Filomena deve morire, di Andrea Lauro

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due gennaio sveleremo il tema deciso da Dario Orilio. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Andrea Lauro
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Filomena deve morire, di Andrea Lauro

Messaggio#1 » giovedì 16 gennaio 2020, 21:14

I (1944)
Nello specchio vedo un’Elisa diversa: l’ultimo mese è stato il più lungo della mia vita.
Infilo i guanti, aggiusto la gonna, mi pongo di tre quarti e l’immagine risponde. Alzo il mento, sostengo lo sguardo.
Cerco dignità, invece vedo una donna composta. Ho affrontato la scomparsa di Carlo: posso farcela.
L’immagine mi osserva, noto l’ennesima ombra di incertezza.
Inspiro e le parole escono d’un fiato: “Filomena ha tradito l’amore della mia vita e l’ha consegnato ai fasci.”
Ecco, ora l’immagine è giusta. Nello specchio vedo dignità.
Filomena deve morire.

Ricordo (Primavera 1933)
“Ehi, ma tu sei in classe con me: fatti vedere. Che hai da piangere?”
Alzai la testa. “Nulla,” feci.
“Nulla? Non mi sembra,” rispose lei. Si guardò intorno.
Poco lontano, gli altri bambini continuavano a farmi il verso.
“Che hanno, quegli stupidi?”
“Niente,” ripetei, “me la so cavare.”
Quella raccolse dei sassi, prese la mira e fece fuoco.
“Ecco, se ne sono andati. Dai, vieni.”
Fu così che conobbi Filo.

II
Non tarderò: oggi si compie il mio piano. Il lungolago di Salò corre sotto i miei piedi.
Sarà vera Giustizia, non quella dei tribunali. Primo, perché oggi i tribunali sono in mano al nemico. Secondo, perché Filomena non merita la prigione per ciò che ha fatto: il tradimento si paga con il tradimento. Lei ha consegnato Carlo ai fascisti, ora io la consegnerò ai partigiani: è intelligente, capirà l’ironia.
Ma se voglio andare fino in fondo, devo essere onesta con me stessa. La mia non è Giustizia, non posso arrogarmi questo diritto. La mia è Esecuzione, o meglio ancora Vendetta.

Ricordo (estate 1935)
“Filo, e se poi non ci vedremo più?”
Mi guardò meravigliata: “Come sarebbe a dire?”
“Dico: se al liceo troverai delle amiche migliori di me?”
Mi prese le mani nelle sue: “E tu credi possa succedere?”
Sentii il sangue salire alle guance. Distolsi lo sguardo. “No, ma… ho paura.”
Avvicinò il suo viso al mio. “Eli, tranquilla. Ci sono qui io a proteggerti.”

III
Arrivo puntuale all’incontro con Gianni, partigiano e amico di Carlo; mi ci siedo accanto, fingo di cercare qualcosa nella borsetta.
“Elisa. Venendo qui corro un grosso rischio.”
“Non pensi ne valga la pena?”
Sospira. “Immagino di sì, se è per Carlo.”
“Ho chiesto che foste in due, però.”
Gianni fa un cenno alla sua destra: un uomo dalla parte opposta della piazza ci tiene d’occhio: ecco la spalla. Bene, tutto è pronto: il pensiero mi dà un brivido.
“Parlami della tua spia”, mi dice.
“Filomena.”
“La puttana dei fasci?”
“Sì” taglio corto.
Gianni mi fissa: “Una tua amica?”
Stringo la borsetta. “Un tempo, forse.”
Indica l’entrata del caffè di fronte a noi. “Come sai che si farà viva?”
“Sono settimane che la seguo e pianifico. Fìdati: il martedì esce dalla biblioteca e si ferma in quel caffè.”
“Ci viene sola?”
“Sì.”
“Come sai che è stata lei?”
Chiudo la borsetta e incrocio le braccia. “Diciamo che ho un forte sospetto.”
“Un forte sospetto? Qui non stiamo giocando, Elisa. Non mi basta un forte sospetto, devi essere sicura. Se ci muoviamo, quella puttana passerà guai seri.”
Non chiamarla puttana. “Ho chiesto in giro,” rispondo, “persone fidate. Carlo l’ha incontrata, prima di sparire. È stata lei, ma non so il perché.”
Mi ascolta, serio.
Continuo: “Senti, tu hai perso un amico, io qualcuno che amavo. Diciamo scomparso, ma sappiamo entrambi che fine ha fatto.” Oddio, mi rendo conto solo ora di quanto mi faccia male pronunciare queste parole.
Proseguo: “Se davvero l’ha consegnato ai fasci, voglio che paghi. Devo affrontarla, sentire cos’ha da dirmi.”
“E se fosse davvero lei?”
“Mi vedrai uscire da quel caffè e farti il segnale. Agirete subito: non possiamo lasciar passare troppo tempo. Potrebbe insospettirsi, cercare protezione.”
Annuisce: “La seguiamo fino al tram che la porta a casa, saliamo; scendiamo con lei a Gardone Riviera, poi la prendiamo.”
“Sì.” Mi dà quasi fastidio sentir ripetere il piano: è mio, non suo. Ma immagino voglia essere sicuro.
Gianni sospira. “Senti, io ho capito che sei furibonda, che la vuoi morta. Accetta solo un consiglio: quando sei lì dentro, non lasciare che le emozioni prendano il sopravvento.” Si passa una mano tra i capelli, si guarda attorno. “Quello che ti voglio dire, insomma, è che Carlo giocava una partita pericolosa.”
Mi raddrizzo. “Che intendi?”
Si incupisce. “Carlo da un po’ di tempo aveva alzato la posta. Ha cominciato a prendere ordini dai vertici della Resistenza. Non era più una semplice staffetta, capisci?”
No.
“Insomma, non mi stupisce che i fasci abbian messo la puttana sulle sue tracce. Pensi sia caduto in una trappola, io ti credo. Perché Carlo lavorava in incognito per portar informazioni fuori da Salò. Notizie su rastrellamenti, dispacci, roba che dovrebbe restar segreta. Aveva dei contatti qui, gente in alto. Questo ho capito dalle sue mezze frasi.”
Oddio. Stai davvero parlando del mio Carlo?
“So poco del resto. Ma un giorno mi confidò di aver per le mani qualcosa di grosso. Un’arma, mi disse, che i nazisti hanno costruito e che erano intenzionati a inviare proprio qui, sotto il nostro culo.” Si ferma, schiaccia colla punta della scarpa sigarette che non esistono.
“Che arma?” chiedo.
Scuote la testa. “Mai saputo. Senti,” continua, “l’ho ammirato, per quello che faceva; ma se si è fatto prendere, è perché giocava col fuoco. È stata la puttana dei fasci? La Guardia Nazionale durante una retata? Non cambia la sostanza: ora Carlo è in mano loro, e come finale era inevitabile.”
Non so se voglio ascoltarlo.
“Quello che ti sto dicendo è di non fare la sua fine. Non c’è niente che tu debba dimostrare: in quel caffè evita le pazzie, ti prego. Non so quanto bene conosci quella donna, ma fidati se ti dico che è pericolosa.”
La conosco bene: ora più che mai voglio il suo sangue.

