Riscatto

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due gennaio sveleremo il tema deciso da Dario Orilio. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Polly Russell
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Riscatto

Messaggio#1 » sabato 18 gennaio 2020, 16:07

La stanza era spoglia e sporca, solo delle stuoie accatastate da un lato: ricovero di mosche e pulci. Alcuni schiavi entrarono senza badare a lui, presero delle stuoie e, dopo averle scrollate vi si sdraiarono.
Fuscus non sapeva ancora quale sarebbe stata la sua mansione da quel giorno in avanti, ma era sicuro, non avrebbe potuto essere peggiore della precedente.
Era solo un ragazzo quando lo strapparono dalla sua terra, tanto giovane da ricordare della Tracia ben poche cose. Il suo bell’aspetto gli aveva risparmiato il lavoro nei campi in qualche villa patrizia ma lo aveva condannato alle attenzioni del suo padrone. Nutrire gli aspidi del suo signore e compiacerlo erano la sua quotidianità ma ora che i muscoli dell’uomo avevano soppiantato il corpo del ragazzo, il dominus aveva perso ogni interesse. Quella notte aveva abusato di lui per l’ultima volta, lo aveva baciato anche: quasi una sorta di commiato.

Una mano tra i capelli, la presa si fece salda in corrispondenza della nuca e lo schiacciò contro la parete. «Ecco il giocattolo del padrone. Dai Trace, facci divertire!»
Un secondo schiavo lo aveva afferrato per i polsi. «Da quello che udivo, devi essere meglio di una puttana numida!»
Un calcio al torace, un altro e uno ancora, prima che il tintinnio di una delle campane di chiamata lo salvasse. Lo lasciarono a terra, precipitandosi nell’atrio. Lui riuscì a raggiungerli solo dopo qualche minuto, la destra stretta sul fianco e il mento sporco di sangue.
Nella stanza più importante della domus tutti gli schiavi reperibili, una ventina in tutto, attendevano ordini con lo sguardo fisso sul mosaico, raffigurante un grosso cane nero, che decorava il pavimento.
«Cosa ti è accaduto, Trace?»
«Sono caduto.» Si costrinse a rispondere all’archimagirus.
«Improbabile. Ma non importa, ora devo ricollocarti. Sostituirai Gurges alla portantina della padrona quando ne avrà bisogno. Per ora vieni con me.»
L’egiziano si voltò con pronunciata lentezza, le spalle curvate dal tempo. Sollevò una mano e con un gesto distratto congedò gli altri.
«Ti hanno fatto del male?» Lui scosse la testa, facendo ondeggiare le ciocche corvine.
Il maggiordomo procedeva con passo lento e cadenzato, abituato a scortare ospiti illustri e a dar loro il tempo per ammirare le preziose argenterie e gli arazzi.
Il sole illuminava i delicati germogli di un limone appena piantato. Dal lucernario i raggi obliqui dell’aurora, tingevano di rosa i rampicanti e la fontana centrale. Da un satiro di perfetta fattura, zampillava acqua. La vasca di raccolta era decorata da lampade a olio e fiori freschi.
Fuscus era stato in quel giardino centinaia di volte durante i banchetti, al suo padrone piaceva mostrarlo agli ospiti. Lui rimaneva in silenzio, lo sguardo basso: immobile dietro al triclinio del domino o seduto accanto ai suoi piedi. Aveva ascoltato intricati giochi di potere che aveva capito solo molto più tardi. Aveva assecondato i capricci degli ospiti più influenti, dato piacere agli invitati di rilievo. Era stato conteso addirittura e ceduto a chi aveva il peso politico maggiore.
«Il domino ha in serbo un banchetto e vuole che sia il più fastoso degli ultimi anni. Ti porto dal cocus.»
Attraversarono tutto il cortile entrando nell’ala della casa destinata a Attica, la domina, e alle sue schiave. Non era mai passato di lì.
Le stanze erano riccamente decorate. Affreschi raffiguranti giovani danzatrici spiccavano sulle pareti rosso pompeiano.
Non si accorse del passaggio della domina e il suo inchino risultò maldestro, l’egiziano lo apostrofò con un tocco della verga.
Aveva avuto modo di osservarla: l’aveva vista soddisfare i capricci del marito con la stessa espressione sul volto che aveva lui. Stesso sdegno e stessa rassegnazione.
«Archimagirus dove lo stai portando? Non è il giocattolo prediletto di mio marito?»
«Il signore ha deciso altrimenti quindi lo porto in cucina, domina. Per l’imminente banchetto.»
Lei sollevò lo sguardo, soffermandosi solo un istante su un busto di Pallade, poi si avvicinò al Trace. Sfiorò con due dita il marchio sul suo collo con le iniziali del proprio consorte. «Non credere, potrebbe essere la tua fortuna.» Lo sussurrò soltanto, con le labbra appoggiate all’orecchio dello schiavo: i turgidi seni di sedicenne spinti contro il suo petto.
«Un nuovo banchetto!» la domina si spostò agitando le braccia cariche di monili, «invitati noiosi e discussioni su senatori di cui conosco soltanto il nome. Quando avrà finito con questa bizzarria, lo voglio alla mia portantina.»
«Ho già provveduto, signora.»

