Ineluttabile come la morte - Luca Nesler

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due gennaio sveleremo il tema deciso da Dario Orilio. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Luca Nesler
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Ineluttabile come la morte - Luca Nesler

Messaggio#1 » venerdì 17 gennaio 2020, 22:28

Londra 1851

Robert allungò una mano sulla scatola dorata e raccolse un sigaro. Lo portò al naso. Un aroma intenso e pungente.
C’erano un sacco di persone ad affollare la sala da ballo. La casa di Thomas Middleton, che ospitava spesso feste sfarzose, non aveva mai visto tanta folla.
«Che ne pensi, vecchio mio?» chiese il padrone di casa indicando il cilindro di tabacco.
«Sembrano ottimi, Thomas.»
L’amico sorrise. Raccolse un sigaro e riconsegnò il contenitore al cameriere.
«Non so come Charles riesca a trovare certe cose. Devo dire che mi sorprende sempre. Vieni, voglio mostrarti una cosa.»
Robert seguì Thomas che si spostava nella sala salutando gente che nemmeno conosceva. Pochi lo ricordavano com’era prima dell’enorme ricchezza, ma molti ora lo idolatravano come un imperatore, nato per possedere.
Raggiunsero la terrazza e l’aria della sera li colpì. Thomas si portò al parapetto su cui era posato un piatto d’argento con un tagliasigari e una scatola di cerini.
«Guarda in giardino, vecchio mio.»
Robert si lasciò servire, prese una boccata di fumo e ne assaporò la fragranza spingendo lo sguardo nel crepuscolo. Un tonfo e un fruscio, poi lo vide: un’enorme bestia grigio scuro sbucava da dietro una fitta macchia di bambù.
«Cosa diamine… Un elefante?»
«Ho ingaggiato un circo per la festa di domattina. Compio trentatré anni, l’età raggiunta da Cristo. E spero di batterlo» rise. «Voglio festeggiare in grande.»
«Solo poco più del solito.»
«Domani chiederò che facciano sedere quel pachiderma su delle casse di frutta. C’è qualcosa di conturbante nella distruzione del cibo, non trovi?»
«Non saprei. Non sono solito a certe pratiche.»
«Ovviamente. Motivo in più per non perderti lo spettacolo. Rimarrai qui stanotte?»
Robert prese un’altra boccata e scosse il capo. «No, grazie. Domani andrò alla tomba di Elena.»
Thomas sospirò e annuì. «Sono passati sei anni, vero? Proprio il giorno del mio compleanno. Come dimenticarlo.»
Il brusio della festa aumentò mentre la porta veniva aperta. Robert si voltò. Era Sarah.
«Signor Middleton, il vostro maggiordomo dice che è il momento della torta. Dovreste entrare.»
L’uomo si passò una mano tra i capelli sfoggiando un sorriso radioso. «Ora Charles manda i miei ospiti favoriti a fare il suo mestiere? Devo cacciarlo.»
«Oh, no, vi prego» rise la ragazza «L’ho fermato io. Volevo una scusa per raggiungervi.»
«Non ne avevate bisogno. Io sono in vostra perenne attesa, mia cara.»
La ragazza posò le mani sul parapetto di pietra e accennò un inchino verso Robert.
«Spero di non aver interrotto conversazioni da uomini.»
«Nient’affatto, signorina. Thomas voleva solamente vantarsi della sua stravaganza per l’ennesima volta» disse Robert indicando col sigaro il giardino sotto di loro.
La ragazza trasalì. «Che mostro è?»
Thomas rise. «È un elefante indiano. Ora scusate, ma devo entrare o Charles mi darà il tormento. Voi venite?»
«Finisco il sigaro. Meglio non sprecare una simile delizia.»
«Io vi raggiungerò subito. Ma ora vorrei osservare ancora un momento questo gigante di pietra.»
Thomas si allontanò, poi si voltò e disse: «Vi prego di fare presto. Voglio stare coi miei migliori amici stasera.»
Non appena la porta si fu richiusa, Robert sgretolò il sigaro contro il parapetto.
«Lui, i suoi sigari e i suoi elefanti. Che il diavolo lo porti! Preferirei sentire la mia pelle sfrigolare su un braciere che ascoltare ancora una sua parola!» Sospirò «e voi come state, signorina Clarke?»
«Mi chiamate ancora signorina?»
«Non dovrei?»
«Vorrei dimenticare il mio passato come riuscite a fare voi.»
«Il passato è passato. Che mi dite invece del presente? Ne ha parlato?»
«No, nemmeno un accenno. Quando ho potuto l’ho cercata, ma non ho trovato nulla. Non avete mai avuto il dubbio di sbagliarvi? Middleton ormai si fida di me. Mi ha fatto confidenze particolari e ha accennato anche al suo naufragio in Siria, ma non ha mai parlato di oggetti magici.»
«Non mi aspetto davvero che lo faccia. Non scoraggiatevi e non temete: penserò a ricompensarvi e starete bene.»
Sarah posò una mano sulla sua. Il tocco morbido e caldo di quella pelle aveva il potere di allontanare l’inquietudine.
«Non ho dubbi sul vostro buon cuore, signor Phillips. Così come non ho dubbi sul fatto che Middelton meriti il vostro disprezzo. È la persona più egoista, boriosa e cinica che abbia mai conosciuto.»
Robert le mise una mano su una spalla. Era sottile e solida.
«Tenete duro, amica mia. Sono certo che presto ci libereremo di lui.»
Il brusio dalla sala aumentò. Era ora di rientrare.

