Il grande pasto
Inviato: martedì 19 maggio 2020, 0:55
Il meteorite cadde senza preavviso. Senza la luce delle comete o i venti delle tempeste.
Ne erano precipitati di ben più grandi e veloci in passato. Si erano aperti crateri enormi e si erano alzate nubi di polvere che avevano oscurato il cielo per mesi.
Questo specifico meteorite non era che un pizzicotto sulla superficie di un pianeta tranquillo e prosperoso. Il suo cratere era mediocre: sterminò qualche migliaio di grandi animali, qualche milione di piccoli animali, qualche miliardo di insetti e creature striscianti. Niente che il pianeta non potesse guarire in un istante.
La creatura che ne uscì invece non era affatto mediocre.
Spezzò lo spesso guscio di roccia vetrificata dall’attrito dell’atmosfera, stirò gli arti indolenziti e si allontanò dall’epicentro della distruzione a grandi balzi.
Aveva fame.
Sentì un odore che riconosceva come cibo. Materia organica, vita, calore, pericolo.
Non ci mise molto a trovare il primo dinosauro. Era ferito e stordito per l’onda d’urto dell’impatto, non oppose resistenza mentre la creatura lo sollevava tenendolo tra le dita affusolate, osservandolo, assaggiandolo, valutandone il potenziale nutritivo.
Sparì nella grande bocca in un gran scrocchiare e degustare. Fu assorbito in pochi secondi e dalla pelle porosa della creatura uscì uno sbuffo di gas fetidi che concludevano il pasto eliminando il poco che non poteva assimilare.
La creatura era soddisfatta di quel primo boccone ma voleva molto di più. Riprese la caccia e poco distante trovò un secondo dinosauro, più grosso e aggressivo, che provò ad attaccarla. Lo sollevò mentre era aggrappato coi denti alle sue dita e staccò con un risucchio il corpo dalla piccola testa di rettile ostinata nel suo morso.
Un nuovo sbuffo di gas concluse la sfida.
La Creatura fu metodica nella caccia.
Ad ogni pasto diventava più rapida, forte ed efficiente. I suoi arti si allungavano, i salti erano più poderosi e precisi.
Gli animali che non diventavano cibo finivano soffocati dai gas che si depositavano pesanti al suo passaggio, allargandosi per chilometri, gialli e densi sul suolo. Neppure il vento riusciva a disperderli.
Ci mise un decennio per concludere il suo compito, divorando giorno e notte senza tregua.
Si fermò fra due montagne, come perplessa. Si voltò in una direzione e poi nell’altra, ma da nessuna parte sentiva traccia delle prede che cercava: grosse, pericolose e diverse da lei. Le avrebbe percepite a qualsiasi distanza. Erano finite.
La Creatura sedette a terra e la massa grassa che le si era accumulata addosso in quel lungo pasto si afflosciò a riempire la valle. Quel peso morbido e rilassato la avvolse e risucchiò. Apatica, non fece nulla per contrastarlo.
La sua missione era conclusa.
Tutte le specie incompatibili con la Creatura morirono in quella grande caccia. Divorati o soffocati. Ma il gas non era soltanto uno strumento di morte. Tutti sul pianeta lo inalarono e il gas divenne parte di loro. Come distruggeva il diverso, riconosceva il simile.
Cambiò il meglio che il pianeta aveva da offrire. Mentre la Creatura marciva, una parte di essa penetrò e si integrò con quelle specie che la accoglievano e che ne presero le sembianze.
Insieme si guardarono attorno con intelligenza e curiosità nuove, pronte a fare i primi passi in quel mondo libero da pericoli che gli era stato preparato da una mano lontana.
Ne erano precipitati di ben più grandi e veloci in passato. Si erano aperti crateri enormi e si erano alzate nubi di polvere che avevano oscurato il cielo per mesi.
Questo specifico meteorite non era che un pizzicotto sulla superficie di un pianeta tranquillo e prosperoso. Il suo cratere era mediocre: sterminò qualche migliaio di grandi animali, qualche milione di piccoli animali, qualche miliardo di insetti e creature striscianti. Niente che il pianeta non potesse guarire in un istante.
La creatura che ne uscì invece non era affatto mediocre.
Spezzò lo spesso guscio di roccia vetrificata dall’attrito dell’atmosfera, stirò gli arti indolenziti e si allontanò dall’epicentro della distruzione a grandi balzi.
Aveva fame.
Sentì un odore che riconosceva come cibo. Materia organica, vita, calore, pericolo.
Non ci mise molto a trovare il primo dinosauro. Era ferito e stordito per l’onda d’urto dell’impatto, non oppose resistenza mentre la creatura lo sollevava tenendolo tra le dita affusolate, osservandolo, assaggiandolo, valutandone il potenziale nutritivo.
Sparì nella grande bocca in un gran scrocchiare e degustare. Fu assorbito in pochi secondi e dalla pelle porosa della creatura uscì uno sbuffo di gas fetidi che concludevano il pasto eliminando il poco che non poteva assimilare.
La creatura era soddisfatta di quel primo boccone ma voleva molto di più. Riprese la caccia e poco distante trovò un secondo dinosauro, più grosso e aggressivo, che provò ad attaccarla. Lo sollevò mentre era aggrappato coi denti alle sue dita e staccò con un risucchio il corpo dalla piccola testa di rettile ostinata nel suo morso.
Un nuovo sbuffo di gas concluse la sfida.
La Creatura fu metodica nella caccia.
Ad ogni pasto diventava più rapida, forte ed efficiente. I suoi arti si allungavano, i salti erano più poderosi e precisi.
Gli animali che non diventavano cibo finivano soffocati dai gas che si depositavano pesanti al suo passaggio, allargandosi per chilometri, gialli e densi sul suolo. Neppure il vento riusciva a disperderli.
Ci mise un decennio per concludere il suo compito, divorando giorno e notte senza tregua.
Si fermò fra due montagne, come perplessa. Si voltò in una direzione e poi nell’altra, ma da nessuna parte sentiva traccia delle prede che cercava: grosse, pericolose e diverse da lei. Le avrebbe percepite a qualsiasi distanza. Erano finite.
La Creatura sedette a terra e la massa grassa che le si era accumulata addosso in quel lungo pasto si afflosciò a riempire la valle. Quel peso morbido e rilassato la avvolse e risucchiò. Apatica, non fece nulla per contrastarlo.
La sua missione era conclusa.
Tutte le specie incompatibili con la Creatura morirono in quella grande caccia. Divorati o soffocati. Ma il gas non era soltanto uno strumento di morte. Tutti sul pianeta lo inalarono e il gas divenne parte di loro. Come distruggeva il diverso, riconosceva il simile.
Cambiò il meglio che il pianeta aveva da offrire. Mentre la Creatura marciva, una parte di essa penetrò e si integrò con quelle specie che la accoglievano e che ne presero le sembianze.
Insieme si guardarono attorno con intelligenza e curiosità nuove, pronte a fare i primi passi in quel mondo libero da pericoli che gli era stato preparato da una mano lontana.