Il Podestà

fefio84
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Il Podestà

Messaggio#1 » domenica 19 aprile 2020, 0:20

Un cavallo, un bello stallone nero, era legato nei pressi di una radura poco lontana dalla strada principale. Grifonetto, dopo tutto quello che era successo negli ultimi giorni, pensò che finalmente la fortuna era tornata dalla sua parte. Con un animale del genere sarebbe sicuramente riuscito a tornare al covo prima che i suoi piedi diventassero due ammassi di carne informe. Farsi rubare gli stivali da viaggio buoni era stata solo l’ultima delle sue sventure. D’altronde, anche lui li aveva presi in prestito a qualcun altro.
Con passo felpato e imprecazioni a mezza bocca, un santo per ogni spino nel piede, cercò di capire meglio la situazione: dove c’è un cavallo legato, c’è senz’altro un cavaliere. Chissà se la sorte gli avrebbe mandato un esile messaggero o un corrazzato guerriero in armatura completa.
Tese l’orecchio per percepire eventuali rumori in lontananza e riconobbe immediatamente l’inconfondibile suono di una vescica che si svuota. Fece un altro passo in avanti per vedere meglio e vide un uomo grassoccio di spalle, con le brache calate, che stava pisciando di fronte ad un albero. Dal vestiario Grifonetto capì che la sorte finalmente era arrivata a sorridergli! Una pellegrina rivoltata, alla moda di Galaverna, una tunica rossa sovrastata da una sopravveste blu con ampie maniche bordate di passamaneria dorata, stivali di pelle buona… “Se questo non è un notaio, io sono il conte Trincia di Fuligni. C’è un solo modo per prendere il cavallo e non avere noie…” Pensò Grifonetto.
Così cominciò a guardarsi intorno in cerca di qualcosa che potesse somigliare ad un’arma. La sua spada buona era stata purtroppo confiscata qualche giorno prima dalle guardie… poco male, anche quella era stata comunque presa in prestito.
Raccolse una bella pietra appuntita e con il passo felpato di un gattopuzzo si portò alle spalle del malcapitato. Alzò le braccia, prese la mira per non rovinare il copricapo e sbam! Con un colpo ben assestato alla base della nuca il grassoccio si afflosciò a terra come un sacco di patate.

“Bene, e ora vediamo un po’ che cosa abbiamo” – Grifonetto iniziò a cercare tra le vesti e nella manica destra trovò un foglio di carta bambagina arrotolato.

“A dì decimo sesto,
Al nome di Dio, la popolazione tucta de Mevania, rappresentata da li magnifici quattro consoli delle arti, chiede all’illustrissimo Fino Giffiedi notaro et magistrato de la citta de Pertugia, raccomandato per noi da lo precedente defunto Podestà, di devenire a partire de lo dì vigesimo dello istesso mese, Podestà de le genti di Mevania.
A Dio piacendo”


Grifonetto, tra la masnada di avventurieri, tagliagole e ingozzavino di cui faceva parte, si era sempre reputato il più intelligente e fu semplice per lui fare due più due: “Sarò il nuovo podestà de la citta de Mevania. Sì, questa volta la fortuna mi sta ripagando di anni di iettatura e sfiga nera! Già mi immagino a mangiar bene, bere vino e a palpare culi di contadinelle in giro per il borgo”.

