Diaspora

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due gennaio sveleremo il tema deciso da Dario Orilio. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Vastatio
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Diaspora

Messaggio#1 » mercoledì 22 gennaio 2020, 23:57

— Merda!
— Cosa c’è adesso? — Blue si voltò per capire quale nuovo evento avesse infastidito Red.
— È letterale. — Red era fermo poco passi più indietro intento a controllarsi gli stivali approfittando della fioca luce di un lampione a gas — Merda. Di cavallo suppongo.
Red cominciò a strisciare la suola sul selciato e sul palo di metallo, le decorazioni barocche stavano risultando molto efficienti nel ripulire il dorso dello stivale.
— Come hanno ottenuto il permesso di usare dei cavalli spargimerda poi devo farmelo spiegare. Una pozzanghera poco distante concluse l’operazione e Red raggiunse Blue, che non si era mosso da dove si era fermato e continuava a fissarlo in attesa. — Se provi a lasciar cadere per strada una nocciolina da noi ti arriva una notifica di sanzione del Controllo&Riciclo prima ancora che tocchi terra. — Allargò le braccia — Qui invece si possono permettere la latrina a cielo aperto.
— Ci sei voluto venire tu.
— Ho avuto una soffiata. L’hai verificata.
— Oh sì, è attendibile, ma sei tu quello ossessionato dalla faccenda di Violet, non io.
Gli occhi di Red si ridussero a due linee sottili — Ci ha tradito e se n’è andata.
— Non era obbligata a restare.
— Sei sempre stato troppo morbido con lei.
Blue fece spallucce e riprese a camminare.

***

Il dottor Calarme lesse la documentazione per la quarta volta.
Alla terza rilettura aveva creduto di aver individuato una falla, un appiglio per potersi opporre alla procedura.
Invece no, non c’erano scappatoie formali. L’unica soluzione sarebbe stata quella di prendersi un permesso per la settimana successiva.
Controllò i turni per verificare chi avrebbe dovuto sostituirlo: Mallory. Gli era sempre stato sul culo Mallory.
Con un rapido gesto fece sparire la tabella dei turni e la documentazione sul nuovo progetto di sperimentazione, la superficie traslucida della sua scrivania riflesse la sua immagine. Aveva fatto pace con se stesso tanti anni prima.
Sfiorò l’icona per comunicare con la segreteria — Janete, anticipo quel viaggio di cui avevamo parlato, ho bisogno di riposo. Per le prossime due settimane sarò via.
Due settimane: meglio abbondare.

***
Blue fissava l’animale legato alla staccionata che cercava di frustare dei piccoli insetti neri con la coda. Non li colpiva mai, scappavano sempre prima e tornavano a posarsi più o meno negli stessi punti. E il tutto si ripeteva.
— Mosche, — Red decise che era ora di andare avanti — quelle sono mosche. Sono però abbastanza certo che quel cavallo abbia qualcosa che non va.
— Perché non riesce a colpirle?
— No, credo di aver letto che avessero quattro zampe, non sei.
Blue fece di nuovo spallucce, abbassò lo sguardo e contò le zampe — E questo ti dimostra che leggere quella roba vecchia è solo una perdita di tempo. Clonarli con sei zampe deve essere più utile che senza apparato digerente.
Blue fece un cenno con la testa, indicando la fila di lampioni che costeggiavano la strada. — Credi forse che quelli funzionino davvero a gas?
— Ma non ha senso. Se vuoi vivere nel passato perché farlo così?
— Sei troppo idealista, non puoi dividere tutto in bianco e nero — sul suo volto si disegnò un sorriso sardonico — o in rosso e blu.

