Morboso

Appuntamento per lunedì 17 febbraio 2020 dalle 21.00 all'una con un tema scelto da Lorenzo Marone!
Daniel Travis
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Morboso

Messaggio#1 » lunedì 17 febbraio 2020, 22:33

L’arte evolve, per sua natura.
Il re ricorda le sue prodezze di gioventù: opere barocche, ricche quanto pesanti. Mentre plasma la sua ultima creazione – precisa, leggera – ricaccia in gola un rigurgito di nostalgia.
I suoi servi, gibbosi e verdastri, saettano da un angolo all’altro della sala del trono; si scontrano con tonfi bagnati, o schivano all’ultimo secondo una colonna o un seggio per le udienze.
Si avvicinano all’area del laboratorio solo se è necessario. Non che temano il contagio: i malanni progettati al tavolaccio del re possono solo nutrirli. Non hanno alcuna intenzione, tuttavia, di turbare la sua concentrazione.
Il re è fiero di loro, e di tutta la sala: ogni arma che decora le pareti, ogni alambicco, ogni scranno e servitore sono stati forgiati a partire dalla medesima sostanza, malleabile e pulsante. Tutto, qui, è stato costruito a partire da tonnellate e tonnellate di sofferenza.
Una delle creature si presenta ansiosa ai piedi del re. Non ha occhi, ma possiede file e file di denti marci e spezzati, per bilanciare la situazione. Lo serve da epoche, ma non ha mai ricevuto l’onore di un nome. Il re ne dà di rado. Non gli piace affezionarsi alle singole cose. Gli viene troppo spesso voglia di riplasmarle da capo.
Bisogna, però, riconoscere la lealtà: la bestia merita un nome. Il re lo annuncia con malcelato compiacimento: “Denti,” la chiama, da sotto stracci regali incrostati di sangue più vecchio del Sole. “Parlami.”
Denti digrigna le zanne – per gioia? Per paura? –, poi obbedisce: “Maestà, ho… Una domanda.”
“Chiedi, allora,” la incoraggia il re. Riflette per un istante, e riformula: “Chiedi pure, Denti.”
“Ricorda la peste? La peste nera?”
“Un successo, Denti, certo,” annuisce il re. “Ricordo il dolore, la paura…” La sua lingua percorre a fatica labbra incartapecorite. “Dolci. Come sangue e melassa.”
“Maestà, il mio dubbio non è che il frutto dell’ignoranza. Io…”
“Sì, Denti?”
“Non capisco il nuovo male.”
“Non lo… Capisci?”
“Signore, senza offesa, non pare che il fantasma di un’epidemia. Non ho fatto i conti, ma questa mortalità… Cos’è, due su cento? Meno?” Denti deglutisce. Esprimere la sua incertezza deve aver richiesto coraggio. Il sovrano non prova rancore: interessarsi al prodotto, dopotutto, implica passione per il lavoro.
“L’arte evolve, Denti. Oggi, la parola d’ordine è efficienza: il minimo sforzo per ottenere il massimo risultato.” Il re chiude l’ennesimo barattolo da disperdere sulla terra. “Una patologia così blanda mi frutterebbe abbastanza sofferenza da forgiare, forse, una moneta commemorativa… Da sola. Ma valuta le reazioni di questo mondo, pigro e ansioso. Osserva il gelo dell’insicurezza, le note acide e frustrate del sospetto. Il minimo impulso biologico ingigantito dalla psiche, e moltiplicato in magnifiche onde anomale sociali.”
Denti annuisce, ma le sue espressioni facciali sono difficili da interpretare: per prima cosa, è difficile delimitarne la faccia.
“Si tratta di un esperimento, naturalmente. Sporadiche pennellate di pestilenza, che contagiano con facilità impressionante e creano più anticipazione che danni. Il ritorno di sofferenza è eccezionale.”
Un filo di bava fa brillare i bubboni di Denti; il re lo interpreta come un segno d’approvazione.
“Cosa farà con i primi dolori? Una spada? Un trofeo?”
“Non saprei,” mormora il re. “Pensavo a una corona.”
Ultima modifica di Daniel Travis il lunedì 17 febbraio 2020, 22:50, modificato 1 volta in totale.


Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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antico
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Re: Il morbo

Messaggio#2 » lunedì 17 febbraio 2020, 22:45

Riccardo, buonasera! Parametri tutti ok, divertiti in questa Lorenzo Marone Edition!

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wladimiro.borchi
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Re: Morboso

Messaggio#3 » martedì 18 febbraio 2020, 11:22

Riccardo, che dire...
Una proprietà di linguaggio invidiabile, ma una prosa veramente e volutamente faticosa.
Alla fine della lettura, il senso del racconto mi è rimmasto oscuro.
Il tema pare centrato, laddove volessimo vedere il re e i suoi morbi come un'allegoria dei tempi moderni. Anche se, se così fosse, si tratterebbe di una lettura che, seppur vestita di aulico, trovo un po' troppo "complottistica".
Sarà assai difficile da valutare.
A rileggerci presto.
W

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Laura Cazzari
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Re: Morboso

Messaggio#4 » martedì 18 febbraio 2020, 21:52

Ciao Riccardo, è sempre un piacere leggerti. Immaginavo che avrei letto qualcosa relativamente al corona virus. Quindi partiamo dicendo che il tema è centrato. Inoltre, devo dire che la tua ambientazione è più che originale. Ho apprezzato la tua scelta del show not tell, ma devo ammettere che ho dovuto rileggere un paio di volte il racconto per cogliere appieno gli elementi che avevi inserito. Tipo alla fine quando crea la corona, non avevo fatto subito il collegamento che il protagonista crea oggetti plasmando la sofferenza. Gli esserini verdi cosa sono? Le altre pestilenze che ha creato? Se sì Denti a quale pestilenza si riferisce? Comunque un buon lavoro.
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A.B Radley
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Re: Morboso

Messaggio#5 » mercoledì 19 febbraio 2020, 0:02

Qui più che una fobia figlia dell'allarmismo le paure prendono forma tra le mani di un misterioso sovrano. L'idea è originale, l'ambientazione incuriosisce, il dialogo alleggerisce l'esposizione, e la prosa ricercata si adatta a un personaggio principale antico e misterioso. Alcuni punti sono molto carini, per esempio " Il sovrano non prova rancore: interessarsi al prodotto, dopotutto, implica passione per il lavoro".

Il nesso tra la paura di ammalarsi e il dolore mi sfugge un po'. Fifa e dolore sono due cose diverse. A parte questo la punteggiatura dei dialoghi non li favorisce. I puntini di sospensione, intendo. Per esempio tu scrivi “Non lo… Capisci?”, ma se lo leggi a voce alta ti accorgi che al massimo la gente dice “Non lo capisci?” oppure più alla buona “Davvero?”.
Inoltre non ci chiamiamo per nome ogni volta che parliamo gli uni con gli altri, nemmeno per veicolare un'aura di antichità epica. Per il mio gusto personale (opinione mia, quindi) alleggerirei l'esposizione e con i caratteri guadagnati aggiungerei altri elementi.
Un altro dubbio riguarda il lavoro del re. Da quanto ho capito plasma trofei con il dolore, ma anche il virus (che poi causerà altro dolore). Per carità, va bene e può farlo, ma in un racconto così corto lo percepisco come un po' dispersivo. Gli farei fare o l'una o l'altra cosa. Magari il virus fallo confezionare ai servitori, che altrimenti non servono a niente.

