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Le vecchie discussioni
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Angela
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Messaggio#1 » lunedì 16 novembre 2015, 14:12

In linea di massima, un commento dovrebbe analizzare:
- contenuto
- grammatica e sintassi,
- ambientazione,
- trama,
- personaggi,
- stile.
Queste almeno sono le regole generali, alle quali si aggiunge il commento personale del lettore che tiene conto dei suoi gusti e di tanti altri aspetti che si vuole far emergere. Quello che trovo veramente inaccettabile, è il giudizio sull'autore piuttosto che sul testo, la provocazione fine a sé stessa e il commento non costruttivo.

Per quanto mi riguarda, io amo i finali aperti, questo non significa che tutto ciò che scrivo ha un finale aperto, dipende dal tipo di racconto. Molti lettori non amano questa scelta narrativa perché le chiavi di lettura sono molteplici e implicano un' interazione tra autore e lettore che può non piacere o non interessare. Naturalmente è una cosa che metto in conto. Quello che non condivido è la critica alle scelte dell'autore citando manuali secondo i quali un testo debba avere un inizio, uno svolgimento e una fine. In linea di massima è così, ma la letteratura non è matematica e molti autori amano sperimentare seguendo strade diverse.

Scrivere testi con un finale aperto è difficile perché si rischia di lasciare il lettore con l'amaro in bocca o di troncare la narrazione in un punto cruciale. Inoltre, questa scelta è sicuramente impopolare per chi punta a una buona valutazione. Ma è la mia scelta e come tale va rispettata. Può essere criticata l'esposizione, ma non la scelta. Le scelte narrative devono essere rispettate sempre (casomai l'autore deve essere aiutato a individuare la forma migliore per farlo).

Maurizio mi ha invitato ad esporre le discussioni venute fuori nell'ultima sessione, ed è quello che ho fatto.

... e adesso buttiamoci sulla Aislinn Edition! (Ora non vi aspettate un finale aperto al 100%, dipenderà dal testo!) :D


Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

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antico
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Re: Commenti ai testi

Messaggio#2 » lunedì 16 novembre 2015, 18:23

Personalmente sono per la sperimentazione, quindi un racconto con finale aperto lo valuto per ciò che vuole essere in rapporto a quello che effettivamente è (almeno a quello che è arrivato a me). E con questo mi collego anche a come organizzo i miei commenti, premettendo che ognuno ha il suo modus... Tendo a valutare i racconti in base a quello che, appunto, vogliono essere. Se l'autore vuole fare ridere e ci riesce e il suo lavoro è internamente coerente per me merita una valutazione più alta rispetto a uno che punta a temi alti senza riuscire a svilupparli in modo interessante o inoppugnabile. E no, il giudizio del racconto NON DEVE MAI confondersi con quello all'autore, su questo non ho dubbi (a meno che l'autore nei suoi testi, reiteratamente, esponga tesi inopportune senza mai mettere in discussione il suo pensiero).

Zebratigrata
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Re: Commenti ai testi

Messaggio#3 » martedì 17 novembre 2015, 11:58

Devo ammettere che è interessante capire cosa succede nella nostra testa quando commentiamo un racconto.
Io mentalmente divido i commenti in tre parti:

    aderenza al tema
    idea (mi piace? sviluppa tutte le sue potenzialità? la storia funziona? i personaggi sono coerenti con sé stessi?)
    lingua (lettura scorrevole? ci sono errori lessicali/grammaticali?)

Cerco di non valutare in base a preferenze personali nessuno di questi tre elementi.
Quando faccio la classifica però ammetto che tendo a portare più in alto i racconti che mi sono effettivamente piaciuti di più: non credo sia davvero possibile metterli su una bilancia e confrontarli tra di loro in modo oggettivo. Fosse per me a dire il vero non ci sarebbero classifiche da nessuna parte: la cosa bella di MC è lo scambio di opinioni e la critica reciproca.

La prima volta che ho partecipato mi sono stupita che i racconti non venissero postati 'alla cieca', senza dire l'autore, così da eliminare eventuali bias nella fase di commento. L'identità dell'autore non dovrebbe influenzare il giudizio. Ma sono convinta che in tante occasioni succede, involontariamente.

