Porco assassino

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due gennaio sveleremo il tema deciso da Maurizio Ferrero. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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roberto.masini
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Porco assassino

Messaggio#1 » domenica 15 marzo 2020, 18:06

Prologo. Mi chiamo Giovanni Castelli, sono un carabiniere in pensione, vedovo e senza figli; faccio l’investigatore privato. Abito a Quarto Oggiaro, un quartiere di Milano, da sempre noto per essere la sede delle principali attività criminose del capoluogo lombardo. E negli anni, nonostante i vari sforzi fatti, la situazione non è mutata completamente. Quarto Oggiaro è un quartiere sicuramente poco controllato dalla Polizia di Stato. Sembra che, proprio in questa zona, la vendita della metanfetamina sia ai suoi massimi livelli. Se si pensa che questa sia tra le droghe più pericolose in assoluto, si capisce bene la portata del fenomeno. Qui non è affatto complicato trovare dei minorenni completamente immersi nel mondo degli stupefacenti, sia come spacciatori che come utilizzatori, e non pochi sono i giovani che per questo perdono la vita nella solitudine dei vicoli del quartiere. La dispersione scolastica supera il 30% ed è, quindi, a livelli non indifferenti.
Naturalmente io non mi occupo di tossicodipendenti ma d’infedeltà coniugali, uno degli illeciti civili più frequenti anche se non viene quasi mai scoperto.
Il mio avvocato mi ha pregato di scrivere una confessione che abbia un senso razionale, privo delle cose fantasiose che gli ho raccontato, ma io non posso far altro che rivelare tutto ciò che ho visto e sentito. E se vorranno prendermi per pazzo, pazienza.

Toxic Killer. Tutto cominciò due mesi fa, quando venne a trovarmi un mio vecchio amico, Gaspare Lorusso:
«Ciao, Gas. Qual buon vento!»
«Nessun buon vento, Giovanni!»
«Gaspare, facevo per dire: tu ti occupi, nel tuo centro di lotta alla droga, di poveri malati da diciotto anni. Devi combattere ogni giorno contro spacciatori, politici e mafiosi. So che non c’è mai questo buon vento! Allora dimmi: “Che cosa ti porta qui?”
«Giovanni, avrai saputo delle morti di questo mese?»
«Cosa c’è di strano: ogni giorno qui muore della gente per overdose o sparata!»
«Giovanni, tu sei tornato da poco dal sud, dove ti aveva portato quella formosissima cliente campana. Qui, nel frattempo, sono successe delle cose strane!»
«Cioè?»
«La stranezza riguarda il numero dei morti e la causa della loro morte. È vero, ogni giorno qui muore qualcuno ma nell'ultimo mese qui ne sono morti più di venti! Non hai sentito parlare del Toxic Killer?»
«No, ti assicuro!»
«Sono morti ragazzi e ragazze che avevo accolto nel mio centro e si stavano disintossicando. Avevano dai sedici ai ventiquattro anni. Ero molto legato a loro e alle loro storie.»
«Allora ragguagliami. Cosa dice la Polizia?»
«In un primo momento era stato interessato il commissariato del quartiere che aveva ignorato le mie segnalazioni. Del resto io ero l’unico che si occupava di queste vittime: le loro famiglie non li accettavano più da tempo. Quindi avevano pensato a regolazioni di conti tra gli spacciatori e nessuna autopsia era stata fatta sui cadaveri. Solo le mie insistenze e l’aumento esponenziale delle vittime avevano indotto le forze di Polizia a un’indagine più accurata. Le successive autopsie hanno confermato che un’unica mano aveva provocato le morti. Allora si è finalmente parlato di serial killer. La notizia ha provocato psicosi tra i tossici, le strade si sono svuotate, il mio centro era affollato come non mai. Polizia e Carabinieri pattugliavano notte e giorno le strade con scarsi risultati, anche se riuscivano finalmente ad arrestare spacciatori e mafiosi. Gli omicidi sono continuati lo stesso. Io ho cercato d’indagare per mio conto, chiedendo a tutti quelli che frequentavano il mio centro se sapessero qualcosa. Ho incontrato solo un muro di silenzio determinato da un orrore indicibile. Sanno qualcosa ma io non riesco a farmelo rivelare.»
«Scusa, Gas, perché mi hai raccontato questa storia? Forse credi che io mi possa occupare di un serial killer? Non ne ho le capacità e, anche sinceramente, la voglia!»
«Giovanni, tu mi devi aiutare in nome della nostra amicizia e dell’umanità che dovrebbe spingere anche te a fare di tutto per salvare questi scarti della società, dei quali ben pochi si occupano, e che cercano di riscattarsi per potersi guardare un giorno allo specchio senza timore di vedere riflesso il male della collettività! Giovanni il tuo naso è proverbiale: quando eri in servizio, e non ti occupavi di tradimenti, hai arrestato tanti insospettabili grazie al tuo naso. Faccio dunque appello al tuo naso per aiutare questi poveri disgraziati e anche al tuo buon cuore perché non ti posso pagare. Un demone si aggira nella notte in questo quartiere e non dobbiamo sconfiggerlo! T’imploro!».
«Non supplicare, Gas, non supplicare. Ho capito. Vedrò di fare qualcosa ma non ti prometto niente.»
«Grazie, Giovanni. Vieni a trovarmi al centro così ti posso fornire tutti i dati di mia conoscenza e indicarti forse qualche informatore che si possa sbottonare con te. Ciao!»

