Guenda

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DandElion
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Guenda

Messaggio#1 » lunedì 20 aprile 2020, 22:07

Se riesco a camminare fino a lì senza toccare le linee di queste piastrelle ho vinto!! Siiiì!!
Quando ero bambino mi sedevo al centro della mia stanza e sognavo che il pavimento fosse fatto d’acqua scura, i decori delle piastrelle erano le onde.
Di scatto allora mi alzavo e mi affannavo a salire sul letto, al riparo dal coccodrillo di Capitan Uncino. Tendevo l’orecchio in attesa del suono soave delle sirene che avrebbero pietrificato tutti i miei nemici e tratto in salvo solo me: nessuno che canta così può essere davvero cattivo.
Il mio mondo era tutto lì, nelle parole della mamma, che mi rimboccava le coperte inventando per me le storie di un mondo che non c’è, dove i buoni non soffrono- ce la fanno sempre!- e i cattivi, alla fine, non sono poi così cattivi, e delle loro azioni si rendono conto e si pentono.
Ho iniziato a crescere credendo che tutti possano redimersi, che le cose belle siano dietro l’angolo e basti solo allungare abbastanza la mano per avere diritto a prenderne un poco. Sarebbe stato bellissimo, se solo fosse durato ancora, altri cinque minuti, come la mattina, quando suona la sveglia,chiedo quel tempo per rinchiudermi di nuovo in un rassicurante sonno, concludere i miei sogni e sospenderli, ancora un poco.

Se riesco a camminare fino a lì senza toccare le linee di queste piastrelle, ho vinto.
La scuola non è stata l’avventura che credevo. Non mi piacciono "gli altri". Io sono l’unico bambino a casa mia e forse i miei adulti non lo sanno che sono un bambino. Dico che non lo sanno perché non mi hanno mai trattato come vedo che i genitori dei miei compagni di classe trattano loro.
Non hanno mai cercato di inculcarmi idee, non mi hanno mai trattato da cretino. Hanno sempre rispettato il mio essere “persona”, e della mia famiglia so tutto, anche le verità scomode.
Quale è il momento in cui non si è più bambini?
Quando ti danno il bicchiere di vetro e il coltello che taglia oppure quando ti dicono cosa è o non è corretto?
È solo un bambino
Sì, era solo un bambino. Anche io. Eppure mi ha quasi cavato un occhio, perché l’ha fatto?
Io non lo so: lo chieda al bambino” si è sentita rispondere mia madre quando ha ottenuto una voce al telefono.
Ha riattaccato. Ha detto: “Mi dispiace” e mi ha abbracciato. Non porterò- di questo episodio- cicatrici visibili. Non le porterò sul viso.

Se riesco a camminare fino a lì senza toccare le linee di queste piastrelle cosa otterrò?
Sono anni che non ci riesco più, maledetti piedi grandi. Ma è possibile svegliarsi una mattina nel corpo di un altro? Perché a me è successo, il primo giorno delle superiori.
È cambiato tutto, le mani, le ginocchia, gli occhi e i capelli. Mio nonno me li sposta con le mani perché li tengo a coprire il viso. Lui vuole vedermi in faccia, io solo sparire, in un suo abbraccio. E non mi so più muovere. Sono pietrificato.
Non riesco. Non ci riesco.
Proprio non ce la faccio ad essere “come gli altri”.
Amo studiare, non mi interessa il calcio. Alle donne ci penso, ma non alla “figa”. Penso al loro modo di sfiorare il mondo rendendolo gentile, come fa mia madre. Penso a Guenda della 2B. Sembra che danzi, mentre scende le scale a scuola. Quando la guardo lo so: non mi vede nemmeno, ma io mi sento tanto come quando aspettavo le sirene.
Vorrei solo che un giorno mi vedesse e mentre guarda da questa parte, mi dicesse: “Ciao Peter!”


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antico
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Re: Guenda

Messaggio#2 » lunedì 20 aprile 2020, 22:10

Ciao Dand! Ragazze superveloci stasera! Tutto ok con i parametri, divertiti in questa Patrizia Rinaldi Edition!

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Andrea Partiti
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Re: Guenda

Messaggio#3 » martedì 21 aprile 2020, 16:32

Ammetto di non aver capito completamente il racconto e cosa vuole dirmi.

Mentre la prima e l'ultima scena sono molto chiare e ben collegate tra loro dal gioco delle piastrelle, dalla crescita e da una visione del mondo che si evolve, penso che la seconda potrebbe avere qualcosa in più.