E dopo aver fantasticato sulla sua nuova vita, iniziò a spogliare il vero Podestà e a cambiarsi d’abito. Stivali comodi, vestiti caldi e un cappello. Sembrava proprio un gran signore.
Poi, controllati i suoi averi nella bisaccia del cavallo, si mise in sella e si avviò verso la città di Mevania.
Dopo un paio d’ore di cavallo si trovò nei pressi della porta nord della città. “Mevania… Mevania… devo esserci già passato di qua… Ma certo! Qui si trova la stufa de Monna Pippa! Non c’è luogo migliore per ristorarsi, spendere soldi e conoscere qualche fantella disposta a donare un po’ di amore al sottoscritto!”
E così, anche lui carico d’amore, si avviò verso la porta. Non essendo giorno di mercato, l’accesso al borgo non era regolato dalla solita fastidiosa dogana e così poté sgattaiolare dentro e dirigersi alla stufa, prima di presentarsi al Palazzo del Podestà.
In un vicolo stretto e piuttosto buio vide un’insegna su cui era riportato il busto di una donna popputa.
Scese da cavallo e con fare da gran signore si presentò all’uscio dove una donna non più tanto giovane, ma ben fornita di tutte le virtù necessarie a quel mestiere, aspettava i clienti. Odore di rosa e di vino inebriavano i sensi di Grifonetto.

“Monna Pippa! Quale ventata di giovanile freschezza mi si para davanti! Un giorno fui per alcuni affari qui nella città di Mevania e serbo un gioioso ricordo di questo nobile luogo ed essendo io in viaggio in queste terre ho deciso di tornare per una seconda porzione…”

“Meno chiacchiere diraicato! Monna Pippa è vissuta abbastanza da non farsi imbambolare dalle belle parole della tua canzona… pagherai come tutti gli altri, forza entriamo!”


Detto questo, la signora scostò la tenda dall’uscio e lo esortò ad entrare.
Il locale, piuttosto basso e fumoso, ospitava varie tinozze di legno circondate da tende bianche e rosa, in cui altri avventori si stavano rilassando in compagnia di graziose fanciulle mangiando frutta e bevendo vino.

“Scegli una vasca e una delle mie ragazze sarà presto da te” disse Monna Pippa iniziando a contare i gransoldi appena ricevuti.

Grifonetto non se lo fece ripetere e, ringraziando la scarsella di Fino, si immerse in una delle vasche dopo essere rimasto con solo le braghe addosso. Accanto a lui due signori che condividevano lo stesso spazio stavano parlottando tra loro.

“Quindi è tutto pronto per stasera giusto? Fortuna che abbiamo avuto quella soffiata. Lapo, hai spiegato bene il piano a chi accoglierà il tonto che abbiamo ingaggiato con la scusa dello scherzo? Così gli assassini trucideranno il finto… ”

Grifonetto non riuscì a capire l’ultima parola a causa di un suo stesso urlo. Si era distratto ascoltando i due signori e proprio in quel momento Letizia, una delle donne di Monna Pippa, era entrata e aveva affondato le mani direttamente nella tinozza… con poca grazia e ancor meno letizia.

“Ma che caz… ah, te lo vuoi portare via, beh?”

Sentendo il trambusto alle spalle, i due uomini si alzarono e iniziarono a rivestirsi.
Dopo circa un’oretta di libagioni a base di ippocrasso, frutta speziata, poca letizia e tanto amore, si era fatto pomeriggio inoltrato e Grifonetto, un po’ stordito, si alzò, inizio a rivestirsi e si incamminò verso il Palazzo del Podestà.
Camminava quasi del tutto tranquillo, forte del fatto che tutta la sfortuna accumulatasi nella sua vita era finalmente passata, anche se c’era qualcosa che gli sfuggiva. Come una strana sensazione che non riusciva a capire bene. Non gli diede troppo peso, pensando che il vino dolce di Monna Pippa gli fosse già salito alla testa.
Arrivato a palazzo si presentò alle porte bussando con forza.

“Sono il nuovo Podestà della Città di Mevania, Fino Giffiedi da Pertugia”.

Dopo qualche minuto, sentì i cardini del portone scricchiolare e un ometto basso dagli occhi vispi gli si parò davanti con sguardo curioso.

“La bona pace mastro Giffiedi, sono Alatrino, il custode del palazzo. L’aspettavamo già da un po’ e con più… con più salute addosso”.