Ricordo (autunno 1940)
Come si chiamava quel tizio? Era amico di amici. Mi venne incontro con fare spavaldo.
“Ehi, Elisa. Ho saputo che quella tua amica se la fa con i fascisti.”
“Come?”
“Sì, hai capito. Filomena.”
Risposi di getto: “Tu non sai quello che dici.”
“So benissimo quel che dico: sta col nemico. Sai come la chiamano? Puttana dei fasci. Credi che a Carlo faccia piacere che tu abbia quel genere di frequentazioni?”
“Sta’ zitto.”
Credo che quel tizio provasse gusto a distruggere qualcosa di bello. C’era riuscito.

IV
La vedo arrivare ed entrare nel caffè, tutto secondo i piani. Lascio Gianni, mi incammino: si comincia.
Perché Carlo aveva incontrato Filomena? Son settimane che ci penso, non ne vengo a capo. Perché un partigiano dovrebbe incontrarsi in un caffè con nientemeno che la Puttana dei fasci? Dannazione, devo smetterla di chiamarla così. È offensivo per lei, per me, per tutte noi. Nessuno si azzarderebbe a dare a un fascista o a un partigiano del puttaniere: perché sono uomini, non importa da che parte stiano.
Perché Carlo aveva incontrato Filomena?
Forse per tentare di avvicinarla: sapeva dei suoi frequenti abboccamenti con gli ufficiali fascisti. Cercava di convertirla alla causa? No, non quadra: era un gioco troppo pericoloso. Sarebbe stato più pratico parlarne con me: eravamo amiche di vecchia data, avrei tentato l’avvicinamento con più possibilità di successo.
Forse Carlo è un traditore: passava informazioni ai fasci attraverso Filomena. Che pensiero orribile. E poi questo non spiegherebbe la sua scomparsa, a meno che non si sia nascosto temendo ritorsioni. Ma se anche fosse, perché nascondersi da me? Nemmeno un addio? Forse la vera domanda è: quanto bene conosco Carlo? Comincio a nutrire dubbi in merito, dopo ciò che ho sentito da Gianni.
Forse Carlo era nel mezzo di un’operazione, ha incontrato Filomena e si sono scambiati cordialità. Di qui, il coinvolgimento della mia amica sarebbe solo casuale. In cuor mio spero sia andata così, che i pedinamenti e le pianificazioni dell’ultimo mese siano stati tempo buttato. È l’unica possibilità che le do per passarla liscia. Ma dovrà vendersi bene: non sono un’idiota, capirò se mente.
Forse è andata proprio come temo: Filomena l’ha attirato in una trappola. Ma come ha fatto Carlo a cascarci? Filomena gli aveva offerto o promesso qualcosa? Non ci devo pensare. C’è un limite anche alle congetture.
Apro la porta ed entro.
Metto in atto il piano.

