Pensiero Sovrano

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due gennaio sveleremo il tema deciso da Maurizio Ferrero. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Proelium
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Pensiero Sovrano

Messaggio#1 » venerdì 6 marzo 2020, 17:22

Una sconosciuta
alta, pallida e triste,
la mia amata. Che mi ama
al di là delle risa.


Pedro Salinas


Da qualche parte nel Faerûn...

Un volto di donna dai lineamenti incerti, tremuli, risplende fioco nell’ombra. Le labbra umide e carnose si schiudono palpitanti d’amore. Il volto pallido della donna, bianco di madreperla, albeggia di una luce diafana. I capelli sono sciolti. Neri e avvolgenti come il mare di notte. I suoi occhi profondi come gli abissi dell’anima. Oscuri e umidi di pianto. Un volto di donna conficcato in un muro che sorride, e piange, condannato per l’eternità...

«I soldati stanno tornando» annunciò l’ufficiale di campo, scostando con una mano la cortina di stracci luridi. Un raggio di sole malato trafisse la schiena nuda del chierico. Seduto sulla branda, immerso nella penombra, l’uomo fissava il muro con la testa tra le mani.
«Sbrigati» lo incalzò la voce. «I feriti sono gravi.»
Il chierico sospirò. Gettò un ultimo sguardo al muro vuoto davanti a sé, si alzò in piedi e si voltò verso l’ufficiale.
«Mi hai detto la stessa cosa anche ieri. E il giorno prima. E quello prima ancora.»
«È la guerra» rispose l’altro. «I soldati fanno il loro dovere. Tu fai il tuo.»
«Per la gloria degli Zentharim» sibilò il chierico a denti stretti. «Così sia.»
Infilò gli stivali e si gettò sulle spalle ossute il mantello da guaritore.
«L’infermeria è piena?»
«Fino alla morte.»
«I filtri per gli appestati sono arrivati?»
«Consegnati dagli arcanisti poco fa.»
«Gli altri guaritori sono pronti?»
«Sono già all’opera.»
Il chierico annuì e uscì all’aperto. Un attimo dopo ebbe un mancamento e vomitò in mezzo alla strada. Le mani callose dell’ufficiale lo sorressero appena in tempo. L’aria puzzava così tanto di piscio, sterco e corpi in putrefazione che era impossibile da respirare.
«La guerra finirà, prima o poi» lo incoraggiò il militare. «E un giorno tutti ricorderanno il tuo nome.»
«Vai al diavolo» lo maledì il chierico tra i conati. Si pulì la bocca con un lembo della veste e barcollò verso l’infermeria.

* * *

La donna, in piedi sull’altare del dio, indossa un vestito d’organza ricamato. I suoi capelli neri, lunghissimi, sono raccolti in una treccia fragrante di fiori. Un velo eburneo, bianco come la neve, le increspa il viso. Lo sposo lo solleva con mani tremanti. Le guarda gli occhi, il naso, la forma della bocca. Si inchioda il suo volto nell’anima. Giura un amore più forte dell’eternità. “Lo sposo può baciare la sposa”, li benedice una voce remota, funerea. Lo sposo si avvicina, ma le sue labbra restano lontane. Tende le mani senza riuscire a toccarla. Gli occhi della sposa lo fissano, sbarrati. Il volto di madreperla impallidisce dall’altra parte. “Griselda!”, grida disperato lo sposo, scagliandosi contro il muro invisibile. La donna socchiude la bocca, appoggia le mani d’avorio sulla superficie trasparente e urla. Ma il suono non arriva. Un minuscolo punto di vuoto le increspa l’organza del vestito. Comincia ad allargarsi. Diventa una sfera di distruzione assoluta che annichilisce la sposa imprigionata nel muro. In piedi sull’altare, immobile e impotente, lo sposo la osserva sfaldarsi e svanire pezzo per pezzo.

