La Giostra - Roberto Romanelli
Inviato: martedì 21 aprile 2020, 0:20
— Cazzo, che giro.— La mia voce arriva con qualche secondo di ritardo. Sorrido o così credo, il bagnato sul mento conferma che sto solo sbavando a bocca aperta.
Cerco di tirarmi su, ma mi accorgo che sto facendo una cazzata nello stesso istante in cui lo stomaco mi spara in gola una dose non digerita del pranzo. O forse è la cena. Boh. Cazzo. Che giro!
— Hei bello schioda, fai spazio. — Due mani mi afferrano e spintonano. Incespico e sbatto contro il muro o, almeno, qualcosa di duro e verticale. Apro gli occhi e mi giro verso Fai Spazio che mi fissa. Deve essere uno nuovo, l’istinto però mi dice che qualcuno che riesce a gettare via me e il mio set di protesi in sintoacciaio senza sforzo fa parte di quelli da non contraddire.
Alzo le braccia.
— Tutta tua, amico.
Si gira e inforca la sedia che occupavo prima, scopre le interfacce e il Cerimoniere lo collega.
Seguo con lo sguardo la fibra ottica fino all’altra estremità: una tipa che abbiamo beccato un paio di giorni fa mentre cercava di spacciare GeloBlu nella nostra zona.
Avrebbe potuto cavarsela con un paio di ossa rotte e invece al Capo è venuta voglia di giocare alla Giostra.
Fai Spazio urla e la sua mano saetta verso il plug, il cerimoniere però è più veloce e lo stacca prima che lui riesca a strapparla rovinandola.
— Brutto giro, vero Fai Spazio? — penso e sorrido senza sbavare.
— Cosa cazzo hai detto?
No, forse non l’ho pensato.
Alzo la guardia pronto a intercettare un treno travestito da pugno, conscio che il mio medico avrà una entrata extra, ma l’unica cosa che vedo è il braccio in carbonio satinato del Capo.
— Se c’è una Giostra, le questioni si risolvono lì.
Era meglio il treno.
L’avatar di Fai Spazio, un cursore verdognolo con punte frattali, mi urta di nuovo.
Stiamo girando da cinque minuti nella testa della ragazza. Troppo per una Giostra. Troppo per qualsiasi immersione.
Sono bravo nella Giostra, ma di solito devi solo girare attorno al Nucleo della vittima e strappare brandelli di ricordi per poi schizzare via più in fretta possibile.
Di solito.
Di solito nessuno cerca di farti schiantare sul Nucleo prima che tu ti sia appiccicato addosso la prima scopata o il primo pestaggio in modo che non si difenda credendoti l’originale.
Sono bravo nella Giostra, Fai Spazio è più bravo. Mi chiedo cosa stesse puntando e mancato per infuriarsi in quel modo. Non c’è quasi più niente da strappare su quel Nucleo: due giorni di Giostra e la abbiamo ridotta a una larva pronta per le vasche di riciclaggio.
Il cursore ritrae i suoi aculei e si tuffa in cerca del suo trofeo. E’ vicino, troppo. Se ne accorge e risale. Cerca di rimbalzarmi sul Nucleo ma lo evito e vedo anche a cosa mirava.
Grossa. Quella è roba grossa. La coscienza della tipa ha ceduto del tutto. Chissà cosa deve aver sentito o visto da nascondere così a fondo. Cabro in scendo in picchiata. Nessun bagliore verdognolo attorno a me. Espando i miei artigli frattali verso il minuscolo cubo dati.
Non ci arrivo.
Mi spingo più a fondo, il Nucleo cerca di afferrarmi. Lento, ormai le sue difese si stanno disgregando. Faccio un altro giro per guadagnare velocità.
Non devo perdere.
Fai Spazio non c’è più: è scappato.
Mi dirigo a tutta velocità verso il Nucleo che sta collassando.
Fai Spazio è più bravo di me nella Giostra.
Ditemi solo che fuori sto urlando e che il Cerimoniere sta per staccare il plug.
Cerco di tirarmi su, ma mi accorgo che sto facendo una cazzata nello stesso istante in cui lo stomaco mi spara in gola una dose non digerita del pranzo. O forse è la cena. Boh. Cazzo. Che giro!
— Hei bello schioda, fai spazio. — Due mani mi afferrano e spintonano. Incespico e sbatto contro il muro o, almeno, qualcosa di duro e verticale. Apro gli occhi e mi giro verso Fai Spazio che mi fissa. Deve essere uno nuovo, l’istinto però mi dice che qualcuno che riesce a gettare via me e il mio set di protesi in sintoacciaio senza sforzo fa parte di quelli da non contraddire.
Alzo le braccia.
— Tutta tua, amico.
Si gira e inforca la sedia che occupavo prima, scopre le interfacce e il Cerimoniere lo collega.
Seguo con lo sguardo la fibra ottica fino all’altra estremità: una tipa che abbiamo beccato un paio di giorni fa mentre cercava di spacciare GeloBlu nella nostra zona.
Avrebbe potuto cavarsela con un paio di ossa rotte e invece al Capo è venuta voglia di giocare alla Giostra.
Fai Spazio urla e la sua mano saetta verso il plug, il cerimoniere però è più veloce e lo stacca prima che lui riesca a strapparla rovinandola.
— Brutto giro, vero Fai Spazio? — penso e sorrido senza sbavare.
— Cosa cazzo hai detto?
No, forse non l’ho pensato.
Alzo la guardia pronto a intercettare un treno travestito da pugno, conscio che il mio medico avrà una entrata extra, ma l’unica cosa che vedo è il braccio in carbonio satinato del Capo.
— Se c’è una Giostra, le questioni si risolvono lì.
Era meglio il treno.
L’avatar di Fai Spazio, un cursore verdognolo con punte frattali, mi urta di nuovo.
Stiamo girando da cinque minuti nella testa della ragazza. Troppo per una Giostra. Troppo per qualsiasi immersione.
Sono bravo nella Giostra, ma di solito devi solo girare attorno al Nucleo della vittima e strappare brandelli di ricordi per poi schizzare via più in fretta possibile.
Di solito.
Di solito nessuno cerca di farti schiantare sul Nucleo prima che tu ti sia appiccicato addosso la prima scopata o il primo pestaggio in modo che non si difenda credendoti l’originale.
Sono bravo nella Giostra, Fai Spazio è più bravo. Mi chiedo cosa stesse puntando e mancato per infuriarsi in quel modo. Non c’è quasi più niente da strappare su quel Nucleo: due giorni di Giostra e la abbiamo ridotta a una larva pronta per le vasche di riciclaggio.
Il cursore ritrae i suoi aculei e si tuffa in cerca del suo trofeo. E’ vicino, troppo. Se ne accorge e risale. Cerca di rimbalzarmi sul Nucleo ma lo evito e vedo anche a cosa mirava.
Grossa. Quella è roba grossa. La coscienza della tipa ha ceduto del tutto. Chissà cosa deve aver sentito o visto da nascondere così a fondo. Cabro in scendo in picchiata. Nessun bagliore verdognolo attorno a me. Espando i miei artigli frattali verso il minuscolo cubo dati.
Non ci arrivo.
Mi spingo più a fondo, il Nucleo cerca di afferrarmi. Lento, ormai le sue difese si stanno disgregando. Faccio un altro giro per guadagnare velocità.
Non devo perdere.
Fai Spazio non c’è più: è scappato.
Mi dirigo a tutta velocità verso il Nucleo che sta collassando.
Fai Spazio è più bravo di me nella Giostra.
Ditemi solo che fuori sto urlando e che il Cerimoniere sta per staccare il plug.