In quel boschetto

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Diobrando900
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In quel boschetto

Messaggio#1 » sabato 18 aprile 2020, 0:51

Cotesto disgraziato di Crapone da Cucca stava ormai girando a vuoto da ore. Separato da la cricca, assetato e con gran fame, malediva lo suo condottiero per averlo trascinato in quella faccenda finita sì male. Et per giunta era smarrito in queste lande da quasi due giorni, tra macchie di boschi et sentieri appena battuti, tutti uguali tra loro.
Passato l’ennesimo dannato albero, non credette a li suoi occhi: una fonte di acqua pura, sanza quasi un'oncia di fanghiglia, stava dinnanzi a lui. Era una strana radura, con acqua sì pura, ma alberi et erbe sì secche... Ma nonostante lo nomignolo, Crapone non era certo gran pensatore: tuffò le sozze mani et bevve a sazietà, ruttando di gran gusto. Ad un tratto, un rapido guizzo attirò la sua attenzione. La canaglia sguainò tosto il coltellaccio, et rimase allibito: un picciol essere, più minuscolo d’un pargoletto appena nato, vestito che parea fatto di corteccia et muschio, con un pezzo in oro massiccio più grosso de lui tra le manine, che stava lì a fissarlo da l'altro capo de la pozza. Or la creaturina scappò verso li alberi, or Crapone corse appresso urlando a gran voce: "Oro!!!"
Arrivato di fronte a una gran quercia, lo spiritello s’arrestò. Et Crapone udì orribili stridii che perforavan le sue grosse orecchie. Si guardò attorno: ovunque su li rami de la quercia stavan seduti altri mostrucoli de la stessa fattezza di quell’altro, tutti agghindati a la medesima maniera. Uno di essi, da la longa barba argentea (longa per loro, era poco più di un pizzetto per Crapone) allargò le braccine et disse: “Lo nostro salvatore est iunto, filii mei! L’eroe che salverà lo boschetto de noi Faunetti!”. Tutti quei cosini si strinsero attorno a Crapone, porgendo all’omone frutti, bacche, cestini con miele, una coppa di legno a taglia d’uomo, con un nettare che sapea de vino et miele insieme… et naturalmente la tanto agognata pepitella d’oro.
La canaglia non sapea che fare: avea sentito dicerie de li popoli de la selva, ma giammai aveva pensato de incontrarli un dì. Multe voci correan su di loro, talune belle e talune brutte. Tuttavia sembrava che lo nostro briccone fosse incappato ne le voci bone, et quindi decise d’approfittare de la loro ospitalità. Finalmente un poco di lieta sorte era toccata anco ad esso! Sedette con loro et mangiò. Quei farferelli sembravano ben felici di riverirlo, et Crapone, per non offendere, non si fece certo pregare di fronte allo cibo offerto. Barba d’argento gli chiese poi de contemplar lo tristo albero morente. “Devi sapere, grande uomo, che cotesto albero est prezioso per noi”, disse. “Ad esso noi siamo legati, ma come tu vedi lo Grande Padre est fiacco et logorato”. Una minuscola lacrimuccia sgorgò da le sue rughe.
“Domineddio , lo veggo eccome!” tuonò l’omone. “Tutto qui di cotesto boscaccio est fiacco!”. Et era vero.
L’omino parlò ancora: “Sappi inoltre che al calar del sole, uno strano maleficio accade qui, ed è cotesto a recar male a lo nostro albero. Appena lo sole sparisce, tosto da la terra spuntano tante pepite come quella che ti abbiam donato!”. Et indicò la bisaccia di Crapone, dove l’uomo aveva già ficcato la petitella et lo calice di legno. A tali parole, li occhi de la canaglia luccicarono come diamanti.
“Per spezzare la maledizione, dobbiamo radunar tutto l’oro prima che spunti la luna, ma noi Faunetti siam piccoli et con poca forza” proseguì il vecchio omino. “Ma se tu…”
“Non dire altro, vecchio!” lo interruppe Crapone. “Poiché mi avete sfamato, io vi aiuterò, et per impedire a cotesta maledizione di tormentarvi ancora, porterò con me tutto l’oro raccolto. Così non doverete più preoccuparvi di ciò.” Crapone volea sfregarsi le manone per la contentezza, ma si trattenne per non insospettire li ingenui folletti. La sua disavventura stava prendendo una fortunata piega: sarebbe tornato al covo gonfio d’oro (che avrebbe opportunamente nascosto allo resto de la cricca). Accettò quindi di buon grado et si mise a schiacciar un pisolino, giudicandolo essenziale per un ‘eroe’ prima de compiere la sua ‘impresa’, e raccomandando a li sciocchi esserini de svegliarlo a gran voce al tramonto.