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antico
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Re: Commenti ai testi

Messaggio#4 » martedì 17 novembre 2015, 12:12

Uno degli ingredienti di Minuti Contati è il suo aspetto social. Valutare il racconto sapendo di chi è, è essenziale, senza contare che dopo qualche partecipazione gli stili li riconosci e anche senza il nome ci arrivi, quindi sarebbe forse ancora più etichetteggiante, se mi passi il quasi neologismo. Inoltre il rispetto che si dimostra verso gli altri deve partire dal giudizio onesto e al netto di qualunque possibile amicizia, pena fare del male e non del bene perché non siamo mamma e papà o amichetti che devono dirti "che bravo/a che sei", ma persone di cui devi fidarti e che devono avere il coraggio di dirti la verità, o almeno quella che per loro è la verità e starà poi a te capire dove intervenire. Io stesso mi trovo ogni volta a valutare dei membri del team e stai certa che non ci vado delicato, anzi, magari con loro sono anche più severo. Questa comunque è la mia idea e può anche non essere corretta, sia chiaro. E questo è lo spazio giusto per confrontarci a riguardo.

Detto questo, sì, il processo che porta ognuno di noi al commento è sicuramente affascinante, non credo ce ne siano due uguali :)

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angelo.frascella
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Re: Commenti ai testi

Messaggio#5 » martedì 17 novembre 2015, 12:51

Ciao Angela.

Permettimi di dirti che non sono del tutto d'accordo con te, riguardo i commenti che tu consideri "secondo manuale".

Le regole esistono e sono importanti. Questo non vuol dire che occorre rispettarle per forza ma che se si vuole "sperimentale" bisogna violarle scientemente. Per dirla con un'analogia: è diverso dipingere senza conoscere la prospettiva oppure semplicemente infischiandosene e farlo conoscendola e violandola per ottenere un determinato effetto.
Prendiamo il caso del finale aperto: un finale aperto è un finale in cui, però, si lascia una certa libertà di interpretazione al lettore (come avviene per esempio sul bel racconto postato sul laboratorio dal titolo "Desolazione") oppure in cui non si dà un finale definitivo ma si lascia al lettore la scelta di quello che accadrà dopo (come nel mio Falco di Ferro).
Se però un finale aperto divenisse totale assenza di finale, privo di qualunque logica o suggestione, allora mi sentirei legittimato a dire all'autore: "un racconto deve avere un inizio, uno svolgimento, una fine". E il mio non sarebbe un commento dettato da un pre-concetto, ma un commento tecnico oggettivo...

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AmbraStancampiano
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Re: Commenti ai testi

Messaggio#6 » mercoledì 18 novembre 2015, 1:30

Ciao Angela,
su alcune cose sono d'accordo con te, su altre no.

Personalmente cerco di non seguire una struttura fissa per i miei commenti, se un racconto è ben scritto e rispetta tutte le regole della grammatica, trovo abbastanza inutile dire che è ben scritto e segue tutte le regole della grammatica. Però magari trovo un difetto che in altri non vado neanche a cercare, perchè ce ne sono di più evidenti. Parto dal presupposto che siamo tutti qui per aiutarci a migliorare, e ognuno è una persona diversa, ha difetti diversi e deve migliorare in cose diverse.
Non credo che questo voglia dire andare sul personale, e se è questo che intendi con il "commentare l'autore", credo che ci sia un errore di fondo nella tua interpretazione: è normale conoscersi e riconoscersi dopo un po' che si scrive tutti sulla stessa piattaforma, e gli aiuti mirati forse sono anche più validi.
Ben diverso è quando si giudica la persona che sta dietro al racconto. A me è capitato di subirla come cosa, ed è piuttosto sgradevole. Non leggo tutti i commenti ai tuoi racconti, ma non mi è sembrato di capire che sia capitato a te. In caso dimmi chi è stato che lo facciamo nero :P

Per ciò che riguarda le strutture, però, mi spiace ma devo darti torto. Non lo faccio per male o per presunzione, ma perché ci ho sbattuto la testa anche io: è come voler costruire una casa senza metterci le fondamenta, o senza sapere bene quale miscela utilizzare per il cemento. Magari sei un genio e ci riesci comunque, non dico che sia impossibile, ma è molto più probabile che anche se sembra reggere, al primo soffio di vento la tua casa senza strutture voli via. Inizio-svolgimento-fine è poi una struttura molto blanda, dettata da regole di buon senso più che di alta scrittura. E' così: le cose iniziano, si svolgono e finiscono. Altrimenti sei Joyce, ma Joyce oggi annoia un po' tutti.
Non ce l'ho coi finali aperti: sono finali come tutti gli altri, ma devono in qualche modo dare al lettore la sensazione della fine del racconto, altrimenti più che aperti sono campati in aria.