> Sì, era solo un bambino. Anche io. Eppure mi ha quasi cavato un occhio, perché l’ha fatto?
> “Io non lo so: lo chieda al bambino” si è sentita rispondere mia madre quando ha ottenuto una voce al telefono.
> Ha riattaccato. Ha detto: “Mi dispiace” e mi ha abbracciato. Non porterò- di questo episodio- cicatrici visibili. Non le porterò sul viso.

Un altro bambino lo ha aggredito, lasciandogli una cicatrice sul viso, giusto? E' quello che cerca di nascondere coi capelli per sentirsi normale.
Però mi manca il collegamento coi genitori che lo trattano più da adulto. E' successo in casa? La madre che parla al telefono (con la madre dell'aggressore?) mi fa pensare di no.
Penso che esplicitando appena un pelo di più questo passaggio e provando a integrarlo con il suo rapporto col mondo degli adulti, potrebbe prendere una marcia in più, perché ogni scena si concentrerebbe su un aspetto specifico e importante della sua crescita. Le fantasie e i giochi da bambino, l'evento traumatico, l'impatto che ha avuto.

Sul tema nessun problema, il limite da superare è quello della sua cicatrice, che è un po' causa e conseguenza dei suoi problemi.

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DandElion
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Re: Guenda

Messaggio#4 » martedì 21 aprile 2020, 20:28

Ciaooo!! Ci hai pensato su troppo: il collegamento è nella domanda. Quando si diventa adulti? Ognuno per un dettaglio diverso. Tra l’altro l’episodio è successo davvero per quanto surreale possa essere e quando mia madre ha telefonato alla madre di quel gran deficiente del mio compagno di classe lei gli ha risposto “le passo pinco pallino”.
Oggi sono una insegnante, quando parlo con i genitori non sai quanto rivaluto i figli..!
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DandElion
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Re: Guenda

Messaggio#5 » martedì 21 aprile 2020, 20:33

E poi no, la cicatrice non gli resta sul viso, ma nell’anima. Il suo limite è la timidezza per il fatto di non sentirsi a proprio agio con i coetanei..
il sentirsi a proprio agio solo con gli adulti pur sentendosi in qualche modo non loro pari (la volontà di nascondersi nell’abbraccio come un infante pur essendo un adolescente) insomma il suo vero trauma è essere costretto a crescere al passo degli altri..
molto bene non sono riuscita a far arrivare NULLA di quello che dovevo. Molto bene :( :( :(
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DandElion
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Re: Guenda

Messaggio#6 » martedì 21 aprile 2020, 20:34

Non sono “i genitori”, ma gli adulti. Vedi un padre? Se non lo vedi e perché non c’è..
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Pretorian
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Re: Guenda

Messaggio#7 » sabato 25 aprile 2020, 0:24

Ciao, Dandi. Una prova molto interessante, con molti meriti e qualche pecca. Nel complesso, la storia, anzi, l'autobiografia confessata, è interessante e trova il suo punto di forza nella grande abilità che hai dimostrato nello stile. I pochi caratteri restringono il tutto e penso che potrebbe raggiungere vette di eccellenza dandogli il giusto spazio. Soprattutto sulla parte finale, gli elementi si fanno più striminziti e rischiano di rimanere confusi (come l'accenno all'occhio cavato). Leggendo, poi, mi è venuto un dubbio: ma fai riferimento a Peter Pan?
Ad ogni modo, ottimo lavoro.

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Gennibo
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Re: Guenda

Messaggio#8 » lunedì 27 aprile 2020, 11:26

Il tema c’è, il limite tra il mondo adulto e quello dei bambini, enfatizzato dal ragazzo che cerca di non oltrepassare i limiti delle piastrelle, di rimanere consono a un mondo che lo vuole in un modo difficile da capire e di conseguenza difficile adattarsi. Questo è uno dei tuoi racconti che ho apprezzato di più, trovo che sia equilibrato nei ricordi e nelle considerazioni del ragazzino e che abbia un tocco poetico. Se ti può consolare per me il concetto era chiaro.
Molto bello.