La cucina, Fuscus l’aveva immaginata diversa. Una decina di schiavi affaccendati intorno a un tavolo di pietra e qualche otre, in uno dei cortili interni. E l’odore acre del garum che aveva saturato l’aria.
«Bene.» Acconsentì il cuoco, «la scrofa è stata uccisa,» indicò il nuovo arrivato, «lavala con cura, tornerò a breve.»
Il cocus giunse in cortile con le braccia cariche di garum e alloro. Fece un mazzetto delle foglie e vi cosparse il corpo dell'animale dopo averle intinte nella salsa di pesce.
Fuscus era sudato e sporco del sangue della bestia, infilò la testa in un otre d’acqua e si versò addosso quella rimasta. Si scrollò e tirò indietro i capelli.
Quando si sollevò intravide la domina dietro una coltre, al primo piano.
«Sta per fare buio, non distrarti. Bisogna svuotare l’interno.»
Le mani esperte del cuoco si insinuarono nella bocca della creatura. «Deve sembrare integra. Sarà la portata centrale, il mio trionfo!»
Il ragazzo non ci badò, era solo maiale in fondo. Un maiale che non avrebbe neppure mangiato.
Guardò di nuovo verso la finestra al primo piano, lei era ancora là. Seduta sul davanzale, le lunghe ciocche scure e composte, adagiate sulla tunica bianca.
«Vai a svuotare e lavare quelle budella, le riempirò io con il composto che ho preparato. Bada che non ci sia neppure un forellino.»
Il cuoco allungò un braccio e sfiorò la gola dello schiavo con il coltello. «Ogni foro che troverò, io lo farò a te.»

Il mattino seguente Fuscus salutò l’alba accompagnato dallo schiocco della frusta. Al cocus non fu concesso di forargli le carni, ma non trascurò che il cuoio gli lisciasse le pelle.
La casa era tutto un fermento già da prima dell’alba, la domina aveva deciso di fare acquisti in vista del banchetto e l’egiziano si preoccupò di prepararle la portantina. Raggiunse Fuscus nell’alloggio comune. Lo trovò disteso su una stuoia, i segni delle frustate ben visibili sulla schiena e sulle cosce. Le linee arrossate e gonfie sembravano pulsare sulla pelle color cenere.
«Ragazzo!»
Lui sollevò le palpebre con fatica. «La domina ti vuole alla lettiga, non posso contravvenire. E nemmeno tu.»
Il ragazzo si sollevò sulle braccia e si mise carponi dapprima, i muscoli guizzavano, pervasi da tremiti leggeri, prese la tunica pulita che il vecchio gli stava offrendo.
«Indossa questa, non voglio che la signora si impressioni vedendo le tue ferite. È talmente delicata.»

La schiava più fidata della domina camminava accanto alla portantina, chiacchierando con la sua signora, finché si fermarono, in prossimità di un mercato.
I banchi erano un esplosione di colore e profumo. La domina afferrò la mano della sua schiava e si diresse verso il vasellame. Prese una piccola anfora, poi delle brocche. Guardò le ciotole e i piatti, ridendo con aria complice assieme all’altra ragazza. Scelse una lampada, passò al banco successivo e a quello dopo ancora. Comprò oli profumati e due diversi monili, continuando a correre da un banco all’altro. «Aspettatemi qui, voglio vedere l'aruspice.»
Tornò molto tempo più tardi, sulla veste candida spiccavano due macchie di sangue, afferrò un lembo e lo arrotolò tra le dita cercando di nasconderle. «Ho avuto una splendida notizia, truce per alcuni versi, ma risolutrice. Sono molto felice, per questo avrete tutti un premio quando torneremo a casa.» Prima di salire sfiorò il membro di pietra di Priapo incastonato nel muro alla sua destra. «Andiamo davanti al senato, voglio prendere l’acqua di quella fonte,» poi sussurrò alla sua fidata, «dicono che concili il sonno se bevuta per tutto il giorno, faremo in modo che mio marito beva solo quella!»
Rise stringendo le mani della schiava e salì sulla portantina. Solo quando ripresero la marcia notò la tunica di Fuscus macchiata di sangue.
«Cosa ti è accaduto?»
Fuscus non rispose, la guardò con espressione incerta e rimase in silenzio.
«Sei ferito?»
Lo schiavo abbassò lo sguardo, «no, signora.»
Lei incrociò le braccia sotto al piccolo seno e strinse le labbra. «Toglila.»
Slacciò la cintura di cuoio con movimenti lenti, mentre una schiava allontanava alcuni curiosi. Si voltò di spalle e sfilò la veste.
Le labbra della domina si dischiusero appena. «Mi dispiace. Chi è stato?»
Fuscus si voltò di nuovo verso di lei, la tunica arrotolata tra le mani a coprire la propria nudità. «Ho commesso un errore signora e sono stato punito.»
«Dal cocus, immagino.» Nella voce della ragazza la rassegnazione di chi sapeva con esattezza dove terminava il proprio potere. Lo fissò per qualche istante. «Puoi rivestirti.» Si voltò verso lo schiavo alle sue spalle, «tu, prendi il suo posto alla lettiga, andiamo a casa. Non ho più voglia di andare al senato.»