Era trascorso solo un giorno, quando entrò nel mio studio l’avvocato Grossi:
«Buongiorno, Castelli. Sono venuto per farle una proposta.»
Sapevo perfettamente che Grossi curava gli interessi del clan Macone e sapevo anche che poteva essere pericoloso non ascoltarlo:
«Mi dica, avvocato.»
«Ebbene abbiamo saputo che lei ha avuto l’incarico d’indagare sul Toxic Killer. Anche il mio cliente, del quale purtroppo in questo momento non posso fare il nome, è disposto a pagarla, per cominciare con diecimila euro per la stessa indagine.»
Subito dopo appoggiò sulla mia scrivania una busta particolarmente gonfia. Dedussi che anche la mafia aveva interesse che i tossicodipendenti sopravvivessero almeno un po’ per consumare la droga che gli uomini di Macone gli fornivano.
«Avvocato, non ho ancora deciso se occuparmi del caso; mi sembra che abbia risvolti troppo pericolosi per me. Comunque se deciderò d’indagare, glielo farò sapere. Grazie!»
Grossi si allontanò, senza dire nulla, salutando con un ampio gesto della mano. Aveva l’espressione come di uno che pensasse: ”Immaginavo che non avrebbe accettato: non si lascia intimorire da te!”.
Alla fine della settimana pensai che dovessi approfittare dell’amicizia che mi legava con Domenico Verdi.

L’anatomopatologo. Dopo avermi abbracciato, prima ancora che io gli ponessi domande, lisciandosi la barbetta bianca, mi disse:
«Caro Giovanni, gli anni trascorsi a eseguire autopsie mi hanno portato a domandarmi se questa occupazione collegata alla morte abbia avuto un effetto, e quale, sulla mia personalità. Che il mestiere lasci il segno sul carattere è opinione che vanta illustri ascendenze, poiché già nell'Etica Nicomachea possiamo leggere che il soldato apprende il coraggio, esponendosi deliberatamente al pericolo in battaglia: in tal modo si sottintende che la virtù (così come il vizio) è letteralmente questione d’abitudine e di addestramento sul lavoro.»
«Domenico, da dove ti vengono queste profonde e filosofiche elucubrazioni? Vuoi forse smettere?»
«No, volevo solo fare colpo su di te. Dopodomani mi hanno chiamato per una conferenza e io avevo intenzione di incominciare con queste parole che non sono mie ma del professore di patologia alla North-western University, Gonzales-Crussi. Dalla tua espressione mi sembra che ci sia riuscito. Ora, a che debbo l’onore della sua visita?»
«Non prendermi in giro. Volevo sapere da te che idea ti sei fatto del Toxic Killer?
«Ah, Giovanni, ancora il tuo viziaccio d’indagare? Dunque le vittime hanno subito tutte una violenza inaudita. Presentavano profonde lacerazioni su tutto il corpo, sulla faccia, sui fianchi, sulle gambe. Le ferite da difesa erano alcune dita mozzate. Sono morte tutte dissanguate e in poco tempo perché in tutte è stata tagliata l’arteria femorale.»
«Che arma hanno usato?»
«Una bella domanda. Le ferite, profonde e lineari, possono essere state causate solo da pinze con grandi ganasce. Non siamo ancora riusciti a capire se sono in vendita pinze così grandi, ma per ora questa è l’unica possibilità plausibile rispetto alle ferite.»
«Microtracce sotto le unghie?»
L’unico caso molto strano riguarda Giuseppe Privitera, uno stalliere tossicodipendente ritrovato morto nel Parco Verga. Sotto le unghie ho riscontrato residui di crine di cavallo, compatibili però con la sua professione. La vera stranezza l’ha scoperta la Scientifica: due impronte parziali sull'erba accanto al cadavere. Apparterrebbero a un maiale.»
«E non potrebbe essere stato un maiale?»
«Scusa, caro. Hai presente com'è fatta la dentatura di un maiale? Te lo ricordo io:. quarantaquattro denti, dodici incisivi, quattro zanne, sedici premolari e dodici molari. Non c’è impronta di denti in quelle ferite. E non ti azzardare di chiedermi del cavallo!»

