ho notato un testo da ripulire più del tuo solito. Mi spiego:

- "Sistema il suo sgabello" meglio "Sistema lo sgabello" e non dividerei con la virgola questa frase dal complemento successivo.
- "pesante e massiccio" non ha molto valore riferito al pavimento e avresti potuto ometterlo o, al limite, usare un solo aggettivo.
- "Fa saltare via schegge, trucioli e segatura che si depositano attorno a lui, per terra" schegge, trucioli e segatura sono troppo simili per accostarli così e non colgo il senso di ripeterlo addirittura tre volte. Il fatto che si depositino attorno a lui e a terra sono ovvi e non li avrei citati. O, almeno, non entrambi.
- "Scolpisce finché non gli dolgono le mani, perché le mani del signor Armando sono vecchie e stanche." Non c'è una relazione diretta tra il fatto che lui scolpisca finché gli dolgono le mani e il fatto che le abbia vecchie e stanche. Non avrei usato il "perché"
- "piccoli dettagli minuti" di nuovo una tripletta ridondante.
- "grossolane e rudi" io non avrei usato grossolane per delle mani, ma più per il risultato di un'opera. Inoltre continui ad appesantire il testo con aggettivi in eccesso.
- "e invece man mano..." avresti dovuto aprire la secondaria con una virgola dopo "invece"
- "rapide, precise e raffinate" di nuovo raffinate non lo userei per le mani e non aggiungono nulla a quanto già scritto.
- " Al signor Armando non piace trovarli su quel viso che per lui è solo felicità e gioia, ma non giudica, non condanna. Non sa, non immagina neppure com’è vivere in quella prigione di legno." Non capisco perché usare "signor" che crea una sorta di distacco cortese col personaggio che non è utile alla storia (e ricorda la Pimpa). Inoltre non trovo felice la scelta di un narratore onniscente per parti come queste. Avresti ottenuto un coinvolgimento empatico migliore con una prima persona o un narratore più vicino al PDV di Armando.
- "Quando il mazzetto comincia a colpire stancamente" Avrei usato una forma più diretta per descrivere questa immagine. Il mazzetto non può essere stanco e non è lui a colpire. Avresti potuto dire che Armando fatica a reggerlo.
- "Appoggia il ciocco lavorato a terra, si lascia cadere sullo sgabello" pensavo che fosse già seduto sullo sgabello con il ciocco tra le gambe "con la schiena curva e si sfrega gli occhi chiusi con un fazzoletto per ripulirli dalla polvere" qui la sequenza non è delle migliori e genera confusione, non di significato, ma bisogna ricostruire. Sembra che ha gli occhi chiusi con un fazzoletto "pensando a tutto ciò che manca. Sperando di averle dato un po’ di sollievo, una boccata d’aria" Forse è una questione di caratteri limitati, ma questi due gerundi che indicano contemporaneità di pensiero e speranza, mentre sta spostando il ciocco, cadendo sullo sgabello e pulendosi gli occhi, mi danno l'idea di un ammasso troppo fitto di azioni.

Il racconto si fonda su in'idea toccante e romantica (tipo ladyhawke e scusa se è poco), ma il non detto è troppo. Sicuramente meriterebbe un racconto molto più lungo che sveli rapporti, motivazioni e conflitti.

Attesa
Ciao Laura.
Parliamo di trama. Ci mostri uomini e donne fermi e spenti in una soffitta. Accenni alla vita precedente dura ma giusta (in che senso "giusta"?) e dici che hanno le orbite vuote. Fin qui pensavo a fantasmi. Poi però "la vita è scandita", quindi ero un po' confuso.
Tutta la parte successiva è molto narrata. Consumano pasti irregolari, non parlano per paura o perché non hanno da dire, sei un po' vaga. Questa parte ottiene l'effetto che sembra non saperlo neanche il narratore creando molto distacco in una situazione che, invece, dovrebbe risultare struggente e dolorosa.
Tutti i "forse" successivi non hanno l'effetto di mostrare quanto indefinibile sia la loro condizione interiore, quanto quello che il narratore onnisciente che ce li descrive sia, in realtà, all'oscuro della realtà. E se è all'oscuro è perché non sono cose importanti. Capisci che intendo? Genera distacco dalla situazione. Forse questa è colpa del fatto che hai scelto un narratore onnisciente. Forse con una voce diversa avrebbe funzionato.
Mi è piaciuta la rivelazione che fossero ebrei nascosti e che spiega quanto detto fin lì. Solo che è narrato da troppo distante e non mi ha emozionato. Non ho sentito rassegnazione e vuoto. Con un narratore diverso e qualche scena mostrata probabilmente avrebbe funzionato meglio.

Ti segnalo:
- "Un rumore forte e imprevisto arriva dal piano di sotto" penso che la maggior parte dei rumori siano imprevisti.
- "Non si muovono aspettano" ti è sfuggita una virgola
- "Quella soffitta era l'ultimo porto sicuro" luogo comune evitabile. Anche "posto sicuro" avrebbe funzionato.
- "Un corpo cade a terra" fin qui hai descritto i rumori per rimanere in soffitta (anche se il narratore è onniscente) e poi arriva questo stimolo visivo.

Dal lato tecnico ti sottopongo una mia riflessione sull'uso di certe parole (lo faccio sempre). Quando dici "Il sole è tramontato da poco e l’oscurità sta raggiungendo ogni angolo della dimora.
Nessun altro suono si ode nell’aria" Queste parole risuonano nel mio cervello con un cartello luminoso al neon che dice "LAURA A SCELTO QUESTE PAROLE PER OTTENERE UN EFFETTO" e sto pensando a te invece che al racconto. Questo perché per intendere le stesse cose ci sono parole di uso comune che hai volutamente evitato. Non è come "stipato" che magari non si usa nel linguaggio parlato, ma è una parola specifica che intende bene ciò che significa e che sarebbe più difficilmente sostituibile. Ma dimora al posto di casa, abitazione, edificio e ode al posto di "sente" hanno quell'effetto. Te ne sei mai accorta? Che ne pensi? (forse esagero)

Aspettami in soffitta
Ciao Polly! Sulla trama. Il tuo racconto è molto simile a quello di Laura, ma è riuscito meglio perché hai deciso di farci vivere l'esperienza di Gal e mostrarci le sue azioni. L'uso dei tempi verbali ti è sfuggito, secondo me, causando confusione nella consecutio. Nel finale due cose "Il soldato le urlò qualcosa in una lingua che non conosceva e le puntò contro il fucile." Se la bambina è polacca è davvero difficile credere che non riconosca il tedesco (può non conoscerlo, ma perché non dire che è tedesco?). E il finale è una nota dell'autrice che non aggiunge molto alla storia e fa notare la sua presenza, ma è una mia opinione.
Il racconto non è male, ma se l'avessi scritto meglio da un punto di vista puramente tecnico, penso che sarebbe stato più d'impatto.

Roba tecnica.
- Io avrei messo l'inciso "ormai" tra due virgole nella prima riga. Oppure lo toglierei del tutto.
- Perché passi dal passato remoto al trapassato prossimo nelle prime tre righe? "Aveva riposto - Lo coprì con una federa - si era stretta nello scialle, aveva abbassato - controllò" fa confusione sulla consequenzialità delle azioni.
- Penso che nella prima parte avrebbe giovato alla lettura sostituire qualche virgola con dei punti.
- "controllò che il grosso baule ... fosse ben attaccato alla finestrella circolare, non avrebbe certo dovuto essere lì" senza nemmeno un punto e con la frase costruita così il soggetto sembra il baule.
- "per diventare invisibile, o per cambiare" ho visto che metti sempre la virgola prima della congiunzione "o", ma essendo congiunzione disgiuntiva, di regola, non sarebbe necessaria.
- " E i patti si rispettano, anche a otto anni" non mi è chiaro se otto anni li ha lei, li ha Iwo o li hanno entrambi. Informazione difficile da fornire senza infodump, lo capisco.
- "Aveva preso il piatto" qui descrivi delle azioni che avvengono in contemporanea con il narrato (cioè ce lo mostri), ma il trapassato prossimo sembra raccontarci qualcosa fatto in un momento precedente. Infatti avevi detto "le avevano raccontato" intendendo, prima d'allora.
- "non poteva tirar fuori le stoffe del corredo, o se fosse arrivato qualcuno non avrebbe" la punteggiatura non è corretta. Sarebbe: "del corredo o, se fosse arrivato qualcuno, non avrebbe"
- "Dei passi veloci su per le scale, tanti." qui la virgola mi sembra un po' debole per questo stacco. Avrei messo il punto.

Il prezzo del mio silenzio
Ciao Dand!
Riguardo alla trama. Trovo encomiabile la denuncia al fatto e la riflessione sulla fatica delle vittime di parlare e sul fatto che queste diventino "complici" nell'ottica delle vittime successive. Però non mi è chiaro perché la protagonista abbia aspettato tanto a vendicarsi e perché faccia considerazioni così severe sulle donne che hanno taciuto quando, anche lei, lo ha fatto per tanto tempo. Mi sembra un imbroglioncino tessuto dalla malvagia mente dell''autrice. Cioè hai costruito un finale incoerente con alcuni aspetti del racconto, cercando una chiusa innaturale. O lei ha aspettato vent'anni per un motivo che non ci dice o non ha senso che lo abbia fatto e, inoltre, che dia un giudizio sulle donne dopo e sul loro silenzio.
La frase sul predatore che ritorna mi è piaciuta ed è efficace.

