Sono il primo, qualcuno deve pur cominciare, no? Bella sfida, tante facce nuove, tanti bei racconti. Mi sono divertito tantissimo!
Domani i 100 metri piani (difficilissima)! Sta cosa delle olimpiadi mi ha fatto infognare, iniziativa spettacolare in un'estate "anomala". Grazie MC!
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Cominciamo da te, top trend dell'edizione! Il tuo racconto non mi è piaciuto particolarmente, ho avuto difficoltà a capirne il vero intento, questo sia per problemi di stile sia per piccoli problemi "contenutistici".
disclaimer: Tutto ciò che scriverò è una mia opinione, non userò forme dubitative o frasi come "secondo me" perché implicite nel fatto che IO sto commentando.
Punti di forza: Il punto di forza di questo pezzo è sicuramente l'idea, non perché sia particolarmente originale, ma perché pregna di possibilità. Sicuramente il personaggio principale (portatore di PDV) è ben caratterizzato (seppur troppo lamentoso), e la lettura è scorrevole (con qualche "ma" che vedremo poi); possiamo dire che sia ben scritto.
Punti deboli: Il punto debole principale è che non fa ridere, mi dispiace ma è così. La situazione in sé è potenzialmente divertente ma mancano quei guizzi che la renderebbero tragicomica. Molti concetti ripetuti più volte hanno l'effetto di far dire al lettore "E dagliè! Ho capito non sono scemo!". Sicuramente la ripetizione ed esasperazione di certe scene è un tratto caratterizzante il genere comico, ma devi saperlo fare. In questo racconto le ripetizioni sono spesso fini a se stesse. Anche il finale, per quanto assurdo, non strappa il sorriso. Probabilmente è per come ci si è arrivati, è poco carico e la battuta è banalotta.
Cosa cambierei: Questo punto varierà da commento a commento, perché sono racconti diversi che richiedono interventi diversi. Precisazione d'obbligo visti i 22 commenti qui sopra =P
Leggiamo insieme il duo racconto (ti rimando al disclaimer prima di cominciare):
Gli areopagiti[pronti via termine tecnico poco noto, se non avessi dovuto commentare non sarei andato avanti. Il problema che questo termine è tutt'altro che evocativo, e fa pensare a me, lettore pigro, che sto per imbattermi in un mattone. Meglio "i giudici" per dire, il termine specifico se proprio devi lo usi dopo, cosa che per altro fai.] sedevano in semicerchio davanti a me, i chitoni rossi increspati dalla brezza che filtrava attraverso il colonnato del tempio[Ci sono un bel po' di termini che fanno capire l'ambientazione, ribadisco "giudici" andava bene.]. Alcuni [termine generico che cozza un po' con quello che dici dopo... si sporgevano di lato per parlottare con il vicino[... il vicino? Uno solo? Scherzi a parte, l'immagine restituita è un po' vaga.] . Altri scuotevano la testa canuta. Altri ancora puntavano gli indici rinsecchiti nella mia direzione. Sullo sfondo, maestosa sopra il suo piedistallo di marmo, la statua della Giustizia teneva sospesa sopra le loro teste una grossa bilancia a due bracci.
«Confidi di dire qualcosa anche tu, prima che la nobile Selene inizi a tingere d’argento i tetti dell’Acropoli, o devo arrangiarmi per conto mio?» brontolò Frine al mio fianco, battendo[attento al gerundio! è difficile immaginare cose che accadono contemporaneamente, soprattutto se una è scritta prima e una dopo, da usare con parsimonia polemicamente [in genere è sconsigliato usare gli avverbi di modo, il perché si capisce da questa frase, l'avverbio non aggiunge niente, leggi la frase senza, è cambiato qualcosa? No. si capisce dal contesto che è polemica, in più c'è un problema di POV, lui non legge i sentimenti della ragazza quindi al più questa è un ipotesi, oppure è il narratore omniscente che fa capolino per darci questa informazione non richiesta. Vale veramente la pena complicare così la scena per una parolina? TAGLIA] la suola di un sandalo sul pavimento. [Qua c'è un problema di eccesso di informazioni, se batte il sandalo che sta indossando è ovvio che sia la suola, detto così immagino abbia la scarpa in mano, questo spiegherebbe la specifica "sul pavimento". L'intera frase si può scrivere meglio.