Il teste inattendibile. Alla fine della settimana, dopo aver fatto una visitina al commissariato del quartiere senza ricavarne alcuna novità interessante, mi recai al centro di recupero del mio amico che sorgeva vicino alla parrocchia della Resurrezione di Nostro Signore.
«Ciao, Gas!»
«Ciao, Giovanni. Hai sentito? Ieri ne hanno trovato un altro; si chiamava Carmine Gargiulo. Era venuto da me a parlarmi. Mi ha raccontato che doveva una somma considerevole a un pusher e non sapeva che fare.»
«Potrebbe essere il serial killer, un pusher che ammazza i suoi debitori per dare un forte segnale a chi non paga?»
«No: ci sono morti sparati, bruciati, anche accoltellati e comunque incaprettati: Questi sono i segnali delle mafie. Questi delitti non hanno niente a che fare direttamente con gli spacciatori.»
«Ma con il mondo della droga, sì!»
«Potrebbe essere un serial killer missionario che vuole liberare la società dai drogati.»
«Potrebbe. Tu non hai sentito tra i tuoi assistiti qualcuno che sa qualcosa?»
«Ho addirittura un testimone.»
«Un testimone? E non me ne hai mai parlato? E la polizia lo sa?»
«Calma, calma. Dunque si tratta di un senzatetto che si chiama Angelo Cammarata. Non te ne ho mai parlato e alla polizia non l’ho mai segnalato perché il tale fuma DMT!»
«Cioè?»
«La dimetiltriptammina, un potente allucinogeno. Ti spiego cosa succede a uno così. Pochissimi secondi dopo l'assunzione dei vapori si riscontrano i primi effetti: allucinazioni visive vivide, maggiore nitidezza e brillantezza dei colori, alterazione di ciò che vede e in generale di tutte le percezioni, presenza di un fischio ad alte frequenze, ricorrente in tutte le esperienze. Dopo questo primo stato di semi-coscienza si passa a uno stato nel quale il corpo dorme, caratterizzato dalla visione di figure geometriche perfette come un caleidoscopio nel quale si muovono dei frattali coloratissimi e fluorescenti. Nel giro di una decina di minuti le allucinazioni perdono vividezza, si ripassa alla fase di semi-coscienza per poi tornare nel giro di altri 10-20 minuti alla normalità. Lo capisci che uno così non è affidabile!»
«Va bene, capisco ma che cosa ti ha narrato?»
«Preferisco che sia lui stesso a raccontartelo. Lui vive sulle panchine del parco di Villa Scheibler ma viene qui tutti i lunedì e quindi ci vediamo domani.