Per ultimo la limitazione dice che i personaggi devono muoversi unicamente in soffitta tra le 21 e le 01. E qui mi sa che te l'eri dimenticata (anch'io ho corretto alle 01:20 un'indicazione temporale)


Tecnica
- " Semplicemente adesso sarei a casa, nel mio letto" Quel semplicemente non aggiunge nulla al testo, nemmeno considerandolo un pensiero della protagonista. Inoltre lascia trapelare che lei consideri ciò che è successo con una spensieratezza che non esiste nel racconto.
- "e tutta la bile ne inasprisce la morbida carne." l'aggettivo "morbida" non solo non si sposa con l'idea che costruisci attorno al sapore, ma è proprio superfluo in questo contesto, risultando artificioso nel pensiero.
- "Mi strappò dai capelli il fermaglio, cosparso di rose di paillettes, le stesse che mia madre aveva cucito sul dolcevita nero che avevo indosso e che mi faceva sentire ancora più caldo.
“Ho caldo.” Dissi" Qui lui strappa, un gesto violento e invadente che mi coglie alla sprovvista e mi fa pensare che stia per scatenarsi un conflitto violento. Mi domando perché ti soffermi sui dettagli del fermaglio e dell'abito. Poi lei parla e sembra tranquilla. Questa reazione non è concorde con la parte precedente.
- "Mi sono ritrovata una mano sulla bocca" qui hai cambiato tempo verbale
- "l'altra mi minacciava una forbice" refuso, immagino
- "Balzo contro il suo corpo" è una frase strana che non si adatta (secondo me, ovviamente) alla concitazione della scena. "Gli balzo addosso" o una descrizione del come sarebbe stata più efficace. Intendo che il fatto che lei specifichi che balza sul suo corpo (perché non su di lui?) confonde un pochino perché sembra sottintendere un'intenzione particolare. Cosa che invece non è (spero di spiegarmi)

Clovis
Ciao Roberto.
Sulla trama: Quattro ragazzi, grazie all'uso incauto della magia nera, danno vita ad un oggetto che ha accumulato collera e che li uccide. Non sarebbe male. Un classico dell'horror che, però, risente, nel tuo pezzo, di una scrittura superficiale e affrettata, sopratutto nelle parti più importanti. In queste sembra più una traccia che un racconto vero e proprio. Forse la causa è il limite di caratteri, ma io tendo a non giustificarlo, specialmente in chi ha partecipato spesso. Penso che dovremmo abituarci a farci i conti con 'sti benedetti 3333 caratteri.

Sulla tecnica:
- "Ma avrebbe commesso un errore(,) perché la (là) dentro non c’erano mostri o serial killer che stavano sgozzando qualcuno(,) ma solo due giovani, Paul e Hanna, che, approfittando dell’assenza dei loro genitori, i quali erano andati a festeggiare l’anniversario di matrimonio a El Paso, avevano chiamato una coppia di amici, Frank e Jennifer, e se la stavano spassando nell'ampia soffitta." In questo periodo ci sono due stranezze, troppe secondarie che lo rendono molto lungo. Le stranezze sono che un narratore esterno ci dice che chiunque fosse passato avrebbe commesso un errore a spaventarsi, in una situazione che sembra possa incutere solo timore. L'altra è che questa situazione (grida da far accapponare la pelle) sia generata da 4 ragazzi che se la spassano in modo apparentemente normale. Penso che avresti potuto usare un modo migliore per introdurre la scena.
- "Ragnatele e polvere li accolsero; dopo aver tossito un po’, riuscirono" visto come hai introdotto la scena mi aspetto di trovarli già presi dalla festicciola, invece fai improvvisamente un balzo indietro a quando entrano.
- "riuscirono a diffondere un po’ di luce con le torce che avevano con sé l’intero ambiente." la costruzione della frase non è molto chiara, inoltre credo che manchi un "nell'".
- "Trovarono anche un interruttore; una grande lampadina illuminò tutta la soffitta" Questo rende tutto il discorso delle torce superfluo alla trama. Hanno la luce e tanto basta.
- La parte dei travestimenti è un'idea spassosa per la scena, ma l'ho trovata troppo lunga. Probabilmente avresti ottenuto lo stesso effetto con meno dettagli.
- "Non comprendevano appieno la natura di quei libri ma intuivano si trattasse di libri proibiti che evocavano gli spiriti" invece è chiaro che comprendano la natura di quei libri.
- "Fra lampi e tuoni che scuotevano l’intera casa(,) Jennifer decise di leggerne uno(,) perché voleva evocare uno spirito" Questa frase taglia un po' corto con la scena. Perché Jennifer vuole evocare uno spirito? Per divertirsi? Gli altri che ne pensano? Hai speso più parole per parlare dei travestimenti che sono, dal punto di vista del lettore e delle intenzioni del racconto, meno importanti di questo fatto. Risulta come una strana discrepanza.
- «O Tu che dimori nelle tenebre del Vuoto Esterno» Oh
- "Hanna le strappò di mano il Necronomicon e gridò: «Non mi sembra il momento di rovinare questa festa! Guardate cosa ho trovato: Clovis!»" Non capisco il comportamento di Hanna: è ubriaca? Perché strappa? Perché grida? Perché pensa che Jennifer rovini la festa? Se non lo trova un gioco dovrebbe preoccuparsi di più, altrimenti non ha motivo di dire così.
- "Si accostarono allo strumento, spostarono un gatto di marmo appoggiato sulla tastiera e iniziarono a suonare a quattro mani." Naturalmente tutte queste operazioni possono essere compiute all'unisono dai due fratelli, ma il passaggio scritto così risulta buttato giù in modo superficiale o, almeno, può dare quell'impressione.
- Il finale è davvero affrettato. All'improvviso Hanna e Paul dicono (con un discorso indiretto davvero superficiale) che se ne andranno e il clavicembalo li uccide. Le battute di Jennifer sono assurde e incoerenti con la situazione, per non parlare della reazione dissociata di Frank.
- La frase finale che riprende l'inizio è una buona chiusa, però io non avrei citato un pezzo di musica specifico che un lettore, non conoscendolo, può fraintendere o rimanere a pensarci su, invece che tirare le conclusioni del racconto appena terminato.

Angoli bui
Ciao Andrea. Benvenuto e spero che non mi giudicherai uno stronzo. (Ho letto anche il racconto de La Sfida. Finito qui passerò di là)
Trama:
La trama è interessante e la tecnica è buona. Gestisci bene i dialoghi, anche se migliorerebbe lo scambio con qualche azione a inframezzare. Due cose non mi tornano molto:
1 - Il fatto che la similitudine del padre tra gli angoli bui dell'uomo e quelli della soffitta suggerisca a Maria di frugare quest'ultima, tanto più che già ci si trova e la sua espressione di stupore mi fa pensare che sia un'epifania di quel momento e non del passato.
2 - Il segreto pretesto del racconto. Il suocero mantiene segretamente il figlio di Giorgio e ha il suo certificato di nascita in soffitta? Perché? Inoltre perché allude, portando Maria a cercarlo e a trovarlo? L'idea è bella, ma difficile da gestire in pochi caratteri.
3 - Perché Maria si aspetta che suo padre le abbia lasciato qualcosa? è morto? Se è così non è molto chiaro (ci arrivo pensandoci molto e pensando al passaggio del padre che è peggiorato nell'ultimo anno)

Tecnica:
- "Giorgio emerse dalla botola. La lampadina da 40 watt penzolava dalla trave, al centro della soffitta." emerse dalla e penzolava dalla. Ripetizione piccola ma evitabile. Inoltre toglierei la virgola. Sono un po' pedante, ma meglio che tacere, inoltre commento con rigore perché siamo nell'incipit.
- "Era inginocchiata, una pila di scatoloni messi a soqquadro" capisco che vuoi lavorare per immagini e mi piace, ma qui penso che manchi una qualche indicazione che aiuti l'immaginazione. Tipo "Era inginocchiata davanti a una pila..." Nella frase successiva, invece, funziona.
- “Ehi, che succede(?)”
- " “Tu... tu credi che mio padre mi abbia davvero abbandonata, da quella sera.” Questo "da quella sera" risuona di infodump. è uno di quei sottintesi che uno non direbbe a qualcuno informato dei fatti e, visto che è vaga anche come informazione, potresti farne a meno.
- la parte da "Lustri di silenzio, nuova vita." in poi è criptica. Non si capisce bene cosa intendi con "nuova vita" e con il fatto che Maria non potesse accettare che il padre fosse diventato un uomo come tanti altri. Inoltre ti segnalo l'uso del corsivo. L'hai usato per un pensiero interno, ora lo utilizzi per sottolineare una sorta di inciso. Confonde e risuona tra le scelte autoriali (quindi attiri l'attenzione). Non mi pare che tu abbia bisogno di sottolineare queste parti. Non credo che un autore abbia mai motivo di sottolineare, in realtà...
- "Maria, certe volte scopri che gli uomini hanno degli angoli in ombra. Un po’ come la nostra vecchia soffitta, hai presente? Sempre lì, sopra la tua testa, a tentare di reggere il peso del cielo. A volte scopri che certi angoli sono proprio bui. Ti prego, lasciali dove sono. Lasciaci dove siamo." Come sopra il corsivo non serve. Inoltre è estremamente lunga e dettagliata questa parte per essere credibile come battuta di un personaggio che ne cita un altro a memoria. Capisci che intendo? Non è credibile che si citi qualcuno letteralmente (o si tenti di farlo) se la citazione è così lunga. Sarebbe più credibile un "ha parlato di angoli bui della vita. Diceva che erano come gli angoli bui di questa soffitta."

La tavola perfetta
Ciao Marta! Piacere di conoscerti e spero che non mi giudicherai male. Preferisco commentare al massimo delle mie possibilità, col rischio di sbagliare (che valuterai tu) piuttosto che non fornire possibilità di riflessione e di crescita.

Veniamo alla trama:
Vediamo una donna, Ellen, che ha una cura maniacale nel preparare (in realtà l'ha già preparata) una cena che sarà teatro di un delitto. La trama ha tre problemi:
1- è un testo unicamente descrittivo e, anche se ben fatto, risulta pesante e poco attraente.
2- non si conoscono i dettagli del delitto: ucciderà tutti, una persona sola, omicidio suicidio? Perché compie un delitto? Perché tiene tanto che sia in armonia col resto e ci tiene tanto? Non so nulla, quindi non arriva ad interessare.
3- Essendo un testo puramente descrittivo e non infarcito di motivazioni, quando arriva la notizia che ci sarà un delitto, non ottiene un colpo di scena, ma una sorta di chiarificazione che non turba né emoziona. Diverso sarebbe stato se il testo prima avesse condotto il lettore verso una direzione diversa, invece qui c'è solo attesa di scoprire cosa c'è dietro questa cena.

