Parallelismi casuali

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo maggio sveleremo il tema deciso da Cristiano Demicheli. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Polly Russell
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Parallelismi casuali

Messaggio#1 » domenica 17 maggio 2020, 21:17

Scivolo.
La parete liscia e fredda sembra scorrere sotto il mio corpo, ma sono io a cadere.
Allargo le gambe cercando di creare attrito con le pareti del budello metallico che mi avvolge. Non funziona e quando tocco il pavimento, rovino a terra. Una fitta dalle caviglie saetta su per i polpacci fino alle cosce. Rotolo un paio di volte e cerco di abbracciare le mie ginocchia accompagnando la capriola.
È ancora tutto buio, mi massaggio le gambe finché decido che per far cessare il dolore è meglio alzarmi. Mi accovaccio avendo la premura di schiacciare i piedi sul pavimento metallico. Cercando di far poggiare tutta la pianta e spingo. Il dolore diminuisce in pochi secondi e in meno di un minuto è cessato del tutto. Mi alzo.
Sposto le mani avanti, mi volto e lo faccio di nuovo, cercando a tentoni di orientarmi. Sono in una specie di sfera, le pareti almeno sembrano curve. Mi avvicino a quella alla mia destra e continuo a tastare. Da qualche parte ho sentito che per uscire da un labirinto basta girare sempre a destra.
Credo che sia una stronzata, anzi ne sono sicuro, ma da qualche parte devo pur cominciare e questo è un modo come un altro per muovermi.
Un'apertura: a destra. Che sia vero?
Il buco nella parete è circolare, tasto tutto intorno; il bordo è gommoso. Una guarnizione sicuramente, forse un punto debole. Cerco di pizzicarlo, staccarlo. Infilo le dita tra il metallo e la gomma cercando di strapparla via, ma l'unica cosa che si strappa in un lampo doloroso è l'unghia del mio dito.
Mi avvento contro quello schifo molliccio, lo mordo e la puzza di petrolio mi fa lanciare un gridolino sconnesso, un conato subito dopo.
Continuo a mordere ma i miei denti rimbalzano sulla superficie morbida, continuo finché la mascella non mi duole e anche dopo.
Non so quanto tempo è passato, ma di certo sufficiente a convincermi che se voglio uscire da qui, dovrò tentare un'altra strada, le dita della destra sanguinano, le leccò per un po’. Non riesco nemmeno a capire se abbiano smesso oppure no. Mi appoggiò con la spalla alla parete e continuo.
Lei è qui fuori. Lo so. Sento quegli occhi azzurri fissarmi. Sento i suoi serpenti muoversi intorno a me: appena oltre queste pareti, li sento strisciare, percepisco la loro puzza, il soro sibilare credo, ma questo probabilmente lo sto immaginando. Non posso vederla ma sono sicuro che quella troia mi sta osservando. E si diverte da matti.

«Non e possibile che tu non sia capace di costruirlo, non ti va, è diverso!» La ragazza si ravviva i morbidi capelli biondi con entrambe le mani, poi se le passa sulle cosce.
Lui appare spazientito, ma lo è meno di quanto vuole far sembrare. «Far ondeggiare quel caschetto alla Valentina, non mi farà venire voglia di continuare a saldare e incollare per tutto il pomeriggio.»
Cammina avanti e indietro sollevando ripetutamente le braccia, lo sguardo al cielo si alterna alle imprecazioni. «Perché non ti trovi un passatempo normale, come tutte le altre persone? Le carte? Ti piacciono le carte?»
La bionda si sfila l'indice dalla bocca, poi vi rinfila solo l'unghia, «no, mi annoio da morire. A quale passatempo vorresti che mi dedicassi?.» Un colpetto sotto al seno con entrambe le mani e le floride pesche ondeggiano appena. Si sposta verso l'uomo e gli cinge il collo con le braccia.
La lingua scava e vortica nell'orecchio. «E di cosa ti fa venire voglia?» Poi scoppiò a ridere. «Sembro più la Carrà che Valentina!» Lui la prese per la vita è la trasse a sé con gesto rude. «Hai ragione, Valentina non ha quesì fianchi torniti.» Le mani scivolarono più in basso. «Nè questo culo meraviglioso!» La prese in braccio strappandole un gridolino divertito. «Pensiamoci dopo alle tue bestiacce.»
Lei scivolò di nuovo in piedi e si discostò appena. «Il mio vichingo! No, comunque, dovrai aspettare, mi piacerebbe tanto vederlo finito per stasera. Andiamo... Solo per me.»
«Ti rendi conto che è maniacale?»
«Solo un pochino.» Gli afferrò il pozzetto tra le dita. «Però se ti sbrighi ci rimarrà il tempo per mangiare una delle mie prelibatezze e per fare qualcosa di questa montagna di muscoli.»