Per concludere, molto gustosa la fine. Bravo.
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Luca Nesler
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Re: Morboso

Messaggio#6 » giovedì 20 febbraio 2020, 22:29

Ciao Riccardo. Hai cercato il tema in modo originale e intrigante. L'intenzione mi è piaciuta, ma non ho colto del tutto l'allegoria. Forse non si tratta di questo, ma di una visione fantasy dove i malanni dell'uomo sono costruiti in un altro Piano/Mondo?
In ogni caso avrei trovato più indicato fornire più elementi di congiunzione tra la nostra realtà e quella del racconto.
Usi una scrittura ricca di mordente, cosa pericolosa, ma lo fai abbastanza bene e dimostri di poterti prendere questo rischio. Personalmente trovo che tu abbia usato una punteggiatura un po' troppo abbondante. Credo che accostare periodi brevi e semplici a immagini e vocaboli carichi potrebbe rendere questo racconto più piacevole e scorrevole.

Per quanto riguarda il contenuto trovo, come detto, che ci siano belle immagini. Denti e il re stesso, con le sue manie e le sue abitudini, sono personaggi molto interessanti, ma privi di riferimenti che mi facciano capire chi o cosa siano, non solo nel mio mondo, ma nemmeno nel loro. Questo non mi permette di legarmi al loro destino. Inoltre hai usato un po' di tell che, se da una parte ti permette di risparmiare caratteri, dall'altra tende ad allontanare. Fornisci rapidamente delle informazioni, ma lo fai da lontano e tutto l'impegno messo ad evocare immagini forti viene un po' sprecato.
In definitiva la scena descritta è vivida e buona, solo che il contesto è nebuloso.
Un racconto bello, ma un po' debole.

Infine ti do il mio parere su alcune parti. Vedile come un tentativo di stimolare il confronto.

“ricaccia in gola un rigurgito di nostalgia.”
Questa è una delle espressioni forti, solo che mi ha risuonato perché penso che “ricaccia” e “rigurgito” non s'attaglino bene alla malinconia richiamata dalla nostalgia. Cioè, mi sembra che evochi più violenza che malinconia. Forse era quello che cercavi, ma mi sembra comunque stridente.

“Si avvicinano all’area del laboratorio solo se è necessario. Non che temano il contagio: i malanni progettati al tavolaccio del re possono solo nutrirli. Non hanno alcuna intenzione, tuttavia, di turbare la sua concentrazione.”
Qui il punto di vista descritto è dei servi e ne vengono spiegati i pensieri. Il narratore è onnisciente, perché mostra il PDV di un intero gruppo. Questa è una delle cose che contribuiscono al distacco emotivo. Inoltre il periodo è un po' pesante con quel “possono solo nutrirli” e quel “tuttavia” di troppo. Perché spiegare che non temono i malanni? Perché l'autore dà per scontato che quello sia il primo pensiero del lettore, quindi si intromette, lo anticipa e spiega perché sbaglia. Ma questo mi porta fuori.

“Denti digrigna le zanne – per gioia? Per paura?”
Il narratore qui è disonesto, perché essendo onnisciente sa qual è la risposta giusta e potrebbe fornirla al lettore senza problemi. Quindi il lettore si chiede il perché questo non succeda, ed esce di nuovo.

“Denti annuisce, ma le sue espressioni facciali sono difficili da interpretare: per prima cosa, è difficile delimitarne la faccia.”
Questo appunto è proprio una stronzata, ma mi è parso che con l'espressione “per prima cosa” tu sia andato un po' fuori dal registro del racconto e mi ha risuonato.

“Si tratta di un esperimento, naturalmente. Sporadiche pennellate di pestilenza, che contagiano con facilità impressionante e creano più anticipazione che danni. Il ritorno di sofferenza è eccezionale.”
Questa battuta è strana. Penso sia del re, visto che dice che si tratta “naturalmente” di un esperimento. Ma poi spiega i suoi intenti con troppa precisione al suo sottoposto. E c'è quel “impressionante” che non va bene se è il re a parlare. Mi risulta difficile pensare che si lasci impressionare dalla facilità di contagio, visto che è più vecchio del Sole.