Sulla tecnica:
- "ne' troppo bianca ne' troppo poco bianca" immagino che gli apostrofi siano dovuti a una tastiera particolare. Comunque, su questa frase io avrei usato qualcosa tipo "né troppo bianca né troppo opaca" o qualcosa di simile per evitare la ridondanza che inceppa un po' la lettura di quella parte.
- "Passò una mano sulla tovaglia per verificare che fosse liscia e priva di grinze: il suo volto bianco e levigato" levigato ricorda il legno o l'argilla. O c'è qualcosa che non ho capito della protagonista o non penso che sia adatto. Inoltre dire che il viso è bianco dà l'idea di un pallore estremo e inquietante, tipo cadavere. Ho pensato fosse per il fatto che la donna non sia mai uscita dalla soffitta, ma non colgo alcun nesso nella trama perché questa cosa sia significativa. Ho riflettuto molto, quindi, se non è una tua necessità narrativa, penso che sarebbe stato più agile dire "pallido". Inoltre ti segnalo i due punti. In questa parte il sorriso non è una spiegazione della parte precedente, quindi penso che sarebbe stato più adeguato un punto fermo.
- " il menù fu curato nei minimi dettagli" Il menù era curato nei minimi dettagli o era stato curato.
- "piatto era intimamente legato al precedente e al successivo: tutto, come la sua casa, in perfetta armonia" l'avverbio "intimamente" potrebbe essere eccessivo e rallenta la lettura. Inoltre non so se semanticamente si adatta alla circostanza: qual è l'intimità o la natura intima di una pietanza? Poi accenni al fatto che la sua casa sia perfetta, ma noi abbiamo visto solo la tavola e la sala da pranzo. Se volevi far collimare tutta la descrizione in questo paragone, credo che sarebbe stato più efficace dire "come la sala da pranzo" o "come la tavola". Hai capito.
- "Ellen si recò in cucina..." come ho scritto a Laura, questo è il mio pallino della scelta di determinate parole. Recò è un sinonimo inusuale per espressioni molto usate. Un vocabolo che dia meno nell'occhio funzionerebbe meglio rendendo la lettura più fluida.
- "sorriso sul volto bianco e levigato" qui richiami alla parte sopra, ma non vedo il motivo di un richiamo letterale. Non c'è un sottotesto che lo giustifichi, come un nuovo significato.

Il condominio
Ciao Adriano.
Sulla trama:
Mi è piaciuta. Atmosfera post apocalittica, fantasy con enormi mostri sconosciuti che minacciano la vita dei superstiti in enormi condomini alveare. Il tema della soffitta l'hai un po' siracchiato, perché non penso che l'ambiente che descrivi si possa definire davvero una soffitta, comunque apprezzo l'idea. Unica cosa che non è chiara è perché combattano solo i ragazzini. Se così non è, la cosa non emerge, mentre se è così, non è spiegato. Questo è un dettaglio di cui si sente la mancanza e che rende il racconto incompleto. Ho deciso di non accettare più la scusa dei caratteri, perché dopo un po' è una giustificazione e, finché ci giustifichiamo, possiamo anche smettere di scrivere e vivere di rendita dei complimenti ricevuti.

Sulla tecnica:
"erano poggiati su una scacchiera di fango putrido ed erba incolta; cicatrici d’asfalto gli correvano tutto intorno allacciando i palazzi tra di loro: le strade erano costellate da buche così profonde che anche la luce ci si perdeva dentro senza salvezza" I due punti non mi sembrano adatti perché la parte successiva non descrive la parte precedente. Inoltre non colto il significato delle cicatrici d'asfalto che allacciano i palazzi. Le opzioni che ho in mente sono due: le cicatrici d'asfalto sono le strade che collegano i palazzi, ma allora corrono intorno alla (o sulla) scacchiera (quindi le correvano) oppure le cicatrici sono ponti tra i condomini e li collegano, ma allora non sono cicatrici. In definitiva non è un passaggio chiaro.
- "riempito da più di mille famiglie stipate come crema in un dolce farcito" la similitudine è buona da un lato, ma dall'altro la crema è omogenea, mentre le famiglie e le persone non lo sono. L'alveare è più aderente, anche se è più banale. In questo apprezzo molto il fatto che costruisci similitudini originali-
- "sciami di ragazzini che vociando sgraziatamente" in un'ambientazione devastata e lasciata al caos come quella che descrivi, immagino i ragazzini che urlano e schiamazzano. "Vociare" forse è poco, in più "sgraziatamente" è un avverbio lungo e stopposo e, in questo caso particolare, eufemistico. Sembra il punto di vista di uno snob fuori posto.
- " chiese Greg, un bambino con i denti neri per il troppo fumare" il narratore onnisciente è una scelta poco elegante. Con una descrizione così è chiara la mano dell'autore e il coinvolgimento è minato.
- "Oggi niente colla da aspirare?" Da cosa l'ha capito? Non mi è chiaro
- "Si misero tutti e due a ridere dandosi pacche sulle spalle." L'azione qui è un po' superficiale. Sembra che si diano una buona dose di pacche per un tempo indefinito. Questo è chiaramente assurdo e si potrebbe sistemare facilmente. Anche limitandosi a farli ridere.
- "fino a farli diventare polvere da sniffare più agevolmente" questa è la trappola di alcuni avverbi modali (dannati!). In questo caso diventa lapalissiano, perché sniffare polvere è decisamente più agevole di sniffare cristalli.
- "nell'enorme e cava soffitta del Condominio" Perché specificare che è cava? Non mi è chiaro che intendi dire.
- "Tutti alzarono lo sguardo verso il grande orologio meccanico e contemporaneamente presero le armi che erano nascoste nei vari armadi vetusti della soffitta" Qui di nuovo il narratore onnisciente toglie grazia al testo. Questo "tutti alzarono" è un po' pretenzioso e ci allontana a razzo da Molla e Greg. Anche il "contemporaneamente" (che è una parola DAVVERO LUNGA!) è inutile al testo e, anzi, mi fa pensare a un gesto irrazionalmente simultaneo di un'orda di bambini. Infine "che erano nascoste nei vari armadi vetusti" io lo cambierei con "dai vecchi armadi".
- "I ragazzi potevano sentire" il PDV di tutti i ragazzi ottiene lo stesso effetto che ti ho già detto.
- "serrarono le mani magre sulle armi fino a farle diventare bianche" il fatto che le mani siano magre mi fa pensare che siano bambini che vivono male e sono mal nutriti. Ma questo me l'avevi già detto e l'aggettivo risulta di troppo. La costruzione della frase fa sembrare che i bambini stringano le armi fino a farle diventare bianche.

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Wladimiro Borchi
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Re: Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » giovedì 21 novembre 2019, 15:10

Il condominio - di Adriano Muzzi
Davvero un bel racconto, seppur il tema, come per "Trappola perfetta" è stato "eluso".
La soffitta perde il suo ruolo di polveroso luogo di ricordi e diventa il territorio di guerra per la difese di condomini post-apocalittici, dall'aggressione di mostruosità putrefatte non meglio identificate.
Sicuramente l'idea è molto originale.
L'ambientazione è semplicemente spettacolare e in una manciata di battute sei riuscito a darci contezza di moltissimi particolari interessanti del mondo che hai immaginato.
Sullo stile non ho nulla da eccepire e l'ho trovato molto buono e coerente al racconto.
L'unica cosa che penalizza la mia valutazione è la scarsa attinenza al tema dato.
A rileggerci presto
Wladimiro


La tavola perfetta - Marta Emme
Con l'espediente di infilare l'appartamento in soffitta, hai fatto in modo di "rispettare il tema" con un racconto che, di fatto, poteva svolgersi in qualsiasi abitazione.
Il "virgolettato" è d'obbligo.
Sinceramente avrei aggiunto una motivazione forte per cui la nostra serial-killer, ossessionata dalla perfezione, nel proprio delirio ossessivo compulsivo, abiti in una soffitta. In assenza, secondo me, è un espediente narrativo un po' fine a sé stesso, per costringere il "commentatore" a dire che, formalmente, "la soffitta" c'è.
In realtà, però, della soffitta manca tutto: la polvere, l'odore di legno e stantio, le ragnatele e lo zampettare nascosto di piccoli roditori.
Immagino che la nostra guest star volesse proprio quello (o qualcosa di molto simile).
Nel complesso lo stile che hai utilizzato mi è piaciuto molto e la descrizione, seppur esageratamente minuziosa, aveva un senso perché utile a far capire al lettore il disturbo compulsivo della dolce Ellen. Non credo, quindi, che si possa parlare di "infodump" in questo caso.
La cosa che manca del tutto è quella di poter empatizzare in qualche modo con le future vittime.
Mi torna che sia irrilevante, forse, per Ellen dare un motivo alla loro morte. Un personaggio del genere le potrebbe avere scelte unicamente perché il colore della loro pelle si intonava a quello della tovaglia su cui sarebbero stramazzati. Ma non sapere niente niente di loro, alla fine del racconto, ci lascia con il senso di una bella descrizione e poco più.
L'idea (fuori tema) è comunque molto buona e con un respiro più ampio (aggiungendo altrettante battute) ne potrebbe venir fuori un racconto davvero interessante.
A rileggerci presto.
Wladimiro


Trappola di legno di Andrea Partiti
Racconto molto poetico, sui ricordi che prendono forma nella mente e nel cuore di uno scultore, che vuole liberarli dalla loro prigione di legno.
La tematica è davvero bella e l'immagine evocata è molto suggestiva.
Ritengo, però, che per avventurarsi in un'impresa di tal fatta occorrerebbe scrivere con uno stile ineccepibile, che mal si sposa a un contest letterario in cui non si hanno che poche ore per scrivere la nostra storia.
Soprattutto nella parte iniziale del racconto ci sono davvero troppe ripetizioni che, se in un altro tipo di storia non sarebbero saltate all'occhio, in questa mi hanno davvero stonato.
Copio e incollo il pezzetto incriminato.
Sistema sul suo (aggettivo davvero inutile, è ovvio che lo sgabello sia il suo) sgabello, al centro della stanza bassa e piena di ombre. Prende bulino e mazzetta e avvicina a sé il pezzo di legno. Lo striscia sul pavimento, pesante e massiccio (Ma non sono sinonimi? Che bisogno c'è di due aggettivi?) . Si siede, lo stringe tra le gambe e inizia a sbozzarlo. È buio, ma Armando conosce bene quel ciocco, non gli serve guardarlo. Ricorda ogni nodo, ogni crepa, ogni stortura. Le accarezza per orientarsi e non ha bisogno d’altro per iniziare.
Fa saltare via schegge, trucioli e segatura che si depositano attorno a lui, per terra. L’odore del legno è intenso, la polvere fine si deposita sulla fronte sudata.
Scolpisce finché non gli dolgono le mani, perché le mani del signor Armando sono vecchie e stanche. A vederle direste che non sono mani adatte a scolpire piccoli dettagli minuti. Direste che sono mani grossolane e rudi, e invece man mano che i trucioli si accumulano e le forme escono dal legno, le mani del signor Armando diventano sempre più rapide, precise e raffinate. E doloranti.
I dettagli cambiano, di giorno in giorno. A volte è una ciocca di capelli la prima a mostrarsi, altre il profilo di un orecchio, una piccola ruga che Armando ricorda con tenerezza. Quando è fortunato si affaccia un occhio che subito sembra rispondere agli sguardi.
Ormai però, sempre più spesso a mostrarsi sono denti aguzzi, occhi felini, pelle squamosa e l’odio della prigionia. L’odio e il dolore stanno vincendo. Al signor Armando non piace trovarli su quel viso che per lui è solo felicità e gioia, ma non giudica, non condanna. Non sa, non immagina neppure com’è vivere in quella prigione di legno.
Ciò non toglie che sia un bellissimo racconto, ma che ha ampissimi spazi per migliorare.
A rileggerci presto.
Wladimiro


