Il mulino abbandonato
Inviato: venerdì 17 aprile 2020, 16:19
Ti appoggi al tronco e ti sporgi. È un vecchio mulino. La ruota geme spinta dal fiume, ma, oltre lo scroscio delle palate d’acqua, non si sente nemmeno un passero. I vetri della casa padronale sono rotti e i rampicanti si sono inerpicati fino al tetto. Il muschio ha divorato la base del portone socchiuso e le erbacce puntellano l’aia.
Qui non c’è nessuno, pensi.
Meglio così: potrai riposare senza disturbo. Entri e senti i vetri scricchiolare sotto gli stivali. Col piede sposti una sedia rovesciata. I raggi del sole fanno scintillare la polvere.
Questo posto fa schifo.
C’è un tavolo alla tua destra, sopra c’è una ciotola capovolta. Speri nasconda qualcosa da mangiare, la sollevi e uno sciame di mosche ti vola in faccia. Cerchi di scacciarle indietreggiando. Inciampi e finisci a terra. Il ronzio delle mosche viene sovrastato da una voce «Che gesto stupido.»
Afferri uno sgabello e lo sollevi in direzione delle scale: è da lì che viene la voce.
«Calma, calma. Sono solo un vecchietto.»
Dalla penombra esce un uomo. È anziano e sporco. Tiene un telo lercio sulle spalle e ti sembra che sia scalzo. Vedi un paio di denti tra le labbra raggrinzite circondate da una lunga barba grigia.
«Ma sono anche il re di questo castello! C’era un’ala di pollo sotto quella ciotola, un bel po’ di tempo fa.»
Ti rialzi. «Sei il padrone del mulino? Cos’è successo qui?»
«Oh, no. Mi sono rifugiato qui qualche anno fa. Come te. Hai fame?»
Ti porge un pezzo di carne.
«Cos’è?»
«Un ratto. Ma cotto a puntino, eh!»
Hai mangiato di peggio. Allunghi una mano e accetti l’offerta. Scorgi che sotto il telo il vecchio è nudo.
«Come ti chiami? Da dove vieni?» ti chiede.
«Mi chiamano Stiletto.»
«E perché?»
«Brutta storia. Fatti i cazzi tuoi, vecchio.»
Quello ride.
«E tu? Perché te ne stai qui?» gli chiedi addentando la carne fredda e stopposa.
«Anche la mia è una brutta storia. Vuoi davvero saperla?»
«Certo, non ho un cazzo da fare qui e mi piace ascoltare mentre mangio» VAI A 1
«Tempo fa ho fatto un giuramento: non assecondare i vecchi. Lascia stare» VAI A 2
1
«Tornato dalla Santa Crociata, ho trovato la mia donna con mio fratello. Ti credevamo morto, hanno detto. E si sono presi anche la mia tenuta. Bastardi. Così li ho fatti fuori: che potevo fare? Sono diventato un fuorilegge e mi sono unito a un piccolo gruppo di briganti. Un giorno al fesso del nostro capo viene in mente di farsi il bottino del Bigatto. Buona idea, un lavoretto facile. E invece sono tutti morti. Il lucertolone a me ha quasi staccato una gamba.»
Solleva il mantello e ti mostra la pelle rovinata che gli circonda la coscia. Per un momento anche i coglioni fanno capolino da sotto il telo e la carne di ratto ti va di traverso.
«Mi sono trascinato fin’ qui» riprende incurante del tuo tossire «Questo posto era già così. Col Bigatto nei dintorni se ne sono andati tutti. Ho aspettato di guarire e poi… sono restato.»
La carne ti torna in bocca dalla trachea, la mastichi e ingoi.
«Perché?» chiedi.
«Perché ogni uomo ha bisogno di uno scopo. Là fuori non ne avevo, mentre qui…»
«Allevi mosche?»
Scuote la testa.
«Sono un guardiano.»
Lo guardi di sottecchi. «Che?»
«Custodisco questa.»
