Gruppo Dario Oriolo (Naso d'autore)

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due gennaio sveleremo il tema deciso da Maurizio Ferrero. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Spartaco
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Gruppo Dario Oriolo (Naso d'autore)

Messaggio#1 » sabato 14 marzo 2020, 17:58

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Questo gruppo è dedicato a Dario Oriolo, vostro Giudice di Qualità.
I concorrenti dovranno leggere, commentare e classificare i partecipanti dell'altro gruppo. Le loro classifiche faranno media con quella del Lettore Anonimo e quella stilata dal Giudice di Qualità.

Questo è il gruppo Dario Oriolo(Naso d'autore) de La Sfida a Ballata di fango e ossa con Maurizio Ferrero come giudice.

Il migliore di questo gruppo andrà a sfidare il secondo classificato del gruppo Cristiano Saccoccia e sarà giudicato da Silvia di Moscabianca Edizioni. Il secondo classificato sfiderà il vincitore dell'altro gruppo e sarà giudicato da Federico di Moscabianca Edizioni.

Se volete conoscere meglio Dario, andate a leggere il suo blog.


Vediamo i racconti ammessi:

Pensiero sovrano, di Francesco Battaglia consegnato il 06/03 alle 17:22
Quindici uomini, di Gabriele Dolzadelli consegnato il 12/03 alle 21:40
Sotto la superficie, di El Tom consegnato il 13/03 alle 22:53
Un buon affare, di Marco De Luca consegnato il 14/03 alle 15:48
I LEONI DI ERRAK'ENH, di Alessio Magno consegnato il 14/03 alle 18:16
Porco assassino, di Roberto Masini consegnato il 15/03 alle 18:06
Pollicina, di Polly Russell consegnato il 15/03 alle 23:07


Avete tempo fino alle 23.59 di mercoledì 25 marzo per commentare i racconti del gruppo Cristiano Saccaccia
Chi non postasse anche solo un commento verrà squalificato.
Chi non postasse la classifica verrà squalificato
Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Vi avverto che saremo fiscali e non accetteremo classifiche postate anche solo alle 00.00 a meno che problemi improvvisi vi ostacolino all'ultimo, ma in quel caso gradiamo essere avvertiti, sapete come trovare i moderatori. Vi ricordiamo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo.

I racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a Spartaco.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo Cristiano Saccaccia.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri thread.

BUONA SFIDA A TUTTI!



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Pretorian
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Re: Gruppo Dario Oriolo (Naso d'autore)

Messaggio#2 » mercoledì 18 marzo 2020, 0:33

Ed ecco graduatoria e commenti:

1) Quindici uomini, di Gabriele Dolzadelli
Ciao, Gabriele e piacere di leggerti.
Dunque, l'ambientazione "piratesca" mi intriga e penso che tu sia riuscito a rendere col massimo realismo tanto il parlato dei personaggi, quanto l'ambiente della piccola nave alla deriva. Lo spunto della vicenda è tanto semplice quanto efficace: una nave bloccata dalla bonaccia a poca distanza da Hispaniola (quindi nei Caraibi del mito piratesco). Il lento esaurirsi delle scorte d'acqua e cibo, il sole cocente, la disperazione e il sospetto portano al caos tra l'equipaggio, fino alla crisi finale. Il riferimento conclusivo alla famosa ballata marinaresca è suggello perfetto (forzato? Leggermente, ma, nel contesto, risulta ancora efficace). Se posso muoverti una critica, il dialogo tra Etienne e De Pascal è interessante e offre il giusto background per spiegare le tensioni nell'equipaggio, ma risulta piuttosto vago e confuso e privo di profondità. Penso che avresti dovuto approfondire questa parte, magari centellinando le informazioni per tutto il testo in modo da evitare il rischio infodump.
Per il resto, direi che hai dato buona prova.

Alla prossima!

2) Sotto la superficie, di El Tom
Ciao, El-Tom e piacere di leggerti.
Devo dirtelo: questo racconto mi ha divertito tantissimo e penso che tu lo abbia costruito molto bene. L'ambientazione fantasy da Europa Orientale è abbastanza inusuale e mi è piaciuto il modo in cui l'hai adattata al parlato dei popolani. Paradossalmente, il glossario extra non solo non era necessario, ma penso che tolga anche un pochino di magia al tutto.
Il testo è godibile e ho trovato giusto qualche punto che, secondo me, potrebbe essere migliorato.
L'incipit: partire con un infodump pazzesco non è proprio il modo migliore di cominciare una storia. Ricorda sempre: le informazioni di "ambientazione" sono importanti, ma vanno dosate accuratamente e, soprattutto, conviene distribuirle nel testo, per evitare muri di testo indigesti.
La trasformazione di Sigrid: ecco, posso capire i miracoli di dentifricio e sapone, ma penso che tu qui abbia esagerato. Sigrid non appare anziana: è anziana. Facci caso: nella tia descrizione dici che è gobba, parli di rughe infossate e di pelle cadente. Questi sono segni che nessun tipo di sporcizia potrebbe lasciare e che nessun tipo di sapone potrebbe pulire. Piuttosto, forse sarebbe stato meglio restare maggiormente sul vago, limitarti a caratterizzare la donna in modo da mantenere il dubbio sulla sua vera età, ma senza caratteristiche proprie della sola vecchiaia.
Il finale: da come concludi, sembra che Cornelius non sia umano, ma accenni alla cosa in modo così frettoloso che il tutto risuilta confuso. Inoltre, lasci indietro un bestione con una boccetta in mano senza risolvere la vicenda, anche solo esprimendo in maniera esplicita il fatto che si tratti di un diversivo. Anche questo lascia il tutto abbastanza monco.

Insomma, pregi e difetti.

Alla prossima1

3)Pollicina, di Polly Russel
Ciao Polly e piacere (come sempre), di leggerti.

Polly, per essere una favola gore-postapocalittica il gore è limitato. Ma, a parte il gusto personale, la storia è ben scritta. Una vicenda postapocalittica che ha un po' di Mad Max, un po' di Fuga da Los Angeles e tanta farina del tuo sacco. Purtroppo, conosco molto poco della vicenda di Pollicina, quindi ho faticato a seguire molti riferimenti impliciti nella vicenda. E questo, inevitabilmente, per me diventa un malus: il fatto che Thumby sia perseguitata da un Jinni funziona come motore della storia, ma il tutto risulta così fumoso che si fa fatica a capire la portata effettiva della minaccia. In egual misura, il finale risulta monco, poiché manca qualunque riferimento effettivo a chi sia il "Demone", quali siano i poteri di una sferia e cosa ne voglia fare il dittatore. Insomma, forse servirebbe una continuazione a questa storia, altrimenti le sue grandi potenzialità (tutta la parte centrale è eccellente, eh!) andranno sprecate.

Alla prossima!

4) Pensiero sovrano, di Francesco Battaglia
Ciao, Francesco e piacere di leggerti.
Dunque, del tuo racconto ho apprezzato molto l'ambientazione "sporca", dura e molto concreta. L'ambientazione è quella del Faerun, ossia quella classica di D&D (e su questo torneremo poi) e, in egual misura, molti elementi dell'ambientazioni sono presi evidentemente dall'ambientazione e dalle regole tipiche di Doungeons and Dragons. Il tono, però, è molto poco da fantasy "adolescenziale" e segue molto alcuni dettami del "grimdark" o dello "Sward and sorcery", con personaggi dalla moralità ambigua e vicende in cui bene e male sembrano sfumati.
Per contro, mi sento di sconsigliarti di riutilizzare nuovamente il Faerun come ambientazione, in quanto trattandosi di un'ambientazione "ufficiale" ti lega alle sue regole (oltre a darti anche eventuali problemi di copyright).
Un altro punto che penso potresti migliorare, riguarda prettamente lo stile: soprattutto all'inizio la tua prosa risulta molto pesante, piena di aggettivi, avverbi e inversioni aggettivo/soggetto, che danno maggiore enfasi. Sono tutte cose giuste, ma, se esageri, rischi di rendere i periodi testuali lenti e ampollosi. Cerca di dosare l'enfasi e di concentrare aggettivi ed avverbi dove la narrazione veramente la richiede, magari centellinandoli lungo la storia (cosa che, in parte hai fatto) in modo da non creare blocchi monolitici di narrazione che arrestano lo sviluppo della storia.
In conclusione, condivido i dubbi di chi mi ha preceduto sul finale: ho trovato davvero criptica tutta la vicenda e le spiegazioni che mi sono dato (un riferimento a una parte di lore di D&D che non conosco o la continuazione in altri racconti) mi lasciano entrambi insoddisfatto.
Peccato.

Alla prossima.


5)Un buon affare, di Marco De Luca
Benvenuto, Marco e piacere di leggerti.
Dunque, il tuo racconto presenta spunti interessanti, ma è gravato da alcuni problemi abbastanza pesanti. Non ti preoccupare: posso assicurarti che sono tipici di una scrittura in via di maturazione e che necessita del giusto confronto, quindi sei nel posto giusto per risolverli in tempi rapidi.
Prima di tutto, gli infodump. Ne ho contato almeno quattro o cinque nel corso del racconti: muri descrittivi di testo lunghi dalle quattro alle cinque righe, che gettano addosso al lettore grandi quantità di informazioni (come Inès ha preso la barca, come è vestita, la descrizione della taverna ecc...) arrestando di botto lo svolgersi della storia. Fornire informazioni sui personaggi, sugli ambienti e sui retroscena è importante, ma è altrettanto importante imparare a farlo in modo che queste informazioni emergano con naturalezza e risultino "diluite" nello scorrere del testo. Ad esempio, puoi impiegare quattro o cinque righe di testo per descrivere l'abbigliamento di Inès, oppure lasciare che i dettagli della sue persona emergano naturalmente nel corso della vicenda (esempio, mentre parla potrebbe aggiustarsi i capelli e ne approfitti per accennare al fatto che sono scuri, poi si pulisce la bocca con la camicia e accenni al fatto che è consumata e macchiata e così via).
Altro punto importante è quello del punto di vista: nel corso del testo passi dal narratore onnisciente al seguire il POV di un singolo personaggio (ad esempio, Inès che ricorda o l'oste che pensa a nutrire i suoi animali) e la cosa genera confusione. Meglio seguire un POV unico, sforzandosi di selezionare le informazioni giuste da fornire e il modo in cui devono emergere, per non rischiare di fornire dati che non potrebbero emergere. Ricorda: show don't tell.
Da ultimo, il finale è confuso. Perché la vendetta di Ermete si abbatte su Giustinian? Non è il responsabile per l'abbattimento degli alberi sacri al dio.
Ah, dimenticavo: da ricordi di filosofia delle Superiori mi sembra di ricordare che Ermete Trismegisto fosse un personaggio mitico a cui si attribuivano scritti filosofico-alchemici-mistici, non una vera e propria divinità. Ricordo male?