V
Il caffè è affollato: meglio, daremo meno nell’occhio. Filomena è seduta al tavolo, sta leggendo un libro: m’avvicino, sposto la sedia e prendo posto.
Il rossetto di Filomena dipinge una grossa “O” sul suo volto.
“Eli! Oddio che piacere!”
“Filo.” Non so dire altro, d’improvviso sono bloccata.
“Quanto tempo. È bello vederti.”
Le parole non escono. È un mese che preparo il copione, la pallottola è in canna ma l’arma si inceppa.
“Eli, ehi. Tutto bene?”
Con che coraggio mi chiede se va tutto bene? Quella domanda ha il potere di sciogliere la mia lingua: “Filo, tagliamo corto con le ipocrisie: sai perché sono qui. Ho domande da farti.” Ecco, così va meglio.
Mi osserva, non capisco se con timore, stupore o semplicemente attenzione.
Vado dritta al punto: “Carlo è scomparso da un mese e mezzo: dimmi dov’è.”
Filomena si tira indietro, mette distanza tra preda e cacciatore. Il viso è tirato: “Oh Eli, mi dispiace molto, davvero. Ma non ho idea di dove sia. Come potrei?”
“Stai mentendo, Filo.”
Mi fissa, non risponde.
“Avanti. Parla.”
Arriva il cameriere, mi chiede cosa voglio ordinare.
“La mia amica se ne sta andando, grazie.” risponde lei, senza togliermi gli occhi di dosso.
Quello si allontana, così riprendo: “Tu non sei mia amica, Filo.”
“No, a quanto pare. Ma lo siamo state per molto tempo. E credevo lo fossimo tuttora.”
“Risparmiami la scena madre. Ti ho fatto una domanda.”
“Tu pensi di poter venire qui, una vita che non ti vedo, a farmi il terzo grado? T’ho dato una risposta. Non so niente di Carlo. Mi dispiace per la sua scomparsa, so che eravate una bella coppia. Ma non ne so niente.”
“A mentire fai schifo. L’ultima volta è stato visto con te.”
Il suo volto sbianca. Centro: allora è vero.
Si riprende in fretta: “Ti stai sbagliando.”
“Non ci provare, Filo. Mi sono informata: so che l’hai visto.”
Distoglie lo sguardo. Sta prendendo tempo, sta calcolando come uscirne: non intendo mollare.
“Vi siete visti in questo stesso caffè: voglio sapere.”
Resiste ancora un poco, poi manda un lungo sospiro. “Va bene. L’ho visto, sì.”
“Perché.” Non è nemmeno una domanda, è una pietra a cui non puoi girare attorno.
“Io… lo dovevo incontrare.”
“Perché?” Parla, maledetta.
“Elisa, io…”
“Perché l’hai consegnato alla Guardia Nazionale?”
Accusa il colpo, ma mi rendo conto che è per lo stupore.
“Cosa?” S’accorge d’aver alzato la voce, si guarda intorno e torna su di me. “Credi che l'abbia denunciato? È questo che pensi di me? Della tua amica?”
“Vuoi dire che non è così?” Ma qualcosa scricchiola, ora.
“Io… non potrei mai.”
“Spiegati.” Magari una volta per tutte, così la chiudiamo qui.
“Ci sono cose che non vuoi sentire.”
“In che senso?”
Rimane zitta, gli occhi in basso.
Contengo a stento rabbia e frustrazione; poi crollo. “Spiegati, dannazione!”
“Io... io lo amavo.”
Il colpo mi è arrivato da un angolo cieco, non ho preso fiato e l’effetto è devastante.
“Tu stai scherzando.”
“No, Eli.”
“Menti!” ed ora vorrei fosse davvero così. “Oddio, mi viene da vomitare.” Tutto sta accelerando.
“Senti, Eli…”
“Sta’ zitta! Stai zitta.”
Devo ragionare. Cos’è, uno di quegli incubi in cui tutte le cose capitano assieme, e non c’è modo di venirne fuori fino a quando ti svegli? E che fai se non puoi svegliarti? Prima mi dicono che Carlo è una spia, poi che mi tradiva: dolore nuovo e ben peggiore, rispetto a quello per la sua scomparsa.
Vorrei incenerire Filomena, qui e ora; eppure non le credo, sta nascondendo qualcosa. Deve essere così.
“Ma che razza di amica credi di essere? Cos’è, eran finiti gli uomini alla casa del fascio?”
Fatico a non alzare la voce, confido nel brusio di sottofondo. Comunque, al diavolo tutto. “Dimmi, l’hai fatto per invidia?”
“Io non…”
“Ma certo, è naturale, tu mi hai sempre invidiata,” le parole escono senza controllo, “era una continua competizione, per te: voti, amicizie, ragazzi. Ed ora che ho l’amore della vita, tu me lo porti via. Schifosa puttana.”
“Ora basta.” L’ordine arriva da una Filo che non conosco. Detto sottovoce, eppure carico di un’autorità che non mi aspetto: sarei stata pronta a fronteggiare una preghiera, un urlo straziato, uno schiaffo. Il suo è un comando che ha qualcosa di militare, che fa paura. È questo che si impara a stare con i cattivi? E per un solo, brevissimo momento che so di non perdonarmi, le invidio questo carisma.
Filomena parla in fretta: “Stammi bene a sentire, voglio che una cosa sia chiara. Parli di amicizia e neppure ti rendi conto di cosa mi hai fatto: tu sei scomparsa da un giorno all’altro, senza spiegazioni, senza appello. Siamo state inseparabili per anni, io credevo per sempre. Credi sia stato facile?”
Mi torna in mente quella frase, ho saputo che quella tua amica se la fa coi fascisti.
“E non ho ancora capito cosa possa essere successo. Mia madre è morta due anni fa, lo sapevi? Ti ho cercata, avevo bisogno di te e d’un tratto sei scomparsa.”
Tento una risposta: “Avevi altre amiche, ormai: avevi le compagne di liceo.”
“Cos’è, tu non avevi altre amicizie? Il nostro rapporto era ben diverso, Eli. Il fatto che io abbia conosciuto altra gente ti dà il diritto di sparire?”
Sto incassando, sono alle corde. “La guerra ci stava cambiando”, sussurro.
“La guerra! L’avremmo affrontata assieme!”
“Ma tu te la facevi coi fasci!” Oddio, l’ho detto. Vorrei tornare indietro.
Sembra che il tempo si sia fermato sul volto di Filomena: gli occhi sbarrati, le labbra dischiuse in uno stupore pieno di consapevolezza. Sembra fatta di cera.
Cerco di parare: “Scusa, non intendevo questo.”
“No, no. Tu intendevi esattamente questo.” La maschera ha ripreso vita. “Ma certo, tutto torna. Ecco spiegato perché non ti facevi trovare, perché sei sparita.” Pausa. “Tu sei convinta di quello che dici. Che stupida sono. Questo è il motivo.”
“Vuoi dirmi che non è così?”
Filomena si riscuote, mi fissa con uno sguardo nuovo. Pietà.
“Oh, Eli. Stavi davvero buttando la nostra amicizia?”
Questo è troppo. “Tu l’hai buttata! Sei uscita con Carlo! Cos’è questa, una spiegazione del perché mi hai fregato il ragazzo?”
Ora si sorregge la fronte, le esce una risata amara. “No, Eli, questa non vuole essere una spiegazione.” Scuote e rialza il capo. “Senti, è tutto molto complicato, più di quanto credi: ogni cosa a suo tempo. Te lo chiedo nel nome della nostra vecchia amicizia: fidati di me, ti spiegherò tutto. So che è dura, ma devi darmi tempo.”
Non so più cosa dire, non so più a cosa credere. Torno ad essere una bimba che cerca di capire perché gli altri la scherzino.
Ma sono ancora in tempo per ucciderla. Ci penso.
Poi accade qualcosa.