L’ambulatorio era immerso nel buio. Robert entrò e chiuse la porta a chiave. Fece qualche passo verso lo scaffale e posò il lume sul tavolo operatorio. Aprì un cassetto e vi frugò dentro. Avrebbe dovuto esser più ordinato, ma da tempo non gli interessava abbastanza.
Prese la boccetta con la morfina e l’astuccio col necessario per le iniezioni.
Si lasciò andare nella poltrona dietro la scrivania e si iniettò il liquido. Sentì la testa leggera e il senso di soffocamento svanire. Lasciò cadere la siringa e scivolò nella seduta distendendo le gambe. Osservò il lume affievolirsi e spegnersi.
Nel buio sentì piangere. Il pianto di una donna. Il pianto di Elena.

«Ora piangi? Dì la verità invece! Sono abbastanza uomo da sopportarlo» disse a dispetto delle lacrime che sgorgavano senza freno.
«Robert, la servitù ti sentirà. Io non…»
La donna portò la mano alla bocca e scoppiò in singhiozzi. Stava seduta a terra con la testa china. I capelli, dorati come il grano, si spandevano sul tappeto. La schiena s’inarcava a ritmo col pianto.
«Che sentano! Dove sei stata questa mattina?»
La donna si voltò a guardarlo. Gli occhi gonfi di pianto e dolore.
«Robert, la Santa Vergine mi è testimone: non ti ho mai tradito.»
Il medico gridò e rovesciò il tavolo provocando una nuova crisi di pianto e spavento nella moglie.
«Non mi tradisci? Esci di continuo senza avvisare e non dici dove sei stata, puzzi di scotch e tabacco, hai gli abiti strappati! Inventa almeno una scusa!»
Elena si alzò, le labbra contratte e tremanti. Si asciugò gli occhi. «Robert, forse sono malata. Io non ricordo nulla. Non so perché i miei abiti siano rotti o le altre cose, ma io non ho mai pensato di tradirti, mai.»
Robert scosse il capo. Normalmente le avrebbe creduto.
«O sei tu?» riprese Elena «Mi vuoi lasciare e costruisci le prove per un adulterio?»
«Smettila! Così mi fai diventare pazzo!»
La colpì sul viso rovesciandola a terra. La vergogna si mescolò alla rabbia. Si strappò la camicia scagliando bottoni in tutta la stanza. Uscì e scese le scale. Indossò il soprabito e se ne andò in strada. Tirò fuori la pipa, si appoggiò al muro e fece alcune boccate nervose.
Anche per lui era strano. Aveva seguito Elena diverse volte, ma, al mattino, si trovava nel suo letto senza ricordare nulla di quanto fosse successo. Forse stava davvero diventando pazzo. Forse avrebbe potuto crederle. Ma ogni volta che le trovava addosso qualche strano indizio, la sua fiducia traballava sempre più, fino a crollare.
Svuotò il fornello contro i mattoni della parete e tornò in casa. Litigare non era la soluzione. Per il momento doveva fare pace con Elena e tirare avanti.
Salì le scale e rientrò nel salotto. La pelle si accartocciò e il fiato si fermò bloccando la voce in fondo alla gola, finché proruppe in un grido disperato.
Elena penzolava da una trave del soffitto, appesa per il collo, la lingua fuori dalla bocca e gli occhi strabuzzati dall’angoscia dell’ultimo istante.

Tre colpi alla porta lo fecero trasalire.
«Dottor Phillips? Siete lì dentro? Vi siete di nuovo chiuso a chiave e la cosa non mi fa stare tranquilla.» Era la voce della signora Edwards.
Si strofinò il viso. Si alzò e raggiunse la porta cercando la chiave a tentoni nel buio. La poca luce che filtrava dalle tapparelle chiuse non colpiva quel lato della stanza. Aprì.
«Signora Edwards, non avete di che preoccuparvi. Sono solo e assonnato.»
La donna avrebbe avuto l’età di sua madre, se questa fosse stata ancora viva. Lo guardò corrucciata e scosse il capo.
«Avete idea di che ore siano, dottore? Sono quasi le dieci! Ho mandato via già tre persone e la nuova infermiera è tornata a casa. Dice che non lavorerà per uno scansafatiche come voi.»
«Ha detto così?»
«Vi sorprende? Datevi una sistemata. La colazione è di sotto. Ah, e c’è una lettera per voi.”
Robert raccolse la lettera dalle mani della signorina Edwards.
La calligrafia era quella di Sarah.