Attica attese il cocus al centro della sala, davanti all’impluvium ormai pieno di petali di rosa, tamburellando con le dita una delle teche degli aspidi tanto amati da suo marito. «Se, e come punire qualcuno è una decisione del padrone e mia.»
Il cocus si profuse in un inchino sgraziato, «il padrone mi ha concesso pieno potere sugli schiavi assegnati a me, domina.» Marcò l’ultima parola.
Lei si avvicinò di un paio di passi, strinse gli occhi, «mio marito è volubile ma per quanto possa cambiare gusti o puttane, io sono sua moglie. Si stancherà anche di te e avrò la tua testa.»

Fuscus era stato condotto dalle truccatrici in uno dei cortili, quello sul retro della domus, il meno frequentato, due di loro si misero davanti all’entrata appena la domina li raggiunse.
«È colpa mia se le tue ferite hanno ripreso a sanguinare.»
Fuscus scattò in piedi, arrossì quando lei si avvicinò e gli poggiò le mani sul petto. «Non devi alzarti, sono qui per farti medicare.» Al suo cenno Caelia le corse accanto, un vasetto di terracotta tra le dita.
La domina si sedette sul triclinio accanto a lui, dopo che si fu sdraiato e acconsentì perché la sua schiava lo lavasse. Estrasse una noce di unguento e gliela passò sulla schiena.
La medicazione divenne massaggio poi carezze. Spostò con ambo le mani i capelli e insinuò le dita sotto le orecchie. Caelia, la ornatrix, tossicchiò. La matrona si tirò indietro leccandosi le labbra. «Continua tu, devo andare.»
La schiava prese l’unguento e attese che la sua padrona rientrasse per parlare, «non metterti nei guai, Trace.»
Lui si sollevò sui gomiti, «non è mia intenzione.»
Lei poggiò il vasetto con poca grazia, «Attica è una bambina, se l’è cavata col padrone, solo perché era concentrato su di te.» Si avvicinò al triclinio e gli fece cenno di farle posto, il tono accondiscendente, «so quello che hai passato. Ti ho visto uscire dalla cubicola del padrone coperto di lividi e sangue. Attica ti osserva da quando è arrivata, e io con lei. Le piaci, ma come a una bambina piace il balocco che non può avere. Cosa credi farebbe con te? Cosa farai tu quando sarà lei a uscire da quella stanza?»

Fuscus ciabattò fino all’atrium, le statuette dei Lari sembravano guardarlo torve. Riconobbe la risata del padrone, proveniva dal tablinum, vi passò dinnanzi in fretta, senza sollevare lo sguardo dal pavimento.
«Fuscus?» Il domino era seduto dietro il tavolo di legno chiaro. «Il cocus dice che sei andato a lamentarti con Attica, è vero?»
«Signore?»
«Hai capito, rispondi.»
Aveva di nuovo tredici anni, «no, signore.» Balbettò.
«Se lavori per il cocus, lui dispone di te. Nutri i miei aspidi e torna da lui.»

