La Linfa Dorata

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Puch89
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La Linfa Dorata

Messaggio#1 » lunedì 18 maggio 2020, 22:58

La Linfa Dorata
di Alessio Magno


«Se lo facciamo... non si torna più indietro, lo sai vero?» lo informò con voce tremolante.
«Abbiamo scelta? L’ho deciso io, Yuno. Ora spostati, devo esserne certo.»
«No. L’abbiamo voluto insieme» precisò lei alzando la voce, che riecheggiò all'interno di quel grande antro sotterraneo a forma di cupola.
Lui le rivolse uno sguardo sereno, ma gli occhi celavano tormento. Si avvicinò a quella che sembrava un’antichissima scalinata di marmo circolare, che al suo centro ospitava un maestoso e imponente albero, candido come alabastro e anch'esso molto vecchio, antico come il mondo. Era impossibile contarne le ramificazioni, ma si espandevano fino a sfiorare la volta lontana; sembravano chiome d’angelo, risplendenti e vibranti. Ma non c’erano più foglie, avevano iniziato ad avvizzire una dopo l’altra da tempo. L’ultima era appena caduta davanti ai loro occhi, fluttuando via come una lacrima d’addio.
Lui percorse la breve scalinata avvicinandosi, fino a trovarsi di fronte all'enorme tronco bianco. Sulla corteccia si era aperta una fenditura, al suo interno scorreva una linfa dorata pulsante, il cui battito andava rallentando.
«Sta soffrendo… un dolore indicibile» sentenziò sottovoce.
Alzò entrambe le mani e poggiò i palmi attorno alla breccia, auscultando in silenzio.
«No… ormai è troppo tardi. Non abbiamo scelta.»
Sospirò.
«Te l’ho detto fratello, non si può più tornare indietro» replicò lei affranta.
“Yuno ha ragione purtroppo. Non c’è altro da fare, il nostro compito termina qui. Solo che…”
Senza emettere alcun suono, lei gli si avvicinò cingendolo alle spalle, in un gesto d’amore fraterno. «Non hai il coraggio di farlo, lo so Kuno. Ma abbiamo giurato» gli disse in un bisbiglio acquoso.
«No. Abbiamo fallito, fallito miseramente.» replicò duro, tentando di nascondere le lacrime della commiserazione.
Non aveva il diritto di compatirsi.
«Non è vero» lo rimbeccò lei «Siamo i suoi guardiani dall'alba della vita, ce ne siamo presi cura, abbiamo fatto in modo che perdurasse il più a lungo possibile. Ma ogni cosa ha una fine. Anche lei.»
«Non lei. Avrebbe dovuto essere immortale. Invece loro... l’hanno uccisa. Assassini!» inveì serrando i pugni e battendoli sul tronco immacolato.
«Perdonali… la collera renderà solo le cose più difficili. Perdonali, Kuno.»
Lui si scrollò le sue braccia da dosso, che l’avevano cinto fino a quel momento.
L’avvicino a sé per stringerla di fianco. Poi proferì cupo:
«La sacralità della natura e del suo equilibrio è una bilancia, con l’eterno onere di un risultato nullo tra i suoi contrappesi. Loro l’hanno distrutta, senza nemmeno capirne la sua importanza… ma hai ragione. Non siamo noi ad aver fallito, sono loro.»
Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Kuno alzò nuovamente i palmi in direzione della linfa dorata.
«Insieme?»
«Insieme.»
Levò i palmi anche Yuno, poi entrambi li infilarono all'interno della fenditura, immergendoli nella linfa. Insieme l’afferrarono, come fosse un cordone ombelicale, per poi tirarla con tutte le loro forze, fino a reciderla. Fu un istante immutabile dalla durata infinita, poi più nulla.
Ciò che non può morire per gli uomini, può farlo per gli dei. E in un torbido silenzio ancestrale il mondo si spense come un lume, lasciando dietro di sé un vuoto cosmico incolmabile. Era la fine di un’era, quella degli uomini e del loro pianeta.



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antico
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Re: La Linfa Dorata

Messaggio#2 » lunedì 18 maggio 2020, 23:02

Ciao Alessio! Anche per te parametri tutti ok, buona ALL STARS EDITION!