La ragazza raggiunse Robert sul ponte nel parco. Era sola.
«Siete sempre bella come la primavera» disse lui sollevando la bombetta.
«E voi lusinghiero come l’estate, dottor Phillips.»
«Non sta bene per una signora passeggiare sola.»
«Non sono sola» aprì il parasole e gli sorrise. «Ora ci siete voi.»
Pronunciò le parole con insolita dolcezza. Quella che, da diverse settimane, gli faceva battere il cuore più forte.
«Ma vi ho detto di smettere di chiamarmi signorina» riprese lei cominciando a camminare lungo il sentiero. «Ieri sera mi avete chiamata amica. Dunque, chiamatemi Sarah, vi prego.»
«Lo farò volentieri, se anche tu farai lo stesso. Ma solamente lontano da Thomas o dai suoi servitori.»
«Naturalmente.»
Robert mise le mani dietro la schiena e prese fiato.
«Dunque, cosa volevi dirmi?»
Sarah si aggiustò il cappello e lo guardò.
«Ci ho pensato molto, Robert. Ho parlato con la servitù, mi sono prodigata a raccogliere confidenze da tutti. Anche da Thomas. Non credo che la lampada esista. È possibile che tu abbia preso un abbaglio?»
«Comprendo i tuoi dubbi: anch’io ci ho messo molto a capire, nonostante abbia sentito della lampada magica direttamente da lui. Era ubriaco e, all’inizio, pensai stesse farneticando. Ma dopo la morte di Elena ogni dubbio è scomparso. La sua immensa ricchezza, il rapporto clandestino con mia moglie, senza che né lei né chi se ne interessava potesse ricordare nulla. Sono desideri avverati per magia, perché lui ha realmente trovato un jinn durante il naufragio in Oriente. Voglio quella lampada per fargli provare che significa perdere tutto.»
Sentiva il sangue gonfiargli le vene mentre la rabbia tornava.
«Robert» disse Sarah fermandosi e voltandosi verso di lui. «Non è possibile che tu abbia costruito tutto per giustificare il gesto di Elena?»
Il medico sospirò e strinse i pugni.
«So cos’è successo» disse. «C’ero. Ho vissuto i momenti peggiori della mia vita e ricordo molti dettagli in modo dolorosamente vivido. Non pretendo che tu capisca, ma mi aspetto che tu faccia ciò per cui ti ho assunta.»
Sarah gli accarezzò una guancia. Il suo sguardo era triste.
«Perdonami, è che sono in pena per te.»
Robert sbuffò, si voltò riprendendo a camminare.
«Beh, ora sei corteggiata dall’uomo più ricco di Londra.»
Sarah abbassò il capo. «Dovrebbe essere una gioia per una come me. Una che per denaro avrebbe fatto qualunque cosa, come vendere la propria dignità a uomini indegni. Ma ora è differente. Ho visto come i soldi corrompono il cuore di chi li possiede e come tormentano chi non li possiede. Preferisco essere libera un giorno solo, che morire schiava a cent’anni.»
Era sincera, lo poteva indovinare dalla risolutezza e dal dolore nel suo sguardo.
«Non temere, ragazza. Appena Thomas avrà assaporato miseria e solitudine, sarai libera di seguire la tua strada.»
«Intendi che…»
Gli occhi di Sarah sembravano lucidi di pianto. «Intendi che mi abbandonerai?»
Per un istante fuori dalle leggi del tempo, Sarah ed Elena erano la stessa persona. L’aveva scelta apposta, perché le somigliava tanto e avrebbe attirato l’attenzione di Thomas Middleton, ma ora stava rimanendo vittima di quello stratagemma.
Senza riflettere fece un passo verso di lei, sollevò la bombetta e la baciò. Una folata di vento strappò il cappello della ragazza che finì nel lago. Si separarono guardandosi attorno. Nessuno pareva averli notati.
Robert fece un passo indietro. «Perdonami, non…»
«No, lo desideravo. Ti ho chiesto di vederci perché speravo di poterti dire questo: io mi sono innamorata di te. In questi mesi ho cercato di costringermi ad ignorarlo, ma non ce la faccio. E forse non voglio. Io non approvo ciò che tu mi hai chiesto di fare. Questa vendetta ti sta consumando. Non ne vale la pena. Forse puoi vivere felice, invece che perseguire un obiettivo tanto distruttivo. Però, sappi che farò quello che mi chiedi, in ogni caso e fino alla fine. Ma a questo proposito è giusto che tu sappia che il signor Middleton… Thomas ha chiesto la mia mano. Le cose potrebbero farsi più complicate ora.»
Robert attese qualche istante, poi prese le mani di Sarah e sorrise. «Forse la fine è arrivata. Andiamo via da Londra.»