Emamela
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Re: Guenda

Messaggio#9 » lunedì 27 aprile 2020, 16:28

Ciao Dand,
i racconto, per me funziona bene. Il tema del non essere come gli altri, rimanere fuori dagli standard, la difficoltà nel non sentirsi parte del mondo degli adulti e di quello dei pari sono ben visibili. Mi è piaciuto, nel finale, la ripresa del tema delle sirene, che c’era già nella prima parte. Un cerchio che si chiude, ricordando la parte interna bambina.
Emanuela

egle.demitri
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Re: Guenda

Messaggio#10 » lunedì 27 aprile 2020, 17:28

Ciao Dand
Ho apprezzato molto il tuo racconto, l’aver affrontato il tema della diversità (la timidezza e il non riuscire ad essere “come gli altri” del tuo protagonista, o magari una leggera forma di autismo come avevo immaginato da principio), mostrando il limite come qualcosa che può caratterizzarci e non necessariamente deve e/o può essere superato. Il concetto stesso di limite ci porta in modo meccanico e automatico a confrontarci col suo superamento, ci obbliga in un certo senso ad andare oltre: un portato particolare della ns. cultura occidentale, oltre a un tratto più tipicamente “umano”? Il racconto è molto denso, pieno di temi (un po’ troppi, forse?) e il richiamo a Peter Pan (Peter, Wendi, Capitan Uncino, il rifiuto di crescere ecc.) divertente

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Wladimiro Borchi
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Re: Guenda

Messaggio#11 » martedì 28 aprile 2020, 11:14

Ciao Dand,
C'è poco da fare, mi piace sempre molto quello che scrivi.
Anche in questo caso, in cui sei andata su registri più complessi e introspettivi.
Ti confesso che anche io, oggi, a quarantotto anni suonati, ancora, non visto, quando posso, cerco di scansarle le linee delle piastrelle a terra (perché non continuare a giocare quando possiamo).
La cosa che acchiappa, peraltro, è che, più o meno, in questa landa desolata, siamo un po' tutti come il protagonista della tua storia. Difficile non rivedersi in lui, noi, non cresciuti, noi, che pensiamo all'amore e non alla figa, noi, che amiamo leggere e raccontare (raccontarci) storie. Noi che anche se ormai siamo grandi non riusciamo a smettere di sognare.
Davvero un bel lavoro.
A rileggerci presto
Wladimiro
IMBUTO!!!

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giulio.marchese1
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Re: Guenda

Messaggio#12 » martedì 28 aprile 2020, 19:29

Ciao Dand,
Il limite di cui ci parli e quello di un'età che tutti rimpiangiamo, la spensieratezza, il focolare caldo e sicuro, lontano dagli "altri" che quasi sempre ci portano a doverci confrontare con noi stessi prima che con loro. Non c'è azione ma introspezione, il racconto punta a pizzicare corde emotive che un po' tutti condividiamo, costretti nella nostra unicità ad interagire con altre unicità. Forse però nel tentativo di emozionare si scade in una serie di luoghi comuni: il ragazzino timido e sensibile a cui non piace lo sport ma studiare e che rimpiange la sua infanzia. Sicuramente dal punto di visto del protagonista, che avrà 15/16 anni, ci sta pensare agli altri come esseri d'un altro mondo. Come ci sta la sua valutazione sul rapporto con i genitori rispetto a quello che hanno gli altri, che ingenuamente pensa di poter comprendere. Forse quello che mi ha fatto storcere il naso è, prendila con le pinze, la mancanza di personalità di Peter. Mi sembra troppo stereotipato, mi sarebbe piaciuto ci fossero altri dettagli più specifici a renderlo tridimensionale. Se da un lato è un personaggio in cui, tendenzialmente, possiamo rivederci tutti (sì, anche chi ama il calcio XD) dall'altro è tutti e nessuno in particolare.
Comunque sia ottima prova, i riferimenti a Peter Pan mi hanno molto divertito.

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DandElion
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Re: Guenda

Messaggio#13 » giovedì 30 aprile 2020, 1:10

@Pretorian! Grazie! Sì tutto il racconto è su un Peter Pan moderno, in realtà sebbene io sia una donna mi sono resa conto che nello scriverlo di getto è molto più autobiografico di quel che pensassi.. Far stare una adolescenza intera in 3333 caratteri è stato il vero limite!
@Gennibo, grazie! Sì, mi consola molto, anche perché @AndreaPartiti a prima lettura non ci ha visto nulla di quello che pensavo di averci messo dentro e mi sono resa conti che nel scrivere risposte al commento dal cellulare la frammentazione dei messaggi può aver dato anche una impressione di "aggressività". Assolutamente non volevo @AndreaPartiti sommergerti di micromessaggi, me ne scuso.
@Emamela, che dire? Solo un grande grazie :)
@Egle.Demitri più che l'autismo dire la timidezza, da bambini tutti abbiamo avuto -credo- qualche gioco particolarmente "strano" che ci è rimasto caro, con piastrelle, gradini, linee, è un modo per confrontarsi col mondo, non necessariamente un parossimo ripetitivo o patologico.. "Pieno di temi", dici, non so, io ne vedo solo uno: la difficoltà feroce nel non essere "come gli altri" perché quando non lo sei, maledettamente, non lo sei, nemmeno quando vorresti.
@WladimiroBorchi... io così però piango <3 !! Grazie di cuore
@GiulioMarchese Personalmente io lo stereotipo non lo vedo, anzi. Sarebbe stato stereotipato anche un ragazzino che ama il calcio e la figa.. E qualcuno mi avrebbe detto allora che il 90% dei 15enni ama il calcio e la figa perchè lo stereotipo dell'adolescente in piena crisi ormonale è una botta al pallone e una botta alla tipa.