Sybilla Levanti
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Re: La Linfa Dorata

Messaggio#3 » martedì 19 maggio 2020, 14:13

Ciao Alessio, bella l'idea di un racconto simil fantasy/mitologico (perdona, io nel tuo albero bianco ho intravisto una variazione di Yggdrasil). ho trovato gradevole lo stile che hai utilizzato per raccontare la tua storia, facendola scaturire dai dialoghi di Yuno e Kuno, i due custodi (perdona, forse sono io ma mi ha ricordato anche una serie di Sailor Moon vista da ragazzina dove c'erano i due fratelli che custodivano un albero magico che stava morendo). Non ho molto chiaro se i due custodi siano essi stessi dei o se siano stati "assunti" per quello scopo. In generale l'ho trovato davvero ben scritto, ricontrollerei solo un paio di frasi che non son molto chiare.

Well done.

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Laura Cazzari
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Re: La Linfa Dorata

Messaggio#4 » mercoledì 20 maggio 2020, 22:12

Ciao Alessio, la tua interpretazione del tema è del tutto originale. La fine del mondo e la punizione dell’umanità per mano di due custodi è un buon modo per interpretare la fine di un’era. La prima parte della narrazione tuttavia, l’ho trovata un po’ pesante da seguire e sono dovuta tornare un po’ di volte indietro a rileggere perché mi ero persa. Forse potrebbe aiutarti leggere il racconto ad alta voce per vedere se scorre bene.
Laura Cazzari

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emiliano.maramonte
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Re: La Linfa Dorata

Messaggio#5 » giovedì 21 maggio 2020, 16:52

Ciao Alessio!
Il racconto mi è piaciuto: questa strana ma efficace commistione tra fantasy, cavalleresco, storico, mitologico è assai interessante. Il quadro nel suo insieme non è chiarissimo, però l'episodio da te narrato ha una sua indubbia suggestione, con delle immagini notevoli come l'antro sotterraneo, l'albero della vita e la linfa dorata che è il simbolo stesso della forza vitale.
Il testo era da sbozzare ancora un po': ad esempio troppi possessivi, oppure alcuni periodi da razionalizzare ("Lui si scrollò le sue braccia da dosso, che l’avevano cinto fino a quel momento.", frase davvero molto brutta), però ha una sua logica costruita attorno al tema, che mi pare centrato.
Pollice su.

In bocca al lupo!
Emiliano.

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Luca Nesler
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Re: La Linfa Dorata

Messaggio#6 » venerdì 22 maggio 2020, 0:58

Ciao Alessio! Ti becco spesso ultimamente.
Trovo che le tue idee siano spesso interessanti e fantasiose. Questo racconto ha un tono epico che, però, non mi ha preso molto. La scena si apre su due personaggi che hanno un problema da risolvere e questo cattura l’attenzione. Presto veniamo a sapere che c’è un albero magico e che i due lo devono… abbattere, spegnere, uccidere perché hanno fatto un giuramento in qualità di guardiani magici. Manca però il movente. O, meglio, qualcuno, probabilmente l’uomo, ha distrutto la natura che è l’albero. Dico “probabilmente” perché il racconto è ambientato in un luogo fantastico al di fuori delle nostre leggi, quindi non so nemmeno di che mondo si parli. Cioè, mancano molti riferimenti per cogliere il vero dramma della situazione.
Il tono aulico che tieni per il racconto è funzionale a costruire questo alone di “divino” ma è molto rischioso, perché è facile cadere in situazioni bizzarre o usare espressioni che abbassino involontariamente il tono vanificando lo sforzo. Come una scorreggia durante un sermone. Ora, lo sai già, arrivano le citazioni al testo con i miei pensieri. E sai anche che sono pedante. E stasera, visto che è tardi, sarò peggio del solito (spero che non t’incazzerai).
Su MC da un po' adotto la politica di dire tutto quello che penso del testo, a costo di fare la figura dello stronzo. Solo che, a volte, mi dispiace anche fare la figura dello stronzo.
Ma ho preso un impegno, perciò...

[«Se lo facciamo... non si torna più indietro, lo sai vero?» lo informò con voce tremolante.]
Messa così, io sarei più propenso scrivere “chiese” e non “lo informò”, perché come accade nel fumetto dove l’ultima battuta dà senso al disegno, qui l’ultima parte della battuta, dà senso al dialogue tag. La voce tremolante non mi piace molto, perché è una di quelle cose mai viste dal vivo che tendono a rendere tutto un po’ finto, ma è una considerazione personale che puoi tranquillamente cestinare con una parolaccia.