Alla prossima!

viviana.tenga
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Re: Morboso

Messaggio#7 » giovedì 20 febbraio 2020, 22:42

Ciao Riccardo,
Mi è piaciuta l'idea di questo re che crea malattie come se fossero opere d'arte, un demiurgo malvagio che evolve con i tempi. Quello che mi ha fatto storcere il naso è l'espediente narrativo del dialogo con Denti: è palese che l'unico motivo per cui il servitore rivolge la parola al sovrano è passare informazioni al lettore. Avrei preferito i discorsi sull'efficienza moderna come pensieri del re, magari mentre in parallelo ce lo mostravi all'opera nel suo lavoro (di creazione o di monitoraggio del nuovo virus). Per il resto, il racconto è ben scritto, l'ambientazione è vivida e originale; rimane qualche dettaglio poco chiaro, ma nulla di davvero importante.

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Andrea Lauro
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Re: Morboso

Messaggio#8 » venerdì 21 febbraio 2020, 15:43

Ciao Riccardo, l’idea mi è piaciuta molto: hai delineato questo architetto della sofferenza che cerca (con invidiabile metodo) di rendere il processo sempre più efficiente. Minima spesa - massima resa! Tema OK, senza dubbio.
Anch’io sono rimasto un po’ stranito però per l’utilizzo del punto di vista: vedo che Luca ha già individuato i punti salienti meglio di quanto avrei saputo farlo io, quindi non ripeto.
Una buona prova, ma dovrebbe essere sistemata: scegli il cattivone, fanne il nostro riferimento, e facci fare il tifo per lui!
Nota: non ho capito il “Da sola.” nella frase: “Una patologia così blanda mi frutterebbe abbastanza sofferenza da forgiare, forse, una moneta commemorativa… Da sola.” L’ho riletta più volte senza spiegarmelo, forse è un’espressione colloquiale che qui da me si usa poco, lo intendevi nel senso di “Una sola”?
grazie della lettura, buona edition!
andrea

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Gennibo
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Re: Morboso

Messaggio#9 » venerdì 21 febbraio 2020, 22:40

Ciao Riccardo, mi è piaciuta la tua scrittura, scorrevole e piacevole.
Anche i due personaggio sono interessanti. Soprattutto Denti, “cui è difficile delimitarne la faccia.” Riguardo la storia, l’ho trovata carina anche se un po’ debole, nel senso che, ho capito l’intento morboso, ma invece di godermi la storia, mi sono chiesta per tutto il tempo dove volessi andare a parare.

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daniele.mammana-torrisi
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Re: Morboso

Messaggio#10 » lunedì 24 febbraio 2020, 14:51

Ciao, Riccardo!

Per iniziare, devo dire che mi sono interrogato più volte su che cosa rappresentasse Denti. Ho pensato alla Rabbia, anche, ma alla fine ho colto che deve essere una sorta di rappresentazione delle carie. Nella sala del sovrano delle malattie non mi sarei aspettato qualcuno come lui.
A pensarci dopo, però, ha un suo motivo. Persiste da millenni, anche se sappiamo curarlo.
L'aspetto che mi piace è avere personificato Malattia/Pestilenza come questo sovrano scienziato. Avendo perseguito una simile idea con la Guerra, è una particolare lettura per me. Ed è invecchiata proprio bene, vista la verità nelle parole del sovrano; più che la malattia in sè, il Corona fa panico.

Ottima lungimiranza! Davvero, mi è piaciuta.

Daniel Travis
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Re: Morboso

Messaggio#11 » lunedì 24 febbraio 2020, 18:41

Innanzitutto, grazie a tutti per complimenti, critiche e commenti.
Il tema di questa edizione mi è risultato un po' ostico, perché mi si è piantato in testa il chiodo fisso che invitasse alla critica sociale più che altro (quando, in realtà, altre interpretazioni erano possibili) e scrivere un racconto che rispondesse in primis a quell'invito non è nelle mie corde. Non che non si possa fare, anzi; ma se ci si lega innanzitutto a quello, si rischia spesso di farlo a scapito di storia, personaggi, forma...
Di conseguenza, è un po' un pasticcio rispetto ai miei racconti usuali, a mio parere. Tutto questo per spiegare che vedo nel racconto molti dei difetti citati da voi, per cui non mi soffermerò a rispondere singolarmente a ogni commento - scriverei una sfilza di "Sì, esatto, e anche...". Preferisco rispondere a tutti in una volta: grazie per gli spunti, le dritte e le osservazioni; cercherò di farne tesoro.