L’infermeria dell’accampamento non era una vera infermeria. Era più simile a una spianata di terra battuta fradicia di sangue, fango e sterco su cui si allargavano le brande dei feriti, dei malati e dei morti. Più che un luogo di guarigione, sembrava una macelleria a cielo aperto. Il chierico passava in quell’inferno mormorando incantesimi e toccando membra straziate con le dita scheletriche. Un passo dopo l’altro, i suoi stivali sciabordavano in quel brodo pestilenziale. Con un solo tocco sanò lo squarcio mortale alla gola di un uomo. Un altro tocco e il ventre aperto di un tale che si teneva le interiora fu rigenerato. Altri tocchi, ed ecco ricrescere gli arti mutilati di una moltitudine intera. Ancora tocchi, ed ecco i bubboni violacei degli appestati scomparire, improvvisamente mondati. Chi poteva, lo ringraziava con un filo di voce.
«Al diavolo» rispondeva il chierico senza smettere di mormorare e guarire. «Andate tutti al diavolo.»
Per quanto si sforzasse, non riusciva mai a salvare tutti. Non dipendeva dalle sue capacità magiche, ma dall’imperfezione della misura del tempo. Toccava un uomo per curarlo e ne morivano altri due dall’altra parte del campo. Gli altri guaritori, anch’essi chierici, non riuscivano a stargli dietro. Ma del resto poco importava: l’orda dei non morti necessitava di abbondanti rifornimenti giornalieri.
«Anche questo andrà ai negromanti?» ansimò il chierico ossuto, arrestandosi sfinito di fronte al cadavere di un quindicenne. I suoi occhi, grandi e neri, erano sbarrati nel mistero della morte.
«Non sono affari nostri» gli rispose un guaritore insignificante con un’alzata di spalle.
«Vai al diavolo pure tu» replicò il chierico. Alleggerì con un tocco il corpo del ragazzo, se lo caricò in spalla e trascinò entrambi fino alla tenda. Buttò il cadavere sulla branda e si sedette a lato. Gli prese la mano. Poi invocò il suo dio e lo sottrasse alla morte. Il ragazzo ebbe uno spasimo e ricominciò a respirare.
«Che cosa ricordi?» gli chiese il chierico.
«La spada ingemmata del Lord... Il suo scudo col Grifone...» mormorò il soldato bambino. «Il dolore, la paura. Tutto quel sangue...»
«Non quello, idiota. Ciò che è successo dopo. Cos’hai visto quando sei morto?»
Il ragazzo non riuscì a rispondere. Il chierico, benché se lo aspettasse, sospirò deluso.
«Perché ti sei arruolato con gli Zentharim, almeno, te lo ricordi?»
Il fanciullo annuì.
«Per la fame. Se faccio carriera nell’esercito... Mia madre e i miei fratelli...»
«Saresti un non morto e sbraneresti anche loro.» Il chierico trasse fuori da un baule alcune monete d’oro e gliele porse. «Imbarcati sulla prima nave e sparisci da qui. Non arruolarti mai più.»
Il ragazzo annuì, intascò le monete e si fermò sull’uscita.
«Perché, tra tutti, hai resuscitato proprio me?»
Il chierico lo fissò dolorosamente.
«Hai lo stesso colore dei suoi occhi. Lo stesso sguardo sbarrato. Se mai dovessi amare una donna, ragazzo, fa’ che non sia nel Faerûn.»