Robert chiuse la valigia. Il sorriso sparì, mentre il demonio usciva dall’oscurità dietro l’armadio. Lo conosceva bene: lo visitava ogni volta che era riluttante. Il suo respiro ricordava il sibilo di un serpente; gli occhi neri le profondità di un pozzo. I denti aguzzi e storti, e i capelli luridi e radi che scendevano da sotto la tuba, davano al personaggio una parvenza umana, seppur spaventosa. Era Vendetta.
«Cos’era quello?» chiese il demone «Un sorriso? Pensi che basti buttare due stracci in un bagaglio? So che stai scappando in campagna con la tua bella puttana, ma non puoi lasciarmi indietro.»
Robert fece schioccare la lingua nel tentativo di nascondere la paura. «Forse prima non lo volevo nemmeno, ma ora ho qualcosa di nuovo per andare avanti.»
«Avanti?» il diavolo scoppiò a ridere spalancando la bocca in modo disumano. «Illuso!»
Il grido lo colpì come uno schiaffo. Il demonio gli balzò addosso facendolo cadere di schiena. «Te la ricordi l’espressione della tua Elena?» le fauci mefitiche battevano a due dita dal suo naso, mentre le parole gli cadevano addosso come bava. «Certo che te la ricordi! Non era tanto pura nella scompostezza del trapasso. E ricordi cosa le trovasti addosso? Il fazzoletto di Thomas Middleton ancora colmo di afrori carnali? Te lo ricordi il puzzo acre del suo seme?»
Robert sfregò i denti fino a farli stridere. Le lacrime gli riempirono le palpebre.
Ma il viso sorridente di Sarah placò i suoi ricordi impazziti. Spinse il diavolo e gli sfuggì. Strisciò all’indietro finché toccò il muro.
«Lasciami in pace!»
Vendetta lo fissava inespressivo.
«Tu non puoi ambire alla pace, Robert. La vendetta è ineluttabile come la morte. Più forte dell’amore, più pesante del destino.»
«L’amore vince tutto. È quanto serve e quanto basta. Ti ho dato retta fin troppo, diavolo bugiardo!»
La bocca del demone s’incurvò in un sadico sorriso.
«A presto, Robert» e come era apparso, sparì dietro l’armadio.

Sarah non era ancora scesa dalla sua camera, nonostante il sole fosse già alto. Ma in quei giorni meravigliosi Robert aveva imparato a conoscerla meglio: a lei piaceva rimanere a letto più a lungo possibile.
La signorina Edwards posò il porridge sul tavolo.
«Grazie. Siete davvero indispensabile» disse Robert.
«Che bel complimento, dottore. Non ci sono abituata.»
Robert sorrise, poi abbassò la voce. «Signorina Edwards, vorrei approfittare dell’assenza della nostra ospite per ringraziarvi per la vostra comprensione.»
La donna lo guardò in silenzio.
«Intendo» continuò Robert «che a una donna timorata di Dio come voi, questa situazione sembrerà scabrosa. Tuttavia ero sicuro di poter contare su di voi.»
«Non siete il primo uomo che abita con una donna che non sia sua moglie e non sarete l’ultimo. Certo, non si addice a una famiglia per bene, ma Dio sa quante ne abbiamo passate. Ma apprezzo il fatto che non condividiate la camera da letto. E mi fa molto piacere vedervi di nuovo sereno.»
«Felice, Agatha. Felice.»
«E ci avete messo un mese e mezzo a imbastire questa conversazione. Che uomo sciocco.»
«Me lo merito.»
La donna annuì, ridacchiò e si voltò per tornare in cucina.
Dopo il terzo boccone lo sguardo trovò la finestra. Dov’era il calesse?
Lasciò la colazione per fare il giro della casa. Anche il cavallo era sparito. Preso da un terribile presentimento, Robert corse su per le scale e spalancò la porta della camera di Sarah.
Lei non c’era, ma sul letto notò un foglio. Lo prese.
Mio caro Robert, sono certa d’amarti, tuttavia non posso più restare. Mi piacerebbe chiederti di perdonarmi, ma so che non lo farai. Addio, Sarah.

La carrozza lo lasciò davanti al cancello e ripartì. Robert scese incurante della pioggia, calcò la bombetta sulla testa e si avvicinò alle inferriate. Una risata roca e sprezzante lo fece voltare. Il diavolo era appoggiato al pilastro dell’ingresso.
«Eccolo qui, il dottore innamorato.»
Robert si strinse nel soprabito fradicio. Aveva temuto quel momento.
«Perché sei qui, a casa di Thomas Middleton?»
«Lo sai.»
«Già. E come promesso sono qui per aiutarti. Per dirti che hai intuito giusto, Robert.»
Il demonio si staccò dal pilastro e gli si avvicinò. «Non hai fatto che tenere d’occhio il tuo grande amico e non hai pensato ad altro. Sai che i desideri erano tre. Sai che Elena era il secondo. E ora l’hai capito.»
«No.» La sua voce tradiva una supplica.
Si prese la testa tra le mani.
«Sì, mio caro. Sarah è il terzo desiderio di Thomas. Il matrimonio è sabato.»
Robert sentì che qualcosa moriva dentro di lui.
«Vendicati e potrò divorarlo. La Vendetta si nutre di vendetta. Ho fame, Robert.»
Il medico cadde sulle ginocchia. Si lasciò andare mescolando le lacrime alla pioggia.

