Biancamano

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due gennaio sveleremo il tema deciso da Dario Orilio. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
Dario17
Messaggi: 417

Biancamano

Messaggio#1 » giovedì 16 gennaio 2020, 22:19

“In altra seduta, questa corte, darà conto dei reclami nel frattempo pervenuti
Giuseppe Romita – 1946

[Roma - 2046]

Sotto un cielo plumbeo schiacciato tra due file di edifici, Maria e Martino camminavano uno di fianco all’altro; i palazzi erano talmente decadenti da palesare le stanze disabitate al loro interno, come se colossali topi avessero rosicato qui e lì cemento e mattoni.
Non vi erano più di cinque metri di asfalto che non fossero interrotti da crepe massicce, obbligando i due giovani avvolti in impermeabili a zigzagare tra gli ostacoli.
Improvvisamente, un penetrante odore di marcio invase le loro narici.
«Che diamine…» Maria porto una mano guantata a coprirsi il volto.
Un chiosco verde bottiglia, scheletro arrugginito di un’attività commerciale abbandonata, era così stipato di rifiuti da vomitarne alcuni sacchi fin quasi sulla carreggiata per le auto. Sul muro retrostante, la targa col nome della via era stata corretta con becere pennellate di inchiostro in “Via del QuiriANALE”.
«Degrado da terzo mondo, nulla che tu non sappia.» disse Martino, rivolgendosi alla sorella gemella.
«Per questo, non meno puzzolente.» rispose lei ravvivandosi una prepotente frangetta color platino che le copriva completamente l’occhio destro.
I due proseguirono e giunsero sotto una fila di alberi dal fogliame folto e lasciato nell’incuria.
Dall’altra parte della strada echeggiarono delle urla.
I due fratelli si voltarono verso l’entrata dell’edificio senza portone e scoprirono che lo spiazzo all’interno era pieno di gente. Attraversarono la strada, incuriositi.
Martino calò la valigia che trasportava sulla spalla destra a mo’ di zaino, intanto che Maria infilava una mano all’interno dell’impermeabile e ve la lasciava, salda su di un qualcosa che rigonfiava la tasca interna dell’indumento.
Due gruppi di persone si dividevano il piazzale: a sinistra, adulti fissavano uno schermo da cinema aperto seduti su panche sgangherate mentre a destra una decina di ragazzini si contendevano a spallate, spinte e sgambetti il diritto di prendere a calci un grosso tomo dalla copertina ormai a pezzi.
Sullo schermo si stava consumando un vero e proprio amplesso con una spiaggia tropicale come sfondo.
«A scannagrilli! T’aveo detto che Zaira nun se batte! Guardallà! Se lo sta a bere come na borraccia! Aho, quella è n’androide, mica robbetta! Paga a scommessa, coso. A Temptescion Ailand endroid verscion so una cima di scienza!»
Un uomo dalla pancia sporgente allungò una manona e gli venne consegnato dal vicino di posto un pacco di banconote avviluppate in un elastico. Scene simili si ripeterono quasi all’unisono tra le file dei banchi, tra imprecazioni e gesti di stizza.
Tup!
Un colpetto al piede di Martino lo fece trasalire; ai suoi piedi giaceva il libro usato come pallone da calcio.
Un bambino uscì dall’arco e si diresse verso di lui per riprenderlo.
Martino vi posò il piede sopra.
«Ragazzino, non dovresti essere a scuola?» domandò.
Quello afferrò il libro con entrambe le mani e lo sfilò di forza da sotto lo stivaletto del giovane.
«Ma vaffanculo, a baffetto! I du mesi all’anno de gabbio me li so giàffatti, ora gioco quanno cazzo me pare, aò!»
Trotterellando, lanciò il libro tra i suoi compagni e si riunì alla combriccola ricominciando a spingere e schiamazzare.
Martino si voltò verso la sorella ed insieme sghignazzarono di gusto.
«Dopo decenni di istruzione pubblica penosa ed un emorragia senza sosta di cervelli validi, pensavi che quella mezza tacca italiana ti invitasse a casa sua a parlare di Esistenzialismo o di Caravaggio?» provocò lei.
«No. Volevo solo…toccare con mano l’operato.» replicò Martino, lisciandosi i baffi perfetti.