***
Il viaggio non era stato così rilassante come aveva pensato. Sua moglie non aveva fatto altro che lamentarsi per tutto il tempo della camera di albergo e di come il personale di servizio fosse stato al di sotto delle cinque stelle vantate dalla struttura.
Gli unici momenti di pace li aveva ottenuti durante i massaggi, anche se all’inizio aveva dovuto rifiutare più volte il servizio extra che le disinibite fisioterapiste consideravano incluso. Per quello le bastavano le stagiste in clinica. Era andato lì per rilassarsi, che diamine!
Quindi, quando si sedette di nuovo alla sua scrivania, il dottor Calarme non era nella condizione ideale per gestire la nota di Mallory intitolata “Diaspora”. La accantonò e decise che l’avrebbe controllata più tardi.

***

Red si ingobbì ancora un po’ quando sentì fischiare il proiettile sopra la sua testa. La schiena schiacciata contro un carretto che, a quanto pareva, non offriva tutta la protezione che aveva sperato. Guardò in direzione di Blue, lui aveva trovato riparo in un vicolo a una mezza dozzina di passi dalla sua posizione. Era inginocchiato, con una mano stringeva la coscia destra e con l’altra si batteva la testa fissandolo.
— Nessuno tocca la nostra Violet!
La voce maschile proveniva dall’alto, probabilmente da uno dei balconi o dal tetto di una delle basse case che li circondavano .
— Andatevene!
Il concetto venne ribadito da un nuovo sparo. Red sentì il legno dietro di lui esplodere, alcune schegge lacerarono il giubbotto e si piantarono nella spalla.
Represse un grugnito e si toccò il lobo destro, il comunicatore si accese e gli sparò una scarica di rumore bianco dritta nel cervello.
— Che cazzo è questo casino? — La sua voce gli tornava indietro con un fastidioso effetto eco metallico.
— TaATS — Le distorsioni rendevano Blue irriconoscibile, non avesse saputo che quello era un canale privato avrebbe… — Ora vogliamo levarci da qui? Intendi sparargli a quel tizio o aspettiamo che disintegri le ultime quattro assi del tuo carretto?
— TAT cosa? Quello che mi avevi detto prima di partire? Vabbé, me lo spieghi di nuovo dopo.
Red chiuse gli occhi, ignorò il pulsare ritmico della spalla e si concentrò sulle auree intorno a lui.
Scacciò dalla mente il blu che illuminava il vicolo e il rosso che bruciava nella sua posizione. Dietro di lui, a circa tre metri di altezza un fuoco grigiastro gli indicava la posizione del suo bersaglio.
— È da solo.
Estrasse la pistola e rotolò con una capriola fuori dal suo riparo. Sapeva dove sparare e premette il grilletto. Non si aspettava la detonazione e perse la concentrazione, il fuoco grigiastro si sbilanciò e cadde a terra acquisendo fattezze umane.
Red si alzò in piedi e si diresse incontro a Blue, che era uscito dalla protezione del vicolo e stava zoppicando verso la sua posizione.
— La tengo sempre in stordimento.
Blue lo fissò digrignando i denti e continuando a premere sulla ferita alla gamba.
— TaATS, Tecnologia ad Adattamento Tempo Storico. Non esistevano pistole stordenti in quest’epoca, la tua pistola funziona solo in modalità letale. Te l’ho spiegato quando mi hai detto che saremmo dovuti venire qui. — Si batté due dita dietro l’orecchio, sul comunicatore — e non c’erano radio senza rumore di statiche.
Blue prese ad esaminare la sua ferita, poi aprì una tasca del giubbotto e ne tirò fuori un paio di cerotti, ne diede uno a Red indicando la sua spalla — Speriamo che almeno il disinfettante ce l’avessero.
Blue si applicò il cerotto. Bruciava come fosse alcool e forse lo era diventato.

***

— Ah Dottore, — Janete si fermò sull’uscio e si girò verso il dottore che si stava refilando i pantaloni — il dottor Mallory mi ha chiesto se era riuscito a dare un’occhiata alla nota che le ha lasciato. Mi è sembrato preoccupato.
Il dottor Calarme interruppe l’operazione e fissò la segretaria, il suo periodo di stage era quasi finito, peccato, le due settimane che aveva preso di ferie non gli avevano permesso di goderne appieno — Sarà stata un’impressione, non si dia pena.
Uscì dalla stanza sorridendo e chiuse la porta.
Calarme richiamò la nota che aveva dimenticato.