Lascia cadere la tela dalle spalle e ti mostra, oltre al suo corpo nudo, una vecchia spada sbeccata.
«Non sono venuto via a mani vuote dalla tana del Bigatto.»
Ti allunghi sulla sedia e ti cavi i resti di carne dai denti con le unghie.
«Considerando il tesoro che ho visto, non sei stato molto fortunato» dici.
«Tu non sai niente» dice ridendo. «Questa è la Spada di Bafometto!»
«È solo un vecchio ferro.»
«Nelle mani di un santo, sì. Ma nelle mani di una persona corrotta… diviene come la spada dei cherubini che stavano di guardia a Eden. Come la lama fiammeggiante di Lucifero.»
Sospiri. Il vecchio sembra crederci davvero.
«E tu sei un santo?»
«Io ho fatto la crociata, perdio!»
«E poi hai ammazzato tua moglie e tuo fratello.»
«Ma mi sono confessato.»
Ti gratti la testa. Tu hai più peccati sul groppone che capelli in testa e i preti li hai solo pestati. Sarebbe facile verificare le parole del vecchio. Probabilmente sta solo cercando di prenderti per il culo. Forse di sopra nasconde qualcosa di valore.
«Vediamo se è così. Passami la spada.» VAI A 3
«Non credo a queste stronzate. Fatti da parte.» VAI A 4
2
«Benone, allora arriviamo al sodo. È tanto che aspetto qualcuno che mi aiuti.»
«A riordinare?» chiedi masticando una zampetta. Il vecchio ridacchia.
«No, ad ammazzare quel maledetto Bigatto.»
«Scordatelo.»
«Ascolta, il mio apprendista è morto di febbre nel viaggio e qualcuno mi deve reggere il grimorio. Devo tenere le braccia alzate mentre formulo il rito.»
Ti blocchi col boccone tra i molari. I grimori sono grossi tomi di magia, ne hai solo sentito parlare. Questo vecchio sarebbe uno stregone?
«E perché non lo posi su una pietra?» provi a dire fingendo di crederci.
«Le pietre non voltano le pagine. Aiutami: reggi il mio libro mentre formulo l’incantesimo. Poi divideremo il bottino a metà.»
«Tutto qui?»
«Aspetto qualcuno da molto tempo e andarsene in giro a cercare aiuto è pericoloso.»
Cammini per la stanza soppesando la proposta. C’è polvere dappertutto, non ti sembra che qui possa viverci qualcuno davvero. Forse il vecchio sta al piano superiore, dopotutto l’hai trovato vicino alle scale.
«Bene, ci sto. Tanto non ho un cazzo da perdere.» VAI A 5
«Secondo me sei solo un vecchio scemo. Cosa c’è di sopra?» VAI A 4
3
Il vecchio tentenna. «Chi mi dice che non mi ucciderai?»
«Posso sempre raccogliere la spada da terra. Il sangue non m’impressiona.»
L’uomo coglie il senso delle tue parole e ti porge la spada. L’afferri.
Mentre la tieni in mano l’arma è perfetta, pulita e lucente. Affilatissima.
Cazzo, ma allora è vero, pensi.
«Finalmente un po’ di fortuna! Andiamo a fottere quel Bigatto di merda!» VAI A 6
«Meglio non avere a che fare con demoni e dei. Riprendila!» VAI A 4
4
Non hai tempo da perdere dietro i deliri di un vecchio coglione. Lo spingi superandolo e sali le scale. La porta in fondo al corridoio pare in buone condizioni e la cosa ti sorprende. Senza tentennare la spingi.
La musica t’investe come una folata di vento. La luce ti costringe a socchiudere gli occhi. Senti risate e gemiti di piacere. Il profumo di cibo e vino ti circonda mentre gli occhi si abituano. Fate e folletti saltellano seminudi nell'immenso salone. Ballano e scopano, mangiano e cantano.
Alle tue spalle il vecchio sospira.
«Ti avverto, Stiletto. Se entri qua dentro non te ne andrai mai più.»