Gocce di pioggia cominciarono a picchiettare sulle foglie e sulla ghiaia quando i due fratelli raggiunsero l’ingresso di un’area verde.
«Qui voglio entrare, Mart.» disse lei, fermandosi davanti al cancello divelto.
«Stavo per dirti la stessa cosa, sorellona.» rispose lui, facendo schioccare un ombrello con apertura automatica e ponendolo sopra la testa di entrambi.
Evitarono radici bitorzolute e pozzanghere appena formatisi e raggiunsero la statua equestre che si ergeva al centro dell’area: un bronzeo Carlo Alberto di Savoia, leggermente chino in avanti, tratteneva le briglie di un cavallo scalpitante da quasi due secoli e mezzo.
«Tenuta di merda, ovviamente. Ma anche questo lo sapevamo già.» commentò Martino guardando le evidenti crepe del basamento.
«Nato l’otto di Ottobre. Proprio come noi.» Maria lesse la targa ed appoggiò una mano sulla spalla del fratello.
«Già. Lo sapevi che digiunava rigorosamente il venerdì, indossava il cilicio e non frequentava meno di due messe al giorno. In questo decisamente non era come noi.»
«Mai dire mai, fratellino.»
«Ho, come te del resto, un QI di 295. Pensi forse che rinuncerei agli allenamenti mattutini, al potermi muovere senza costrizioni e alle proteine sintetiche di mia spontanea volontà?»
«No, non credo. A volte penso che tu voglia più bene a quel frullato che a me.»
«Forse è così.»
Maria mollò la spalla e afferrò un gluteo del fratello, stringendolo energicamente.
«No, non è così.»
Uscirono dal parco com’erano entrati: ignorati dal resto del mondo. Fu l’ultima volta che accadde in vita loro.

[Cascais-1946]

Umberto Secondo di Savoia batté i pugni sulla scrivania in mogano, facendo traballare la pila di libri vicino al calamaio.
«Ti sei forse dimenticato che sono in esilio?» sbraitò.
«Ed è stato assai saggio da parte tua non opporti. Hai evitato una guerra civile che avrebbe distrutto te oppure l’intero Paese.» disse l’Uomo Nero «In molti ti sono ancora fedeli. Hai vinto un Referendum, non dimenticarlo. Sei qui perché ti hanno truffato.»
«Truffato…ed esiliato.» sospirò Umberto, ora decisamente più afflitto e meno collerico.
«Parlami di questa…macchina. Davvero può fare quello che mi dici? Come funziona?»
«Conosci Alan Turing, il matematico inglese?» domandò L’Uomo Nero.
«Inglese? No.»
«Ha senso, tutto ciò. Non credo prenderesti il tè con l’uomo che ha decifrato i codici dell’Asse spezzandovi le gambe durante la guerra. Ti basti sapere che da qualche tempo si è stufato di criptografia e si è dedicato, con un certo successo, a rendere le macchine capaci di pensare come un uomo.»
«Impossibile.» si oppose l’ex Re D’Italia.
«Possibile, invece. Talmente possibile che, incrociando i suoi studi con quelli di un famoso scienziato nato nell’allora regno di Croazia e Slavonia e morto decenni fa negli Stati Uniti, pare abbia ottenuto promettenti risultati su di un livello ancora più alto: una macchina capace di influire sul pensiero dell’uomo.»
«Oh.» sospirò Umberto. «E cosa dovrebbe suggerire una macchina senza Dio ad un uomo, animale superiore? Come guidare un’autovettura?»
L’Uomo in Nero rise, ma Umberto non vide traccia di sorrisi; il bavero e la sciarpa che avvolgeva il suo interlocutore celavano gran parte del suo volto.
«Magari in un futuro remoto. Pensiamo al futuro prossimo, invece. Che ne dici se la macchina in questione suggerisse alla nuova classe politica, magari in un orecchio quando parla al telefono oppure ascolta la radio, scelte sbagliate per se stessi e per i propri elettori?
Chessò, un giorno potrebbero rivedere la legge costituzionale sull’esilio per la tua famiglia…»
Umberto incassò con assoluta compostezza la vampata di entusiasmo che gli venne dallo stomaco.
Tornare in Italia.
«Cosa ti serve?» domandò.
«Capitali, ovvio. So che hai nascosto molto bene gran parte dei tuoi averi dalle confische repubblicane. Necessito anche di uomini fedeli e specializzati che possano operare in loco.
Serve anche una bella costruzione alta per ospitare la macchina. Bella e spaziosa. In futuro si potrà ridurre le sue dimensioni ma oggi, montata e funzionante, occupa parecchie stanze.»
«Ville o castelli ti vanno bene? Ne mantengo sotto falso nome a Roma e a Pisa.»
«Il lusso non giova all’apparecchio. Ti ripeto: ci serve altezza per allargare il raggio d’azione il più possibile.»
«Uomini di così profonda conoscenza come voi sono sicuro abbiano degli suggerimenti.» fece sardonico Umberto.
«In effetti ne abbiamo, Re D’Italia. Pensavamo a qualcosa costruito proprio grazie alla benevolenza della tua famiglia, nella figura del tuo trisnonno Carlo Alberto, creatore dello Statuto Albertino. Torino ti dice niente?»
All’udire di quel nome e di quella città, Umberto ebbe un sussulto. Non gli si inumidirono gli occhi grazie ad uno sforzo di volontà ma non poté fare a meno di sbattere le palpebre ripetutamente.
«Contrada del Cannon d’oro…La Mole…»
«Si.»
«Non rientra nei miei possedimenti, ma posso ancora dire la mia in quella città.»
L’Uomo Nero guadagnò l’uscita dello studio di Umberto.
«L’altro Progetto mi chiama. Nel mentre, pensa anche ad un bel nome per la macchina. Un nome che possa scaldare gli animi dei tuoi fedelissimi per molto tempo: una Monarchia non è un partito, è un’istituzione mistica ed irrazionale che esige un simbolo, altrimenti non attecchisce nel cuore dei fedeli.»
Umberto secondo si grattò la fronte spaziosa.