Sarah aveva bevuto. Le sue risate stanche erano tanto belle che Thomas pensò che non si sarebbe mai stancato di ascoltarle. Raggiunsero la cima della scalinata barcollando. Lei lo abbracciò. Quell’odore di sudore aveva qualcosa di inebriante. Sarah si scostò, lo guardò con un sorriso storto e lo baciò con un guizzo della lingua.
«Mi fai sentire una principessa» disse posando il naso contro il suo.
«Fortunatamente non lo sei.»
«I nobili sono orribili. Le damigelle con i loro orinatoi portatili… che disgusto. Lasciano piccole pozze di piscio come i cani.»
Thomas rise. «Quanto hai bevuto, amore mio. Ricorda che sei nipote di un conte.»
«Quella potrebbe essere una piccola bugia. Oh no. Perdonami. Mi odi?»
«No, mi piaci ancora di più.»
La voce di Charles arrivò improvvisa. «Se i signori desiderano, ho disposto che il bagno sia tenuto in caldo.»
Thomas non si era accorto che il maggiordomo era di fianco alla porta della camera da letto.
«Charlie, vecchio mio. Ma che ore sono?»
«È quasi mezzanotte, signor Middleton.»
«Bene» disse Sarah ondeggiando. «Farò subito un bagno. Così avremo una splendida prima notte.»
Thomas rise di nuovo. La sfrontatezza di sua moglie lo eccitava.
«Ti aspetto» disse, poi si rivolse al maggiordomo. «Charles, ci sono degli ospiti che non pare vogliano andarsene.»
«Non dormirò finché ci sarà qualcuno da servire, signore.»
«Grazie, sei prezioso.»
«È il vostro matrimonio. È il minimo che possa fare.»
Charles scese le scale. Sarah si allontanò lungo il corridoio, si fermò e si voltò. Uno sguardo terribilmente serio.
«Thomas, Robert mi ha detto che hai un jinn. È a causa sua se ora ti amo?»
Il sorriso di Thomas si spense. Sospirò. «Ha importanza?»
Sarah sorrise, si voltò e se ne andò verso il bagno.
L’uomo entrò nella stanza. Il caminetto era stato acceso, ne approfittò per scaldarsi le mani.
Quel matrimonio era un sogno che s’avverava.
Si avvicinò al comodino, apri un cassetto e spostò l’asse del doppiofondo. Ne trasse la lampada dorata ormai inservibile. La sistemò sopra il caminetto. Ora aveva un aspetto più opaco e banale, ma era pur sempre un ricordo importante.
Andò alla finestra. La pioggia scendeva ancora e le strade di Londra sembravano torrenti di fango.
Qualcuno bussò. Davanti alla porta aperta c’era Robert con una cappelliera di pelle legata con un fiocco rosso.
«Robert. Pensavo che non fossi venuto.»
L’ospite si fece avanti. «Sono qui per ringraziarti.»
In quel momento notò l’aspetto trasandato. Gli occhi erano rossi e cupi.
«Stavo distraendomi» proseguì Robert «ma tu hai subito rimesso tutto in equilibrio con la tua spregevole arroganza.»
Posò la cappelliera sul tavolo tra loro.
«Hai un aspetto terribile, Robert. Quanto hai bevuto?»
«La vendetta è inevitabile. Questa è la realtà che ci lega. Questo è per te.»
Thomas prese un candelabro e si avvicinò. Sciolse il fiocco e aprì il coperchio del cilindro. Dentro c’era una matassa di capelli biondi incollata di sangue.
«Una moglie per una moglie» sussurrò Robert
Thomas infilò le dita tremanti e sotto la chioma toccò un viso. Aprì uno spiraglio e riconobbe l’occhio aperto di Sarah.

Robert guardò Thomas cadere in ginocchio e urinarsi addosso.
«Ora non puoi farci più niente. Hai finito i desideri.»
Si voltò e strascicò i piedi fino alla porta.
«Che tu sia dannato Robert! Elena è colpa tua! L’assillavi! L’hai tormentata finché non si è uccisa!»
«C’eri tu dietro.»
«Quando stava con me era se stessa. Io so cosa pensava.»
«L’hai obbligata.»
«Tu non sai che cosa ho desiderato. Non lo saprai mai!»
Robert raccolse la bombetta che gli era caduta nel corridoio guardò Thomas straziato dal dolore.
«Hai notato come le somigliava? Ho girato i bordelli di mezza Inghilterra per trovarla. Viva gli sposi.»
Lasciò l’uomo in lacrime e raggiunse il calesse.
Tra il suono della pioggia e degli zoccoli sentì la voce del suo diavolo.
«Più forte dell’amore, più pesante del destino. L’ho detto.»
«È fatta. Ora puoi divorare Thomas e lasciarmi in pace.»
Il demonio scoppiò a ridere. «Thomas non mi interessa. Ricordi cos’hai detto? Che sono un diavolo bugiardo. Avevi ragione.»
Robert trasalì.
«Ti ho mentito.»
Le fauci del demonio si spalancarono e lo inghiottirono.
Se era vero che i suicidi finivano all’Inferno, forse avrebbe rivisto Elena.