Il fuoco formava una parete verticale, vi adagiarono la scrofa accanto, posta su un traliccio. Il cocus mise un catino colmo di garum tra le mani di Fuscus, «bagnala con frequenza. Verrò io a inserire le budella. Se rovinerai il mio capolavoro ti farò pentire di essere nato.»
Fuscus non aveva capito molto di quella ricetta, nella sua terra un arrosto era solo un arrosto.
L’unica cosa chiara era che avrebbero finto di sventrare la scrofa durante il banchetto e avrebbero servito le sue interiora. O meglio, gli insaccati fatti, perché interiora apparissero.
«Sembra un lavoro noioso.» La voce della domina aveva la dolcezza di un flauto. Sfiorò il petto dello schiavo con due dita, le fece scivolare per raccogliere le colature di garum. Si portò l'indice alle labbra e lo succhiò con uno schiocco. «Potrei anche decidere di tenerti per me.» Gli mostrò due denti di leone e gliene offrì, «esprimi un desiderio.» Dischiuse le labbra, formando un piccolo cuore e soffiò con gli occhi chiusi. Poi sospirò e attese che lo facesse anche lui. «Che cosa hai desiderato?»
«La felicità…» rispose incerto.
Lei sollevò lo sguardo «io esprimo sempre lo steso desiderio: la morte di mio marito…» si diresse verso l’interno e si voltò indietro, «... o la mia.»
Fece ancora un paio di passi «raggiungimi quando avrai finito.»

Attica era distesa sul letto, indosso solo un velo e il chiarore delle lucerne. «Avvicinati.»
Lui indugiò qualche istante poi si portò accanto alla sua padrona. La lasciò osservarlo, sfilargli la tunica con mani avide, toccarlo, stringerlo, graffiarlo anche. La ragazza si sedette sul letto, allargò le gambe e lo trasse a sé. Lui si inginocchiò e le afferrò i seni. Un brivido scosse la domina quando Fuscus scostò il velo per suggere i capezzoli sfrontati. «Mia signora...» sussurrò mentre si ergeva afferrandola per la vita sottile.
«Vuoi portarmi via da qui?» gli chiese mentre con la destra indirizzava dentro di sé la prorompente erezione.
La amò a lungo, con passione e delicatezza, finché sprofondò sulle lenzuola madide. Tirò indietro i capelli e fece per alzarsi. Attica gli sfiorò il polso, «dove vai?»
Nella stuoia fuori dalla cubicola, dove aveva dormito da quando era stato catturato, dove il suo padrone lo aveva relegato per usarlo in qualunque momento ne avesse avuto voglia. «Qui fuori, mia signora.»
Il tocco sul polso si fece presa, «dormi qui con me, abbracciami.»
La scavalcò e si spostò dietro di lei per cingerle le spalle, le prese entrambe le mani nelle sue e gliele strinse al petto, affondò il viso nei suoi capelli profumati.
Attica si portò alle labbra le dita di lui e le baciò, «sai cosa mi ha detto l'aruspice? Che l'uomo oscuro portato qui dalla Tracia mi avrebbe salvata. Che il suo amore e un veleno straniero mi avrebbero liberata.» Si scostò appena dal suo petto e si voltò per guardarlo negli occhi. «Mi salverai?» Gli sfiorò le labbra con le proprie, «Ogni notte prego Vesta affinché quegli stupidi aspidi gli si rivoltino contro.» Tornò con il viso sul guanciale prima che lo schiavo potesse rispondere e si accoccolò tra le sue braccia.

La mattinata successiva trascorse tra mille faccende, tra la cucina e il cortile: il cocus urlava ordini rincorrendo le portate, l’archimagirus aveva fatto lucidare i vasellami e l’argenteria e stava dando ordine di disporli in modo differente, di modo che chi già fosse venuto in visita, avrebbe avuto piacere nel guardarli ancora. Il domino uscì a grandi passi dalla cubicola, un paio di schiavi gli correvano dietro ossequiosi. «Tu! Fuscus vieni qui.» Ringhiò a denti stretti. «Non riesco a trovare l'archimagirus, vai tu. Avvisa le serve della signora che la conducano da me. Non si presenzia a un banchetto con la mente annebbiata da voglie non paghe.» Gli sollevò il mento con la destra e strinse sulle guance con le dita, «tu lo sai bene, vero?» Scosse la mano facendo ondeggiare i boccoli color pece, «ma quanto ci siamo divertiti io e te?» Come gli lasciò il viso, lo sguardo di Fuscus cadde di nuovo sul pavimento. Il domino gli palpò senza alcuna grazia un gluteo e lo trasse a sé. «Eri così bello...» lo fece voltare e lo strinse, le mani grassocce premute contro le cosce, «... una visione.» Percorse con le dita la linea dura dei muscoli senza mascherare una nota di disgusto, «non più ormai.» Gli diede un colpetto sulla nuca, «vai, sbrigati. Non ho tutto il giorno.»