VI
Una voce penetra sottopelle. Non capisco da dove arrivi, ma è forte; non articola parole, eppure la comprendo.
Odio, dice. Dentro di te c’è odio. Spiegalo.
La risposta mi viene facile. Sono stata tradita.
Tradimento. Quali le tue intenzioni.
Vorrei ucciderla. Il perché non importa. Farla ammazzare dai partigiani.
Con chi sto parlando? Me stessa?
I partigiani.
Sì, sono lì che aspettano.
Alzati.
La voce è ferma, convincente.
Alzati.
Deglutisco, poi il mio piede si muove: non lo controllo. Sono intorpidita, sento freddo. Mi cade la borsetta dalle ginocchia: non vorrei, ma sto per farlo.
Alzati.
Panico. In quel momento una mano afferra la mia: una presa forte, calda come il sole. Calore che si propaga per l’avambraccio, su per la spalla fino a riempire il petto. Rinsavisco, metto a fuoco e vedo il volto preoccupato di Filomena.
“Eli, sono qui. Non ti muovere. Sono qui”, mi sussurra.
“Cosa?”
La sua mano è ferma, sento una sicurezza che in tutti questi anni mi era mancata. Voglio fidarmi di lei.
“Non ti muovere. Siamo in pericolo.”
La voce è sparita. Dietro di me sento una sedia spostarsi. Mi giro: un uomo in impermeabile si fa strada tra i tavoli ed esce senza pagare il conto.
Torno a Filomena e noto che anche lei sta guardando la porta, non si è persa un solo movimento.
La risposta non può essere semplice. “Filo. Tu… mi hai salvata.”
Sta ancora fissando la porta.
“Ma non so da cosa”, continuo.
Lei torna a guardarmi, nei suoi occhi urgenza, calcolo di possibilità.
“Elisa. La faccenda diventa seria.”
“Eri tu nella mia testa?”, chiedo.
“Cosa? No. Ma so cosa ti stava accadendo. Quell’uomo.”
Brancolo nel buio, ovviamente. Ma son sicura che Filo può aiutarmi.
“Ascolta Eli, abbiamo poco tempo.”
“Che intendi?”
“Intendo che ti ho mentito, poco fa. Non ho mai amato Carlo.”
“Cosa?” L’ennesima doccia fredda.
“Hai capito bene. Carlo non era il mio amante.”
“Ma tu hai detto…”
“So quello che t’ho detto. L’ho fatto per proteggerti.”
Le mie difese sono azzerate. Non so più se posso crederle. Da quando ho deciso di mettere in atto il mio piano di vendetta, il mondo è andato in frantumi. Ero convinta d’aver tutto sotto controllo, di poter azionare da sola le leve.
“Se va come dico, presto avremo compagnia. Non intervenire. Lascia fare a me.”
Avrei voglia di piangere.