Rispondo comunque a qualche punto specifico per chiarire un paio di cose.
Il tema pare centrato, laddove volessimo vedere il re e i suoi morbi come un'allegoria dei tempi moderni. Anche se, se così fosse, si tratterebbe di una lettura che, seppur vestita di aulico, trovo un po' troppo "complottistica".

Mai andato d'accordo con le allegorie dei tempi moderni: si tratta del Re che crea le malattie da spedire nel mondo; è certamente una rappresentazione simbolica, ma più tamarra (nella tradizione dei demoni in Buffy: the Vampire Slayer, per capirci) che aulica o poetica in senso lato.
Come mai complottistica (considerato il genere piuttosto chiaramente fantastico)?

Gli esserini verdi cosa sono? Le altre pestilenze che ha creato? Se sì Denti a quale pestilenza si riferisce?

Si tratta di servitori creati con il dolore, come specificato qui: Il re è fiero di loro, e di tutta la sala: ogni arma che decora le pareti, ogni alambicco, ogni scranno e servitore sono stati forgiati a partire dalla medesima sostanza, malleabile e pulsante. Tutto, qui, è stato costruito a partire da tonnellate e tonnellate di sofferenza.

Il nesso tra la paura di ammalarsi e il dolore mi sfugge un po'. Fifa e dolore sono due cose diverse

Il Re non parla di paura/fifa, ma di insicurezza e sospetto. Entrambe, proprio come la paura a dire il vero quando declinata in panico, causano dolore. Il racconto non dice che paura, insicurezza e sospetto siano dolore, ma che - proprio come le malattie in sé - creino dolore, e che siano estremamente contagiose. Lo specifico solo perché si tratta di un punto esplicito.

A parte questo la punteggiatura dei dialoghi non li favorisce. I puntini di sospensione, intendo. Per esempio tu scrivi “Non lo… Capisci?”, ma se lo leggi a voce alta ti accorgi che al massimo la gente dice “Non lo capisci?” oppure più alla buona “Davvero?”
.
Qui devo dissentire con una certa veemenza: ho usato quella punteggiatura proprio leggendo a voce alta. Fermarsi prima dell'ultima parola di una domanda, lasciando morire la voce per un attimo (puntini di sospensione, non pausa da virgola o trattino) è estremamente comune quando qualcuno è confuso o perplesso, pensaci. Non l'ho scelto come orpello formale, ma proprio perché "lo dice la gente".
Potresti dire che non si capisce bene e che avrei dovuto esplicitare l'intento, ma in tutta onestà, si tratta di una forma usata in così tante sceneggiature e in così tanti romanzi che mi sembrerebbe un po' strano: insomma, non mi sono inventato nulla.

Inoltre non ci chiamiamo per nome ogni volta che parliamo gli uni con gli altri, nemmeno per veicolare un'aura di antichità epica.

Né il Re né Denti vogliono veicolare un'aura di antichità epica (nella loro prospettiva, intendo; che lo facciano come entità nel racconto è un altro discorso), per cui, se quello fosse il punto, non sarebbe una buona giustificazione per me. In compenso, ci sono precise ragioni per cui si chiamano per nome più e più volte: nello specifico, rivolgersi con epiteti rispettosi al proprio sovrano e usare formule ripetute per rivolgersi a lui è un'abitudine non universale, ma tutt'altro che rara - e, dall'altra parte, il re ha appena dato a Denti il suo nome, come esplicitato nel racconto. Lo usa con (fin troppa) fierezza, per mostrare riconoscimento nei confronti del suo sottoposto - questo, invece, non è esplicitato, ma è suggerito con forza da questa battuta, in cui prima si rivolge al servitore senza nominarlo e poi si corregge e sottolinea con la voce il nome (in corsivo nel testo): “Chiedi, allora,” la incoraggia il re. Riflette per un istante, e riformula: “Chiedi pure, Denti.”