Intorno al tavolo di una piccola stanza ci ritrovammo il giorno dopo io, Gaspare e Angelo. Il senzatetto era vestito di stracci ed emanava un odore nauseabondo. Sul volto magrissimo saettavano du grandi occhi verdi.
«Su, Angelo, racconta al mio amico quello che hai visto quella notte!»
«Ma lui mi crederà? Non mi piglierà per il culo come fanno gli altri?»
«Tranquillo, Angelo: siamo tra amici.»
«Dunque io ho visto chi ha ucciso Giuseppe Privitera!» incominciò l’uomo, socchiudendo gli occhi. «Stavo dormendo su una panchina del parco Verga. Non so perché ma mi svegliai. Appoggiato a un lampione stava Giuseppe. Fumava qualcosa. All'improvviso accanto a lui apparve l’indiano.»
«Chi sarebbe questo indiano?»
«È Amrit Kumar; dice di essere un mago. Fa profezie, filtri d’amore, toglie il malocchio, legge la mano eccetera, eccetera. Fino a tre mesi fa viveva con la madre che però è morta investita da un tossicodipendente. È andato in India per i funerali, però poi è tornato qui e ha ripreso la sua attività. Vai avanti, Angelo.»
«Ero lì che li guardavo da sotto il cartone, quando vidi che Giuseppe cominciò a urlare, poi alzò i pugni, poi lo spinse e alla fine gli ammollò uno schiaffo. L’indiano cadde per terra e lì seduto mi sembrò che soffiasse in un fischietto. Udii un breve suono come il verso della tortora. Ed ecco dal buio della notte apparve la bestia. Non avevo mai visto una bestia così. Era velocissima. Cerco di descriverla ma non so se renderò l’idea. Sembrava fatta di tanti animali assieme. Era grande come un asino; aveva il culo di un cervo; davanti aveva il petto e le zampe di un leone, testa di cavallo, unghie divise in due e una bocca che andava da un’orecchia all'altra. Assalì Giuseppe emettendo una specie di nitrito; cominciò a morderlo dappertutto, mentre l’indiano si rialzava. Giuseppe urlava tra gli schizzi di sangue. Vidi due dita scagliate verso il lampione. Chiusi gli occhi e rimasi immobile. Poi non sentii più nulla. Non riuscivo a muovermi per il terrore. Ma non volevo morire con gli occhi chiusi. Li riaprii. Sotto il lampione c’era solo il corpo di Giuseppe. Mi alzai e scappai: non volevo farmi trovare lì quando sarebbe arrivata la pula
«Angelo, avevi fumato quella sera? Dimmi la verità!»
«Ti giuro, Gaspare, quel giorno non avevo toccato la pipa!»
«Non ti credo. Forse è vero che tu eri là quel giorno ma tutto il resto è una tua allucinazione, simile alle tante che hai avuto con gli zombi, gli alieni, i carabinieri che volano, i bambini sulle carrozzine che ti mandano messaggi telepatici e così via!»
«Gaspare, Gaspare, tu non mi credi di nuovo: Questa storia te l’avevo già raccontata e mi avevi promesso che il tuo amico l’avrebbe creduta. Come può credermi dopo quello che hai detto!»
L’uomo mi afferrò per un braccio e gridò:
«Signore, io dopo un po’ ho imparato a distinguere tra allucinazione e realtà e quello che visto è realtà!»
Non feci in tempo a rispondere: Angelo si alzò e fuggì dalla stanza. Mi alzai per inseguirlo ma Gaspare mi fermò:
«È già sparito; non lo troveresti. Come hai sentito con le tue orecchie la sua storia è solo una sua allucinazione. Non ci serve per risolvere il mistero del Toxic Killer!»