[Roma – 2046]

Il Presidente della Repubblica si sporse maldestramente sulla sua scrivania laccata, agitando una bottiglia gorgogliante di liquido ambrato.
«Bevutina?»
Maria e Martino fecero un cenno di diniego col la testa.
«Beh…io si!» disse il politico con particolare enfasi, come a difendere la dignità della propria offerta ai due fratelli; baciò la bottiglia e tracannò parecchi sorsi per poi appoggiarla in malo modo sulla scrivania di mogano, incrinandola ed insudiciandola.
Su di un tavolo a parte, il Presidente del Consiglio e la ministra degli Interni facevano viaggiare speditamente il tratto delle loro stilografiche dorate su di una risma di fogli, autografandone uno dopo l’altro.
Quando finirono, si rivolsero ai due fratelli.
«Saprete certo che L’Italia non sia...al top della forma.» esordì il capo del governo.
Sullo zigomo destro dell’uomo vi era un neo piuttosto grosso e peloso che ogni tanto sobbalzava, scosso da un evidente tic del muscolo facciale. Martino lo trovava spassoso sebbene non lo dava a vedere, mentre Maria lo trovava fastidioso all’inverosimile.
La giovane, dal canto suo, stava tenacemente combattendo una lotta su due fronti.
Se da una parte il Presidente del Consiglio la innervosiva con spasmi involontari, la ministra degli interni la stava praticamente facendo uscire fuori dai gangheri con la sua personalissima tenzone contro la gonna cortissima che indossava; proprio non riusciva a nascondere agli occhi dei presenti (la direzione preferita era quella verso suo fratello Martino) le mutandine succinte di pizzo nero.
«Venezia è completamente spopolata e inabissata, il Nord-Ovest del paese è congestionato da ponti ed autostrade inefficaci. Il Sud è ormai riconosciuto come zona di guerra, da quando ci hanno buttato fuori dall’Europa non abbiamo avuto più fondi per tenerlo a riparo da criminalità e disastri ambientali.» Il neo aveva ballato la Rumba durante l’intera spiegazione.
Martino incrociò lo sguardo del presidente per lunghissimi istanti, poi gli guardò il naso ed infine capì: il tic era evidentemente la conseguenza di una violenta astinenza da cocaina.
«Ma abbiamo ancora delle risorse. La conversione favorevole tre Euro e Nuove Lire attrae turisti, ci sono opere d’arte sparse per il territorio ancora vendibili a buoni prezzi, i mari non sono più inquinati rispetto agli altri paesi…»
La ministra si chinò verso la scrivania, porgendo i fogli al presidente della Repubblica.
Questi si prese tutto il tempo per indugiare sulla scollatura così gentilmente offerta, poi vagliò bene le caselle bianche a cui doveva apporre la sua firma ed infine fece cadere la bottiglia di liquore con una gomitata disattenta.
«I soldi?» chiese il Presidente del Consiglio.
Martino si fece spazio sulla scrivania evitando le chiazze di unto e vi appoggiò la valigia.
Un lieve tocco sul riconoscitore di impronte e questa si dischiuse con un bip. La girò e comparve un monitor LCD all’interno, pregno di linee di codice e numeri.
«Ventidue milioni di euro a testa sui vostri conti, in criptovaluta. Pari a trecento miliardi circa delle Nuove Lire. Un mio tap sullo schermo e saranno vostri.»
«Ci sarebbe una novità…» miagolò la ministra, appoggiando i glutei al silicone sulla scrivania.
«Quale, di grazia?» Maria afferrò al volo l’occasione di mostrarsi ostile.
«Quaranta milioni, oppure il contratto di vendita diventa carta straccia.»
«Non erano questi gli accordi, brutta p…» Maria scattò in piedi e infilò la mano nell’impermeabile.
Solo riflessi molto più rapidi di quelli della sorella permisero a Martino di bloccarla e di non mostrare il contenuto della tasca interna.
«Restiamo calmi.» sentenziò.
I tre politici stavano digrignando i denti, desiderosi di mostrarsi sicuri della propria posizione tanto quanto erano spaventati.
«Ve li daremo, nonostante gli accordi preliminari fossero una stronzata, a quanto pare.» precisò Martino.
I capi di stato rilassarono un poco i muscoli, quelli di Maria divennero di granito.
Martino lasciò la presa su Maria con la stessa premura di chi appoggia un vaso eccezionalmente grosso e costoso su di una mensola, si chinò verso la valigia e corresse le tre cifre sul display.
Toccò lo schermo.
In risposta, il Presidente della Repubblica ruttò ed impresse le sue firme sul contratto.
«Un bentornato alla casa Savoia sul trono d’Italia, dunque.» sorrise il Presidente del Consiglio,
facendo un applauso amorfo.
Il Re Martino Gastone e la regina Maria Virginia di Savoia si guardarono compiaciuti.
«Ora saltate sul vostro aereo personale in direzione di qualche paradiso fiscale dove potervi godere i soldi. Toglietevi dalle palle.» ordinò Maria.
Gli ex leader sgattaiolarono fuori dall’ufficio con gli smartphone, intenti ad avvertire i rispettivi piloti.