Attesa - Laura Cazzari
Ciao Laura,
secondo me una buona prova.
È vero, alcune parti sono un po' raccontate, ma penso che non fosse possibile fare altrimenti.
Le immagini utilizzate sono molto suggestive ed efficaci: in particolare quella del sangue sulla stella di David che la trasforma in a una svastica (io che sono maestro di seghe mentali ci ho ravvisato una critica simbolica all'odierno sionismo).
L'effetto arriva forte anche senza un vero e proprio twist e la morte, arriva ad avere il sapore della liberazione da una non vita.
Segnalo alcune imperfezioni che, a mio gusto, potresti sistemare.
1) "rari pasti che vengono portati loro a intervalli" - Toglierei "loro" lo usi già all'inizio della frase e suona un po' a ripetizione involontaria. Secondo me è implicito che i pasti che portano siano per loro.
2) "incubi tremendamente reali" - Odio gli avverbi in ente. Secondo me otterresti un effetto migliore con "incubi tremendi e reali".
3) "Forse sono già morti e ancora non lo sanno. O forse lo sanno." - Per evitare il sanno/sanno (che immagino sia voluto, ma che mi suona un po' fastidioso) andrei con un semplice "O forse sì."
Leggerti è stato un piacere.
A presto
Wladimiro


Il prezzo del mio Silenzio - Dand Elion
Rape & Revange dei più classici, gestito con originalità e discreta maestria.
La storia tiene incollati fino alla fine, anche se il twist finale è molto telefonato.
La forbice è un'ottima "pistola di Checov" che passa dalle mani dello stupratore e ritroviamo in mano alla vendicatrice a un paio di parole dal finale. L'ho trovata strepitosa ed è quello che, a mio parere, fa funzionare un finale altrimenti un po' scontato.
Il tuo stile mi piace molto e questo, ormai, dovresti averlo capito. Ti segnalo giusto due o tre cose che potrebbero essere sistemate.
1) L'aggettivo "morbida" prima della carne del pesce è inutile e dannoso, lo toglierei.
2) Manca un "con" prima di "forbice" - L'altra mi minacciava con una forbice.
2) "Balzo contro il suo corpo" - Sembra una traduzione letterale dall'inglese, molto più diretto e chiaro: "Gli salto addosso!"
A rileggerti presto
Wladimiro


Clovis - Roberto Masini
Evocazione in stile "La casa" che trasforma un vecchio clavicembalo in uno strumento di morte.
Idea molto originale e trama piena di citazioni interessanti, per gli appassionati del genere.
Nel complesso un lavoro discreto.
Ti segnalo qui di seguito un po' di imprecisioni stilistiche su cui, se vuoi, puoi lavorare.
1) "assenza dei loro genitori, i quali erano andati a festeggiare" - secondo me basta un "che";
2) "tassativamente impedito" - toglierei l'avverbio, aggiunge poco o niente e rallenta la lettura;
3) "una copia della chiave e così erano potuti entrare" - toglierei "così" (aggiungendo ovviamente la d ad e "ed");
4) "riuscirono a diffondere un po’ di luce con le torce che avevano con sé l’intero ambiente" - qui probabilmente hai sostituito "illuminare" con diffondere, per evitare la ripetizione con l'altro illuminare della riga sotto. Però, allora, devi concludere con "nell'intero ambiente". "con le torce che avevano con sé" è un inciso e lo metterei tra due virgole.
5) "una grande lampadina illuminò" - Capisco che si sia già usato luce (nel rigo prima), ma lampadina è proprio brutto – meglio “un forte chiarore si diffuse in tutta la soffitta".
6) l'elenco dettagliato degli abiti, l'ho letto con piacere perché convinto che fosse in qualche modo funzionale alla storia. In realtà erano tutti dettagli inutili (al limite dell'infodump), con cui ti sei giocato un bel po' di battute che potevi utilizzare per approfondire la psicologia dei personaggi.
A rileggerci presto.
Wladimiro


Angoli Bui - Lauro
Bellissimo racconto e scritto con uno stile quasi impeccabile.
Bello come hai giocato la tensione di Giorgio, ci hai fatto credere che fosse infastidito dalla moglie, quando temeva per il suo segreto che spunta nel finale.
Anche io ritengo, come Luca, che la lunga frase citata a memoria sia poco credibile..
Per il resto, nulla da eccepire.
Wladimiro


Ciao Polly,
premetto che un po' mi emoziona l'idea di commentare un tuo racconto.
Ti ho conosciuta, tempo addietro proprio dai tuoi racconti che ho sempre trovato strepitosi.
Approcciarmi a un tuo scritto nella veste di critico, sinceramente, mi fa un po strano e anche molto sorridere.
Il racconto si inerpica sulla medesima tematica di Laura, difficile e trasudante dolore e sofferenza.
Anche nel tuo caso i risultati sono ottimi e addirittura migliori.
Laura ha trovato delle immagini molto suggestive, ma si è persa un po' nel raccontare.
La marcia in più di questo pezzo, rispetto al suo sta nella scelta del PDV della bambina, nel relativo linguaggio utilizzato e in una narrazione meno raccontata e più diretta. Tutto ciò ha reso la storia molto più coinvolgente.
Bellissimi i riferimenti alle invenzioni dello scienziato come vie di fuga (o comunque di salvezza) per la bambina.
Complimenti, come sempre.
Wladimiro


CLASSIFICA
Difficile come sempre. Alla fine ho dato prevalenza nel giudizio all'attinenza al tema. Forse ci sono racconti che, per come scritti, meritavano posti più alti.

1 - Aspettami in soffittà
2 - Il prezzo del mio silenzio
3 - Angoli bui
4 - Attesa
5 - Trappla di legno
6 - Clavis
7 - Il condominio
8 - La tavola perfetta
IMBUTO!!!

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zorrozagni
Messaggi: 19

Re: Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » giovedì 21 novembre 2019, 17:47

Classifica
1) Trappola di legno
2) Angoli bui
3) Il condominio
4) Aspettami in soffitta
5) Clovis
6) Attesa
7) La tavola perfetta
8) Il prezzo del mio silenzio


Ciao, una veloce precisazione visto che sono nuovo e non mi conoscete: quando faccio editing o commento un testo mi concentro sui punti deboli, credo sia questo il servizio più gradito per chi si vuole migliorare. Per questo i miei commenti potranno sembrare forse critici, ma non c’è nessun intento denigratorio, solo analitico.

Trappola di legno
Per me questo è un racconto a metà. Il registro di livello sopra la media richiederebbe un’attenzione e una cura difficili da ottenere in un contest veloce come questo. Ciononostante il risultato è buono, e sulla forma ho poco da eccepire. L’intreccio invece, pur coinvolgente, rimane in parte ermetico al lettore, creando uno scenario evocativo ma criptico, oltre che un po’ troppo didascalico. Io ci ho letto una sorta di Geppetto declinato sull’amore profano anziché paterno, ma appunto, potrei aver travisato.
Comunque un buon lavoro secondo me.


Il condominio
Mi piace l’ambientazione, l’idea distopica di falansterio la apprezzo sempre molto, anche se forse non proprio di soffitta possiamo parlare, e il racconto si regge bene anche senza troppe spiegazioni. Magari qualche sbavatura formale c’è, e personalmente avrei utilizzato un linguaggio molto più piano, diretto, per aderire meglio al genere.
In generale pare un po’ pesante il rimando continuo all’utilizzo di così tante sostanze psicotrope, l’ho trovato un po’ ridondante anche considerato le differenze che ci sono tra di esse. Sniffare colla, molto adatto al contesto postapocalittico, e tirare coca o fumare crack sono cose molto diverse; compaiono droghe che richiedono una raffinazione e una filiera di approvvigionamento molto diversa, e ragazzini che hanno a disposizione coca o meth non perderebbero tempo con la colla. Visto che lo scopo di questo paragrafo è dare qualche informazione sulla giornata tipo dei ragazzi, sarebbe bastato anche appoggiare con discrezione un dettaglio o due (una pipa nelle mani di un personaggio, una sniffata). Attardarsi su espressioni un po’ artificiose come “la mia fidata cocaina” stridono un po’ sulla verosimiglianza del tutto.
In generale però considerato il tempo a disposizione lo trovo piacevole, anche se migliorabile.




Attesa, di Laura Cazzari
Questo racconto presenta un tema difficile. Non voglio analizzarlo da un punto di vista della verosimiglianza, sono molti gli aspetti che in quel caso difetterebbero. Ma trattandolo allora da racconto allegorico trovo che il sottotesto sia in fondo poco originale, e la forma un po’ retorica. La fabula procede in modo meccanico, anch’essa quasi con meccanica rassegnazione, e il lettore alla fine non è né sorpreso né davvero scosso, perché le figure tratteggiate appaiono quasi manichini. Forse era l’intenzione dell’autore suggerire emozioni coerenti con quelle interne, ma in questo modo il senso profondo a mio parere si perde. Il tema comunque è centrato, come luogo e tempi.


Aspettami in soffitta
Non è possibile non rintracciare mentalmente il diario di Anne Frank leggendo questo, che ha alcuni buoni punti di partenza. La forma è scorrevole, e invoglia alla lettura; qualche imprecisione sintattica (inizia all’imperfetto e passa al remoto a metà di un periodo; “Si era stretta nello scialle di lana e aveva abbassato la luce della lampada, controllò…” e alcune imprecisioni nella punteggiatura) ma nel complesso scorre bene. Ci sono piccoli difetti di contenuto che impediscono una partecipazione completa del lettore: difficile pensare che una bambina di otto anni in un frangente come quello descritto sia così tranquilla, e giudiziosa… che si preoccupi dei topi; difficile pensare anche che gestisca la paura nel modo descritto. Non mi è chiaro poi perché il soldato dovrebbe sparare a una bambina disarmata; vero che in Polonia molti civili furono massacrati all’inizio dell’occupazione tedesca, ma di solito rastrellati e giustiziati, e il dettaglio di Birkenau mi fa pensare appunto che l’obiettivo sia il rastrellamento. Insomma, una scelta finale che mi suona un po’ retorica. In generale però una buona scrittura, con un po’ di tempo in più questi difetti veniali sarebbero del tutto sistemabili.