Il mago. Rientrato a casa, mi chiedevo ancora stupito quale sfrenata fantasia potesse produrre quell'allucinogeno. Dopo una parca cena a base di prosciutto e insalata, mi piazzai davanti alla tv.
Dopo il telegiornale che parlava sempre dei delitti di Quarto Oggiaro, feci un po’ di zapping fino a fermarmi su un canale che parlava di castelli medievali. Si vedevano arazzi, dipinti e colonne con capitelli sui quali erano raffigurati strani animali. Fecero riferimento ai bestiari medievali. Sentii il giornalista che diceva:
«Nel Bestiario di Cambridge del XII secolo possiamo leggere: “Nasce in India un animale chiamato leucrotta, imbattibile nella velocità. Possiede dimensioni di asino, natiche di cervo, petto e zampe di leone, testa di cavallo, unghie divise in due parti e una bocca che si estende fino alle orecchie. Al posto dei denti ha un unico osso. Questa è la sua forma; inoltre con la voce riesce a imitare le parole umane". La leucrotta è dunque un animale mitologico abitante dell'Etiopia o comunque originario dell'India, che nasce dall'incrocio di una crocotta (un cane-lupo mitologico dell'India o dell'Etiopia, acerrimo nemico dell'uomo e del cane) con un leone"
Dopo un primo momento di stupore, meditai che quell'informazione la poteva conoscere Angelo Cammarata, anche lui dalla tv. Che un allucinato come lui avesse elaborato il ricordo di un mostro medievale poteva non significare niente. Rimanevano però due fatti. Il primo era che Amrit Kumar non era una figura di fantasia e il secondo, allucinante quanto reale, che le ferite sulle vittime potevano essere compatibili con un mostro che possedeva una dentatura simile a un animale esistente: la tartaruga, con un unico becco tagliente.
Per cercare, nel racconto del senzatetto, di distinguere il grano dal loglio, pensai che l’unico modo fosse quello di un contatto con l’indù.
L’insegna diceva Kutù il mago indù. Entrai; mi accolse un’esplosione di veli di ogni colore, dietro ai quali s’intravedevano divinità indù: Brahma. Shiva, Vishnu, Kalì, Ganesh. Alla fine del corridoio Kumar stava seduto su un tappeto. Indossava pantaloni bianchi, una camicia gialla su cui spiccava una collana verde e calzava un turbante arancione. Si lisciò la barba brizzolata e poi mi fece cenno si sedere davanti a lui. Stavo per rivolgergli una domanda ma lui mi fermò:
«Tu sei venuto per conoscere il futuro. Stendi la tua mano sinistra!»
Così feci nel più assoluto silenzio.
«Il tuo monte di Giove mi dice che sei nobile d’animo, fiero e hai fiducia in te stesso. Il tuo monte di Saturno mi dice che sei sospettoso. Deduco che hai fatto una carriera militare o nella polizia!»
«Effettivamente…»
«Non parlare! Il monte di Apollo ci dice che sei una persona molto simpatica. Il monte di Mercurio ci fa capire che sei un attore nato. Il monte di Marte eccolo qua!» continuò massaggiandomi il mignolo. «Tu sei una persona molto coraggiosa anche se un po’ malinconica. Queste stelle sulla linea d’influenza dicono che sei vedovo. Tutte queste piccole stelle indicano turbamenti, contrarietà e ansia.»
Smise di parlare; ne approfittai per formulare una banale domanda, non troppo banale:
«Scusi, la mia linea della vita?»
«Tutti mi chiedono solo la linea della vita ma non è la linea più importante. Comunque, vedi? Inizia tra pollice e indice e termina in corrispondenza del polso dopo aver tracciato sul palmo questa curva. La tua è spesso interrotta e vuol dire che hai affrontato molte difficoltà; c’è anche un’altra linea che nasce da questa e tende verso l’alto, ininterrotta e senza incrociarsi, la quale suggerisce che avrai successo. Ma la tua linea della vita è anche breve perché s’interromperà FRA POCHI MINUTI!»
Come aveva fatto? Non avevo detto o fatto nulla che potesse insospettirlo. Era veramente un mago: un secondo prima mi lisciava la mano e un secondo dopo avevo un grosso coltello puntato in gola:
«Tu non sei un normale cliente: tu sei venuto per scoprire chi ammazza tutti questi drogati, io lo so!»
«In effetti io sto svolgendo indagini…»
«Taci, meriti di vivere fino a quando lo decido io!»
Mi spinse verso l’uscita e, qui giunto, chiuse la porta. Ritornammo sui nostri passi, percorremmo uno stretto cunicolo in fondo al quale si apriva una grossa cella all’interno della quale sembrava dormire il mostro. La descrizione che ne aveva fatta Angelo Cammarata era perfetta: un patchwork di diversi animali uniti in modo orripilante. Amrit Kumar estrasse un fischietto; la bestia si svegliò, girò la testa di cavallo verso il suo padrone e poi mi assalì. Mi morse a una gamba, a un braccio; mi staccò il mignolo sinistro. Avevo con me la mia fidata Beretta La colpii sei volte ma non successe nulla! Mi sembrava d’impazzire: l’avevo ferita in punti vitali. Poi centrai i suoi occhi e la bestia si dissolse letteralmente, lasciando nella stanza solo un fumo bluastro. Mi girai verso l’indù che con un balzò cercò di accoltellarmi alla gola. Con l’ultimo colpo in canna lo centrai in fronte.

Dichiarazione. Confesso di aver ucciso il signor Amrit Kumar solo per legittima difesa: mi aveva puntato un coltello alla gola e aveva aizzato la sua bestia contro di me. Di quel mostro purtroppo non rimane traccia ma la sua dentatura era compatibile con le ferite inflitte alle vittime. Il mago indù era rimasto sconvolto per la morte della madre ad opera di un autista drogato. Aveva deciso di vendicarsi, utilizzando uno strano animale, di sua proprietà, proveniente dalla sua terra natia: la leucrotta, un ibrido tra cavallo e forse leone, già descritto nei bestiari medievali, ritenuto mitologico dai contemporanei e invece vivo e vegeto davanti ai miei occhi. Era lui il Toxic Killer.