Soli, i due fratelli si abbracciarono.
Martino, ancora tra le braccia della sorella, si rivolse alla valigia ancora aperta.
«Computer, disattiva il protocollo BIANCAMANO.» scandì con perizia.
«Comando-confermato-ed-eseguito. Protocollo-BIANCAMANO-disattivato.» rispose una voce anonima.
«Giustizia.» gongolò la Regina «Ed ora, mio Re? Cominciamo subito a resuscitare questo paese per farlo tornare ad essere degno di essere calpestato da uomini civili?»
«No, mia Regina. Ora prendiamo le chiavi di questo palazzo, ce le mettiamo in tasca, usciamo chiudendo ben bene il portone ed andiamo a fare quello che fa un buon padrone di casa quando arriva per la prima volta nel quartiere: salutare i vicini.»

[…]

Un orso polare.
L’immagine dell’animale sbucò nel cervello di Martino e si sovrappose, con qualche licenza artistica, sulle fattezze dell’uomo di fronte a lui che, concluse le ultime ripetizioni, appoggiò il bilanciere sui sostegni e si alzò dalla panca.
La pelle diafana e i pantaloncini sportivi color panna e oro sembravano quasi riflettere la luce tanta era la chiarezza; di per certo non raggiungeva i due metri e mezzo del tipico animale artico ma superava in altezza i due monarchi di un paio di spanne.
«Nessun avviso, nessun evento ufficiale, niente scorta, niente media…voi due mi piacete.» disse l’orso polare con un sorriso da buontempone, aggiustandosi i pantaloncini e facendo danzare un po' i pettorali depilati e torniti.
Un cigolio della porta alle loro spalle ed una suora fece capolino nella stanza, facendo una riverenza ai presenti.
«Santità, il suo asciugamano.» disse in un sospiro.
Il papa pizzicò amorevolmente le gote adolescenziali della ragazza, avvampandole.
«Grazie, figliola. Vai pure.» La ragazza prese congedo a passi svelti, facendo oscillare un lunghissimo pendaglio con crocifisso.
Il discendente di Pietro prese l’asciugamano e cominciò a detergersi il sudore sul volto e sulle spalle.
«Contestazione, terrorismo, consumismo, corruzione, tangenti…» elencò il pontefice, come fosse una preghiera «Poi un bipolarismo orchestrato da destre che fanno le sinistre o viceversa, politici comici e comici politici, ed infine il colpo di grazia degli ultimi decenni: incompetenza, rifiuto della ricerca scientifica e della cultura, dulcis in fundo il populismo. Ma oggi, mentre sollevo pesi, mi ritrovo a parlare con due monarchi che hanno comprato a prezzo di saldo lo Stivale!»
«Santità, noi siamo ben altra stoffa rispetto agli ultimi politici.» sollevò lo sguardo la regina Maria «proprio come lei, così diverso dai suoi predecessori.»
«Già. Sono stato creato per lo scopo. Proprio come voi, io presumo.»
Le bocche dei due monarchi si fece asciutta.
Il papa si lasciò sfuggire un’occhiata alla piccola volta affrescata sopra le loro teste dove un dio barbuto e vigoroso estendeva un braccio verso Adamo, il primo Uomo.
«Non trovate che Torino sia una città…magica? Una città diversa dalle altre, con un suo fascino esoterico…forse persino persuasivo?» chiese il Santo Padre, deviando con una sterzata sull’argomento.