[precisò lei alzando la voce, che riecheggiò all'interno di quel grande antro sotterraneo a forma di cupola.]
Stephen King su “On writing” scrive che “disse” va sempre bene. Mi ha convinto. “Precisò” mi suona un po’ pretenzioso e letterario. Comunque quello che volevo dire davvero è che quel “che riecheggiò all’interno di quel grande antro, ecc.” è un problema che abbiamo tutti: come descrivi un luogo senza descriverlo perché nessuno lo guarda? Già. Non lo fai. Oppure lo dai per scontato, visto che i personaggi in scena lo conoscono bene. “disse lei, e la sua voce riecheggiò contro l’immensa cupola.” Fa schifo? Forse. Non so aiutarti davvero, dicevo solo per confrontarci. Anche il “sotterraneo” mi suona strano. Di che terra parliamo? Perché è sotterraneo? Vuoi dire che ambienti tutto in un luogo fisico preciso? Allora dove sono?

[Lui le rivolse uno sguardo sereno, ma gli occhi celavano tormento.]
I suoi occhi sembrano sereni, ma in realtà, nascondono il suo dolore. Questo, giusto? Ma allora perché noi, lettori, vediamo attraverso la menzogna della sua espressione? In poche parole, interferenza onnisciente.

[Si avvicinò a quella che sembrava un’antichissima]
Sembrava o era? E a chi sembrava? Antichissima, per chi? Penso che si ottenga un risultato migliore se leghi l’impressione a un riferimento chiaro, in modo da non uscire dal racconto.

[ospitava un maestoso e imponente albero]
Troppi aggettivi. Tra l’altro vogliono dire la stessa cosa.

[anch'esso molto vecchio, antico come il mondo.]
Sì, ma di che mondo parliamo? E i due guardiani sono altrettanto vecchi o no? Sempre il discorso dei riferimenti.

[sembravano chiome d’angelo]
Ancora riferimenti: cos’hanno di diverso le chiome d’angelo dalle chiome che conosco io? Chi sorvola su un'espressione come questa dandole un significato, sta solo pensando a lunghi capelli biondi, vanificando le parole che hai scelto o dando loro un'accezione mistica vaga e scollegata dall'immagine. Mia opinione.

[Lui percorse la breve scalinata]
Scalinata antichissima mi dava l’idea di un mucchio di gradini.

[«Sta soffrendo… un dolore indicibile» sentenziò sottovoce.]
Perché non “sussurrò” o “disse” invece che “Sentenziò sottovoce”? Io me lo chiedo e sono fuori. Tu non ti chiedi perché un autore usa paroloni invece che parole più semplici?
Riguardo al dolore, perché lui dice “indicibile”? Come fa a saperlo? Cioè, non fraintendermi, il dolore è soggettivo, quindi è indicibile per definizione, in un certo senso, ma lui come fa a conoscere l’entità del dolore dell’albero magico? Non è nemmeno un albero lui. Come fa?

[auscultando in silenzio.]
Auscultare è un termine medico. La specificità della cosa rovina l’atmosfera mitica che cerchi nel racconto. Dovresti rimanere il più possibile fedele all’ambientazione per non incrinare la sospensione d’incredulità.

[Senza emettere alcun suono, lei gli si avvicinò cingendolo alle spalle, in un gesto d’amore fraterno.]
Lo abbraccia. Ci sono un sacco di cose di troppo in questa descrizione per far immaginare al lettore lei che lo abbraccia, non credi? Il non emettere suoni, il cingere le spalle, il significato profondo del gesto spiegato con l’espressione “amore fraterno”. A cosa servono tutte queste info in più?

[gli disse in un bisbiglio acquoso.]
In che senso? Cos’è un bisbiglio acquoso? Non ti basta il bisbiglio, cosa volevi evocare?

[Siamo i suoi guardiani dall'alba della vita, ce ne siamo presi cura, abbiamo fatto in modo che perdurasse il più a lungo possibile. Ma ogni cosa ha una fine. Anche lei.]
Quindi anche loro sono antichissimi. Perché “anche lei”? Non stiamo parlando di un albero? Riflettendoci immagino che loro forse si riferiscano alla natura che è contenuta interamente nell’albero divino, ma i riferimenti sono ancora pochi e suona strano. O l'albero è una femmina?