Alla prossima

6)I LEONI DI ERRAK'ENH, di Alessio Magno
Ciao, Alessio e piacere di leggerti.

Terzo tuo racconto che ho modo di leggere e, sostanzialmente, si ripresentano gli stessi punti di forza e di debolezza che hai presentato fino ad ora. Con una new entry.
Sui punti di forza, ho apprezzato il modo in cui hai cercato di addentrarti nel grimdark, con toni crudi e brutali che ben poco appartengono a tanto fantasy contemporaneo. La descrizione del villaggio devastato è efficace e immerge davvero efficacemente in un mondo di sangue e merda.
I difetti, sono i soliti: lo stile è lento, pensante, a tratti ampolloso. Come ti ho già detto in passato, l'eccesso di aggettivi e avverbi rallenta la narrazione e la rende prolissa, se non stucchevole. Anche la scelta, che hai fatto molto spesso, accentua questa tendenza, perciò mi sento di suggerirti di limitarla a pochi casi. Anche sui dialoghi continuano ad esserci problemi: come ho detto prima sei stato bravo nel dare l'atmosfera grimdark, ma nei dialoghi penso che tu abbia ecceduto. Posso capire che tu li volessi descrivere come personaggi volgari e crudeli, ma hai esagerato. Sembrano una chimera tra un punkettone di Ken il Guerriero (giuro, mi aspettavo da un momento all'altro che cominciassero a leccare le spade) e un orko di Warhammer, insomma personaggi da parodia. Per finire, attento ai giudizi morali: ne semini un po' d'appertutto nel testo, soprattutto nel finale, ma ricorda che l'autore dovrebbe restare quanto più esterno alla narrazione possibile. Piuttosto che intervenire nel testo, magari sarebbe stato meglio concludere con la scena di un cantastorie che parla dei "Nobili eroi" che avevano liberato il villaggio dal basilisco, lasciando che fosse il lettore a percepire il contrasto tra la realtà e la favola.

Alla prossima!

7) Porco assassino, di Roberto Masini
Ciao, Roberto e piacere di leggerti.

Devo dirlo: probabilmente questo è il meno riuscito tra i tuoi racconti che ho letto fino ad ora. L'inizio è un blocco di infodump difficilmente digeribile e rende subito palese il principale problema del testo, che sembra oscillare costantemente tra la narrazione "lineare" e la "testimonianza" (alla "Modello Pickman" per intenderci) senza che decida mai effettivamente da che parte vuole andare. I dialoghi sono lenti in egual misura, così pieni di informazioni da arrestare quasi la storia e da risultare ben poco credibili in un contesto reale. Anche la scelta di dividere la storia in capitoli, con tanto di titoli, si rivela poco funzionale, più che altro perché lo spazio a disposizione è poco e ogni capitolo risulta così striminzito che il titolo anticipa in modo palese quello che sta per accadere. La scena della lettura della mano è quella più efficace: ha i giusti tempi, i dialoghi sono ben costruiti e le descrizioni rendono alla perfezione l'atmosfera. Il colpo di scena con cui arriviamo alla leucrotta, invece, è fiacco e lo scontro con il mostro risulta ugualmente piatto: pochi colpi di pistola e tutto è finito, con il mostro che "convenientemente2 (ma senza apparente motivo) scompare nel nulla.
Peccato, Roberto: hai scritto degli ottimi racconti negli scorsi mesi, ma questo non è per nulla alla loro altezza.

Alla prossima!

Kiljedayn
Messaggi: 102

Re: Gruppo Dario Oriolo (Naso d'autore)

Messaggio#3 » lunedì 23 marzo 2020, 10:06

Salve a tutti, ecco la mia classifica!
1) POLLICINA
2) QUINDICI UOMINI
3) UN BUON AFFARE
4) SOTTO LA SUPERFICIE
5)PENSIERO SOVRANO
6) I LEONI DI ERRAK'ENH
7) PORCO ASSASSINO


Ed ecco i commenti:

POLLICINA: Ciao Polly, piacere di conoscerti!
Che dire? Hai scritto un retelling della fiaba di Pollicina che mi ha colpito positivamente, il genere del post-apocalittico è uno dei mie preferiti e vederlo applicato a una storia tradizionalmente pensata per i più piccoli è sempre una ventata di aria fresca. Ho apprezzato il fatto che Thumby, pur essendo più dura della sua controparte originale, mantenga un po' di quell'ingenuità che la caratterizza nella sua apparizione classica. Anche il fatto che non ci sia un lieto fine è perfettamente calzante con l'estetica post-apocalittica. Per quanto riguarda le critiche: fai attenzione alla punteggiatura, in alcuni passaggi necessitava di maggiore cura, a mio avviso. Mi accodo a Pretorian nel dire che avresti potuto calcare ulteriormente la mano con la violenza, ma più che una vera critica, questa è questione di gusto personale.
Ok per quanto riguarda i bonus.
In conclusione, ho apprezzato il tuo racconto, complimenti!

QUINDICI UOMINI: Ciao Gabriele!

Sono rimasto molto colpito dalla tua scelta di un racconto realistico, nel quale il fantastico esiste solo come leggenda o incubo; questo perché si tratta di un approccio completamente differente dal mio, e penso sia molto bello vedere diversi modi di affrontare la stessa sfida. Venendo al racconto in sé, devo farti i complimenti: in uno spazio non certo abbondante sei riuscito a dare vita a quindici personaggi che riescono ad essere ben più di un elenco di nomi o tratti salienti. Ho sentito la disperazione e la malattia a bordo della Emeraude e sono rimasto piacevolmente sorpreso dal finale agrodolce, che al termine di un vero massacro riesce a chiudere con una "battuta" che stempera, almeno in parte, tutta quell'oscurità.
Sul versante bonus, confermo la presenza di tutti e tre.
Complimenti davvero, e buona fortuna per la gara!

UN BUON AFFARE: Ciao Marco!
Il tuo racconto, sebbene poggi su una mitologia che conosco poco, mi è piaciuto, e l'ho trovato sostanzialmente riuscito. Avevo qualche dubbio verso la fine della vicenda, ma la scena finale del nobile che perde la vista ha chiarito il tutto. Se posso permettermi, ti consiglierei (come hanno già fatto altri) di dosare meglio i retroscena e le spiegazioni, inoltre di modifcare leggermente la punteggiatura, per dare al testo maggiore respiro. Anche la questione del POV andrebbe sistemata, perché in alcune scene risulta un po' caotica, a scapito dello scorrere del testo (anche se non in maniera grave, richiede solo un secondo passaggio di lettura).
Per quanto riguarda i "pro" del racconto: l'ambientazione veneziana è ben curata e piacevole, nel suo essere sguaiata e "piratesca"; il colpo di scena del doppio di Ines è gestito bene e coglie di sprovvista e l'utilizzo dell'immaginario fantastico greco classico è sicuramente particolare in questo tipo di ambientazione.
Sui bonus posso dire che sono presenti tutti e tre, senza alcun problema.
Buona fortuna!

SOTTO LA SUPERFICIE: Ehi, el_tom, piacere di conoscerti!
Il tuo racconto è davvero divertente, complimenti! Far ridere non è mai una cosa semplice, ma tu ci sei riuscito (almeno, nel mio caso :) ). Il racconto è ben scritto, penso che non sfigurerebbe troppo in una raccolta di racconti in stile "Il Guardiano degli Innocenti", vista anche l'ambientazione e il folklore di riferimento non troppo distanti da quelli in cui si muove Geralt. Ho solo trovato un po' anticlimatico il finale: come ha scritto qualcuno prima di me, accenni al fatto che Cornelius non si umano e che più che un truffatore sia una sorta di demone o spirito che trasforma i sogni in pozioni. La cosa è interessante e può aiutare a spiegare il perché della trasformazione miracolosa di Sigrid, purtroppo però, questa rivelazione sembra infilata in maniera un po' frettolosa nelle ultime righe di spazio a disposizione, come pure la vicenda del povero innamorato di Sigrid che rimane sostanzialmente irrisolta. Consiglio anche io di ridurre l'infodump iniziale, quando hai a disposizione un numero di caratteri così limitato, così avrai più spazio per le scene importanti della vicenda.
I bonus mi sembrano tutti presenti e ben sfruttati.
In bocca al lupo e grazie per le risate!

PENSIERO SOVRANO: Ciao Francesco, buongiorno.

Da appassionato giocatore e master di gdr ho apprezzato il riferimento al Faerun e a molti elementi di D&D; tuttavia, li hai riletti in una chiave molto più cupa di quella che solitamente viene utilizzata per Dungeons&Dragons, una scelta che apprezzo e che ha posto il tuo racconto lontano dal classico high fantasy che tradizionalmente viene associato a quel gioco. La mia principale perplessità riguarda il lessico utilizzato che, seppur eccellente (ti faccio davvero i complimenti per la tua proprietà di linguaggio),a mio avviso si sposa faticosamente con la tematica "grim" del tuo racconto. Insomma, avrei preferito un linguaggio un po' più sporco, per un'ambientazione così sporca. La vicenda è interessante e sono stato spinto a provare empatia per Malasorte e la sua sfortunata innamorata; purtroppo però, forse complice il poco spazio a disposizione, non tutto risulta chiarissimo, specie se non si è familiari col Faerun e le sue regole.

Sul fronte dei bonus, poco da dire, sono tutti e tre presenti e ben sfruttati.
In bocca al lupo per la gara!