Il prezzo del mio Silenzio
Il racconto si regge su un assunto verosimile ma sviluppato in modo molto rigido, che non lascia margini al lettore per abbandonarsi alla sospensione dell’incredultià. Inizialmente batte troppo sul tasto dell’imprudenza, e del rimpianto della protagonista, quasi fosse stata colpa sua: “avevo pagato la mia imprudenza”. La ragazza è andata solo a studiare, pare. Non c’è imprudenza in questo, se non la introduciamo attraverso qualche analessi o ricordo che sottolinei segnali avvisatori ignorati.
Alcuni punti non scorrono bene, sono di difficile comprensione “ - qui, in questo villino a schiera, col muro angolare sbreccato, per le troppe persone che hanno perso la vita incontrandolo-” non mi è chiaro perché il muro angolare sbreccato sia collegato alle persone morte, o se è un refuso.
la mia faccia schiacciata sulla moquette di questo maledetto sottotetto un pomeriggio di novembre, qui abbiamo un tempo di narrazione presente ma in generale il racconto parte da un racconto mnemonico della protagonista, e il suo tempo è in realtà molto posteriore, nella parte della vendetta.
Non mi è chiaro nemmeno se tante persone sono morte in quel villino perché lei sia stata risparmiata.
Anche il “Qualche giorno fa l’ho incontrato sul bus” non collima con “Sono vent’anni che lo pedino”, perché si presta al fraintendimento “incontrato per caso”.
Il personaggio di lui si comporta in modo totalmente inconsapevole, ed è difficile pensare comunque che una donna sola possa averlo sopraffatto con una forbice.
Insomma un racconto un po’ funzionale al finale desiderato, che procede a scatti poco fluidi e alla fine lascia esposta l’architettura finzionale.

Clovis
Forma e stile adeguati al contenuto, e il racconto ha un buon ritmo e procede bene. Qualche refuso e disattenzione sintattica, ma nulla che una semplice correzione di bozze non possa sistemare. Semmai è il finale a pagare un po’ il conto di una trama che suona un po’ inconcludente. Un deus ex machina che risolve l’empasse non narrativa bensì dell’autore, fornendo un colpo di scena del tutto inaspettato sì, ma scollegato dal resto.


Angoli bui
Questo racconto ha un buon ritmo e incuriosisce il lettore, la forma piana e semplice unitamente a una buona mimesi del parlato asseconda la lettura veloce, in corsa verso il finale con la stessa ansia di Maria. Qua e là le sbavature più evidenti sono piccoli pezzetti spiegati che suonano un po’ artificiosi.
L’unica vera criticità, ma importante, l’ho trovata nel finale, perché i personaggi a quel punto sono difficilmente conciliabili con un contesto complesso. Seppur pratica a livello narrativo, la scelta del certificato di nascita suona un po’ anacronistica e strumentale, e molti punti d’ombra rimangono anche nella nostra interpretazione (è un buon padre quello che nasconde un tradimento alla figlia e pensa che stia meglio con un fedifrago? E Giorgio, se davvero motivato a lasciare la moglie avrebbe accettato solo per soldi? E se non motivato, perché riconoscere il figlio?) perché il finale appare un po’ frettoloso, del tutto votato alla sorpresa e meno alla coerenza. I due personaggi maschili in questo modo ne escono un po’ calcolatori e privi di pulsioni, pronti ad abdicare alle loro intenzioni per scelte fatte da altri o per interesse. Un po’ anaffettivi, il che ci sta anche ma a quel punto li avrei introdotti in modo diverso dall’inizio.


La tavola perfetta
Questo racconto l’ho trovato troppo descrittivo. A livello formale sembra si sia cercato di impreziosire, seppur con sbavature (“ne' troppo bianca ne' troppo poco bianca. “), una trama assente, che arriva solo alla fine completamente sganciata dal resto. Mi pare anche un po’ forzato il vincolo di contesto, sia come orario sia come luogo. Altro punto debole, se il veleno sta nell’aperitivo, come mai preparare un’intera cena con così tanta cura? Sicuramente ci metterà un po’ a fare effetto, ma le due parti del racconto (tavola e omicidi) sembrano estranei l’uno all’altro.

Isabella Torazza
Messaggi: 38

Re: Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » giovedì 21 novembre 2019, 18:53

La mia classifica:

1) Il condominio
2) Angoli bui
3) Aspettami in soffitta
4) Trappola di legno
5) Attesa
6) La tavola perfetta
7) Il prezzo del silenzio
8) Clovis

IL CONDOMINIO:
Qui le mi impressioni: la prima parte del racconto, quella in cui descrivi il condominio e la periferia, è meravigliosa. Le immagine sono chiare e cupe, si percepisce il disagio, e ci sono davvero delle similitudini degne di nota. La seconda parte, quella delle azioni e dei dialoghi, la trovo un po' più debole. Ho avuto l'impressione che il parlato non fosse in linea con il soggetto parlante.
Rivedrei i dialoghi perché questo racconto è da sfruttare in altre occasioni. Commentando altri racconti, ho segnalato imprecisioni o scelte stilistiche non apprezzate. Nel tuo non saprei che dire, perciò mi ripeto: è scritto davvero bene. Complimenti.

LA TAVOLA PERFETTA:
Il racconto è indubbiamente ben scritto, con uno stile chiaro che porti avanti con semplicità. È tutto una descrizione, molto ben fatta, ma l'avrei apprezzata ancora di più se fosse stata intramezzata da scene che facessero presagire, o spiegassero in qualche modo, perché di lì a breve ci sarebbe stata una strage. Il tema "soffitta" credo sia stato un po' forzato, così è arrivato a me. La tua scrittura sembra poco faticosa ed è una cosa che apprezzo molto in un testo. Una sola, stupida, postilla: i piatti quasi trasparenti, e i bicchieri trasparenti. Avrei cercato un sinonimo. Certo che coi minuti contati è dura stare attenti a tutto!

ANGOLI BUI:
Che dire: complimenti. Il ritmo incalzante, i dialoghi ben fatti e la scrittura puntuale. In sintesi è questa la mia impressione. Anche la trama regge bene, nonostante sia stata più colpita dalla scrittura che dalla storia. l'ultima parte, quella della scoperta del segreto, andrebbe un po' rivista perché i due sembrano fratello e sorella e questo crea confusione. Ho letto il commento che ti ha fatto Catarina e se in due abbiamo avuto la stessa impressione è possibile che ci sia qualcosa di sistemare, non è piacevole dover rileggere un passaggio poco chiaro.
So che è banale ma vien voglia di sapere che succede, ora inizia la storia!
Negli altri commenti ho segnalato piccole stonature, secondo il mio gusto. Nel tuo caso: nulla da dire.

CLOVIS:
Mi è piaciuta l'idea alla base del racconto, nonostante non sia il mio genere. La sensazione a fine lettura è che sia stato un po' buttato lì e manchi di spessore, che potrebbe avere, è chiaro. Avrebbe meritato più spazio e questo limite di battute ha avuto un effetto di impoverimento sul testo. Se posso permettermi: lo riprenderei in mano con calma e lo allungherei, potrebbe diventare molto più interessante. da sfruttare in altre occasioni.
Piccoli appunti:
C'è una frase che inizia con "Questa volta però", che non suona bene. E più avanti, quando parli del secondo baule contente i libri, inizi con "E un altro". Il primo baule era stato scoperto assai prima per reggere questo Inizio, avrei usato semplicemente "un altro baule."

IL PREZZO DEL MIO SILENZIO:
Ciao Dand, piacere di leggerti!
Anche la tua è una storia decisamente forte e quanto mai attuale. Mi piacciono gli intermezzi temporali e poco importa se non hai rispettato il limite temporale imposto. Hai una scrittura fluida che si appoggia bene alla trama. Ho trovato alcuni errori sia di punteggiatura che sviste, sicuramente dovute alla fretta nel chiudere. Entrando in una sfera più soggettiva: la ripetizione "tutto questo" ,nella seconda riga,mi sembra appesantisca un po' il testo. Avrei tolto "tutta" la bile, mi sembra più incisivo senza (il sapore è chiaro, molto bene), manca un "con": mi minacciava con una forbice.
Un po' tirato il fatto che lei lo abbia seguito per vent'anni sapendo tutto di lui. se non ci fosse stato il maledetto limite dei caratteri, avresti potuto approfondire questa parte, che mi ha molto incuriosita.

ASPETTAMI IN SOFFITTA:
Buongiorno Polly. non mi trovo molto a mio agio in questa veste di "critica", ci provo!
Il racconto è molto bello e il finale è una sciabolata, arriva in modo sorprendente e regge tutto il testo. ottima la scelta del punto di vista, inconsapevole, di una bambina, che non ha la minima idea di cosa stia accadendo, del dramma che sta vivendo. Esattamente come nel racconto. Il lettore, almeno per me è stato così, comprende la tragedia solo alle ultime righe.
Ti segnalo piccole cose che mi sono appuntata, entriamo in una sfera di gusto personale perciò prendile per quel che sono:
- e tossì quando sollevò- avrei usato: sollevando
-dentro quel baule- avrei usato: il baule. Era già chiaro che fosse quello.
- era passato tanto tempo però- Avrei omesso il "però", anche se credo sia stato usato in quanto linguaggio da bambini
- si sentiva sola e aveva anche freddo- Avrei omesso "anche".
Grazie per l'attenzione.

ATTESA:
Buongiorno Laura.
trovo una certa discrepanza a livello di registro linguistico, tra la prima parte del racconto e la seconda. All'inizio credevo si trattasse di cadaveri, il soggetto si è rivelato poco a poco, e va bene così. Non sono amante di alcune parole che hai usato che mi allontanano dal testo, ad esempio: si riverbera, si ode, dimora. Mi portano in un'epoca precedente a quella del tuo racconto. Anche i troppi "a capo" creano un effetto di allontanamento. Li avrei dosati un po'. La storia è uno squarcio. È buona l'idea, è drammatica la vicenda.
Grazie.