Epilogo. Il Corriere della Sera, 19 marzo 2015 È finita l’emergenza mucca pazza: dopo la fiorentina e l'ossobuco torna anche la pajata.
Milano. Confermata da parte dei periti nominati dal giudice la totale infermità mentale di Giovanni Castelli, il Toxic Killer.



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roberto.masini
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Re: Porco assassino

Messaggio#2 » domenica 15 marzo 2020, 18:15

Bonus richiesti
Ambientazione sporca - quartiere degradato (-3 punti)
Almeno una scena di violenza esplosiva - gli attacchi della bestia (-2 punti)
Presenza di una creatura proveniente dai bestiari medievali - la leucrotta (-1 punto)

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Pretorian
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Re: Porco assassino

Messaggio#3 » martedì 17 marzo 2020, 23:42

Ciao, Roberto e piacere di leggerti.

Devo dirlo: probabilmente questo è il meno riuscito tra i tuoi racconti che ho letto fino ad ora. L'inizio è un blocco di infodump difficilmente digeribile e rende subito palese il principale problema del testo, che sembra oscillare costantemente tra la narrazione "lineare" e la "testimonianza" (alla "Modello Pickman" per intenderci) senza che decida mai effettivamente da che parte vuole andare. I dialoghi sono lenti in egual misura, così pieni di informazioni da arrestare quasi la storia e da risultare ben poco credibili in un contesto reale. Anche la scelta di dividere la storia in capitoli, con tanto di titoli, si rivela poco funzionale, più che altro perché lo spazio a disposizione è poco e ogni capitolo risulta così striminzito che il titolo anticipa in modo palese quello che sta per accadere. La scena della lettura della mano è quella più efficace: ha i giusti tempi, i dialoghi sono ben costruiti e le descrizioni rendono alla perfezione l'atmosfera. Il colpo di scena con cui arriviamo alla leucrotta, invece, è fiacco e lo scontro con il mostro risulta ugualmente piatto: pochi colpi di pistola e tutto è finito, con il mostro che "convenientemente2 (ma senza apparente motivo) scompare nel nulla.
Peccato, Roberto: hai scritto degli ottimi racconti negli scorsi mesi, ma questo non è per nulla alla loro altezza.

Alla prossima!

Kiljedayn
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Re: Porco assassino

Messaggio#4 » giovedì 19 marzo 2020, 11:34

Ciao Roberto, piacere di conoscerti!

Il genere giallo, specie all'italiana, non è proprio uno dei miei preferiti. Ecco perché sono stato contento di vedere l'introduzione di un elemento fantastico in questa formula, e oltretutto proveniente da una cultura poco sfruttata nell'urban fantasy mainstream. Non conoscevo la creatura di cui parli, ed è sempre bello imparare cose nuove. Tuttavia, sento di doverti fare alcune critiche. Capisco che la forma da te scelta sia quella di una ricostruzione a posteriori, per iscritto, ovvero al testimonianza dell'investigatore, però non ho apprezzato particolarmente la divisione "a compartimenti" della narrazione. Sembra di essere davanti ad una sceneggiatura, più che ad un racconto. Il tuo stile è particolare: ti appoggi quasi interamente ai dialoghi, che sono ben scritti ma poco naturali, mi hanno lasciato un senso di artificiale che ha finito col rendermeli più comici, che adatti ad una storia a tinte noir. Mi dispiace, forse con una gestione meno rigida delle scene e una dose minore di dialoghi, l'effetto sarebbe stato migliore.
Confermo la presenza di tutti i bonus e ti faccio i migliori auguri per il concorso!

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roberto.masini
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Re: Porco assassino

Messaggio#5 » giovedì 19 marzo 2020, 19:18

Grazie a tutti per le critiche( e non è una captatio bnevolentiae!) e per aver individuato gli errori di punteggiatura. Ahimè! Sui troppi dialoghi non saprei che dire. Ho cercato di non raccontare troppo e di mostrare la storia attraverso proprio questi. Evidentemente ci sono dialoghi e dialoghi!

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Andrea Lauro
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Re: Porco assassino

Messaggio#6 » domenica 22 marzo 2020, 18:15

Ciao Roberto, è il tuo secondo testo che leggo e devo dire che lo stile investigativo-documentaristico è un’impronta personale che dai ai tuoi racconti. C’è una ricerca non superficiale della materia trattata e questo va tutto a tuo merito. In coda ti evidenzio un po’ di errori di battitura così li sistemi.
Lo sviluppo è lineare e la storia ben delineata, l’intreccio è chiaro. I bonus ci sono tutti: quanto all’ambientazione sporca, capisco la chiave moderna che hai voluto dare dell’ambiente degradato, che esce dalla concezione più classica ma secondo me altrettanto valida.
Limiterei l’utilizzo dei punti esclamativi nei dialoghi iniziali, ce ne sono molti e alla lunga appesantiscono.

