Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Appuntamento per lunedì 17 febbraio 2020 dalle 21.00 all'una con un tema scelto da Lorenzo Marone!
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Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 18 febbraio 2020, 1:52

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BENVENUTI ALLA LORENZO MARONE EDITION, LA SESTA DELLA SETTIMA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 138° ALL TIME!

Questo è il gruppo METEORITE della LORENZO MARONE EDITION con LORENZO MARONE nella veste di Guest Star.

Gli autori del gruppo METEORITE dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo STRANIERO.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo VIRUS


Questo è un gruppo da SETTE racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da LORENZO MARONE. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK DELLA SETTIMA ERA (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ancora ottenuto punti nel corso della SETTIMA Era sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via).

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo METEORITE:

Morboso, di Riccardo Rossi, ore 22.50, 3329 caratteri
Come fare?, di Polly Russell, ore 23.38, 3328 caratteri
Teresa dice basta, di Emiliano Maramonte, ore 00.27, 2786 caratteri
Corona, di Filippo Mammoli, ore 23.31, 3331 caratteri
La cura, di Agostino Langellotti, ore 00.26, 3289 caratteri
Va tutto bene, di Dario Cinti, ore 00.25, 3314 caratteri
Il macellaio di via Torino, di Davide Di Tullio, ore 23.45, 3178 caratteri

Avete tempo fino alle 23.59 di giovedì 27 FEBBRAIO per commentare i racconti del gruppo STRANIERO. Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 28 FEBBRAIO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo STRANIERO e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo STRANIERO.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

BUONA LORENZO MARONE EDITION A TUTTI!



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Laura Cazzari
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Re: Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » martedì 18 febbraio 2020, 21:59

Buonasera a tutti.
E' sempre un piacere vedere ognuno di voi interpretare lo stesso tema.
Di seguito trovare la mia classifica e i commenti.

1. La cura, di Agostino Langellotti
2. Morboso, di Riccardo Rossi
3. Teresa dice basta, di Emiliano Maramonte
4. Corona, di Filippo Mammoli
5. Come fare?, di Polly Russell
6. Va tutto bene, di Dario Cinti
7. Il macellaio di via Torino, di Davide Di Tullio

Morboso, di Riccardo Rossi
Ciao Riccardo, è sempre un piacere leggerti. Immaginavo che avrei letto qualcosa relativamente al corona virus. Quindi partiamo dicendo che il tema è centrato. Inoltre, devo dire che la tua ambientazione è più che originale. Ho apprezzato la tua scelta del show not tell, ma devo ammettere che ho dovuto rileggere un paio di volte il racconto per cogliere appieno gli elementi che avevi inserito. Tipo alla fine quando crea la corona, non avevo fatto subito il collegamento che il protagonista crea oggetti plasmando la sofferenza. Gli esserini verdi cosa sono? Le altre pestilenze che ha creato? Se sì Denti a quale pestilenza si riferisce? Comunque un buon lavoro.

Come fare?, di Polly Russell
Ciao Polly, felice di rileggerti. Allora devo dire che il tema c’è ed è ben sviluppato. Per quanto riguarda la storia ho qualche perplessità. Ho capito il giro che hai voluto fare per arrivare alla tua conclusione, ma non mi è molto chiaro se è ambientato ai giorni nostri o no. Chi sono i viola e i verdi di cui parli? All’inizio mi sembra un racconto ambientato su una Terra parallela, ma dopo mi sembra di essere tornati sulla nostra Terra. Comunque il vecchietto e le sue contraddizioni sono resi alla perfezione.

Teresa dice basta, di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano, sono contenta di rileggerti. Il tema è centrato e devo farti i miei complimenti per come sei riuscito a rendere la paura della donna. Trasmettevi angoscia e paura. Bravo. Mi è anche piaciuto che hai cominciato e finito con la stessa frase d’effetto: Teresa dice basta. Solo il finale devo dire che non mi ha convinto al 100%. Mi sarebbe piaciuto di più forse senza lo stacco ma con lei che terrorizza tutti e che la portano via… Mio gusto personale.

Corona, di Filippo Mammoli
Ciao Filippo, il tema direi che è centrato. È bello vedere come avete interpretato in modo diverso il corona virus. Sicuramente non mi sarebbe mai venuta in mente la ripercussione nell’ambito del lavoro più vecchio del mondo. Il racconto è carino e godibile. Se devo trovare un difetto mi sembra un po’ lunga la parte iniziale e non capisco perché gli amici lo chiamino il re delle puttane.

La cura, di Agostino Langellotti
Ciao Agostino, allora tema centrato appieno. Hai toccato molte tematiche attuali e delicate come le fake news, i fanatici e i vaccini. Hai messo molta carne al fuoco come tematiche e forse il racconto sarebbe risultato più incisivo se ti fossi concentrato solo su una di esse. So che è probabilmente un po’ nel tuo stile e che hai voluto esasperare la situazione, ma l’uccisione del marito mi sembra un tantino eccessiva. Buona idea comunque.

Va tutto bene, di Dario Cinti
Ciao Dario. Devo chiederti scusa ma non sono riuscita a trovare l’attinenza al tema. Quali sono le paure del presente che creano allarmismo? Forse non l’ho colto io. Il “va tutto bene” ripetuto all’eccesso fino a perdere il suo significato, di certo sortisce l’effetto desiderato, ma i dialoghi li ho trovati un po’ irrealistici. La frase iniziale, invece, dove parli del “datore di lavoro” l’ho trovata geniale. Ci sono margini di miglioramento.

Il macellaio di via Torino, di Davide Di Tullio
Ciao Davide, ben arrivato su Minuti Contati. Allora il tema direi che è centrato ed è anche in linea con quello che ho scelto io. La paura del diverso. Hai descritto bene questo signore timorato di Dio. Tuttavia, la tua scrittura risulta un po’ caotica. Avevi caratteri a sufficienza quindi non capisco la tua scelta di non andare mai a capo, appesantendo molto la lettura del racconto. La storia in questo modo perde di chiarezza e di linearità. Non capisco la frase “«È stato il tuo vicino, te lo dico io». La signora di sotto….” Quando gliel’ha detto? È stato lui a fare cosa? Occhio ai refusi “prima mandata; seconda mandate”.
Laura Cazzari

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A.B Radley
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Re: Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » giovedì 20 febbraio 2020, 22:31

I commenti

Morboso
Qui più che una fobia figlia dell'allarmismo le paure prendono forma tra le mani di un misterioso sovrano. L'idea è originale, l'ambientazione incuriosisce, il dialogo alleggerisce l'esposizione, e la prosa ricercata si adatta a un personaggio principale antico e misterioso. Alcuni punti sono molto carini, per esempio " Il sovrano non prova rancore: interessarsi al prodotto, dopotutto, implica passione per il lavoro".
Il nesso tra la paura di ammalarsi e il dolore mi sfugge un po'. Fifa e dolore sono due cose diverse. A parte questo la punteggiatura dei dialoghi non li favorisce. I puntini di sospensione, intendo. Per esempio tu scrivi “Non lo… Capisci?”, ma se lo leggi a voce alta ti accorgi che al massimo la gente dice “Non lo capisci?” oppure più alla buona “Davvero?”.
Inoltre non ci chiamiamo per nome ogni volta che parliamo gli uni con gli altri, nemmeno per veicolare un'aura di antichità epica. Per il mio gusto personale (opinione mia, quindi) alleggerirei l'esposizione e con i caratteri guadagnati aggiungerei altri elementi.
Un altro dubbio riguarda il lavoro del re. Da quanto ho capito plasma trofei con il dolore, ma anche il virus (che poi causerà altro dolore). Per carità, va bene e può farlo, ma in un racconto così corto lo percepisco come un po' dispersivo. Gli farei fare o l'una o l'altra cosa. Magari il virus fallo confezionare ai servitori, che altrimenti non servono a niente.
Per concludere, molto gustosa la fine. Bravo.

Come fare?
Bellissima la scelta dei luoghi comuni più terra terra dell'immaginario collettivo recente e meno recente, e gli accenni tra le righe al tipo di persona che è Luigi, che ci permettono di farci un'idea precisa dello scarso livello di umanità e intelligenza del protagonista. Apprezzo molto più un racconto come questo, dove il narratore si mette in disparte e lascia che a parlare siano i fatti, piuttosto che i brani dove il giudizio dell'autore sul suo protagonista è in bella vista.
C'è solo un passaggio che ho dovuto rileggere più volte per arrivare a capirlo ed è questo "è vero che i serpenti son tutto stomaco, altrimenti perché mai quelli domestici si stenderebbero accanto al proprietario, se non per saggiarne le dimensioni". Mi ci è voluto un po' a capire che il serpente si stende per capire se può mangiarsi il padrone. E spero d'averci preso, perché magari non è così! Diciamo che a volte potresti rendere le frasi un po' più semplici, in modo da favorire la comprensione, ma in generale niente da dire.
Brava.

Teresa dice basta
Paranoia e angoscia si sentono tutte, e vengono trasmesse con molta forza, creando un grande coinvolgimento. Le frasi spezzate amplificano il tutto, ma essendo sempre molto corte e troncate sul nascere, dopo un po' passano oltre, ingenerando monotonia. A volte, secondo me, sarebbe stata meglio la virgola al posto del punto, e anche l'impaginazione con tutti gli a capo sarebbe da rivedere un po', perché invece che favorire l'immedesimazione distrae e rompe l'incantesimo. Inoltre (lo so che solo 3333 caratteri sono pochi, ti capisco) invece che scrivere "ha paura" sarebbe meglio far capire cosa prova da quello che succede al suo corpo sotto l'effetto della paura, o da come vede le cose avendo paura. Come quando dici che ha una fitta al centro del cranio, o chiama il telefono bestia.
Comunque molto bello, bravo.