TRAPPOLA DI LEGNO:
Ho trovato lo stile limpido, di facile lettura. Fatta eccezione per la frase dello sgabello, incomprensibile, immagino sia un errore in revisione, il testo è scorrevole. Non è stato necessario rileggere alcune parti, la storia è chiara. Mi piace molto la componente surreale del legno che si ripropone integro ogni sera e ogni sera è tutto da rifare. È una metafora degna di nota. Il falegname è intrappolato nei ricordi, o lo è il soggetto che continua a cercare di scolpire all'infinito? Non importa. A me personalmente non importa. Amo i finali aperti e lasciarmi trascinare dalla suggestione della storia.

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filippo.mammoli
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Re: Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » domenica 24 novembre 2019, 12:17

Come sempre, ho sputato sangue per ordinare i racconti secondo una classifica di merito. Merito che è alto in quasi tutte le storie.

Classifica

1. Il prezzo del mio silenzio
2. Il condominio
3. Attesa
4. Trappola di legno
5. Aspettami in soffitta
6. Angoli Bui
7. Clovis
8. La tavola perfetta

Commenti

Trappola di Legno
Ciao Andrea.
Il tuo è un racconto che ti trasporta ipnoticamente in un altro mondo. Senza azioni roboanti né mostri o violenze di alcun genere. La tua forza sta nel creare un'atmosfera descrivendo con precisione strema ogni piccolo gesto e sfumatura, focalizzando tutta l'azione sul lavoro di Armando e sulle sue sensazioni. Questo però, a voler trovare un difetto in un racconto narrato con stile impeccabile, è anche il suo limite. Mi piace comunque tutta questa intimità sussurrata di un dramma personale di cui lasci intuire i confini sfumati nel finale. Il tema è pienamente rispettato.
Bel lavoro!

Attesa
Ciao Laura.
Devo dire che all'inizio ho pensato che si trattasse di un racconto horror, con la soffitta di stipata di persone che sono le ombre di quelli che erano nella vita precedente. Sono andato con la mente agli zombie o comunque a qualche creatura aliena o mostruosa. Il ritmo serrato e incalzante mi ha condotto in modo trepidante fino al climax finale, che riporta il tutto su binari su più reali e, per questo, drammatici. Siamo alla fine nella seconda guerra mondiale, forse alla fine, e la vendetta dei nazisti sugli ebrei ormai già morti, si compie in modo implacabile.
Il tema non è certo originale, ma di sicuro impatto emotivo e tu hai saputo trattarlo in modo non banale, scrivendo un racconto davvero molto bello.
Nulla da obiettare su tema, ambientazione e stile. Complimenti!!

Aspettami in soffitta
Ciao Polly.
La bambina nascosta in per sfuggire ai nazisti è un classico della soffitta. La tua storia è ben scritta, risulta toccante, tuttavia devo essere sincero e dire che che mi è mancato qualcosa. Mi è sembrato che il tono fosse un po' troppo uniforme, privo di sussulti o di un twist finale che gli conferisse un po' di potenza narrativa. Il tema è chiaramente centrato. Comunque un buon racconto.

Il prezzo del mio silenzio
Ciao DandElion.
Come penso anch'io, la tensione narrativa non nasce necessariamente da azione frenetica o da mostri e vampiri che si sgozzano. Il male, nella tua storia, abita la soffitta di un villino a schiera borghese e normalissimo. Con uno stile lucido e privo di fronzoli e mantenendo un bel ritmo, ci racconti un dramma che troppe donne hanno dovuto e forse dovranno ancora sopportare. Saltando tutti i dettagli scabrosi, ci fornisci anche un bel twist finale, raccontandolo a posteriori. Tema rispettato in un racconto bellissimo.

Clovis
Ciao Roberto.
Hai optato per il vecchio baule polveroso contenete un libro proibito pieno di formule magiche dal potere oscuro e terrificante. La scelta non è certo delle più originali, ma tu l'hai condotto in modo tranquillo, senza grossi colpi di scena, fin quasi alla fine. Se scegli questo genere, deleghi per forza di cosa quasi tutta la potenza narrativa al twist finale. Twist che arriva, ma secondo me è privo di forza e originalità. Il clavicembalo assassino, che tu definisci indiavolato, mi ha lasciato molto perplesso. Tema comunque centrato.

Angoli bui
Ciao Lauro.
Un racconto scritto molto bene, con continui dialoghi serrati, ma ci sono un paio di elementi che mi sfuggono anche dopo averlo riletto un paio di volte. Il tema c'è tutto, tuttavia non è chiara la relazione/legame tra i due protagonisti, me li figuro come compagno/compagna, ma niente di questo viene detto esplicitamente. L'altra frase che resta sospesa all'interno di questa storia è “domani vengo conte al collocamento”. Fa parte, secondo me, di quel non detto che non funziona. A volte la tecnica di lasciare qualcosa in sospeso, soprattutto in un racconto breve, può funzionare bene e a me piace. Qui però, dai un'informazione che potrebbe aprire uno spiraglio sulla vita e le emozioni della protagonista, ma non lo fa. Avrà perso il lavoro di recente? Sarà anche questo che la spinge a cercare la testimonianza di un qualche lascito dal parte del padre? In assenza di queste risposte devo considerare quella frase come un caso di Info dump. Il finale poi, che come idea è buona, mi ha sbigottito con “il figlio che il suocero aveva mantenuto per tutti quegli anni” in cui mi sono perso, facendo smorzare l'effetto del twist.

La tavola perfetta.
Ciao Marta.
Devo dire che la descrizione ultra minuziosa, che prende praticamente tutto il racconto, non mi ha emozionato. Parte bene e la scrittura è buona, rispetta il tema, ma crea un'aspettativa che si sposta sempre più avanti facendo venire il fiatone e aumentando l'impazienza per un twist finale o un qualche colpo di scena. Il twist arriva, ma è troppo morbido e smorzato, almeno per quello che era successo, o meglio non era successo prima. Alla fine mi è rimasto troppo poco. Mi spiace ma non mi ha convinto.

Il condominio.
Ciao Adriano.
Il tuo è un racconto che ti cattura fin dall'incipit, con il giusto equilibrio tra presentazione della scena, azione e dialoghi. Si legge tutto d'un fiato. Bellissima la descrizione iniziale, soprattutto della soffitta e delle sue dimensioni smisurate fino al surreale, che mi ha ricordato gli uffici del Tribunale del Processo di Kafka e la Biblioteca di Babele di Borges. L'ambientazione da degrado urbano funziona benissimo ed è integrata con le scene di droga e i dialoghi “sporchi” al punto giusto.
Il finale con il mostro in arrivo è un twist forte ma lieve allo stesso tempo. Bravissimo!

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antico
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Re: Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » martedì 26 novembre 2019, 11:05

Due giorni alla fine del tempo utile per invio commenti e classifiche e ne avete già ricevute sei su otto: mancano soltanto quelle di Massimiliano Enrico e di Federico Martello.

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lordmax
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Re: Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » mercoledì 27 novembre 2019, 13:10

Ciao a tutti

Bei racconti e belle idee per il tema alcune veramente originali e inaspettate.

Classifica
1. Il condominio, di Adriano Muzzi
2. Aspettami in soffitta, di Polly Russell
3. Trappola di legno, di Andrea Partiti
4. Angoli bui, di Andrea Lauro
5. Il prezzo del mio Silenzio, di DandElion
6. La tavola perfetta, di Marta Emme
7. Attesa, di Laura Cazzari
8. Clovis, di Roberto Masini



Il condominio, di Adriano Muzzi
Genere: distopico post apocalittico
Bellissima idea la soffitta non come luogo di raccoglimento e vecchi ricordi ma come arena di combattimento a difesa di... quanto meno la vita ma forse anche lo stile di vita.
Rappresenti molto bene la periferia e le sue contraddizioni, palazzi enormi che richiedono tecnica e competenza elevate ma abitati dagli ultimi della società. Mi piace il modo in cui hai tratteggiato i bambini anche se in alcuni casi hai lasciato entrare il narratore onniscente a gamba tesa. Nota dolente gli avverbi, davvero troppi, da togliere e ti farebbero anche risparmiare molti caratteri.
Alcune descrizioni e alcuni dialoghi sembrano un poco distanti, quell'eroina ad esempio detta da Greg non quadra proprio con il suo livello sociale.
Il tema a mio parere è centrato e mi piace il fatto che sia centrato in modo così particolare.


Aspettami in soffitta, di Polly Russell
Genere: Storico dramatico
Racconto fra il fiabesco e il drammatico, bellissimo l'inizio che lascia intendere l'ingenuità della protagonista. La scelta della bambina come punto di vista aiuta molto nel calarsi nella parte anche se alcuni tentennamenti con i tempi verbali e le costruzioni sintattiche creano qualche cruccio.
La scelta di raccontare più che mostrare, anche se vi è una buona percentuale di azione viene pagata da alcuni dettagli che restano in aria, chi è Iwo, chi è Pilip, perché nessuno la sta cercando, perché deve fare così attenzione alle briciole etc. Probabilmente è solo un problema di caratteri.
L'aumento di velocità verso il finale a rappresentare la situazione è gestito bene anche se l'idea del vano dietro lo specchio non mi convince molto.
Bella l'entrata del soldato ma avrei chiuso in quel momento, non avrei aggiunto il dettaglio di Birkenau (o magari lo avrei introdotto molto prima o nel parlato del soldato) perchè fa entrare in campo il narratore e butta fuori il lettore dalla storia.
Tema centrato.


Trappola di legno, di Andrea Partiti
Genere: horror surreale
Non ti dirò che l'idea è bellissima perché da te me lo aspetto. Il difficile è commentarlo
La scelta del tratto poetico è molto azzardata e infatti ci sono alcuni scivoloni un po' pesanti sia all'inizio sia verso la fine. Un testo così complesso meriterebbe molto più lavoro delle poche ore a disposizione e lo meriterebbe davvero.
La storia scorre fluida e lineare anche se i non detti, i lati oscuri e non conoscibili sono veramente tanti. Le ripetizioni piazzate, io spero, in modo voluto a distanze sempre maggiori rendono benissimo il gioco che vuoi fare con le parole... di nuovo un po' di lavoro di limatura ci starebbe bene.
Una cosa invece non mi funziona bene, la storia. Quella che hai descritto è una situazione, una specie di fotografia di un singolo evento con qualche minimo accenno ad altri apparentemente sempre uguali. Non vedo un inizio e una fine, un prosieguo e un cambiamento.
Il tema direi che è centrato in pieno.