E così essi fecero. Quando lo cielo si tinse di rosso et la luce si affievolì, con le loro vocine i Faunetti svegliarono l’omone, che si destò lieto et avido di oro. Nel medesimo momento in cui lo sole calò, la terra attorno a la quercia cominciò a brillare de una strana luce verde, aliena et allarmante, ma che forniva un poco di chiarore ne la tenebra crescente. Et allora Crapone strabuzzò li occhi: dal terreno, come funghi lucenti, sbucarono decine et decine di pezzi d’oro! Tutti per lui!
L’avidità si impossessò del cuore dell’uomo, che prese a raccogliere a grandi manate tutto l’oro che trovava, con le vocine de li omini che lo incitavano a continuare. Crapone sudava e incespicava, stanco et felice come non mai. La sua bisaccia era un macigno, ma avrebbe volentieri portato altre dieci bisacce per poterle riempire. Si sentiva sempre più pesante, lo peso dell’oro aumentava sempre di più; anco le braccia et le gambe sembravano pesanti come non mai. Ma non importava: era felice, più di quanto fosse mai stato ne la sua altalenante vita. Sembrava un pargolo di Cucca che avesse appena scoperto lo gioco de la palla.
A un certo punto, si accorse che tutto l’oro era stato raccolto. Fece per girarsi verso i Faunetti, appollaiati sui rami, per dire che l’arduo compito dell’eroe era finito e che dovea rimettersi in marcia verso altre avventure. Fu allora che realizzò che…non potea più muoversi!
Le sue gambe non si moveano più, quasi fussero ancorate al terreno. Provò a dimenare le braccia, ma anche quelle stavano ferme come quelle di una statua. Et proprio allora spuntò la luna.
Li Faunetti si misero ad applaudire, urlando: “L’eroe ce l’ha fatta! L’eroe ci salverà!”. A sentire coteste parole, l’omone si sentì a disagio. “Hey voi, aiutatemi. Non riesco più a movermi!” gridò verso li omini, che continuarono a esultare et acclamare come se nulla fosse. Crapone ebbe un gran brutto presentimento.
Lo vecchio Barba d’argento saltò giù da li rami, et fece cenno a li altri di tacere. Poi alzò nuovamente le braccine et si voltò verso la rinsecchita quercia: “Grande Essere, lo momento de la rinascita tua est prossimo. Un campione, un eroe est venuto a noi!”. A Crapone non era mai piaciuta la parola ‘eroe’, ma anche se gli fosse piaciuta, in cotesto momento et in cotesta circostanza sembrava lo peggior nomignolo che si potesse concepire.
“Egli oggi rinascerà con te, et lo suo gesto feconderà la terra morente. Egli rivivrà in ogni frutto et in ogni foglia de lo nostro boschetto. Et siederà con te, per sempre!” Lo vecchio spiritello smise di parlare, et nel medesimo istante, Crapone sentì qualcosa moversi sotto li suoi piedi. Con massimo sforzo guardò in basso: lo terreno sul quale era fermo, ora si stava alzando, tale una colonna di terra, ghiaia, roccia et radici, sollevandolo verso le chiome de li alberi.
“Liberatemi subito!” urlò la canaglia a tutto fiato, più spaventato che infuriato. “Lasciatemi o vi ammazzo tutti, schifosi moscerini!”. Quasi spezzandosi lo braccio, riuscì a piegarlo et a sfoderare lo coltellaccio: lesto iniziò a colpire la terra che lo teneva prigioniero, ma anche una fiera spada da cavaliere non avrebbe potuto granché contro le rocce et le solide radici che lo tenevano avvinghiato, figuriamoci la sua vecchia lama arrugginita.
Oramai era a pochi palmi da lo tronco di quercia. La masnada di Faunetti avea ricominciato a esultare, ballando et saltellando su li rami come a una festa. Il vecchio folletto parlò: “Accetta lo nostro dono, Grande Essere”. Et a queste parole, lo tronco di quercia si aprì, con gran fracasso di legno rotto, tale una bocca piena di schegge.
Crapone urlò, poi la bocca si chiuse su di lui. Et niuno seppe più ove finivan le ossa et iniziavano le radici, ove cessava lo sanguine umano et iniziava la verde linfa. Anche Crapone non seppe più dove finisse la sua mente di uomo, e dove cominciasse quella de la quercia… La sua quercia. La sua mente. La mente de lo boschetto.