Corona
Il tema c'è, anche se arriva dopo un po'. La scena è delineata con chiarezza, con qualche sbavatura qua e là. In particolare la conversazione in casa tra Carlo e Teresa è un po' rigida, non scorre quanto potrebbe. Per esempio: «Uh... è vero, hai ragione. Mi sembrava di sentire un suono familiare in lontananza ma non riuscivo a realizzare. Sarà la stanchezza.» Se la rileggi a voce alta ti accorgi che non parliamo così, Teresa dovrebbe sgamare Carlo immediatamente. Soprattutto la punteggiatura della finta telefonata mi lascia perplesso, non so se avrei diviso così le frasi di Carlo tra una pausa e l'altra. Ma anche coi puntini di sospensione sarebbe stato bruttino, quindi non so cosa consigliarti. L'unica forse sarebbe tagliare un po' il finto dialogo?
A parte quello, secondo me una prostituta non segue con tanta facilità un cliente e non si lascia spogliare senza avere già i soldi in tasca, ma il numero di caratteri era quello che era e bisognava chiudere. Unico errore ortografico che rilevo: coronavirus, che come nome proprio andrebbe tutto attaccato da quanto leggo su wikipedia.

La cura
Tema centrato al 100%. La scena è delineata con chiarezza, si sente la paura del papà, la frenesia fanatica della mamma, e ci si angoscia.
I dialoghi sarebbero da provare a voce alta, per capire dove "suonano male". I continui Gabry - Gabry - Gabry, per esempio. Oppure le ripetizioni. Immagino cercassi di dare più forza alle frasi, ma un conto è faccia a faccia dove di ripetizioni ne facciamo in continuazione, un conto sulla pagina. Per esempio "In ospedale? Ti sei dimenticato di quello che fanno ai bambini? Te ne sei dimenticato?!!" secondo me sarebbe da condensare, diminuendo anche la punteggiatura così enfatica e esasperata che non è necessaria in un racconto con questo tema e questa dinamica, già molto spaventose di per sé.
Molto bello il finale con la chat degli invasati e il nickname della madre, agghiacciante. Bravo.

Va tutto bene
Ciao Dario,
nemmeno io percepisco molto il tema nel tuo racconto, anche se ho letto la tua spiegazione. Ma tema o no, ti dico le mie impressioni.
Ci sono imprecisioni minori riguardanti più che altro il contesto parrocchiale. Sono piccolezze, ma se vuoi ottenere un effetto complessivo che colpisca a fondo il lettore potresti prendere in considerazione la possibilità di correggerle.
A parte questo, il problema principale è il messaggio. Perché proprio "va tutto bene" se poi inizia l'apocalisse e tutti muoiono di pestilenza? Tanto varrebbe ricevere un messaggio "Ci siamo" oppure "Tempo scaduto". Questo particolare crea quel minimo di confusione che diminuisce l'impatto del racconto. Infine un po' troppo sopra le righe il vescovo, risulta caricaturale e anche questo smorza l'efficacia della storia perché non si tratta di una storia comica.
Ciao
A.

Il macellaio di via Torino
Ciao,
il racconto ansia ne trasmette e la paura si sente. Ha molta atmosfera e in questo è davvero bello.
Bellino il patapum, i nomi che hai scelto, quel "macaco" che ha pure un bel suono, ma io però, abbi pazienza, non ho capito cosa succede. Ma ti giuro.
Per esempio, quando leggo:
"«È stato il tuo vicino, te lo dico io». La signora di sotto: abito impiastricciato, odore di polvere"
non capisco chi parla, a chi, e perché.
L'ho riletto le tre volte prima di capire che no, Mogadiscio non è il luogo dov'è ambientata la vicenda, e nonostante questo ancora non ho so chi sia Rita. Abbi pietà, sgarbuglia il gomitolo. Fatto quello secondo me sei bravo.

Classifica (dal mio punto di vista, ovviamente opinabile)

1)Teresa dice basta
2)Come fare?
3)La cura
4)Morboso
5)Il macellaio di via Torino
6)Corona
7)Va tutto bene
Scrivo sci-fi, gioco a baseball (molto male) e ascolto colonne sonore
L'araldo nudo è il mio primo libro

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Gennibo
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Re: Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » venerdì 21 febbraio 2020, 23:15

Morboso di Riccardo Rossi.
Ciao Riccardo, mi è piaciuta la tua scrittura, scorrevole e piacevole.
Anche i due personaggio sono interessanti. Soprattutto Denti, “cui è difficile delimitarne la faccia.” Riguardo la storia, l’ho trovata carina anche se un po’ debole, nel senso che, ho capito l’intento morboso, ma invece di godermi la storia, mi sono chiesta per tutto il tempo dove volessi andare a parare.

Come fare? Di Polly Russell
Ciao Polly, interessante il tuo racconto, un bello sfogo direi. All’inizio ho faticato a entrare nella testa di Luigi, come è giusto che sia, perché il tipo è un pochetto strano, ma tutto sommato copre un certo tipo di persona particolare che si può pensare di conoscere, più andavo avanti e più capivo l’intento e mi è piaciuto molto. Brava.

Teresa dice basta di Emiliano Maramonte
Molto bello il tuo racconto Emiliano. Mi piace lo stile serrato, ma soprattutto il non detto. Poche parole striminzite che fioriscono nella testa del lettore riempiendo i buchi lasciati dalle perfette premesse. Secondo me già sarebbe stato bello se fosse finito con “Buio” ma poi hai fatto anche il bis. Ci ho messo un momento a cogliere appieno il senso del finale, ma ci sta, ci vuole un momento per capire quanta disperazione c’è in quella donna che continua a vedere il mondo che impazzisce e si rovina, senza che lei possa farci nulla. Bravissimo!

Corona Filippo Mammoli
Ciao Filippo, la storia centra il tema, e mi è piaciuto come lo hai svolto. Ti faccio notare dei piccoli dettagli. Alcuni dialoghi come: «Uh... è vero, hai ragione. Mi sembrava di sentire un suono familiare in lontananza ma non riuscivo a realizzare. Sarà la stanchezza.»
Non ti suona meglio così?
«Uh... è vero, hai ragione. Sarà la stanchezza.» Che sa meno di scusa da arrampicata sui vetri?
E qui: «Non ero proprio preparato a uscire, ma quand'è così mi scollo dal divano.» Se tu parli in questo modo va bene, a me sembra strano dire a un amico: non ero proprio preparato a uscire.
E se fosse? : - Visto che insisti, mi scollo dal divano e arrivo.
Quando dici: Eppure è bella, forse addirittura bellissima. Toglierei il “forse”.
Dicevo, a parte questi piccoli dettagli la storia funziona e mi piace.
Ciao e buona Marone Edition!

La Cura di Pretorian
Ciao Pretorian, molto interessante il tuo racconto, mi è piaciuto il modo in cui hai trattato le fobie. Un personaggio oltre l’orlo della pazzia che per salvare il figlio è disposto a tutto. Anche a me la morte del marito ha lasciato un po’ perplessa, mi sono chiesta se serva un evento così tremendo per rendere la storia efficace… non bastava legarlo o mettergli delle manette quando dormiva e poi sedarlo con qualcosa trovato in rete?
Comunque, anche se io l’ho trovato inquietante, (sono facilmente impressionabile) il racconto mi piace, lo trovo scritto bene e ben svolto. Bravo!

Va tutto bene di Dario Cinti
Ciao Dario, il racconto non è male, però non capisco neppure io l’attinenza al tema.
Mi piace il titolo e come la frase viene usata. Ma la cosa strana che sta succedendo non sembra impaurire nessuno, casomai incuriosisce.
I fedeli hanno appena sentito la frase dell’apocalisse, potrebbe avere più senso se si spaventassero perché suggestionati dalla parola del prete e per ciò che sta succedendo.
L’impressione che ho è di qualcosa di non messo bene a fuoco.
Ad esempio, quell’”Allora” mi ha lasciata confusa, perché, e, a chi lo dice il monsignore? Lo so che poi lo spieghi, ma nel frattempo io che l’ho letto mi sono chiesta: a chi lo dice? A un sacrestano?
Più che la mancanza di segnale direi che c’è stata un’intromissione di chissà chi, che si potrebbe firmare come Giovanni o con uno stemma di quattro cavalieri…

Il macellaio di via Torino
di Davide Di Tullio
Ciao Davide, se da un lato mi è piaciuta l’idea di questo racconto e ho apprezzato moltissimo lo stile originale ed essenziale, dall’altro lato ci sono molti inciampi che annullano le cose positive che vi ho trovato.
Dove dici: Il tipo sale le scale (direi “del” quarantacinque.) entra, ha di fronte la Vergine, però, la battuta dopo sei ancora fuori con la vicina, (è possibile che anche se è così lontana ne senti l’odore di polvere? E se è di sotto, come fa a vederla? Potrebbe benissimo ma andrebbe spiegato, tipo: si sporge, la vicina…) Se è un ricordo potresti tenere il racconto al presente e mettere il resto al passato. A questo proposito, potresti provare anche a metterlo in prima persona e vedere come viene.
Occhietto villoso? Bah.
“Ed afferrò” “Ed addentò” “Ed infilò” Ed un cosciotto” per la D eufonica è consigliato usarla per dividere due vocali uguali tipo: ed era. Potrebbe essere un tuo stile, ma scrivi anche “e il matterello” annullando quello che potrebbe essere un tuo gusto personale.
Secondo me se ci lavori un po’ potrebbe venire molto bello.