***

— Il modo più veloce che hai per trovare Violet e leggere le auree. — Blue zoppicava e, in più di un’occasione, si era dovuto fermare per riprendere fiato. — Io ti rallento e rendo entrambi un bersaglio troppo facile. Se Violet ne ha altri di amici come l’ultimo…
Red strinse i pugni — Dobbiamo andarci assieme e poi le daremo quello che si è meritata.
— Senti Red, te lo ripeto, sei tu che ce l’hai a morte con Violet. A me non me ne frega niente. — Blue prese un lungo respiro e lo fissò negli occhi — Sono venuto perché credevo di riuscire a farti cambiare idea lungo la strada, ma adesso tu hai ammazzato uno di questi mentecatti a cui piace vivere cinquecento anni indietro rispetto al calendario e io ho forse un principio di cancrena perché i naniti che avrebbero dovuto disinfettare, sterilizzare e suturare una ferita si sono convertiti in whisky.
Blue si chinò afferrandosi la gamba — Leggi le auree, trovala e fai quello che vuoi. Io me ne torno indietro, attraverso il confine e mi cerco uno spacciatore di medicina moderna.
Red lo fissava attonito — Ma noi siamo una famiglia.
— Maledizione Red, noi siamo un fottuto esperimento. Non siamo una cazzo di famiglia.

***

A quanto pare dei cinque soggetti che erano stati sottoposti ai test preliminari solo uno era stato ritenuto idoneo dal dottor Mellory.
Il protocollo della Diaspora veniva usato di norma per la caratterizzazione neuronale dei cloni animali a partire da un unico elemento. Venivano introdotte leggere modifiche in modo da non avere esemplari caratterialmente identici, ma una popolazione variegata.
Applicare il protocollo all’uomo era proibito, ma la sua clinica voleva uscire sul mercato con una cura per i disturbi dissociativi dell’identità.
Mellory aveva estratto un soggetto la cui risposta ai test della prima settimana sulla tolleranza al mix di farmaci che sarebbero stati utilizzati era risultata incoraggiante. Il processo di Diaspora aveva avuto un successo parziale e delle cinque personalità manifestate dal soggetto, tre si erano radicate ed erano risultate vitali in altrettanti cloni del soggetto, due erano entrate in coma dopo poche ore.
I soggetti erano quindi stati passati a un nuovo reparto.

***

Red aveva difficoltà a concentrarsi. Tra loro era quello più portato alla visione delle auree. Era qualcosa di istintivo, Violet e Blue erano troppo logici, Violet meno, ma comunque aveva più affinità verso Blue. Questo lo mandava in bestia.
Gli era sembrato di vedere una macchia viola dietro a un angolo a paio di isolati di distanza da dove si era separato con Blue, però la visione era subito sparita. Il dolore alla spalla non era di aiuto.
— Avresti dovuto ascoltare il tuo amico.
Una mezza dozzina di uomini sbucò dai vicoli, circondandolo. Red sollevò la pistola ma un colpo di fucile gli spappolò il braccio all’altezza del gomito. Rovinò a terra urlando e afferrando il moncherino.
— Nessuno si porta via la nostra Violet.
— E poi devi pagare anche per Jim.
Il plotone di esecuzione scaricò.

***
— Il dottor Mallory non lavora più per noi e non ha fornito un nuovo recapito.
— Grazie tante Doris.
Il dottor Calarme rientrò nel suo ufficio dopo aver fatto un cenno alla nuova segretaria.
Giravano voci che il progetto Diaspora fosse stato abbandonato, aveva chiesto di poter vedere i tre soggetti, ma era riuscito a recuperare solo un paio di stampe, stralci di rapporti che non trovavano riscontro in alcun archivio informatico.