[«Non lei. Avrebbe dovuto essere immortale. Invece loro... l’hanno uccisa. Assassini!» inveì serrando i pugni e battendoli sul tronco immacolato.
«Perdonali… la collera renderà solo le cose più difficili. Perdonali, Kuno.»]
Questi dialoghi e queste reazioni un po’ teatrali tolgono un po’ di credibilità alle scene, secondo me. Per questo penso che il tono epico sia rischioso.

[Lui si scrollò le sue braccia da dosso, che l’avevano cinto fino a quel momento.]
C’è di nuovo un uso “inceppatorio” (ti piace come parola) del CHE. Primo: non serve specificarlo. Visto che lei prima lo cingeva, do per scontato che, se me lo dici, fin’ lì il braccio lo cingeva. Secondo: avresti potuto costruire una frase meno slegata per non inceppare la lettura. Sono certo che, se la rileggi ora, capisci cosa intendo.
Terzo (e più importante): il soggetto della frase è “lui”, quindi messa così è ambigua.

[L’avvicino a sé per stringerla di fianco.]
Purtroppo il lettore non è così vicino all’immaginazione dell’autore da capire tutti questi dettagli spaziali, perciò risultano semplicemente incomprensibili o superflui. Non è utile specificare il “per stringerla di fianco”, inoltre non aggiunge nulla alla storia e ti fa consumare caratteri preziosi.

[Poi proferì cupo]
Do solo il mio parere, ma continuo a insistere che i tanti sinonimi di “dire” non aiutano la lettura.

[La sacralità della natura e del suo equilibrio è una bilancia, con l’eterno onere di un risultato nullo tra i suoi contrappesi.]
La sacralità dell’equilibrio è una bilancia con l’onere di un risultato. Ti giuro che non capisco. Certo che sono scemo io, ma tu non m’aiuti!

[Fu un istante immutabile dalla durata infinita, poi più nulla.]
Non sono un amante degli ossimori. Sempre per il discorso che sono una mente semplice, ma è un tipo di retorica lontana dalla mia comprensione. Perché evitare di essere diretti? Sto facendo troppe domande. Vero?

[Ciò che non può morire per gli uomini, può farlo per gli dei. E in un torbido silenzio ancestrale il mondo si spense come un lume, lasciando dietro di sé un vuoto cosmico incolmabile. Era la fine di un’era, quella degli uomini e del loro pianeta.]
Un finale sicuramente epico e forte. Come dicevo hai idee interessanti e forti, ma l’esposizione non mi convince. Se sono dei, il mondo è solo uno sputazzo. Perché dovrebbero considerarlo con tanta attenzione? E perché il vuoto cosmico è incolmabile? Un solo mondo non giustifica queste parole, secondo me.

Alessio, spero che perdonerai il tono. Non voglio essere stronzo, ma solo colloquiale. In più considera che io sono abbastanza rigido e influenzato dal mio “stile”, quindi prendi tutto con la dovuta cautela. Infine so bene che commentare un racconto è più facile che scriverlo. Mi auguro la stessa schietà spietatezza quando ti passerò sotto.
Alla prossima!

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Re: La Linfa Dorata

Messaggio#7 » venerdì 22 maggio 2020, 15:38

Luca Nesler ha scritto:Ciao Alessio! Ti becco spesso ultimamente.
Trovo che le tue idee siano spesso interessanti e fantasiose. Questo racconto ha un tono epico che, però, non mi ha preso molto. La scena si apre su due personaggi che hanno un problema da risolvere e questo cattura l’attenzione. Presto veniamo a sapere che c’è un albero magico e che i due lo devono… abbattere, spegnere, uccidere perché hanno fatto un giuramento in qualità di guardiani magici. Manca però il movente. O, meglio, qualcuno, probabilmente l’uomo, ha distrutto la natura che è l’albero. Dico “probabilmente” perché il racconto è ambientato in un luogo fantastico al di fuori delle nostre leggi, quindi non so nemmeno di che mondo si parli. Cioè, mancano molti riferimenti per cogliere il vero dramma della situazione.
Il tono aulico che tieni per il racconto è funzionale a costruire questo alone di “divino” ma è molto rischioso, perché è facile cadere in situazioni bizzarre o usare espressioni che abbassino involontariamente il tono vanificando lo sforzo. Come una scorreggia durante un sermone. Ora, lo sai già, arrivano le citazioni al testo con i miei pensieri. E sai anche che sono pedante. E stasera, visto che è tardi, sarò peggio del solito (spero che non t’incazzerai).
Su MC da un po' adotto la politica di dire tutto quello che penso del testo, a costo di fare la figura dello stronzo. Solo che, a volte, mi dispiace anche fare la figura dello stronzo.
Ma ho preso un impegno, perciò...