Ecco la mia classifica:
1 Teresa dice basta
2 Come fare?
3 La cura
4 Corona
5 Morboso
6 Va tutto bene
7 Il macellaio di via Torino

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Andrea Lauro
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Re: Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » sabato 22 febbraio 2020, 8:14

Ecco la mia classifica, grazie a tutti per le letture:
1. Teresa dice basta, di Emiliano Maramonte
2. La cura, di Agostino Langellotti
3. Come fare? di Polly Russell
4. Corona, di Filippo Mammoli
5. Morboso, di Riccardo Rossi
6. Va tutto bene, di Dario Cinti
7. Il macellaio di via Torino, di Davide Di Tullio

Teresa dice basta, di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano, che piacere leggerti.
La prova è molto buona, viene ben reso il carattere psicotico della protagonista. A tal proposito, c’è un grande uso del punto per rendere il senso di urgenza di Teresa nel suo disperato tentativo di salvare sé e gli altri. L’effetto riesce naturalmente, ma essendo così diffuso forse appesantisce troppo la lettura. Sto parlando naturalmente del primo paragrafo, quello che termina con “Buio.” Nel secondo paragrafo, invece, scegli (secondo me in modo azzeccato) di utilizzare periodi più lunghi, in modo da distendere il clima e indurre il lettore al ragionamento.
E allora mi chiedo: e se provassi a rendere tutta la struttura un chiasmo? Partire con periodi lunghi, cecando di legarli dove possibile, poi ridurli progressivamente aumentando la concitazione, in una discesa a spirale nella mente della protagonista, fino a che arriva: quattro lettere e un punto, “Buio.”
E da lì, pian piano, l’uscita dall’antro (a rivedere le stelle), esattamente nella forma come l’avevi pensata. Potrebbe rendere?
Nota: all’inizio scrivi “Forse ha svegliato Serena. Forse l’ha spaventata. Povera piccola.”: mi ero immaginato una bimba in fasce, così quando mi son trovato la stessa Serena in strada ad abbracciare Teresa, e poi a parlare con il dottore, ho dovuto fare un passo indietro. Nulla di male eh, però forse toglierei quel “povera piccola”, a scanso di equivoci.

La cura, di Agostino Langellotti

Ciao Agostino, una bella prova. Il dilemma di trovarsi in una coppia che sceglie la cura alternativa: Spesso mi sono chiesto se in famiglie di vedute non ortodosse (uff, chiamiamole così..) come questa i genitori debbano essere entrambi fan sfegatati dell’alternativo, oppure basta che ce ne sia uno super-eccitato e l’altro semplicemente pigro o passivo. Insomma, questi pionieri (uff, continuiamo a chiamarli così) si trovano e si piacciono o a volte la sfiga ti capita in casa? Quindi hai toccato un argomento che mi interessa!
Il dilemma viene speso molto bene, il testo è fluido e si fa leggere. Tanto che una volta arrivato al momento clou mi son detto: “No! Perché tutto sto sangue?”, e ci son quasi rimasto male.
Salvo che poi, leggendo il finale, mi son accorto che l’espediente aveva un senso e tutto gira, tutto si completa. I duecento punti esclamativi sono una chicca, bravo.
Note: “Ancora? Ma NON l’avevamo finita?”

Come fare? di Polly Russell
Ciao Polly, il tuo racconto mi ha divertito, anche il finale è riuscito molto simpatico.
Tema ok, ovviamente: questo Luigi è un catalogo Ikea vivente di frasi trite e ritrite, un alfiere del pessimo uso dei mezzi di stampa e comunicazione, insomma uno come tanti (purtroppo). Rileggendolo ho capito cosa intendevi per i “viola”, e qui mi scatta la riflessione che una volta gli spot non erano così efferati come oggi, ancora si potevano evitare le scene di panico (ma già ci stavano lavorando). Una buona prova.
Toglierei la virgola in “che poi lui, non ci mangiava nemmeno prima.”
a presto!

Corona, di Filippo Mammoli
Minchia, Filippo, che racconto. Ho i brividi, mi sento veramente violato e ho bisogno di una mezz’oretta per riprendermi. Il racconto sembra iniziare come un innocente scherzo casalingo e aumenta di tensione fino ad esplodere in un vero teatro dell’orrore. Forse, ora che ci penso, molta della comunicazione malata di oggi funziona allo stesso modo: una partenza frivola, quasi assurda che i più tendono a scartare come bufala o esagerazione. Poi qualcuno prende le cose sul serio, si procura un mitra e fa fuori un’intera congrega. Ad ogni modo, stasera farò fatica ad addormentarmi.
Lo stile mi piace, nessun commento perché va giù liscio, tema centrato.
a presto!

Morboso
Ciao Riccardo, l’idea mi è piaciuta molto: hai delineato questo architetto della sofferenza che cerca (con invidiabile metodo) di rendere il processo sempre più efficiente. Minima spesa - massima resa! Tema OK, senza dubbio.
Anch’io sono rimasto un po’ stranito però per l’utilizzo del punto di vista: vedo che Luca ha già individuato i punti salienti meglio di quanto avrei saputo farlo io, quindi non ripeto.
Una buona prova, ma dovrebbe essere sistemata: scegli il cattivone, fanne il nostro riferimento, e facci fare il tifo per lui!
Nota: non ho capito il “Da sola.” nella frase: “Una patologia così blanda mi frutterebbe abbastanza sofferenza da forgiare, forse, una moneta commemorativa… Da sola.” L’ho riletta più volte senza spiegarmelo, forse è un’espressione colloquiale che qui da me si usa poco, lo intendevi nel senso di “Una sola”?
grazie della lettura, buona edition!

Va tutto bene
Ciao Dario,
ho letto il tuo racconto e per vederci il più chiaro possibile sono andato anche al tuo commento. La tua spiegazione mi è sembrata valida: il tema per me c’è, ci troviamo di fronte a una situazione di panico da nomofobia, cioè di rimanere scollegati dalla rete; i più nerd tirerebbero fuori anche l’allarme DOS (Denial of Service) generalizzato, che è cosa differente ed implica il mancato funzionamento in toto dei servizi. Quindi ho apprezzato. Mi fa molto ridere che la cosa succeda in chiesa, e che l’officiante non paia neppur così sorpreso.
Il finale però mi ha un po’ spiazzato, un po’ come mi ha spiazzato quello di un film che ho avuto modo di vedere recentemente, “10 Cloverfield Lane” (c’è pure Johnny Goodman, e mi son fidato. Questa cosa non succederà più). Insomma, c’è un brusco cambio di rotta che forse in un racconto così breve impatta anche troppo sul lettore: non ci sono avvisaglie di ciò che sta per succedere, la situazione iniziale è già pregna di significato, a tratti comica e offre spunti di riflessione su una tematica che non ci saremmo sognati vent’anni fa. Poi, out of the blue, eccoti uno scenario da apocalisse e in fase già avanzata. L’idea è buona, ma forse tutto troppo concentrato, c’è poco spazio per digerire questo centrifugato di paure ed azione.
Comunque non mi è dispiaciuta, eh! Se ci lavori vien fuori qualcosa di niente male.
buona edition!
NOTE:
“mettendosi davanti la signora di prima”: sembra che lui si metta dietro di lei, tenendosela davanti. Invece è il contrario, giusto?

Il macellaio di via Torino
Ciao Davide e ben trovato. La storia è interessante e rendi bene la concitazione dell’italianotto con le ciabatte taglia 45 timorato di Dio. Il tema c’è; ci sono dei punti in cui la lettura si è fermata (ed è meglio se non succede), te li elenco:
“«È stato il tuo vicino, te lo dico io». La signora di sotto: abito impiastricciato": rileggendolo un paio di volte capisco che è successo precedentemente, che il protagonista sta ricordando una situazione. Ma non è subito chiaro: lo sistemerei.
“ed addentò UN pezzo di cacio ingiallito “
“l'occhietto villoso”: strano accostamento: intendevi che aveva le sopracciglia folte e mal curate?
“che non si vede un h…” avrei scritto “che non si vede un’acca (o un acca, va bene uguale)”. so che son caratteri in più, ma guadagna in scorrevolezza durante la lettura.
“«Signor Arimindo, che c'avete?»”: è intenzionale il nome proprio storpiato? immagino di sì.
“mio figlio s'è portato VIA le chiavi dell'armadio”
So che il tempo durante il contest è poco e il brivido della consegna pressante, ma insistendo nella rilettura son tutte cosette che si trovano facilmente e rendono il testo più piacevole da affrontare; spero d’aver dato validi suggerimenti per la revisione!
a presto

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Luca Nesler
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Re: Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » domenica 23 febbraio 2020, 22:51

Ciao a tutti quelli del gruppo Meteorismo! Ecco classifica e commenti:

CLASSIFICA
1- Teresa dice basta, di Emiliano Maramonte
2- Morboso, di Riccardo Rossi
3- La cura, di Agostino Langellotti
4- Corona, di Filippo Mammoli
5- Come fare?, di Polly Russell
6- Va tutto bene, di Dario Cinti
7- Il macellaio di via Torino, di Davide Di Tullio

MORBOSO
Ciao Riccardo. Hai cercato il tema in modo originale e intrigante. L'intenzione mi è piaciuta, ma non ho colto del tutto l'allegoria. Forse non si tratta di questo, ma di una visione fantasy dove i malanni dell'uomo sono costruiti in un altro Piano/Mondo?
In ogni caso avrei trovato più indicato fornire più elementi di congiunzione tra la nostra realtà e quella del racconto.
Usi una scrittura ricca di mordente, cosa pericolosa, ma lo fai abbastanza bene e dimostri di poterti prendere questo rischio. Personalmente trovo che tu abbia usato una punteggiatura un po' troppo abbondante. Credo che accostare periodi brevi e semplici a immagini e vocaboli carichi potrebbe rendere questo racconto più piacevole e scorrevole.