Alla nostra destra, il querelante soffocò una risata dietro il palmo di una mano [pensavo il palmo del piede, grazie per l'informazione ridondante..
A quanto pareva[ brutto, suona proprio male, no? Tipo: "la situazione doveva divertirlo parecchio" forse è meglio? Non lo so, ma non mi piace il suono., la situazione lo divertiva parecchio. Buon per lui. Io avevo solo una gran voglia di mettermi a piangere[te la lascio passare, ci sarebbe tutto un discorso da fare sui sentimenti raccontanti anziché mostrati, però diamo per buono che stiamo entrando nel comico e un po' di tell ci sta.. A un novellino come il sottoscritto potevi tutt’al più chiedere di difendere un rubagalline qualunque da un’accusa di furto. Ma un processo per empietà… be’, no, quello era roba per retori di prim’ordine. La colpa della mia cliente? Aver fatto il bagno nuda in un lago. La pena richiesta dall’accusa? La morte.
Ora, si fosse trattato di una vecchia cariatide dalla pelle incartapecorita, avrei anche potuto capire[qua ho un problema etico, la pena di morte andrebbe bene per una vecchia? Questo ha pensato il tuo personaggio, già mi sta antipatico (da prima in realtà)]. Ma Frine era in assoluto la donna più sensuale mai nata in terra di Grecia dai tempi di Elena di Sparta. Molti la consideravano addirittura più bella della stessa Afrodite [E tra questi molti, spoiler allert, non c'erano i giudici! Infatti è proprio per questo motivo in premessa che l'assolveranno, grande avvocato avevi la soluzione e non te ne sei accorto! Questa cosa non sembra voluta, anche perché non ci arriva lui ma ci vuole un colpo di fortuna, se ci fosse arrivato lui in estremis questa frase avrebbe potuto essere un bel easter egg.].
Scossi la testa. «Non si preoccupi, signorina. Lasci fare a me. Ho diverse frecce al mio arco» mentii[lo avevo capito già dal contesto, ma grazie per la precisazione. nel tentativo di non farle perdere la speranza. «D’altronde, se il maestro Iperide ha deciso di passare il caso proprio a me, dovrà pur esserci un motivo, non crede?»
«E a chi altri avrebbe dovuto passarlo, di grazia? Sei il suo unico allievo».
Vero anche quello, in effetti. [ridondante, non mi fa ridere, e mi chiedo cosa altro sia vero visto che c'è quel "anche", TAGLIA
Goccioline di sudore presero a scivolarmi lungo la schiena. La pelle sotto le ascelle si fece sempre più umida.[Mezza occasione persa, non sento le gocce di sudore e le ascelle umide, immagino la scena, sì, ma il senso coinvolto è la vista, sono fuori dal POV. Andrei a capo, è buona norma staccare le frasi descrittive da quelle di pensiero, con le dovute eccezioni ovviamente, ma questo è il tipico caso in cui si va a capo. Ci fosse stato lì il mio maestro, avrebbe trovato il modo di persuadere i giurati a emettere un verdetto di assoluzione in un baleno.