***
— Sei sicura che nessuno farà domande?
— Tranquillo, non è il primo cittadino di fuori che non capisce le regole della città.
Blue fissava Violet, seduta sul divano del bordello che gestiva.
— Sei sicura di voler restare in questa topaia?
Violet rise. In quel modo fastidioso che gli ricordava Red. — Mi ci trovo bene, e poi lo hai detto tu che dovevamo trovarci un posto dove stare. Il più possibile lontano da lui.
— Più lontani da tutti. Siamo stati insieme troppo tempo.
Blue si alzò, con calma, la ferita che si era autoinflitto nel vicolo non era profonda, ma il bendaggio di fortuna che gli aveva fatto Violet non gli ispirava fiducia.
— Allora ti saluto.
— Toglimi una curiosità, perché non te ne sei andato via e basta?
— Non ci avrebbe lasciato andare, lo sai, non lo avrebbe fatto. Lui era la personalità dominante.
— E tu quella senza pietà.
— I fratelli Green non ce l’hanno fatta. Forse se ci fossero stati anche loro le cose sarebbero andate diversamente. Forse loro avrebbero saputo gestire meglio Red.
— In quanti sanno che sono qui.
Blue aprì la porta — Tu ed io. — Sollevò il braccio in cenno di saluto e chiuse la porta.
— Troppi — Violet si alzò e si diresse verso una delle stanze interne — Occupatene tu — disse rivolgendosi alla stanza. Una grossa tenda si mosse.

***

— Signora Calarme, sono Doris, la segretaria di suo marito, mi dispiace doverla avvertire che c’è stato un incidente ed ora lo stanno portando in ospedale.



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Vastatio
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Re: Diaspora

Messaggio#2 » sabato 25 gennaio 2020, 10:48

A quanto pare tocca scrivere le mie interpretazioni dei bonus... Così faticate meno.

Periodo storico: la città in cui si recano è una "riproduzione" storica più o meno rigorosa di una vecchia città

Qualcuno deve mentire al protagonista: Blue mente a Red

Plot Twist: saranno Blue e Violet a vendicarsi di Red, in quanto personalità "secondarie". Inoltre Violet tradirà anche Blue.
Flashback: la linea narrativa del dottore è nel passato e spiega la genesi di Blue, Violet e Red.

Dario17
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Re: Diaspora

Messaggio#3 » domenica 26 gennaio 2020, 15:32

La macedonia di nozioni fantascientifiche combinate con periodi troppo lunghi non sempre chiarissimI manda il lettore in una forte confusione. La sintassi è da rivedere in più punti.
Frasi come queste rendono appieno l'idea del mio giudizio:

. "Mellory aveva estratto un soggetto la cui risposta ai test della prima settimana sulla tolleranza al mix di farmaci che sarebbero stati utilizzati era risultata incoraggiante."

. "Giravano voci che il progetto Diaspora fosse stato abbandonato, aveva chiesto di poter vedere i tre soggetti, ma era riuscito a recuperare solo un paio di stampe, stralci di rapporti che non trovavano riscontro in alcun archivio informatico."

I dialoghi tra i due protagonisti sono spesso telefonati e non hanno mordente.
Tema e bonus confermati, ma confesso che gran parte della trama l'ho capita soltanto dopo aver letto l'appendice nel post successivo.

RED STATES AND BLUE STATES

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Vastatio
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Re: Diaspora

Messaggio#4 » domenica 26 gennaio 2020, 17:35

Molto giusto.
Potrà sembrare strano da dire, ma non mi interessava consegnare qualcosa di pulito. Solo consegnare.
Ho scritto 3/4 del racconto l'ultima sera, finendo a 5 minuti dalla scadenza (e scoprendo di non avere le credenziali di accesso al forum sul pc che stavo usando). Non ho riletto, ho cambiato quasi completamente la linea narrativa del passato e sì, mentre scrivevo mi accorgevo che stavano uscendo delle cose invereconde.
Diciamo che, a questo giro, me ne sono fregato abbastanza del contenuto.