Non riesci a distogliere gli occhi dalle tavolate cariche di pietanze di cui hai solo sentito parlare. Il profumo del vino ti arriva dalle coppe dorate e i tuoi piedi già si muovono al ritmo della musica.
Entri e, dopo il primo passo, la porta si richiude. Il vecchio cambia aspetto sotto i tuoi occhi divenendo giovane e bello. Si unisce alla baraonda dicendo di farti avanti.
Senza pensarci su ti getti nella festa.
5
Il libro è grande quanto una cassetta e sicuramente più pesante. Lo proteggi dai rami mentre attraversi il bosco dietro al vecchietto in direzione dalla tana. Il cuore ti batte in petto mentre ripensi al Bigatto e a come la sua coda, con uno schiocco, ha spezzato Grugno in due.
«Non temere. Non ci faremo notare. Quella lucertola sta sempre a dormire.»
Un verso orrendo scuote le fronde e per poco non ti cade il tomo da sotto il braccio.
«Non sempre, pare» dici.
L’uomo alza le spalle e prosegue.
Il Bigatto è sdraiato sull’oro ammassato nella radura, con gli occhi immobili, spalancati.
Stando dietro un cespuglio di more, inizi a pensare che sia una pessima idea.
«Bene» il vecchio si alza e solleva le mani. «Coraggio, tieni sù il libro.»
«A che pagina?»
«Dalla prima. Devo declamare l’intero grimorio per rispedire la bestia all’Inferno.»
Le pagine saranno cinquecento. Forse il vecchio è davvero pazzo.
«Ormai siamo qui» VAI A 7
«Tu sei pazzo, io non ci sto» VAI A 8
6
Attraversi il bosco con la spada in pugno, mentre il vecchio fatica a starti dietro continuando a chiederti se hai intenzione di dividere il tesoro. Ma tu lo senti a malapena: non hai mai brandito un’arma tanto bella e non vedi l’ora di affondarla tra le squame del ramarro maledetto.
Penetri nella caverna e, dopo pochi passi, eccolo, addormentato sul suo mucchio d’oro.
Dal soffitto piovono gocce fredde. Avanzi lentamente fino a raggiungere il bordo del mucchio. Il tesoro scintilla ai raggi del sole. Toccare l’oro sveglierà la bestia, ma tu sai che, con l’arma diabolica, non dovrai temere né le sue zanne né la sua coda.
Muovi un passo sulla montagna dorata e la spada diventa un ramo secco.
Non hai nemmeno il tempo di stupirtene che l’enorme bocca del Bigatto si spalanca su di te. Avverti una fitta terribile, ma rapidamente tutto si spegne nel buio, anche l’ultimo ricordo del tuo capo.
Mentre il mostro mastica, il vecchio ridacchia. Con un colpo di coda un vaso dorato rotola fino ai piedi scalzi.
«Grazie, mio signore. Ho la stanza quasi piena, ormai. Speriamo che arrivi presto qualcun’altro. Buon appetito.»
Il vecchio si gira ed esce dalla caverna.
7
Ti alzi e apri il pesante libro. Durerà delle ore, seriamo ne valga la pena.
Il vecchio alza le braccia e prende un lungo respiro.
«Io…» urla con voce possente.
La testa del Bigatto si volta a guardarvi.
Cazzo
Tu ci provi a scappare, ma bastano tre balzi della lucertola e ti trovi accanto al vecchio tra le sue fauci.
«Sei proprio…» cerchi di parlare mentre il sangue ti schizza fuori dalla bocca «un vecchio coglione.»
Uno, due morsi e non senti più nulla.
Che pessima giornata.
8
Lasci cadere il tomo e ti allontani mentre il vecchio ti chiama. Senti solo il tuo nome, poi i balzi del mostro che abbattono gli alberi attorno al poveraccio. Fai appena in tempo ad acquattarti e scorgi, in un istante, il Bigatto che divora il vecchio.
C’è mancato poco.
Aspetti che il mostro se ne vada e ti allontani.