* * *

Lo sposo, sgomento, crolla in ginocchio davanti all’altare. Vomita per la rabbia e si volta, realizzando solo allora le urla laceranti tra le navate del tempio. È in atto un massacro. I nobili del Regno di Arcadia, presi alla sprovvista e falciati dall’acciaio degli empi, rantolano da terra in un mare di sangue. Riecheggia una risata tonante. Un guerriero colossale, completamente ricoperto di ferro, torreggia in quella carneficina affiancato da un potente arcanista. Il volto di entrambi è coperto.
«Auguri e figli maschi, Principe Arcadio.»
«Andate al diavolo» li maledice lo sposo, alzandosi da terra e barcollando verso di loro.
«Andate al diavolo» ripete, strappando una spada a un cadavere riverso e mulinandola con un gesto accademico, disperato.
«Andate al diavolo» geme, quando a un cenno dell’arcanista la spada gli schizza via dalle mani e il pugno borchiato del gigante lo raggiunge, mozzandogli il fiato e sfracellandogli il ventre.
«Andate al diavolo» piange, risvegliandosi con l’anello di Griselda stretto in pugno, le membra fracassate tenute insieme dalla magia e lo stregone elfo, vecchissimo, che gli parla guardandolo fisso negli occhi.
«Il Regno di Arcadia è caduto. La tua Griselda è dannata. Mi dispiace.»


Era notte fonda quando il chierico, terminate le orazioni, fu convocato nella tenda di Manshoon. Obbedì all’ordine e si presentò al suo cospetto. «Entra» comandò l’arcimago nella mente. Il chierico attraversò il campo di forza. Lo trovò seduto a un tavolo ricolmo di pergamene e altre scartoffie. Sembrava completamente assorto.
«Un’altra ottima prova» si complimentò il vecchio senza alzare lo sguardo. «La tua fama di guaritore cresce in fretta. Avrai bisogno di un nome, se vuoi ostinarti a non usare il tuo.»
«Malasorte.»
«Una scelta singolare.»
Malasorte non rispose.
L’arcimago, chino sul tavolo, continuò a studiare le pergamene con aria indifferente.
«Che cosa vuoi? Oro, diamanti? Un villaggio da governare? Donne, fanciulli? Se vuoi, posso darti tutto questo: mi hai reso un ottimo servigio.»
«Non ho interesse nelle guerre degli Zentharim. Voglio lavorare per te. E basta.»
«Il posto di un chierico è sul campo di battaglia. A fare i miracoli. E tu, stando a quel che si dice, sei un guaritore eccellente.»
«Sforzi vani. Non sono guerrieri, ma animali da macello. Disperati e ignoranti. Se gli arcanisti facessero sul serio, avrebbero già chiuso la partita con il Lord.»
«Ti interessi anche di politica?»
«Non più. O perlomeno quanto basta. Questa campagna insignificante non è altro che uno spreco pianificato di vite, tempo e magia.»
«Hai ragione. L’ho pensata io stesso al solo scopo di saggiare le tue qualità» rivelò l’arcimago. E per la prima volta dall’inizio del colloquio, sollevò la faccia incartapecorita dalle pergamene.
«Chi ti ha insegnato a guarire così?»
«Un vecchio stregone, tempo fa.»
«Con la magia che ti ritrovi, avresti potuto studiare come arcanista.»
Malasorte tacque.
«Chi vuoi salvare?» chiese l’arcimago, incuriosito. «Deve essere una brutta storia, se nemmeno la resurrezione ti basta come incantesimo.»
Malasorte tacque ancora.
«Se vuoi lavorare per me, devo sapere per cosa combatti.»
«Una Fenice dannata» rispose il chierico, criptico. «Qualcuno le ha strappato le ali, negato la pira e disperso le ceneri. Ma io ho giurato di riportarla in vita. E di vendicarla.»
«Non è facile sfuggire al Muro dei Senza Fede.»
Malasorte annuì.
«Interessante e complicato. Mi piaci, Malasorte. I miei diretti sottoposti sono quelli che godono di maggiore libertà. Aiutami, e anch’io ti aiuterò.»
Il chierico imboccò l’uscita, ma a un tratto si fermò. Lo assalì il dubbio.
«L’incantesimo di resurrezione... Come facevi a sapere?» osò chiedere a Manshoon.
Il vecchio lo fissò con occhi penetranti, mefistofelici. Di colpo divennero grandi e neri: gli stessi del soldato bambino e di Griselda. Incrociò lo sguardo di Malasorte, che annuì senza fiatare. Si allontanò imprecando.