VII
Tempo un minuto, e oltre la vetrina vedo gli uomini della Guardia Nazionale Repubblicana. Fulmino Filomena: “La GNR! Mi hai tradito!” Eccoti, Elisa, sei in trappola.
Mi fissa, occhi indecifrabili. “Ti prego, Eli. Fìdati.”
I fasci entrano in forze. Uno sembra il capo, fa cenno agli altri, poi erompe: “Signori, consideratevi tutti agli arresti: vi prego di seguirmi al Comando. È un caso di sicurezza nazionale.”
Posso tentare di denunciarla. Alzarmi e dire: ehi, lei è con me, è una partigiana. Prenderebbero anche me, ma che importa ormai. Carlo non c’è più. La vecchia Filo non c’è più. Darei corso alla mia vendetta. Chiuderei con dignità.
Poi penso alla mia amica, alla nostra forza insieme. M’ha chiesto di fidarmi di lei. Come posso?
Decido di fidarmi. Resto zitta.
Filomena si alza: “Capitano, che sta succedendo?”
Quello la guarda e la riconosce. “Filomena! Lei qui?”
“Come vede”, fa lei. Sembra che si trovi a suo agio, oppure è brava a mentire. “Che problemi ci sono?”
“Stiamo cercando dei partigiani, signorina.”
“In questo bar? A Salò?”
L’ufficiale ammorbidisce i toni: “Così sembra, signorina.”
Ci guarda, sembra pensarci su.
Ci fa cenno di andarcene.
Prendo la borsetta, misuro bene i passi, siamo fuori.
Gianni e il suo amico se ne sono andati.

Epilogo
Filomena è appoggiata al muretto, osserva il golfo.
“Non so cosa sia accaduto a Carlo,” dice. “Ha mancato gli ultimi incontri: temo il peggio. Sai, mi parlava di te. Credo sia un modo come un altro per mantenerci umani, in questi tempi di follia.”
Non avevo parlato per tutto il tragitto. “Sei della Resistenza?” chiedo.
Ride. “Insospettabile, vero? Il giorno che mi scopriranno, Dio solo sa quanto me la faranno pagare. L’ho messo in conto.” Si accende una sigaretta.
“Ero convinta che la spia fosse Carlo.”
“Oh, Eli, da un’amica mi aspettavo più solidarietà. Non ti dissi un giorno, vedrai che le donne governeranno la Terra? Consideralo un inizio.”
Pian piano metto a fuoco. “Quindi eri tu a passare le informazioni a Carlo. Sei tu a prenderti i rischi maggiori. Perché Carlo non mi ha detto niente?”
Mi sorride e capisco. La mia Filo.
“Cos’è successo in quel bar? Ho sentito come… una voce.”
Annuisce. “Hai avuto a che fare con un mentalista. Uomini frutto di sperimentazioni segrete, su nei laboratori di Berlino. Hitler va matto per l’esoterismo. Creano individui che comunicano con la mente. Fiutano le emozioni più profonde così come noi annusiamo l’aria.”
Spalanco gli occhi: “L’arma segreta dei nazisti! Non è un congegno: sono uomini.”
Mi guarda divertita e con rinnovato interesse. “Vedo che le notizie circolano. Sì, i crucchi ne hanno inviati una decina. La GNR li sguinzaglia a scopo di sorveglianza: cercano, trovano e i fasci intervengono.”
Un’onda di consapevolezza mi invade. “Filo, ho rischiato di farti scoprire.”
“Acqua passata.”
“No, davvero” faccio io.
“No, davvero!” e ride.
Un domani potrei perdere molti dei miei ricordi: se potessi scegliere quali tenere, vorrei che uno fosse proprio questo, del suo profilo sullo sfondo del golfo. Non so cosa mi attenda nel futuro. Ma so che lei ci sarà.
“Filo.”
“Dimmi.”
“Non voglio che ti capiti qualcosa di male. Ho paura.”
“Eli, tranquilla. Ci sono qui io a proteggerti.”
Ultima modifica di Andrea Lauro il venerdì 17 gennaio 2020, 10:44, modificato 1 volta in totale.



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Andrea Lauro
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Re: La Filomena va a morire, di Andrea Lauro

Messaggio#2 » giovedì 16 gennaio 2020, 21:28

BONUS

1. Ambientazione in epoca storica a scelta, con almeno un elemento fantastico o fantascientifico.
    Ambientato nella Salò della Repubblica Sociale Italiana, anno 1944.
    L'elemento fantastico/fantascientifico è la figura del Mentalista, progetto di superuomo sviluppato in segreto dai nazisti.
2. Qualcuno deve mentire al protagonista.
    Filomena mente alla protagonista a proposito del suo rapporto con Carlo.
3. Devono essere presenti un plot twist e un flashback.
    Plot-twist #1: Filomena confessa una storia d'amore con Carlo.
    Plot-twist #2: La menzogna di Filomena.
    Plot-twist #3: Il ruolo di Filomena nell'intera faccenda.
    Flashback #1-3: I tre ricordi (rispettivamente anni 1933, 1935, 1940)

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Eugene Fitzherbert
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Re: Filomena deve morire, di Andrea Lauro

Messaggio#3 » domenica 26 gennaio 2020, 11:39

Ciao, Andrea,
Sei il primo della lista e quindi il primo che commento.
A onor del vero, si vede che hai una buona padronanza della scrittura, anche se personalmente non gradisco i periodi con le frasi minimaliste (poche parole e punto; poche parole e punto), ma quello è un limite mio. D'altronde capisco anche che in un contest con i caratteri contati, spesso questa è l'unica soluzione di ripiego utilizzabile per starci dentro.