L'intenzione mi è piaciuta, ma non ho colto del tutto l'allegoria. Forse non si tratta di questo, ma di una visione fantasy dove i malanni dell'uomo sono costruiti in un altro Piano/Mondo?

La forma è pasticciata, come ho scritto, ma sì, l'intento era mostrare in chiave fantastica il posto in cui si costruiscono le malattie.

“Si tratta di un esperimento, naturalmente. Sporadiche pennellate di pestilenza, che contagiano con facilità impressionante e creano più anticipazione che danni. Il ritorno di sofferenza è eccezionale.”
Questa battuta è strana. Penso sia del re, visto che dice che si tratta “naturalmente” di un esperimento. Ma poi spiega i suoi intenti con troppa precisione al suo sottoposto. E c'è quel “impressionante” che non va bene se è il re a parlare. Mi risulta difficile pensare che si lasci impressionare dalla facilità di contagio, visto che è più vecchio del Sole.

La precisione del Re deriva dal fatto che il servitore l'ha interpellato nello specifico sull'argomento, chiedendogli spiegazioni.
Quanto all'impressionante, visto il ruolo del Re (fa malattie e gli piace il suo lavoro: va da sé che sia un po' nerd e che il suo ambito lo impressioni più degli altri) e tutta la tirata sul rapporto fatica/risultati (non è il contagio in sé, ma l'effetto domino dato dalle forme di comunicazione e dalle ansie odierne a essere straordinario, parafrasando il sovrano), mi sembra piuttosto appropriato-

Nota: non ho capito il “Da sola.” nella frase: “Una patologia così blanda mi frutterebbe abbastanza sofferenza da forgiare, forse, una moneta commemorativa… Da sola.” L’ho riletta più volte senza spiegarmelo, forse è un’espressione colloquiale che qui da me si usa poco, lo intendevi nel senso di “Una sola”?

Ecco la sezione completa: “Una patologia così blanda mi frutterebbe abbastanza sofferenza da forgiare, forse, una moneta commemorativa… Da sola. Ma valuta le reazioni di questo mondo, pigro e ansioso. Osserva il gelo dell’insicurezza, le note acide e frustrate del sospetto. Il minimo impulso biologico ingigantito dalla psiche, e moltiplicato in magnifiche onde anomale sociali.”
Parafraso per trasmettere il senso: da sola, mi frutterebbe questo. Ma guarda quanto è più efficiente se consideri psiche e società.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
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A.B Radley
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Re: Morboso

Messaggio#12 » giovedì 27 febbraio 2020, 9:07

Ciao, scusa se ti rispondo solo adesso, ma mi ero proprio perso la tua replica

Daniel Travis ha scritto:
A parte questo la punteggiatura dei dialoghi non li favorisce. I puntini di sospensione, intendo. Per esempio tu scrivi “Non lo… Capisci?”, ma se lo leggi a voce alta ti accorgi che al massimo la gente dice “Non lo capisci?” oppure più alla buona “Davvero?”
.
Qui devo dissentire con una certa veemenza: ho usato quella punteggiatura proprio leggendo a voce alta. Fermarsi prima dell'ultima parola di una domanda, lasciando morire la voce per un attimo (puntini di sospensione, non pausa da virgola o trattino) è estremamente comune quando qualcuno è confuso o perplesso, pensaci. Non l'ho scelto come orpello formale, ma proprio perché "lo dice la gente".
Potresti dire che non si capisce bene e che avrei dovuto esplicitare l'intento, ma in tutta onestà, si tratta di una forma usata in così tante sceneggiature e in così tanti romanzi che mi sembrerebbe un po' strano: insomma, non mi sono inventato nulla.