I LEONI DI ERRAK'ENH: Ciao Alessio, piacere di conoscerti!
Parto subito dicendoti quello che ho apprezzato maggiormente del tuo racconto; il setting "grim dark" è sicuramente il maggior punto di forza e la banda di canaglie dei protagonisti non sfigurerebbe troppo in una partita di Darkest Dungeon. Il linguaggio crudo dei personaggi si fonde abbastanza bene con quello più ricercato del narratore (che comunque non teme di chiamare la merda col suo nome), tutti elementi che aiutano ad immaginare questa vera e propria orgia di sangue, budella e morte.
Purtroppo, ho alcune critiche da muoverti: primo, i personaggi. Se è vero che ho apprezzato il loro parlato sporco e rude, le loro azioni li mettono un po' nella categoria del "2edgy4u". Ora, comprendo benissimo l'esigenza di differenziare e caratterizzare quattro diverse persone all'interno di uno spazio limitato, però (come ha scritto Pretorian) l'effetto finale che mi hai suscitato è stato quello di una parodia; fa eccezione il personaggio di Ellis, del quale ci mostri anche un lato più fragile ed umano.
La vicenda si sviluppa e conclude piuttosto bene, anche se forse avrei ridotto un po' gli scambi di battute iniziali fra i personaggi in modo da avere più spazio disponibile per la scena d'azione con il basilisco.
Ok i bonus, tutti presenti.
In sostanza, un racconto con del potenziale, che mostra il lato sporco e brutale del fantasy.
Buona fortuna per il concorso!

PORCO ASSASSINO: Ciao Roberto, piacere di conoscerti!

Il genere giallo, specie all'italiana, non è proprio uno dei miei preferiti. Ecco perché sono stato contento di vedere l'introduzione di un elemento fantastico in questa formula, e oltretutto proveniente da una cultura poco sfruttata nell'urban fantasy mainstream. Non conoscevo la creatura di cui parli, ed è sempre bello imparare cose nuove. Tuttavia, sento di doverti fare alcune critiche. Capisco che la forma da te scelta sia quella di una ricostruzione a posteriori, per iscritto, ovvero al testimonianza dell'investigatore, però non ho apprezzato particolarmente la divisione "a compartimenti" della narrazione. Sembra di essere davanti ad una sceneggiatura, più che ad un racconto. Il tuo stile è particolare: ti appoggi quasi interamente ai dialoghi, che sono ben scritti ma poco naturali, mi hanno lasciato un senso di artificiale che ha finito col rendermeli più comici, che adatti ad una storia a tinte noir. Mi dispiace, forse con una gestione meno rigida delle scene e una dose minore di dialoghi, l'effetto sarebbe stato migliore.
Confermo la presenza di tutti i bonus e ti faccio i migliori auguri per il concorso!

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Andrea Lauro
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Re: Gruppo Dario Oriolo (Naso d'autore)

Messaggio#4 » lunedì 23 marzo 2020, 23:15

Una parola: soffertissima. Sono sicuro della prima posizione, ma per tutte le altre ho continuato a cambiare l’ordine cercando una classifica accettabile. Sono sicuro di aver fatto dei torti, mi scuso in anticipo e spero che gli autori non me ne vogliano. Ho deciso di premiare El Tom per la vis comica secondo me davvero rara, e Alessio Magno perché ho notato miglioramenti nei suoi pezzi e volevo che questo fosse per lui un incentivo a perseverare. Grazie a tutti delle letture, davvero.

    1. Quindici uomini, di Gabriele Dolzadelli
    2. Sotto la superficie, di El Tom
    3. I Leoni di Errak’Enh, di Alessio Magno
    4. Pollicina, di Polly Russell
    5. Pensiero sovrano, di Francesco Battaglia
    6. Porco assassino, di Roberto Masini
    7. Un buon affare, di Marco De Luca

Quindici uomini, di Gabriele Dolzadelli
Ciao Gabriele, ottima prova.
Il tema centrato: ogni uomo è sia santo che diavolo. Avrei solo insistito maggiormente sul concetto durante la trattazione: Etienne potrebbe rimuginare sulle parole del fu capitano e farle sue, aggiungere proprie considerazioni in linea oppure in netta antitesi.
L’incipit mi è piaciuto molto. La bonaccia che li sta uccidendo, quest’aria immota gonfia di tragici presagi.
Il racconto è ben sviluppato, trascina e ho fatto mie le ansie dell’equipaggio. Ricorrono molti nomi, magari non son sicuro di chi stia dalla parte di chi, ma alla fine il tutto sta in piedi e questo è quello che conta.
Tutta la tensione generata esplode nel finale che un mio amico definisce “Messiclisse”, un’apocalisse alla messicana dove tutti si sparano contro e nessuno sopravvive. Bravo.
Temi: OK tutti e tre. L’odore di piscio rende bene l’atmosfera sporca.
A questo punto, ti auguro buon vento!

PS: Ci sono degli errori da sistemare per la revisione, eccoli:
spazio mancante in “sembrava più ingombrante.Alcuni marinai”
“con le Provincie Unite”: Province
“come se la decisione di combattere accanto al regno d'Olanda fosse stata solo una sua idea. Non rimpiangeva quella decisione.” La seconda frase, a ridosso della prima, crea un attimo di confusione su chi ha deciso cosa. Darei una sistemata.
monsieur: lo metterei in corsivo perché termine straniero
“Avremmo (AVESSIMO) potuto liberarci di quella canaglia del vostro capitano, forse sì che avremmo guadagnato qualcosa,”
“soltanto a sé (SE) stesso.” (più sotto l’hai scritto corretto, in “L'aveva messa sottochiave anche per se stesso”)
doppio accusativo in “quella bottiglia non l'avrebbe mai condivisa” (non avrebbe mai condiviso quella bottiglia?)
punteggiatura da correggere in “o vide sollevare il coltellaccio di Edmond, che giaceva morto, lì accanto.“

Sotto la superficie, di El Tom
Ciao Tom, ti ricordavo come autore divertente già dalla “Sfida ad Alieni da Crema”: con grande entusiasmo noto che non hai perso la verve. Hai un talento per i tempi comici, non è da tutti e questo va coltivato assolutamente. Tu pensa: ho letto il tuo racconto mentre avevo l’impasto in forno e aspettavo bevendo un bicchiere di vino. Mi son detto: “vediamo un po’ cosa ha scritto El Tom a ‘sto giro”... e mi è saltato fuori un super aperitivo! Me la ridevo da solo. Quindi grazie per l’ottimo momento che mi hai regalato.
L’ambientazione è particolare e ben descritta, i tre bonus anche, mi resta da capire se il tema è rispettato oppure no: qui mi dovresti aiutare, come hai interpretato il “sia santi che diavoli”? Tranquillo, aspetto una tua risposta prima di esprimermi.
Grazie ancora del momento aperitivo!
andrea
Come l’altra volta, ti segnalo un po’ di errori per la revisione. Il racconto è talmente spassoso che
son fatto delle
“dall’abbondate umidità”
“faceva si che”
“vette mai esplorate da l’uomo”
“abitanti li radunatisi.”
“La folla rumoreggio” “arrossi e sorrise”, “soddisfazione ne gloria” “s’illumino di speranza”
“lo afferrò por il capo”

I Leoni di Errak’Enh, di Alessio Magno
Ciao Alessio, noto un netto miglioramento rispetto a “Movimento Positronico”, ne son felice: hai fatto tesoro dei consigli ricevuti. L’ambientazione è ben creata, a me i quattro cavalieri son piaciuti pur nella loro tracotanza estrema. Secondo me ci sono ancora un po’ di punti da migliorare e te li ho descritti (confidando sempre nell’aiuto reciproco che questo contest sa regalare); resta il fatto che mi sembri ben indirizzato e i pezzi non possono che aumentare di livello.
Aderenza al tema c’è e bonus tutti presenti.
Abbiamo quattro figuri: per esperienza personale consiglio di introdurli piano. Comincia con due, ad esempio, lascia che il lettore prenda confidenza, poi presenta i restanti. Anche se nell’economia del racconto il lettore si ricorderà di tre soltanto: Jarros, il capo; Drakk, il bestione; Ellis, la guerriera che tiene a bada gli altri tre e chiude il combattimento. Grem ne esce in sordina e fa da riempitivo per i dialoghi: valuta tu se ci sei davvero affezionato e ti aiuta nella narrazione oppure se è il caso di farlo scomparire da subito focalizzandoti su tre soli guerrieri. Una soluzione un po’ brutale, ma ne guadagna il racconto in leggibilità; son sicuro che un Leone come Grem la prenderà con filosofia e spirito di corpo.
Punti di vista: ti segnalo i momenti in cui la lettura stride, così li valuti e in caso li metti a posto.
“Anche quella rivelazione non era stata inosservata da Jarros, che annuì.”
“Sapeva bene che se quelle parole gli fossero giunte la sua testa avrebbe rotolato per l’intera vallata col suo cazzo ben stretto tra i denti.”
incalzò Jarros, sperando di far luce sulla sorte dei Grifalchi.
Non rispose. Dentro il suo cuore si stavano scontrando una serie di sentimenti contrastanti. Quella “cosa” aveva reso giustizia alla sua gente, ma era anche molto, molto pericolosa.
“rispose Ellis poco convinta, rispettava Jarros ma era di Grem che si fidava davvero”
Poi il narratore onnisciente esce prepotente in questa frase: “si ritrovarono ad osservare uno spettacolo raccapricciante. Sarebbe apparso troppo truculento per chiunque, tranne che per gente come loro.” Hai già descritto in incipit le lordure della battaglia, qui secondo me non serve.
Attenzione all’infodump in:
“I primi a partire, gli ultimi a tornare. Erano i migliori… finché l’Impero non crollò su sé stesso [...] saccheggiando e uccidendo la povera gente che avevano giurato di proteggere.” L’hai giustificato nella riga successiva con “solo appena terminato lo sproloquio”, lo so; ma queste righe sono davvero necessarie? Non è forse meglio che l’aldermanno dica qualcosa come “V-voi siete i Leoni di Errak-Enh, vero?” e Jarros gli risponde: “Ehi! L’aldermanno conosce l’araldica!”
Per quanto riguarda il finale, concordo con Agostino: un cantastorie, un villico che esprime proprie considerazioni, un epitaffio alla base di una statua.
Riassumendo: sei sulla buona strada, ho notato un bel miglioramento, continua così!
andrea

REFUSI e co.
togli la maiuscola in: “di cui Il terreno brullo ne”
“Si fermarono di fronte A una lunga asta”
“I precursori... nel percorrere il sentiero di sangue e morte che seguimmo noi e tutti gli altri.” lunga, la riguarderei.