Al piano superiore nella casa del mulino trovi un bel po’ di scorte. C’è anche una mappa con cui potresti ritrovare il tuo covo.
Ti sistemi in quello che doveva essere il giaciglio del vecchio e aspetti la notte.
Domani andrà meglio.
Qui non c’è nessuno, pensi.
Meglio così: potrai riposare senza disturbo. Entri e senti i vetri scricchiolare sotto gli stivali. Col piede sposti una sedia rovesciata. I raggi del sole fanno scintillare la polvere.
Questo posto fa schifo.
C’è un tavolo alla tua destra, sopra c’è una ciotola capovolta. Speri nasconda qualcosa da mangiare, la sollevi e uno sciame di mosche ti vola in faccia. Cerchi di scacciarle indietreggiando. Inciampi e finisci a terra. Il ronzio delle mosche viene sovrastato da una voce «Che gesto stupido.»
Afferri uno sgabello e lo sollevi in direzione delle scale: è da lì che viene la voce.
«Calma, calma. Sono solo un vecchietto.»
Dalla penombra esce un uomo. È anziano e sporco. Tiene un telo lercio sulle spalle e ti sembra che sia scalzo. Vedi un paio di denti tra le labbra raggrinzite circondate da una lunga barba grigia.
«Ma sono anche il re di questo castello! C’era un’ala di pollo sotto quella ciotola, un bel po’ di tempo fa.»
Ti rialzi. «Sei il padrone del mulino? Cos’è successo qui?»
«Oh, no. Mi sono rifugiato qui qualche anno fa. Come te. Hai fame?»
Ti porge un pezzo di carne.
«Cos’è?»
«Un ratto. Ma cotto a puntino, eh!»
Hai mangiato di peggio. Allunghi una mano e accetti l’offerta. Scorgi che sotto il telo il vecchio è nudo.
«Come ti chiami? Da dove vieni?» ti chiede.
«Mi chiamano Stiletto.»
«E perché?»
«Brutta storia. Fatti i cazzi tuoi, vecchio.»
Quello ride.
«E tu? Perché te ne stai qui?» gli chiedi addentando la carne fredda e stopposa.
«Anche la mia è una brutta storia. Vuoi davvero saperla?»
«Certo, non ho un cazzo da fare qui e mi piace ascoltare mentre mangio» VAI A 1
«Tempo fa ho fatto un giuramento: non assecondare i vecchi. Lascia stare» VAI A 2
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«Tornato dalla Santa Crociata, ho trovato la mia donna con mio fratello. Ti credevamo morto, hanno detto. E si sono presi anche la mia tenuta. Bastardi. Così li ho fatti fuori: che potevo fare? Sono diventato un fuorilegge e mi sono unito a un piccolo gruppo di briganti. Un giorno al fesso del nostro capo viene in mente di farsi il bottino del Bigatto. Buona idea, un lavoretto facile. E invece sono tutti morti. Il lucertolone a me ha quasi staccato una gamba.»
Solleva il mantello e ti mostra la pelle rovinata che gli circonda la coscia. Per un momento anche i coglioni fanno capolino da sotto il telo e la carne di ratto ti va di traverso.
«Mi sono trascinato fin’ qui» riprende incurante del tuo tossire «Questo posto era già così. Col Bigatto nei dintorni se ne sono andati tutti. Ho aspettato di guarire e poi… sono restato.»
La carne ti torna in bocca dalla trachea, la mastichi e ingoi.
«Perché?» chiedi.
«Perché ogni uomo ha bisogno di uno scopo. Là fuori non ne avevo, mentre qui…»
«Allevi mosche?»
Scuote la testa.
«Sono un guardiano.»
Lo guardi di sottecchi. «Che?»
«Custodisco questa.»
Lascia cadere la tela dalle spalle e ti mostra, oltre al suo corpo nudo, una vecchia spada sbeccata.
«Non sono venuto via a mani vuote dalla tana del Bigatto.»
Ti allunghi sulla sedia e ti cavi i resti di carne dai denti con le unghie.