[«Se lo facciamo... non si torna più indietro, lo sai vero?» lo informò con voce tremolante.]
Messa così, io sarei più propenso scrivere “chiese” e non “lo informò”, perché come accade nel fumetto dove l’ultima battuta dà senso al disegno, qui l’ultima parte della battuta, dà senso al dialogue tag. La voce tremolante non mi piace molto, perché è una di quelle cose mai viste dal vivo che tendono a rendere tutto un po’ finto, ma è una considerazione personale che puoi tranquillamente cestinare con una parolaccia.

[precisò lei alzando la voce, che riecheggiò all'interno di quel grande antro sotterraneo a forma di cupola.]
Stephen King su “On writing” scrive che “disse” va sempre bene. Mi ha convinto. “Precisò” mi suona un po’ pretenzioso e letterario. Comunque quello che volevo dire davvero è che quel “che riecheggiò all’interno di quel grande antro, ecc.” è un problema che abbiamo tutti: come descrivi un luogo senza descriverlo perché nessuno lo guarda? Già. Non lo fai. Oppure lo dai per scontato, visto che i personaggi in scena lo conoscono bene. “disse lei, e la sua voce riecheggiò contro l’immensa cupola.” Fa schifo? Forse. Non so aiutarti davvero, dicevo solo per confrontarci. Anche il “sotterraneo” mi suona strano. Di che terra parliamo? Perché è sotterraneo? Vuoi dire che ambienti tutto in un luogo fisico preciso? Allora dove sono?

[Lui le rivolse uno sguardo sereno, ma gli occhi celavano tormento.]
I suoi occhi sembrano sereni, ma in realtà, nascondono il suo dolore. Questo, giusto? Ma allora perché noi, lettori, vediamo attraverso la menzogna della sua espressione? In poche parole, interferenza onnisciente.

[Si avvicinò a quella che sembrava un’antichissima]
Sembrava o era? E a chi sembrava? Antichissima, per chi? Penso che si ottenga un risultato migliore se leghi l’impressione a un riferimento chiaro, in modo da non uscire dal racconto.

[ospitava un maestoso e imponente albero]
Troppi aggettivi. Tra l’altro vogliono dire la stessa cosa.

[anch'esso molto vecchio, antico come il mondo.]
Sì, ma di che mondo parliamo? E i due guardiani sono altrettanto vecchi o no? Sempre il discorso dei riferimenti.

[sembravano chiome d’angelo]
Ancora riferimenti: cos’hanno di diverso le chiome d’angelo dalle chiome che conosco io? Chi sorvola su un'espressione come questa dandole un significato, sta solo pensando a lunghi capelli biondi, vanificando le parole che hai scelto o dando loro un'accezione mistica vaga e scollegata dall'immagine. Mia opinione.

[Lui percorse la breve scalinata]
Scalinata antichissima mi dava l’idea di un mucchio di gradini.

[«Sta soffrendo… un dolore indicibile» sentenziò sottovoce.]
Perché non “sussurrò” o “disse” invece che “Sentenziò sottovoce”? Io me lo chiedo e sono fuori. Tu non ti chiedi perché un autore usa paroloni invece che parole più semplici?
Riguardo al dolore, perché lui dice “indicibile”? Come fa a saperlo? Cioè, non fraintendermi, il dolore è soggettivo, quindi è indicibile per definizione, in un certo senso, ma lui come fa a conoscere l’entità del dolore dell’albero magico? Non è nemmeno un albero lui. Come fa?

[auscultando in silenzio.]
Auscultare è un termine medico. La specificità della cosa rovina l’atmosfera mitica che cerchi nel racconto. Dovresti rimanere il più possibile fedele all’ambientazione per non incrinare la sospensione d’incredulità.

