Ciao e benvenuto.
L'idea dietro il tuo racconto è potenzialmente funzionale, ma si lascia intaccare dalla forma.
Partiamo dalle cose più semplici: ci sono, qui e là, veri e propri errori che rallentano la lettura:
si fermò, immobile è ridondante in assenza di ulteriore contesto,
la signora Marta Della Corte diventa
la Signora Della Corte più avanti, e
ad il va sostituito da
al. Niente di terrificante, intendiamoci: roba che vien via con una rilettura a freddo.
Il secondo, e più grave, problema formale è la struttura del testo: con l'esperienza s'impara a variare la lunghezza e l'organizzazione dei periodi per dare ritmo a un racconto (esercizio in cui ho avuto risultati meno che ottimi anch'io, in questa edizione), ma fin da subito è bene allenarsi a evitare come la peste (
pun intended) il famigerato
wall of text, il muro di testo. Staccare argomenti, momenti, sensazioni tra loro permette di dare un ritmo alla lettura, che altrimenti raggiunge la testa del lettore come una messa letta dalla fedele più anziana nel dormiveglia. Qui sotto ti lascio un esempio di possibile divisione per il racconto, molto semplice e basilare, fondata sugli stacchi di argomento, momento, esperienza. Ci sono altre possibilità, naturalmente, ma già così puoi farti un'idea di potenziali miglioramenti.
Ultima nota dolente, il rapporto tra generale e particolare: la nostra protagonista è Una Signora. Si accorge di aver ceduto in prima persona all'allarmismo, ma non scende in esempi e dettagli che ci trascinano nella storia e ci fanno sperimentare il suo cedimento - ce ne informa, e basta. In questo caso vale appieno il principio
show, don't tell, per evitare la sensazione di una lista della spesa; soprattutto, in questo o altri modi, andrebbe personalizzata ulteriormente la protagonista.
Voler creare un personaggio generico in cui il pubblico si possa immergere ci sta: è quello che hanno fatto, per dire, con Neo in
Matrix, e quella sceneggiatura - per un film d'azione al volgere del millennio - aveva i controcoglioni. Però, nonostante Neo sia in buona sostanza un blank slate in cui rispecchiarsi, pensa a quante cose ci arrivano di lui: è bravo in qualcosa (hacking), è socialmente isolato, ha una vena ribelle, cede facilmente alla paura (all'inizio)... E tutti questi particolari non ci vengono spiegati, ma mostrati in specifiche scene. Certo, in un racconto non si può proiettare una scena cinematografica, ma si possono descrivere azioni e momenti, incorporare emozioni in specifiche reazioni fisiche, scrivere dialoghi e così via.
Ti consiglio di prendere questo punto di partenza e usarlo come cavia per sperimentare con le diverse tecniche di scrittura a tua disposizione, per capire quali dritte seguire, quali ignorare, e quali rigirare a tuo piacimento, con l'allenamento.
A presto.
PS: il cognome Della Corte, considerato il tema del racconto, è una scelta azzeccatissima, ed è proprio il genere di piccolo accorgimento che può migliorare il testo. Ti consiglio di costruire a partire da quel tipio di intuizioni/ragionamenti.
Era un gelido pomeriggio di novembre dell'anno 2020. La signora Marta Della Corte, avvolta da una pesante giacca color verde bottiglia, stava tornando al proprio appartamento nella periferia di Roma, trasportando a stento le buste che gravavano sulle sue mani.
I suoi figli erano molto pigri e continuamente fuori casa, quindi non poteva disporre di alcun aiuto per le faccende domestiche. Sapeva di dover fare loro un giorno una bella ramanzina, ma la sua indole la rendeva troppo permissiva e buona di cuore perché tale eventualità si concretizzasse.
Altri pensieri la turbavano, mentre camminava per la strada affollata da quelli che sembravano fagotti piuttosto che esseri umani per via della sovrapposizione a strati dei vestiti adottata come precauzione per le intemperie.
Le precauzioni- si soffermò a riflettere Marta- erano il vero problema della società in cui viveva. O meglio,lo era l'eccessiva importanza data ad esse, che spesso si trasformava in ostacolo più grande di quello da superare. Ogni volta che un telegiornale trasmetteva in diretta la notizia di una minaccia per la comunità, partiva un'ondata di psicosi collettiva e, nell'isteria generale, l'allarmismo prendeva il sopravvento sulle contromisure adeguate che si sarebbero dovute preferire ad esso, indipendentemente dal fatto che si dovesse far fronte ad episodi di terrorismo o alla diffusione di una grave malattia.
Giunta davanti al cancello del palazzo in cui era compresa la propria abitazione, intenta ad armeggiare con le chiavi per aprire la serratura, la Signora Della Corte lasciò che il flusso dei suoi ricordi corresse alle vicende più recenti.
Un terribile morbo dalle cause ancora ignote stava generando la preoccupazione del mondo intero. Le prime vittime erano state registrate in Africa e ciò aveva provocato il panico nei paesi occidentali. C'era chi non usciva di casa senza avere con sé un flacone di Amuchina, chi usufruiva dei mezzi pubblici soltanto in situazioni estreme ed indossando una mascherina e si trovavano poi numerosi altri individui che assumevano atteggiamenti a dir poco da folli nel compiere le azioni di tutti i giorni. Adesso in molti, quando s'imbattevano per strada in una persona dalla pelle scura, si scostavano, ponendosi ad una distanza di sicurezza di almeno un metro, oppure filavano via il più in fretta possibile.
Arrivata di fronte all'ascensore, Marta si fermò, immobile. Smise di schiacciare il pulsante rosso e di prestare attenzione ad il frenetico ed incessante fluire della vita. Dopodiché si chiese se anche lei avesse agito in modo simile.
A dare una risposta affermativa con sincerità e decisione fu la sua coscienza. La donna provò la sensazione che una maschera di porcellana indossata tanto a lungo sul proprio viso fosse appena caduta da lì, frantumandosi sul pavimento. Il cuore iniziò a batterle ad un ritmo più veloce, finché non vi fu un tonfo. Marta si rese allora conto di essersi trasformata, per via della paura che potesse succedere qualcosa di brutto a se stessa o, soprattutto, ad uno dei suoi cari (come i figli ed il marito), in ciò che più aberrava.
Era diventata l'ennesima vittima della massa informe sotto il comando del più riprovevole dei generali: l'allarmismo, il vero male invitto del suo secolo.