«Considerando il tesoro che ho visto, non sei stato molto fortunato» dici.
«Tu non sai niente» dice ridendo. «Questa è la Spada di Bafometto!»
«È solo un vecchio ferro.»
«Nelle mani di un santo, sì. Ma nelle mani di una persona corrotta… diviene come la spada dei cherubini che stavano di guardia a Eden. Come la lama fiammeggiante di Lucifero.»
Sospiri. Il vecchio sembra crederci davvero.
«E tu sei un santo?»
«Io ho fatto la crociata, perdio!»
«E poi hai ammazzato tua moglie e tuo fratello.»
«Ma mi sono confessato.»
Ti gratti la testa. Tu hai più peccati sul groppone che capelli in testa e i preti li hai solo pestati. Sarebbe facile verificare le parole del vecchio. Probabilmente sta solo cercando di prenderti per il culo. Forse di sopra nasconde qualcosa di valore.
«Vediamo se è così. Passami la spada.» VAI A 3
«Non credo a queste stronzate. Fatti da parte.» VAI A 4
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«Benone, allora arriviamo al sodo. È tanto che aspetto qualcuno che mi aiuti.»
«A riordinare?» chiedi masticando una zampetta. Il vecchio ridacchia.
«No, ad ammazzare quel maledetto Bigatto.»
«Scordatelo.»
«Ascolta, il mio apprendista è morto di febbre nel viaggio e qualcuno mi deve reggere il grimorio. Devo tenere le braccia alzate mentre formulo il rito.»
Ti blocchi col boccone tra i molari. I grimori sono grossi tomi di magia, ne hai solo sentito parlare. Questo vecchio sarebbe uno stregone?
«E perché non lo posi su una pietra?» provi a dire fingendo di crederci.
«Le pietre non voltano le pagine. Aiutami: reggi il mio libro mentre formulo l’incantesimo. Poi divideremo il bottino a metà.»
«Tutto qui?»
«Aspetto qualcuno da molto tempo e andarsene in giro a cercare aiuto è pericoloso.»
Cammini per la stanza soppesando la proposta. C’è polvere dappertutto, non ti sembra che qui possa viverci qualcuno davvero. Forse il vecchio sta al piano superiore, dopotutto l’hai trovato vicino alle scale.
«Bene, ci sto. Tanto non ho un cazzo da perdere.» VAI A 5
«Secondo me sei solo un vecchio scemo. Cosa c’è di sopra?» VAI A 4
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Il vecchio tentenna. «Chi mi dice che non mi ucciderai?»
«Posso sempre raccogliere la spada da terra. Il sangue non m’impressiona.»
L’uomo coglie il senso delle tue parole e ti porge la spada. L’afferri.
Mentre la tieni in mano l’arma è perfetta, pulita e lucente. Affilatissima.
Cazzo, ma allora è vero, pensi.
«Finalmente un po’ di fortuna! Andiamo a fottere quel Bigatto di merda!» VAI A 6
«Meglio non avere a che fare con demoni e dei. Riprendila!» VAI A 4
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Non hai tempo da perdere dietro i deliri di un vecchio coglione. Lo spingi superandolo e sali le scale. La porta in fondo al corridoio pare in buone condizioni e la cosa ti sorprende. Senza tentennare la spingi.
La musica t’investe come una folata di vento. La luce ti costringe a socchiudere gli occhi. Senti risate e gemiti di piacere. Il profumo di cibo e vino ti circonda mentre gli occhi si abituano. Fate e folletti saltellano seminudi nell'immenso salone. Ballano e scopano, mangiano e cantano.
Alle tue spalle il vecchio sospira.
«Ti avverto, Stiletto. Se entri qua dentro non te ne andrai mai più.»
Non riesci a distogliere gli occhi dalle tavolate cariche di pietanze di cui hai solo sentito parlare. Il profumo del vino ti arriva dalle coppe dorate e i tuoi piedi già si muovono al ritmo della musica.