Ma non c’era. [Come non c'era? Non me ne ero assolutamente reso conto! Ridondante. TAGLIA
Giusto il pomeriggio del giorno prima eravamo stati al ginnasio a sfidarci nel lancio del giavellotto per stemperare un po’ la tensione. In prossimità dell’ingresso, incisa su una spessa lastra di marmo, spiccava la scritta ‘La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene’. E, come al solito, il mio maestro doveva essersi dimenticato di leggerla, dal momento che aveva accompagnato ogni lancio (compreso quello con il quale aveva aperto un foro nel cespuglio di capelli che un altro frequentatore del ginnasio aveva sulla testa) con frasi del tipo: «Guarda là! Persino il grande Agamennone non avrebbe saputo fare di meglio, non trovi?» o «Avessero avuto al loro fianco un lanciatore della mia abilità, sta’ pur certo che Leonida e i suoi uomini avrebbero fatto ritorno a Sparta sani e salvi». Ma dal momento che un maestro felice, di norma, è anche un maestro più comprensivo, l’avevo lasciato vincere con un ampio margine, guadagnandomi così un invito a cena per quella sera stessa.
Cena che era durata meno della partecipazione di Protesilao alla guerra di Troia. Colpito da lancinanti crampi allo stomaco, Iperide aveva infatti trascorso il resto della serata a vomitare nel giardino di casa, invocando invano l’aiuto del divino Asclepio. Tutta colpa delle ostriche, avevo subito dedotto, dal momento che io, che non le avevo mangiate, stavo benissimo. E così, nella breve pausa tra un rigurgito e l’altro, il maestro non aveva potuto fare altro che affidare a me il delicato compito di difendere la bella Frine, l’indomani mattina. Un bello spiegone non fa mai male, se poi gli infiliamo pure i bonus è meglio. La scena è tutto sommato simpatica, il problema è il flashback stile Olly e Benji non segnalato graficamente in nessun modo, ovviamente, essendo tutto un pensiero, è in tell, mezzo mascherato da show con dialoghi e immagini non proprio vivide. Al solito un po' si perdona perché è comico, però da rivedere
Compito del quale avrei fatto volentieri a meno, nel caso non si fosse capito. [ma allora lo sai che l'ho capito? Non fa ridere, TAGLIA.
Mentre ancora mi scervellavo per decidere come iniziare la mia arringa[out of screen, perché fin ora ha pensato al giorno prima], il ronzante chiacchiericcio dei giurati cessò. Il vecchio seduto nel mezzo del semicerchio puntò le mani sui braccioli del suo klismós e, facendo forza su di essi, si alzò in piedi. «La difesa ha compreso che è arrivato il suo turno di rivolgersi alla giuria?» domandò in tono solenne.
Frine mi diede un’occhiataccia e incrociò le braccia al petto. «Ah, allora non sono l’unica a chiedermelo, qui dentro». Quindi mi poggiò le mani sulle spalle e iniziò a scuotermi["mi afferrò per le spalle" come scuoti uno poggiandogli le mani? Va bè dettagli, mi sto rendendo conto di essere pesante, riduco i commenti, sorry. «Possibile che tu non abbia qualcosa di anche solo vagamente intelligente da dire? Mi sembrava di aver capito che avessi ancora diverse frecce al tuo arco. Non me ne intendo granché di processi, ma credo che sia arrivato il momento di usarne qualcuna».
Non appena il mio corpo tornò allo stato di quiete e i miei denti smisero di battere, annuii titubante [aggettivo superfluo.] e avanzai verso l’areopagita. La verità, ahimè, è che c’era ben poco da dire. Il destino della mia cliente era già bello che segnato. Ancora qualche minuto e Caronte avrebbe avuto un passeggero in più a bordo della sua scricchiolante bagnarola. Ma d’altronde non potevo certo dirle: «Tenga a portata di mano l’Obolo da offrire al traghettatore d’Oltretomba, signorina. Le servirà molto presto».Troppi riferimenti per una battuta, obolo, traghettatore dell'oltre tomba. Troppo carica, non fa ridere. Con il caratteraccio[e come lo sai che ha un caratteraccio? Ti hanno assegnato il caso ieri, si lamenta un po' perché tu stai zitto mentre lei rischia la vita. Mi sembra un pensiero un po' affrettato, però passi, anche se mi sa che taglierei. che si ritrovava, meglio non correre rischi.