* * *

Un volto di donna dai lineamenti incerti, tremuli, risplende fioco nell’ombra. Lontano al punto da sembrare irreale. Le labbra carnose e umide si schiudono palpitanti d’amore. Ma il sorriso si muta in un urlo, il bacio in oblio. Il volto della donna non esiste, è una maschera. Bianco di madreperla, pallido e trasparente, albeggia di una luce diafana. Ha i capelli sciolti. Le ciocche, fluttuanti come fronde di salice, sono fili di nulla nell’oscurità. I suoi occhi, vacui, due specchi spalancati sull’Abisso. “Griselda!” grida il chierico con quanta forza ha in corpo, ma il suo richiamo è vano. Si fa strada a forza, disperatamente, scavando oltre i confini dell’anima. Ma il Muro dei Senza Fede è lontano, irraggiungibile. I volti dei dannati luccicano come stelle remote. Il chierico tende la mano e spinge con le dita sottili, lunghe e scheletriche... Una coltre di buio primordiale, senza tempo né forma, gli si oppone. “Griselda, Griselda!” grida ancora, appellandosi alla donna e al suo dio. Ma Griselda non risponde. Le sue mani restano immobili. E mentre le dita flessibili, invincibili del dio dei ladri e degli inganni lo ghermiscono per riportarlo indietro, tra i vivi, il Principe Arcadio la vede. Una lacrima. Una sola, azzurra lacrima su un volto di donna conficcato in un muro, condannato a contorcersi per l’eternità...

La terra tremò sotto l’acciaio delle armate. La fanteria Zentharim e quella del Lord si scontrarono ancora, obbedienti e instancabili, violentando la valle e i campi arati di fresco. Una battaglia insignificante che non sarebbe mai interessata a nessuno. Sopra di loro, sopra la valle, sopra l’intero Faerûn, il cielo era grigio, denso e pesante di piombo. Dall’alto delle nubi squarciate, prive di calore, filtravano raggi funerei. Il Lord guidava la carica su un possente destriero. Sullo scudo metallico campeggiava un Grifone rampante, lo stemma della sua famiglia. Ciò che restava del suo esercito lo seguì a ranghi compatti, belando come un gregge di pecore. Le milizie degli Zentharim, altrettanto disciplinate, sguainarono le spade fiammanti e seguirono il loro mandriano. Avidi e ignoranti, si massacrarono a vicenda. Sangue di agnello impregnò la terra infetta del Faerûn.
Protetto da un incantesimo di invisibilità, sicuro di non essere visto, Malasorte osservava la scena a denti stretti. Sul volto emaciato scorrevano lacrime di rabbia. Con le mani giunte pregò per loro, tutti quanti, affinché andassero al diavolo il più in fretta possibile. Se solo avessero saputo... Dietro uno schermo magico, che proiettava sull’intera valle l’illusione di una piana desolata e immobile, un manipolo di arcanisti si era radunato su ordine di Manshoon e mormorava, in cerchio e all’unisono, un’unica terribile formula. Il Lord, ignaro, combatteva ancora. La spada ingemmata era lurida, smussata. Lo scudo col Grifone perforato in più punti. Ma nella sua fronte alta, madida di sudore e sangue rappreso, resisteva ancora la dignità, l’orgoglio ostinato di chi spera. Un altro Principe idiota. Non c’è futuro per chi vive nel Faerûn. La terra vibrò. Le pecore, bianche e nere, abbassarono le armi senza capire. La spada ingemmata del Lord schizzò per aria. Lo scudo col Grifone si ruppe. La terra si squarciò con un boato e una colonna di fuoco infero, terribile, fuoriuscì dall’Abisso. Abbatté il Lord ingenuo, imbrattò il cielo di rosso e divorò l’intero gregge. I colli rimasero vuoti. Nessuno, eccetto il chierico invisibile, assistette alla scena. A nessuno sarebbe importato. L’erba sarebbe ricresciuta e il Faerûn, terra di bieche ambizioni, non di sogni, avrebbe dimenticato. Gli arcanisti di Manshoon, esecutori di misfatti, svanirono senza lasciare tracce.
«Ti salverò da tutto questo» promise Malasorte ad alta voce. «L’ho giurato.»
Radunò i cocci dello scudo infranto, aguzzi come denti rotti, e li saldò con un tocco delle dita. Mutò lo stemma del Grifone in una Fenice scheletrica e ribattezzò l’arma Pensiero Sovrano. La rivendicò per sé e Griselda. E sotto i raggi di una luna fredda, nera e stridente, purificò le anime dei morti e pregò il dio degli inganni, suo patrono, affinché andassero tutte al diavolo.