La tua storia, invece, è molto semplice e poco originale: L'ambientazione fascista è ben nota e talvolta inflazionata e il tuo racconto segue il filone già tracciato da tanti altri, senza aggiungere niente. Considerando che uno dei bonus era proprio l'elemento fantastico, si poteva osare un po' di più, non dico di arrivare fino all'Ucronia di Wolfenstein ma sarebbe bello inventare di più.
La trama si snoda in poche focali scene, ed è ben gestita, su questo devo darti atto, ma purtroppo, non si ravvede la tensione tipica degli incontri clandestini di quel periodo. Mi viene da pensare alla scena nella locanda di Bastardi Senza Gloria, con i dialoghi serrati che portavano lo spettatore a dire 'Ora li scopre! Ora li scopre!' È questo senso di continuo sospetto che manca nell'incontro tra Filomena e Elisa. L'intervento del Mentalista, poi, avrebbe dovuto sconvolgere tutti i piani, magari mettendo Elisa in gravissimo pericolo, ma invece tutto si risolve quasi sottovoce. Ecco, magari sarebbe stato bello se l'attenzione del mentalista fosse stato sviato da Filomena, Mentalista anche lei, che si espone per salvare l'amica.
Il plot twist sul ruolo di Carlo non è stato una vera rivelazione, anzi, era comprensibile o intuibile già dalle battute di dialogo tra Elisa e il suo contatto con la Resistenza.
Per quel che riguarda i flashback, dovresti concentrarti di più sulle vicissitudini che hanno portato Elisa e Filomena ad allontanarsi.

Ora, non mi fraintendere: il racconto mi è piaciuto! Solo che qui siamo chiamati a fare le pulci a tutti, con il solo intento di suggerire passaggi per migliorare il testo. Spero che i miei non voluti consigli ti siano utili in fase di revisione in vista delle semifinali!
Keep on writing!

Dario17
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Re: Filomena deve morire, di Andrea Lauro

Messaggio#4 » domenica 26 gennaio 2020, 14:55

L'ambientazione è decisamente fatta bene e cala il lettore nella situazione fin da subito.
Essendo un racconto in prima persona e fortemente pregno di dialoghi e discorsi introspettivi, ha una struttura molto spezzettata che tiene il ritmo però dopo un po' risulta fastidioso e troppo martellante, magari un paio di descrizioni in più non avrebbero guastato.
Il punto di forza, a mio avviso, è la gestione del dualismo: la protagonista Elena combatte una guerra su due fronti ovvero partigiani contro fascisti ma anche uomini contro donne.
Non capisco poi perchè Elena si indigni dello status di "puttana" riferita a Filomena soltanto a corrente alterna, per poi finire per chiamarcela lei schiettamente dopo la falsa rivelazione su carlo.
Il punto debole è senza'altro il Mentalista da cui discendono tutta una serie di fatti e conseguenze un po' troppo paradossali e illogiche.
Secondo Filomena, il Mentalista è uno che "cerca, trova e fa intervenire i fasci" grazie alla lettura della mente tramite i sentimenti. Il Mentalista del bar annusa l'odio e l'istinto omicida di Elena, estorcendole il legame coi partigiani che avrebbero dovuto compiere il delitto.
Come può Elena, seppur coperta da Filomena, scamparla ad un arresto nonostante il Mentalista abbia prove incontrovertibili dei legami coi partigiani?
Che importanza ha Filomena stessa tra i ranghi dei fascisti, dato che evita incolume un rastrellamento e regge il dialogo con un capo delle GNR?
Soltanto una posizione di potere molto forte ti scagiona immediatamente dai sospetti di essere una spia o di frequentarne una come sta facendo in quel momento, sopratutto nel clima disumano come quello della Resistenza dove prima si sparava poi si chiedeva.
Anche la capacità di Filomena di tenere a bada Elena, soggiogata da quella che dovrebbe essere l'arma super segreta forgiata dai laboratori nazisti soltanto toccandola, non mi convince.
Secondo me filerebbe tutto alla grande se alla fine pure Filomena si fosse rivelata come Mentalista nostrana: sarebbe di rango superiore ad una banale pattuglia delle GNR, intoccabile da sospetti di doppio gioco, un po' temuta dagli stessi fascisti dati i suoi poteri ed infine, proprio grazie ad essi, anche capace di difendere Elena dal controllo mentale.

Tema e bonus rispettati.