Per quanto riguarda il contenuto trovo, come detto, che ci siano belle immagini. Denti e il re stesso, con le sue manie e le sue abitudini, sono personaggi molto interessanti, ma privi di riferimenti che mi facciano capire chi o cosa siano, non solo nel mio mondo, ma nemmeno nel loro. Questo non mi permette di legarmi al loro destino. Inoltre hai usato un po' di tell che, se da una parte ti permette di risparmiare caratteri, dall'altra tende ad allontanare. Fornisci rapidamente delle informazioni, ma lo fai da lontano e tutto l'impegno messo ad evocare immagini forti viene un po' sprecato.
In definitiva la scena descritta è vivida e buona, solo che il contesto è nebuloso.
Un racconto bello, ma un po' debole.

Infine ti do il mio parere su alcune parti. Vedile come un tentativo di stimolare il confronto.

“ricaccia in gola un rigurgito di nostalgia.”
Questa è una delle espressioni forti, solo che mi ha risuonato perché penso che “ricaccia” e “rigurgito” non s'attaglino bene alla malinconia richiamata dalla nostalgia. Cioè, mi sembra che evochi più violenza che malinconia. Forse era quello che cercavi, ma mi sembra comunque stridente.

“Si avvicinano all’area del laboratorio solo se è necessario. Non che temano il contagio: i malanni progettati al tavolaccio del re possono solo nutrirli. Non hanno alcuna intenzione, tuttavia, di turbare la sua concentrazione.”
Qui il punto di vista descritto è dei servi e ne vengono spiegati i pensieri. Il narratore è onnisciente, perché mostra il PDV di un intero gruppo. Questa è una delle cose che contribuiscono al distacco emotivo. Inoltre il periodo è un po' pesante con quel “possono solo nutrirli” e quel “tuttavia” di troppo. Perché spiegare che non temono i malanni? Perché l'autore dà per scontato che quello sia il primo pensiero del lettore, quindi si intromette, lo anticipa e spiega perché sbaglia. Ma questo mi porta fuori.

“Denti digrigna le zanne – per gioia? Per paura?”
Il narratore qui è disonesto, perché essendo onnisciente sa qual è la risposta giusta e potrebbe fornirla al lettore senza problemi. Quindi il lettore si chiede il perché questo non succeda, ed esce di nuovo.

“Denti annuisce, ma le sue espressioni facciali sono difficili da interpretare: per prima cosa, è difficile delimitarne la faccia.”
Questo appunto è proprio una stronzata, ma mi è parso che con l'espressione “per prima cosa” tu sia andato un po' fuori dal registro del racconto e mi ha risuonato.

“Si tratta di un esperimento, naturalmente. Sporadiche pennellate di pestilenza, che contagiano con facilità impressionante e creano più anticipazione che danni. Il ritorno di sofferenza è eccezionale.”
Questa battuta è strana. Penso sia del re, visto che dice che si tratta “naturalmente” di un esperimento. Ma poi spiega i suoi intenti con troppa precisione al suo sottoposto. E c'è quel “impressionante” che non va bene se è il re a parlare. Mi risulta difficile pensare che si lasci impressionare dalla facilità di contagio, visto che è più vecchio del Sole.

Alla prossima!

COME FARE?
Ciao Polly. Un plauso alla tua ironia! Questo è certo. Il racconto è pesantino rispetto al tuo solito. Hai scelto un testo senza dialoghi e scene in tempo reale. Anche coi capoverso sei stata avara. Di fatto è una lista di timori tristemente diffusi, scritto con bravura e ironia, ma è pesante da seguire e ci si chiede se, alla fine, ne varrà la pena. La battuta finale è sì divertente, ma non giustifica il muro di testo, quindi non basta a tenere alta la bandiera.
Insomma, ti si legge tra le righe, ma non è all'altezza degli altri tuoi racconti che ho letto. Credo che, se avessi avuto più tempo e ispirazione, non avresti scelto questa forma. Sbaglio?
Comunque ce le hai messe proprio tutte, eh!

Alla prossima!

TERESA DICE BASTA
Ciao Emiliano!
Il ritmo cadenzato che hai dato alla narrazione funziona molto bene per generare ansia, ma un po' meno nel fornire il contesto. Ho riletto più volte alcune frasi (non molte e più all'inizio) per capire meglio la situazione e le varie implicazioni, ma emerge in modo insistente la paranoia di Teresa. Forse alternare periodi un po' più esaustivi alle frasi lapidarie che hai usato potrebbe ottenere ottimi risultati. Penso che meriterebbe un esperimento.

Per essere più chiaro mi è rimasto un po' confuso il passaggio “è quella bestia lì, che cresce”, perché non capisco a cosa si riferisca. Dal mio punto di vista potrebbe riferirsi a molte cose e non so scegliere.

Invece parti come: “L’ha visto a Le Iene. Le hanno passato dei link di Youtube. Esperti l’hanno detto al TG. Prima o poi sarebbe successo. Hanno passato il segno.” penso che funzionerebbero meglio con un taglio più tradizionale a raccontare i pensieri più discorsivi. Ho visto che non hai usato virgole, ma forse un passaggio come questo le meritava.

Mentre quando usi:
“Lo fracassa contro il muro.
Sollievo?
Teresa si blocca. Forse ha svegliato Serena. Forse l’ha spaventata. Povera piccola.
Silenzio”

penso che funzioni benissimo la forma che hai dato al testo.
Inquadri bene la paranoia di una persona fragile che dà retta a tutti i richiami alla prudenza che ci piovono addosso tutto il tempo. Il finale è un po' sospeso, nel senso che la situazione è chiara, ma non completa. Questo è sicuramente legittimo, ma credo che la completezza tenda a valorizzare il racconto. Poi, è chiaro, su MC è tutto molto più difficile.

Ti cito qualche passaggio per amore di conversazione.
“Afferra lo smartphone. Lo fissa per l’ultima volta. Addio per sempre.” Hai usato il corsivo per i pensieri diretti di Teresa. Mi aspetterei che fosse così anche per “Addio per sempre”.

“Il cuore batte a mille. Teresa si sbottona il colletto della camicia. Si sente soffocare.” Hai usato senza incertezze il PDV di Teresa per tutto il racconto, quindi penso che quel “Teresa” potresti levarlo senza temere fraintendimenti. Rimarresti più vicino al personaggio senza citarlo, perché nominarla ti porta un po' fuori a guardarla. Capisci che intendo? (a volte mi sento un cazzo di oracolo che parla per enigmi)

“La casa le sta stretta. Rimpicciolisce.” sempre riferito al PDV e alla sensazione di paranoia e panico crescente, io ci vedrei meglio “La casa è stretta. Rimpicciolisce.”. Che ne pensi?

“«Non sono pazza.» Un sussurro. Poco più che un soffio modulato. Teresa riprende fiato. Scopre che il dolore alla testa è sparito.”
Io l'avrei scritta: «Non sono pazza.» Un sussurro, poco più che un soffio modulato.
Teresa riprende fiato. Scopre che il dolore alla testa è sparito.”


“«Due anni fa evitava il burro d’arachidi per paura che rimanesse incollato al palato per sempre.»
È Serena che parla al dottore in disparte.”
Ho notato che quando le indicazioni sul dialogo arrivano dopo la battuta, mi fermo e rileggo la battuta o, al limite, la ripenso. Questo credo rallenti la lettura, quindi tendo a dare prima i riferimenti in modo che il lettore sappia come immaginarli mentre li legge.

Alla prossima!

CORONA
Ciao Filippo. Il racconto scorre bene fino al finale, dove ho trovato la prima persona presente non molto adatta alle scene d'azione. Ma forse è una questione soggettiva (e, aggiungerai tu, sticazzi. Era solo una riflessione :D)

Il personaggio di Carlo è interessante e la situazione incuriosisce subito. Si pensa all'adulterio e, in un certo senso, è così, ma con risvolti più macabri che, ahimè, trovo spesso un po' banali. Questo forse è il punto debole del racconto: il personaggio presentato come comune che si rivela un killer. Un risvolto molto frequente.
Credo che manchi qualche virgola, ma poca roba.
Insomma, buon racconto, non troppo originale, ma scritto bene e ben gestito.

Alla prossima!

LA CURA
Ciao Agostino! Mi passi sotto molto spesso!
Il racconto mi è piaciuto fino al finale. Ho avuto una reazione simile con il racconto di Filippo. La tua narrazione è agile ed efficace, ma poi la scelta della coltellata mi ha un po' deluso (sì! Deluso! Sto mettendo in crisi la nostra relazione?). L'ho detto altre volte perché sono pedante, ma l'omicidio imprevisto nel racconto breve, per quanto mi riguarda, ha un po' esaurito il suo fascino. In questo caso nel finale hai un po' ripreso le redini della verosimiglianza, ma nel momento della coltellata ho sussultato. Mi è sembrato davvero troppo per la situazione.
Mi è piaciuto molto lo scambio finale di messaggi in chat. Come dicevo, questo ha, in parte, giustificato l'estremo gesto.