Ho paura, sono qui da tanto tempo, non saprei nemmeno dire quanto. Ho fame e sonno.
Ho girato per ore, temo in tondo, o forse lo spero. Altrimenti vorrebbe dire che questo schifo di labirinto è pressoché infinito. Li sento là fuori: muoversi, camminare, spiarmi,
Mi stanno osservando, stanno giocando con me e io non posso nemmeno vederli.
I rumori metallici sono cessati da un po', erano quasi una costante, lo sono stati a lungo, credo che stessero aggiungendo dei pannelli, dei componenti. Come se questo posto non fosse già abbastanza intricato. Non può averlo fatto da sola. Non è possibile.
Anche se mi sforzo non riesco a ricordare, mi stava accarezzando... ho mangiato qualcosa, poi? Poi ero qui: urlo e il mio grido echeggia dietro di me come una porta che stride.
Sfioro con le mani la parete per l'ennesima volta, è liscia ma di un materiale diverso. Potrebbe essere plastica.
Mi lancio con tutta la forza che mi resta, sbatto e cado all'indietro. La testa mi gira e mi duole la spalla.
Provo ancora.
Niente.
Vorrei sprofondare, cadere nel vuoto e addormentarmi.
Un rumore forte alla mia destra, mi volto di scatto e la luce mi ferisce gli occhi. È lei, so che è lei. Si diverte.

La donna bionda ha accarezzato la testa del pitone, ha lasciato che il serpente le avvolgesse il braccio tra le sue spire, poi lo ha riposto nella teca.
«Andiamo amor mio, è solo un gioco. Hai costruito il grattacelo più alto d'Europa, non puoi fare questa piccola, semplice cosuccia per me?»
Lui ha sollevato la lastra di plexiglas e l'ha adagiata, sconfitto sui cavalletti, «io l'avrò anche costruito ma sei tu che lo hai progettato, quindi potresti fare da sola, invece di passare interi pomeriggi in palestra, sarebbe un ottimo esercizio anche questo. Passami quel seghetto.»
La ragazza cinguetta un sì e infila la spina nella presa accanto ai piedi dell'uomo.
«Marco sei un tesoro!»
«Sì, come no.» Borbotta, poi accende l'attrezzo. «Io dico soltanto che destinare un'intera area della villa a questo... Gioco perverso, è assurdo.»
L'elafe albino ha sibilato da una delle teche accatastate in fondo alla stanza e lei lo ha raggiunto subito, facendolo uscire.
Tra le sue braccia pare quasi essersi acquietato e socchiude gli occhi a mandorla, la lingua le saetta sulla pelle chiara. «Papino non vuole giocare con voi, è cattivo papino! Ma ci giocherà, tranquilli, certo che ci giocherà.»
Ripone di nuovo l'elafe e si avvicina al computer, scrolla col mouse fino al progetto che le interessa. Scorre con l'indice tra l'intricato dedalo di passaggi, tunnel e botole. «Qui, Marco, vedi? In ogni apertura ci andrà posizionato uno dei miei piccoli, mentre questa la lascerò aperta. Verso il giardino, verso la libertà!»
Marco ha osservato il progetto, è un buon geometra, e anche un buon uomo.
«E che senso ha? A che serve questo labirinto gigante?»
«Ai miei piccolini piace giocare, e anche a me.»