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Luca Nesler
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Re: Ineluttabile come la morte - Luca Nesler

Messaggio#2 » venerdì 17 gennaio 2020, 22:33

Bonus:

- Ambientazione storica ed elemento fantastico: Londra vittoriana e genio della lampada (jinn)
- Un personaggio mente al protagonista: il demone Vendetta fa credere a Robert che lo aiuta per nutrirsi di Thomas spronandolo a compiere la sua vendetta, mentre intende nutrirsi di lui.
- Flashback: la morte di Elena; plot twist: Thomas usa il suo ultimo desiderio per sposare Sarah e Robert non può così avere l'agognata pace.

Ho sforato coi caratteri, ma ne ho eliminati quasi 5000. Mi tocca il malus

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Eugene Fitzherbert
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Re: Ineluttabile come la morte - Luca Nesler

Messaggio#3 » domenica 26 gennaio 2020, 12:39

Ciao , Luca,
Bentrovato!
Il racconto ha un bel sapore tardo-ottocentesco, e la scrittura è veloce e ben gestita. Forse alcune limature sparse, per rendere ancora più scorrevole il testo, renderebbero l'esperienza ulteriormente gradevole. Mi riferisco alla parte iniziale, in cui vengono introdotti i personaggi, che sono abbastanza, in un'ubriacatura di nomi, senza nessun titolo o altra caratteristica che li faccia ricordare. Abbiamo Thomas, il riccone arrivista, Robert, che è un medico di paese, ma non lo sappiamo fino alla scena successiva, Sarah, che è una ragazza (senza altro aggettivo) e poi Charles, il maggiordomo. Credo che dovresti controllare meglio l'entrata in scena di questi personaggi in modo da farli ricordare al lettore, soprattutto per evitare che restino solo dei nomi e che abbiano un aspetto più tridimensionale.

La trama è molto convoluta e ricca di cambi di fronte e rivelazioni, anche se alcune carte me le sarei giocate diversamente. La cosa che arriva come un fulmine a ciel serene e che mi ha fatto un po' storcere il naso è l'elemento soprannaturale e mi riferisco al Demone della Vendetta. Ci sta tutto, è un elemento che alla fine ti serve a creare l'ultimo vero colpo di scena e diventa motore delle azioni del protagonista, solo che mi devi preparare meglio prima di farmelo conoscere. E avevi anche un momento perfetto per farlo: durante il viaggio con la Morfina. Io lettore penso che il motivo per cui il Doc sia tossicodipendente sta nel dolore della perdita. E tu lì devi farmi venire il dubbio: il nostro protagonista si fa perché vuole tenere lontano il Demone, è l'unica soluzione che ha per sbattergli la porta in faccia.
Anche al fuga d'amore in campagna è stata un po' frettolosa, soprattutto considerando che la ragazza doveva essere sotto l'influenza del terzo desiderio di Thomas. Lì il dialogo con la governante poteva introdurre un elemento di dubbio sull'esito della relazione tra Sarah e il Dottorem, accennando a qualcosa che non andava. Così da preparare il campo al ritorno della ragazza da Thomas.
Il finale invece è bello, interessante e sorprendente. (la testa nella cappelliera mi ha ricordato tantissimo Seven di Fincher ed è stata una bella chicca!)

Luca, al netto delle centinaia di parole scritte qui, ho apprezzato il racconto, per la sua atmosfera, molto Doyle in versione weird, per alcune trovate e per i colpi di scena. Aggiustalo e cerca di controllare meglio alcuni passaggi, e vedrai che può diventare ancora migliore!

PS: le tapparelle sono state inventate agli inizi del 900, sarebbe meglio accennare alle persiane o agli scuri, più storicamente accurati.

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Luca Nesler
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Re: Ineluttabile come la morte - Luca Nesler

Messaggio#4 » domenica 26 gennaio 2020, 14:10

Grazie per i graditi suggerimenti. Tapparelle l'ho scritto intendendo proprio gli scuri, che io da bambino chiamavo tapparelle uguale... Ora conosco la differenza, ma... Sono un ritardato.
Poi ti confesso che il demone era introdotto proprio sul risveglio dalla morfina con una connotazione da tormentatore e avevo ben 2 scene sulla vita in campagna, ma ho tolto tutto per esigenza di spazio. Stavolta ho calcolato male gli spazi.
Per il discorso del rapporto, Sarah scappa appena Thomas esprime il desiderio, cosa che fa dopo tempo che non la vede (dopotutto era l'ultimo desiderio e ha tergiversato prima di esprimerlo).
Colgo il suggerimento sulla parte iniziale e la presentazione dei personaggi. In effetti era un dubbio che mi era venuto.
Aggiungo e provo a correggere! Grazie!