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Era uno splendido et radioso giorno di sole. Toretto et Vanni, li due gemelli de la cricca, aveano finalmente ritrovato le tracce di quel pusillanime di Crapone, dopo un giorno passato a cercare lo resto de la loro banda.
“Spero de ritrovar presto quel testone” disse Vanni, avviandosi verso una pozza d’acqua limpida et lucente senza niuna fanghiglia. Tuffò il faccione ne la fresca pozza et bevve con piacere.
“Guarda un po’ la, fratello” urlò Toretto verso di lui, avviandosi verso un boschetto rigoglioso troneggiato da una maestosa quercia. “Le tracce portano qui, non deve essere lontano. Ma prima la colazione!”. Tirò fuori da la saccoccia un tozzo di pane et un po’ di formaggio che avea ‘trovato’ la sera prima gironzolando in un campo il giorno prima. Si mise comodamente seduto con la schiena contro lo grosso albero et fece cenno al fratello di fare altrettanto. Prima o poi l’avrebbero ritrovato, quel disgraziato di Crapone.



alexandra.fischer
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Re: In quel boschetto

Messaggio#2 » lunedì 20 aprile 2020, 18:55

IN QUEL BOSCHETTO di Diobrando900 Il linguaggio è volutamente arcaico, nello spirito del genere fantasy di moda attualmente. Ma la storia si capisce: riguarda l’avidità di Crapone, un avventuriero che si ritrova a “dare nuova linfa” (in senso proprio e figurato) a una sorta di divinità albero venerata da un gruppo di folletti in cerca di un “eroe” che li liberasse dalla maledizione di vederla morire; molto ben reso il personaggio dell’antieroe Crapone che si lascia sedurre dalla prospettiva dell’oro (da portare via in gran quantità perché causa della maledizione, a detta dei folletti) e dalla loro gentilezza (lo sfamano e lo adulano). Graffiante il finale con i due compari che lo cercano… senza sapere di averci appoggiato la schiena sopra. Bellissima l’immagine dell’albero che apre le fauci.
Attento a:
petitella (pepitella)
Hey voi (Ehi, voi)

Carondimonio
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Re: In quel boschetto

Messaggio#3 » lunedì 20 aprile 2020, 19:54

Ottimo lavoro, ho apprezzato molto il linguaggio brancalonesco, e sarei curioso di sapere a cosa ti sei ispirato.
La storia è molto bella e sorprendente, anche per merito dell’ambientazione davvero descritta bene.
Complimenti, questo racconto ha davvero poco da invidiare a quelli pubblicati nelle antologie di Zappa e spada.

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lval21
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Re: In quel boschetto

Messaggio#4 » martedì 21 aprile 2020, 11:29

Crapone è un antieroe esemplare: un’avida canaglia che non ci pensa due volte ad accettare (per non offendere, s’intende!) il cibo e l’oro che gli viene offerto, cadendo puntualmente vittima della propria avidità. Il simpatico protagonista e il linguaggio giustamente “brancaleonico” rendono il racconto un solido pezzo di zappa & spada, che ci insegna a non fidarci MAI delle tribù di spiritelli ospitali che incontriamo nel bosco...

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daniele.mammana-torrisi
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Re: In quel boschetto

Messaggio#5 » mercoledì 22 aprile 2020, 20:50

Ciao, Brando!

La trovata del linguaggio arcaico mi ha suscitato due risposte un po' differenti. Da un lato, devo apprezzare l'inventiva che hai avuto, sottolineando che non è un colore che hai messo per un rigo e poi basta. Hai scelto un registro e l'hai mantenuto fino alla fine; questo richiede un solido impegno, e lo voglio riconoscere.
Dall'altro lato, però, non è una scelta che condivido. La capisco, ma non è qualcosa che rientra nei miei gusti. Soggettivamente non mi è piaciuta, ma onore al merito.

Quanto alla trama, l'idea che l'avidità non paghi è sempreverde. Usare i faunetti come una sorta d'italico Popolo Piccolo, ecco, quello mi è piaciuto. Per carità, non sono stati neanche lontanamente malevoli quanto la più nota versione irlandese e si può capire il loro punto di vista, se non ho colto un abbaglio.
Non ingannano la gente come Crapone per diletto e malvagità, ma per incontrare un loro bisogno. Se non lo facessero, le piante del loro boschetto morirebbero, quindi a loro serve un sacrificio per rinnovare la rigogliosità della loro casa. E averli messi così è una scelta che apprezzo!
Devo dire, mi sarebbero piaciuti dei piccoli avvertimenti, anche non colti da Crapone, su quello che attende chi si fa ingannare dalla loro trappola!

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Luca Nesler
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Re: In quel boschetto

Messaggio#6 » sabato 25 aprile 2020, 17:30

Ciao Diobrando, piacere e benvenuto!
Hai una buona padronanza della scrittura e ho trovato divertente l'uso di un italiano arcaico, anche se alla lunga affatica parecchio la lettura. Forse avresti potuto far parlare così i personaggi e tenere un italiano meno pesante per la narrazione. Riguardo alla trama è portata avanti con ironia, ma è abbastanza scontata (nel senso che è chiaro fin da subito dove andrà a parare) e senza particolari guizzi. L'epilogo è un po' superfluo, visto che non aggiunge nulla a quanto visto e compreso, mi riferisco al fatto che i compagni cerchino il Caprone e non lo trovino perché inglobato dall'alberone. Avresti potuto chiudere lì o aggiungere qualcosa che mettesse in luce ciò che è accaduto.
In ogni caso un buon esperimento.
Alla prossima!

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