Aveva girovagato per la domus senza meta per tutta la mattina, fingendo di spostare un vaso, piuttosto che lucidare un mosaico. Tutto per restare nelle vicinanze della cubicola del padrone. Tutto per sperare di non sentirne uscire alcun suono. La ornatrix era rimasta fuori dalla porta e gli gettava sguardi malevoli a ogni passaggio. Solo quando lo vide scattare verso la camera, rispondendo a un grido strozzato di Attica gli poggiò con garbo le mani sulle spalle. «È sua moglie, quello che senti è già capitato e capiterà.»

Nel primo pomeriggio, il primo piano della domus era deserto, e dal piano inferiore saliva un gran trambusto, superò un lungo corridoio rosso acceso e arrivò vicino alla cubicula della domina.
Appoggiò l’orecchio alla porta, poteva sentir battere il proprio cuore tanto aveva paura di venire scoperto. Pigiò l’orecchio più forte e sentì dei lunghi singhiozzi.
Si spostò solo un istante prima che si spalancasse la porta.
La domina lo guardò da dietro un esteso livido viola. La pelle delle braccia e delle spalle segnate di rosso. «È questo che ti faceva?» sussurrò con voce tremante.
Lui non rispose, ma quando la ragazza si spostò verso di lui e si appoggiò al suo petto la strinse.
«Potessi prendere il vostro posto, signora…»
«Vai via, ora.» Si discostò da lui e con ritrovata dignità tornò verso la sua stanza, richiamò l’attenzione di una delle schiave con un gesto della mano, poi fece richiudere la porta.
Fuscus si precipitò verso la cucina, superò di corsa degli schiavi che lustravano a specchio il pavimento e raggiunse la portata principale.
Il trambusto era identico a quello che aveva lasciato. Il via vai, addirittura maggiore.
La scrofa era pronta: nessun segno di lama o bruciatura, perfetta.
Recuperò le budella ripiene, le sostituì con gli aspidi e ne bloccò la fuga con un frutto.
L’avrebbero servita intera, il cocus avrebbe inciso tra le mammelle e il padrone ne avrebbe cavato le salsicce. E sarebbe morto.
Era quasi notte, poteva raggiungere la campagna in fretta e da lì si sarebbe diretto verso il mare, non prima di aver preso lei.
Il primo grido di terrore lo colse sulle scale, nel secondo riconobbe la voce del domino, lo sentì piangere, poi altre urla lo sovrastarono.
«Che succede?» Chiese Attica affacciandosi dalla scalinata, la fedele ornatrix alle sue spalle.
«Ti porto via.» Le disse Fuscus, il petto che si alzava e abbassava in fretta, al ritmo del suo fiato spezzato. Le corse incontro e la abbracciò.
Un altro grido, una donna stavolta, nello strazio del terrore e del pianto, "il domino è morto" fu distinguibile.
«Dobbiamo andare, staranno dando l'allarme!»
Attica gli prese il volto tra le mani e lo baciò, si sciolse i capelli subito dopo, «sai cos'altro mi ha detto l'aruspice?» Il fermacapelli d'osso tra le dita sottili, «che il Trace che mi avrebbe salvata mi avrebbe anche ridotto in miseria allorquando l'avessi seguito o se lo avessi lasciato andare.»
Fuscus ebbe solo il tempo di sgranare gli occhi, mentre l'oggetto di vanità gli veniva piantato nella gola.
Attica lo baciò di nuovo e spinse più a fondo. Fuscus cadde in ginocchio e lei lo accompagnò, le dita ancora strette sul puntale, «ti risparmio la tortura e la crocifissione, mio eroe.» Si levò in piedi mentre dalla gola squarciata dello schiavo, sangue e fiato gorgogliavano gli ultimi istanti di vita.
La ormatrix non riuscì a trattenere un grido, si inginocchiò davanti al corpo ormai senza vita. «Mia signora, perché?»
«Ci sono tre tipi di oggetti, quelli che non si muovono e non parlano, quelli che si muovono e non parlano e quelli che fanno entrambe le cose. Nel terzo caso bisogna guardarsi meglio le spalle. Scendi di sotto e dai l'allarme, per preservare la vostra vita parleremo di un nemico politico. Ora fammi portare il cocus.»