Inspirai. Nemmeno l’amato profumo degli ulivi mi era di qualche conforto, in quel momento. [Frase di contorno inutile e poco evocativa, tagliare o modificare (leggi saltandola, non cambia proprio niente, quindi meglio tagliare)]
Mi fermai davanti al mio interlocutore. Nel segreto della mente pregai la divina Atena di suggerirmi una frase d’apertura memorabile, una frase capace di lasciare a bocca aperta i giurati e ‒ perché no? ‒ di ribaltare le sorti del processo. All’improvviso sentii i pensieri rimescolarsi vorticosamente come le acque abitate da Cariddi. Che Atena avesse dunque deciso di ascoltare la mia preghiera? C’era solo un modo per scoprirlo. Parlai.
«Non le ruberò molto tempo, signore. Ci tenevo solo a dire a lei e al resto degli illustri giurati che la mia cliente è innocente».
Ehm, no, certo che non mi aveva ascoltato. Mi sembrava strano, infatti.
I giurati presero a guardare i propri vicini con aria sbalordita e a parlottare tra loro.
«E tu saresti l’allievo prediletto del grande Iperide?» rise il querelante, la testa rovesciata all’indietro, le mani premute sull’addome. «Mai sentita una frase d’apertura più patetica di questa! Non vedo l’ora di uscire da qui per raccontarlo a ogni singolo cittadino ateniese che incontro. Presto il tuo maestro diventerà lo zimbello della città, vedrai!»
Un po’ meno in vena di risate era Frine. «Dèi immortali! E questa sarebbe una delle tue famose frecce?!» sbottò. «Più di duemila Dracme di onorario per sentirti dire cose che avrei potuto tranquillamente dire anche io, e senza sborsare un soldo per giunta? Avessi tra le mie rosee dita una freccia vera, saprei io come impiegarla al meglio, razza di buono a nulla che non sei altro!»
Mi passai il dorso di una mano sulla fronte rimuovendo la pellicola di sudore che la inumidiva. I pensieri tornarono a rimescolarsi all’interno della calotta cranica, sempre più veloci. Provai a concentrarmi. Mi vennero in mente in rapida successione: gli areopagiti che emettevano un verdetto di condanna; Frine che mi si scagliava contro stringendomi le dita intorno alla gola; Thanatos che mi scortava fino ai cancelli dell’Ade; Frine che, varcati quegli stessi cancelli, mi inseguiva lungo tutta la sponda dell’Acheronte per vedere se riusciva a uccidermi una seconda volta; Caronte che, remo in pugno, ci rincorreva con occhi di brace per il gran fuggifuggi di anime che stavamo causando…
Poi ebbi un’idea. Dal momento che non sapevo cosa dire, tanto valeva iniziare sollevando le obiezioni più banali, quelle che anche il più idiota degli uomini, venendosi a trovare in una situazione del genere, avrebbe pensato di sollevare per tentare di salvarsi la pelle. L’areopagita non avrebbero avuto alcuna difficoltà a trovare una replica adatta, è vero. Ma almeno avrei guadagnato del tempo prezioso per elaborare una difesa un po’ più efficace. O almeno così speravo.
«È vero» proseguii facendo di sì con la testa, «si è immersa nuda nelle acque di un lago. Ma questo non è forse un comportamento del tutto naturale? Voialtri, esimi giurati, fate forse il bagno vestiti?»
Dalla giuria si levarono brusii di disapprovazione.
Non se lo aspettavano, glielo si leggeva in faccia che erano rimasti spiazzati.
«Sa meglio di me che il problema non è in che modo l’imputata fa il bagno» precisò subito l’areopagita, mettendo a tacere i colleghi con un perentorio cenno della mano. «Il problema è dove lo fa».
Diversi degli areopagiti alle sue spalle annuirono, subito imitati dal querelante.