Sono di nuovo al buio, ma non nel posto dove ero prima, in qualche modo deve avermi spostato, o è questo labirinto che si muove intorno a me. C'è della segatura qui sotto, la sento tra le dita dei piedi. Ne raccolgo qualche ricciolo con le mani e l'annuso.
Segatura, infatti. Perché? Che cazzo d’altro speravo di trovare?
Un tonfo sordo proprio dietro di me, dove ho appena svoltato. Mi giro come se potessi vedere qualcosa, un altro tonfo. Uno dei suoi serpenti sta sbattendo contro la parete, mi cerca. Corro in avanti, arranco nella segatura che ormai mi arriva alle ginocchia, in fondo a questo tunnel sembra esserci una luce.

Marco incolla una lastra sull'altra a formare un angolo retto. «Manuela, non posso continuare senza la colla bicomponente e la mia è finita.»
Lei alza un momento lo sguardo dallo schermo, «va bene, va bene, te la vado a comprare io, voglio vedere il mio labirinto finito per stasera!»

I vicoli di Narni sono stranamente deserti, la zona del centro di solito brulica di vita e gente in movimento, ma oggi la cittadina medievale sembra disabitata.
Manuela si è arrampicata su per la ripida salita che conduce alla società operaia, e al ferramenta lì a fianco. Sono quasi le otto deve sbrigarsi.
I suoi tacchi echeggiano per le strette vie lastricate, un arco che non ricordava di aver mai visto pare aprirsi alla sua destra.
«E questo?»
La direzione è quella del negozio che cercava e la scalinata ripida le suggerisce possa essere una scorciatoia.
Inizia a piovere e il dedalo di terrazzini e cornicioni della nuova stradina le tolgono ogni dubbio.
Cammina per qualche minuto a testa bassa per evitare le gocce che si fanno sempre più insistenti.


E questo che diavolo è? Acqua? Ha deciso di affogarmi, no è sempre parte del suo gioco, questa cascata dovrebbe dissuadermi e farmi tornare indietro. Io invece andrò avanti.
Come avevo previsto, solo poche gocce e finalmente un locale illuminato.
Plastica, plexiglas forse, comunque riesco a vederci attraverso.
Qui fuori sembra esserci una camera. Una stanza enorme, credo. Almeno dalla porzione che riesco a vedere io.

Ha camminato a passo svelto finché la pioggia non ha iniziato a scrosciare. Si guarda intorno, non riconosce nulla. Né le case, né le insegne dei negozi ormai chiusi. Come se quello in cui si è persa non fosse nemmeno il suo paese. Si rifugia sotto un balconcino in pietra.
Appoggia la testa alla parete per offrire alle intemperie il meno possibile di se stessa, sospira pensando a cosa la attende a casa e alla ferramenta che starà per chiudere. Una mano che sembra sbucare dal muro alle sue spalle le arpiona il collo.
Manuela grida, ma l'urlo le muore in gola. Riesce a sfuggire alla presa ma sente la pelle del collo stridere sotto le unghie dell'assalitore.
Inizia a correre senza voltarsi indietro.
Le vie sembrano farsi sempre più strette, più intricate.
Una svolta, un'altra e finalmente si gira. La stradina lastricata alle sue spalle sembra non avere fine, lo stesso è davanti. «Ma dove cavolo sono?»
Scivola in una pozzanghera e ci cade dentro. Bestemmia, erano anni che non lo faceva. Si siede su uno scalino e controlla la caviglia destra, il tacco è rotto e il malleolo sembra gonfio.
«C'è nessuno?»
Continua a voltarsi in ogni direzione, la sensazione di sentirsi braccata, di essere in trappola.