MALENA INCONTRA STRANGER THINGS

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Andrea Lauro
Messaggi: 596

Re: Filomena deve morire, di Andrea Lauro

Messaggio#5 » domenica 26 gennaio 2020, 20:31

Grazie Dario e Eugene; caspita, mi spiace che la storia non sia riuscita ad arrivarvi appieno, tengo tutti i suggerimenti e le critiche da conto per future revisioni.
A mia discolpa: ho cercato di introdurre un elemento fantastico/fantascientifico che non stravolgesse eccessivamente una storia molto umana come il rapporto di fiducia tra due ex-amiche: in questo senso, il Mentalista mi è parso adatto allo scopo.
Ho cercato di ipotizzare quale potesse essere il limite del Mentalista: non poter localizzare chiaramente l'obiettivo in una sala affollata come quella del Caffé. Quindi si trova costretto a comandare alla vittima di alzarsi e consegnarsi alla GNR, tentativo sventato dall'amica.
Ho preferito dare la precedenza al bivio decisionale di Elisa se consumare o meno la vendetta, quindi il ruolo del Mentlista effettivamente finisce lì.
Grazie ancora comunque per la lettura e i suggerimenti, che rileggerò anche nei prossimi giorni per focalizzare meglio i punti di miglioramento.
Andrea

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Polly Russell
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Re: Filomena deve morire, di Andrea Lauro

Messaggio#6 » martedì 28 gennaio 2020, 23:55

Ciao, ben trovato anche “di qua”.
Mi piace, il ventennio, come ambientazione e tu l’hai resa egregiamente anche se mi sarebbe piaciuto qualche accenno descrittivo: bici che passa, un venditore di pere cotte, qualcosa che mi cali nell’epoca senza che me ne accorga, ma questo è solo un mio vezzo.
Gli elementi richiesti ci sono tutti anche se, l’elemento fantastico è un po’ tirato per i capelli (e parlo io! XD). Nel senso che lo potevi sfruttare di più. È una buona idea, il mentalista, ma è messo lì, non si sa nemmeno chi degli uomini sia. Non s sa bene cosa abbia captato. Sarebbe bastato poco di più, un giro per i tavoli guardando le persone negli occhi una ad una, per esempio, e loro se la sarebbero comunque potuta cavare nello stesso modo.
La prima persona al presente è gestita molto bene, è così che mi piace, con dubbi, ansie, ripensamenti: altrimenti non serve nemmeno usarla. La storia è credibile, come lo è la voglia di vendetta della protagonista: incoerente, profondamente sbagliata, ma credibile. Si sta un po’ tutti col fiato tirato pensando che alla fine la denuncerà per gelosia, anche se è abbastanza chiaro dai primi scambi delle loro battute che lei è parte della resistenza. Quindi anche l’ansia di saperla ammazzata dai suoi.
Tendenzialmente avrei anche apprezzato il politicamente corretto del non usare “puttana dei fasci” ma dubito che all’epoca ci fosse sensibilità di genere. Una buona parte delle donne non ce l’ha nemmeno adesso, quindi mi sembra un pensiero davvero troppo fuori dal coro per una ragazza di quegli anni, non sono nemmeno sicura che “puttaniere” inteso come “colui che va a puttane” fosse considerato un insulto, in un periodo in cui frequentare i bordelli era naturale.
Detto questo la storia regge e si lascia leggere con piacere.
Polly

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Andrea Lauro
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Re: Filomena deve morire, di Andrea Lauro

Messaggio#7 » mercoledì 29 gennaio 2020, 0:42

Polly Russell ha scritto:Gli elementi richiesti ci sono tutti anche se, l’elemento fantastico è un po’ tirato per i capelli (e parlo io! XD). Nel senso che lo potevi sfruttare di più. È una buona idea, il mentalista, ma è messo lì, non si sa nemmeno chi degli uomini sia. Non s sa bene cosa abbia captato. Sarebbe bastato poco di più, un giro per i tavoli guardando le persone negli occhi una ad una, per esempio, e loro se la sarebbero comunque potuta cavare nello stesso modo.


ben ritrovata a te e grazie per il consiglio!
sì, effettivamente il Mentalista è un po' sacrificato: il suggerimento del Mentalista che passa per i tavoli cercando la vittima, non la trova e quindi se ne va è ottimo, lo adotto!

Per "Puttana dei Fasci": ho preso ispirazione dalle storie sulle donne che venivano rasate a zero dai partigiani perché accusate di aver favorito in vario modo i fascisti. Sembra che questa punizione venisse inflitta molte volte per ragioni del tutto diverse, e il fatto che esse fossero filofasciste era in realtà un mero pretesto.