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Proelium
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Re: Pensiero Sovrano

Messaggio#2 » venerdì 6 marzo 2020, 17:42

Ciao a tutti. Me la gioco su tutti i bonus: 1) ambientazione sporca e malata 2) violenza esplosiva su più fronti 3) nomino e collego il Grifone e la Fenice.

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Davide Di Tullio
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Re: Pensiero Sovrano

Messaggio#3 » lunedì 16 marzo 2020, 13:32

Buongiorno Francesco

Ho letto il tuo racconto. Vorrei intanto complimentarmi per la proprietá di linguaggio. Il lessico é ampio e appropriato. Semanticamente e sintatticamente direi che ci siamo. Hai utilizzato una prosa a tratti figurata. Il tono lirico si addice allo stile.
Il rischio di utilizzare una prosa figurata é quella di appesantire la lettura, ma nel tuo caso, sei riuscito a combinare sapientemente le parti oniriche con quelle in cui descrivi i campi di battaglia, in tutta la loro crudezza. Anche la scelta di un intreccio non lineare é stata coraggiosa.

L´unica nota critica che rilevo é la difficoltá a seguire l´epilogo della vicenda. In altre parole non é ben chiaro come termina il racconto. Lo rileggeró, nel timore che mi sia sfuggito qualcosa nelle premesse. Tuttavia, visto lo stile con cui hai sviluppato la storia e data la scarsa predilizione che ho per il genere fantasy, credo che la lettura del tuo racconto richiedesse un surplus di concentrazione che prescinde dalla tua buona performance

Per quanto riguardo i tre bonus, direi che te li meriti tutti

cristiano.saccoccia
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Re: Pensiero Sovrano

Messaggio#4 » lunedì 16 marzo 2020, 21:08

Questo commento non ha nessun valore per la gara, mi intrufolo solamente per complimentarmi con Francesco che sfodera un linguaggio che apprezzo molto e ovviamente si esibisce perfettamente in una storia fantasy di tutto rispetto e mi fa molto piacere.
Il mio collega Dario dovrà sudare molto per assegnare i punteggi della classifica. Per non sbilanciare troppo l'opinione degli altri mi limito a dire che i bonus sono molto presenti e ben usati.
Buona serata!

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Pretorian
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Re: Pensiero Sovrano