Ho un dubbio sulla descrizione che Angelo fa della bestia: troppo accurata. Era una situazione concitata, lui era spaventato e difficilmente poteva avere questa presenza di spirito per catalogarne le fattezze. A maggior ragione perché il documentario sui castelli medievali mantiene la stessa tipologia di descrizione con termini ovviamente più pertinenti. Riesci a ripensare la descrizione del senzatetto in modo che sia più realistica? “Sembrava un cavallo, però aveva la bocca che andava da un orecchio all’altro e delle zampe con artigli che squarciavano.” Una cosa del genere, più vaga, magari qualche elemento sbagliato.

Riassumendo: una buona prova! Magari non m’ha fatto impazzire, però lodo la ricerca documentale e lo stile che ti contraddistingue.
a presto,
andrea

REFUSI:
“non dobbiamo sconfiggerlo! T’imploro!»” (noi)
“Te lo ricordo io:. quarantaquattro”
“comunque incaprettati: Questi sono”
“saettavano du grandi occhi verdi.”
“la mia fidata Beretta La colpii sei volte”
“l’indù che con un balzò cercò di “

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roberto.masini
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Re: Porco assassino

Messaggio#7 » domenica 22 marzo 2020, 18:22

Andrea Lauro ha scritto:Ciao Roberto, è il tuo secondo testo che leggo e devo dire che lo stile investigativo-documentaristico è un’impronta personale che dai ai tuoi racconti. C’è una ricerca non superficiale della materia trattata e questo va tutto a tuo merito. In coda ti evidenzio un po’ di errori di battitura così li sistemi.
Lo sviluppo è lineare e la storia ben delineata, l’intreccio è chiaro. I bonus ci sono tutti: quanto all’ambientazione sporca, capisco la chiave moderna che hai voluto dare dell’ambiente degradato, che esce dalla concezione più classica ma secondo me altrettanto valida.
Limiterei l’utilizzo dei punti esclamativi nei dialoghi iniziali, ce ne sono molti e alla lunga appesantiscono.

Ho un dubbio sulla descrizione che Angelo fa della bestia: troppo accurata. Era una situazione concitata, lui era spaventato e difficilmente poteva avere questa presenza di spirito per catalogarne le fattezze. A maggior ragione perché il documentario sui castelli medievali mantiene la stessa tipologia di descrizione con termini ovviamente più pertinenti. Riesci a ripensare la descrizione del senzatetto in modo che sia più realistica? “Sembrava un cavallo, però aveva la bocca che andava da un orecchio all’altro e delle zampe con artigli che squarciavano.” Una cosa del genere, più vaga, magari qualche elemento sbagliato.

Riassumendo: una buona prova! Magari non m’ha fatto impazzire, però lodo la ricerca documentale e lo stile che ti contraddistingue.
a presto,
andrea

REFUSI:
“non dobbiamo sconfiggerlo! T’imploro!»” (noi)
“Te lo ricordo io:. quarantaquattro”
“comunque incaprettati: Questi sono”
“saettavano du grandi occhi verdi.”
“la mia fidata Beretta La colpii sei volte”
“l’indù che con un balzò cercò di “




Quanti refusi!!! Grazie, Andrea!

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Luca Nesler
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Re: Porco assassino