In effetti leggendo il tuo racconto mi son reso conto del fatto che potevo inserire qualche elemento d'ambientazione in più; il problema è che sono arrivato al pelo con i caratteri, dovrei sacrificare qualcosa d'altro, in caso!

grazie ancora e in bocca al lupo,
andrea

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Puch89
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Re: Filomena deve morire, di Andrea Lauro

Messaggio#8 » mercoledì 29 gennaio 2020, 13:00

Inizialmente avevo storto un po' il naso per la decisione di utilizzare il periodo fascista, forse perché nonostante storicamente mi affascini molto, trovo sia difficile costruirci sopra qualcosa che riesca davvero a coinvolgermi, al di fuori dei temi umanistici.
Devo dire che mi sbagliavo.
Nonostante l'ambientazione scarseggi di particolari che aiutino ad immedesimarsi, sono riuscito senza grandi difficoltà a calarmi grosso modo nel ventennio. Ho apprezzato l'utilizzo schietto che hai fatto della prima persona, il periodo è ben formulato dall'inizio alla fine ed Elisa mi è entrata subito nelle corde. Si vive l'evoluzione del suo dramma personale con apprensione, cercando di cogliere assieme a lei le possibili sfumature della vicenda e del suo scorrere per capirci qualcosa in più.
Questa è la magia della prima persona, e tu sei riuscito ad eseguirla molto bene. Passo dopo passo, le convinzioni di Elisa di sgretolano per lasciar posto alle nuove che entrano con irruenza ma al tempo stesso in maniera circospetta, e si rispecchia nelle sue riflessioni. Ecco, è la cosa che ho apprezzato di più
La trama forse è un po' l'anello debole, ci sono qua e là delle cose che non ho proprio apprezzato, soprattutto il modo in cui Filomena riesce a liquidare il capo delle GNR, dove il climax giunge all'apice ma che viene risoluto troppo facilmente.
Mi sarebbe piaciuto vedere qualcosa di più brillante per uscirne fuori, o almeno spiegare in verità che livello di fiducia sia riuscita a raggiungere per potersela filare in quel modo assieme alla sua amica, ma viene lasciato all'immaginazione (il che non è poi malissimo) solo un'occasione sprecata.
L'elemento fantascientifico mi è piaciuto per il modo "elegante" in cui è stato introdotto, senza fare troppo rumore né essere decisivo per lo svolgimento della trama. A discapito di come la pensino alcuni secondo me ci sta, in un contesto del genere un elemento fantastico o è di contorno o ricalca completamente la scena; una via di mezzo è deleteria.
Riconosco nell'insieme delle cose che, sebbene si potesse far di meglio su alcuni fronti, questo risultato raggiunto ha soddisfatto la mia lettura.
In finale, il racconto mi è piaciuto molto. I temi bonus ci sono tutti. Un'ottima prova, per quel che mi riguarda.

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Andrea Lauro
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Re: Filomena deve morire, di Andrea Lauro

Messaggio#9 » mercoledì 29 gennaio 2020, 13:40

Puch89 ha scritto:Inizialmente avevo storto un po' il naso per la decisione di utilizzare il periodo fascista, forse perché nonostante storicamente mi affascini molto, trovo sia difficile costruirci sopra qualcosa che riesca davvero a coinvolgermi, al di fuori dei temi umanistici.
Devo dire che mi sbagliavo.
Nonostante l'ambientazione scarseggi di particolari che aiutino ad immedesimarsi, sono riuscito senza grandi difficoltà a calarmi grosso modo nel ventennio. Ho apprezzato l'utilizzo schietto che hai fatto della prima persona, il periodo è ben formulato dall'inizio alla fine ed Elisa mi è entrata subito nelle corde. Si vive l'evoluzione del suo dramma personale con apprensione, cercando di cogliere assieme a lei le possibili sfumature della vicenda e del suo scorrere per capirci qualcosa in più.
Questa è la magia della prima persona, e tu sei riuscito ad eseguirla molto bene. Passo dopo passo, le convinzioni di Elisa di sgretolano per lasciar posto alle nuove che entrano con irruenza ma al tempo stesso in maniera circospetta, e si rispecchia nelle sue riflessioni. Ecco, è la cosa che ho apprezzato di più
La trama forse è un po' l'anello debole, ci sono qua e là delle cose che non ho proprio apprezzato, soprattutto il modo in cui Filomena riesce a liquidare il capo delle GNR, dove il climax giunge all'apice ma che viene risoluto troppo facilmente.
Mi sarebbe piaciuto vedere qualcosa di più brillante per uscirne fuori, o almeno spiegare in verità che livello di fiducia sia riuscita a raggiungere per potersela filare in quel modo assieme alla sua amica, ma viene lasciato all'immaginazione (il che non è poi malissimo) solo un'occasione sprecata.
L'elemento fantascientifico mi è piaciuto per il modo "elegante" in cui è stato introdotto, senza fare troppo rumore né essere decisivo per lo svolgimento della trama. A discapito di come la pensino alcuni secondo me ci sta, in un contesto del genere un elemento fantastico o è di contorno o ricalca completamente la scena; una via di mezzo è deleteria.
Riconosco nell'insieme delle cose che, sebbene si potesse far di meglio su alcuni fronti, questo risultato raggiunto ha soddisfatto la mia lettura.
In finale, il racconto mi è piaciuto molto. I temi bonus ci sono tutti. Un'ottima prova, per quel che mi riguarda.


grazie mille Alessio, sì la mia intenzione era appunto di lasciare l’elemento fantastico in secondo piano (anche se a questo punto introdurró la modifica suggerita da polly per ampliare il personaggio del mentalista).

rifletto un poco sulla scena di confronto con il capo della GNR, per capire come migliorarlo (sempre caratteri permettendo!)
grazie ancora!
andrea

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