Infine, per ciò che riguarda il gusto personale, io non credo che sia sbagliato classificare i racconti in base ai propri gusti, anzi credo proprio che sia sbagliato non farlo. Siamo tutti aspiranti scrittori, abbiamo bisogno di capire cosa piace e non piace al pubblico, e il pubblico compra e legge libri in base ai suoi gusti e non in base a un'obbiettività che non lo riguarda! Quindi per esprimere obbiettività ci sono i commenti, per esprimere il proprio gusto la classifica!

Chiaramente tutto ciò che dico è frutto di una mia personalissima opinione, che si può condividere o rigettare ;)

Alla prossima discussione :)
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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Messaggio#7 » mercoledì 18 novembre 2015, 16:02

Il finale aperto non conclude la storia, lascia dubbi e interrogativi, altrimenti non sarebbe aperto. Mi viene in mente Fenoglio con il suo capolavoro "Partigiano Johnny" che ha un finale di questo tipo: il partigiano fugge, poi crolla un muro. Gli viene addosso? Il partigiano muore? Non lo sappiamo.
Il problema dei finali aperti, è fare in modo che il lettore non si sente orfano di ciò che manca, ma è un rischio altissimo perché quasi sempre accade, a un esordiente in particolare. Ma a me piace leggere storie scritte in questo modo e il mio obiettivo è trovare un buon equilibrio. Se ai lettori non piacciono, vorrà dire che finirò ultima in tutte le classifiche, la cosa importante è seguire la propria inclinazione e le proprie scelte. Nei vari corsi di scirittura, si seguono i manuali, ovvio, la base è uguale per tutti, ma gli insegnanti sono sempre stati concordi nell'affermare che bisogna dimenticarsene quando si scrive ed esplorare nuove strade.
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Messaggio#8 » mercoledì 18 novembre 2015, 16:23

Angela ha scritto: Il finale aperto non conclude la storia, lascia dubbi e interrogativi, altrimenti non sarebbe aperto. Mi viene in mente Fenoglio con il suo capolavoro "Partigiano Johnny" che ha un finale di questo tipo: il partigiano fugge, poi crolla un muro. Gli viene addosso? Il partigiano muore? Non lo sappiamo.


Angela, il partigiano Johnny non è un romanzo col finale aperto, ma incompiuto e pubblicato postumo.

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Messaggio#9 » mercoledì 18 novembre 2015, 16:52

Torno alla mia prima risposta, che mi sembra condivisa da tutti compresa l'original raiser della discussione (scusate, sono settimane che non gioco a poker, fatemi usare un po' di terminologia qui :) ): un finale aperto va valutato in rapporto al racconto, come tutte le cose del resto. Non è detto che non vada, semplicemente bisogna valutare se la scelta dell'autore è funzionale alla buona riuscita del testo. Concordate?

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Messaggio#10 » mercoledì 18 novembre 2015, 17:00

antico ha scritto:Torno alla mia prima risposta, che mi sembra condivisa da tutti compresa l'original raiser della discussione (scusate, sono settimane che non gioco a poker, fatemi usare un po' di terminologia qui :)



Però ci devi spiegare che significa: se parli di "Raiser" io penso a Nathan Never :P

antico ha scritto: : un finale aperto va valutato in rapporto al racconto, come tutte le cose del resto. Non è detto che non vada, semplicemente bisogna valutare se la scelta dell'autore è funzionale alla buona riuscita del testo. Concordate?

Certo. Rimane il fatto che un finale aperto è un comunque finale e chiude la parabola narrativa del racconto. E' diverso dall'assenza di finale che dà la sensazione di un racconto tronco.