Messaggio#8 » martedì 24 marzo 2020, 1:20

Ciao Roberto! Atmosfera noir con l'investigatore che si racconta e racconta i suoi pensieri. Scrivere un giallo in 20k non è facile ed è anche rischioso. Manca lo spazio per indizi, false piste, pistole di Cechov e tutte quelle cose che stanno nel genere. Il tuo racconto soffre un po' di queste mancanze, ma riesce comunque a difendersi bene con interrogatori e dialoghi interessanti. Il prologo mi ha un po' fatto storcere il naso: non è proprio un incipit accattivante. Uno spiegone, anche se giustificato dal fatto che stiamo leggendo la confessione di Castelli, rimane pur sempre uno spiegone alla percezione del lettore. Inoltre, se la tua intenzione era quella di portarci una sorta di verbale, i dialoghi non andavano inseriti in modo così diretto. Io penso che tu abbia cercato di ibridare con un inizio da verbale e poi un salto nella vicenda, ma con quel "Tutto cominciò due mesi fa" non fai un vero e proprio salto e ci si fa distrarre.
Un altro passaggio un po' traballante:
«Gaspare, facevo per dire: tu ti occupi, nel tuo centro di lotta alla droga, di poveri malati da diciotto anni. Devi combattere ogni giorno contro spacciatori, politici e mafiosi. So che non c’è mai questo buon vento! Allora dimmi: “Che cosa ti porta qui?”.»
In questo racconto ti è sfuggito qua e là un po' di infodump. Anche la punteggiatura mi sembra da rivedere un po' in qualche punto.
Il finale mi ha spiazzato. Il Toxic killer è Castellli che ha inventato tutto perché la sua mente ha ceduto (tipo Shutter Island) o semplicemente aveva trovato il vero killer, ma vista la sua natura straordinaria, non gli hanno creduto e si è preso la colpa?
In ogni caso mi è piaciuto.
In definitiva un racconto giallo lineare senza grosse trovate (a parte il finale più Lovecraftiano) e con uno stile un po' incerto, credo a causa del tentativo di ibridazione che ti ho citato. Comunque ammiro il coraggio che hai avuto a provarci con un giallo di taglio classico!

Bonus presenti tutti e tre!
Alla prossima!

costellazione di bacco
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Re: Porco assassino

Messaggio#9 » martedì 24 marzo 2020, 1:36

Ciao Roberto, piacere di leggerti,
mi dispiace dirti che il tuo racconto è quello che, tra tutti, mi ha entusiasmato di meno: l'incipit l'ho trovato troppo manualistico e pieno di informazioni che appesantiscono il testo e che si potrebbero omettere. Il testo narrativo è scontato e l'unico colpo di scena è quando il ragazzo indiano tira fuori l'arma per uccidere Giovanni. I dialoghi, in alcuni casi, sono davvero lunghi e appesantiscono il testo. La trama è lineare e si capisce che dietro c'era un disegno e un'intento ben preciso e per tal motivo mi piacerebbe rileggerlo in un altro contesto.
Spero di non essere stata troppo dura.
A rileggerti.
Arianna

dreamscapers___
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Re: Porco assassino

Messaggio#10 » mercoledì 25 marzo 2020, 1:31

Ciao Roberto, sono Dario, il giudice del tuo girone.
L'idea di base del racconto non è male, originale soprattutto la scelta di scomodare un bestiario così esotico (anche io, come altri, non conoscevo questa creatura indiana, che avevo inizialmente associato a una semplice chimera, e mi ha sorpreso trovarla inserita in un contesto culturalmente così diverso). Ho apprezzato anche l'impronta thriller del testo, si sente che è qualcosa di molto personale. Devo però ammettere di aver trovato la qualità della tua prosa un po' altalenante: troppi dialoghi per un racconto, eccessivamente lunghi, artificiosi; le descrizioni un po' cariche e prive di controllo. Avrei inoltre sviluppato meglio il legame tra il mago e le vittime tossicodipendenti, che accenni soltanto, e che avrebbe forse meritato un minimo di pathos in più. Nel complesso mi sembra che abbia rispettato i bonus richiesti.

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Davide Di Tullio
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Re: Porco assassino

Messaggio#11 » mercoledì 25 marzo 2020, 13:52

Ciao Roberto

Ho letto il tuo racconto. Ormai sto imparando a riconoscere il tuo stile. La suddivisione in paragrafi sottotitolati, il ricorso a citazioni colte, qualche espressione vagamente sicula. Tutti elementi che caratterizzano la tua scrittura. Quella della suddivisione in paragrafi é un buon sistema per scandire il racconto. In qualche modo il taglio netto dá una connotazione cinematografica allo scritto.
La trama é interessante, anche se la conclusione mi resta un po sibillina. Se l´investigatore é accusato di essere il toxic killer, quali sono le ragioni? questo non si chiarisce nel racconto. Stilisticamente, apprezzo che tu abbia utilizzato molto i dialoghi. Tuttavia in alcuni passaggi gli stessi dialoghi mi risultano un po troppo articolari, ipertrofici. E come se trasferissi il narrato nel dialogo, il che appesantisce comunque la lettura. Se riuscissi a dare nei dialoghi meno informazioni e piú dinamismo, secondo me il tuo racconto ne guadagnerebbe di fluiditá

e rileggerci!

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