In ogni caso grazie a tutti di avermi dedicato del tempo e dei commenti utili dei quali farò tesoro, o almeno cercherò di farne ;)
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Gabriele Dolzadelli
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Re: Guenda

Messaggio#14 » giovedì 30 aprile 2020, 7:02

Ciao Dand. Piacere di rileggerti.
Il tuo racconto mi è piaciuto in quanto a forma e stile, ma in merito alla trama mi ha lasciato un po' perplesso.
Capisco i riferimenti a Peter Pan, ma alla fine della storia mi trovo a chiedermi: il bambino cresciuto è davvero Peter Pan, che affronta il trauma del non essere più piccolo, o è soltanto un bambino che si rivede in Peter Pan? Non credo di avere sufficienti elementi per capire questa cosa. Forse era tua intenzione lasciare il dubbio, ma mi ha lasciato con una sensazione di insoddisfazione.
Ci sono anche alcuni elementi che secondo me erano chiari nella tua testa (e leggendo successivamente le tue risposte ai commenti ne ho avuto una mezza conferma) che però non sono stati tratteggiati al meglio per renderli anche nella mia.
Nel complesso, un racconto godibile ma che non riesce a sbocciare in tutto il suo potenziale.

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giulio.marchese1
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Re: Guenda

Messaggio#15 » giovedì 30 aprile 2020, 19:37

GiulioMarchese Personalmente io lo stereotipo non lo vedo, anzi. Sarebbe stato stereotipato anche un ragazzino che ama il calcio e la figa.. E qualcuno mi avrebbe detto allora che il 90% dei 15enni ama il calcio e la figa perchè lo stereotipo dell'adolescente in piena crisi ormonale è una botta al pallone e una botta alla tipa.

Perché anche quello è uno stereotipo, all'opposto ma sono entrambi stereotipi. In un certo senso hai citato gli opposti estremismi: il bianco e il nero, ma io penso che nessuno sia o bianco o nero. Qualche elemento caratterizzante in più, pur restando intatti quelli presenti, me lo avrebbe fatto sentire più reale. Restando nel tuo esempio: ama il calcio, la figa e... la danza classica! Non so se sono stato in grado di spiegarti cosa intendo, comunque è l'impressione che ho avuto io non certo qualcosa di oggettivo.

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AxaLydiaVallotto
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Re: Guenda

Messaggio#16 » giovedì 30 aprile 2020, 21:01

Ciao, Dand!
Il racconto è scritto davvero bene e il twist finale in cui si scopre l'identità del protagonista mi ha sorpresa; insomma, complessivamente mi è davvero piaciuto un sacco. Ho adorato anche il riferimento alla "sfida" delle linee tra le piastrelle, lo facevamo sempre anche io e mio fratello da bambini!
L'unica cosa che non mi è al cento percento chiara è il riferimento all'altro bambino che ha quasi cavato l'occhio a Peter. Io l'ho interpretato con il fatto che il protagonista è molto maturo per la sua età, mentre gli altri suoi compagni no e lui non li riesce a capire del tutto, ma non sono sicura fosse quello il punto. Anche il tema, mi pare sia proprio appena accennato.

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antico
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Re: Guenda

Messaggio#17 » domenica 3 maggio 2020, 15:45

Un racconto scritto interamente sulla domanda: cosa comporta muoversi entro i limiti? Da bambino, si può pensare che basti quello per vincere, ma la realtà è molto più complessa, sfaccettata, e la verità è che no, può non bastare. Il tuo protagonista sviluppa un suo modo di pensare, non omolagato e il diventare adulto è la consapevolezza che si fa largo nei suoi pensieri. Un racconto più complesso di quel che appare, non perfetto perché ritengo che possa ancora essere potenziato, ma ci prova e ci va molto vicino. Per me un pollice quasi su.

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