Pollicina, di Polly Russell
Ciao Polly,
mi è piaciuta molto l’ambientazione fantasy che hai dipinto, in particolare i grossi insetti e aracnidi ceh fungono da cavalcatura. I bonus direi che ci sono tutti. Rispetto a tuoi altri lavori, però, questo tuo racconto mi sembra un po’ carente nell’intreccio.
Abbiamo una ragazza in difficoltà che cerca un passaggio per Los Angeles; abbiamo una situazione di accordo-scambio con due loschi figuri che poi lei tradisce per allontanarsi da sola. Viene beccata e poi subisce una serie di pestaggi e abusi che non le danno tregua. La salvezza che da sola non poteva trovare (perché azzoppata irrimediabilmente) arriva per mezzo di un deus ex machina che però sembra non promettere niente di buono. Capisci cosa intendo? C’è qualcosa che manca, qualche insegnamento che il lettore poteva trarre da tutto questo (nel bene o nel male) e che invece non c’è. La protagonista non subisce una trasformazione interiore (nel bene o nel male) che la porta a compiere/decidere/ congetturare qualcosa che all’inizio del racconto non avrebbe saputo fare. Questa cosa mi è mancata, nella lettura, rimane in sospeso; è un peccato perché le premesse erano ottime.
a presto!
andrea

DA SISTEMARE:
“e zampe legate l'un l'atra da un metro di corda.” “Jitzi mi da la caccia.” “a sentire il propio tocco” “dell’aracnide SU cui era stata caricata.” “una decina di disperati ventina uccisa” “Sono (SOLO?) le guardie hanno armi da fuoco,”

Pensiero sovrano, di Francesco Battaglia
Ciao Francesco, cominciamo dai bonus:
bestiario medievale: OK
atmosfera sporca: OK
violenza esplosiva: OK in particolare per la scena dello sposalizio interrotto
Mi è piaciuto il personaggio di Malasorte, è convincente e caratterizzato ottimamente; il suo passato emerge poco a poco e ben si inserisce nel contesto. Non conosco l’ambientazione gdr di cui parlate nei commenti, mi chiedo se magari avrei potuto apprezzare l’intreccio ancora maggiormente.
I dialoghi non sono banali e di questo ti va reso merito, bravo.
Anche io ho trovato un po’ di difficoltà sul finale, ho fatto fatica a mettere insieme i pezzi e gli indizi disseminati nel racconto. Leggendo le tue risposte ho capito sicuramente di più, ma comunque in revisione suggerisco di dare un’occhiata per migliorarlo e coronare comunque una buona prova.

Porco Assassino, di Roberto Masini
Ciao Roberto, è il tuo secondo testo che leggo e devo dire che lo stile investigativo-documentaristico è un’impronta personale che dai ai tuoi racconti. C’è una ricerca non superficiale della materia trattata e questo va tutto a tuo merito. In coda ti evidenzio un po’ di errori di battitura così li sistemi.
Lo sviluppo è lineare e la storia ben delineata, l’intreccio è chiaro. I bonus ci sono tutti: quanto all’ambientazione sporca, capisco la chiave moderna che hai voluto dare dell’ambiente degradato, che esce dalla concezione più classica ma secondo me altrettanto valida.
Limiterei l’utilizzo dei punti esclamativi nei dialoghi iniziali, ce ne sono molti e alla lunga appesantiscono.
Ho un paio di dubbi sulla descrizione che Angelo fa della bestia: troppo accurata. Era una situazione concitata, lui era spaventato e difficilmente poteva avere questa presenza di spirito per catalogarne le fattezze. A maggior ragione perché il documentario sui castelli medievali mantiene la stessa tipologia di descrizione con termini ovviamente più pertinenti. Riesci a ripensare la descrizione del senzatetto in modo che sia più realistica? “Sembrava un cavallo, però aveva la bocca che andava da un orecchio all’altro e delle zampe con artigli che squarciavano.” Una cosa del genere, più vaga, magari qualche elemento sbagliato.
Riassumendo: una buona prova! Magari non m’ha fatto impazzire, però lodo la ricerca documentale e lo stile che ti contraddistingue.

REFUSI:
“non dobbiamo sconfiggerlo! T’imploro!»” (noi)
“Te lo ricordo io:. quarantaquattro”
“comunque incaprettati: Questi sono”
“saettavano du grandi occhi verdi.”
“la mia fidata Beretta La colpii sei volte”
“l’indù che con un balzò cercò di “

Un buon affare, di Marco De Luca
Ciao Marco,
cominciamo dai bonus, che ci son tutti.
L’ambiente sporco in particolare è ben descritto, e la chicca dello spezzatino migliore di Venezia è deliziosa.
La Venezia del tuo racconto è molto ben ricostruita, con particolari curati che non risultano mai noiosi o posticci. Per quanto riguarda il bonus “esplosivo”, mi è piaciuto come degenera la situazione nella locanda: chi ha scommesso su una delle due donne non sa più chi sia quella giusta e parte la rissa con ingiurie e accoltellate. Ben delineato, bravo.
Secondo me la pecca in questo racconto è la gestione del punto di vista: durante la lettura mi sono spesso trovato in difficoltà nel saltare repentinamente da un personaggio all’altro. L’effetto in me generato è di straniamento, non riesco “ad affezionarmi” a un protagonista.
Vedo che anche Agostino ha evidenziato lo stesso concetto: in un clima di miglioramento reciproco, ti segnalo un po’ di parti così ci puoi lavorare.
la prima volta in cui perdiamo il POV di Inès è: “Dalla cima degli alti stivali, il patrizio aveva intravisto occhieggiare il manico di un coltello.” e poi “Cosa si deve fare per risparmiare qualche ducato, pensò l’uomo richiamando l’oste per pagare.” questa parte potrebbe essere tolta o rimanipolata: Inés potrebbe cercare di nascondere il coltello mentre si alza per non farlo vedere. rimarresti su quel POV.
il passaggio seguente è più articolato: “Giustinian pensò che non aveva mai visto tanta violenza nella sua vita – da due donne, poi! [...] Il nobiluomo non riuscì a trattenersi, sentì l’urina calda bagnare la pelle e la preziosa stoffa delle sue vesti e mentre stava per vomitare, davanti ai suoi piedi rotolarono tre dita mozzate, che ancora si contraevano spasmodicamente come vermi tozzi e carnosi. L’aria sotto al tavolo era irrespirabile, e la bocca del patrizio sapeva di sangue e ferro. Singhiozzando, cercò di reprimere l’impulso di rimettere.”
non è necessario toglierlo o cambiarlo. come scrivevi tu, aiutati con la formattazione: crea un nuovo paragrafo, basta un a-capo in più per far capire al lettore che la telecamera si è spostata su un altro soggetto.
è anche corretto, nell’economia del racconto, far vedere il POV di Giustinian alternato a Inés: il finale punta tutto su di lui. Segherei invece quello dell’oste, che è un personaggio in più e quindi crea confusione.
La frase “Il ragazzino, con una mano sotto al tavolo, intenta a grattare tra le orecchie il cane, sorrise.” è da narratore onnisciente. Suggerirei di girarla in modo che Ines “lo vide sorridere”.
ALTRO:
Non ho capito “Annerita dal sole come un impiccato alla forca, la francese spalancò gli occhi.”: perché “annerita”?
“Gustinian uscì da sotto”
“sorpassando un corpo morto che sgorgava placidamente sangue dalla gola sull’assito come una placida fonte alpina sgorga da un ghiacciaio in primavera.” frase lunga, il lettore incespica: toglierei “placidamente” e “sull’assito”

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Luca Nesler
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Re: Gruppo Dario Oriolo (Naso d'autore)

Messaggio#5 » martedì 24 marzo 2020, 1:26

Ciao a tutti e scusate se ci ho messo tanto! Tra gusto personale ed errore di giudizio ecco la classifica!
Alla prossima sfida ragazzi! Complimenti a tutti!

CLASSIFICA
1. Pollicina, di Polly Russell
2. Pensiero sovrano, di Francesco Battaglia
3. I Leoni di Errak’Enh, di Alessio Magno
4. Quindici uomini, di Gabriele Dolzadelli
5. Sotto la superficie, di El Tom
6. Un buon affare, di Marco De Luca
7. Porco assassino, di Roberto Masini

COMMENTI
Pollicina
Ciao Polly! Finalmente mi prendo il tempo per commentare anche qui.
Mi è piaciuta molto l'ambientazione e la trama. Un racconto tragico che si conclude con un pugno nello stomaco molto intrigante, secondo me. L'unico neo è che non ci trovo un messaggio, una linea narrativa che rimane concluso il racconto. Una qualche lezione per Thumby o una "morale" che possa lasciare qualcosa in più oltre il "Alla fine l'hanno imprigionata". Anche perché, a parte la fuga dal Jitzi, non immaginiamo cosa lei stia cercando. Mi piacciono molto gli elementi che inserisci: l'escamotage della fenice, l'idea della sferia, la violenza senza uscita, il collezionista. Tutto molto ben incastrato.
Sulla scrittura ti vedo molto sicura, ma, per me, inserisci troppi aggettivi e un po' di luoghi comuni evitabili. Potresti pulire ancora un po' e penso che otterresti risultati ancora migliori dei tuoi già ottimi.
Ti faccio solo qualche esempio sparpagliato per spiegarci (ma probabilmente hai capito):

Le dita della destra scivolarono sulle tre lunghe cicatrici che le circondavano il braccio sinistro (se circondano il braccio lunghe non aggiunge nulla e, visto che hai detto che le dita sono della destra, anche "sinistro" potresti levarlo.)

Raccolse i capelli color oro (citare il colore dei capelli così a caso, quando non c'è nessuno in scena a notarlo, è un'info di Polly per il lettore e, secondo me, nemmeno così utile. Ma forse questo è personale.)

riusciva a scorgere solo un'alta colonna di fumo (se siamo lontani e scorgiamo una colonna di fumo perpendicolare all'orizzonte, è sicuramente alta. Non serve specificarlo e non serve alla storia)

un paio di grasse risate (grasse lo leverei)

«Vieni avanti, sorella. Che accidente fai in giro da sola?» (non avrei usato "accidente". Non lo dice nessuno nemmeno ora)

«Questa troia ha liberato la fenice, era la nostra unica possibilità di entrare!» (a chi lo dice? a Tunnel, no, perché lui lo sa, ma non penso che abbia interesse a farlo sapere a Thumby vista la situazione. Mi suona un po' da infodump)

Ecc. Nulla di grave, ma credo che una limatina qua e là renderebbe un testo già buono ancora migliore.

I bonus direi che ci sono tutti e tre, sia per come li intendi tu (violenza pesante) che per come li intendo io (inaspettata).
Alla prossima!