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Eugene Fitzherbert
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Re: Diaspora

Messaggio#5 » lunedì 27 gennaio 2020, 10:08

Ciao, Roberto,
ti confesso che alla prima lettura ho capito veramente poco. Davvero.
Poi con il tuo aiuto da casa, ho messo insieme i pezzi: Vediamo se mi sono orientato come si deve.
Calarme è sottoposto al progetto Diaspora. I soggetti accennate nei rapporti sono le sue personalità multiple. I due in coma sono i Fratelli green (e qua ho pensato a una deriva fiabesca. Stavo per perdere il senno!) e i tre rimanenti sono RED, BLU e VIOLET.
Red dovrebbe essere Mallory (o Mellory, come hai scritto altre volte), perché quando muore, il dr Mallory smette di lavorare in clinica e nessuno sa dove sia.
Blu, che muore alla fine, è Calarme stesso, e questo è abbastanza palese. Resta Solo Violet, ma non si sa cosa stia facendo nel suo bordello e cosa ci abbia guadagnato a far fuori tutti.

La parte 'nel passato' è tutta incentrata sulle conseguenze che le uccisioni delle personalità hanno sul soggetto.

Questo è quanto ho capito e se mi sono perso qualcosa, mi spiace.

La storia segue il filone delle personalità multiple già tracciato da Split (bello!), da Identità (quello con John Cusack) e tanta altra letteratura di genere. L'elemento interessante è che le identità sembrano essere state create in laboratorio in seguito a test clinici, ma non si evince come si deve.
Venendo alla parte più tecnica: non l'hai riletti, e si vede. Errori di battitura, ripetizioni, periodi e frasi sporche, dialoghi che iniziano ma non finiscono: chiaramente il tempo era veramente poco. Inoltre c'è un fastidiosissimo spiegone che non ti sei neanche preso la briga di nascondere (si poteva citare il rapporto di Mallory, per esempio). Insomma è un po' da rivedere.

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Vastatio
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Re: Diaspora

Messaggio#6 » lunedì 27 gennaio 2020, 10:33

Eugene, tu sei malato.
Lo dico seriamente, perché sei riuscito a cogliere (quasi) tutto nonostante fosse, oggettivamente, messo giù di merda, quel poco che c'era.
La storia di base doveva essere meno incasinata (non doveva essere il medico anche il malato diasporato), ma scrivendola ho poi deciso, come mi capitava di solito, di fare danno.
E chiaramente cambiando tutto a 10 minuti dalla fine il risultato era chiamato.
In generale non era una storia che potessi gestire in una sera e, probabilmente, nemmeno in due giorni (ho iniziato a buttare giù i primi 3k lunedì e martedì arrivando 30 minuti prima in ufficio).
Come anticipato però il mio scopo era solo consegnare, vedere se riesco a uscire dal vicolo cieco in cui mi sono messo ultimamente e che non mi fa più scrivere da quasi due anni (certo che se è solo per scrivere merda, forse mi conviene arredarmelo il vicolo).


PS: quello che ti sei perso sono le componenti RGB dei protagonisti, ROSSO = passionale, blu= logico, verde = empatico... Non ho idea di quali acidi però avresti dovuto calarti per arrivarci.

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Eugene Fitzherbert
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Re: Diaspora

Messaggio#7 » lunedì 27 gennaio 2020, 10:41

Ah, effettivamente l'aspetto Inside Out non mi era arrivato anche se ne hai fatto cenno. My Bad.

A proposito dell'ultima parte del tuo commento: ti capisco. Per me questa sfida ha lo stesso valore.

