356 - Giulio Marchese
Inviato: martedì 17 marzo 2020, 0:25
354.
Rebecca pensò si trattasse di un terremoto. Il lampadario oscillava come un pendolo; aveva un che di ipnotico. Di colpo la stanza smise di tremare e si sentì un forte boato proveniente dal piano di sotto.
La donna scese velocemente le scale che portavano alla cantina, Alfred stava armeggiando con uno dei suoi marchingegni.
- Al, cos’è successo stavolta? Al!
Adesso stava urlando ma dal marito nessuna risposta, provò ancora con voce decisa
– Alfred!
– Si! Eccomi! Non ti ho sentita arrivare
– Per forza dopo quel botto! Cos’è successo?
– Però ha funzionato vero? -
Continuava a non risponderle; non c’era cosa che la infastidisse di più.
– Cosa ha funzionato?
– Dai Reb! Non fare così però! Quando capirò come far funzionare questo affare al cento per cento ti spiegherò tutto, giuro. Per ora, fidati di me.
Non si fidava di lui. Quel progetto lo aveva cambiato. Aveva lasciato il lavoro, non parlava con nessuno, e le rare volte in cui saliva in camera a dormire non la sfiorava nemmeno. Lo amava, ma non poteva vivere così. Decise di farsi coraggio.
– Alfred, voglio il divorzio.
Lo sguardo di lui la fulminò, Rebecca si sentì trafiggere da migliaia di spilli
– Dannazione! È successo di nuovo! Eppure i miei calcoli erano esatti, maledizione.
– Al sei serio?
Alfred armeggiò nuovamente con l’aggeggio che aveva davanti, poi tutto divenne bianco.
355.
Le stoviglie vibrarono nella credenza, il lampadario oscillava, “boom”, il boato veniva dal piano di sotto. Rebecca scese le scale più velocemente che poteva
– Al!
– Allora Reb, ha funzionato?
– Cosa?
– Paolo? Cosa mi dici di Paolo?
– Ancora? Basta Al! Sono passati più di vent’anni! È stata una ragazzata! Nemmeno ti conoscevo…
– Non capisci!?
Rebecca rimase interdetta, nella voce di Alfred c’era qualcosa di strano, di folle.
– Non importa se mi conoscevi o meno, mi conoscevi ed è comunque successo, non mi conoscevi ed è successo, non conoscevi lui e succedeva per caso ad una festa!
Rebecca era letteralmente senza parole, l’uomo continuò a parlare a un volume sempre più alto, le faceva paura.
– Tutto! Tutte le possibilità, i calcoli sono esatti ma evidentemente la matematica è una scienza sopravvalutata!
Le urlava contro ma Rebecca, malgrado la paura, malgrado non capisse assolutamente di cosa stava parlando, malgrado lo amasse, malgrado tutto questo, trovò la forza di pronunciare quelle tre parole
– Voglio il divorzio.
Alfred la guardò paonazzo, ma la donna non si sottrasse al suo sguardo.
– No! No, no e no!
Urlò lui sbattendo i pugni sul tavolo, poi si mise ad armeggiare con l’apparecchio, tutto divenne bianco.
356.
Il lampadario oscillò. Alfred, con le orecchie che fischiavano per il boato, guardò le scale per qualche minuto. Nessuna traccia di sua moglie. Salì le scale barcollando
– Reb? Rebecca?
Si guardò intorno, nessuno. Poi sentì una voce alle sue spalle.
– Fermo lì! Stia fermo e non le accadrà niente, si volti lentamente e con le mani alzate.
Alfred ubbidì e vide di fronte a sé un giovane uomo in giacca scura; era armato.
– La dichiaro in arresto per violazione retroattiva del protocollo VST, lei è accusato di aver viaggiato 356 volte indietro nel tempo per modificare il suo presente, sarà applicata la legge VST più vicina al suo tempo. Adesso mi segua.
– Ma Rebecca? Mia moglie?