Sento strisciare, uno dei serpenti deve essere vicino. Di fronte a me, probabilmente. Nella parete trasparente, una porta tonda. La sfiorò, tasto tutto il perimetro: gomma, ma nel complesso sembra più leggera delle altre. Non ho altre possibilità, e non la lascerò godere.
Mi lancio contro la botola con tutta la forza della mia disperazione.
Il tonfo è fortissimo, grave ma non sono io ad aver prodotto quel rumore, la porta non l'ho nemmeno spostata.
Ho appena il tempo di guardarmi attorno, mi manca il fiato. Provo a gridare ma dalla mia gola non esce nulla.
Sento il torace che si comprime, uno scricchiolio e il fiato mi manca. Riesco appena ad abbassare lo sguardo, due rivoli di sangue scivolano su una delle spire color smeraldo. Ha vinto, guardo fuori, oltre il plexiglas. Lei nemmeno non c'è: puttana.

«Devo andarmene, quel pazzo potrebbe raggiungermi, potrebbe essere dietro di me!» Manuela ha paura, ogni fibra del suo corpo è in tensione, ogni muscolo contratto in un fremito incontrollato, mentre il paese sembra mutarle attorno. Deve uscire, non riesce a respirare e non è soltanto l'aria umida. Non soltanto l'odore acre di cantina e di urina di ratto. Per respirare deve trovare l'uscita. Si accovaccia al suolo la schiena aderente alla parete mentre sente il fiato mancarle.
La vecchia che l'aveva toccata richiude la porta a scomparsa. Le avrebbe volentieri offerto un riparo o un tè caldo se non fosse scappata tanto in fretta, suo nipote la conosce bene, andavano a scuola insieme, anche se ormai, da quando era diventata un architetto famoso, non s’era più vista in paese.


Marco ha sentito il serpente scattare, ha sentito il tonfo sordo della sua testa contro la parete del labirinto.
Si avvicina sospettoso, nonostante sappia quanto le teche siano resistenti. Scruta attraverso l'unica che aveva ancorato alla costruzione che Manuela gli aveva commissionato. Il pitone è stretto nelle proprie spire, tanto arrotolato su se stesso da non sembrare grande come è in realtà. Del piccolo criceto che era stato liberato nel labirinto si intravedono solo le zampette posteriori.
Un fremito, le zampe sussultano un'ultima volta, poi la bestiola si arrende e il serpente inizia con calma ad allentare la presa.
«Poverino, ma non potrebbe darglieli congelati come fanno tutti?»
Ultima modifica di Polly Russell il domenica 17 maggio 2020, 22:49, modificato 2 volte in totale.


Polly

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Polly Russell
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Re: Parallelismi casuali

Messaggio#2 » domenica 17 maggio 2020, 22:34

Avevo dimenticato i bonus:
1) I personaggi non sanno qualcosa che il lettore sa (o viceversa) (-4 PUNTI) I personaggi sanno che si tratta e, di essere, un criceto.
2) I personaggi vengono descritti attraverso il dialogo (-3 PUNTI) Questo me lo sono dimenticato, ma forse faccio ancora in tempo a scrivere qualcosa. Qualcosa ci ho messo ma boh...
3) Ambientazione almeno in parte italiana (-1 PUNTO) Si trovano a Narni
Polly

alexandra.fischer
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Re: Parallelismi casuali

Messaggio#3 » martedì 19 maggio 2020, 10:41

PARALLELISMI CASUALI di Polly Russell
La resa dei punti di vista nei quali i protagonisti ignorano quel che succede è rispettata in pieno: vedi il punto di vista del topo messo nella teca del pitone (e quel tocco delle mani al posto delle zampe serve a ingannare in modo piacevole il Lettore, che poi arriva a capire cosa succede. Una coppia dà da mangiare al serpente e uno dei due, Marco, si accorge del guasto alla teca. Questo, nella prima parte della storia. Nella seconda c’è la donna della coppia, Manuela che è alle prese con una commissione in ferramenta sotto la pioggia ed equivoca il gesto della vecchina che vorrebbe offrirle tè e riparo). C’è qualcosetta da aggiustare, ma la storia è ben congegnata (io, però, eviterei il colore viola nel mandare il testo a concorsi e/o editori).