Che velocità, eh? Non avevo ancora fatto in tempo a pensare alla mia prossima mossa che era di nuovo il mio turno. Non ci fossero state in ballo la vita della mia cliente, la reputazione del mio maestro e la mia stessa carriera, avrei anche potuto trovare il tempo di restare affascinato dall’abilità di quell'uomo. Ma non mi diedi per vinto.
«Era una giornata molto calda, signore» ribattei.
«Ciò nonostante l’imputata non aveva alcun diritto di immergersi nel lago di Poseidone».
Già, in effetti non l’aveva. Anche se…
«Non era sua intenzione mancare di rispetto a nessuno, signore» replicai. «Tanto meno al dio del mare, gliel’assicuro. Ma il caldo era davvero insopportabile. E sopraffatta com’era dal desiderio di rinfrescarsi, non ha riconosciuto il lago. Vede, la mia cliente è originaria di Tespie e…»
«È dunque questa, la sua difesa?» aggrottò la fronte l’areopagita. «L’imputata ha profanato il lago del dio del mare perché è straniera e non ha familiarità con i nostri luoghi sacri?»
Certo che la mia difesa era quella. Ne avessi avuta una migliore, l’avrei usata, no?
Annuii. «Esatto, signore. In quanto cittadina straniera, la mia cliente non poteva immaginare che quello fosse il lago di Poseidone».
L’areopagita inarcò un sopracciglio. «Non crede che il tempio che sorge in prossimità del lago e la gigantesca statua del dio del mare che ne sorveglia l’ingresso armata di tridente avrebbero dovuto quanto meno farle venire un sospetto?»
Deglutii. Non male, come obiezione. Spiazzato e a corto di idee, mi voltai verso Frine, che prese a scuotere disperatamente la testa.
Giusto. Negare. Negare sempre. Anche l’evidenza. [Questa parte è gestita bene, gli errorini che ci vedo li puoi trovare da solo, basandoti su quanto commentato fin qui, già che ci sei: taglia.
«Ehm, so che le sembrerà incredibile, signore» ‒ tornai a guardare il mio interlocutore negli occhi ‒ «ma la mia cliente giura di non aver notato né l’uno né l’altra».
L’areopagita sospirò e scosse la testa. «Be’, mi riesce davvero difficile crederlo, dal momento che i marinai li distinguono senza alcuna difficoltà quando ancora le loro imbarcazioni si trovano a svariati stadi di distanza dalla costa».
Ma quanto poteva essere puntiglioso, quel vecchietto? Mi strinsi nelle spalle. «Quel giorno il sole ardeva più della fucina di Efesto, signore» buttai lì senza troppa convinzione. «La luce era così abbagliante che deve aver temporaneamente compromesso la vista della mia cliente».
Ne ero certo: se solo ne avessero avuto la possibilità, Lisia e gli altri padri della Retorica sarebbero riemersi dal sonno della morte con il preciso intento di venire a schiaffeggiarmi per quello che avevo appena avuto il coraggio di sostenere. Ma per fortuna i cancelli dell’Ade erano ben sorvegliati, quindi non accadde nulla. [ I problemi da qui in poi sono sempre gli stessi, però un po' si è ripreso.
[...]
Sollevai un braccio e, mantenendo lo sguardo rispettosamente rivolto verso il pavimento, porsi il pezzo mancante del peplo a Frine, che me lo strappò di mano con una certa brutalità.
Mi grattai la nuca e provai a buttarla sul ridere. «I vantaggi dell’affrontare una situazione di petto, eh?» [che dire, andiamo alle conclusioni.
Conclusioni: Il racconto non l'ho trovato divertente, questo si è capito, ma la domanda è: perché? Mi sono dato una risposta: se andato in pista con il freno a mano messo. Non è scritto male, seppur migliorabile, però avresti dovuto spingere di più sull'assurdità della situazione. Avresti dovuto spingere di più sul grottesco, e ciò avrebbe reso più esilarante il finale. La battuta finale sembra un po' buttata lì, è poco originale e stona con l'originalità del resto.
