Gruppo Atene 1896

Partenza: 01/07/2020
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Spartaco
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Gruppo Atene 1896

Messaggio#1 » giovedì 16 luglio 2020, 12:05

Immagine
Questo gruppo è dedicato alle Olimpiadi di Atene 1896, le prime dell'era moderna.
Passerà alla semifinale solo il racconto primo classificato di questo gruppo.
I concorrenti dovranno leggere, commentare e classificare i partecipanti del Gruppo Parigi 1900 e saranno giudicati dai partecipanti del gruppo Anversa 1920.Ogni concorrente dovrà indicare se, nei racconti che commenta, sono presenti i bonus.


Il migliore di questo gruppo andrà a sfidare i primi classificati dei gruppi Saint Louis 1904 e Stoccolma 1912, Maurizio Bertino sarà il giudice della loro semifinale.



Vediamo i racconti ammessi:

La sfida degli Dei, di Alexandra Fisher consegnato il 02 lug 2020 09:32
Tornare da oriente, di Bennik consegnato l' 08 lug 2020 23:55
I cazzi tuoi Adelmo, di Andrea Lauro, consegnato il 13 luglio alle 23:36
L'evento di Tunguska, di Luca Vitali consegnato il 14 luglio alle 22:51
Il mito di Androgeo, di Giorgia D'Aversa consegnato il 15 luglio alle 23:50


Avete tempo fino alle 23.59 di sabato 25 luglio per commentare i racconti del gruppo Parigi 1900.
Chi non postasse anche solo un commento verrà squalificato.
Chi non postasse la classifica verrà squalificato
Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Vi avverto che saremo fiscali e non accetteremo classifiche postate anche solo alle 00.00 a meno che problemi improvvisi vi ostacolino all'ultimo, ma in quel caso gradiamo essere avvertiti, sapete come trovare i moderatori. Vi ricordiamo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo.

I racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a Spartaco.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo Parigi 1900.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri thread.

BUONA SFIDA A TUTTI!



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Polly Russell
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Re: Gruppo Atene 1896

Messaggio#2 » martedì 21 luglio 2020, 0:31

Copia incolla dei commenti e classifica a seguire.

1) Andrea Lauro con I cazzi tuoi Adelmo
Ciao Andrea!
Si, ma che palle! Facciamo che una volta scrivi un racconto brutto, almeno mi stupisco?
Molto buona anche questa prova, ma ormai lo so. Mi piace questo tono alla “the snatch” che hai dato a tutto il pezzo, credo di aver scovato anche una citazione a Pulp Fiction.
Il protagonista è ben caratterizzato, anche se, fondamentalmente di lui, oltre al nome e al fatto che è uno che si fa i cazzi propri sappiamo poco, come lo è Caio, impossibile non entrare in empatia con lui.
Forse, come dice l’amico Eugene il narrante entra troppo, alcune volte diventa ridondante, ma ci arriveremo, e probabilmente è l’unico neo che riesco a trovare a un lavoro davvero ben svolto.
Si empatizza con Caio, e questa è davvero una figata, perché in teoria lo si dovrebbe fare con Adelmo. Invece, no, siamo lì a chiederci perché cacchio ‘sto ragazzetto si sia infilato in un casino così tanto più grande di lui, perché non abbia trovato un amico che gli dicesse che era una stronzata. Adelmo invece rimane in disparte, perché, fino in fondo, si fa i cazzi suoi.
Il modo che hai scelto di far parlare Adelmo, nei dialoghi intendo mi mette un po’ in confusione, perché un paio di volte, non ho capito se stesse dicendo qualcosa o la stesse solo pensando. Come quando aspettano il contatto che è in ritardo e Adelmo dice/pensa “non lo so, cazzo, non lo so!”

Quindi posto che il racconto è ottimo e che mi è davvero piaciuto, passerei a qualche consiglio sparso.


Facciamo che mi chiamo Adelmo.
ah quindi non si chiama Adelmo? È tutto il pippone sui nomi altisonanti allora?

La porta si staccherà, una volta o l’altra: mi cadrà addosso come nei cartoni animati.
boh... siamo negli anni settanta, quanti adulti hanno visto i cartoni animati, o comunque li usano come termine di paragone? Meglio “le comiche”, “il carosello”...

come fanno i monaci Shaolin di stocazzo.
Idem. In pieno anni settanta avrei usato gli sciamani, come termine di paragone, guru, baba... comunque non in monaci Shaolin.

corde che schiaffano
evviva il correttore automatico! XD
andare in Canada a ghiacciarsi il culo.
ecco p, qui magari andrei più liscio. Tanto ha già detto tre cazzi e due vaffanculi, lo abbiamo capito che tipo è. Non calcare troppo la mano.



Una volta ha staccato a morsi l’orecchio all’avversario
ma non voleva mantenere l’etica per accedere alle Olimpiadi? Niente incontri clandestini, poi stacca l’orecchio a uno nello spogliatoio?

Sulla nuca di Caio si aprono dei bozzi che fanno spavento.
questa non l’ho capita...

Vedo poche alternative: sarà un lavoro di merda.
qui mi aspetterei un “o”? Altrimenti non sono poche, è una sola.

Faglielo capire, che non è lo stesso match. Non è nemmeno lo stesso sport, cazzo.
eccola!! La semi cit da pulp, vero?

«Uno dritto», risponde Caio.
Si può dire “uno dritto”? Restiamo nel film anni cinquanta, il magico mondo di Caio.
questa è fantastica!

Senza saperlo, è probabile che io stia per evitare una strage.
non sono tanto sicura della scelta del tempo verbale. Nel momento in cui ci racconta, lui sa che ci sarebbe stata la bomba.

Il cielo sta pisciando.
Il cielo è un vecchio che si tiene l’uccello con mano malferma, il getto saltella e tutta ‘sta gente si copre la testa con ciò che ha
fantastica anche questa.

Caio si è ammazzato.
beh, la polizia pensa che lo abbiano ammazzato quindi ci aggiungerei qualcosa, tipo “penso io”.

Ciao, e alla prossima!

2) Alexandra Fisher con La sfida degli dei
Ciao Ale! Ben trovata, cara. Eccoci anche in questa tenzone olimpica.
Il tema che hai scelto è davvero suggestivo, e qui ti devo tirare le orecchie, tu che sei così brava nell’evocare sensazioni attraverso le immagini, delle alte vette dell’himalaya ci mostri davvero poco. Non sento freddo, non godo della vista da sopra alle nubi. Ma capisco che il tuo intento era un altro e altrove era la tua concentrazione. Ci sta, era solo un mio vezzo.
Comunque, l’idea dell’intervista è buona e anche ben gestita, mi ha colpito tanto il modo in cui il protagonista si rapporta con la montagna, in un misto di timore e reverenza.
Purtroppo rimangono un po’ sul fondo tutti gli altri personaggi, per primo due protagonisti della scalata, cui forse avresti dovuto dare più importanza, soprattutto perché eri partita col piede giusto con la battuta riportata di Hillary.
Ho trovato la citazione, ma non lo sport olimpico, anche se accenni allo sci, mi pare un po’ poco, è appiccicato lì solo perché ce lo dovevi mettere.
Una buona prova comunque, Shanda. Complimenti e alla prossima.

Qualche considerazione in dettaglio
Il compenso era di tre rupie, per me una piccola fortuna.
qui ti sei confusa, dopo parli di trecento.

Da quel posto lontano, Ruapehu, Nuova Zelanda, venne qui.
Beh non è così lontano da lì.

rupie se dal campo 7 ci fossimo spostati entro due giorni al campo 2.
non mi piacciono i numeri scritti in cifre. Anche se in questo caso non è scorretto.

il campo due era a oltre settemila metri
e infatti...


«Non sapevo nulla di arrampicate, ma sirdar Norgay e sahib Hillary mi istruirono con le piccozze e i rampini.
qui mi viene un dubbio, se lui non era pratico, se non era mai andato fin lassù, come faceva da essere talmente abituato all’aria rarefatta da non necessitare dell’ossigeno?

di 12 metri prima della vetta.
ancora in cifre.

3) Giorgia D’Aversa con il mito di Androgeo
Ciao Giorgia! Anche nel tuo caso, primo incontro, ma una che ha una maglietta come la tua, già è nelle mie simpatie, per forza!
Detto questo, veniamo al tuo racconto. Si era parlato di evento storico e qui arriva la mia prima perplessità. Come faccio a qualificare storica, una vicenda mitologica? Mi spiego, se avessi parlato della guerra di Troia, per quanto romanzata e romanzabile, una guerra a Ilio pare esserci stata davvero, ma qui, a parte Minosse e la posizione geografica di Creta e Atene, di storico vedo davvero poco. Mi sarebbe andato bene anche se mi avessi spacciato Androgeo per un personaggio storico e non mitologico, ma averci infilato il Minotauro me lo colloca con tutti i calzari nel tempo del mito. Quindi boh... direi che secondo me sei fuori tema.
Considera che non stilerò subito la classifica, la lascio decantare, quindi se ho scritto una cazzata e stiamo parlando di personaggi e avvenimenti storici (escluso il Minotauro ma a quel punto sarebbe solo un elemento fantasy e ci può stare) fammi sapere.
Il racconto è visto con gli occhi di uno dei suoi protagonisti e già questo ne fa una storia diversa dall’originale, adoro i “rapporti di minoranza” tanto per citare il film omonimo.
Non trovo utile ai fini della trama il tuo esserti tanto soffermata sul Minotauro, sulla sua infanzia addirittura, quando avrei preferito, visto che usi un pov sul protagonista, carpire la disperazione e la delusione di Androgeo durante il linciaggio. La sua sorpresa, prima ancora che il dolore e la vendetta.
Comunque, la scrittura è fluida, fatto salvo per qualche aggettivo ripetuto o di troppo, comunque non tanto pesanti da rallentarla.
Non empatizzo troppo con il protagonista perché non sono sicura di aver capito la sua motivazione: onorare suo padre, semplicemente non deluderlo, levarsi dalle scatole per un po’, onorare gli dei, onorare se stesso... o forse è un po’ di tutto questo.
In ogni caso una prova del tutto degna. Compimenti.
Qualche consiglio sparso:


La vittoria gli interessava fino a un certo punto: partecipare ai giochi in onore di Atena, lontano da quelle mura opprimenti e dai segreti che celava, questo sì che era importante.
questo è l’adattamento che hai scelto per il otto di De Cubertin, ma anche in questo caso, secondo me, sei fuori tema. Lui non partecipa ai giochi per il piacere di farlo, lo fa per andarsene, almeno per un po’, da un posto che lo opprime e non è la stessa cosa.


Un muggito rancoroso
sei sul punto di vista di Androgeo, invece quel “rancoroso” è da narratore onnisciente.
L’ombra che Androgeo proiettava sul portone si univa in figure deformi alle grottesche raffigurazioni del Minotauro presenti su entrambe le ante
l’ombra è una, quindi anche la figura deforme che si unisce.

«Qualcuno sull’Olimpo ha voluto che le nostre vite si intrecciassero, resta da capire quale sia il motivo.»
qui non ho capito, se parla al fratellastro, perché dice “sull’Olimpo” ha appena asserito che non c’era stata alcuna influenza divina ma solo la lussuria di sua madre.


. La creatura sapeva che era lì.
ancora onnisciente, te la potresti cavare con una cosa tipo “sapeva che anche la creatura lo stava ascoltando” più o meno.


Ma forse non desidera fuggire, forse accetta il suo destino e il ruolo scelto dagli Dei. Quale che sia, quando sarò re lo capirò.
perché?
fletteva i muscoli delle braccia per dar prova della propria prestanza.
ammetto che il verbo flettere è più armonico a livello sonoro di contrarre, ma in teoria si contraggono per “gonfiarli” e dare sfoggio di sé.
per allontanarsi da quel corpo massiccio.
sì, L’abbiamo capito che era massiccio.XD

Il montante colpì il figlio di Pallante dritto nello stomaco. Un grugnito di dolore sommesso e cadde in ginocchio, le mani premute sul ventre.
Androgeo si protese su di lui e gli centrò il naso con un destro.
mmm... la dinamica non mi è chiarissima. Se cade a terra colpito allo stomaco e vi ci poggia le mani, ho l’idea che sia accartocciato su se stesso, comunque chinato. Per cui per colpirlo al naso, l’avversario o si deve inginocchiare o deve dargli una ginocchiata.

: Clito sbatté la testa sulla terra dura
se non sono necessari, io non abbonderei con gli aggettivi. Certo che è dura, è la terra di un’arena.


4) Luca Vitali con l’Evento di Tunguska
Ciao Luca, credo sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo e devo dire che commentare questo racconto mi crea qualche problema. Ti spiego: tendenzialmente mi piace. Nel senso che è una buona distopia, con un grande potenziale. È un universo davvero interessante ma... ma non c’ho capito un cacchio! XD Scherzo, un cacchio no, ma comunque c’ho capito poco. Hai creato un universo davvero troppo articolato per 20k, quindi o ne fai un racconto più lungo o limi, limi parecchio.
Perché io cosa sia il Sogno non l’ho capito, non ho capito perché le Dusha riescano in parte a controllarlo, come ci entrino e soprattutto cosa loro sognino a propria volta. Ho capito che il protagonista fa il doppio gioco per un fine più alto, anche se poi, proprio nel finale la battuta
Ha senso che muoia io, per lui? Che muoia tutto il mondo?
Non m’importa
mi spiazza, perché allora il fine più alto si riduce a una mera curiosità o peggio a un “se va, va, altrimenti chi se ne frega?”
Insomma questa sorta di mondo partorito dalla mente di una donna malata (anzi da suo marito) è davvero interessante, ma è talmente fumoso che non riesco a decifrarne confini e motivazioni. Perdi un sacco di caratteri in dettagli inutili, tipo il ragno meccanico, che ti frega? Usa un mezzo di locomozione canonico e guadagna caratteri per farmi capire il Sogno, lo stesso dicasi del collare della Dusha, ma ti dirò, della Dusha stessa, perché Palina, alla fine, mi pare che abbia un ruolo che avrebbe potuto giocare chiunque. In fin dei conti la cosa importante che fa è sparare al protagonista e fargli raccontare il perché la donna tossisca sangue, puoi farlo fare a un altro personaggio se sei a corto di caratteri.
Insomma, con il doppio delle battute, credo sarebbe stato un gran lavoro, così mi risulta tronco.
Sull’aderenza al tema, tu che sei il creatore di questo universo mi dici che questo evento sarà letto nei libri di storia della Nuova Russia e tanto mi basta. Però non ho trovato nessuno dei due bonus, il capitano e Sol si pestano, ma non è boxe, è una rissa da strada. de Cubertin non l’ho proprio trovato.
Quindi, ricapitoliamo e rafforziamo il concetto: la tua distopia mi piace davvero, alcune immagini sono davvero ecocative, purtroppo non riesco a capirla a pieno e questo è un grande malus.

Qualche consiglio sparso.

La verità è che i Dusha sono i parassiti del Sogno. Un po’ come tutta la Nuova Russia, in effetti.
Ma almeno noi siamo liberi di sognare altro.
ecco: cosa vuol dire? Che vuol dire che sono tutti parassiti del Sogno?


Sparisce in cabina di pilotaggio a parlare col guidatore.
guidatore è terribile, togli pilotaggio, tanto si capisce lo stesso e usa pilota.

Scopre per un attimo il collare in plastica dura sulla nuca.
così a occhio e croce, un colare dovrebbe stare sul collo, se sta solo sulla nuca allora è un’altra cosa.


La voce di Sorinov taglia l’aria.
metterei qualcosa tipo “rivolto ai novellini” ci ho messo mezz’ora a capire con chi stesse parlando. XD

«Capitano.» La voce di Kornilov è bassa, ma venata dal timore. «Cosa dobbiamo raccogliere?»
Il capitano grugnisce.
Sa proprio farsi amare.
«Dove cazzo hai vissuto fino ad ora, in un fottuto scantinato isolato dal mondo?»
«Signornò, signore.»
I cingoli graffiano l’asfalto.
«Cos’è che alimenta questo cassonetto a motore? O gli elivelivoli della flotta? Cosa cazzo siamo venuti a prendere, secondo te?»
«Alcalodiodi, signore.»
«Con cosa cazzo abbiamo vinto la guerra?»
«C-con gli alcalodiodi, signore.»
Sorinov sputa.
«Se le cose le sai, perché cazzo devi fare queste domande idiote?»
esatto! Non ha alcun motivo di fare questa domanda se non far sapere a noi cosa stiano facendo lì. Non ci serve, stanno facendo qualcosa, qualcosa che non è quello che vuole fare Sol, tanto basta. Se proprio vuoi dirci cosa stanno cercando, butta una battuta qua e là, ma non un infodump di queste proporzioni.

Non mi sentono, le raffiche di dardi coprono la mia voce.
non so che darsi tu abbia immaginato ma non dovrebbero fare tanto rumore.

palina si accarezza il collare di plastica. Lo sgancia e sposta i capelli sulla spalla destra, scoprendo una placca di metallo impiantata appena sotto la nuca
come fa a vederla se è dietro la nuca?

Le gocce in realtà sono pagine viste per il taglio, iniziano a danzare nell’aria.
questa immagine è bellissima

Sbatto la nuca all’indietro, contro la parete d’acciaio. Il dolore mi fa aprire gli occhi, il ronzio sparisce.
come questa. Mi piace la soluzione adottata per farla uscire dalla sua testa.


Spara ancora, ma non a me.
a chi? Di proposito o si sbaglia?


La gamba cede e cado avanti, tra i sassi.
tecnicamente dovrebbe cadere di lato, davanti ha la porta. Lo so, sono inezie da nerd rompicoglioni, ma che ti frega? Ci stiamo, cerchiamo di tirare fuori il meglio!

Spero di esserti stata d’aiuto, alla prossima!

5) Bennik con Tornare da oriente
Ciao Bennik, credo sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo. Inizio col dire che il bonus sulla frase di De Cubertin è centrato alla perfezione, anzi di più, visto che tutto il racconto si fonda sul motto, per quanto rielaborato. Complimenti.
Il racconto, in sé, non mi ha entusiasmato particolarmente, ma immagino sia perché non amo molto le storie raccontate. Probabilmente mi sarebbe piaciuto di più se invece che raccontati dal marinaio al porto, avessi visto gli accadimenti, ma è solo gusto personale.
Ci sono alcuni passaggi che avrei preferito più discorsivi, in fondo è un tale che va in una locanda e racconta una storia, il tuo protagonista invece sembra quasi un narratore. Mi aspetterei di veder volare un‘imprecazione, per esempio, o magari rivolgersi agli astanti, un “vi rendete conto?”, che so, un “voi che dite?”. Stupidaggini così, insomma per non farmi mai dimenticare che non è semplicemente un racconto in prima, è il protagonista che parla a un gruppo di persone.
Per il resto, la storia si regge bene, la vicenda che hai scelto è molto bella e poco conosciuta, nonostante sia stata un’impresa incredibile.
Ora qualche suggerimento random (random non nel senso che ne ho tralasciato alcuni, volutamente, solo che sono i primi che ho visto, così a colpo d’occhio.)


Dopo un fugace sguardo ai locali del porto, mi dirigo verso quello più vicino alla nave
alla nave, è superfluo e anche un po’ fuorviante, magari lui dalla nave si è allontanato.

Entro e mi siedo al tavolo in attesa che la padrona di casa mi offa da bere. E non solo…
questo non l’ho capito, perché dovrebbe offrigli da bere la locandiera. Magari “mi serva” da bere.


che domanda le mie desiderata.
il correttore automatico ha fatto di suo, mi sa.

Ma quello che più gli preme, quello che preme a tutti è sapere…
io qui avrei messo i due punti.

i
Capitano assicurò al re
questa è una quisquilia, però, credo, che quando la parola Re, intesa come regnante non è seguita dal nome dello stesso, voglia la maiuscola.

Così gli mandò un messaggero, che, tra l’altro, era anche il nostro interprete».
boh, perché mi dai questa informazione se poi non mi serva a nulla? Nel senso, poteva essere andato chiunque, se tu specifichi che il messaggero è un personaggio ben preciso, io mi aspetto che accada qualcosa che lo riguardi.

E cosa disse il selvaggio?» mi chiede uno, tanto ingenuo da non prevedere la risposta.

«Quell'animale rifiutò l’offerta. Il Capitano, deciso a far tacere l’arroganza di quel selvaggio,
trova un sinonimo a uno dei due “selvaggio”.


apostasiando la fede da poco abbracciata.
non è eccessivo come termine per un marinaio?


Ciao e alla prossima.

1) I cazzi tuoi Adelmo
2) La sfida degli dei
3) Il mito di Androgeo
4) L’evento di Tunguska
5) Tornare da oriente
Polly

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StefanoPais
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Re: Gruppo Atene 1896

Messaggio#3 » martedì 21 luglio 2020, 22:21

Classifica:

1) I cazzi tuoi Adelmo
2) Il mito di Androgeo
3) la sfida agli dei
4) L’evento di Tunguska
5) Tornare da oriente

Copia dei commenti:


I cazzi tuoi, Adelmo
Ciao, piacere di conoscerti è il mio primo round di giudizi.

Racconto molto bello, a differenza di chi ha commentato prima di me non trovo che il narratore sia troppo invadente.

l'unica cosa che confonde è l'assenza di caporali sulle battute di dialogo del protagonista, ho dovuto rileggere un paio di volte prima di capire che era una cosa voluta e questo mi ha rallentato un po' la lettura.

Personalmente mentre leggevo io ho sentito le corde che schiaffavano sul pavimento della palestra.
Il mito di Androgeo
Ciao Giorgia,
Bel racconto anche se l'uso della terza ti obbliga a ripetere molti nomi e usare sinonimi specialmente durante la lotta appesantendo un po' la scrittura.

All'inizio ho empatizzato più con Asterione che con Androgeo, mi spiego meglio: Asterione soffre ingiustamente per essere il frutto di una relazione proibita causata dalla superbia del padre (Non sacrificare il toro bianco a Poseidone) che alla lussuria (Divinamente indotta o meno) della madre. Androgeo invece è atletico, sicuro di sé e pure filosofo (Questo me lo ha fatto immaginare pure belloccio) Che il padre "costringe" a vincere i giochi per ripulire l'onore della famiglia.
L'ingiusta sofferenza arriva solo al momento del linciaggio.

Detto questo, in filigrana fai risaltare la volubilità delle divinità olimpiche e una mentalità diversa dalla nostra. Androgeo parte per riscattare la famiglia e vince tutto quello che può col favore della dea, che non lo aiuta nel momento del bisogno ma punisce gli ateniesi per il fatto compiuto. Mi è piaciuto.

Per fare le pulci al testo mi è saltata all'occhio questa frase:


La vittoria gli interessava fino a un certo punto: partecipare ai giochi in onore di Atena, lontano da quelle mura opprimenti e dai segreti che celava

Qui il soggetto è Androgeo, scritto così sembra che sia lui a celare segreti e non le mura.
La sfida agli dei
Ciao, sono nuovo qui su minuti contati e non sono abituato a dare giudizi sul lavoro degli altri ma provo a fare del mio meglio.

Bel racconto, bella l'idea di fondo. Si legge piacevolmente.
Non ribadirò cose già fatte presenti, ho solo due cose da farti notare:

1) In apertura sei fuori dal punto di vista. Il protagonista conosce il proprio nome e anche in terza persona dire: "L'uomo" fa pensare che qualcuno sta guardando il vecchio.

2) Alcune battute di dialogo sono un po' troppo lunghe, spezzale con qualche azione. Cerchi di mostrare che stia parlando con molta calma con intento quasi espiatorio fagli fare dei sospiri o girare con lentezza il cucchiaino nella tazza.
L’evento di Tunguska
Ciao, da novellino del sito come te ti do il mio parere, spero che presto sarai tu a darmi dei consigli e i migliorare assieme.

L'idea mi è piaciuta, è un mondo con tantissimo potenziale per le implicazioni del potere attingere materie prime dal sogno di qualcuno e delle mutazioni che vivere vicino alla manifestazione di questo sogno comporta.

Gli altri hanno già fatto notare molte cose quindi salto a piè pari quella parte.

Praticamente all'inizio del racconto mi costringi a fare una ricerca su google per capire cosa è un Pauk, io pensavo fosse il nome di un fighissimo corazzato russo e invece appaiono solo ragni (più o meno carini). Tu rendi la lingua russa in italiano, avresti dovuto chiamare il cingolato Ragno e scrivere i dettagli che lo caratterizzano per farcelo vedere se è così importante da avere un nome.

Poi mi dici che il PdV è in ansia perchè vuole tradire il suo paese, come? Quando? Perchè? In prima persona sono dentro il PdV non posso non conoscere il piano, non posso non sapere che è disposto a morire perchè tutto quello su cui si basa la prosperità del suo popolo è un ingiustizia.
Tutto il resto del racconto segue questa linea.
Esempio: Se non vuoi che sappiamo che il pauk è stato scelto apposta perche difettoso devi scegliere un altro punto di vista non quello di chi lo ha scelto deliberatamente per uno scopo.

Il PdV non sa dov'è la porta ma guarda caso si fermano proprio li vicino? Davvero?
Quanto è grande questo sogno se il limite di accessi è 21 persone?
L'esplosione storica del 1908 rase al suolo più di 2000 km quadrati di alberi, fai riferimento a quello giusto?

I paletti di lunghezza ti hanno penalizzato su un idea originale che in un racconto più lungo avrebbe reso meglio.

Per ultimo una mia curiosità, sono soldati regolari, una milizia privata o mercenari? perchè da quello che scrivi sembrano pagati a cottimo.
Tornare da oriente

Ciao, anche io sono nuovo sul sito e questo è il mio primo giudizio. Nell'ottica di aiutarci a migliorare a vicenda ti do il mio parere.
Perchè nascondi il nome di Magellano fino alla fine? Avrebbe reso chiaro dall'inizio l'evento storico.
Fino a qui:


«Dopo aver passato le Indie d'occidente,


Mancando dei dettagli che lo specificano, poteva essere ambientato in qualsiasi momento anche ai giorni nostri.

Invece qui:


«Dopo aver passato le Indie d'occidente, eravamo rimasti quasi tre mesi in mare, senza toccare terra. Ci erano rimaste solo la Trinidad, la Victoria e la Santiago, quando infine approdammo su un’isola di un arcipelago delle Indie ad Oriente, l’isola di Zebu. Eravamo ridotti alla fame e prossimi alla morte, ma per fortuna ci rimaneva quel tanto di prestanza da intimorire il popolo locale, così da farcelo amico e alleato.
Ci rifocillammo, ci riposammo, rinascemmo. Sembrava quello un segno divino del buon esito futuro della nostra spedizione. Il re locale, un tale Humabon, si convertì addirittura alla nostra santa fede, lui e il suo popolo. Stringemmo alleanza con quei nativi e il Capitano assicurò al re il suo appoggio e quello della Spagna in qualunque difficoltà, come segno della sincerità della nostra alleanza. Non l’avesse mai fatto, povero diavolo…»

Tracanno l’intero boccale per darmi forza e inumidirmi la lingua. Ne chiedo un altro, approfitto di quell'inattesa disponibilità, poi riprendo il racconto.

«Ora, capitava proprio che a Mactan, un’isola vicina, ci fosse qualche testa calda che aveva mal preso i buoni rapporti che re Humabon aveva instaurato con la nostra Corona e il nostro Dio, così scoppiò la rivolta. Cilapulapu era il nome del capo locale. No, no. Non ridete, perché quell'uomo non era un uomo ma un demonio. E il nostro Capitano pensò bene di affrontarlo. Era l’occasione giusta per mostrare a quei selvaggi seminudi quanto fosse stato saggio affidarsi alla nostra protezione. Accompagnammo così un contingente locale sulle coste di Mactan, ma il Capitano volle prima offrire una possibilità di resa al capo Cilapulapu. Così gli mandò un messaggero, che, tra l’altro, era anche il nostro interprete».


Se fai una battuta di dialogo così lunga che senti il bisogno di andare a capo dovresti spezzarla con pensieri, azioni come quella del boccale tracannato o domande dal pubblico, in questo modo puoi alzare un po' il conflitto che resta sempre basso nella scena.

Un consiglio su come fornire informazioni:


Ci erano rimaste solo la Trinidad, la Victoria e la Santiago, quando infine approdammo su un’isola di un arcipelago delle Indie ad Oriente, l’isola di Zebu.


Se conosci il nome di un posto di una cosa o di una persona prima usa il suo nome e poi dici dove si trova. in questo caso sarebbe: Quando infine approdammo sull'isola di Zebu, in un arcipelago delle indie orientali.
Eviti anche la ripetizione Isola/Isola.

Questo rende meno credibile il pdv:


Eravamo ridotti alla fame e prossimi alla morte, ma per fortuna ci rimaneva quel tanto di prestanza da intimorire il popolo locale, così da farcelo amico e alleato.


Così soggioghi qualcuno non te lo fai alleato, non può non saperlo.

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Spartaco
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Re: Gruppo Atene 1896

Messaggio#4 » sabato 25 luglio 2020, 0:15

Ricordo a tutti che avete tempo fino alle 23.59 di oggi, sabato 25 luglio, per postare classifiche e commenti!

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Eugene Fitzherbert
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Re: Gruppo Atene 1896

Messaggio#5 » sabato 25 luglio 2020, 16:54

La sfida agli dei
Ciao, Alexandra! Bentrovata su Minuti Contati.
Ho letto questa tua rievocazione della celebre scalata del 1953 in forma di intervista. Il tuo racconto ha un valore per me ha un valore che supera quello puramente letterario, perché sei stata in grado di incuriosirmi. Ti confesso che ora che sto scrivendo il commento ho aperte almeno una decina di Tab sul broeser, da national geographic a wikipedia, per approfondire l'argomento. E credo che un racconto basato su un evento storico che ha questo effetto, sia un buon racconto.

Hai scelto di far raccontare la storia a uno degli ultimi sopravvissuti della spedizione, una voce roca dei cosiddetti senza nome, uno gli oltre venti sherpa che aveva accompagnato la squadra di scalatori. È interessante come il vecchio sia intimorito dalla montagna sacra e nonostante tutto trapeli tra le sue parole un certo orgoglio per l'impresa riuscita.
Se davvero devo cercare qualcosa che manca, è il vero colpo di scena, che poteva essere di qualsiasi natura, qualcosa di inventato ovviamente, che gettasse una luce diversa sulla spedizione stessa: sembrava che stesse per arrivare, ma poi, alla fine, si è rivelato un po' debole. Hai costruito tutto alla perfezione, quasi un atmosfera alla The Terror (di SImmons) e poi ti è mancato il balzo finale.

Tecnicamente, ci sono alcune virgole erratiche, ma niente di che. La scansione dei paragrafi e il ritmo sono ben tenuti, anche se all'inizio, c'è un po' di confusione nelle prime battute del dialogo, quando per un momento sembra che sia il Nipote a parlare.
A parte questo, ottima prova, come sempre.
Eventualmente pensa di allungarlo con altri particolari (è pur sempre una delle spedizioni più incredibili di sempre), devi farci sentire lo stesso freddo che sentivano Hillay e Hunt!

Tornare da Oriente
Ciao, Bennick,
credo che questo sia il primo racconto tuo che leggo (se non è così, me ne scuso).
Il lavoro scorre liscio, senza veri grossi intoppi, però ha una impostazione molto didascalica con un'interpretazione del tema estremamente didattica. Insomma, hai preso l'impresa di Magellano e l'hai fatta raccontare a un marinaio della sua ciurma. Bene, non c'è niente di male, ma ti confesso (come ho già scritto in altra sede) che per tutto il racconto ho aspettato e aspettato quel colpo di scena che non è arrivato. Insomma, alla fine il racconto si è risolto come una cronaca in prima persona, una sorta di testimonianza diretta, che non ha aggiunto niente a quello che già in parte sapevo in quanto lettore del 'futuro'. È stato deludente solo per questo. È molto probabile che questo sia solo un mio modo di vedere la cosa, non lo metto in dubbio, e non pregiudica affatto il valore del tuo scritto.
Dal punto di vista formale, il punto di vista è abbastanza ferreo, ci sono alcune sbavature all'inizio, quando passi dalla prima persona singolare a quella plurale, ma sono piccolezze.

Se proprio devo muovere qualche appunto, allora, forse il punto di vista del narratore nel bel mezzo della battaglia poteva essere reso meglio. Ricordiamoci che è un marinaio che sta narrando al SUA IMPRESA, e di solito in questi casi si ingigantisce la portata di quello che è accaduto per fare colpo sull'audience. La cronistoria degli eventi dello scontro di Magellano con il capo dei selvaggi è fin troppo morbida: ti sei giocato l'ingresso in scena del sovrano con poche veloci righe, quando potevi calcare la mano e renderlo quasi un god-like.
Se poi il protagonista ha vissuto veramente la battaglia, allora doveva trasparire il sangue e la violenza, magari facendogli alzare la maglia per far vedere eventuali cicatrici: «Vedete questa? Me l'ha fatta una di quegli indemoniati! Mi si è avventato contro come una furia, urlando quelle parole incomprensibili. Sarebbe potuta finire male e non sarei qui a raccontarlo, se non avessi avuto il mio amico qui, il caro vecchio Francis Lama d'acciaio», e mostro a tutti il mio coltello da dieci pollici. «Il selvaggio è ancora lì a raccogliersi le budella da terra!» (per fare un esempio scritto a cazzo di cane in meno di un minuto).

Per concludere: è stato divertente leggere il tuo racconto, nonostante una interpretazione un po' troppo didascalica del tema.
Alla prossima!

I cazzi tuoi, Adelmo
Ciao, Andrea,
Bentrovato.
Te lo dico subito: il tuo racconto mi è piaciuto un sacco!
Ecco, ora che mi sono tolto questo pensiero, ti dico anche perché. Il periodo storico (gli anni 70 italiani) è ben reso, senza strafare in descrizioni, ma si percepisce dietro e attraverso le parole del protagonista. Emergono le lotte politiche, durissime e pericolose, ma la cosa eccezionale è che ce le racconta un outsider, uno che non è schierato, ma vuole solo farsi i cazzo suoi, anche se in un modo o nell'altro si ritrova buttato nel mezzo.

Forse se devo veramente rompere i coglioni, potevi aggiungere qualche retroscena in più sul passato del protagonista e limitare i suoi commenti, che qualche volta mi sono sembrati un po' ridondanti.

Alla fine della fiera, bel racconto, ottima scrittura, anche se con qualche sbavatura. Bravo, come sempre.

PS non saremo mai amici!

L'evento di Tonguska
Ciao, Luca,
benvenuto qui su minuti contati, visto che stai muovendo i primi passi nella community.
Il tuo racconto mi ha divertito parecchio (anche perché l'argomento del sogno mi piace). Dal canto mio, ti faccio le stesse rilevazioni fatte da Polly, che è stata attentissima. La Distopia messa in piedi è molto affascinante, soprattutto per l'ambientazione russa, che, detto fra noi, è una figata e si vede raramente. Ovviamente, i caratteri a disposizione sono scarsi anche se sembrano tanti e questo ha penalizzato la resa globale, rendendo alcuni passaggi un po' foschi.
Un'altra cosa che mi sento di dirti: è vero che stai filtrando tutto il racconto attraverso gli occhi del protagonista, ma non è necessario spezzettare i pensieri in mille frasi di tre parole. Certo, Alan D. Altieri lo faceva, ma era unico nel suo genere. Spesso, articolare i pensieri del protagonista in periodi un po' più lunghi ti dà la possibilità di far emergere di più la personalità stessa del narratore e di mostrare qualcosa in più del mondo che ti sei inventato.

Forse quello che veramente manca al racconto, ma che può essere inserito in fase di riscrittura, è una caratterizzazione più incisiva della ragazzina, per farle assumere un ruolo più decisivo e meno ambiguo, soprattutto in rapporto con il Sogno, questa specie di zona di realtà alterata della steppa sovietica, che sembra quasi il fallout post Chernobyl.

Non lasciare andare questa storia, lavoraci un po' su e aggiusta il tiro, vedrai che ne esce qualcosa di bello!

Il Mito di Androgeo
Ciao, Giorgia,
mi sa proprio che è la prima volta che ci incrociamo.
Mi è piaciuta la tua interpretazione alternativa dell'Evento Storico, d'altronde i Miti e le Leggende nascondono sempre un pizzico di verità.
Il testo è scorrevole, non c'è dubbio, ma mi ha dato l'idea di aver letto qualcosa che accadeva dietro un vetro. Non mi fraintendere: Androgeo è vivo e tridimensionale, con tutte i suoi dubbi, le sue poche incertezze; il suo rapporto con il fratellastro deforme emerge, anche se non si è ben capito se lui lo biasimi di essere così, gli voglia bene nonostante tutto, o sia un momento di vergogna. Di questo non si sa nulla, e sarebbe stato bello avere qualche notizia in questo frangente: hai avuto un momento perfetto, quando Androgeo va alle porte del labirinto a bussare (immagine eccezionale!), per farci capire il rapporto tra i due fratelli. Mi aspettavo che il Minotauro bussasse a sua volta, o che muggisse, o che in qualche modo ci fosse un contatto tra i due, che avrebbe scatenato le emozioni di Androgeo. Prova a immaginare qualcosa del genere (sempre se non la reputi troppo banale, si capisce), e vedi come ne viene fuori il racconto.

La scena di lotta è molto fisica, e per questo ti faccio i complimenti: si sentivano i colpi l'uno contro l'altro. Una cosa forse mi sento di consigliarti: sarebbe stato bello spezzare l'azione con piccoli brevissimi dialoghi tra i due contendenti, per caratterizare ancora di più l'odio e la violenza che stava scorrendo tra l'ateniese e il cretese. Tra l'altro, il fair play non era stato ancora inventato e introdotto, quindi che si offendessero a vicenda era anche parte della strategia. Pensaci!

Il finale. Bello, sicuramente, ma è stata la parte che più di tutte ha sofferto del numero limitato di caratteri: si sente benissimo che hai ancora da dire su quella scena, che poi è la più importante della storia, quella che avrebbe dato il via alla ben più nota mito del Minotauro. Forse tutto accade troppo velocemente, e decisamente Androgeo avrebbe montato su un casino prima di darsi per vinto: è nel suo spirito atletico, o almeno è quello che credo io dopo aver letto il tuo racconto. Sicuramente, aggiungendo una scena madre più articolata, con l'Ateniese che pronuncia delle parole più dure e dirette verso Androgeo, il racconto se ne giova. Anche se te l'ho scritto sei milioni di volte: prova.

Per concludere: il tuo racconto mi è piaciuto, scritto con una buona padronanza tecnica (tutte le manfrine sul PDV, sulla scansione delle scene etc etc che ti hanno già detto in molti), e con un protagonista che si presta molto a un profonda analisi psicologica (termine che odio, ma detto così è più comprensibile). Medita di lavorarci ancora, per renderlo ancora migliore di quello che già è!
A presto.

Classifica:
Piuttosto sofferta, devo dirlo. Tutti i racconti in gara erano belli per molti versi, e mi sono divertito a leggerli. Bravi a tutti, ma come sapete c'è sempre il momento in cui bisogna mettere tutti in fila... Damn!

1 I cazzi tuoi, Adelmo
2 Il mito di Androgeo
3 L'Evento di Tonguska
4 - Tornare da Oriente
5 - La sfida agli dei

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Spartaco
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Re: Gruppo Atene 1896

Messaggio#6 » domenica 26 luglio 2020, 2:02

1) I cazzi tuoi Adelmo, di Andrea Lauro Punti -1
2) Il mito di Androgeo, di Giorgia D'Aversa Punti 3
3) La sfida degli Dei, di Alexandra Fisher Punti 6
4) L'evento di Tunguska, di Luca Vitali Punti 7
5) Tornare da oriente, di Bennik Punti 10

Accede alla semifinale I cazzi tuoi Adelmo, di Andrea Lauro che potrà postare il racconto sistemato nella discussione della semifinale entro le 23.59 di lunedì 27 luglio

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