Specifiche rispettate in pieno.

Attenta:
non e possibile (non è possibile)
Poi scoppiò a ridere (Poi scoppia a ridere)
Sono quasi le otto deve sbrigarsi (Sono quasi le otto, deve sbrigarsi)
La sfiorò (La sfioro)

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Polly Russell
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Re: Parallelismi casuali

Messaggio#4 » martedì 19 maggio 2020, 22:27

ma daiii, Shanda ma nemmeno tu ricordi il mio viola? eppure sono anni! grazie dei consigli e della lettura, ovviamente un lampo.
Polly

alexandra.fischer
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Re: Parallelismi casuali

Messaggio#5 » mercoledì 20 maggio 2020, 7:46

Di niente, a te Polly, grazie per la bella storia. Il viola è tipico di te.

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Pretorian
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Re: Parallelismi casuali

Messaggio#6 » domenica 24 maggio 2020, 13:59

BOOOOM
è il rumore che ha fatto il mio cervello quando mi sono reso conto del plot twist finale. Questo è senza ombra di dubbio uno dei tuoi migliori racconti degli ultimi anni e contiene una sintesi di tanti temi che vedo ricorrenti nelle tue storie: dalla donna bella e seduttrice, alla minaccia oscura e onnipresente. Non penso di aver molto da dire di negativo da dire su questo racconto, che funziona alla perfezione. Forse, avrei approfondito meglio la parte in cui Manuela pensa di essere aggredita: va bene che piove e che lei non vede il paese da tempo, ma addirittura pensare di essere finita da un'altra parte mi sembra eccessivo, anche perché aggiunge un elemento di straniamento che non aggiunge granché e potevi rendere diversamente (magari semplicemente facendo capire che è finita in un'altra zona della città, dove non andava da anni). Anche il fatto che la vecchia la afferri alla gola, con il senno di poi, suona strano: la spalla sarebbe un posto più appropriato per attirare l'attenzione di qualcuno e nonavrebbe cambiato nulla in termini di narrazione. Per il resto, solo complimenti.

cristiano.saccoccia
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Re: Parallelismi casuali

Messaggio#7 » martedì 26 maggio 2020, 1:16

In pieno stile Val Lemuria


che dire Polly? Ormai vorrei leggere un tuo romanzo.
Scrittura scorrevole, lineare, eppure non banale o ricca di sotterfugi linguistici. Diretta e onesta, as usual.
Esperienza di lettura davvero piacevole, al limite tra realismo magico e bizzarro fiction, un """""""weird"""""" tale davvero bello e che sorprende con una forza immaginifica devastante.
Che dire? Potrei ripetermi e risultare pleonastico, davvero un lavoro coi fiocchi e spero di valutarti ancora perché per ora non mi hai deluso mai.
In questa occasione sei la prima in classifica per me.

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Polly Russell
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Re: Parallelismi casuali