Pensiero sovrano
Ciao Francesco. Eccomi quasi sul gong!
Come mi succede sempre coi tuoi racconti, apprezzo la scrittura e le idee sparse per il testo, ma mi sfugge il disegno complessivo. Penso che tu chieda troppo al lettore, perché ci sono passaggi del tutto oscuri anche a una seconda lettura. Ancora troppo chiedi con i brani in corsivo. Sono molto pesanti e ogni volta che li leggevo mi rendevo conto che speravo che terminassero al più presto. Oltretutto non li capivo. Immagino siano flashback, ma non riesco a inquadrarli nella vicenda totale. Malasorte è abbattuto perché ha perso Griselda? Ma a che servono addirittura tre flashback criptici così simili (vengono dalla stessa situazione?) se è tutto qui?
L'immagine di un Faerun deturpato dallo squallore e il tormento della guerra è molto bella. La rendi bene e costruisci una situazione molto verosimile. Mi ha conquistato il dialogo col soldato bambino.
Ma ci sono molte parti tell che rallentano e appesantiscono il testo che, altrimenti, filerebbe bene nelle parti non in corsivo. Il finale è più lento del resto e le ultime frasi sono di nuovo oscure: parlano di cose che non conosco e non capisco e questo, da lettore, è un peccato. Specialmente perché il testo avrebbe un ottimo potenziale. Buoni i personaggi, non banali. I dialoghi e le azioni conquistano, i dettagli sono vividi e interessanti, ma la trama sfugge, così come il significato di alcune battute.
Ti vedo molto consapevole della tua scrittura, quindi mi chiedo quanto ci sia di involontario e quanto di pianificato in questa difficoltà nel capire il racconto. Secondo te è un difetto o un valore? Cioè, la tua intenzione è seminare segreti nel testo per coloro che li colgono?
Detto questo sono contento che ti sia cimentato ancora e spero di rileggerti presto!
Alla prossima!

Ah, sì, bonus presi tutti e tre!

Quindici uomini
Ciao Gabriele! Che bello vederti qui alla Sfida! Spero sia l'inizio di una malsana abitudine.
Si vede che hai bazzicato i sette mari per un po', eh? L'idea alla base del racconto è intrigante: quindici uomini si trovano a dover sopravvivere alla bonaccia e, tra loro, una sola bottiglia di prezioso rum. Dal canto mio credo, però, che tu abbia calcato la mano su cose meno interessanti, per così dire. C'è tutto il discorso di De Pascal che occupa molta parte del racconto levando spazio alla tensione e alla diffidenza tra l'equipaggio, descrivendo solamente la situazione da cui provengono i personaggi, una sorta di passato che, nel presente, si riduce a un prigioniero e una dozzina di marinai che si guardano male. Mi piace il discorso dei santi e diavoli, ma il personaggio prende forse troppo posto.
Questo anche a fronte del fatto che non ho capito per un pezzo dove volessi andare a parare col racconto. Alla fine è la descrizione di una situazione che termina in modo amaro e ironico: quella bottiglia non la beve nessuno. Però manca l'obiettivo del protagonista, un po' di azione. C'è molto potenziale, ma la trama non l'ho trovata molto soddisfacente, rispetto alle possibilità che una penna come la tua poteva tirare fuori da questa idea.

Anche sulla scrittura ho qualche riserva. Porti avanti molti punti tell e ti allontani spesso dalla scena rendendo la lettura più "passiva" (se mi passi il termine), meno coinvolgente e, quindi, più... diciamo impegnativa, perché pesante è eccessivo.
Parlo di cose come:
"«Lascialo andare!» urlò il giovane Edmond, provando a colpirlo a sua volta, ma Thibaut non mollava. Edmond estrasse allora il suo coltellaccio e pugnalò Thibaut, facendogli finalmente mollare la presa."
Avevi una scena d'azione violenta e concitata e l'hai risolta con una frase raccontata con un aggettivo di troppo e ben due avverbi (ha ha ha beccato di nuovo!). Capisci bene che potevi fare meglio! Ma probabilmente avevi la testa altrove (benvenuta Lea!).
In ogni caso un buon racconto. Sono cattivo solo perché sei tu. E poi, ovviamente, è solo il mio parere!

Bonus presenti tutti e tre!
Alla prossima!

Sotto la superficie
Ciao Tom! I tuoi racconti sono sempre molto fantasiosi e ricchi di stranezze. Questo mi piace molto.
Questo tuo pezzo mi ha fatto sorridere: l'idea del sapone venduto come filtro di bellezza agli abitanti lerci mi ha davvero divertito. Ma dove l'hai pescata?
Mi è venuto un dubbio sull'onestà del narratore in questa vicenda, perché la descrizione che fai quando il viso cambia ha proprio del sovrannaturale (le rughe, per esempio, sono ben più dello sporco) come se avessi calcato la mano per ingannare il lettore e ottenere l'effetto sorpresa desiderato. Questo potrebbe un po' rovinare l'effetto, ma anche i prestigiatori mentono. Non so, lascio a te la riflessione.
I personaggi del racconto mi sono piaciuti fino al finale. Trovavo il racconto un fantasy umoristico, ma la morte del povero Ichabod e la descrizione finale di Cornelius, secondo me, stonano col resto del racconto. E questo rende tutto un po' sprecato, capisci che intendo? Come se avessi annullato l'effetto ottenuto fin lì. Mi era piaciuta molto anche la scelta di far incazzare un abitante che ha perduto la donna perché "diventata bella". Idee molto buone! Il finale non è brutto in assoluto, ma non combacia con l'idea che mi ero fatto nel resto del racconto.

Sulla scrittura penso che tu possa curarla di più. In primo luogo sarebbe utile alla gradevolezza del racconto se tu adottassi un focus più chiaro e ti tenessi lontano dal narratore onnisciente (dovrebbe essere illegale!).

"A dire il vero, la colpa di quel rumore non era tutta loro, il mezzo era malridotto per l’uso e l’incuria, vi era appeso ciarpame d’ogni sorta che cozzava fragorosamente ad ogni movimento."
Questo chi lo dice a chi? Tu a me, e questo non va bene. Se è una fiaba mi piace che ci sia un cantastorie che me la racconta, altrimenti vorrei immergermi con l'immaginazione nella vicenda, dimenticare che qualcuno l'ha scritta e sentire il profumo del fango. A questo serve curare focus e punto di vista. Il nemico massimo è il narratore onnisciente e le sue interferenze, non pensi?

E poi dovresti stare attento a frasi come:
"Formalmente faceva parte del Principato di Volk ma era profondamente incuneato all’interno del Ducato di Podnori: questo connubio di geografia e politica faceva si che KameiSceltā fosse perlopiù ignorato da entrambe le fazioni."
Queste sono informazioni assolutamente inutili, noiose e hanno un tono che non centra nulla col contesto del racconto. Mi tengono lontano dalla storia, inoltre rovini l'incipit che, invece, dovrebbe essere molto curato.

Inoltre usi troppi avverbi (che rallentano) e termini un po' vetusti (come destare) che distraggono, e eviterei anche cose come: “No, No, NOOOOOOO!”, perché sembra preso da un fumetto o da una chat. Contesto, beat e punteggiatura dovrebbero bastare a passare le battute come le immagini, altrimenti il lettore si accorge che sta leggendo e perde interesse nella vicenda. Tutto quel dialogo è spassosissimo e possiamo facilmente immaginare l'assistente che scappa.

Insomma, i tuoi racconti mi piacciono e penso che valga la pena migliorare un po' la tecnica per impreziosirli.

Per me i bonus ci sono tutti e tre!
Alla prossima!

Un buon affare
Ciao Marco, piacere e benvenuto! Trovo straordinario che La Sfida si stia popolando tanto!
Parti da un'idea interessante, anche se un po' strana. Interessante l'incursione del divino nelle faccende umane, l'idea della vendetta per gli alberi tagliati e del fatto che Ermete non si curi dei reali colpevoli, ma si sfoghi su chi ha la proprietà, è bella. Lo trovo in linea con i capricci delle divinità greche. Strana perché fai convivere dei greci e diavoli cristiani, ma ci può stare.
Quello che non capisco (ma forse mi è sfuggito) è perché l'ira di Ermete colpisca solo in quel momento e non prima. Addirittura Inès riesce a incassare il denaro e salvarsi "in tempo". Questa dimensione temporale della vendetta me la rende un po' difficile da digerire.
Mi è piaciuta molto la locanda malfamata coi suoi avventori che scommettono sulle coltellate degli avventori. Quando compare il doppio di Inès è un bel momento in cui il lettore si chiede che cosa stia succedendo. Sicuramente inaspettato. La soluzione non mi è dispiaciuta, eccezion fatta per quanto già detto.
Trovo la tua scrittura un po' barocca e troppo raccontata. Una frase come "Le lame si bagnarono presto del sangue di entrambe le duellanti finché, come spesso accadeva nelle lotte di taverna, la situazione degenerò." può sembrare mostrata, ma in realtà è del tutto raccontata e allontana dalla scena.
Anche il narratore è un po' incerto e abbondi di avverbi e termini inusuali che rallentano la lettura. Ti faccio un esempio:
"A occupare la sala vi erano in effetti una ventina di uomini, ai suoi occhi probabilmente più simili a bestie che a esseri umani. Ogni volto lì dentro raccontava di vizi sfrenati, e molto probabilmente non valeva il prezzo della corda utile per impiccarne il proprietario." (Questa ultima parte, per quanto aggiunga colore, è complicata da seguire)
Qui descrivi le percezioni di Giustinian, ma eri partito da Inès.

Non ci conosciamo perciò preciso che io scelgo di non essere gentile nei commenti, perché non aiutano nessuno, ma so che le critiche danno anche fastidio alla nostra parte emotiva. Spero però di poterti essere utile (oltre, naturalmente, a che tu sia utile a me!)
Sono contento che tu sia approdato su MC e spero di leggere presto un altro tuo racconto!

Bonus presenti tutti e tre!
Alla prossima!