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Re: Commenti ai testi

Messaggio#11 » mercoledì 18 novembre 2015, 17:59

Mi era sfuggito il commento di Zebratigrata. Lei ha ragione quando afferma che i testi dovrebbero essere anonimi, difatti, nei premi letterari è così. Questo è un contest, quindi è una cosa differente, però sono convinta che conoscere gli autori, magari a livello inconscio, condizioni la valutazione.
Faccio un esempio pratico. A me piace molto come scrive Raffaele Marra, trovo che sia molto poco esordiente e si avvicini di più a un professionista della scrittura. Quando leggo un suo testo, c'è un substrato nella mia mente, che ha già l'informazione che lui è bravo.
Stesso discorso per Veronica Cani. Lei è dotata di una sensibilità eccezionale e anche questa è un'informazione acquisita. Mi piacerebbe per una volta valutare i testi senza conoscere gli autori. Partendo da zero informazioni. Tabula rasa.
Solo in questo modo avrei la certezza che l'inconscio non ha condizionato le scelte.

@Angelo = Non sapevo si trattasse di un romanzo incompiuto! Sto ridendo :P
@L'Antico = Non avrei saputo dirlo meglio "un finale aperto va valutato in relazione al racconto". Difatti, non tutti i racconti sono adatti per quel tipo di finale e non voglio infilarcelo a tutti i costi, eh! Il testo che ho presentato in questa edizione non lo definirei con il finale aperto, non è neppure chiuso. Che diavolo di finale è? LOL
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Steamdoll
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Re: Commenti ai testi

Messaggio#12 » venerdì 20 novembre 2015, 13:46

Credo che il problema sia che, a volte, il finale non c'è.
Né aperto, né chiuso, senza approccio filosofico che tenga.
«To argue with a man who has renounced the use and authority of reason, and whose philosophy consists in holding humanity in contempt, is like administering medicine to the dead, or endeavoring to convert an atheist by scripture.»

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Jacopo Berti
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Messaggio#13 » domenica 22 novembre 2015, 13:54

Finalmente trovo un po' di tempo per inserirmi in questa discussione.
I commenti sono una parte fondamentale, ovviamente, sia del Laboratorio che dell'Arena.
Aiutano in primo luogo chi li riceve: l'aiutano a capire dove ha sbagliato, ma anche a tener conto di una certa fascia di lettori che non ha capito quella che l'autore/autrice crede essere un'idea geniale e che quindi crede che abbia sbagliato.
Ma aiutano anche chi li scrive, per avere la conferma (o l'illusione) che almeno in parte il suo giudizio sia motivato, che abbia almeno una discreta percentuale di oggettività.

Credo che lo schema di Angela possa essere utile, nel senso di "autodisciplina" per elaborare un commento cercando di cogliere quanto possibile elementi oggettivi. Ma altri schemi possono essere altrettanto validi.
Il commento secondo me (ma anche questo è uno schema come altri) deve toccare due cose: forma e contenuto.
Nel contenuto stanno trama, ambientazione, "idea" (sì, per me in un racconto breve è essenziale) e personaggi (nel senso di idea dei personaggi).
Nella forma stanno struttura (forma generale del testo, dialogo tra le sue eventuali parti, aderenza alla forma "racconto": non tutte le prose sono racconti), lingua (come correttezza sintattica e grammaticale) e stile (come scelte personali, all'interno, ai margini o all'esterno della correttezza linguistica). Certo, a partire dai primissimi teorici della letteratura si è parlato del rapporto tra contenuto e forma, di come uno segua l'altra o viceversa, di come "si presentino insieme" ecc. Però distinguerli e considerarli separatamente è ancora utile, a mio avviso.
Ma anche avendo chiarissima la struttura di un commento, come si fa a procedere alla valutazione? La soggettività sta specialmente nell'importanza che hanno i vari punti di cui sopra nello stilare la classifica. Credo che una valutazione implicita di questa scala di valori stia anche alla base del nostro primo spontaneo apprezzamento per un racconto.
Infine, nell'Arena si fa tutto più complicato: bisogna valutare l'aderenza al tema. Un racconto che non avesse alcuna aderenza al tema sarebbe automaticamente ultimo, anche se stupendo? Un racconto che avesse un'aderenza al tema debole, quanto dovrebbe essere penalizzato?

Spero non ci siano problemi se cito racconti del contest attuale, a titolo di esempio. Se non volete leggerne, non aprite lo spoiler.