Ti segnalo alcune parti di testo, perché sì.
Nella parte iniziale cominci con dei dialoghi in botta e risposta. So che è una prassi comune, ma non penso che più di una battuta sia funzionale a un buon incipit. Per diverse righe non so chi parla e in quale contesto. Sarò obbligato a ripensare tutto appena mi sarò fatto un'idea. Inoltre rischio di essermi perso dettagli importanti perché non li ho contestualizzati. Trovo più utile introdurre meglio gli elementi iniziali, così che il lettore abbia qualcosa a cui appoggiarsi.

“Te ne sei dimenticato?!!”
Questa punteggiatura sbarazzina?

“Poi abbassa lo sguardo e fa in tempo a vedere il coltello da cucina entrare nel suo stomaco”
lei aveva il coltello in mano da quanto? Non può averlo preso senza essere notata, visto che stanno parlando guardandosi negli occhi.
Inoltre, quattro righe più in su scrivevi: “le afferra le mani. Le stringe”. Ma non hai detto che lei si libera dalla presa, quindi questa azione mi coglie alla sprovvista sia per la situazione, che per la descrizione del contesto.

Alla prossima!

VA TUTTO BENE
Ciao Dario, benvenuto! Sarò schietto perché siamo qui per questo, contemporaneamente spero di non darti troppo fastidio. Premetto che non leggo mai i giudizi degli altri prima dei miei per non farmi influenzare.

Comincio col dire che non capisco bene se il tuo racconto sia in tema. Sembra più un racconto catastrofico su qualche flagello alieno, che non riferito a un allarmismo dei nostri tempi.
L'ambientazione clericale mi piace e diverte, così come i personaggi religiosi. Hai fatto una buona scelta, secondo me. Però il racconto presenta diverse incoerenze che lo danneggiano molto. In primo luogo il comportamento di fedeli e prete: controllare il cellulare in chiesa è strano, di più fermare una funzione gridando “Allora?”. Il sacerdote che abbandona la celebrazione per fare una pausa è impensabile, senza contare che non si dice messa in abito talare, ma liturgico e che difficilmente un sacerdote oggi si riferirebbe ai suoi fedeli ultrasettantenni chiamandoli “figlioli”. Non è impossibile, ma improbabile, quindi dovrebbe essere giustificato in qualche modo e non buttato lì. Inoltre non capisco perché tu abbia usato un vescovo o un cardinale (Monsignor Valentini) invece che un normale sacerdote, visto che, ai fini della trama, non sembra ce ne sia necessità. Non fraintendermi: ne hai piena facoltà, ma io me lo chiedo ed esco dal tuo testo per riflettere su di te come autore, e questo non fa bene alla lettura.
Infine aggiungo che è un peccato non sapere cosa sta succedendo. Costruisci aspettative che poi non soddisfi, e questo non può che pesare sulla valutazione (almeno secondo me).

Passo al testo:
[Allora?» gridò l’uomo spalancando le braccia, sovrapponendosi con singolare ironia al suo “datore di lavoro” dietro di lui, fatto di legno pregiato e con mani e piedi inchiodati su di una croce.]
Il periodo è molto lungo, inoltre non si capisce chi è che veda il prelato sovrapporsi alla croce. Il punto di vista è quello della platea, ma non hai introdotto qualcuno il cui PDV io possa fare mio, quindi il brano mi arriva confuso.

[Il centinaio di fedeli presenti alla solita funzione mattutina delle 11] qui capisco che non può davvero essere un vescovo o un cardinale [avevano sì le teste chine e penitenti] le teste penitenti non penso sia del tutto corretto. I fedeli a capo chino potrebbero esserlo, ma penitente non è sinonimo di chinato.

[o di quello del vicino di banco] il vicino di banco fa molto “scuola elementare”. Non penso si possa usare di una celebrazione. Bastava “del vicino”.

[pensò l’uomo di fede mentre scendeva] come dicevo: molto strano che il prete fermi la messa e scenda a controllare il cellulare della donna, casomai il contrario [la breve scalinata che dall’altare conduceva alla navata centrale.]
Ho notato che tendi a dare troppe informazioni. Se ci pensi bastava “pensò l'uomo di fede scendendo verso la platea”. Un eccesso di dettagli e informazioni hanno l'effetto di allontanare il lettore, a volte di ridicolizzare il testo o, più spesso ancora, appesantirlo risultando inutili.

[«Vede…» fece un altro, mettendosi davanti la signora di prima] anche questo dettaglio del fatto che “si metta davanti alla signora di prima” è di troppo.

[«Perdono la vostra distrazione di massa, visto che prendervi a calcioni nuocerebbe alla credibilità del mio lavoro, ma tutto questo clamore per un semplice guasto? Sarà un problema della wi-fi proveniente dalla canonica, no?»]
tutta questa battuta risulta strana e poco credibile. Cose come “distrazione di massa” o “nuocerebbe alla credibilità” e anche “proveniente” (anzi, di più), sono parole che non diciamo in una conversazione casuale. Per carità, può anche succedere, ma non è convincente in un testo se non giustificato. In questo caso, inoltre, sono tre espressioni insolite in una battuta sola.

So che risulto spesso brutale, ma è meglio dirci le cose che fingere di non avere nulla da dire.
Aspetto di leggere il tuo prossimo racconto e di essere commentato da te!

Alla prossima!

IL MACELLAIO DI VIA TORINO
Carissimo Davide! Sono molto contento che tu ti sia finalmente deciso a scendere nell’infernale arena di MC (come direbbe Emiliano). Come spesso succede, penso che ci sia da prendere la mano col format rapido e bastardo del contest, e questo tuo primo racconto, secondo me, ne risente. So per esperienza che sai fare di molto meglio senza pressione, ma proprio per questo sono contento di trovarti qui.
Ma veniamo al dunque.
L’idea del racconto funziona e la esponi in modo spiritoso e ricco di immagini saporite, come è tuo stile, solo che ci sono alcuni difetti che ottenebrano un po’ il tutto. In primo luogo sono un po’ stranito dall’accostamento dello stile laconico (didascalico?) e il passato remoto. Penso funzionerebbe meglio col presente, ma dimmi tu. Per il resto trovo che il difetto maggiore sia di ritmo, a causa dell’uso dei capoversi che crea confusione.

L’inizio funziona, ma i problemi arrivano qui:
“«È stato il tuo vicino, te lo dico io». La signora di sotto: abito impiastricciato, odore di polvere.”
Fin’ora hai utilizzato una tecnica per mostrare la realtà di Armindo (che nome! Mi piace, mi fa ridere), ma poi usi la stessa tecnica per mostrare una scena nel passato, creando un vero casino. Armindo è solo? La signora è di sotto? Perché c’è qualcuno in casa sua se l’ha appena aperta e non è sua moglie/mamma/sorella se la chiama signora? L’odore come lo sente? Quando glielo dice?

“«Quello manco si vede di giorno, figurati di notte», Armindo la tranquillizzava.”
Qui l’imperfetto mi suggerisce che si tratti di un flashback, ma allora perché ci viene proposto come un botta e risposta inserito nel presente (cioè con lo stesso ritmo e tecnica narrativa)?
Inoltre ci avrei visto meglio un trapassato prossimo, perché la frase che hai inserito suggerisce che Armindo l’abbia tranquillizzata una volta sola e non d’abitudine. Anche se…

“Ma quel tarlo... scava, scava. «Vuoi vedere che Rita c'ha ragione?».”
Qui la battuta (pensiero ad alta voce) viene esattamente come la battuta di dialogo avvenuta in passato con la signora Rita. Per di più, sulla stessa riga. Caos.

“Nel dubbio si chiuse dietro: prima mandata; seconda mandate; catenella. «Non c'ho mica paura io, però non si sa mai».”
Questo ok, ma sempre su un’unica riga. Poi arriva un passaggio che fatico a inquadrare:

“Doccia, TV, acqua di colonia. Aprì il frigo ed addentò (un) pezzo di cacio ingiallito.”
Non vedo il nesso con la sua corsa spaventata, il suo chiudersi in casa e il suo pensare alle raccomandazioni di Rita. Evidentemente non hai intenzione di spiegare cosa sta succedendo, ma io me lo chiedo e il fatto che non ci sia alcun tipo di stacco pone la mia immaginazione ancora sul binario della paura e della risoluzione del quesito: “che sta succedendo ad Armindo?”
Quindi tutto questo passaggio per me non ha senso.

«Miseria ladra, ho dimenticato di fare la spesa».
Avrei scritto “Miseria ladra! Ho dimenticato di fare la spesa” per enfatizzare l’imprecazione e darle forza. (sì, lo so, è solo una cagatina)

“Lo stomaco urlava vendetta. «Faccio un salto dal romagnolo». Guardò l'ora: mezzanotte e un quarto. Se faccio una corsa, azzanno un panino con la soppressa». Patapum! «Che è sto trambusto?» Accostò l'orecchio alla porta. Silenzio. Aprì lo spioncino ed infilò l'occhietto villoso.”
A parte l’occhietto villoso che… manco Gandalf il Grigio. Ma qui il “Patapum!” e tutto il resto sulla stessa riga non ti aiuta a scandire il ritmo nel modo giusto. Io penso che con una diversa disposizione dei capoversi il racconto migliorerebbe già tanto.