[Senza emettere alcun suono, lei gli si avvicinò cingendolo alle spalle, in un gesto d’amore fraterno.]
Lo abbraccia. Ci sono un sacco di cose di troppo in questa descrizione per far immaginare al lettore lei che lo abbraccia, non credi? Il non emettere suoni, il cingere le spalle, il significato profondo del gesto spiegato con l’espressione “amore fraterno”. A cosa servono tutte queste info in più?

[gli disse in un bisbiglio acquoso.]
In che senso? Cos’è un bisbiglio acquoso? Non ti basta il bisbiglio, cosa volevi evocare?

[Siamo i suoi guardiani dall'alba della vita, ce ne siamo presi cura, abbiamo fatto in modo che perdurasse il più a lungo possibile. Ma ogni cosa ha una fine. Anche lei.]
Quindi anche loro sono antichissimi. Perché “anche lei”? Non stiamo parlando di un albero? Riflettendoci immagino che loro forse si riferiscano alla natura che è contenuta interamente nell’albero divino, ma i riferimenti sono ancora pochi e suona strano. O l'albero è una femmina?

[«Non lei. Avrebbe dovuto essere immortale. Invece loro... l’hanno uccisa. Assassini!» inveì serrando i pugni e battendoli sul tronco immacolato.
«Perdonali… la collera renderà solo le cose più difficili. Perdonali, Kuno.»]
Questi dialoghi e queste reazioni un po’ teatrali tolgono un po’ di credibilità alle scene, secondo me. Per questo penso che il tono epico sia rischioso.

[Lui si scrollò le sue braccia da dosso, che l’avevano cinto fino a quel momento.]
C’è di nuovo un uso “inceppatorio” (ti piace come parola) del CHE. Primo: non serve specificarlo. Visto che lei prima lo cingeva, do per scontato che, se me lo dici, fin’ lì il braccio lo cingeva. Secondo: avresti potuto costruire una frase meno slegata per non inceppare la lettura. Sono certo che, se la rileggi ora, capisci cosa intendo.
Terzo (e più importante): il soggetto della frase è “lui”, quindi messa così è ambigua.

[L’avvicino a sé per stringerla di fianco.]
Purtroppo il lettore non è così vicino all’immaginazione dell’autore da capire tutti questi dettagli spaziali, perciò risultano semplicemente incomprensibili o superflui. Non è utile specificare il “per stringerla di fianco”, inoltre non aggiunge nulla alla storia e ti fa consumare caratteri preziosi.

[Poi proferì cupo]
Do solo il mio parere, ma continuo a insistere che i tanti sinonimi di “dire” non aiutano la lettura.

[La sacralità della natura e del suo equilibrio è una bilancia, con l’eterno onere di un risultato nullo tra i suoi contrappesi.]
La sacralità dell’equilibrio è una bilancia con l’onere di un risultato. Ti giuro che non capisco. Certo che sono scemo io, ma tu non m’aiuti!

[Fu un istante immutabile dalla durata infinita, poi più nulla.]
Non sono un amante degli ossimori. Sempre per il discorso che sono una mente semplice, ma è un tipo di retorica lontana dalla mia comprensione. Perché evitare di essere diretti? Sto facendo troppe domande. Vero?

[Ciò che non può morire per gli uomini, può farlo per gli dei. E in un torbido silenzio ancestrale il mondo si spense come un lume, lasciando dietro di sé un vuoto cosmico incolmabile. Era la fine di un’era, quella degli uomini e del loro pianeta.]
Un finale sicuramente epico e forte. Come dicevo hai idee interessanti e forti, ma l’esposizione non mi convince. Se sono dei, il mondo è solo uno sputazzo. Perché dovrebbero considerarlo con tanta attenzione? E perché il vuoto cosmico è incolmabile? Un solo mondo non giustifica queste parole, secondo me.

Alessio, spero che perdonerai il tono. Non voglio essere stronzo, ma solo colloquiale. In più considera che io sono abbastanza rigido e influenzato dal mio “stile”, quindi prendi tutto con la dovuta cautela. Infine so bene che commentare un racconto è più facile che scriverlo. Mi auguro la stessa schietà spietatezza quando ti passerò sotto.
Alla prossima!