«Oh, non dovete stupirvi! Sono o non sono il leader di un movimento religioso? Anche noi, come voi, abbiamo trovato il controllo delle masse una materia particolarmente affascinante, per dirlo con un eufemismo. Uomini in Nero hanno bazzicato anche i nostri palazzi, secoli prima che nascessimo noi tre. La macchina che avete disattivato in queste ore era stata costruita con lo scopo di sprofondare questo paese rimbambendo la Repubblica per quasi cent’anni, ma tenetevi forte a questa rivelazione: non sarebbe riuscita da sola a fare un così ottimo lavoro se anche le nostre macchine non avessero, come posso dirlo, coadiuvato il processo…»
«Cosa vuoi, papa?» sparò a zero Martino piuttosto bruscamente.
Alla presenza fisica del pontefice fin troppo intimidatoria (Maria l’avvertiva in maniera diversa, ma Martino era un uomo e quindi molto più suscettibile a certi segnali da maschio alfa predominante) si erano aggiunti discorsi di per se pericolosi come l’esistenza di BIANCAMANO, di altre macchine simili in possesso del Vaticano e supposizioni assolutamente corrette sulla genetica modificata dei nuovi Savoia.
Martino aveva rotto gli indugi con quella domanda secca: giochicchiare non gli piaceva troppo se non era sicuro di vincere.
«Voglio che portiate a compimento il progetto che la vostra casata medita da più di un secolo. E che, di comune d’accordo, si smetta una volta per tutte con questa guerra tra troni santi e laici.
Porta Pia è il passato remoto e non ho intenzione di presentarvi lo scontrino delle riparazioni.
Basta con i Guelfi e i Ghibellini, il mondo al di là delle Alpi trama ed ordisce sette giorni su sette ed all’Italia serve forza e intelletto per rialzarsi e difendersi. Ho informazioni, idee e suggerimenti a riguardo. Siete con me?»
Il papa sfregò con impegno l’asciugamano sulle sue mani anellate e poi le porse ai due reali.
Il re e la regina si scambiarono l’ennesimo sguardo d’intesa della loro vita, poi contemporaneamente Re Martino strinse la mano destra del papa e la regina Maria la sinistra.
Mentre la monarchia ed il papato saggiavano a vicenda uno la forza della presa dell’altro, Maria parlò.
«Torino diverrà la nuova capitale d’Italia, come giustizia vuole.»
Tra la barba corvina, tornò il sorriso da buontempone.
«Davvero? Sarei molto interessato ad avere la Città Eterna, allora. Mi fate un buon prezzo?»




Dario Cinti



Dario17
Messaggi: 417

Re: Biancamano

Messaggio#2 » giovedì 16 gennaio 2020, 22:39

BONUS

Ambientazione in epoca storica a scelta, con almeno un elemento fantastico o fantascientifico
Età contemporanea a cavallo tra il XX ed il XXI secolo, con sbocco nel futuro prossimo.
L'elemento fantascientifico è la presenza di tecnologia ben al di là delle capacità passate e presenti.

Qualcuno deve mentire al protagonista.
Un preaccordo fatto con i protagonisti si rivela menzognero.

Devono essere presenti un plot twist e un flashback.
Il Flashback è esplicitamente indicato con il corsivo nel testo.
Di plottwist ve ne sono diversi, due tra tutti l'effettiva identità dei due protagonisti e le rivelazioni fatte nell'ultimo capitolo.

Avatar utente
Luca Nesler
Messaggi: 709
Contatta:

Re: Biancamano

Messaggio#3 » venerdì 24 gennaio 2020, 11:31

Ciao Dario, comincio col tuo che è primo nella lista.
Esordisco dicendo che, secondo me, sei andato fuori tema. Nel senso che qui c’è il racconto di una rivalsa, di una riscossa, ma non ci vedo una vendetta. Il danno provocato alla popolazione dalla Biancamano non lo vedo riferito a un intento vendicativo, ma a un discorso di calcolo privo di odio.
L’idea dei due eredi Savoia programmati geneticamente che tornano a comprare un Italia stravolta è simpatica, ma non mi ha coinvolto molto. Forse è più a causa dello svolgimento della trama. Trovo che le scene che hai scelto siano poco intriganti, nel senso che c’è poco conflitto e si crea poca empatia coi personaggi. Il finale con la visita al Papa ti serve per fare lo spiegone, ma, di per sé, mi è risultato un po’ superfluo, come se arrivasse a racconto finito (anche se il Papa palestrato mi è piaciuto!). In definitiva i due gemelli non hanno incontrato alcuna difficoltà: il racconto è una spiegazione di come sono arrivati e hanno preso il potere senza ostacoli. Intendo che costruendo una trama con delle difficoltà e degli imprevisti, sarebbe risultata più appetibile.
Una curiosità: come mai hai scelto due gemelli come protagonisti e non un solo erede?
Dal punto di vista tecnico non è male, ma ci sono diversi errori e una scrittura a tratti un po’ pesante che potrebbe essere limata per rendere più agile la lettura. Personalmente è una delle cose che mi pesa di più da lettore, anche se so bene che è non è una cosa facile alleggerire il proprio testo. Mi riferisco alla scelta di termini come “palesare” o frasi come “rispose lei ravvivandosi una prepotente frangetta color platino che le copriva completamente l’occhio destro” dove la frase è un po’ lunghetta e trovo di troppo sia l’aggettivo “potente” che l’avverbio modale. Inoltre c’è un po’ di infodump nei dialoghi che rendono il testo un po’ ingenuo. Tipo “Ho, come te del resto, un QI di 295” e altri.
Mi è piaciuto l’uso del dialetto o, diciamo, italiano regionale. Credibile e comprensibile.

I bonus:
Ambientazione storica: no, è futuristica. L’elemento fantastico c’è, naturalmente.
Qualcuno mente al protagonista: non so se il rivedere un accordo può essere considerato mentire. L’accordo è “preliminare” perché non è definitivo, quindi direi di no.
Flashback e plot twist: ci sono entrambi.

Dario17
Messaggi: 417

Re: Biancamano

Messaggio#4 » venerdì 24 gennaio 2020, 23:59

vendetta /ven'det:a/ s. f. [lat. vindicta "rivendicazione; liberazione; vendetta; castigo", der. di vindicare]. - 1. [danno materiale o morale inflitto ad altri in soddisfazione di un torto ricevuto: uccidere per v.] ≈ ‖ faida, rappresaglia, regolamento di conti, ripicca, ritorsione, rivalsa, rivincita, taglione.

Secondo la definizione, non vedo come il racconto possa andare fuori tema.
La Monarchia ha complottato ed inflitto alla Repubblica un danno materiale (sfilandogli dalle mani l'Italia a prezzo da mercatini) e morale (esilio e avvilimento delle figure istituzionali) in soddisfazione del torto di essere stati defraudati col referendum taroccato del 1946.
Anzi, persino l'etimologia latina è stata rispettata, visto che i Savoia hanno compiuto una vera e propria rivendicazione del trono e una liberazione dalla morsa repubblicana. Vendetta e castigo autoesplicativi, non serve aggiungere altro a mio personalissimo avviso.

Il resto del commento l'ho digerito e immagazzinato, concordo in più punti.
Non tutti, ma fa parte del gioco e ne faccio tesoro come buon senso vorrebbe.

Avatar utente
Luca Nesler
Messaggi: 709
Contatta:

Re: Biancamano

Messaggio#5 » sabato 25 gennaio 2020, 9:07

Non avevo interpretato la vendetta della monarchia sulla Repubblica, anche perché, come ho scritto, non ci leggevo un desiderio di rivalsa astiosa in risposta al danno subito, ma un'opportunità costruita nel tempo per ottenere potere. Insomma, con qualche giro di parole si può ben dire che la vendetta non è da escludere, ma non era così palese.
Inoltre il danno materiale non lo vedo: i politici repubblicani scappano felici con un sacco di soldi, mentre il popolo non era direttamente coinvolto nella vendetta e ora riceverà un trattamento migliore.
Fortunatamente non è questione di bonus, quindi si può discuterne con leggerezza. Probabilmente anche la mia visione era limitata ai personaggi, mentre tu ne dai un'interpretazione più ampia

Avatar utente
Vastatio
Messaggi: 621

Re: Biancamano

Messaggio#6 » sabato 25 gennaio 2020, 10:44

Ciao,
comincio dalle cose positive, che sono poche, così non me le dimentico e sembro meno stronzo.
Mi è piaciuto il papa, una versione decisamente fuori schema, e l'idea della vendetta "a lungo termine". Non da poco dare a "quel protagonista" un obiettivo fuori dal suo futuro personale.