“«Me lo diceva mia madre: cambia sto binocolo, che non si vede un h... Guarda, guarda, il macaco».”
Metterei “un’acca”, perché così la leggo sempre come l’inizio di qualcosa. Un’alitata, insomma.
Mi ha fatto storcere il naso il fatto che sua mamma gli facesse delle raccomandazioni sullo spioncino della porta, come se le capitasse di usarlo. Che poi si rivela perfettamente funzionante.
Il resto del pensiero che scandisce ciò che vede Armindo mi è piaciuto molto.

“Armindo corse. A momenti s'ammazzava”
Questa espressione è molto tell.

“«E mo che faccio? Questa andrà bene». Afferrò il battipanni.”
Avrei messo l’ “afferrò il battipanni” prima di “Questa andrà bene” (Questo), in modo che l’immaginazione del lettore sia guidata meglio sulla scena.
La parte successiva soffre un po’ di una punteggiatura pesante e dei capoversi mancanti.

“Armindo sembrava un crociato, con la canotta unta, la croce greca e il matterello sollevato al cielo.”
E questa è l’opinione di chi? Di un narratore onnisciente, ma fin qui avevi utilizzato una focalizzazione esterna limitata, come una videocamera, quindi questo cambio repentino con delle similitudini che nascono dall’etere, mi ha un po’ spiazzato. Capisci? Cambi i punti di riferimento e il lettore non sa bene dove si trova.

“L'altro: due occhi spiritati, la fronte perlata di sudore ed un cosciotto d'agnello sulle spalle.”
Recentemente mi è capitato di tagliare a pezzi mezzo agnello. Il cosciotto è piuttosto piccolo, quindi: o sta facendo a pezzi una bestiola in giroscale o il carico che trasportava non giustifica tutto il trambusto né il fraintendimento di Armindo. Penso che dovrebbe trasportare almeno un quarto di bue.

“«Che fai con un quarto di bue poggiato alla porta?»”
Ah, ecco! E l’agnello dov’è?

“dal peso di un mazzo di fiorentine halal.”
Aspetta… ma cosa sta trasportando sto poveraccio?

“Armindo c'aveva un groppo in gola.”
Qui non è ben chiaro il perché Armindo si senta così. Forse una piccola descrizione o qualche battuta in più potrebbero levare ogni dubbio.

“«C'hai le chiavi della cantina, Armindo?
«Che ci devi fare, Rita?»
«M'è saltata la corrente due volte sta settimana, e mio figlio s'è portato le chiavi dell'armadio dei contatori»”
A parte che qui, come sopra, pensavo che Mustafà stesse parlando con Armindo e la comparsa di Rita mi ha colto di sorpresa, ma non capisco la dinamica del figlio e del blackout.

Non ho capito nemmeno il finale. Perché Armindo giudica Rita colpevole? Di cosa?
Da quello che intuisco, abbiamo un Armindo che fronteggia i suoi pregiudizi scaricando la colpa degli stessi sulla vicina. E, naturalmente, un povero macellaio con la carne da buttare per il freezer senza corrente.
Il problema è che è tutto dettato dall’intuito dopo una seconda rilettura e il testo è molto caotico.
So che è un esperimento, ma secondo me ti è un po’ sfuggito di mano. Vedrai che ci metterai poco ad adattarti ai meccanismi del contest. Purtroppo devo sbatterti in fondo alla classifica (purtroppo sto par di ciufoli! In realtà ci godo!)

Sono ansioso di leggere il tuo prossimo racconto ;)
A presto!

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Re: Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » lunedì 24 febbraio 2020, 21:30

Giovedì scade il tempo per postare commenti e classifiche e vi mancano solo più quelle di Viviana Tenga, Wladimiro Borchi e Daniele Torrisi.
Ricordo che dopo ogni mio controllo le classifiche (quelle già postate) non possono più essere modificate.

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Re: Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » martedì 25 febbraio 2020, 13:45

IL MACELLAIO DI VIA TORINO
Ciao Davide e benvenuto su minuti contati anche da parte mia.
Condivido tutti i commenti precedenti, tema centrato, molte idee e passaggi carini, un po' troppa confusione nello stile.
Sei, in ogni caso, riuscito, con lo stile, ha dare un sapore del tutto particolare al racconto rendendolo ancor più credibile.
Giudizio nel complesso positivo, ma il racconto può davvero crescere seguendo le linee guida che in molti, prima di me, ti hanno indicato.
A rileggerci presto.
Wladimiro

VA TUTTO BENE
Ciao Dario,
il racconto non è male, seppur con le precisioni stilistiche che già ti hanno fatto notare, uno per tutti il preziosissimo Luca, che non finisco mai di ringraziare quando fa le pulci anche a me.
Detto questo il tema c'è ma rischia venir fuori in maniera un po' confusa
Il problema della rete assente viene vissuto come un vero e proprio dramma dai fedeli che, forse subodorano che il motivo sia altro e questo è vero, perché il popolo della fede ha ragione: l'assenza di rete è dovuta a un pericoloso morbo che sta distruggendo la vita sulla terra (quindi magari anche chi deve occuparsi di far funzionare la rete).
Ora, d'accordo... Ma vedendo come ci stanno scassando la minchia con comunicati a rincorsa per il Corona mi pare un po' inverosimile che i fedeli ignorino tutto.
Prova carina, nel complesso, ma che mi ha lasciato molte perplessità.
A rileggerci presto
Wladimiro

LA CURA
Racconto semplicemente stupendo.
Forte, vibrante e con un bel sottofondo critico verso la follia del moderno.
Stilisticamente quasi impeccabile, se escludiamo il cambio di PDV nel finale, che, in ogni caso, non saprei come avresti potuto gestire diversamente. Forse con una terza onnisciente, ma ne avrebbe perso in potenza.
Chapeau.
Davvero un ottimo lavoro.
A rileggerci presto.
W

CORONA
Ciao Filippo,
avevo letto il racconto la prima sera e mi era entrato subito dentro.
Il tuo serial killer è umano e pericolosamente normale.
Il suo agire non palesa nulla di quello che avverrà dopo, per cui il twist finale risulta totalmente inatteso, spiazza e colpisce duro allo stomaco.
Te l'ho detto fin da subito, quando ancora non sapevo se avrei dovuto commentare proprio il tuo lavoro.
Al di là di quelle due o tre note stilistiche che ti ha segnalato Alexandra e che condivido, mi permetto anche di stigmatizzare l'uso dell'aggettivo "enorme" per il cespuglio che suona un po' infantile.
Gusto mio ovviamente.
Ma son quisquiglie, stavolta hai davvero colto nel segno.
Forse anche più del solito.
A rileggerci presto.
Wladimiro

TERESA DICE BASTA
Ciao Emiliano,
amico e maestro.
Come al solito ho letto il tuo racconto, ma stavolta lo dovevo anche commentare.
Veniamo a noi.
Il racconto mi è piaciuto molto (al solito) e ho apprezzato anche lo stile sincopato che hai scelto per rendere ancor più angosciante la situazione.
Ho avuto un cliente affetto da una patologia simile a quella della tua protagonista e, quando svalvolava, dovevo staccare una lampada dello studio perché sosteneva che il campo elettromagnetico generato dal trasformatore gli facesse intossicare il cervello di mercurio.
Sono situazioni davvero tremende e chi ne è affetto vive davvero male, cosa che mi sembra tu sia riuscito a rendere molto bene nel tuo racconto.
Un'unica curiosità: alla fine Teresa spacca il cellulare del dottore?
Io ho inteso così quell'ultimo dire basta...
A rileggerci presto
W

COME FARE?
Ciao Polly,
ho apprezzato veramente e, come sempre, il Tuo lavoro.
Hai creato perfettamente l'allegoria vivente dell'ignoranza dell'italiano medio e sei riuscita a farla respirare, in un crescendo talmente calibrato da essere credibile fino alla sua conclusione (quando l'imbecille del tuo protagonista dichiara di abbandonare il Made in China per virare sul Made in People's Republic of China).
Ho trovato sfiziosissimo il riferimento alla pubblicità anni 80 dell'alone viola per l'AIDS.
Per me un buon lavoro, che coglie nel segno e che mi ha divertito.
A rileggerti presto
W

MORBOSO
Riccardo, che dire...
Una proprietà di linguaggio invidiabile, ma una prosa veramente e volutamente faticosa.
Alla fine della lettura, il senso del racconto mi è rimasto oscuro.
Il tema pare centrato, laddove volessimo vedere il re e i suoi morbi come un'allegoria dei tempi moderni. Anche se, se così fosse, si tratterebbe di una lettura che, seppur vestita di aulico, trovo un po' troppo "complottistica".
Sarà assai difficile da valutare.
A rileggerci presto.
W


Classifica mai fu più sofferta. Decisisissimo sul primo posto, dal 2 al 4 sono racconti che si equivalgono come potenza, la scelta è dovuta unicamente a sfumature minime e fondate su gusto personalissimo.
CLASSIFICA
1 - LA CURA
2 - TERESA DICE BASTA
3 - CORONA
4 - COME FARE?
5 - MORBOSO
6 - IL MACELLAIO DI VIA TORINO
7 - VA TUTTO BENE
IMBUTO!!!

viviana.tenga
Messaggi: 560

Re: Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » martedì 25 febbraio 2020, 21:46

CLASSIFICA

1)TERESA DICE BASTA
2)LA CURA
3)COME FARE?
4)MORBOSO
5)CORONA
6)IL MACELLAIO DI VIA TORINO
7)VA TUTTO BENE

COMMENTI
1)TERESA DICE BASTA - Emiliano Maramonte
Mi accodo ai complimenti per come hai reso la psiche turbata della protagonista. La scelta stilistica delle frasi spezzate mi è piaciuta, trovo che renda bene il senso di confusione e perdita di contatto con la realtà. Ti segnalo un "gli fa schifo Facebook" che dovrebbe essere un "le", ma siamo a Minuti Contati e le sviste capitano. Anch'io ho trovato il finale un po' blando rispetto al resto, ma mi è piaciuta la chiusura con "Teresa dice basta" che sembra voler far ripartire in loop il racconto (o una storia simile con un'altra mania).