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Steamdoll
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Re: Commenti ai testi

Messaggio#14 » lunedì 23 novembre 2015, 0:45

Sono d'accordo con timetrapoler.
Nel suo spoiler sono praticamente sicura che faccia riferimento alla discrepanza tra le mie e le sue valutazioni (la cosa mi dà la possibilità di sviscerare l'argomento, quindi lo ringrazio) e confermo tutto ciò che ha scritto lui. Personalmente, se il testo è impeccabile, che ci siano antipatie per il tema, simpatie, che sia un tema stupidissimo o un alto ideale dell'umanità, io mi sento chiamata a esprimere esclusivamente un parere sulla validità del testo, a livello formale. Per quanto riguarda il piano contenutistico, invece, cerco di evitarlo il più possibile, almeno fino a quando non si arriva alla strumentalizzazione o al fatto che esista solo trama.

Confermo anche che personalmente non valuto su due piani diversi se il tema è originale o meno, così come se è "facile" o "ardito". Il risultato lo metto al primo posto: se un esperimento per me non è riuscito, quel racconto sta sotto nella mia classifica. Se un racconto di stesura più lineare lo valuto riuscito, sta sopra.
Un po' per scelta personale, un po' perché ci sono stili di cui non sono sufficientemente esperta per poter dare giudizi. Per esempio io ho un odio viscerale verso i testi che presentano tanti, tantissimi periodi brevi uno dietro l'altro, ma cerco di non farmi influenzare da questo, perché significherebbe penalizzare chi ha solo gusti diversi dai miei, che non mi sembra utile in una competizione di questo tipo.

Tuttavia io sono una bambola meccanica, è normale che mi perda dei pezzi per strada e punti alla brutale razionalità!
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Re: Commenti ai testi

Messaggio#15 » mercoledì 25 novembre 2015, 20:17

La discussione ha preso una piega interessante.
Aprirò un post solo per la questione "valutazione del tema", ma attenderò la fine dell'edizione. Nei mesi scorsi se n'è parlato e tanto, ma almeno così potremo dargli una casa precisa. Dico molto brevemente quello che chiedo: il tema nel contest è elemento imprescindibile di valutazione e così come penalizzo se si consegna in ritardo o con un numero di caratteri superiori al richiesto, tanto più penalizzo un racconto fuori tema. Occhio però che l'assunto fondamentale qui è "tante teste, tante idee" e quello che può sembrare, fuori da ogni dubbio, un fuori tema per me può non esserlo per un altro commentatore: l'importante è motivare sempre e comunque la decisione di considerarlo fuori tema. Personalmente, posiziono il fuori tema dietro a tutti quelli in tema o con il tema anche solo sfiorato. In quel caso, se il racconto è valido, assegno cmq un pollice SU e lo ammetto direttamente al sito, NON alla finale dell'edizione.
Sui casi specifici concernenti quest'edizione non posso rispondere non volendo influenzare in alcun modo i commenti. Mi esprimerò una volta postate le mie classifiche.

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Messaggio#16 » giovedì 26 novembre 2015, 12:22

In un contest di questo tipo, dove il testo non è libero, ma deve rispettare un tema, concordo con quanto affermato dall'Antico. Del resto, se nella valutazione non venisse considerato questo aspetto, o non gli venisse data la giusta priorità, chiunque si sentirebbe libero di postare qualsiasi cosa.
Si è parlato anche di gusti personali che forse in una valutazione obiettiva, dovrebbero essere messi da parte. Ci si sforza di farlo, ma a volte l'autore è capace di toccare certe corde e di entrare in sintonia così bene con il nostro modo di pensare e percepire la scrittura, che è veramente difficile non premiarlo.
La mia difficoltà, a prescindere dai discorsi che sono stati affrontati qui, è nella compilazione di una classifica e in particolare nell'attribuzione dell'ultimo posto che, spesso e volentieri, nessuno meriterebbe. Non è una questione di buonismo, è il livello dei testi che mi crea questo problema.
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Messaggio#17 » giovedì 26 novembre 2015, 13:29

Il bello di queste conversazioni è che quasi tutti dicono qualcosa di sensato. Credo che prolungando una discussione simile all'infinito FORSE si potrebbe giungere a una soluzione univoca che, quasi sicuramente, sarebbe 42.

Bene, ora che conosciamo la risposta, tutti a casa.