Inoltre non ci chiamiamo per nome ogni volta che parliamo gli uni con gli altri, nemmeno per veicolare un'aura di antichità epica.

Né il Re né Denti vogliono veicolare un'aura di antichità epica (nella loro prospettiva, intendo; che lo facciano come entità nel racconto è un altro discorso), per cui, se quello fosse il punto, non sarebbe una buona giustificazione per me. In compenso, ci sono precise ragioni per cui si chiamano per nome più e più volte: nello specifico, rivolgersi con epiteti rispettosi al proprio sovrano e usare formule ripetute per rivolgersi a lui è un'abitudine non universale, ma tutt'altro che rara - e, dall'altra parte, il re ha appena dato a Denti il suo nome, come esplicitato nel racconto. Lo usa con (fin troppa) fierezza, per mostrare riconoscimento nei confronti del suo sottoposto - questo, invece, non è esplicitato, ma è suggerito con forza da questa battuta, in cui prima si rivolge al servitore senza nominarlo e poi si corregge e sottolinea con la voce il nome (in corsivo nel testo): “Chiedi, allora,” la incoraggia il re. Riflette per un istante, e riformula: “Chiedi pure, Denti.”


Sul discorso dei dialoghi, insisto.
Secondo me a parità di punteggiatura le parole all'interno dei caporali hanno più enfasi di quelle fuori, proprio perché sappiamo che sono dialoghi. Ragion per cui e sempre secondo me bisogna "fare economia" di esclamativi, interrogativi e puntini di sospensione o il parlato diventa pesante.
Poi, considerazione personale, sul fatto che tu percepisca come "naturale" il morire della voce sulla fine della frase, io per esempio non lo faccio. A seconda della regione di provenienza, della lingua madre di provenienza, il tono della voce viene usato in modo diverso (pensa a come un milanese e un siciliano possono salutare la zia Maria che non vedono da dieci anni. A parità di parole, solo usando l'intonazione).

Per la questione del chiamarsi per nome in continuazione, che sia una cosa comune in una interazione sovrano-suddito come ce la immaginiamo più o meno tutti sono d'accordo, che vada bene in un racconto invece non molto. Sempre per un discorso di pesantezza. Ci sono tanti modi per far capire cosa provano l'uno nei confronti dell'altro i personaggi all'interno di una scena, e sempre e comunque secondo me, le ripetizioni dei nomi o dei titoli durante il parlato non è la migliore.
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Daniel Travis
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Re: Morboso

Messaggio#13 » giovedì 27 febbraio 2020, 12:13

A.B Radley ha scritto:Sul discorso dei dialoghi, insisto.
Secondo me a parità di punteggiatura le parole all'interno dei caporali hanno più enfasi di quelle fuori, proprio perché sappiamo che sono dialoghi. Ragion per cui e sempre secondo me bisogna "fare economia" di esclamativi, interrogativi e puntini di sospensione o il parlato diventa pesante.
Poi, considerazione personale, sul fatto che tu percepisca come "naturale" il morire della voce sulla fine della frase, io per esempio non lo faccio. A seconda della regione di provenienza, della lingua madre di provenienza, il tono della voce viene usato in modo diverso (pensa a come un milanese e un siciliano possono salutare la zia Maria che non vedono da dieci anni. A parità di parole, solo usando l'intonazione).