Polly

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Luca Nesler
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Re: Riscatto

Messaggio#2 » venerdì 24 gennaio 2020, 14:54

Ciao Polly. Nella prima parte dai le giuste informazioni introducendo il racconto in modo efficace e senza cadere nell’infodump. Molto brava. Mi piacciono molto anche i dettagli della cucina. L’ambientazione storica è resa bene, con dovizia, ma senza ostentazione. La trama è intrigante, un po’ cinica e senza buonismi. Presenta una situazione cruda e dice quel che deve dire. Sulla scrittura ho poco da dire. A volte usi dei luoghi comuni come “le stanze erano riccamente decorate” o “era tutto un fermento” che rendono l’idea, ma sono poco eleganti, specie se il testo scorre bene (mia opinione).
Nella parte dove la domina decide di andare a fare acquisti gestisci tutto in modo “tell” senza focalizzazione (cioè con un narratore esterno limitato). Lo facevo spesso (o sempre) anch'io. Ora personalmente sto cercando di evitare queste parti cercando di restare sempre col focus su un personaggio e devo dire che mi piace molto. Dovrebbe aiutare a mantenere l’attenzione del lettore. Tu che ne pensi? Spesso ho qualche riserva, perché così si limitano le descrizioni ambientali e gli altri punti di vista. Non so se il gioco vale la candela.
Mi è piaciuto l’uso del maiale ripieno e il fatto che la vendetta di cui racconti non sia del protagonista.
Un dubbio ce l’ho sull'aderenza al tema: si può parlare di vendetta? A me sembra un piano di fuga e non so quanto sia stato meditato. Vero è che c’è anche una vendetta e che “meditato” si presta a un uso più ampio, perciò direi che ci siamo.

Bonus:
Ambientazione storica con un elemento fantastico: l’ambientazione storica c’è e buona, ma l’elemento fantastico non lo trovo.
Qualcuno mente al protagonista: Attica, sicuramente.
Flashback e plot twist: il secondo c’è sicuramente sul finale, ma il flashback non lo trovo.

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Polly Russell
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Re: Riscatto

Messaggio#3 » venerdì 24 gennaio 2020, 19:04

Ciao Luca, grazie! Felice ovviamente che ti sia piaciuto. Per quanto riguarda i tuoi dubbi m, eccomi qua, pronta a toglierteli. Di solito uso un pov del tutto neutro, super partes, quindi gioco forza devo sovrabbondare con le descrizioni. Però questo diviene difficile in un racconto breve, far empatizzare col personaggio senza spiegare cosa sente è complicato: quindi adotto una soluzione che sta a metà e uso il punto di vista di un personaggio, Fuscus in questo caso, è bello? giusto? boh, a me piace.
Il flashback è quando passano davanti al giardino e il protagonista ricorda dei vecchi banchetti, che bisogno avrei avuto altrimenti di farlo passare di là! XD
L’elemento fantastico è la predizione dell’aruspice, ma sì, è decisamente debolino. ;)
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Vastatio
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Re: Riscatto

Messaggio#4 » sabato 25 gennaio 2020, 12:44

Ciao,

scritto bene, indubbiamente. La storia c'è e regge. Non mi ha entusiasmato.
Se escludiamo il flashback, che eri costretta a mettere, la storia è di una linearità quasi disarmante: una volta inquadrati i personaggi non succede nulla che non ci si aspetti o non sia già stato scolpito nella pietra dello stereotipo.
Il padrone pedofilo e violento(con bonus bisessuale), la moglie traditrice e vendicativa, lo schiavone sexy ingannato, la favoletta dell'amore/sfruttamento.
Forse una costruzione diversa potrebbe rendere più interessante il tutto. Giocare un po' di più col lettore, portarlo su false piste per poi dare davvero potenza al colpo di coda finale. Mostrare le scene di sesso col padrone e la padrona, mischiando i tempi, solo con piccoli indizi. Alla fine lo sfruttano entrambi e, nel loro modo "perverso" (e ci torno dopo), lo amano entrambi.
E arriviamo alla perversione. La pedofilia è un "problema morale" del nostro tempo, enfatizzarla (citando anche l'età della moglie sedici anni) è giocare sporco, usare la nostra moralità per forzare un giudizio che, al tempo, non sarebbe stato così forte e negativo (a meno che il lettore non sia un pedofilo).

Per quanto riguarda i bonus non ci vedo l'elemento fantastico o fantascientifico. Erano più che normali le veggenti, cartomanti e simili e, in ogni caso, la profezia che le è stata fatta non mi sembra molto diversa da quella che una buona "ciarlatana" potrebbe fare conoscendo un po' di pettegolezzi.

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Re: Riscatto

Messaggio#5 » sabato 25 gennaio 2020, 18:09

Ehilà, Polly. Piacere di leggerti.
Un racconto ambientato nell'Antica Roma ben narrato e con personaggi estremamente ben delineati. L'uso costante (ma non eccessivo) dei termini latini e i riferimenti molto precisi al funzionamento della domus rendono il racconto molto coerente con l'ambientazione e molto vivido. Il meglio, da questo punto di vista, lo raggiungi con la descrizione della cucina e, soprattutto, dell'arrosto di maiale, che mi ha ricordato le descrizioni della Cena di Trimalcione. E la scelta di far morire il dominus con i serpenti che escono fuori dal maiale è puro genio. Arriviamo alle debolezze del racconto, partendo proprio dal maiale: la scelta di far avvenire il tutto in secondo piano toglie alla scena il 90% del suo potenziale. Anche il finale è succinto, quasi frettoloso, immagino per via dei pochi caratteri a disposizione. Come altri, prima di me, devo dire che penso che manchi totalmente l'elemento fantastico\fantascientifico, perché la profezia dell'aruspice non può essere considerata fantastico. Allo stesso tempo, il fatto che Fuscus ricordi il periodo passato nel giardino non penso possa essere assolutamente considerato flashback.
Peccato: sono nei su una costruzione eccellente, ma sono nei belli grossi.