Appena ho modo risponderò a tutti voi, ma mi premeva scrivere al volo al buon Nesler.
Luca, io ho come l'impressione che a 'sto giro tu sia andato un pelo sul personale :D
Hai sviscerato ogni singola frase del racconto, ne hai fatto un'analisi puntigliosa e MOLTO critica, il risultato che si evince è che non c'è una cosa che sia una che ti sia andata bene.
Per carità, ne hai diritto, ma ho notato critiche legittime, che apprezzo assai volentieri e lo sai poiché utili nella crescita, ma altre le ho trovate eccessive, come se tu abbia voluto darmi contro per forza di cose su tutta la linea. Te lo dico serenamente, non sono incazzato, e non sono il tipo che si lamenta quando viene bacchettato, sono qui apposta, ma sei stato più pignolo di un certo Giovanni Storti.
Ti risponderò appena posso su tutta la linea per ogni appunto che mi hai fatto, così mi spiegherò meglio!
A dopo, preparati. *risata malefica*

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Luca Nesler
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Re: La Linfa Dorata

Messaggio#8 » venerdì 22 maggio 2020, 17:22

Ai ai...
C'ho paura :[

Cmq niente di personale, figurati! Ma capisco che possa dare fastidio. Prossima volta rimarrò più sul generico. Se non sei d'accordo con alcune critiche può benissimo essere che io non abbia capito. L'ultima parola spetta sempre a te.

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Gennibo
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Re: La Linfa Dorata

Messaggio#9 » domenica 24 maggio 2020, 0:37

Ciao Alessio, ho trovato il racconto originale, mi sono piaciuti i due protagonisti, la storia è delicata, lo stile particolare, il tema c’è, ma ho faticato ad entrare nella storia.
Aggiungerei una scena all’inizio che possa in qualche modo chiarire e mostrarci più visivamente la scena.
E ridurrei all’essenziale i dialoghi tipo:
A) (tu) «Se lo facciamo... non si torna più indietro, lo sai vero?» lo informò (chi informa chi?) con voce tremolante.
B) (suggerimento) «Se lo facciamo, sarà per sempre, (potendo meglio positivo che “non” qualcosa) lo sai, vero?» disse Yuno (e aggiungerei una qualsiasi minima descrizione del personaggio, giusto per visualizzare al meglio la scena)
A) (tu) «Abbiamo scelta? L’ho deciso io, Yuno. Ora spostati, devo esserne certo.»
B) (suggerimento) «Abbiamo scelta?»
«No, ma aspetta.»
«Eravamo d’accordo. Spostati.»
«È che voglio essere sicuro.»

Che ne dici?

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giulio.marchese1
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Re: La Linfa Dorata

Messaggio#10 » martedì 26 maggio 2020, 19:17

Ciao Alessio,
Ho trovato originale trattare il tema attraverso il fantasy. Come ogni buon fantasy che si rispetti c'è anche uno stretto collegamento con il mondo reale: l'uomo che lentamente distrugge la natura. Sinceramente credo di aver capito cosa volevi fare ma mi manca qualche dettaglio. Dopo la lettura mi sono sorte diverse domande. La funzione dei guardiani sembrerebbe quella di proteggere l'albero, ma hanno fallito e quindi sono costretti ad ucciderlo, ecco qua ho un problema con il nesso di causalità: lo uccidono per porre fine alle sue sofferenze?
“Yuno ha ragione purtroppo. Non c’è altro da fare, il nostro compito termina qui. Solo che…”

Evidentemente non termina qui, perché hanno giurato anche di ucciderlo.
«Siamo i suoi guardiani dall'alba della vita, ce ne siamo presi cura, abbiamo fatto in modo che perdurasse il più a lungo possibile. Ma ogni cosa ha una fine. Anche lei.»

Qui ho sentito che lo stavi spiegando a me perché loro lo sanno entrambi di essere i guardiani.
Non ho apprezzato i dialogue tag, generalmente mi sembrano ridondanti e un po' mi distraggono.
Assassini!» inveì serrando i pugni e battendoli sul tronco immacolato.

Ad esempio, inveì contro chi/cosa? Contro l'albero? Mi ha un po' spiazzato, "disse" si può usare! In tutto il testo appare solo una volta ed è accompagnato da "in un bisbiglio acquoso". Mi sembra chiaro sia una scelta ponderata, per quanto possa apparire banale in tutti i libri e racconti che ho letto "disse" c'è. Facci caso, un motivo ci sarà. Ovviamente sto commentando te ma sono partito a ruota libera in una mia crociata personale, sorry. Comunque ce ne sono tanti che mi hanno destabilizzato un po', ed è un peccato perché, secondo me, la forza del racconto sta nell'atmosfera che riesci a creare. Penso sia un buon racconto che, se rivisto un attimino, può diventare ottimo. Per me è una prova positiva, complimenti!