Dario17
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Re: Ineluttabile come la morte - Luca Nesler

Messaggio#5 » domenica 26 gennaio 2020, 15:08

Ho fatto molta fatica a leggerlo data la struttura contorta e spigolosa: nelle prime 10 righe capire chi si rivolga a chi e quanti sono nella stanza è stato arduo; magari qualche tratto caratteristico in più dei personaggi avrebbe aiutato a riconoscerli meglio.
Il flashback si riconosce tale soltanto per quella riga vuota: gli stessi identici tempi verbali, l'assenza un font diverso o di un virgolettato non danno una mano.
Ad ogni paragrafo i personaggi sembrano teleportati su ambientazioni diverse, primo fra tutti lo spostamento di Robert tra il pre ed il post flashback.
La proprietà di linguaggio certo non ti manca considerando i dialoghi, ma con una bella limata ne gioverebbe sia la lettura che il punteggio finale. Malus sui caratteri in eccesso evitabile, dunque.
Il demone è sterotipato: brutto, cattivo e bugiardo, una manciata di originalità lo avrebbe reso più interessante.
Tema rispettato al 100% e bonus centrati.
(Ho letto e riletto il passaggio, ma ancora non sono riuscito a capire cosa sia il gigante di pietra. L'elefante?)

ARTHUR CONAN DOGLIE

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Luca Nesler
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Re: Ineluttabile come la morte - Luca Nesler

Messaggio#6 » domenica 26 gennaio 2020, 16:01

Grazie Dario, suo discorso delle prime battute hai perfettamente ragione. Il flashback è tale anche perché un personaggio nominato come morto è vivo, ma se la cosa sfugge risulta arduo collocarlo, mi rendo conto. Rifletterò sul discorso dei dialoghi. Cercavo di renderli più vittoriani, ma è probabile si possano limare. Il demone è un demone. È una creatura fantastica, è vero, ma penso che abbia un'identità da rispettare, come un vampiro o un fantasma. Ci sono caratteristiche che li rendono tali.
Il gigante di pietra è l'elegante, sì. Hai indovinato!
Grazie per i suggerimenti!

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Polly Russell
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Re: Ineluttabile come la morte - Luca Nesler

Messaggio#7 » mercoledì 29 gennaio 2020, 19:32

Ineluttabile come la morte di Luca Nesler
Ciao Luca, ben trovato anche a te. Adoro l’epoca vittoriana e nei dialoghi, come negli
elementi visivi l’hai rappresentata alla perfezione. I dialoghi, nella parte iniziale, ahimè sono parecchio confusi. Ho fatto fatica a capire chi diceva cosa e a chi. Probabilmente avrebbe aiutato, come ti hanno già suggerito, qualche elemento descrittivo, nel resto del racconto comunque, il problema non persiste. Altro elemento che fa confusione è il cambio di punto di vista. In un racconto breve, io, lascerei sempre lo stesso e anche se qui lo hai diviso con una riga vuota, avere tutto a un tratto le sensazioni di Thomas al posto di quelle di Robert mi ha spiazzata. Il demone lo avrei lasciato solo nella mente di Robert, oltretutto la prima volta che facciamo la sua conoscenza è dopo una buona dose di morfina, quindi ci poteva stare benissimo. Tanto più che come elemento fantastico avevi già il genio e avrebbe messo ancora più paura. comunque è una bellissima figura, descritto davvero bene, da i brividi: l’ho immaginato come una sorta di Shinigami, tipo quello di Death note, che gli parla dal buio della stanza, sicuro del fatto che solo lui può vederlo. Il colpo di scena, alla fine, è più il voltafaccia del demone che l’assassinio di Sarah, ma lo è anche il fatto che forse Thomas non era così cattivo come ce lo aveva dipinto il protagonista fino a quel momento, e a questo proposito: che diavolo aveva desiderato davvero Thomas? Rimarrò con questo dubbio tutta la sera. Oltretutto mi era anche simpatico!
Un gran buon racconto che pecca un po’ in chiarezza, ma di un peccato veniale, risolvibile in poche battute.
Polly

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Luca Nesler
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Re: Ineluttabile come la morte - Luca Nesler