Nessun problema: capita di avere frame of reference diversi. Ciascuno scrive, a un certo livello, proiettando un'idea di comprensibile, comune e raro sulla base dei dati diretti e indiretti che ha a disposizione. Anche nella migliore proiezione, ci sarà sempre una piccola percentuale di destinatari leggermente spostati rispetto alle proiezioni di un autore (o di un comunicatore, a dire il vero).
Leggendo e scrivendo, battere il ritmo e il tono di una conversazione con la punteggiatura, senza esagerare, mi ha sempre aiutato, e c'è una larga fetta di pubblico per cui questa strategia è altrettanto efficace. Naturalmente, c'è una fetta di pubblico per cui (legittimamente) non la è, così come c'è un target per cui l'assenza di questa tecnica è nociva all'efficacia evocativa di una scena, che al mercato mio padre comprò.
Poi, attenzione: non percepisco come "naturale" il morire della voce sulla fine della frase. Se fosse così, mi sarei riferito a un'inflessione generica di qualche tipo, e non l'ho fatto. Percepisco (in base a tutti i dati diretti e indiretti che ho a disposizione) come estremamente comune questa specifica variazione d'inflessione prima dell'ultima parola nelle domande in cui chi pone la domanda è perplesso o confuso. C'è una differenza di diffusione e di specificità.
Uscendo un attimo dalla mia pedanteria: ci sta che a te non risuoni, capita. Se inizia a capitare spesso con i miei target di riferimento, rifletterò sui cambiamenti da apportare.
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Re: Morboso

Messaggio#14 » giovedì 27 febbraio 2020, 17:26

Certo, ci sta che abbiamo un background diverso e interlocutori abituali diversi, anzi direi che è il minimo che possiamo aspettarci.
In base a questo, personalmente preferisco che sia il lettore a mettere per esempio quell'ultima pausa (se gli va di mettercela) da solo e nella sua testa. O che non la metta, se preferisce. Faccio del mio meglio per coinvolgerli il più possibile, ma con molto non detto, esattamente a quello scopo: così ognuno leggerà la storia come gli è più congeniale, mettendoci del suo e sentendola propria. Forse non si capisce cosa voglio dire. E' un dialogo anche quello, nella pratica: tra me che scrivo e chi a un certo punto legge. Il guaio è che a volte la gente vorrebbe nella storia particolari che non ci sono, e quindi percepisce la loro mancanza come un'omissione.
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Re: Morboso

Messaggio#15 » giovedì 27 febbraio 2020, 21:31

Bellissimo racconto, Daniel, complimenti. La resa di questo re demiurgo che plasma un mondo di orrori barocchi e micidiali è geniale. Ha qualcosa di Skarl, il demiurgo dunsiano battitore dell’eterno tamburo in grado di creare e distruggere mondi attraverso le onde sonore con la noncuranza di un artista che lima e smussa la sua opera. Mi ha fatta pensare a un mondo simile al laboratorio di uno scultore pazzo che usa un materiale come la cera per creare simboli legati ai flagelli che manda nel mondo reale. Mi piace anche la creazione di Denti (il passo decisivo per farlo esistere in tutta la sua bruttezza e la sua untuosità servile, è stato dargli un nome). Il riferimento al Corona Virus visto come l’ennesima opera di questo re demiurgo mette i brividi, soprattutto per il disprezzo che dimostra verso il mondo reale (ed è agghiacciante il riferimento alla sua mano dietro alla comparsa della Peste). Il tuo racconto si distinguerà sicuramente nello “tsunami” per la resa del tema, centrato in modo originalissimo.

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Re: Morboso

Messaggio#16 » domenica 1 marzo 2020, 14:50

Bellissima la scena che vai a creare come molto belli i personaggi con in prima fila, ovviamente, il Re e Denti. Mi sfugge, però, il senso del tutto anche se lo provi a inserire a forza nel momento in cui il Re spiega a Denti, ma questo è più un punto debole in quanto sei costretto a estrarre dal tutto senza farlo desumere dalla storia. In sostanza, è evidente la tua difficoltà nel rapportarti al tema, ti ha come imbrigliato e allora ecco che ci ritroviamo con le tue solite (ma non prenderlo come riduttivo perché segue un bell...) bellissime immagini cui però, questa volta, non riesci a fare attecchire l'anima. Un pollice tendente all'alto, per me.

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