Alla prossima!

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Re: Riscatto

Messaggio#6 » sabato 25 gennaio 2020, 18:16

In realtà il sesso con lui e lei c’erano eccome, nei 16k che ho tagliato! XD
Il padrone non è bisessuale e nemmeno pedofilo questa è una tua interpretazione. Io sto narrando una storia ambientata in un periodo in cui non c’era nulla di più comune che “giacere” con giovani fanciulli e maritarsi a sedici anni. Non ho cercato di portare il lettore da nessuna parte, tantomeno ho giocato sporco, e qui sono dannatamente seria: ho solo rispettato gli usi dell’epoca. Il domino sì, probabilmente a suo modo lo ama, anzi lo ha amato, lei no. E credo sia chiaro nella frase che faccio pronunciare alla domina, nel finale. Che non è mia ma è una citazione (la mia memoria non mi permette di ricordare di chi, Cicerone? Plinio?)
Ribadisco, con l’aruspice c’ho provato! XD
Polly

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Re: Riscatto

Messaggio#7 » sabato 25 gennaio 2020, 18:23

Eh eh Pretorian lo so! Con l’aruspice c’ho provato! XD Però il ricordo nel giardino mi sembrava sufficiente, ahimè. Detto questo, contenta che ti sia piaciuto. Quello che avevo in mente necessitava di parecchi caratteri in più, infatti ho tagliuzzato come una pazza, anzi come un captor (che dovrebbe essere lo schiavo addetto al taglio delle carni! XD) Mi sono andata a cercare una vera ricetta dell’epoca e quella che descrivo è molto simile all’originale, però anche lei risulta tronca, lo immagino. :(
Polly

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Re: Riscatto

Messaggio#8 » sabato 25 gennaio 2020, 18:56

Probabile che non sia stato chiaro (e quando mai).

Non so, ma per come seguono gli eventi, ho equivocato la frase dove citi il passaggio dal corpo di ragazzo a quello di uomo come pedofilia, quando in realtà sarebbe più corretto parlare di efebofilia. Te lo concedo.
Sta di fatto che una volta era una cosa più che normale, ma non hai messo questa "turba" (per noi) su un personaggio puro, buono e caritatevole, ma su un violento, che si è stancato del suo giocattolo ecc.
Il mio giudizio morale, che è figlio dei suoi tempi, viene guidato in quegli stereotipi che sconfinano nelle macchiette... il tutto fa perdere forza alla tua prosa.
Per questo suggerivo di rimestare le cose. Far vedere scene in cui fanno l'amore (e avresti anche i flashback) senza presentarare subito la situazione del domus stufo e tutto. Giocare sul ruolo dello schiavo "abbandonato" dal suo domus, senza dichiarare già dalla prima scena che il domus è quello che è.
E piglialo un po' per il culo anche tu il lettore :P

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Re: Riscatto

Messaggio#9 » sabato 25 gennaio 2020, 20:06

Ok, non avevo capito. Anzi no, ti eri spiegato coi piedi. Ma ora è tutto più chiaro e capisco il gioco che avresti voluto vedere. Stranamente ha anche senso, e probabilmente lo userò in una versione più estesa, ma negherò che sia una tua idea.
Polly

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Andrea Lauro
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Re: Riscatto

Messaggio#10 » martedì 28 gennaio 2020, 0:18

Ciao Polly, magistrale l’uso frequente di termini latini: rendono molto bene, denotano serietà e ricerca nella contestualizzazione, non appesantiscono il racconto. Insomma, non ho che lodi per te a questo proposito!

In particolare ho apprezzato la scena in cui Fuscus segue l’archimagirus attraverso il giardino fino alle cucine: sia il colloquio che le immagini descrittive sono potenti.
Come punto di miglioramento, cercherei di riequilibrare la lunghezza delle varie parti della storia: mentre l’incipit è ben descritto (e con dovizia di particolari), ho quasi l’impressione che nel finale ci sia un precipitarsi degli eventi. Immagino un’ultima sforbiciata per stare nella conta dei caratteri: prova magari a pensare se si possa togliere qualcosa prima per aggiungere poi.