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daniele.mammana-torrisi
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Re: La Linfa Dorata

Messaggio#11 » mercoledì 27 maggio 2020, 22:09

Ciao, Alessio!

Ho trovato interessante l'ambientazione che hai costruito per la storia, penso più dell'idea in generale. L'era degli Uomini che finisce, più in generale che per tua responsabilità, è così tanto un classico che diventa difficile dargli uno spin originale o accattivante.
L'idea dell'albero che permette la vita sulla Terra mi piace, ma la storia in cui l'hai messo non mi ha preso molto. La traccia si fa sentire abbastanza in avanti nello scritto, il che le darebbe maggiore impatto, se nei pezzi precedenti non ci fosse una costruzione che va in bilico sulle corde. Vuole dire cosa sta succedendo, ma non fare spoiler e quindi, un po', si perde nel dire e nascondere.
Penso sarebbe stato più efficace se l'identità dei responsabili della morte dell'albero non fosse stata coperta d'opaco fino alla fine. Siccome è un dettaglio importante, rivelarlo presto ti avrebbe permesso di costruirci sopra un po' di più. Per com'è, non si esprime al massimo, impegnando diverso spazio sulle identità e il compito dei due fratelli. Per quanto interessante, non è quello che la fine dell'era degli uomini va a toccare, quindi lo trovo po' di troppo.

A rileggerci presto!

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Andrea Partiti
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Re: La Linfa Dorata

Messaggio#12 » giovedì 28 maggio 2020, 16:54

Quello che mi stride nel tuo racconto, è l'aver scelto un episodio/tema mitologico e "alto" ma descrivendolo usando un tipo di narrazione da fantasy basso. Non credo sia una scelta efficace usare dialoghi e un punto di vista vicino ai due protagonisti per raccontare un momento simbolico e importante nella tua (sepper sbozzata perché in un racconto si fa quel che si può) mitologia. Penso che serva o un tono più duro e distaccato dai protagonisti per sottolinearne l'epicità oppure devi allontanarti dal grande cambiamento cosmico e puntare tutto sul dramma dei custodi, su come affrontano e soffrono per il cambiamento in vista.
Una via di mezzo per avere entrambe le cose *forse* può funzionare, ma ci crederò solo leggendola :)

alexandra.fischer
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Re: La Linfa Dorata

Messaggio#13 » venerdì 29 maggio 2020, 20:27

Tema centrato. Racconto scritto in modo magistrale: bellissima la descrizione della cupola con l’Albero della Vita, reso come una meraviglia degna di un fantasy di Abraham Merritt. (il biancore alabastrino del tronco, le chiome paragonate a quelle di un angelo). Anche i personaggi sono ben resi, Yuno e la sua sofferenza per la fine di un mondo, ma anche per quella della sua vita e del suo amore. Ed è lui che compie il gesto decisivo, pur con una grande sofferenza, imitato da lei e ne strappa la linfa per consegnare quel mondo al buio, questo per colpa dell'umanità (di quel mondo). Lo vedo come il finale di un romanzo (sì, perché a volte, la stesura di un romanzo può partire proprio dal finale: un consiglio personale, dettato anche dalla gratitudine per il tuo gentilissimo commento alla mia storia).

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Re: La Linfa Dorata

Messaggio#14 » venerdì 5 giugno 2020, 18:51

Penso che tu abbia raggiunto, con questo racconto, quello che era il tuo obbiettivo e questo è un plus. Malus, invece, per alcune forme da sistemare (tra tutte, quella che ti ha sottolineato Emiliano). Mi ha fatto molto riflettere il commento di Andrea Partiti perché ha messo in luce le perplessità che sentivo di avere che, lo sottolineo, non sono dettate da errori interni al racconto, ma dalla strategia da te adottata. Aggiungo che la condanna all'Uomo sembra scontata, ma viene dall'esterno del racconto, direttamente dal nostro contesto e questo non è un bene perché ti appoggi su qualcosa di dato per definire il testo senza farlo uscire dal dialogo dei fratelli. Difficile giudicare questo testo, direi un pollice tendente verso l'alto, ma in modo non brillante.

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