– A seguito delle ultime modifiche da lei poste in essere, ad oggi, lei risulta celibe.
Rebecca pensò si trattasse di un terremoto. Il lampadario oscillava come un pendolo; aveva un che di ipnotico. Di colpo la stanza smise di tremare e si sentì un forte boato proveniente dal piano di sotto.
La donna scese velocemente le scale che portavano alla cantina, Alfred stava armeggiando con uno dei suoi marchingegni.
- Al, cos’è successo stavolta? Al!
Adesso stava urlando ma dal marito nessuna risposta, provò ancora con voce decisa
– Alfred!
– Si! Eccomi! Non ti ho sentita arrivare
– Per forza dopo quel botto! Cos’è successo?
– Però ha funzionato vero? -
Continuava a non risponderle; non c’era cosa che la infastidisse di più.
– Cosa ha funzionato?
– Dai Reb! Non fare così però! Quando capirò come far funzionare questo affare al cento per cento ti spiegherò tutto, giuro. Per ora, fidati di me.
Non si fidava di lui. Quel progetto lo aveva cambiato. Aveva lasciato il lavoro, non parlava con nessuno, e le rare volte in cui saliva in camera a dormire non la sfiorava nemmeno. Lo amava, ma non poteva vivere così. Decise di farsi coraggio.
– Alfred, voglio il divorzio.
Lo sguardo di lui la fulminò, Rebecca si sentì trafiggere da migliaia di spilli
– Dannazione! È successo di nuovo! Eppure i miei calcoli erano esatti, maledizione.
– Al sei serio?
Alfred armeggiò nuovamente con l’aggeggio che aveva davanti, poi tutto divenne bianco.
355.
Le stoviglie vibrarono nella credenza, il lampadario oscillava, “boom”, il boato veniva dal piano di sotto. Rebecca scese le scale più velocemente che poteva
– Al!
– Allora Reb, ha funzionato?
– Cosa?
– Paolo? Cosa mi dici di Paolo?
– Ancora? Basta Al! Sono passati più di vent’anni! È stata una ragazzata! Nemmeno ti conoscevo…
– Non capisci!?
Rebecca rimase interdetta, nella voce di Alfred c’era qualcosa di strano, di folle.
– Non importa se mi conoscevi o meno, mi conoscevi ed è comunque successo, non mi conoscevi ed è successo, non conoscevi lui e succedeva per caso ad una festa!
Rebecca era letteralmente senza parole, l’uomo continuò a parlare a un volume sempre più alto, le faceva paura.
– Tutto! Tutte le possibilità, i calcoli sono esatti ma evidentemente la matematica è una scienza sopravvalutata!
Le urlava contro ma Rebecca, malgrado la paura, malgrado non capisse assolutamente di cosa stava parlando, malgrado lo amasse, malgrado tutto questo, trovò la forza di pronunciare quelle tre parole
– Voglio il divorzio.
Alfred la guardò paonazzo, ma la donna non si sottrasse al suo sguardo.
– No! No, no e no!
Urlò lui sbattendo i pugni sul tavolo, poi si mise ad armeggiare con l’apparecchio, tutto divenne bianco.
356.
Il lampadario oscillò. Alfred, con le orecchie che fischiavano per il boato, guardò le scale per qualche minuto. Nessuna traccia di sua moglie. Salì le scale barcollando
– Reb? Rebecca?
Si guardò intorno, nessuno. Poi sentì una voce alle sue spalle.
– Fermo lì! Stia fermo e non le accadrà niente, si volti lentamente e con le mani alzate.
Alfred ubbidì e vide di fronte a sé un giovane uomo in giacca scura; era armato.
– La dichiaro in arresto per violazione retroattiva del protocollo VST, lei è accusato di aver viaggiato 356 volte indietro nel tempo per modificare il suo presente, sarà applicata la legge VST più vicina al suo tempo. Adesso mi segua.
– Ma Rebecca? Mia moglie?
– A seguito delle ultime modifiche da lei poste in essere, ad oggi, lei risulta celibe.