I LEONI DI ERRAK'ENH
Ciao Alessio! Questa volta mi hai fatto proprio incazzare! (bonariamente)
Il racconto mi è piaciuto un sacco. L'atmosfera schifosa, i personaggi schifosi, i dialoghi e la loro caratterizzazione attraverso i dettagli del loro rapporto mi hanno davvero affascinato. Un'avventura sporca e concitata con personaggi ambigui e una situazione che si presenta misteriosa. Diciamo che nel fantasy questa situazione non è proprio una novità, ma l'hai costruita bene! Ho pensato "cacchio, guarda Alessio che ti tira fuori!". Immagino, avendo letto anche altre cose tue, che questo genere ti sia parecchio congeniale. Il racconto mi ha intrattenuto.
MA! (e non "ma...")
MA DEVI ripulire il testo! Troppi aggettivi, troppi vocaboli aulici... il solito Alessio, insomma. Guarda, non fraintendermi, io non dico come devi scrivere perché voglio importi uno "stile", ma certe cose hanno un effetto preciso sul lettore e puoi anche fare delle verifiche (falle!) per vedere se è così. Quando il narratore usa termini come "v’erano", "divenire", "giunsero" invece di "c'erano", "diventare" e "arrivarono" il mio cervello si accorge che sto leggendo, perché quei termini li incontro solo sui libri. E allora succede che non sono più coinvolto emotivamente, ma intellettivamente.
Tanti aggettivi, oltre che affaticare la lettura a lungo andare, spesso non aggiungono nulla di importante o di utile alla narrazione, ma il mio povero cervellino li deve processare ugualmente e, nello sforzo, non mi lascia godere immediatamente dell'immagine trasmessa dalle parole. Per scorrerti dentro un testo deve essere il più snello possibile, non ti devi accorgere che stai leggendo. Non è facile, ma è molto utile ripulire dalle cose in più. Avverbi modali e aggettivi sono il tuo nemico (e un po' il narratore).

Anche frasi come "violando il silenzio che permeava i resti fumanti del villaggio" sembra buona, ma non lo è. Nel senso che è senz'altro prova di buona padronanza linguistica, ma questo va bene se fai un tema a scuola. In narrativa non devi notare il testo, ma bere la vicenda. Capisco che c'è chi dice che un testo melodico e poetico è più gradevole, ma lo è se ne fai una questione estetica, mentre penso che l'interesse della gente che scrive narrativa sia portare il lettore altrove e non farsi notare per le belle parole che sa mettere vicine. Inoltre, con tempo e internet, chi non ci riuscirebbe?

Scusa la digressione. Racconto molto bello, secondo me, ma appesantito da una tecnica che puoi migliorare. Spero di leggere un altro racconto così, ma con meno aggettivi, avverbi, paroloni (che qui sono comunque meno del solito) e un PDV bello chiaro.

Bonus presenti tutti!
Alla prossima!

Porco assassino
Ciao Roberto! Atmosfera noir con l'investigatore che si racconta e racconta i suoi pensieri. Scrivere un giallo in 20k non è facile ed è anche rischioso. Manca lo spazio per indizi, false piste, pistole di Cechov e tutte quelle cose che stanno nel genere. Il tuo racconto soffre un po' di queste mancanze, ma riesce comunque a difendersi bene con interrogatori e dialoghi interessanti. Il prologo mi ha un po' fatto storcere il naso: non è proprio un incipit accattivante. Uno spiegone, anche se giustificato dal fatto che stiamo leggendo la confessione di Castelli, rimane pur sempre uno spiegone alla percezione del lettore. Inoltre, se la tua intenzione era quella di portarci una sorta di verbale, i dialoghi non andavano inseriti in modo così diretto. Io penso che tu abbia cercato di ibridare con un inizio da verbale e poi un salto nella vicenda, ma con quel "Tutto cominciò due mesi fa" non fai un vero e proprio salto e ci si fa distrarre.
Un altro passaggio un po' traballante:
«Gaspare, facevo per dire: tu ti occupi, nel tuo centro di lotta alla droga, di poveri malati da diciotto anni. Devi combattere ogni giorno contro spacciatori, politici e mafiosi. So che non c’è mai questo buon vento! Allora dimmi: “Che cosa ti porta qui?”.»
In questo racconto ti è sfuggito qua e là un po' di infodump. Anche la punteggiatura mi sembra da rivedere un po' in qualche punto.
Il finale mi ha spiazzato. Il Toxic killer è Castellli che ha inventato tutto perché la sua mente ha ceduto (tipo Shutter Island) o semplicemente aveva trovato il vero killer, ma vista la sua natura straordinaria, non gli hanno creduto e si è preso la colpa?
In ogni caso mi è piaciuto.
In definitiva un racconto giallo lineare senza grosse trovate (a parte il finale più Lovecraftiano) e con uno stile un po' incerto, credo a causa del tentativo di ibridazione che ti ho citato. Comunque ammiro il coraggio che hai avuto a provarci con un giallo di taglio classico!

Bonus presenti tutti e tre!
Alla prossima!

costellazione di bacco
Messaggi: 77

Re: Gruppo Dario Oriolo (Naso d'autore)

Messaggio#6 » martedì 24 marzo 2020, 2:16

1. Quindici uomini, di Gabriele Dolzadelli
2. Pollicina di Polly Russel
3. Sotto la superficie di El Tom
4. Pensiero sovrano di Francesco Battaglia
5. I leoni di Eraken di Alessio Magno
6. Un buon affare di Marco De Luca
7. Porco assassino di Roberto Masini

Quindici uomini, di Gabriele Dolzadelli
Ciao Gabriele, piacere di leggerti
comincio con il dirti che hai svolto una buonissima prova: durante la lettura ho empatizzato molto con l'equipaggio e ciò è positivo vuol dire che l'autore/ice riesce ad arrivare al cuore del lettore. Il racconto trascina, incuriosisce e lascia con il fiato sospeso fino alle ultime battute. La narrazione è coerente e il lettore riesce a seguire il filo logico della trama, il disegno e il pensiero dell'autore/autrice. Un ulteriore punto a tuo favore è l'essere riuscito a creare e padroneggiare molti personaggi, tutti con una personalità propria. I bonus sono tutti presenti.
Continua così.
Alla prossima.
Arianna

Pollicina di Polly Russel
Ciao Polly, piacere di leggerti,
Ho letto il to racconto, mi è piaciuto molto, ma non ti nego che, nonostante la tematica, ho sperato nel lieto fine.
Non conosco la storia di Pollicina e per tal motivo sicuramente mi sono persa dei riferimenti culturali presenti nel tuo racconto: chi sono i Jinni? Cosa sono le sferie? (nel mio immaginario le ho collegate alle Sirene di Ulisse)Per qual motivo bisogna pagare il Demone?
Andando oltre posso dirti che la storia è ben scritta e suscita un grande interesse nel lettore/ice. Il racconto attira a livello emotivo, infatti ho fatto mie le emozioni della protagonista. La trama è lineare e i personaggi ben caratterizzati. Unica pecca: il finale sembra rimasto in sospeso, come se ci fosse altro da dire.
Alla prossima
Arianna

Sotto la superficie di El Tom
Ciao El Tom,
Nel leggere il tuo racconto ho riso fino alle lacrime, ho apprezzato molto il taglio ironico che hai dato alla tematica. Il racconto si legge bene e presenta un linguaggio ricercato. L'unico dubbio che mi è sopraggiunto durante la lettura è il seguente: come può del sapone togliere le rughe e resuscitare i morti? è un sapone davvero speciale?
Chiusa la questione sapone, ho notato alcuni errori che ti sono già stati riportati da altri lettori/ici.
A rileggerti.
Arianna

Pensiero sovrano di Francesco Battaglia
Ciao Francesco, piacere di leggerti,
ti porgo i miei più sinceri complimenti per il linguaggio che adoperi nel testo, molto ricercato e forbito.
Per quanto riguarda la trama ho fatto molta fatica a seguirla e ho dovuto rileggere più volte il testo: ciò che succede al chierico e agli sposi è correlato in qualche modo? Sono dei flashback? Ti prego, se ne avrai modo, di darmi delle delucidazioni in merito.
I tre bonus li ho riscontrati tutti. Dato che è la prima volta che ti leggo mi limito a segnalarti questo. Alla prossima.
Arianna

I leoni di Erakenh di Alessio Magno
Ciao Alessio, piacere di leggerti,
I bonus ci sono tutti.
Comincio con il dirti che sei stato molto bravo nell'incipit, leggendo la descrizione dell'ambientazione mi sono sentita davvero in una mare di merda, ma poi ti sei lasciato andare. Le espressioni auliche e le descrizioni ridondanti hanno dat alla tua narrazione un ritmo lento. Per quanto riguarda il linguaggio sporco dei protagonisti credo che vada un po' ridefinito e ripulito dato che il troppo storpia e, in questo caso, sembra di assistere a dei dialoghi di adolescenti con l'ormone a palla.
Al prossimo racconto.
Arianna

Un buon affare Marco De Luca
Ciao Marco, piacere di leggerti,
Parto dal presupposto che MC è una palestra di scrittura è che le critiche su questo blog sono solo costruttive e aiutano a migliorare il proprio stile. Il tuo è uno dei racconti che mi ha entusiasmata di meno e ti spiego le motivazioni:
1. sono presenti troppe spiegazioni e descrizioni (te lo dice una che sta imparando a spiegare e descrivere di meno) e queste appesantiscono il testo
2. La trama è caotica spesso mi sono ritrova a dover rileggere le parti precedenti per poter comprendere bene. Credo che molto sia dovuto al punto di vista che, nel tuo racconto, passa da Ines al patrizio all'osterie etc etc e crea una grande confusione in chi legge
3. Il bambino è il diavolo di Sant'Ermete?

Un tuo punto a favore è la certosina descrizione di Venezia, mi è sembrato di essere nuovamente in quella città a girare e rigirare nelle Calle.

Porco assassino Roberto Masini
Ciao Roberto, piacere di leggerti,
mi dispiace dirti che il tuo racconto è quello che, tra tutti, mi ha entusiasmato di meno: l'incipit l'ho trovato troppo manualistico e pieno di informazioni che appesantiscono il testo e che si potrebbero omettere. Il testo narrativo è scontato e l'unico colpo di scena è quando il ragazzo indiano tira fuori l'arma per uccidere Giovanni. I dialoghi, in alcuni casi, sono davvero lunghi e appesantiscono il testo. La trama è lineare e si capisce che dietro c'era un disegno e un intento ben preciso e per tal motivo mi piacerebbe rileggerlo in un altro contesto.
Spero di non essere stata troppo dura.
A rileggerti.
Arianna

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Davide Di Tullio
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Re: Gruppo Dario Oriolo (Naso d'autore)

Messaggio#7 » mercoledì 25 marzo 2020, 21:00

Ecco la mia classifica:

1.Pollicina, di Polly Russell consegnato il 15/03 alle 23:07

Ciao Polly

complimenti per il tuo racconto. é di gran lunga quello che mi è piaciuto di più nel gruppo. Una prosa asciutta, pulita, senza fronzoli. Eppure sei riuscita a ricreare molto bene l'ambientazione. I personaggi sono ben caratterizzati, la trama è convincente. Un buon ritmo. Non mi pare ci siano punti morti o rallentamenti. Le scene di violenza sono convincenti. Questa Los Angeles post apocalittica poi è la cosa più bella. Verrebbe voglia di farci un giro. Ritrovo certe atmosfere alla Philip Dick , riminiscenze di mondi alla deriva alla Blade Runner o Mad Max (cui comunque al primo sono debitori), bestiari alla Burroughs. Credo che questo racconto posso essere la premessa per un romanzo.

a rileggerti presto!