Entri e, dopo il primo passo, la porta si richiude. Il vecchio cambia aspetto sotto i tuoi occhi divenendo giovane e bello. Si unisce alla baraonda dicendo di farti avanti.
Senza pensarci su ti getti nella festa.
5
Il libro è grande quanto una cassetta e sicuramente più pesante. Lo proteggi dai rami mentre attraversi il bosco dietro al vecchietto in direzione dalla tana. Il cuore ti batte in petto mentre ripensi al Bigatto e a come la sua coda, con uno schiocco, ha spezzato Grugno in due.
«Non temere. Non ci faremo notare. Quella lucertola sta sempre a dormire.»
Un verso orrendo scuote le fronde e per poco non ti cade il tomo da sotto il braccio.
«Non sempre, pare» dici.
L’uomo alza le spalle e prosegue.
Il Bigatto è sdraiato sull’oro ammassato nella radura, con gli occhi immobili, spalancati.
Stando dietro un cespuglio di more, inizi a pensare che sia una pessima idea.
«Bene» il vecchio si alza e solleva le mani. «Coraggio, tieni sù il libro.»
«A che pagina?»
«Dalla prima. Devo declamare l’intero grimorio per rispedire la bestia all’Inferno.»
Le pagine saranno cinquecento. Forse il vecchio è davvero pazzo.
«Ormai siamo qui» VAI A 7
«Tu sei pazzo, io non ci sto» VAI A 8
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Attraversi il bosco con la spada in pugno, mentre il vecchio fatica a starti dietro continuando a chiederti se hai intenzione di dividere il tesoro. Ma tu lo senti a malapena: non hai mai brandito un’arma tanto bella e non vedi l’ora di affondarla tra le squame del ramarro maledetto.
Penetri nella caverna e, dopo pochi passi, eccolo, addormentato sul suo mucchio d’oro.
Dal soffitto piovono gocce fredde. Avanzi lentamente fino a raggiungere il bordo del mucchio. Il tesoro scintilla ai raggi del sole. Toccare l’oro sveglierà la bestia, ma tu sai che, con l’arma diabolica, non dovrai temere né le sue zanne né la sua coda.
Muovi un passo sulla montagna dorata e la spada diventa un ramo secco.
Non hai nemmeno il tempo di stupirtene che l’enorme bocca del Bigatto si spalanca su di te. Avverti una fitta terribile, ma rapidamente tutto si spegne nel buio, anche l’ultimo ricordo del tuo capo.
Mentre il mostro mastica, il vecchio ridacchia. Con un colpo di coda un vaso dorato rotola fino ai piedi scalzi.
«Grazie, mio signore. Ho la stanza quasi piena, ormai. Speriamo che arrivi presto qualcun’altro. Buon appetito.»
Il vecchio si gira ed esce dalla caverna.
7
Ti alzi e apri il pesante libro. Durerà delle ore, seriamo ne valga la pena.
Il vecchio alza le braccia e prende un lungo respiro.
«Io…» urla con voce possente.
La testa del Bigatto si volta a guardarvi.
Cazzo
Tu ci provi a scappare, ma bastano tre balzi della lucertola e ti trovi accanto al vecchio tra le sue fauci.
«Sei proprio…» cerchi di parlare mentre il sangue ti schizza fuori dalla bocca «un vecchio coglione.»
Uno, due morsi e non senti più nulla.
Che pessima giornata.
8
Lasci cadere il tomo e ti allontani mentre il vecchio ti chiama. Senti solo il tuo nome, poi i balzi del mostro che abbattono gli alberi attorno al poveraccio. Fai appena in tempo ad acquattarti e scorgi, in un istante, il Bigatto che divora il vecchio.
C’è mancato poco.
Aspetti che il mostro se ne vada e ti allontani.
Al piano superiore nella casa del mulino trovi un bel po’ di scorte. C’è anche una mappa con cui potresti ritrovare il tuo covo.
Ti sistemi in quello che doveva essere il giaciglio del vecchio e aspetti la notte.
Domani andrà meglio.