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Polly Russell
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Re: Diaspora

Messaggio#8 » venerdì 31 gennaio 2020, 14:37

Emm... io non ci ho capito una cippa. Mi pare che come commento possa bastare.
No, non è vero, qualcosa ho capito, perché la risposta è dentro di me, ed è sbagliata. Andiamo per ordine, comunque. I refusi nemmeno te li nomino, hai detto aver scritto a dieci minuti dalla scadere della proroga, quindi sono il minimo sindacale.
L’idea delle città a tema è una figata, fa molto “la Disney ci dominerà tutti” anche se una domanda mi sorge spontanea: ma quanto e come deve cagare un cavallo a sei zampe per far sì che ci si debba pulire il collo del piede? E sopratutto, se sei pieno di merda fino al collo del piede, ormai è inutile che cerchi di pulirti.
Comunque: mi piace molto il progetto da cui sono usciti i cloni “emozionali” anche se me lo hai spiegato con una botta di Infodump che levati proprio. Quello che non avevo proprio capito, e non l’ho capito nemmeno dopo aver letto il commento di Eugene è il parallelismo con Mallory e quell’altro dottore col nome strano. Nella mia testa erano “semplicemente” un esperimento, tra l’altro illegale, che era scappato via. Erano fuggiti in città diverse e Red che era la personalità dominante voleva riunirsi con gli altri, con l’altra, in effetti, perché due erano in coma. Infatti mi chiedevo cosa ce ne fregasse della sorte di Mallory e quello che chiamerò semplicemente “il dottore”. Mallory e il dottore erano, da quello che ho capito io, i tizi che avevamo creato questi cloni e che avrebbero dovuto tenerli segreti o farli sparire, motivo per cui, chi aveva potuto si era disperso. Quindi ho capito di non averci capito nulla, anche se la mia versione mi piace abbastanza.
Quindi nel complesso: ottimo potenziale, sviluppato in maniera criptica. Esci dal tunnel e rimettici mano perché ne può venir fuori una cosa davvero figa. Violet è una stronza abissale piena di potenziale e Red potrebbe essere uno dei figoni addominalosi che alla fine viene tradito e sacrificato che mi piacciono tanto. Pensa hai anche la combo, visto che se la piglia in saccoccia anche Blue, e che, visto che sono cloni è un altro figone addominaloso.
Polly

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Puch89
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Re: Diaspora

Messaggio#9 » venerdì 31 gennaio 2020, 16:59

Devo dire che questo racconto è tanto un casino quanto una figata.
Come altri ti hanno già fatto notare, l'utilizzo smoderato di ripetizioni e di alcuni periodi mal messi e dei dialoghi che ho trovato un pelo confusi, mi ha infastidito non poco durante la lettura. Spesso son dovuto tornare indietro per capire chi dicesse cosa.
L'infodump è purtroppo qualcosa cui vado a braccetto spesso e volentieri anch'io quando non ho sbatta di mettermi a creare una situazione che spieghi in maniera eterogenea e naturale determinate informazioni, quindi per quanto mi riguarda è la cosa che mi ha infastidito meno, visto che per diletto personale ci sguazzo.
La trama è davvero un casino.
Cioè, grandi linee si evince, ma l'aver avuto bisogno della spiegazione significa che l'hai gestita un po' così, ecco. E già lo sapevi, quindi non serve che te lo dica, non serve a nulla. Però fatti dire una cosa: l'idea mi è piaciuta davvero parecchio.
Le personalità suddivise in tonalità RGB, gli esperimenti, i cloni, la città a tema, le peculiarità fantascientifiche.
Certo, non si capisce perchè Violet sia andata a buttarsi in un bordello in una città del cazzo come quella, ma forse va bene così.
Davvero, tralasciando il modo in cui è stato costruito, le idee con cui sei partito sono affascinanti. Dovresti rimetterci mano, se ne hai voglia e tempo, perchè ha tutti i presupposti per essere sviluppato in qualcosa di memorabile, dico sul serio.
Per il resto, ti auguro di uscire dal tuo vicolo, spesso mi ci muro dentro anch'io.

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