2.Pensiero sovrano, di Francesco Battaglia consegnato il 06/03 alle 17:22

Buongiorno Francesco

Ho letto il tuo racconto. Vorrei intanto complimentarmi per la proprietá di linguaggio. Il lessico é ampio e appropriato. Semanticamente e sintatticamente direi che ci siamo. Hai utilizzato una prosa a tratti figurata. Il tono lirico si addice allo stile.
Il rischio di utilizzare una prosa figurata é quella di appesantire la lettura, ma nel tuo caso, sei riuscito a combinare sapientemente le parti oniriche con quelle in cui descrivi i campi di battaglia, in tutta la loro crudezza. Anche la scelta di un intreccio non lineare é stata coraggiosa.

L´unica nota critica che rilevo é la difficoltá a seguire l´epilogo della vicenda. In altre parole non é ben chiaro come termina il racconto. Lo rileggeró, nel timore che mi sia sfuggito qualcosa nelle premesse. Tuttavia, visto lo stile con cui hai sviluppato la storia e data la scarsa predilizione che ho per il genere fantasy, credo che la lettura del tuo racconto richiedesse un surplus di concentrazione che prescinde dalla tua buona performance

Per quanto riguardo i tre bonus, direi che te li meriti tutti

3. Sotto la superficie, di El Tom consegnato il 13/03 alle 22:53

Buongiorno El Tom

ho letto il tuo racconto. Devo dire che ho trovato azzeccato il taglio ironico che hai dato alla narrazione: hai recuperato gli stereotipi della narrazione fantasy, rovesciandoli per creare un effetto comico. bravo.
Alcuni passaggi dialogati sono davvero brillanti: sei riuscito a ricreare nella mia mente la situazione e, credimi, non è un lavoro semplice. Insomma, essendo riuscito a strapparmi un sorriso (e considerato che il genere fantasy non è proprio la mia prima scelta) riconosco il valore del tuo sforzo narrativo.
Tuttavia, ci sono aspetti che azzoppano la performance. Hai scelto di avvalerti di un narratore onnisciente. Lo considero un registro un po "vintage" diciamo, ma di per se non è un errore. Non lo considero nemmeno un problema, se usato sapientemente. Il problema del narratore onnisciente, però, nasce quando la voce narrante si lascia andare a giudizi sugli eventi e suoi personaggi del racconto, per esempio:

el_tom ha scritto:
Mentre l’ira del maestro cresceva fino a raggiungere vette mai esplorate da l’uomo


Qui il dio/narratore (dio inteso come colui che sa tutto degli eventi narrati e quindi può permettersi di dare un giudizio), non solo entra nella testa del personaggio, ma ne misura i pensieri rispetto a una realtà che conosce solo lui (il narratore). L' effetto è straniante. Ci si distacca dagli eventi narrati, in cui ci si era faticosamente immersi, per riemergere e guardare gli stessi eventi da uno scranno. Personalmente eliminerei questi momenti, perché interferiscono con la fluidità della lettura. Sceglierei un punto di vista limitato(per esempio quello del protagonista) e non lo mollerei più. Questo non significa che devi narrare in prima persona, ma semplicemente che fai riflessioni e descrivi il mondo come se fosse con una telecamere che segue il protagonista (e ne legge i pensieri)

Un altro elemento che mi ha colpito è l'uso di espressioni passive. Disturbano la lettura, ed il più delle volte, con una corretta rielaborazione della frase, possono tranquillamente essere sostituite da espressioni attive, mantenendo inalterato il senso.

Ci sono digressioni ed espressioni un po astratte o elaborate che stridono con il taglio comico (ed in generale con lo stile della scrittura narrativa). Per es.

el_tom ha scritto:
Formalmente faceva parte del Principato di Volk ma era profondamente incuneato all’interno del Ducato di Podnori: questo connubio di geografia e politica faceva si che KameiSceltā fosse perlopiù ignorato da entrambe le fazioni.


Capisco la necessità di inquadrare l'area e spiegare che in fondo quel posto era dimenticato da Dio. Tuttavia quel "formalmente" è un pugno nell'occhio (o un calcio nelle palle, vedi tu :-D). Questo periodo sembra una didascalia di un vecchio atlante De Agostini: abbonda di avverbi modali (sconsigliato!). Ancora il narratore onnisciente

Ci sono poi termini troppo avulsi dal contesto, per es. "sanzione", "professionisti" che stonano con il mood scanzonato e paiono troppo "burocratici". Queste parole si notano come la nutella sulle cozze, diciamo cosi. Anche l' espressione "zoccoli di tipo neerlandese" è molto atlante De Agostini (non era un fantasy?): se avessi scritto zoccoli di legno, sono sicuro che al 99% avremmo pensato tutti agli zoccoli di qualche bella olandese popputa che si vede in tante immagini cliché dei Paesi Bassi. L'apoteosi però la raggiungi con l' espressione "Era di gran lunga il più elegante della ghenga"... Ghenga... Devo dire che leggendola mi è passato un brivido per la schiena... Ghenga è un termine di qualche dialetto del nord italia? sta per Gang? (in questo caso il mio pensiero è volato ad una gang bang, il che non credo fosse esattamente l' effetto voluto dal narratore). A parte gli scherzi, credo che, qualsiasi sia l' origine della parola, qui il narratore si veda davvero troppo. Il flusso immersivo è interrotto.

Per riassumere, hai composto parti dialogate di buona fattura (con punte di grande sagacia) inframmezzata da parti narrate che richiedono però, a mio parere, delle sistemazioni. Fatto questo, il tuo scritto svilupperebbe a pieno il suo potenziale di irriverenza.

Ultimo (ma non per importanza) la chiosa finale è un po sbrigativa. Sarebbe stato bello vedere con una magia/truffa il mago avesse accontentato l' energumeno. Penso che tu abbia tagliato il finale in questo modo perchè eri a corto di caratteri (problema che abbiamo tutti :-), però è un peccato.

Malgrado la mia critica, il tuo racconto è quello che ho fatto meno fatica a leggere. Tu potresti dire "mbe? cazzo me ne frega" e avresti ragione. Ma questo per dire che hai un potenziale tutto ancora da esplorare.

Spero di essere stato utile e spero di rileggerti ancora

4.Quindici uomini, di Gabriele Dolzadelli consegnato il 12/03 alle 21:40

Ciao Gabriele

piacere di rileggerti. Prima di scrivere queste righe ho riletto il tuo racconto un paio di volte. Mi pare che tua abbia decisamente dimestichezza con la scrittura narrativa. Hai scelto un'ambientazione classica (avrei potuto utilizzare il termine "stereotipata", ma l'avresti letto in un accezione negativa, e non è questo il caso), il che agevola il lettore nell' immersione della storia. Quella dell' ambientazione marinara/piratesca è certamente di larga accessibilità. In qualche modo il lettore sa cosa aspettarsi, e questo ti aiuta a evitare grandi preamboli per inquadrare una storia (un escamotage che funziona benissimo, soprattutto in un contest).

Detto questo, ho avuto la sensazione che passassi da una una terza persona onnisciente ad una terza con visione limitata la protagonista Etienne. Non è un aspetto macroscopico, e in questo caso abbastanza marginale, ma mi pare giusto metterti a conoscenza della mia impressione.
Per quanto riguarda invece il plot, rileggendo il testo ho pensato a questo racconto come alla parte di uno scritto più ampio (il capitolo di un romanzo?) perché, di fatto, ho avuto la sensazione che non avesse un senso compiuto, o meglio, che nascesse come una vicenda in cui la premessa fosse già data per scontata. Non riscontro una vera e propria evoluzione del protagonista e in fondo la sua salvezza è dipesa dalla fortuna. Gli eventi sono raccontati molto bene. La tensione nell'equipaggio si sente benissimo, ma l'intreccio mi pare un po fine a se stesso (sempre se immaginiamo lo scritto nella sua dimensione di racconto).
Il finale è la cosa più bella del racconto. Ero li, ero io quello che si risvegliava. Hai reso alla perfezione il momento. Forse, se avessi utilizzato questo punto focale per tutta la narrazione, avresti reso il racconto dei fatti ancora più emozionante.

allora, a rileggerci!

5.LEONI DI ERRAK'ENH, di Alessio Magno consegnato il 14/03 alle 18:16

Ciao Alessio

direi che con questo racconto hai preso tutti i tre bonus. Complessivamente ha una buona trama. I personaggi mi sembrano caratterizzati bene. Anche i dialoghi mi sembra convincenti. Traspare cattiveria e crudeltá da ogni angolazione. In questo senso, l´elemento disturbante cé (e questo é un bene per il tuo racconto :-D).

Veniamo invece agli aspetti piú critici. Nelle parti raccontate tendi forse ad utilizzare espressioni un po´verbose. Indugi un pó nell´utilizzo di aggettivi ed avverbi che all´occhio risultano ridonanti. L´effetto é appesantire la lettura senza caricare di senso la parola aggettivata. Per es. Ti segnalo una frase indicando in rosso gli aggettivi/avverbi/predicati che secondo me potresti sfoltire:

Puch89 ha scritto:
Lugubri pennacchi di fumo si innalzavano sparsi, tutto era stato dato alle fiamme; le abitazioni, i logori carretti di mercanti arrangiati a bottega, i capi di bestiame dei contadini, le latrine impregnate dal perenne fetore di piscio stantio, persino il pozzo in pietra nella piazza centrale. Ogni cosa era stata mondata dal fuoco, tranne quei corpi accatastati e sparsi come stracci sudici, corpi orribilmente torturati.