Angoli bui, di Andrea Lauro
genere: dramma famigliare con tradimento
Dialoghi e idea ottimi, bravissimo. Qualche frase un po' lunga che rallenta la narrazione. Bello l'aumento dell'esasperazione di lui mentre al contempo sale la disperazione della moglie.
Il finale è un po' meno lineare, serve molta attenzione per non farsi sfuggire i dettagli. Sembra che il padre della protagonista abbia fatto una scelta opinabile pur di procurarle marito e che questi cerchi di proteggere tanto se stesso quanto lui.
In una situazione più comune lui avrebbe agito con maggiore forza verso la moglie almeno per sviarla sapendo bene cosa avrebbe trovato. E mi chiedo anche perché non lo abbia fatto sparire a suo tempo.
Direi che sia l'idea sia la realizzazione sono molto valide e il tema è perfettamente centrato.


Il prezzo del mio Silenzio, di DandElion
Genere: Rape and Revenge
Bella scelta anche se il tema è mancato visto che una parte dell'azione avviene fuori dalla soffitta (nell'autobus e nei ventanni intermedi).
Mi piace molto il dettaglio delle forbici (del refuso importa poco) e di come le hai usate in stile pistola di Checov. Mi chiedo perché non hai fatto la stessa cosa con il muro sbrecciato e il fermacapelli. Due elementi introdotti con molta forza e inutilizzati.
La parte iniziale funziona bene soprattutto dal punto di vista psicologico e crea un bell'effetto empatia. Forse introducendo qualche flashback sul comportamento di lui prima dell'invito avresti pottuto aumentare ancora di più tale comprensione dell'autocommiserazione e senzazione di colpa tipiche delle vittime di stupro.
La seconda parte, a mio parere, è invece troppo veloce (che detto da me è una barzelletta ^__^ ).
La situazione è lineare e ben presentata ma la struttura non è completa.
Mi è piaciuto il dettaglio che sia proprio lei ad accusare le vittime successive di non aver parlato quando è la sua stessa colpa.


La tavola perfetta, di Marta Emme
Genere: thriller, crime
Partiamo dal tema che purtroppo manca. indicare che la tavola è in soffitta non è sufficiente per centrarlo, sembra veramente messo solo per la formalità della cosa.
Una lunga descrizione di come è stato preparato il luogo di un delitto seriale, la descrizione minuziosa e progressiva non è affatto male, manca però il resto.
Tralasciando alcuni singoli termini che possono essere aggiustati successivamente il problema è la mancanza totale di elementi che facciano capire chi è e perché la protagonista presenta i sintomi di una psicosi o ha fatto una scelta estrema per i suoi invitati.
La descrizione andava inframmentata da elementi non descrittivi, dei flashback, dei pensieri, che dessero modo di empatizzare con lei o con gli invitati.
Il finale, lineare con il resto della descrizione arriva non come un colpo di scena ma come una normale conclusione della descrizione. Se precedentemente ci fosse stato modo di scegliere da che parte stare funzionerebbe senza problemi, così com'è concorre solo al raggiungimento delle parole.
Nel complesso il racconto è carino, scorre bene, si legge facilmente anche se non dà nulla al lettore per renderlo memorabile.


Attesa, di Laura Cazzari
Genere: storico drammatico
Hai scelto un tema decisamente difficile e lo apprezzo molto.
Trovo un problema fra l'inizio che parla di creature surreali palesemente fantasmi e poi si scopre essere persone vive ma, apparentemente in fuga o in prigione. Questo mi ha sconcertato parecchio all'inizio.
Trovo il tema mancato in pieno perché l'azione è quasi completamente fuori dalla soffitta, solo il finale avviene effettivamente in soffitta.
Probabilmente l'aver scelto di raccontare tutto quanto e con il punto di vista della terza persona onniscente ti ha impedito di far entrare il lettore nella situazione contingente dei protagonisti, non sono riuscito in alcun modo a provare empatia per la situazione come se stessi leggendo un trafiletto in un libro di scuola.
L'uso dei termini è mirato a ottenere un effetto drammatico e di attesa tensiva che con un minimo del classico show don't tell avrebbero creato un effetto molto melodrammatico.
Bella l'immagine finale della stella di David che trasmuta nella svastica tramite il sacrificio di sangue.


Clovis, di Roberto Masini
genere: horror soprannaturale
Che inizio pesante, ho dovuto fermarmi e riprendere il fiato. Rivedrei l'incipit mettendoci del mostrato invece di quello che è vicino a un infodump.
Sembra l'inizio di un gioco di ruolo. Perché hanno le torce? Da quando ci si muove in casa con delle torce se c'è l'impianto elettrico?
Perché sono rimasti in soffitta invece di portare giù i bauli visto che è sporca e polverosa? Perché la ragazza non ha visto il calvicembralo appena accesa la luce, è enorme, molto più grande di qualsiasi baule.
Anche il finale mi pare un poco raffazzonato.
Mi hai abituato a ben altro livello devo ammettere che questo racconto non mi è piaciuto anche se l'idea è ottima.
Tema centrato

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antico
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Re: Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » giovedì 28 novembre 2019, 14:03

Una sola classifica mancante: quella di Federico Martello.

Federico Martello
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Re: Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » giovedì 28 novembre 2019, 17:20

Con tutte le mie scuse per il ritardo, ecco classifica e commenti

1. Il prezzo del mio Silenzio
2. Il Condominio
3. Trappola di Legno
4. Attesa
5. Aspettami in Soffitta
6. Angoli bui
7. Clovis
8. La Tavola perfetta

Trappola di Legno: una prova davvero notevole, sono rimasto molto colpito dall'idea e dalle sue sfaccettature. Una "scultura vivente" non sarebbe stato niente di nuovo, mentre l'immagine di scolpire per Estrarre qualcosa dal legno resta piacevolmente impressa e l'ho davvero apprezzata, soprattutto nella sua accezione appena più "diabolica" in riferimento alle forme nettamente inumane che a tratti sembra prendere. Assolutamente impattante anche l'immagine di dare Aria a qualunque cosa sia nel legno, di nuovo mi ha davvero colpito. Come coinvolgimento dunque ci siamo e non posso dirti niente, ma se volessi pensare a come consigliarti in riferimento a quel che invece mi ha stonato di più, devo dire che trovo una certa mancanza di Struttura nello scritto: l'immagine è appunto potente, ma dall'inizio alla fine resta solo un'immagine, hai mostrato uno spaccato e devo dire fremo dalla voglia di saperne di più, ma il testo finisce, lo spaccato si interrompe e non c'è niente di più da sapere, come prologo di una storia più grande sarebbe eccellente, mentre così mi da un senso di incompletezza. Forse mostrare uno degli ennesimi cicli non è stato efficace quanto invece lo sarebbe stato introdurre il loop di scultura in cui è imprigionato il tuo protagonista ma concludere mostrandone l'intoppo, l'imprevisto, la novità. Insomma, davvero ti lascia fremere per leggerne di più (e scusa se è poco), ma la mancanza di quel Di Più si sente.
A livello di testo niente di particolare da segnalare, giusto all'inizio a tratti il discorso non scorre come potrebbe e forse avrebbe favorito di forma più fluida.
Nel complesso, una prova con qualche mancanza ma a cui non riesco davvero a dire male.

Attesa: un'idea che sarebbe potuta essere banale ma che ho davvero apprezzato nella tua realizzazione. Tutto nel mood, linguaggio e stile iniziale sembra portati in una direzione poco chiara su cui poi la freddissima realtà della situazione piomba senza alcun preavviso, personalmente sono stato preso in pieno dalla rivelazione di cosa davvero stavo leggendo e non ho potuto che voler riguardare ogni parola con occhi nuovi e una diversa consapevolezza. Uno splendido risultato, che quasi mi sento in colpa però a dover criticare in altri ambiti: ho trovato la scrittura in sé meno all'altezza della sua storia, e per quanto riesca benissimo a trasmettere uno straziante senso di attesa ormai agli sgoccioli, a tratti tende a zoppicare fin troppo e a non scorrere più. Forse una narrazione più "telegrafica" della scena, una descrizione meno commentata della scena avrebbe dato un risultato migliore, e mi rendo conto di quanto si vada nell'ambito delle opinioni strettamente personali in questo ma non volermene, ma appunto intermezzi come "vita dura ma giusta", "a cosa servirebbe? L'Orrore non sparirebbe", "forse sono già morti e ancora non lo sanno" sono per me suonati un di più nell'economia del testo.
Nel complesso splendida prova, tutto quel che ho detto riguardo la scrittura non cambia il fatto che l'impressione e le emozioni che mi sono rimaste dal testo sono reali e non posso assolutamente ignorarle, bravissima.

Aspettami in soffitta: una buona prova e secondo racconto sull'argomento del vostro gruppo, ma ho deciso di non tenere conto della cosa per evitare brutture come paragoni diretti. Per lo stesso motivo, non terrò conto dell'aver immediatamente intuito la situazione (al contrario che nell'altro) proprio perché sono sicurissimo sarebbe successo lo stesso con qualunque dei due avrei letto per secondo. Parliamo del testo in sè piuttosto, e a riguardo l'opinione è solo che positiva: ho trovato tanto la scrittura quanto il ritmo assolutamente scorrevoli, nessun errore mi è saltato agli occhi immediatamente e trovo tu abbia gestito al meglio lo spazio a disposizione per mostrare questo breve spaccato che conduce al terribile finale. Terribile emotivamente, perché colpisce esattamente dove vuole e si lascia dietro le giuste sensazioni. Insomma, una buona prova come ho già detto, minata soltanto da una certa mancanza di spunti particolari però: che sia nel testo o nella storia, è tutto Buono, ma personalmente non ho trovato niente che mi facesse voler dare di più, considerato anche l'unico punto di particolare coinvolgimento emotivo che è appunto il finale. Di nuovo, tutto tranne che un cattivo lavoro, anzi, ma in un contesto competitivo sono costretto a notare come sia "soltanto" Buono

Il prezzo del mio Silenzio: Sicuramente uno dei testi migliori, almeno per la mia personalissima opinione. Ha colpito giusto dove voleva, ha fatto male, poi ha dato la sua soddisfazione, il tutto però irrimediabilmente sporcato dall'orrore che comunque racconta. Stilisticamente e nel coinvolgimento sono moltissimi i dettagli che me l'hanno fatto apprezzare così tanto, a cominciare dal tono assolutamente gelido con cui la protagonista affronta ogni cosa, caratterizzazione fatta e finite da 10 a lode e mostrata senza bisogno di sprecarci una sola parola. E "nessuna parola sprecata" è lo stesso che si potrebbe dire per qualunque descrizione presente, da quelle ambientali a soprattutto le scene, che pur se non mostrate sono assolutamente e dolorosamente chiare senza bisogno di impiegare una sola battuta di troppo. Non ho davvero molto da dire anche perché non sarebbe altro che un lungo elenco di apprezzamenti e spero che anche senza sentirli tutti il mio entusiasmo sia sufficiente a trasmettere a pieno che è un lavoro Eccellente. Complimenti