Messaggio#5 » martedì 17 marzo 2020, 0:22

Ciao, Francesco e piacere di leggerti.
Dunque, del tuo racconto ho apprezzato molto l'ambientazione "sporca", dura e molto concreta. L'ambientazione è quella del Faerun, ossia quella classica di D&D (e su questo torneremo poi) e, in egual misura, molti elementi dell'ambientazioni sono presi evidentemente dall'ambientazione e dalle regole tipiche di Doungeons and Dragons. Il tono, però, è molto poco da fantasy "adolescenziale" e segue molto alcuni dettami del "grimdark" o dello "Sward and sorcery", con personaggi dalla moralità ambigua e vicende in cui bene e male sembrano sfumati.
Per contro, mi sento di sconsigliarti di riutilizzare nuovamente il Faerun come ambientazione, in quanto trattandosi di un'ambientazione "ufficiale" ti lega alle sue regole (oltre a darti anche eventuali problemi di copyright).
Un altro punto che penso potresti migliorare, riguarda prettamente lo stile: soprattutto all'inizio la tua prosa risulta molto pesante, piena di aggettivi, avverbi e inversioni aggettivo/soggetto, che danno maggiore enfasi. Sono tutte cose giuste, ma, se esageri, rischi di rendere i periodi testuali lenti e ampollosi. Cerca di dosare l'enfasi e di concentrare aggettivi ed avverbi dove la narrazione veramente la richiede, magari centellinandoli lungo la storia (cosa che, in parte hai fatto) in modo da non creare blocchi monolitici di narrazione che arrestano lo sviluppo della storia.
In conclusione, condivido i dubbi di chi mi ha preceduto sul finale: ho trovato davvero criptica tutta la vicenda e le spiegazioni che mi sono dato (un riferimento a una parte di lore di D&D che non conosco o la continuazione in altri racconti) mi lasciano entrambi insoddisfatto.
Peccato.

Alla prossima.

Kiljedayn
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Re: Pensiero Sovrano

Messaggio#6 » martedì 17 marzo 2020, 10:24

Ciao Francesco, buongiorno.

Da appassionato giocatore e master di gdr ho apprezzato il riferimento al Faerun e a molti elementi di D&D; tuttavia, li hai riletti in una chiave molto più cupa di quella che solitamente viene utilizzata per Dungeons&Dragons, una scelta che apprezzo e che ha posto il tuo racconto lontano dal classico high fantasy che tradizionalmente viene associato a quel gioco. La mia principale perplessità riguarda il lessico utilizzato che, seppur eccellente (ti faccio davvero i complimenti per la tua proprietà di linguaggio),a mio avviso si sposa faticosamente con la tematica "grim" del tuo racconto. Insomma, avrei preferito un linguaggio un po' più sporco, per un'ambientazione così sporca. La vicenda è interessante e sono stato spinto a provare empatia per Malasorte e la sua sfortunata innamorata; purtroppo però, forse complice il poco spazio a disposizione, non tutto risulta chiarissimo, specie se non si è familiari col Faerun e le sue regole.

Sul fronte dei bonus, poco da dire, sono tutti e tre presenti e ben sfruttati.
In bocca al lupo per la gara!

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Proelium
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Re: Pensiero Sovrano

Messaggio#7 » mercoledì 18 marzo 2020, 12:00

Grazie per i vostri commenti!
In particolare vi ringrazio per i complimenti (anche Cristiano, che bello il tuo commento inatteso!): stile e proprietà di linguaggio sono cose a cui tengo particolarmente, sono contento che vi sia arrivato.
Ho scelto volutamente una storia che procede su due binari, creando un contrasto tra lirismo e grimdark, sia perché mi piace così, sia perché credo che anche un linguaggio elegante, pulito e ricercato possa affrontare lo "sporco" del grimdark con lustro e dignità.
Il racconto, si capisce, è ambientato nel Faerun (setting di D&D), ma che ho reso di proposito più cupo e tormentato. Scrivere è anche sperimentare! Per rispondere alle perplessità di copyright di Agostino, (che a quanto pare si diverte un mondo a scornarsi con me) ritengo che un setting creato per appositamente per generare narrazioni (di qualunque tipo) faccia solamente il suo lavoro, e che quindi non sia motivo di scandalo, a patto di saperci mettere mano con educazione. Quanto alla lore, lo stesso attacco (Da qualche parte nel Faerun...), volutamente vago, lascia intendere che attingo a questo setting liberamente, sfiorando ma non toccando la trama principale.
Sto cercando di capire cosa non sia chiaro del finale. I cenni che ho dato, senza telefonarli troppo, sul Muro dei Senza Fede, la Fenice, la vanità con cui Arcadio osserva le azioni umane e il suo unico e solo "Pensiero Sovrano", coincidente con la sua folle ambizione, dovrebbero incastrarsi bene anche senza spiattellarli troppo. Al prossimo game, se ci arrivo, mi ingegnerò per affilare l'ultima battuta del chierico.
Ultima modifica di Proelium il mercoledì 18 marzo 2020, 23:39, modificato 1 volta in totale.

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Proelium
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Re: Pensiero Sovrano

Messaggio#8 » mercoledì 18 marzo 2020, 12:34

Mi sono dimenticato di rispondere a Valerio: Malasorte è un chierico di Mask, divinità malvagia degli inganni e dei ladri. Perfetta per il suo scopo: ingannare la morte e derubare il Muro dei Senza Fede dell'anima di Griselda. Un caro saluto! :)

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Luca Nesler
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Re: Pensiero Sovrano

Messaggio#9 » lunedì 23 marzo 2020, 22:24

Ciao Francesco. Eccomi quasi sul gong!
Come mi succede sempre coi tuoi racconti, apprezzo la scrittura e le idee sparse per il testo, ma mi sfugge il disegno complessivo. Penso che tu chieda troppo al lettore, perché ci sono passaggi del tutto oscuri anche a una seconda lettura. Ancora troppo chiedi con i brani in corsivo. Sono molto pesanti e ogni volta che li leggevo mi rendevo conto che speravo che terminassero al più presto. Oltretutto non li capivo. Immagino siano flashback, ma non riesco a inquadrarli nella vicenda totale. Malasorte è abbattuto perché ha perso Griselda? Ma a che servono addirittura tre flashback criptici così simili (vengono dalla stessa situazione?) se è tutto qui?
L'immagine di un Faerun deturpato dallo squallore e il tormento della guerra è molto bella. La rendi bene e costruisci una situazione molto verosimile. Mi ha conquistato il dialogo col soldato bambino.
Ma ci sono molte parti tell che rallentano e appesantiscono il testo che, altrimenti, filerebbe bene nelle parti non in corsivo. Il finale è più lento del resto e le ultime frasi sono di nuovo oscure: parlano di cose che non conosco e non capisco e questo, da lettore, è un peccato. Specialmente perché il testo avrebbe un ottimo potenziale. Buoni i personaggi, non banali. I dialoghi e le azioni conquistano, i dettagli sono vividi e interessanti, ma la trama sfugge, così come il significato di alcune battute.
Ti vedo molto consapevole della tua scrittura, quindi mi chiedo quanto ci sia di involontario e quanto di pianificato in questa difficoltà nel capire il racconto. Secondo te è un difetto o un valore? Cioè, la tua intenzione è seminare segreti nel testo per coloro che li colgono?
Detto questo sono contento che ti sia cimentato ancora e spero di rileggerti presto!
Alla prossima!

Ah, sì, bonus presi tutti e tre!

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Andrea Lauro
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Re: Pensiero Sovrano

Messaggio#10 » lunedì 23 marzo 2020, 22:36

Ciao Francesco, cominciamo dai bonus:
bestiario medievale: OK
atmosfera sporca: OK
violenza esplosiva: OK in particolare per la scena dello sposalizio interrotto
Mi è piaciuto il personaggio di Malasorte, è convincente e caratterizzato ottimamente; il suo passato emerge poco a poco e ben si inserisce nel contesto. Non conosco l’ambientazione gdr di cui parlate nei commenti, mi chiedo se magari avrei potuto apprezzare l’intreccio ancora maggiormente.
I dialoghi non sono banali e di questo ti va reso merito, bravo.
Anche io ho trovato un po’ di difficoltà sul finale, ho fatto fatica a mettere insieme i pezzi e gli indizi disseminati nel racconto. Leggendo le tue risposte ho capito sicuramente di più, ma comunque in revisione suggerirei di dare un’occhiata per migliorarlo e coronare comunque una buon racconto.
a presto!
andrea

costellazione di bacco
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Re: Pensiero Sovrano