Messaggio#8 » giovedì 30 gennaio 2020, 10:21

Ciao Polly. Grazie dei suggerimenti. In effetti la prima parte è disorientante, rileggendola ora me ne rendo conto anch'io, ma in stesura... Avete ragione, devo correggere.
Per quanto riguarda il punto di vista la penso come te, generalmente preferisco tenerne uno solo, sopratutto nel racconto, ma in questo caso mi piaceva l'idea di partire da Thomas per sottolineare la sua gioia che stava vivendo con Sarah e il fatto che, nonostante fosse forzato dalla magia, il loro rapporto sembrava funzionare. Inoltre mi piaceva ribaltare il PDV per esprimere che Thomas sembra una persona cattiva a Robert, ma, forse non lo è, tanto che i due si accusano a vicenda di aver causato la morte della donna che entrambi amavano. Insomma, sono tante cose a cui non vorrei rinunciare e non saprei esprimere bene col PDV di Robert, ma forse posso pensarci un po' di più e cercare una soluzione per non spiazzare.
Sul demone, la possibilità di renderlo un'allucinazione c'era. In effetti ha un carattere più metaforico che non realistico, solo che mi piaceva il finale (anch'esso metaforico) dove il demone della vendetta divora chi ha votato la vita alla vendetta e non l'oggetto della vendetta (ho già detto vendetta?). Quindi volevo che Robert fosse mangiato (così beccavo anche il bonus del qualcuno mente). Ma forse l'idea dell'ossessione, per quanto sia un cliché, rimane significativa. Ci penso...
Hai ragione, in effetti somiglia molto a uno shinigami. Come faceva notare anche Dario, è una sorta di archetipo del male, un'interpretazione adulta (e inflazionata) del diavoletto sulla spalla.
Il vero desiderio di Thomas :D non l'ho pensato. Ho pensato che Elena potesse avere una vita personale segreta a Robert, una sorta di non detto che però svelava con Thomas. Robert pensa che Elena fosse come ipnotizzata, ma forse non è così. Forse Thomas ha solo desiderato che ogni volta che lui si incontrava con Elena, fosse l'unico a poterlo ricordare. Ma non ho consumato neuroni a pensare cosa davvero ha desiderato.
Grazie della lettura e dei consigli!

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Puch89
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Re: Ineluttabile come la morte - Luca Nesler

Messaggio#9 » venerdì 31 gennaio 2020, 19:04

Ciao Luca,
Ammetto che ero curioso di leggere il racconto che ti ha fatto sudare parecchio per essere sforbiciato a dovere (sono riuscito a leggerlo solo ora) e l'attesa ha ripagato.
Premetto che sono di parte, perché amo in modo viscerale l'ambientazione Vittoriana, specie se ci sono degli elementi di fantastici (che siano fantascienza o fantasy classico non importa) a rendere il tutto più interessante e misterioso.
In questo caso, come elemento aggiuntivo ho apprezzato molto di più Vendetta che non il jinn, sebbene tu l'abbia stereotipato mi è piaciuto davvero molto; alla fin fine non tutti gli stereotipi sono un male, in questo caso fa la sua figura e i suoi dialoghi sono a parer mio i più accattivanti della storia.
Per il resto, rientro tra quelli che hanno avuto un po di difficoltà inizialmente a collocare i dialoghi, ma ti è stato già detto a sufficienza. Il flashback l'avrei messo in corsivo o reso riconoscibile in qualche altro modo, ma sono piccolezze tutto sommato, ciò che conta è il contenuto e a me ha soddisfatto. La lettura è stata scorrevole, dialoghi ben scanditi e si vede che ne hai una certa padronanza, anche se in un paio di casi avrei gestito la cosa diversamente (tipo il dialogo con la moglie, o quello finale) ma poca roba. Sono stato pervaso dall'inizio alla fine dalle dall'atmosfera Vittoriana, con alcune sfumature dark specialmente durante i passaggi con Vendetta, che ripeto, ho apprezzato assai.
Una nota dolente la riservo forse al finale. Mi spiego, tra il momento in cui Sarah va a farsi il bagno e quando arriva Robert con la sua testa nel cilindro, pare sia trascorso un attimo, mentre è evidente che non può essere così. Mi ha fatto storcere un po' il naso, perchè poteva e doveva essere gestito meglio.
Per il resto, gran bel racconto, complimenti.

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Luca Nesler
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Re: Ineluttabile come la morte - Luca Nesler

Messaggio#10 » venerdì 31 gennaio 2020, 20:57

Ciao Alessio, grazie dei complimenti, mi fa piacere che il racconti ti sia piaciuto. Ho scelto l'epoca vittoriana perché affascina molto anche me. Grazie per i suggerimenti, concordo con le vostre annotazioni e ho già cominciato a mettere mano al testo. Questo racconto risente molto del limite di caratteri: ho sbagliato a costruire una trama troppo complessa a livello temporale. Hai ragione anche sulla percezione temporale della parte finale. Invece sono curioso di sapere come avresti gestito i dialoghi diversamente. È il genere di scambio più utile, così mi dai una prospettiva diversa su cui ragionare (se non ti rompo le palle). Grazie ancora e alla prossima!

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