2)LA CURA - Agostino Langellotti
Racconto grottesco, che tratta di un tema tristemente attuale.
L'impressione che avuto leggendo è però che sia tutto un po' troppo compresso. In particolare, la decisione di Gabriella di uccidere il marito sembra davvero molto improvvisa. Forse il finale avrebbe funzionato meglio se avessi presentato la discussione come l'ultima di una lunga serie e l'omicidio avesse avuto un minimo di premeditazione (così, sembra che nel giro di pochi istanti lei sente le sue parole, decide di ucciderlo, si trova sottomano un coltello da cucina e colpisce).
Poi mi sarebbe piaciuto vedere più approfondite le dinamiche della "setta" a cui appartiene Gabriella, intuire come è stata plagiata, ma questo è più mio gusto personale e riconosco che non c'era spazio per tutto.
Ho trovato comunque il racconto ben scritto e godibile.

3)COME FARE? - Polly Russel
Ammetto che gli uomini viola all'inizio mi hanno un attimo disorientato (temo di essere troppo giovane, all'inizio pensavo che fosse un riferimento a una qualche teoria complottista a tema alieni XD). Visto che delle altre minacce le nomini in modo esplicito, forse valeva la pena fare lo stesso per l'HIV, soprattutto perché è la prima dell'elenco e il lettore rischia di perdersi subito.
A parte questo, racconto semplice ma che funziona. Una carrellata storica di luoghi comuni e paranoie collettive, non esente da contraddizioni (Floris che guarda a caso è l'unica donna dell'est che non si sposa per soldi), un finale che strappa un sorriso. Il protagonista rimane un po' una macchietta, ma nel suo essere anonimo è anche un po' il simbolo di un'intera categoria.

4)MORBOSO - Riccardo Rossi
Mi è piaciuta l'idea di questo re che crea malattie come se fossero opere d'arte, un demiurgo malvagio che evolve con i tempi. Quello che mi ha fatto storcere il naso è l'espediente narrativo del dialogo con Denti: è palese che l'unico motivo per cui il servitore rivolge la parola al sovrano è passare informazioni al lettore. Avrei preferito i discorsi sull'efficienza moderna come pensieri del re, magari mentre in parallelo ce lo mostravi all'opera nel suo lavoro (di creazione o di monitoraggio del nuovo virus). Per il resto, il racconto è ben scritto, l'ambientazione è vivida e originale; rimane qualche dettaglio poco chiaro, ma nulla di davvero importante.

5)CORONA - Filippo Mammoli

Tema centrato. Ho trovato molto ben reso il quadretto familiare iniziale, le dinamiche di indifferenza tra i personaggi (figlia adolescente incollata al cellulare, moglie che si beve passivamente le scuse del marito e fa giusto un paio di raccomandazioni di circostanza). Concordo con gli altri che qualche dialogo è un po' forzato, ma mi sta bene pensare che Carlo è un cattivo attore e Teresa una di quelle mogli che fa finta di non capire in nome della quiete familiare.
La seconda parte dà una svolta decisa, e Carlo da fedifrago generico si trasforma in pazzo omicida. Tenendo però conto che è la prima volta che uccide qualcuno (almeno, non ci sono indizi in senso contrario), mi sembra che il tutto scorra un po' troppo liscio. Forse avresti potuto tagliare un po' sulla prima parte e mettere qualche dettaglio in più nella seconda, qualche imprevisto o difficoltà minore, ma mi rendo conto che gestire i caratteri non è mai semplice.

6)IL MACELLAIO DI VIA TORINO - Davide di Tullio
Arrivo tardi a commentare, quindi mi tocca ripetere cose già dette da altri. Buona l'idea, centrato il tema, ma racconto che rimane un po' confuso (non sto a segnalarti singoli passaggi perché sono sostanzialmente d'accordo con i commenti precedenti).
Personalmente ho trovato che, per quanto riguarda l'incipit, non è che non si capisca che la frase della vicina è un flashback, il problema è che non si capisce alla prima lettura, ma bisogna fermarsi, rileggere e mettere insieme il quadro (per lo meno, per me è stato così). Il che è comunque fastidioso e non facilita la lettura.
Ho trovato superflua l'ultima parte (quella in cui Armindo capisce cosa è successo). In fondo, al lettore è già chiaro, ed è già chiaro che lui ha capito. Probabilmente erano caratteri che si potevano risparmiare e impegnare meglio nel rendere più chiari passaggi precedenti.

7)VA TUTTO BENE - Dario Cinti
A una prima lettura, ho pensato che tu volessi parlare della paura dell'apocalisse/fine del mondo, che forse non è tra le più in voga nei nostri tempi, ma credo che un po' sia un evergreen che non passa mai del tutto di moda. Ho poi visto dal tuo commento che non era esattamente così, ma in ogni caso per me il tema è non del tutto centrato ma comunque presente.
Per quanto riguarda il racconto in sé, ho trovato simpatica la prima parte (a parte qualche frase un po' contorta, ma te le hanno già segnalate negli altri commenti), ma un po' confuso il finale. Come altri, non mi è chiaro il senso del "Va tutto bene" quando sta arrivando l'apocalisse, né se si tratti davvero di apocalisse.
Insomma, la mia impressione è che l'idea fosse buona, ma è tutto ancora un po' da rifinire.

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Re: Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » mercoledì 26 febbraio 2020, 20:20

Un giorno alla scadenza e manca la sola classifica di Daniele Torrisi.

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Re: Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » giovedì 27 febbraio 2020, 18:07

Eccomi qui, con la mia classifica!

1) Morboso, di Riccardo Rossi
2) La cura, di Agostino Langellotti
3) Come fare?, di Polly Russell,
4) Teresa dice basta, di Emiliano Maramonte
5) Corona, di Filippo Mammoli
6) Va tutto bene, di Dario Cinti
7) Il macellaio di via Torino


1) Morboso di Daniel Travis


Ciao, Riccardo!

Per iniziare, devo dire che mi sono interrogato più volte su che cosa rappresentasse Denti. Ho pensato alla Rabbia, anche, ma alla fine ho colto che deve essere una sorta di rappresentazione delle carie. Nella sala del sovrano delle malattie non mi sarei aspettato qualcuno come lui.
A pensarci dopo, però, ha un suo motivo. Persiste da millenni, anche se sappiamo curarlo.
L'aspetto che mi piace è avere personificato Malattia/Pestilenza come questo sovrano scienziato. Avendo perseguito una simile idea con la Guerra, è una particolare lettura per me. Ed è invecchiata proprio bene, vista la verità nelle parole del sovrano; più che la malattia in sè, il Corona fa panico.

Ottima lungimiranza! Davvero, mi è piaciuta.

[b]2) La Cura [/b]

Ciao, Pretorian!

Sarebbe esilarante, se il comportamento di Gabriella non fosse al tempo stesso qualcosa di così stupido per cui ti viene da prendere il muro a testate. Alas, nel mondo delle fake news basta leggere qualcosa su di un blog per credere che sia vero, contro ad ogni prova contraria.
E se devo dire, prendere il tema delle fake news è stato un colpo eccellente. Ora, ecco una fobia di cui si era visto pochino nel contest, ma che è attuale senza essere necessariamente dell'altro ieri. Non solo, si presta bene ad una situazione del genere, dove una persona è così convinta delle sciocchezze che ha letto da sciorinarle a nastro, senza accorgersi di quanto possano essere assurde una volta che ci pensa.
Ibridazione gender? Voglio dire, cosa vorrebbe o dovrebbe significare? Finché lo cita il dottor Montigatti, che scommetto non sia nemmeno un dottore ma un qualcuno che si è aggiudicato il titolo per questioni di click, è di certo qualcosa di pericoloso e non una pila di scemenze.
Presumo che Fulvio morirà. Il che, se non altro, gli risparmia di dover vivere con il nome che gli hanno dato i suoi genitori.

3) Come fare?

Ciao, Polly!

Luigi ne ha passate davvero tante, che perlopiù si è causato da solo credendo ad ogni cosa che sentiva detta in giro. Se dovessi riassumerlo con una parola, sarebbe credulone, ma ha una nota positiva che non credo sia giustificata nei confronti di questo soggetto.
Il suo sfuggire ai malanni veri o presunti che lo assalgono sarebb divertente, se non fosse che molta gente si comporta proprio come lui, dandogli un realismo che rende la sua comicità una forma di umorismo. La ragione per cui ho apprezzato questo dettagliosta nel fatto che è costruito lungo tutta la narrazione per il finale, che è una presa in giro alle sue paranoie. La narrazione è la costruzione della battuta finale, ha detto qualcuno, e qui arriva dopo tutta la minestra delle sue paranoie e di come è stato "intelligente"
E niente, mi ha divertito tantissimo. Complimenti!

4) Teresa dice Basta

Ciao, Emiliano!

Eccomi qui, davanti ad un divertente esempio di tecnofobia. O qui vale dire luddismo? Penso che tecnofobia sia più adeguato, in virtù anche di quanto sia esagerata in Teresa. E pensare che le sarebbe bastato spegnere la corrente per qualche minuto per avere lo stesso effetto.
E Serena che si lamenta, immagino.
"La gente sorride mentre muore" è proprio un bel pezzo. Chi avrebbe potuto prevedere la rivoluzione digitale, 30 anni fa?

Lo stile staccato con cui hai scritto, che non mi è nuovo, funziona piacevolmente bene per questa storia. Non è atto a grandi descrizioni o periodi lunghi, il che è ottimo con un limitato numero di caratteri, e ha una sorta di distanza dai personaggi che aiuta a vederli, capirli ma non immedesimarsi troppo.
Staccare ogni cosa non è proprio l'idea più originale, ma la sua esecuzione mi è piaciuta!

5) Corona

Ciao, Filippo!

La tua è stata una mossa astuta sul tema del contest. All'inizio temevo sarebbe stata un'altra storia sul Corona Virus, poi diventa quella di un assassino di prostitute. Qui mi ero interessato, lo devo dire. Era qualcosa d'imprevisto e nuovo. Alla fine, questo uccide chi presume porti la malattia, facendo ciclo completo e tornando al Virus.
Certo, l'abbondanza di storie su questo tema non è colpa tua e non posso dire che questa non mi sia piaciuta. Il fatto che per un buon pezzo ti tragga d'inganno mi è piaciuto e per questo ti faccio i miei complimenti.
Mi dispiace che il contest sia uscito fuori in un momento dove ogni giornale forniva l'idea per scrivere qualcosa che, in una maniera o nell'altra, finisce per avere un punto in comune con gli altri scritti.

Devo dire che di carino ha il presentare un protagonista che all'apparenza è una persona perfettamente normale, con moglie e figlia. E' il ritratto dello psicopatico proprio perché non è esteriormente sospettabile. Può passare per una persona qualunque, ma in realtà non ci puoi ragionare o trattare e non smetterà mai di darti la caccia... no, scusa. Quello è il Terminator.
Scherzi a parte, lui mi è piaciuto. Insospettabile finché non ti dà l'idea che sia uno stupratore, per poi smentirla e rivelarsi assassino forse seriale.

Complimenti e alla prossima!

6) Va tutto bene

Ciao, Dario!

Avevo letto questa storia un paio di volte, cercando di quadrarla rispetto alle altre. L'ambientazione è particolare e la sua dinamica niente affatto brutta, ma senza la spiegazione sottostante avrei faticato un pochino a collegarla al concetto delle fake news.
Avevo considerato il clima, ma una catastrofe come quella che succede qui non avrebbe dovuto fare molto rumore nei mesi precedenti? Avvisaglie e simili circostanze? Ho pensato, però, che poteva essere di matrice sovrannaturale; poco da farci in quel caso, salvo chiamare i fratelli Winchester...

Un blocco totale della rete è spaventoso, sì. Su questo avevo contemplato anche l'eventualità di un'eruzione solare. Non avrebbe ucciso gli uccelli, ma generato persistenti black-out su vaste zone. Però, di nuovo, qualche notizia ci sarebbe stata. In un certo senso la storia mi ha convinto poco non per come l'hai scritta, anzi è ben fatta, ma per la sensazione che forse tu ci abbia messo troppo materiale dentro.

7) Il Macellaio di Via Torino

Ciao, Davide! Benvenuto a Minuti Contati!

Questo tuo primo scritto, te lo devo dire, è migliore di quello che produssi io per il primo contest. Placcare il tema della paura del diverso è stata una mossa astuta; sul piatto hai messo qualcosa di originale rispetto a virus e virus, ma la nota dolente sta nella stesura.
Lo stile è simpatico e creativo, con poi delle onomatopee che contribuiscono a creare un po' di atmosfera simpatica, ma penso che tu lo debba disciplinare un pochino. Come hanno detto -e stanno dicendo- a me da alcuni contest, la difficoltà maggiore è fare capire agli altri quello che hai in testa. Per te è chiarissimo, ma all'occhio di un lettore può non esserlo.
I pochi caratteri penalizzano, lo so. Con un po' di direzione in più ed una lucidatura, tuttavia, potrebbe essere un racconto breve niente male! ^^

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Re: Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » giovedì 27 febbraio 2020, 18:33

Avete ricevuto tutte le classifiche.

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Re: Gruppo METEORITE: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » domenica 1 marzo 2020, 18:49

Ecco a voi i miei commenti e classifica: sono davvero molto soddisfatto per la qualità di tutti i racconti.

1) La Cura, di Agostino Langellotti
Molto bello, bravo. Un solo appunto: quel punto interrogativo su "Ma l'avevano finita?": credo sia fuorviante e che ci vada un esclamativo, che dici? E sono d'accordo con l'omicidio del marito perché anche se trattasi del classico omicidio a sorpresa in un racconto breve, va messo perché legarlo, bloccarlo o qualunque altra cosa richiede pianificazione di una mente complessa mentre questi invasati perdono raziocinio (si, ci vado giù duro). Per me un pollice su.
2) Come fare?, di Polly Russell
Divertente ed efficace. Vero, ci sono alcuni pezzi da sistemare, tipo quello del serpente, ma nel complesso il racconto va a parare proprio dove voleva, determinato e coeso. E perfettamente in tema. Per me un pollice quasi su sporcato solo dalla fretta che non ti ha permesso di sistemare qui e là, ma considerato che mi sembra che quella sera tu quasi non dovessi partecipare, beh, touchè!
3) Corona, di Filippo Mammoli
Racconto davvero molto buono cui non metto il pollice su completo solo per quel dialogo forzato che gradirei sistemassi un poco prima di portarlo in Vetrina. Ha ragione Radley e chi te lo ha fatto notare: va alleggerito e reso più fluido attraverso un'adeguata asciugatura. Fagli fare un passaggio dal Laboratorio avvertendo che ti ci mando io con l'unico scopo di migliorare quel pezzo. Per il resto, davvero ben dosato il passaggio dalla situazione iniziale molto leggera all'inferno della mente malata del protagonista e della società tutta. Pollice quasi su.
4) Teresa dice basta, di Emiliano Maramonte
Il racconto mi è piaciuto, ma non arrivo al pollice su completo perché sul finale c'è qualcosa che mi stona. Ottima la chiusa che fa ripartire il loop (o almeno suggerisce una sua ripartenza), ma non si capisce il perché di questo aggravarsi proprio contro gli strumenti tecnologici quando tu stesso sottolinei che in passato ha avuto altre manie. Mi spiego: il fatto che tu ponga l'attenzione su quelle diverse manie suggerisce che lei se ne trovi di sempre diverse, quindi, a quel punto, mi aspetto un trasferimento della fobia verso una terza fonte mentre diverse sarebbero state le mie aspettative se tu fossi rimasto su quella contro la tecnologia. Tra l'altro, recupera BETTER CALL SAUL perché il fratello del protagonista ha una mania simile ed è resa magnificamente (poi, vabbeh, guarda quella serie non solo per quello, è un capolavoro in toto). Pollice quasi su, per me.
5) Va tutto bene, di Dario Cinti
Oh dunque, questo racconto è molto interessante e già dalla prima lettura mi ha ricordato le atmosfere di THE LEFTOVERS di Lindelof. In questa prima versione riesce a mostrare ciò che ha da dire, ma non riesce a fare entrare il lettore, servono più caratteri per dare il tempo sia a te autore che a chi legge di porsi la domanda di come sia possibile che la tecnologia si sia convertita al VA TUTTO BENE per poi introdurre più gradatamente la morte non solo dell'umanità, ma del mondo intero. Ora, è abbastanza evidente di chi sia l'autore del messaggio ed è anche abbastanza evidente che sia anche l'autore dell'epidemia apocalittica, ma per sorreggere questa impalcatura è necessaria un'analisi enormemente complessa da inserire in quel migliaio di caratteri che vanno dall'uscita dalla chiesa alla definitiva dipartita. Per intenderci, questo è un racconto dal potenziale IMMENSO, ma immensamente difficile da dosare. Per me un pollice tendente verso l'alto perché già in questa forma mi ha suscitato qualcosa che però percepisco come solo la punta dell'iceberg di ciò che dovrebbe essere.
6) Morboso, di Riccardo Rossi
Bellissima la scena che vai a creare come molto belli i personaggi con in prima fila, ovviamente, il Re e Denti. Mi sfugge, però, il senso del tutto anche se lo provi a inserire a forza nel momento in cui il Re spiega a Denti, ma questo è più un punto debole in quanto sei costretto a estrarre dal tutto senza farlo desumere dalla storia. In sostanza, è evidente la tua difficoltà nel rapportarti al tema, ti ha come imbrigliato e allora ecco che ci ritroviamo con le tue solite (ma non prenderlo come riduttivo perché segue un bell...) bellissime immagini cui però, questa volta, non riesci a fare attecchire l'anima. Un pollice tendente all'alto, per me.
7) Il macellaio di Via Torino, di Davide Di Tullio
Sì, questo racconto non ti è uscito con il buco, ma mi è stato sufficiente per capire che hai una voce ben distinta e sono molto curioso di vederti alla prova nei prossimi mesi nei quali ti esorto a prendere tutto il tempo concesso e a pensare che anche una volta postato puoi correggere fino a chiusura. Tornando a questo testo: la strategia da te adottata non si è rivelata funzionale e ne è uscito un po' un pastrocchio che mi fa tenere la valutazione su un pollice ni tendente però verso il positivo perché alcune soluzioni mi hanno fatto sorridere, le ho apprezzate. Sul finale, però, si capisce poco e si confonde molto. Se hai voglia di rimetterci mano, c'è il Laboratorio, altrimenti aspetti un paio di settimane e si torna a scendere nell'Arena.

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