Il resto, ahimé, è quasi tutto da buttare o, se proprio sei affezionato al racconto, ripensare. Ci sono buone intuizioni, ma si fermano lì, senza una struttura organica a gestirle.
In primis il linguaggio: affettato e pesante. Che ci starebbe anche bene visto il lignaggio dei protagonisti, ma a quel punto dovresti calarmi più nella loro testa e cambiare tipo di narratore pe raumentare l'empatia: ne hai due, scegline uno in base a quello che vuoi "suscitare" nel lettore, e usa l'altro per enfatizzare.
Evita spiegoni se puoi, se proprio non puoi trova un modo meno grezzo di farmi sapere che sono dei cervelloni, mostrandomelo (che so, fagli fare un gioco/sfida con cui devono risolvere velocemente dei calcoli e quello gli da il QI, con uno dei due che non vuole passare la "calcolatrice
" all'altro perché si è distratto e si è abbassato il QI).
Se invece non stavi cercando di "confacerti" al livello dei tuoi protagonisti, allora ricordati che, in generale, al lettore medio non gliene frega niente di sapere che conosci tante parole difficili e che ti piace fare frasi lunghe.
Un altro punto da approffondire è il carattere dei tuoi protagonisti. Due monarchi, mostri da 300 di QUI, cresciuti e creati per tale scopo, non riescono a emergere nel giusto modo. Forse per il numero di caratteri limitato o per le "scene" che hai deciso di mostrare. O perché hai scelto di usare qualcuno (il 300 di QI) che è fuori dalla tua (come dalla mia) portata. Come si fa a immaginare/scrivere/leggere di qualcuno che si presuppone abbia un QI così mostruso? Come fare per renderlo "credibile" a chi legge?
Mi ricordo che, tempo fa, partecipai a una sesisone di GDR dove mi diedero la scheda del personaggio da interpretare con, nelle note: "Fa sempre domande intelligenti e spiazzanti". Grazie, e se io mi sentissi un po' cazzaro e col mal di testa oggi? No, perché di solito sono inteligentissimo, ma la dieta povera di fibre dell'ultima settimana...

La vendetta c'è, per i bonus ho qualche dubbio sul "chi mente al protagonista", ci avrei visto meglio l'uomo in nero, se avesse promesse "un'esclusiva" del controlla masse solo alla corona. Giustificheresti meglio anche il plot twist finale. Così come lo metti giù tu mi sembra tirato.
Ultima modifica di Vastatio il sabato 25 gennaio 2020, 17:21, modificato 1 volta in totale.

Avatar utente
Pretorian
Messaggi: 727

Re: Biancamano

Messaggio#7 » sabato 25 gennaio 2020, 17:00

Benvenuto su Minuti Contati Dario e Piacere di leggerti.
Cominciamo dalle cose che mi sono piaciute: in primis il papa in versione macho man. Non solo è un approccio divertente e innovativo, ma è anche costruito (per aspetto e carattere) in modo che sia si coerente con il tema "decadenza dei costumi" dell'ambientazione, ma che non diventi una macchietta. Insomma, con gli spunti da palestrato avresti potuto tranquillamente uscirtene con un la versione cattolica di "Flagello" di Joel Schumacher (Batman e Robin, uno dei film più brutti di sempre...), ma non avrebbe avuto il minimo senso avere un figuro simile al Soglio di pietro. Molto meglio un personaggio si "spesso", ma anche carismatico e intelligente.

Tutto il resto? Eh, andiamo con ordine.

SPECIFICHE: non vedo la "vendetta a lungo attesa". I Savoia tornano, ma, appunto, loro ritornano, non si vendicano. Per dire, una scena in cui i principi fanno saltare le tombe degli ideatori del referendum avrebbe presentato una vendetta, ma il loro semplice tornare al potere non lo è. Anche il flashback e il plot twist sono assenti: la storia di Umberto II non male come flash back, perché è vissuto da un personaggio che non è presente nella principale linea di trama, mentre il fatto che il Papa sia a conoscenza del Biancamano non penso sia valido come plot twist, perché ha un'influenza sulla trama molto marginale.

STILE: lento e pieno di descrizioni enfatiche. Insomma, da appassionato lovecraftiano, mi capita spesso di cadere nell'illusione che affidarsi a descrizioni roboanti ed evocative renda migliore un racconto, ma, fidati, in queste proporzioni non lo è. La soluzione migliore è concentrare queste parti descrittive solo dove ciò è essenziale per il senso della trama e limitare al minimo l'inversione di posizione tra aggettivo e sostantivo, perché l'eccessiva enfasi rende la narrazione pesante.

TRAMA: perché gli Uomini in Nero aiutano i Savoia? In che modo funziona il Biancamano? In che modo lo sfaldamento culturale di un paese dovrebbe aiutare i reali a tornare (se ci pensi bene, "comprano" un paese che, ormai, non vale niente... non è proprio un ottimo affare)? Insomma, la storia lascia in sospeso un sacco di questioni che minano la solidità della trama. D'altra parte, la descrizione del paese in disfacimento culturale è efficace... per le prime dieci righe, ma finisce per diventare ridondante ed eccessiva, senza aggiungere nulla alla storia. Bisogna fare i conti con queste priorità.