Capendo che faceva riferimento alla corporatura del vero Fino, Grifonetto intervenne prontamente:

“Sì, gli ultimi mesi sono stati di grande ristrettezza nella citta di Pertugia”.

Alatrino non sembrava particolarmente convinto, ma al tempo stesso neanche troppo preoccupato della situazione.
Fece entrare Grifonetto il quale si rivolse subito al custode per saggiare la sua nuova posizione:

“Portatemi subito del vino bianco salviato, il viaggio è stato lungo e periglioso”.

Il custode, sconcertato da tale richiesta da vero signore, con fare scocciato annuì con la testa e si avviò bofonchiando.

“Goditi questi momenti, bamboccio… tanto sarà l’ultimo vino… maledetti… chi hanno mandato…”

Così, dopo parecchio tempo in cui Grifonetto era rimasto ad aspettare in piedi sulla porta, Alatrino tornò con una brocca di vino bianco di scarsa qualità con una foglia di salvia che galleggiava dentro.

“L’accoglienza non sembra delle migliori, dovrò raddrizzare questi impudenti!” pensò Grifonetto.

“Vossignoria vorrà andare a dormire presto questa sera, il viaggio è stato lungo…” fece il custode.

“Ma in realtà vorrei vedere la stanza del tesoro e poi le servitrici del palazzo e magari mangiare…” rispose Grifonetto.

“Ah, ma per quello ci sarà SICURAMENTE tempo domani, adesso è giusto riposare, vi accompagno alla vostra stanza” liquidò Alatrino.

A questo punto, il tarlo nella mente di Grifonetto cominciava a diventare grande quanto una talpa, ma ancora non riusciva ad afferrare la situazione.
Accompagnato nella stanza, Grifonetto cominciò a prepararsi per la notte. Era sempre più dubbioso della situazione, come se quella fortuna che gli era capitata non fosse altro che la solita sfiga, ma travestita.

“Forse una buona dormita su un letto vero mi aiuterà…” disse ad alta voce Grifonetto prima di mettersi nel letto.
Non riusciva a prendere sonno e ad un certo punto cominciò a ripercorrere mentalmente la giornata.

“Un podestà a cavallo da solo senza scorta, i due uomini che parlavano dell’uccisione di un finto qualcuno, un custode irriverente nei confronti del Podestà… Ma certo! “

Zac! Una fitta di dolore al costato e poi il buio.
Grifonetto, tra la masnada di avventurieri, tagliagole e ingozzavino di cui faceva parte, si era sempre reputato il più intelligente, ma va detto che il livello di partenza generale della sua banda era veramente molto basso.

“Aprite! Sono Fino Giffiedi da Pertugia”

Alatrino aprì la porta con sommo piacere e umile servilismo. Il piano era andato bene, la cospirazione ai danni del Podestà sventata e Cecco Berardelli, il sobillatore di Mevania, arrestato.



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invernomuto
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Re: Il Podestà

Messaggio#2 » lunedì 20 aprile 2020, 15:49

Ciao Fefio, bentrovato.

Ho davvero pochi appunti da farti perché considero la storia una prova riuscita - hai usato un registro semplice e scorrevole che lascia spazio a intermezzi di dialogo in volgare, cosa che fa filare dritto il racconto fino alla fine - bello anche l'espediente narrativo dell'equivoco che ci porta alla punizione finale - ottimo modo per mettere un punto fermo alla storia.

Insomma, ottima prova - continua così - a rileggerci!

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Davide Di Tullio
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Re: Il Podestà

Messaggio#3 » lunedì 20 aprile 2020, 17:52

Ciao Fefio

piacere di leggerti. La storia é nel complesso ben costruita. Ho trovato divertenti i nomi dei personaggi e l´uso del gergo é fatto con una certa maestria. In generale noto una buona proprietá di linguaggio.

L´elemento caratteristo che rilevo é l´uso del raccontato. Soprattutto nella prima sezione del racconto, a parte qualche occasionale solipsismo, ne fai un uso abbaondante. Personalmente l´ho trovata un pó farraginosa nella lettura. Molte descrizioni e l´uso di un aggettivazione importante rallentano la fluiditá del racconto. Nella seconda parte, dove in effetti utilizzi quasi esclusivamente il dialogo, il racconto scorre in bellezza, diventando decisamente piú godibile.

A mio avviso, travasando molti raccontati in discorsi diretti (anche in monologo), svilupperesti un potenziale che il racconto ha in se. A mio parere l´eccessivo raccontato della prima parte non rende giustizia al buon intreccio che hai impostato

a rileggerci!

fefio84
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Re: Il Podestà

Messaggio#4 » lunedì 20 aprile 2020, 20:58

invernomuto ha scritto:Ciao Fefio, bentrovato.

Ho davvero pochi appunti da farti perché considero la storia una prova riuscita - hai usato un registro semplice e scorrevole che lascia spazio a intermezzi di dialogo in volgare, cosa che fa filare dritto il racconto fino alla fine - bello anche l'espediente narrativo dell'equivoco che ci porta alla punizione finale - ottimo modo per mettere un punto fermo alla storia.

Insomma, ottima prova - continua così - a rileggerci!


Grazie mille! Ho partecipato praticamente per caso ed è la prima volta che scrivo un racconto. Neanche sapevo di dover ricevere commenti e commentare a mia volta! Grazie ancora!

fefio84
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Re: Il Podestà

Messaggio#5 » lunedì 20 aprile 2020, 21:00

Davide Di Tullio ha scritto:Ciao Fefio

piacere di leggerti. La storia é nel complesso ben costruita. Ho trovato divertenti i nomi dei personaggi e l´uso del gergo é fatto con una certa maestria. In generale noto una buona proprietá di linguaggio.

L´elemento caratteristo che rilevo é l´uso del raccontato. Soprattutto nella prima sezione del racconto, a parte qualche occasionale solipsismo, ne fai un uso abbaondante. Personalmente l´ho trovata un pó farraginosa nella lettura. Molte descrizioni e l´uso di un aggettivazione importante rallentano la fluiditá del racconto. Nella seconda parte, dove in effetti utilizzi quasi esclusivamente il dialogo, il racconto scorre in bellezza, diventando decisamente piú godibile.

A mio avviso, travasando molti raccontati in discorsi diretti (anche in monologo), svilupperesti un potenziale che il racconto ha in se. A mio parere l´eccessivo raccontato della prima parte non rende giustizia al buon intreccio che hai impostato

a rileggerci!


Ciao Davide,
grazie mille per i suggerimenti. È la prima volta che scrivo un racconto e l'ho fatto di getto, senza pensarci troppo! In ogni caso, grazie ancora.

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Wladimiro Borchi
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Re: Il Podestà

Messaggio#6 » martedì 21 aprile 2020, 12:52

Oh Fefio caro, se è la prima volta che scrivi un racconto, c'è un artista dentro di te che preme per uscire.
Leggere il tuo lavoro mi ha divertito molto, il protagonista è ben caratterizzato e hai usato il Bracalonico con maestria.
Il plot è divertente e ben orchestrato.
Gli indizi che fornisci al lettore, fin dall'inizio, ci rendono il twist finale prevedibile e con effetto praticamente nullo, ma immagino che l'assassinio del nostro affezionatissimo furbacchione non dovesse giungere inatteso.
Anzi, tu stesso giustifichi il motivo per il quale Grifonetto non se ne avveda prima, sottolineandone la scarsa intelligenza (seppur il personaggio ritenga di averne molta) e dando per scontato che invece il lettore sappia come, invece, finiranno le cose.
Qualche acerbità stilistica che ti è già fatto notare, ma nel complesso un buonissimo lavoro.
Spero di rileggerti presto.
Wladimiro
IMBUTO!!!

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roberto.ferrarese
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Re: Il Podestà

Messaggio#7 » mercoledì 22 aprile 2020, 12:53

Ciao Fefio,
anche io ho veramente pochi appunti da fare a una storia che nel complesso mi è piaciuta molto!
A voler fare proprio i precisi, ci sono un paio di circostanze in cui il registro mi è parso un po' dissonante da quello usato nel racconto (tipo i piedi che diventano "masse di carne informe"), ma credo che siano gusti personali. A mio parere poi, avrei insistito anche di più sull'incapacità di Grifonetto di accorgersi di quello che gli succedeva intorno, puntando più decisamente sul risvolto comico della vicenda che, se vogliamo, ha un doppio twist: il podestà che non era il vero podestà e Grifonetto che impersonava il falso podestà e avrebbe avuto tutte le possibilità per accorgersi del complotto, ma non le ha sfruttate. Ma anche qui, son gusti personali!
Infine, e credo sia un problema comune a molti -me compreso-, il finale si stampa contro il limite dei 10000 caratteri e risulta un po' affrettato. Forse avrebbe funzionato anche chiudendosi con più calma alla morte di Grifonetto.
Comunque, bel racconto!
Ro.

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Pretorian
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Re: Il Podestà

Messaggio#8 » venerdì 24 aprile 2020, 0:58

Ciao, Fefio e piacere di leggerti. Dunque, il racconto è alquanto confuso, soprattutto nella parte finale, dove i punti di vista di Alatrino e Griffonetto si sovrappongono al punto che è difficile capire chi pensi cosa. Fa attenzione al POV che scegli, soprattutto se vuoi approcciarti al narratore onnisciente, perché la libertà che ti consente può essere ingannevole: anche se il narratore ha uno sguardo più esteso, segue sempre uno dei personaggi, altrimenti sveli troppo della narrazione e rendi il tutto confuso e poco interessante. Avevi un bel plot-twist da giocarti e lo hai sprecato in una giravolta di cambi di POV che hanno reso il finale inutilmente complicato e poco incisivo. Peccato.

Alla prossima1

alexandra.fischer
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Re: Il Podestà

Messaggio#9 » domenica 26 aprile 2020, 9:32

Mi dispiace per Grifonetto: dopo una vita di furti (dagli stivali al cavallo) stava per rifarsi ai danni del vero podestà (rubandogli soldi, cavallo e carica). Invece, ahimè per lui, è stato usato per fare da sosia al vero podestà e servire da pedina sacrificabile per inchiodare il congiurato Cecco Berardelli. Io trovo ben rese: le descrizioni dei personaggi, il linguaggio arcaico usato anche per il foglio con la nomina del podestà. L’atmosfera medievaleggiante (bosco, bordello, palazzo). Può anche starci il brano smozzicato della pedina sacrificabile (gli uomini in tinozza parlano di lui, poverino). Va bene così. Con riferimenti boccacceschi (Monna Pippa) e danteschi (Lapo). Forse un riferimento alla traccia centrale avrebbe giovato alla tenuta del racconto (il tema è stato sfiorato, c’era questa traccia da continuare), e qualche prodigio legato al Bigatto avrebbe aiutato il nostro (anti)eroe ad essere meno passivo (tipo: muoio, ma poi tormento il podestà, ma il mio è un umile suggerimento).

AnDrITomma
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Re: Il Podestà

Messaggio#10 » domenica 26 aprile 2020, 20:24

Complimenti, bel racconto.
Direi che c'è poco di aggiungere a quanto sopra, la storia scorre bene, il ritmo è intrigante al punto giusto, carini i nomi e simpatica la storia. A voler fare un appunto, l'unico problema è il finale che è già da un po' intuibile e termina in modo un po' affrettato e senza grossi colpi di scena. Ma mi rendo conto che 10mila caratteri sono pochi.

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