Messaggio#8 » martedì 26 maggio 2020, 10:40

Pretorian ha scritto:BOOOOM
è il rumore che ha fatto il mio cervello quando mi sono reso conto del plot twist finale. Questo è senza ombra di dubbio uno dei tuoi migliori racconti degli ultimi anni e contiene una sintesi di tanti temi che vedo ricorrenti nelle tue storie: dalla donna bella e seduttrice, alla minaccia oscura e onnipresente. Non penso di aver molto da dire di negativo da dire su questo racconto, che funziona alla perfezione. Forse, avrei approfondito meglio la parte in cui Manuela pensa di essere aggredita: va bene che piove e che lei non vede il paese da tempo, ma addirittura pensare di essere finita da un'altra parte mi sembra eccessivo, anche perché aggiunge un elemento di straniamento che non aggiunge granché e potevi rendere diversamente (magari semplicemente facendo capire che è finita in un'altra zona della città, dove non andava da anni). Anche il fatto che la vecchia la afferri alla gola, con il senno di poi, suona strano: la spalla sarebbe un posto più appropriato per attirare l'attenzione di qualcuno e nonavrebbe cambiato nulla in termini di narrazione. Per il resto, solo complimenti.
grazie Ago! Che bello che ti sia piaciuto. Sì le mie tematiche e i miei protagonisti, come dice il “buon Vestazio”,sono quelli, lo so, una specie di marchio di fabbrica, ma alla fine perché no? per lo smarrimento di lei, volevo dare senso d’oppressione. Chiaro che Narni sia sempre Narni ma lei ha un attacco di panico e si sente persa. Sono entrambi in un labirinto, il criceto in uno reale, lei in uno creato dalla propria ansia, non per questo meno vero.
Polly

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Polly Russell
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Re: Parallelismi casuali

Messaggio#9 » martedì 26 maggio 2020, 10:41

cristiano.saccoccia ha scritto:In pieno stile Val Lemuria


che dire Polly? Ormai vorrei leggere un tuo romanzo.
Scrittura scorrevole, lineare, eppure non banale o ricca di sotterfugi linguistici. Diretta e onesta, as usual.
Esperienza di lettura davvero piacevole, al limite tra realismo magico e bizzarro fiction, un """""""weird"""""" tale davvero bello e che sorprende con una forza immaginifica devastante.
Che dire? Potrei ripetermi e risultare pleonastico, davvero un lavoro coi fiocchi e spero di valutarti ancora perché per ora non mi hai deluso mai.
In questa occasione sei la prima in classifica per me.

Cristiano sono emozionata: grazie.
Polly

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daniele.mammana-torrisi
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Re: Parallelismi casuali

Messaggio#10 » martedì 26 maggio 2020, 18:26

Ciao, Polly!

Anche se il colore viola non è stato molto gentile con i miei occhi, dei complimenti per come hai declinato la traccia sono all'ordine. La scelta di fare questo "zapping" con i punti di vista ha prodotto un bel testo, anche se devo ammettere che mi sono sembrati più di quelli che erano necessari.
Attorno a metà testo, insomma, le cose si appesantiscono più del necessario. Può essere la mia stanchezza, ma un paio di volte sono tornato all'inizio per capire dov'ero e di chi stavi parlando. Però, che il primo sia anche all'altezza della conclusione è una bella chiusa.
Il tutto è abbastanza "strano" da renderlo interessante, senza che però diventi incomprensibile. Avevo intuito si trattasse di un topo, ma fino ad alcuni momenti non ero certo al 100%. Per un po' c'è la possibilità che sia una persona e, devo ammettere, se questa fosse stata la verità ci saremmo trovati davanti ad una notevole sorpresa.
In ogni caso, complimenti!

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Davide Di Tullio
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Re: Parallelismi casuali

Messaggio#11 » martedì 26 maggio 2020, 22:34

Ciao Polly, piacere di rileggerti!

Ho trovato interessante la narrazione binaria, escamotage questo che ha caricato di significato la trama, soprattutto nella parte relativa alla donna.
La narrazione scorre bene. Mostri una buona padronanza della prosa, evitando fronzoli che appesantiscano la lettura.
L’unico appunto che ho da fare è forse una definizione un po´troppo “antropomorfa” del roditore. Lo descrivi come una persona, e sebbene l’intento è quello di mettere il lettore negli occhi di un animale, i suoi pensieri restano appunto “animali” (ammesso che gli animali abbiano pensieri). È vero, quest’ultima affermazione resta un ossimoro, ma se per es. avessi usato il termine “zampe”, al posto di “piedi” o “mani”, forse l’immersione nella testa del roditore sarebbe risultata più efficace, oltre che ingenerare meno confusione sulla vera identità del soggetto parlante (stile Metamorfosi di Kafka per intenderci). Certo, potresti obiettare che così facendo avremmo capito fin da subito che si trattava di un roditore. La soluzione forse sarebbe stata omettere certi dettagli anatomici (ginocchia, mani, piedi), ed evitare cosi il dilemma, la butto lì. Una buona prova comunque!

a rileggerci!