Giusto due appunti su alcuni termini latini: dominus e non domino (visto che utilizzi cocus e archimagirus); al singolare è cubiculum (neutro, quindi in italiano forse è meglio tradurlo al maschile) e non cubicula/cubicola (a meno che non lo usi al plurale).

Un paio di correzioni sulla punteggiatura: “i raggi obliqui dell’aurora, tingevano”
“Da un satiro di perfetta fattura, zampillava acqua.”
“O meglio, gli insaccati fatti, perché interiora apparissero.”
da correggere: “La orMatrix non riuscì”

Un’ottima prova, grazie della lettura! In bocca al lupo,
andrea

Per quanto riguarda i BONUS, ammetto d'aver sbirciato gli altri commenti per essere sicuro della diagnosi, visto che avevo gli stessi dubbi...

Ambientazione storica: OK, CON LODE
elemento fantastico: MANCA
Qualcuno mente al protagonista: OK
Flashback: poco poco...
plot twist: OK

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Polly Russell
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Re: Riscatto

Messaggio#11 » mercoledì 29 gennaio 2020, 14:40

Grazie mille del commento e soprattuto dei consigli sul latino! Non l’ho mai studiato e tutto quello che vedi è il risultato di studi storici, dove alcuni termini ricorrono spesso, nonché il magico potere di internet ;).
Hai ragione sulla sforbiciata, nel testo originale le parti erano parecchio più equilibrate, davo una lunga descrizione dell’ala destinata ad Attica, ma l’ho tolta per lasciare spazio al flashback sul giardino (che non è riuscito un granché a quanto pare. XD) Dopo l’ennesima “passeggiata” ad Ercolano non farei altro che descrivere ambienti!
A questo punto cercherò di “rubare” un po’ di caratteri all’inizio per vedere di riequilibrare le cose. Kiss!
Polly

andyvox
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Re: Riscatto

Messaggio#12 » venerdì 31 gennaio 2020, 18:36

Ciao Polly, in effetti hai ragione nel commento che hai fatto al mio racconto, anche tu a virgole stai messa abbastanza male: “Alcuni schiavi entrarono senza badare a lui, presero delle stuoie e, dopo averle scrollate vi si sdraiarono.” (qui forse ne manca una?) e “Fuscus non sapeva ancora quale sarebbe stata la sua mansione da quel giorno in avanti, ma era sicuro, non avrebbe potuto essere peggiore della precedente” (qui forse ce n’è una di troppo? Non so, con le virgole io non ci prendo mai, però leggendo queste due frasi c’è qualcosa che “non mi suona”, e detto da me è tutto dire).
Veniamo alle cose serie: i limiti maggiori del tuo racconto sono l’assenza dei bonus, quello sull’elemento fantastico proprio non riesco a vederlo, quello sul flashback a me sembra davvero troppo tirato. Per quanto riguarda la storia, l’hai condotta sicuramente bene, ma devo confessarti che l’ho trovata un po’ scontata, non mi ha trasmesso nessuna emozione particolare.
Andrea Pozzali

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Polly Russell
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Re: Riscatto

Messaggio#13 » venerdì 31 gennaio 2020, 20:03

Ciao Andy, emm no, per la verità nella seconda frase le due virgole chiudono un inciso, quindi ci voglio tutte e due e nella prima non so? Non mi sembra manchi, dove la metteresti?
Per il resto lo so, l’elemento fantastico è tirato per i capelli, semplicemente ho sperato andasse bene ma non ne ero troppo convinta nemmeno io. Idem per il flashback, non ho molto a cui aggrapparmi. :)
Sul fatto che non ti sia piaciuto o non ti abbia trasmesso nulla, ahimè cosa posso fare? Non so cosa avresti voluto leggere, se è una storia perfettibile avrei bisogno di suggerimenti, se noti buchi di trama o magari dove dire meno o di più, un elemento da aggiungere... se invece non ti ha proprio preso la trama c’è davvero poco da fare. Devo solo arrendermi al fatto che alcune storie piacciono, altre no.
Alla prossima. Kiss!
Polly

andyvox
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Re: Riscatto

Messaggio#14 » venerdì 31 gennaio 2020, 22:35

In effetto a me "ma era sicuro" non sembra proprio un inciso (è una costruzione verbale che regge la parte restante della frase), mentre mi sembra molto più un inciso "dopo averle scrollate" (se consideriamo inciso qualcosa che possiamo togliere dalla frase senza problemi), però non saprei, vedi tu, è solo un mio parere personale per quello che conta.
Andrea Pozzali

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