Esiste una tortura che non sia orribile? Gli aggettivi dovrebbero essere funzionali al senso, non il contrario. Se provi a riscrivere la frase senza le parole in rosso, il senso non si sposta di una virgola. Sento comunque lo sgomento di un campo di battaglia (o di una terra devastata), con il (grande) vantaggio peró di avere una lettura piú fluida.

a mio avviso l´espressione "tranne quei corpi accatastati e sparsi come stracci sudici" non é molto efficace. Cosa significa? o meglio il significato é chiaro, ma non mi é capitato mai di vedere stracci suidici accatastati qua e lá, non so se rendo l´idea.

Questo é solo un esempio paradigmatico di quelle che sono le criticitá che, a mio avviso, andrebbero sistemate. Diciamo che fuori dai dialoghi, sono presenti un po su tutto il racconto.

Spero di aver dato il mio contributo e spero di rileggerti presto!

6.Un buon affare, di Marco De Luca consegnato il 14/03 alle 15:48

Ciao Marco

ho letto il tuo racconto. Dico subito che mi é piaciuta l´ambientazione. Ho trovato realistiche le descrizioni dei personaggi, dei luoghi e dei dialoghi. Anche le scene di lotta mi sono piaciute. L´elemento su cui rilevo criticitá é, a mio parere, il registro stilistico. Hai scelto di utilizzare il narratore onniscente. Non é ovviamente un errore, tuttavia in alcuni casi puó rallentare ed appesantire la lettura. Alcune digressioni segnalano la presenza dell´autore, ricordando al lettore che in fondo si tratta tutta di una finzione; ovviamente lo sappiamo tutti che un racconto é una finzione, ma ci sono elementi sintattici che garantiscono una maggiore o minore immersione nella lettura. la voce narrante si sente troppo spesso, creando distacco dalla vicenda ed impendendo al lettore di "emozionarsi" o empatizzare con gli eventi in cui i personaggi sono coinvolti. Per esempio:

Inès Flandres stava discutendo animatamente con un uomo fin troppo ben vestito per un postaccio del genere


é chiaro il giudizio dell´autore qui. é come se leggendo di tanto in tanto sentissi suonare una campana che mi avvisasse che questa é tutta una messa in scena. Ribadisco che non si tratta di un errore, ma sicuramente non dá appeal alla lettura.

Ci sono molte parti narrate (sempre con la logica del narratore onniscente), e a volte dialoghi indiretti. A mio avviso alcune di quelle parti avresti potuto trasporle in dialoghi diretti, fornendo le informazioni che volevi dare senza appesantire la lettura.

Direi che sono questi gli aspetti che mi hanno colpito di piú.

Per quanto riguarda i bonus, direi che ne hai presi due su tre. Scilla e Cariddi rientrebbero nella mitologia greca, come hai ben scritto, dunque io non li considererei da bestiario medievale

spero di rileggerti presto!



7.Porco assassino, di Roberto Masini consegnato il 15/03 alle 18:06

Ciao Roberto

Ho letto il tuo racconto. Ormai sto imparando a riconoscere il tuo stile. La suddivisione in paragrafi sottotitolati, il ricorso a citazioni colte, qualche espressione vagamente sicula. Tutti elementi che caratterizzano la tua scrittura. Quella della suddivisione in paragrafi é un buon sistema per scandire il racconto. In qualche modo il taglio netto dá una connotazione cinematografica allo scritto.
La trama é interessante, anche se la conclusione mi resta un po sibillina. Se l´investigatore é accusato di essere il toxic killer, quali sono le ragioni? questo non si chiarisce nel racconto. Stilisticamente, apprezzo che tu abbia utilizzato molto i dialoghi. Tuttavia in alcuni passaggi gli stessi dialoghi mi risultano un po troppo articolari, ipertrofici. E come se trasferissi il narrato nel dialogo, il che appesantisce comunque la lettura. Se riuscissi a dare nei dialoghi meno informazioni e piú dinamismo, secondo me il tuo racconto ne guadagnerebbe di fluiditá

e rileggerci!

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Re: Gruppo Dario Oriolo (Naso d'autore)

Messaggio#8 » giovedì 26 marzo 2020, 0:56

Classifica Dario Oriolo

1. Sotto la Superficie, El Tom
2. Quindici Uomini, Gabriele Dolzadelli
3. Pensiero Sovrano, Francesco Battaglia
4. Pollicina, Polly Russel
5. Un buon affare, Marco De Luca
6. I leoni di Errak'Ehn, Alessio Magno
7. Porco Assassino, Roberto Masini

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Re: Gruppo Dario Oriolo (Naso d'autore)

Messaggio#9 » giovedì 26 marzo 2020, 10:20

Amigo, ti avevo avvertito, sei fortunato che c'é una pandemia globale in corso altrimenti avresti dovuto guardarti le spalle, a Cornelius serve un assistente, stai attento, ci saranno notti buie in cui ti sentirai osservato, controlla che non ci sia un carro sgangherato che ti segue o ti ritroverai a vendere pozioni... :-) :-) :-)

Grazie mille
La frase più pericolosa in assoluto è: Abbiamo sempre fatto così.

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Re: Gruppo Dario Oriolo (Naso d'autore)

Messaggio#10 » giovedì 26 marzo 2020, 10:31

Ecco i commenti e la classifica del Lettore Anonimo



1) UN BUON AFFARE: Il tuo racconto è decisamente il mio preferito. Le tue descrizioni sono molto ben fatte, anche se ogni tanto un po’ troppo lunghe, i personaggi sono ben delineati e interessanti. La cosa che ti ha fatto vincere è che è stato l’unico racconto che non mi ha fatta distrarre: mantieni l’attenzione del lettore molto bene durante il racconto, soprattutto nella scena del combattimento tra le due ragazze identiche. Unica pecca: non sono riuscita a capire se il bambino che era cieco fosse lui stesso una reincarnazione divina o solo un messaggero di Ermete, se cambiassi questo dettaglio, secondo me semplificheresti la risoluzione del racconto.

2) POLLICINA: anche il tuo racconto mi è piaciuto molto. L’ambientazione è ben descritta e gli insetti come mezzo di trasporto sembrano prendere vita. L’unica mancanza che ho percepito è di capire chi fosse il demone collezionista, capisco la necessità di tagliare per via dei caratteri limitati, ma ho come avuto la sensazione che fosse la prima parte di una storia a due puntate. Per il resto è ottimo, anche perché avrei avuto voglia che continuasse.

3) SOTTO LA SUPERFICIE: il tuo racconto mi ha molto divertita, dal momento in cui il venditore inizia a cercare l’attenzione dei paesani fino alla fine. Sfortunatamente la prima parte del racconto è molto descrittiva e hai usato secondo me troppo spazio per tutta la battuta sulla flatulenza che non mi ha fatta ridere poi molto. Per il resto è ottima l’idea del sapone venduto come miracolo, così come il fatto che l’innamorato incazzoso si sia fatto fregare da una boccetta. E’ un buon lavoro.

4) PENSIERO SOVRANO: il tuo racconto lo faccio fatica a valutare, ho come la sensazione di essermi pezza dei pezzi (l’ho letto tutto, ti assicuro). Mentre ho apprezzato tantissimo lo stile di scrittura e le descrizioni, soprattutto quelle iniziali. Non ho capito come si è risolta la storia: Malasorte ha finto di essere dalla stessa parte dell’arcimago? Se no, cosa è successo alla fine? Fai anche riferimento a degli occhi di una sua amata che rivede in altri, ma non capisco perché continui a rivederli, se sono tutti uguali per davvero o se è la sua immaginazione. Mi ha lasciata un po’ appesa, ecco.

5) I LEONI DI ERRAK'ENH: il tuo racconto ha avuto una dualità che non mi è stata congeniale. Mentre parlavi di merda, sangue e necrofilia usavi un linguaggio aulico (?) che strideva con il racconto, mi ha impedito di farne parte e di immaginarmi all’interno della storia. Detto questo mi è piaciuta molto la risoluzione della storia in un niente di fatto, con nessun vincitore, ho solo fatto fatica a seguire lo stile del tuo racconto, ma quella è una questione di gusti.

6) QUINDICI UOMINI: mi dispiace essere brutale, ma il tuo racconto ha un’ottima idea di fondo che non sei riuscito a sfruttare. Il problema principale è decisamente il numero di personaggi. Nelle due volte che l’ho riletto nella prima li avevo completamente confusi fra di loro e nella seconda ho dovuto scegliere su chi focalizzare la mia attenzione. Forse è per questo che ho capito che ci fossero delle “fazioni” sulla nave, ma non ho capito da cosa fossero causate, per cui anche il finale in cui si uccidono a vicenda mi è risultato confuso e confusionario. Sicuramente il problema è alimentato dal limite di caratteri, ma penso che nei racconti brevi il numero di personaggi debba essere limitato al minimo, anche perché hai avuto poco spazio anche per descriverli esteticamente e caratterialmente.

7) PORCO ASSASSINO: il problema principale del tuo racconto sono stati i dialoghi. Sono riuscita a seguire la storia e la scelta del mostro è originale, ma i dialoghi sono molto irrealistici, metà sembrano essere scritti solo per fornire informazioni al lettore (Gaspare, facevo per dire: tu ti occupi, nel tuo centro di lotta alla droga, di poveri malati da diciotto anni. Devi combattere ogni giorno contro spacciatori, politici e mafiosi. So che non c’è mai questo buon vento! Allora dimmi: “Che cosa ti porta qui?) il resto sembra parte di un telefilm americano, come quello con l’anatomopatologo, solo che a differenza che con una serie televisiva non abbiamo tempo per abituarci alle stranezze dei personaggi e quindi non abbiamo tempo per considerarli, se non normali, almeno realistiche.

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Re: Gruppo Dario Oriolo (Naso d'autore)

Messaggio#11 » venerdì 27 marzo 2020, 1:03

Ecco la classifica finale:

1) Pollicina, di Polly Russell - 14 Pt
2) Quindici uomini, di Gabriele Dolzadelli - 20 Pt
3) Sotto la superficie, di El Tom - 23 Pt
4) Pensiero sovrano, di Francesco Battaglia - 24 Pt
5) Un buon affare, di Marco De Luca - 37 Pt
6) I LEONI DI ERRAK'ENH, di Alessio Magno - 40 Pt
7) Porco assassino, di Roberto Masini - 62 Pt

Pollicina, di Polly Russell e Quindici uomini, di Gabriele Dolzadelli accedono alla semifinale e avranno tempo fino a domenica 29 marzo alle 23.59 per revisionare il testo.

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