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Polly Russell
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Re: Parallelismi casuali

Messaggio#12 » mercoledì 27 maggio 2020, 0:34

Davide Di Tullio ha scritto:Ciao Polly, piacere di rileggerti!

Ho trovato interessante la narrazione binaria, escamotage questo che ha caricato di significato la trama, soprattutto nella parte relativa alla donna.
La narrazione scorre bene. Mostri una buona padronanza della prosa, evitando fronzoli che appesantiscano la lettura.
L’unico appunto che ho da fare è forse una definizione un po´troppo “antropomorfa” del roditore. Lo descrivi come una persona, e sebbene l’intento è quello di mettere il lettore negli occhi di un animale, i suoi pensieri restano appunto “animali” (ammesso che gli animali abbiano pensieri). È vero, quest’ultima affermazione resta un ossimoro, ma se per es. avessi usato il termine “zampe”, al posto di “piedi” o “mani”, forse l’immersione nella testa del roditore sarebbe risultata più efficace, oltre che ingenerare meno confusione sulla vera identità del soggetto parlante (stile Metamorfosi di Kafka per intenderci). Certo, potresti obiettare che così facendo avremmo capito fin da subito che si trattava di un roditore. La soluzione forse sarebbe stata omettere certi dettagli anatomici (ginocchia, mani, piedi), ed evitare cosi il dilemma, la butto lì. Una buona prova comunque!

a rileggerci!

Ciao Davide, grazie del commento. Capisco il tuo cruccio sull’anatomia animale, ma in realtà sono stata molto attenta a evitare di usare termini inesatti. Negli animali il piede è sempre un piede e il dito è sempre un dito. Abbiamo termini diversi per le gambe/braccia nella loro interezza e, nel caso dei cani per le ascelle. Quindi non avrei dovuto creare confusione o peggio, ingannare il lettore, anche se, e qui faccio un mea culpa, dopo averlo riletto a mente fredda ho notato un “gambe” che mi era sfuggito e che avrei potuto chiamare arti, o cosce... Comunque sono contenta che, in fin dei conti, tu abbia apprezzato.
Polly

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Polly Russell
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Re: Parallelismi casuali

Messaggio#13 » mercoledì 27 maggio 2020, 0:35

daniele.mammana-torrisi ha scritto:Ciao, Polly!

Anche se il colore viola non è stato molto gentile con i miei occhi, dei complimenti per come hai declinato la traccia sono all'ordine. La scelta di fare questo "zapping" con i punti di vista ha prodotto un bel testo, anche se devo ammettere che mi sono sembrati più di quelli che erano necessari.
Attorno a metà testo, insomma, le cose si appesantiscono più del necessario. Può essere la mia stanchezza, ma un paio di volte sono tornato all'inizio per capire dov'ero e di chi stavi parlando. Però, che il primo sia anche all'altezza della conclusione è una bella chiusa.
Il tutto è abbastanza "strano" da renderlo interessante, senza che però diventi incomprensibile. Avevo intuito si trattasse di un topo, ma fino ad alcuni momenti non ero certo al 100%. Per un po' c'è la possibilità che sia una persona e, devo ammettere, se questa fosse stata la verità ci saremmo trovati davanti ad una notevole sorpresa.
In ogni caso, complimenti!

Grazie, contenta che ti sia piaciuto. Quando ci rimetterò le mani cercherò di renderlo più chiaro.
Polly

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