Alla prossima!

Avatar utente
Andrea Lauro
Messaggi: 596

Re: Biancamano

Messaggio#8 » mercoledì 29 gennaio 2020, 0:21

Ciao Dario, l’idea di questo ritorno dei Savoia mi è piaciuta; mi son rimaste un po’ di curiosità addosso che avrei preferito fossero trattate.
Interessante la descrizione di un’Italia da far-west con richiami a temi attuali (il nostro ruolo in Europa, Venezia che affonda ecc.); i due fratelli geneticamente selezionati ed amanti (ho capito giusto, no?) mi hanno fatto venire l’estrema selezione della dinastia dei Targaryen. Loro potrebbero davvero guidarci verso nuovi lidi?
Mi sarebbe piaciuto avere qualche dettaglio in più su come funziona la famigerata macchina Biancamano, il ruolo degli Uomini in Nero (da dove vengono? cosa li spinge all’azione?); credo che mi dovrò tenere il quesito fino all’attesissimo seguito, il prequel “Biancamano - Le origini”, che conto di leggere.
Anch’io avevo un po’ di dubbi per tema e bonus: ho letto i tuoi chiarimenti, mi hai convinto e quindi do l’OK per l’adesione al tema della Vendetta.

grazie della lettura, a presto!
andrea

Per i BONUS:
periodo storico: per il racconto di Alessio Magno ho scritto che manca, quindi per par condicio manca anche qui (sempre che Spartaco non si pronunci diversamente);
elemento fantascientifico: OK
qualcuno mente al protagonista: OK
Flash back, plot twist: OK

Dario17
Messaggi: 417

Re: Biancamano

Messaggio#9 » mercoledì 29 gennaio 2020, 16:46

Andrea Lauro ha scritto:Mi sarebbe piaciuto avere qualche dettaglio in più su come funziona la famigerata macchina Biancamano, il ruolo degli Uomini in Nero (da dove vengono? cosa li spinge all’azione?); credo che mi dovrò tenere il quesito fino all’attesissimo seguito, il prequel “Biancamano - Le origini”, che conto di leggere.


Non so se la storia dell'attesissimo prequel sia ironia o sincerità ma, in entrambi casi, mi hai fatto sorridere.
Effettivamente ci sarebbe materiale pe un romanzo breve ma campa cavallo ecc ecc...
Considerando poi che Biancamano pare non sia piaciuto poi così tanto....

Avatar utente
Andrea Lauro
Messaggi: 596

Re: Biancamano

Messaggio#10 » mercoledì 29 gennaio 2020, 17:04

Dario17 ha scritto:Non so se la storia dell'attesissimo prequel sia ironia o sincerità ma, in entrambi casi, mi hai fatto sorridere.
Effettivamente ci sarebbe materiale pe un romanzo breve ma campa cavallo ecc ecc...
Considerando poi che Biancamano pare non sia piaciuto poi così tanto....


no no, ero sincero! e ironico sul titolo, ovviamente.. in caso, considera questo testo un buon punto di partenza, il tema è buono (mi ha quasi un po’ ricordato la seconda fondazione di hari seldon, un’organizzazione che trama nell’ombra per portare l’umanità sulla giusta strada)
a presto!
andrea

andyvox
Messaggi: 122

Re: Biancamano

Messaggio#11 » venerdì 31 gennaio 2020, 18:35

Ciao, comincio dal discorso bonus che secondo me ci sono tutti, con solo qualche perplessità sul fatto che tu abbia centrato in pieno quello sul “mentire al protagonista”, ma direi che ci può stare. Punti di forza del racconto di sicuro l’idea e l’immagine del Papa palestrato, come ti hanno già fatto notare. Il punto debole è che i protagonisti rimangono un po’ troppo distanti, non si percepisce nelle loro parole e nei loro atti quella sete di rivalsa che giustifica anche il fine della vendetta. È meglio caratterizzato Umberto, nel flashblack, con il suo dolore, la rabbia, la nostalgia per Torino: ecco, avresti dovuto mettere qualcosa del genere anche per i due protagonisti, per renderli più simpatici e farci familiarizzare di più con il loro piano. Sono poi d’accordo con le osservazioni precedenti nel sottolineare il fatto che se metti come protagonisti due mostri di intelligenza, questa cosa in qualche modo deve emergere, altrimenti la frase sul QI potevi tranquillamente toglierla.
Andrea Pozzali

Torna a “La Sfida a Dreamscapers”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti