Di notte leoni, di giorno...

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo maggio sveleremo il tema deciso da Cristiano Demicheli. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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el_tom
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Di notte leoni, di giorno...

Messaggio#1 » domenica 17 maggio 2020, 18:12

DI NOTTE LEONI, DI GIORNO…

La porta si aprì e dalla casa, come ogni mattina, uscì Rosanna con le ciotole colme di cibo.
Attorno alle sue gambe immediatamente si generò un turbinio di pelo e miagolii, Ernesto e Kiri, impazienti come sempre, non mancarono di dimostrare la loro gratitudine e l’impazienza.
In un'altra stanza si svolgeva una scena analoga, la piccola Eva consegnava la colazione a Tina seguendo le stesse modalità della madre, una volta posata la ciotola,la bimba si accoccolò a fianco della gatta e cominciò ad accarezzarla.
In cucina Enzo preparava la colazione, portò i biscotti, le fette biscottate e le marmellate in tavola e, una volta pronto, versò il caffè ed il latte.
La famiglia si riunì attorno al tavolo, poco dopo arrivarono anche i gatti.
Kiri saltò in grembo ad Enzo e strusciò il musetto contro la faccia dell’uomo che cominciò ad accarezzarla, la gatta si mise a far le fusa rumorosamente.
Tina sparì in cameretta, il suo solito posto ed Ernesto andò ad accucciarsi sotto una siepe in giardino e venne seguito, pochi istanti dopo, da Kiri che non perdeva occasione di infastidire il felino.
Nel giro di un quarto d’ora i gatti erano tornati alle loro postazioni favorite per il riposo.
“Come faranno a dormire così tanto lo sanno solo loro” disse Enzo sbocconcellando una fetta biscottata stracarica di marmellata alla fragola “Poi alle quattro di mattina scatta l’hunter mode e saltano per tutta la casa, per fortunaadesso che è cominciata la bella stagione gli piace dormire fuori”
“Tranne Tina che dorme con me” proferì Eva allegra esibendo un sorriso senza un dentino ed inzuppando un biscotto nel suo latte e Nesquik.
“La Tina è vecchietta, tra qualche mese avrà 19 anni” spiegò pazientemente Rosanna.
Intanto, sotto la siepe, stravaccati, i due felini si godevano la brezza ed il sole.
“Come faranno a stare svegli tante ore lo sanno solo loro” disse prima di sbadigliare Kiri.
“Secondo me è perché son senza pelo e per non aver freddo si devono muovere in continuo e stare alla luce” le rispose pacatamente Ernesto
“Come le lucertole?”
“Come le lucertole” confermò lui con la sua voce profonda.
“Comunque sono abbastanza bravi dai, ci venerano come meritiamo,ci danno da mangiare, puliscono e ci fanno le carezze, possiamo perdonarei lorodifetti non credi?” chiese allora Kiri stendendo le zampe ancora spaparanzata a terra.
Ernesto non si degnò di risponderle, appoggiò il muso sulle zampe anteriori incrociatee chiuse gli occhi.
La giornata trascorse tranquilla, più o meno, le attività, nei giorni dell’epidemia, erano limitate e le giornate si susseguivano molto simili tra loro.
Eva giocava un po' in giardino poi passava in rassegna gli abitanti della casa, qualche attività con mamma, qualche gioco con papà e un benevolo tormento ai gatti che, loro malgrado, accettavano senza troppe proteste le allegre attenzioni di quella cucciola d’uomo.
Giunse presto la sera, calarono le ombre sul mondo, Rosanna, Eva ed Enzo cenarono sotto il gazebo in giardino con la compagnia di una radiolina che suonavapiano, Ernesto e Kiri inseguivano insetti che solo loro riuscivano a vedere, Tina uscì di casa per fare una breve passeggiata in giardino prima di ritirarsi nuovamente per dormire.
Fu quindi l’ora di spegnere le luci, Eva dormiva nel suo lettino dopo la solita lettura della buonanotte, Enzo e Rosanna si rilassarono sul divano, lui leggeva disturbato solo da Kiri che veniva e prendersi il suo tributo serale di coccole, lei seguiva le notizie del giorno sul suo pcinterrotta da Ernesto che timidamente richiamava la sua attenzione con una delle sue lunghe zampe anteriori.
“Non sembrano neanche della stessa specie” esordì Enzo ad un certo punto “guardali bene, lei è tigrata, enorme, tozza, marrone scuro, ha le zampette corte e il pelo lungo, è rumorosa ed ingorda e viene a prendersi 20 minuti di carezze più volte al giorno,a volte sbava e a dirla tutta puzza pure un po’ però è una tenerona” la gatta che aveva in braccio ricambiò quella serie di epiteti facendo le fusa ancora più forte e dando un paio di testate sul naso dell’uomo che la accarezzòancora più intensamente.
“Lui invece è chiarissimo, tra il bianco ed il rosa, longilineo, delicato, non miagola praticamente mai, beve l’acqua con la zampa e mangia poco,ha delle zampe fine e lunghissime, si lascia toccare a malapena e se no gli va lo fa capire con le unghie e con i denti, la sola che può toccarlo senza paura è Eva nonostante non sia così delicata con lui, è un lord, Sir Ernesto”.
Ernesto si voltò verso Enzo e sembrò fargli un piccolo inchino, poi scoccò uno sguardo verso la sua collega felina e si diresse alla porta che dava al giardino, Kiri lo seguì immediatamente.
“Hai sentito, finalmente lo ha capito, mi ha chiamato lord” disse soddisfatto Ernesto con il naso ben in alto mentre camminavano.
“E io sono una tenerona” gli ballonzolava dietro Kiri
“Si ma ha anche detto che puzzi, francamente non riuscivo a capacitarmi del fatto che nessuno se ne fosse ancora accorto” disse con il suo fare spocchioso.
Kiri gli lanciò uno sguardo che avrebbe potuto sciogliere un blocco di granito e gli rispose “Io mi pulisco e la puzza passa, te alle gattine al massimo illustri il tuo pedigree… castrato”
Ernesto sbarrò gli occhi e rimase a bocca aperta, il suo portamento sembrò farsi meno altezzoso.
Le due tigri in miniatura si dirigevano, come ogni notte da un paio di settimane, all’angolo del giardino che dava sulla strada.Li infatti c’era una colonna di cemento di poco meno di due metri ed era la parte di recinzione vulnerabile che loro due avevano imparato a scavalcare, una volta fuggiti non andavano molto lontano, si limitavano ad attraversare la strada per accedere al giardino, ben più grande del loro, dell’asilo comunale che, di notte, era ritrovo dei gatti del quartiere.
“Buonasera a-mici” li accolse un certosino grigio con gli occhi ambrati “Ciao Fluffy” risposero in coro Kiri ed Ernesto “Che succede di bello stanotte?” chiese Kiri “Le solite cose” le rispose il certosino “Nerone e Silvestro litigano per far colpo su Missy”
Sotto il salice al centro del giardinodue gatti soffiavano e miagolavano ferocemente ma, a parte il comportamento teatrale, la distanza tra loro non diminuiva mai.
“Figlio di Soriana!” gridò Silvestro inarcando la schiena e gonfiando il pelo.
“Come osi, tu, randagio, figlio di un topo!” rispose di rimando Nerone agitando una zampona unghiuta alla volta del suo avversario.
Ernesto intanto, nell’indifferenza dei contendenti, si era silenziosamente portato vicino all’oggetto della contesa, una gattina siamese che, pur assistendo alla scenata in suo onore, si lavava ostentando indifferenza.
“Buonasera Missy”la salutò Ernesto esibendosi in un piccolo inchino.
La micetta interruppe le operazioni di pulizia e si rivolse al gatto “Buonasera mio caro, finalmente sei arrivato, mi sentivo sola in mezzo a tutti questi selvaggi” e strusciò il musetto sul collo del suo interlocutore.
Il felino emise delle fusa profonde e molto forti tanto che i duellanti si fermarono e si voltarono nella sua direzione
“Ehi, damerino, cosa ci fai tu vicino alla mia gattina!” soffiò Nerone
“Ma quale tua gattina, lei è mia, ratto obeso” miagolò in risposta Silvestro e ricominciarono a litigare fra di loro.
“Vedi” disse allora Missy ad Ernesto “Selvaggi, non sono gentilgatti come te. Passassero almeno all’azione così questa pantomima finirebbe una volta per tutte e non ci ammorberebbero una notte si ed una notte no con la loro commedia” Ernesto annuì “concordo con te mia cara”
Nel mentre Kiri, Fluffy e un'altra manciata di gattirincorrevano un’enorme falena senza né la reale voglia né la possibilità di acchiapparla.
Un verso stridulo blocco le attività feline e gelò i mici.
Un enorme civetta bianca si posò sul tetto dell’asilo, spiegò le ali in tutta la loro lunghezza e si rivolse alla colonia notturna.
“Amici felini” proclamò “sono qui per prop…”
“Amici un par di baffi!” l’interruppe Nerone “vattene da qua pennuto, vai a imbrattare qualche monumento come fate tutti voi piccioni” poi ringhiò minaccioso “vattene, finché puoi”
La civettasistemo le ali e riprese il discorso “Nobili felini, vengo qui in pace, sotterriamo i dissapori tra le nostre stirpi ed uniamoci per uno scopo più grande”
“Non c’è nessun dissapore tra di noi” intervenne allora Silvestro“a noi il vostro sapore piace così com’è, anzi, vi troviamo deliziosi, siete voi che fuggite le nostre attenzioni, vieni qui tra noi, avrai tutta la nostra attenzione” e rise mettendo in bella mostra i lunghi canini.
“Scusa i miei compagni nobile volatile, a volte possono essere un po’ grezzi” intervenne allora Ernesto spostandosi dalla sua postazione vicina a Missy e portandosi in mezzo al cortile sotto lo sguardo della nivea civetta “Io mi chiamo Ernesto, ti prego, parla senza timore, ti ascoltiamo” e fece il suo solito piccolo inchino.
“Grazie Ernesto, io sono Athena e vengo qui umilmente a chiedervi aiuto” riprese allora l’uccello notturno “voi ora vivete agiati nelle tane che l’uomo costruisce, loro vi vezzeggiano, vi coccolano, vi offrono cibo e svago ma avete dimenticato che non è sempre stato così, c’è stato un tempo in cui vi cacciavano perché vi ritenevano malvagi, servi di poteri oscuri, o peggio, per fame” fece cadere le ultime parole tra quel mucchio di orecchie tese, vibrisse vibranti e pupille dilatate “anche per noi strigi è stato così, io porto il nome di una dea decaduta, una volta gli uomini ci onoravano e ci rispettavano, facevano offerte, invocavano la nostra presenza, ora dicono che portiamo sfortuna e fanno gli scongiuri quando sentono il nostro canto”
“Dici il vero civetta” le rispose Ernesto“in passato gli uomini hanno eretto monumenti in nostro nome, poi la ragione li ha abbandonati e ci hanno ripudiati, ora ci venerano con meno fervore ma il loro affetto e rispetto non ci manca, vedrai che anche per voi torneranno tempi di prosperità” ribattépacato il gatto.
“Dovremmo aspettare che queste scimmie glabre rinsaviscano?” chiese sdegnata la civetta “ quanti di noi verranno impagliati intanto? Quanti nidi distrutti? Quanti pulcini dovranno patire la fame? Quante uova non potranno mai schiudersi? No!Io dico prendiamo il controllo, adesso!Noi strigi e voi gatti siamo più numerosi, più furbi, più forti degli umani! Cogliamoli nel sonno e vendichiamo le piume intrise di sangue e le pellicceeaaah!!”
Kiri, approfittando della distrazione della civetta intenta a svelare il suo piano,la sorprese alle spalle, le strinse la collottola con le sue fauci, la portò in mezzo agli altri gatti, le bloccò le ali con le zampe e si sedette sulla coda costringendo la civetta a stare pancia a terra.
“Mai! Mai muoverò un artiglio contro i miei umani se non per gioco! Mai tradirò la fedeltà di chi ci adora e ci riverisce! Mai graffierò la mano che ci nutre! Mai mi alleerò con voi stupidi pennuti! E poi mi piacciono troppo i grattini dietro le orecchie” ringhiò inferocita la siberiana con un lampo assassino negli occhi verdie poche piccole piume che le pendevano dalla bocca. Alzò una zampa e snudò gli artigli pronta a colpire mentre il resto della colonia si avvicinava lentamente pronta a gettarsi sulla preda.
La civetta ruotò lentamente il capo fino a fissare la gatta negli occhi.
“Stupidi illusi! Quanto credete importi veramente agli umani di voi sacchi di pulci?! Io un artiglio ve l’ho teso,folli!”
La civetta chiuse gli occhi e inspirò profondamente, i felini credettero che si preparasse alla morte invece improvvisamente l’uccello spalancò gli enormi occhi ed emise un grido stridente “Strigiiiiiii!”
Le sensibili orecchie dei felini vennero straziate da quell’urlo selvaggio, in pochi istantil’oscurità si fece liquida sopra la colonia felina, la notte ribolliva tra la terra e le stelle, uno stormo di rapaci notturni ruotava sulle teste dei gatti.
Civette, barbagianni, allocchi, assioli e gufi danzavano nell’aere stridendo e riempiendo l’aria con le loro mille voci.
I gatti soffiavano e miagolavano,ringhiavano inarcando la schiena e gonfiando il pelo.
Lo stormo attaccò, con movimenti casuali e non prevedibili i rapaci si gettavano un po’ per volta suoi gatti artigliandoli e beccandoli, i felini controbattevano come potevano sfruttando la loro agilità ma lo scontro era impari, le strigi sfruttavano al massimo la capacità di volare. Presto il cortile dell’asilo comunale di Ronchi dei Legionari si riempì di ciuffi di pelo e piume, i sassi si macchiarono di sangue.
Sul tetto dell’asilo, al sicuro dalla battaglia che infuriava, Athena, sfuggita a Kiri, si appollaiò dove era stata sorpresa, accanto a lei atterrò dolcemente un gufo reale “Brava Athena, hai fatto del tuo meglio, dovevamo tentare pur sapendo che le probabilità di riuscire erano poche”
La civetta, senza smettere di seguire la lotta gli rispose “Grazie Merlino, non potevamo aspettarci di poter ragionare con questi mammiferi” disse l’ultima parola come se stesse sputando un boccone rancido “esseri inferiori, non nidificano ne depongono e covano le uova, sono biologicamente inferiori” Merlino ruotò la testa verso di lei, la fissò per un secondo e poi scoppiarono a ridere insieme.
Videro una macchia bianca muoversi dietro di loro ma non ebbero il tempo per reagire, un artigliò straziò un’ala della civetta che perse l’equilibrio e cadde dal tetto gemendo e gridando “Non di nuovo!”.
Kiri se la vide piombare di fianco e la attaccò “Giornata di brodo,vecchia gallina” e cominciarono a lottare a colpi di artigli, morsi e beccate.
Merlino impattò sul terreno schiacciato da una gatta bianca e nera “Hai finito di fare lo storno!” gridò lei e cominciò a graffiarlo e a morderlo.
Ernesto esclamò sorpreso “Tina! Che ci fai qui?”L’anziana gatta, senza smettere di infierire sul pennuto che aveva catturato gli rispose a denti stretti “Vengo asalvarvi le code, micetti! Solo dei cuccioli come voi possono prenderle da questi pollastri!”
Vista la condizione in cui versavano i generali dell’esercito volante, la furia dell’attacco aviario scemò, i volatili persero l’iniziativa ed i felini ne approfittarono, ora sul terreno di scontro cadevano molte più piume che ciuffi di pelo.
Nell’aria, lo starnazzare del esercito degli strigiformi, divenne sempre più acuto e disperato.
Igatti, da parte loro, recuperato il morale, soffiarono e miagolarono con sempre più foga ed intensità.
Una cacofonia sonora dominava la notte, non il solito frinire di grilli e cicale ma ruggiti e pigolii, grida stridule, soffi e ringhi.
Una luce illuminò la notte e un’ondata di acqua gelida sorprese i guerrieri, lo sgomento li ridusse al silenzio.
“Via di qua bestiacce! Ogni sera la stessa storia, via di qua! Non se ne può più!”
La voce proveniva dal balcone che dava sul cortile, una signora in camicia da notte e con un secchio in mano inveiva contro i disturbatori notturni. Sparì dentro casa, riemerse pochi istanti dopo e una seconda ondata investì il cortile.
Le fiere si diedero alla macchia a gran velocità, solo gli insulti tra le parti restarono a darsi battaglia.
Tina, Ernesto e Kiri rientrarono nel loro giardino, videro che dalla portafinestra della cucina trapelava una luce, qualcuno era sveglio, era ora di mangiare.
La porta si aprì e dalla casa, come ogni mattina, uscì Rosanna con le ciotole colme di cibo.
Attorno alle sue gambe immediatamente si generò un turbinio di pelo e miagolii, Ernesto, Tina e Kiri, impazienti come sempre, non mancarono di dimostrare la loro gratitudine e l’impazienza.
Una volta vuotate le loro ciotole presero le loro consuete posizioni per la solita dormita.
Enzo li vide ed esclamò “Vi va bene a voi micetti, senza pensieri ne problemi, mangiate, dormite, la notte fate i leoni e di giorno…” si interruppe prima di terminare la frase, era arrivata Eva, non era il caso di darle cattivi esempi.




Nessun umano è stato maltrattato durante la realizzazione di questo racconto.


Stefano Lo Re
Ultima modifica di el_tom il lunedì 18 maggio 2020, 15:27, modificato 1 volta in totale.


La frase più pericolosa in assoluto è: Abbiamo sempre fatto così.

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el_tom
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Re: Di notte leoni, di giorno...

Messaggio#2 » domenica 17 maggio 2020, 18:13

Bonus

Ambientato in Italia: Ronchi dei Legionari
I mici sono descritti da Enzo
Gli umani non sanno quello che fanno i gatti di notte

Tema: la realtà vista dagli animali
La frase più pericolosa in assoluto è: Abbiamo sempre fatto così.

NazarenoMarzetti
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Re: Di notte leoni, di giorno...

Messaggio#3 » venerdì 22 maggio 2020, 13:48

Ciao

Sai che stavo per scrivere anche io in racconto dal punto di vista dei gatti? :D
Sinceramente però l'ho trovato un po' "standard". Insomma, i gatti che ci vedono come nostri padroni... Non so, già sentito già visto.

Dal punto di vista della scrittura, avrei preferito se avessi mantenuto un solo PoV o almeno avessi separato i due pov diversi.

Andando avanti si riprende moltissimo perché diventa interessante vedere come le civette vedono gli umani ma anche i gatti e la storia prende una piega veramente piacevole.

Purtroppo tutto il racconto risulta un po' caotico, forse per l'eccessivo numero di personaggi che ci sono. Dovresti prestare più attenzione a come racconti quando hai così tanti personaggi in scena

alexandra.fischer
Messaggi: 2862

Re: Di notte leoni, di giorno...

Messaggio#4 » martedì 26 maggio 2020, 21:13

Racconto gustoso, che mischia diversi punti di vista. Io li trovo indovinati, sei stato bravo, perché non erano bonus facili. Certo, l’ambientazione italiana resta sullo sfondo (ma le precisazioni nel finale aggiustano tutto) e hai usato bene quella del particolare ignorato (i padroni vedono i loro gatti bonaccioni, coccoloni, nel caso di Kiri, non pulitissimi, golosi e pigri.) I gatti vedono i padroni simili a lucertole inquiete (paragone originale) e sudditi. Gli strigiformi sono gli emarginati del microcosmo notturno ignoto agli umani. Povera Athena, c’è da capirla, da uccello sacro a Minerva è stata degradata a menagramo insieme al resto della specie. La lotta fra felini e strigiformi è spassosa. Rendi bene la natura infida dei gatti durante il negoziato con momenti di vero umorismo (la loro è una diplomazia di artigli nascosti sotto zampe di velluto, è il caso di dirlo). Molto bella la descrizione del gufo Merlino (mostra i vantaggi della sua specie con il collo che ruota in tutte le direzioni e quanto all’esercito, dà del filo da torcere ai gatti con unghie e becchi). Meno male che la vecchia gatta salva i nostri eroi (peraltro non troppo concordi fra loro…vedi lo scontro per Missy, per quanto molto fintato). Spassosa l’interruzione dell’eroica guerra a opera della signora munita di secchi d’acqua. C’è qualcosa da aggiustare, ma trovo l’idea riuscita (e una volta ho voluto bene a una gatta di nome Kiri, solo che era grigia e non puzzava, ma ti svegliava a colpi di zampa sulla spalla come un essere umano).
Attento a:
Alla spaziatura: per fortunaadesso (per fortuna adesso)
Alla spaziatura: perdonarei ilorodifetti ( perdonare i loro difetti)
Alla spaziatura: che suonavapiano
Alla spaziatura: sul suo pcinterrotta (sul suo PC interrotta)
Alla spaziatura: accarezzòancora (accarezzò ancora)
Si (Sì)
Li (Lì)
Alla spaziatura: giardinoduegatti (giardino due gatti)
Buonasera Missy (Buonasera, Missy)
Alla frase: concordo con te mia cara (concordo con te, mia cara)
Alla spaziatura: gattirincorrevano (gatti rincorrevano)
Dici il vero civetta (Dici il vero, civetta)
Alla spaziatura: ribattépacato (ribatté pacato)
Alla spaziatura: “ quanti di noi…” (“quanti di noi…)
Alla frase: e le pellicceaaah! ( e le pellicce. Aaah!)
Alla spaziatura: occhiverdie poche piccole piume (occhi verdi e poche piccole piume)
Alla spaziatura: in pochi istantil’oscurità (in pochi istanti l’oscurità)
Alla frase: non nidificano ne depongono (non nidificano, né depongono)
Alla frase: un artigliò straziò un’ala (un artiglio straziò un’ala)
Alla spaziatura: asalvarvi (a salvarvi)
Via di qua bestiacce! (Via di qua, bestiacce!)

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