Messaggio#11 » lunedì 23 marzo 2020, 23:22

Ciao Francesco, piacere di leggerti,
ti porgo i miei più sinceri complimenti per il linguaggio che adoperi nel testo, molto ricercato e forbito.
Per quanto riguarda la trama ho fatto molta fatica a seguirla e ho dovuto rileggere più volte il testo: ciò che succede al chierico e agli sposi è correlato in qualche modo? Sono dei flashback? Ti prego, se ne avrai modo, di darmi delle delucidazioni in merito.
I tre bonus li ho riscontrati tutti.
Dato che è la prima volta che ti leggo mi limito a segnalarti questo. Alla prossima.
Arianna

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Re: Pensiero Sovrano

Messaggio#12 » martedì 24 marzo 2020, 12:13

Ciao Arianna, sì. Il chierico è Arcadio, che è riuscito a sopravvivere e ora vive sia per vendicarsi, anche se non sa di chi, e quindi è schivo e criptico, sia per resuscitare Griselda (quest impossibile e suo pensiero sovrano). Per riuscire in queste cose e ingannare la morte si fa chierico del dio degli inganni e, paradossalmente, diventa guaritore disilluso, consumato, di quel mondo corrotto che gli ha tolto tutto. La cosa diventa inequivocabile nell'identificazione finale, anche linguistica, tra Arcadio, il chierico e l'altro Principe.

Ciao Luca, grazie come al solito per il commento disteso e attento. Come hai detto tu, è tutto pianificato e volutamente criptico... mi piace che il lettore non se ne stia comodo in poltrona (non troppo, almeno) e si adoperi attivamente sul testo. Ovviamente ciò comporta un rischio di composizione maggiore... che nell'arena di MC diventa ancora di più un'arma a doppio taglio. Resta comunque un ottimo laboratorio per fare esperimenti di "dosaggio".
Apprezzo che tu abbia pensato e ripensato alla faccenda del muro, a tuo dire statica e pesante (ma anche un po' poetica, spero!). I verbi in quella parte sono tutti al presente. La scena è ferma, ma continua a tormentare lo spettatore con variazioni minime che non ne mutano la sostanza: è uno scorcio disturbato (e disturbante) sulle ossessioni passate ma eternamente presenti nella testa del chierico. La parte più narrativa, invece, procede al passato remoto ed è più incalzante, ma anche più lontana, come se il chierico la tenesse a distanza e il tutto lo sfiorasse appena. Io ci credo tanto in queste piccole cose, anche se, me ne rendo conto, nel vortice della classifica siamo chiamati a leggerci e a giudicarci (parlo in generale) senza avere il tempo di soffermarci troppo sui dettagli.

Ciao Andrea,
grazie per il tuo commento e gli apprezzamenti. Il setting di Dungeons and Dragons è soltanto sfiorato e anche senza conoscerlo la fruizione dovrebbe essere pienamente godibile. Peccato per il finale che a quanto vedo vi ha messi tutti alle strette. Proverò a riprenderlo e a dare più respiro allo scioglimento / giuramento finale.

Alla prossima!

dreamscapers___
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Re: Pensiero Sovrano

Messaggio#13 » mercoledì 25 marzo 2020, 0:33

Ciao Francesco,
sono Dario, il tuo giudice di qualità.
Anzitutto il racconto aderisce perfettamente al setting richiesto, comprensivo dei tre bonus. Mi è piaciuto molto; pur non apprezzando particolarmente lo sword and sorcery, ho percepito chiaramente che ti muovevi in acque che conosci alla perfezione. Struggente il sentimento di amore perduto che si sperimenta nelle prime righe, è il cuore palpitante e chiave di volta della storia. La prosa è, come ti hanno già detto gli altri, davvero raffinata e ben controllata. Complimenti.

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Proelium
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Re: Pensiero Sovrano

Messaggio#14 » mercoledì 25 marzo 2020, 14:53

Ciao Dario,
grazie di cuore per l'apprezzamento. Felicissimo di sapere che il giudice di qualità ha gradito il racconto pienamente e in ogni sua parte, sia stilistica che di contenuto.

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