Scherzi a parte, ciò che sostiene Angela sulla rigidità lo condivido - con un MA. Prima di spezzare una regola, di fottersene allegramente degli standard, è necessario prima conoscere le basi. Capire DOVE i grandi hanno cambiato le regole del gioco e COME l'hanno fatto. Personalmente mi aggriccia la pelle quando sento di qualcuno che alla domanda "Ma i grandi li hai letti? Sai chi ha scritto Martin Eden? chi cazzo è Steinbeck? Singer? i racconti di Salinger e di Hemingway?" mi risponde "no ma conosco bene il fantasy" (senza togliere nulla al fantasy che qualche buona cartuccia l'ha sparata eh).

Il punto è che noi interpretiamo la realtà attraverso i filtri della nostra esperienza: per questo MC è un bell'esercizio. Tra di noi c'è chi legge fantascienza, urban fantasy, classici, noir e chi più ne ha più ne metta. Nel momento in cui noi scriviamo un libro, mettiamo la nostra storia al servizio di un genere e la orientiamo verso un pubblico profilato. Gli autori/lettori di MC non sono profilati, sono eterogenei - è il bello di MC. Per questo il successo in MC è ottenere valutazioni omogenee piuttosto che un andamento erratico all'interno della classifica. Quando la valutazione è omogenea è indice che lo stile trascende il filtro personale del lettore e si avvicina alla solidità: può piacere o non piacere, ma il valore tecnico del racconto è mediamente alto (o basso) e pertanto MERITA quel voto. Io dei racconti valuto lo stile e la resa. Il buon Francesco Nucera di solito utilizza temi che amo poco, ma il suo stile si è ben consolidato e a prescindere dal mio sentire personale non si può certo dire che manchi di tecnica e controllo. Quindi per me avrà comunque una posizione mediamente alta in classifica - relativamente al valore degli altri racconti - che la storia mi piaccia o meno: quello è un bias relativo.

In questo senso tutto il teatrino sul finale aperto o chiuso è inutile. Se gestito bene è valido, se gestito male non lo è.
Tante volte mi è stato detto che lascio molto all'interpretazione. Oh, mica me lo sono inventato io: a leggere "Colline come elefanti bianchi" di Hemingway non si capisce cosa cazzo sia il nucleo attorno al quale gira il racconto Perché sono li? Di che intervento si tratta? Ma perdio se funziona! Ed è qualcosa che devo ancora imparare a gestire adeguatamente e probabilmente continuerò a farlo. Quando anche chi non apprezza il giochino retorico mi dirà "eh non mi piace ma è innegabilmente scritto bene e funzionale alla storia" allora avrò raggiunto il mio scopo.

Quanto alla faccenda dei racconti muti/ciechi: per quanto mi riguarda lascia il tempo che trova. Ormai leggo i vostri racconti da un po' e ritengo di essere in grado di riconoscere molti autori dallo stile e dai leitmotiv interni. Può funzionare per i nuovi, per i veterani il giochino non funziona più.

Perdonate gli errori, sto scrivendo con un gatto sulla tastiera.

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Re: Commenti ai testi

Messaggio#18 » giovedì 26 novembre 2015, 15:52

alberto.dellarossa ha scritto:In questo senso tutto il teatrino sul finale aperto o chiuso è inutile. Se gestito bene è valido, se gestito male non lo è.
Tante volte mi è stato detto che lascio molto all'interpretazione. Oh, mica me lo sono inventato io: a leggere "Colline come elefanti bianchi" di Hemingway non si capisce cosa cazzo sia il nucleo attorno al quale gira il racconto Perché sono li? Di che intervento si tratta? Ma perdio se funziona! Ed è qualcosa che devo ancora imparare a gestire adeguatamente e probabilmente continuerò a farlo. Quando anche chi non apprezza il giochino retorico mi dirà "eh non mi piace ma è innegabilmente scritto bene e funzionale alla storia" allora avrò raggiunto il mio scopo.


Alberto, ti ho quotato perché hai ragione da vendere, così come tanti altri che hanno espresso più o meno la stessa opinione. Si può scrivere qualsiasi cosa, purché funzioni. Anni fa, mi capitò sotto mano un testo privo di virgole. L'autore non le aveva dimenticate, aveva deciso semplicemente di ometterle. Può sembrare una scelta assurda o sbagliata, be' vi assicuro che funzionava e anche bene. Credo ci sia stato un enorme lavoro dietro un testo di questo tipo, perché l'autore doveva fare in modo che il lettore non soffrisse l'assenza delle virgole. Mi spiace solo non ricordare di chi fosse il testo, ricordo però di averlo letto in biblioteca.
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