Clovis: a costo di suonare spiacevole devo essere onesto nel dire che è un racconto che non mi ha colpito particolarmente, sia nell'idea che nella realizzazione. Su quest'ultima soprattutto temo che la colpa sia principalmente mia, obiettivamente non si può trovare chissà che male in un testo così Raccontato (l'abusatissima regola del Mostrare, Non Raccontare è ampiamente sopravvalutata e soprattutto è un'indicazione su uno dei tanti modi in cui poter scrivere, tutto tranne che un binario unico Corretto al di fuori del quale vi è solo Sbagliato), ma è una sfortuna che non sia decisamente il tipo di stile che riesce a colpirmi. Ha un fortissimo che di "900", se questo può voler dire qualcosa, non mostra una reale scena ma appunto racconta una storia. Una storia però tutto sommato non così particolare, che non mi fa insomma passare sopra lo stile scelto. E il mio imbarazzo aumenta non potendomi trovare neanche a darti alcun consiglio particolare perché dire "il problema è che è tutto Raccontato ma non si Vede niente" non ha senso, è appunto lo stile che hai scelto tu, ma trattandosi anche di uno stile su cui non ho gusti, preferenze nè competenze, non mi sento di poterci dire nulla. Insomma, una prova non negativa, semplicemente fuori dalle mie corde, e ti assicuro lo dico con tutto il senso di colpa e le scuse possibili.

Angoli bui: Senza dubbio il testo più difficile per me da commentare, persino più che in altre circostanze dove mi sono trovato davanti barriere di preferenza stilistica, qui ho ancora più difficoltà a centrare la mia opinione sul testo, i suoi problemi e i suoi punti di forza. Si parte con la storia in sè che devo dire trovo molto buona, un'idea interessante, perfettamente racchiusa nel poco spazio a disposizione, che ti guida per tutto il tempo in una direzione per poi mostrarti solo alla fine la verità, non senza lasciarti i suoi indizi nella gestione dei personaggi. Insomma la base è buona, ma qualcosa mi stona nella sua realizzazione, la scena scelta per raccontare ha un che di forzato nei suoi elementi e il dialogo mostrato mi è sembrato in alcuni punti troppo artificioso, per quanto comunque non sfori mai nel non credibile. Qualche confusione di comprensione anche sul finale, i personaggi e i loro rapporti non sono proprio chiarissimi, ma queste sono comunque inezie che si risolvono facilmente con appena una seconda rilettura. Una buona prova quindi, sulla quale però non riesco a sbilanciarmi eccessivamente in positivo per una scelta nella sua narrazione che sento avrebbe potuto essere gestita meglio, ma che comunque non riesce a rendere minimamente negativo quello che è un buon testo.

La tavola perfetta: sfortunatamente un testo che, mio limite, davvero non ho capito. Una lunga descrizione, devo dire un po eccessiva, e in troppi casi anche molto tecnica, che non lascia il fiato di respirare e che svela la reale storia nell'arco delle ultime due frasi e con letteralmente solo due parole chiave "arsenico" e "omicidio". E se da un lato immagino che l'intenzione fosse di una rivelazione, il risultato è più di una lunga corsa verso un traguardo, corsa talmente veloce che si rischia di mancare il traguardo se ci si perde quelle uniche parole, specie dopo tutto il tecnicismo precedente. Insomma no, non mi sento di poter esprimere a livello personale un parere positivo sulla realizzazione, così come sull'idea in realtà, non perché sgradevole ma perché non riesce a suonarmi bene l'idea di una tavola così imbandita per una cena così elegante, tutto in una Soffitta. Per il resto, l'idea poteva funzionare, se però realizzata in un contesto differente, magari che mostrasse la donna prendere dalla soffitta gli utensili necessari all'omicidio, che ci lasciasse degli accenni su chi è questa donna e quali sono i motivi del suo gesto.

Il Condominio: idea interessante e che devo dire, da appassionato del genere, non posso non apprezzare. Sarà forse il contesto post apocalittico a ispirarmi le simmetrie, ma ci ho trovato molto del genere e di "Madmaxiano" nella storia, mi riferisco in particolare al gran numero di dettagli che, se pur non tutti chiarissimi, la aiutano a spiccare e a mostrarsi unica: a partire dalla soffitta, che ok era il tema, ma resta un'elemento nuovo sull'argomento, soprattutto accompagnata dal contesto del condominio; continuiamo poi con i ragazzini coinvolti, solo loro, ed è un elemento che in effetti non chiarisci ma di cui non mi dispiaccio, riesco comunque a farmelo piacere benissimo come nota di colore distintiva, appunto (c'è un perchè? Forse no, probabilmente si, non importa saperlo, è il mondo devastato di Adriano Muzzi, ci si nasconde nelle soffite e a combattere sono i ragazzini, deal with it); e lo stesso l'uso spropositato di sostanze stupefacenti di qualunque tipo. Peccato non aver visto i mostri del finale, non sono un fan del non visto Lovecraftiano, una scelta di design unica ad accompagnare tutto il resto avrebbe aumentato ancora di più il mio apprezzamento. Insomma, niente da dire, ottima prova e ottimo lavoro

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Re: Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » venerdì 29 novembre 2019, 0:44

Tutte le classifiche postate, posso cominciare a commentare a mia volta.

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Re: Gruppo TERRA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » sabato 30 novembre 2019, 9:43

Ecco a voi la mia classifica, grazie a tutti per le letture.

1) Angoli bui, di Andrea Lauro
Direi un ottimo esordio su Minuti Contati. Si legge incuriositi dal segreto nascosto e riesci a trasmettere al lettore (perlomeno, nel mio caso è stato così) il fatto che Giorgio abbia qualcosa da nascondere. Dialoghi più che buoni, tema centrato in pieno. Ecco, forse cercherei un modo per inserire più elegantemente l'indizio della soffitta lasciato dal padre perché per come l'hai messo la indirizza proprio verso la scoperta di quel segreto ed è in totale contrasto con il "sacrificio" da lui stesso compiuto. Pollice quasi su con invito a sistemare nel Laboratorio in modo da poterlo poi portare in vetrina.
2) Trappola di legno, di Andrea Partiti
Un'idea molto potente e un'esecuzione del tema intrigante perché, in effetti, non era specificato che si sviluppasse tutto in una singola sera. La lettura scorre fluida come al solito tranne per quell'errore che tu stesso hai segnalato che però, come ben sai, deve rimanere tale fino a fine edizione e questo è un gran peccato. Detto questo, la problematica qui può essere rinvenibile nell'assenza di una storia singola forte. Quello che fai è pennellare egregiamente una situazione ricorrente e posso capire la critica di chi sottolinea che questo può non bastare in un racconto breve. A me è piaciuto anche se a mio volta ho sentito come un problema, pur minimo, questa caratteristica. Considerato tutto, direi un pollice tendente verso l'alto.
3) Il condominio, di Adriano Muzzi
Due cose da segnalare: 1) avrei gradito una maggiore semina sul contesto generale in modo da avere, a fine lettura, più punti da unire per delinearmi questo futuro e 2) attenzione ai dialoghi che in un paio di occasioni sembrano proprio forzati ("tutto bene, come al solito ci prepariamo per la grande serata" oppure "vecchia e fidata amica cocaina"). Per il resto, definisci una situazione tipica, ma la incastri un una singola serata di esempio e questo è cosa buona. Di contro, il racconto di Partiti (con cui te la giochi per il secondo posto, ha quest'aura poetica che mi porta a preferirlo, ma per puro gusto personale. Direi un pollice tendente all'alto anche nel tuo caso.
4) Aspettami in soffitta, di Polly Russell
Devo dire di avere un pelo faticato nella prima parte del racconto, dove un uso strano della punteggiatura mi ha anche ingannato (alla sesta lettura aveva capito ormai, che la matrigna di Hansel e Gretel). L'insistenza con cui ti sei concentrata su Filip e sul corredo mi ha anche fatto pensare a una funzione più centrale di entrambi, cosa che non si è verificata. Mi è mancato un po' Iwo, l'ho sentito distante. E anche una semina maggiore sul contesto, penso sarebbe stata anche funzionale per definire meglio e dargli una marcia in più. In generale, mi è piaciuto, sia chiaro. Pollice tendente verso il positivo anche per te, pur se, anche qui, non in modo convintissimo.
5) Attesa, di Laura Cazzari
Giungo alla fine e cerco di tirare le fila. Il racconto è ben scritto e coerente con quello che volevi fare. Questo genera però una situazione di lontananza che il lettore può sentire come distacco e tramuta in scarsa empatia nei confronti della vicenda stessa e questo mi è sembrato evidente anche nei commenti. Personalmente, sono tra quelli che si sono sentiti distanti. In definitiva: strategia da rivalutare ed eventualmente affinare, di sicuro non da bocciare. Tema per me preso perché i protagonisti vivono i fatti esterni dalla soffitta. Per me un pollice tendente verso l'alto, anche se magari non in modo brillante.
6) Il prezzo del mio Silenzio, di DanDelion
La divisione in due parti distinte non credo abbia giovato al racconto. In primis, porta il testo pericolosamente ai limiti con il tema e questo deve essere tenuto in conto in fase di valutazione. Se, al contrario, il tutto fosse stato raccontato nella fase della vendetta, la compattezza sarebbe stata maggiore e il tema preso in pieno perché il riferirsi al passato dalla situazione del presente non avrebbe implicato, per me, il posizionare l'azione principale fuori dalla soffitta. Aggiungo che ci sono diverse imprecisioni che vanno rifinite (come il rimarcare la casualità dell'incontro quando sono vent'anni che tiene sotto controllo la preda). Per concludere: un pollice che terrei sul ni, ma più verso il positivo perché la validità dell'idea è più che buona.
7) Clovis, di Roberto Masini
Quella eccessivamente lunga descrizione della prova vestiti credo racchiuda il problema del racconto: non mi sembra tu ci sia "entrato" mentre lo scrivevi, la mia sensazione è che tu lo abbia parecchio inseguito e che una volta giunto alla fine non abbia avuto le energie (e soprattutto il tempo, visto che mancavano otto minuti) per revisionarlo. In linea generale, mi è sembrato parecchio sfilacciato con equilibri interni ben lungi dal raggiungere l'ottimale. Pollice ni, questa volta.

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