Note di classifica: Il tuo pezzo sta sotto quello di Eugene Fitzherbert, perché, malgrado l'originalità sia uno dei punti di forza, è meno originale del suo. Sta sopra quello di Stefano Pais per la maggior coerenza interna. Ovviamente la mia classifica è in divenire e potrei cambiare idea in qualsiasi momento, continuerò a leggere tutti i racconti e i commenti, posterò la classifica solo quando sarò abbastanza convinte. Sarà, comunque, contingente e, l'indomani, potrei aver cambiato idea.
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La lettura scorre bene, non tiene proprio attaccati alla pagina ma si arriva alla fine, poi resta la malinconia. Nel mio metro di giudizio, ci tengo a ribadirlo/dirtelo, la trama è il fattore più importante. Quindi ho trovato alcuni problemi, per me, gravi.
Disclaimer: Tutto quello che dirò è una mia opinione, non userò frasi dubitative o "secondo me" et similia, in quanto implicite nel fatto che IO sto commentando.
Punti di Forza: la prima persona usata è abbastanza coinvolgente, il protagonista è ben caratterizzato e così anche la lottatrice (tranne che nel finale in cui esce OoC).
Punti deboli: La trama. Non c'è conflitto, tutti gli avvenimenti sono dettati dal caso. Rapido riassunto: Allenatore lamentoso va in un bar e, PUTA CASO, becca la lottatrice che sta cercando. Allenatore va in cerca della lottatrice, prova a casa di questa: non c'è... ma, PUTA CASO, arriva in auto in quel momento. Lei rifiuta la squadra olimpica (ricordiamo che lei ha solo il talento naturale, un po' di gavetta prima no?) e l'allenatore ha perso le speranze di averla con sé. Quando improvvisamente, cosi, de botto, senza senso [cit.], questa arriva perché ha cambiato idea. E quando le chiedono, giustamente, "perché?" lei risponde che una volta ha letto una frase nei baci perugina e quindi è così e basta.
Ovviamente sto estremizzando, gli spunti qua e là ci sono, ma non vengono che sfiorati.
Cosa cambierei: Qua è difficile. La risposta più scontata è: dipende. Vuoi mantenere il POV sull'allenatore? In quel caso gli interventi da fare sarebbero davvero ingenti. La scelta più sensata sarebbe spostarlo sulla lottatrice, in questo modo gli incontri casuali sarebbero meno pesanti da digerire e si potrebbe analizzarne la psicologia: perché fa a botte nei bar? Perché rifiuta? Perché poi accetta? In effetti è lei il fulcro della questione. Ci sono molti più spunti di conflitto; a un certo punto si parla di un debito che poi non ha rilevanza per la trama, potrebbe averla. Potrebbe rifiutare perché si occupa della nonna malata e la lascerebbe da sola, conflitto: i proprio sogni vs il senso di responsabilità. Sono solo esempi buttati lì al volo. Poi la protagonista potrebbe avere un difetto che la porta ad affondare sempre di più nella vita. Ad esempio l'orgoglio, quindi non accetta di ricevere aiuti dall'allenatore, conflitto: orgoglio vs bisogno oggettivo. Insomma ci sono tanti spunti, devi essere tu a decidere come gestirli.
Conclusioni: La storia (idea) in sé ha del potenziale, ma raccontata così non rende. Probabilmente c'è stato un errore di progettazione a monte e un (conseguente) colpo di sfortuna nella scelta del personaggio portatore di POV. Probabilmente anche il numero dei caratteri ha influito, la cosa del debito mi sembra troppo buttata lì, magari c'era qualcosa dietro e l'hai tagliata per ragioni di spazio?
Per queste ragioni stavolta è andata male (rimando al disclaimer), prova un po' sfortunata.
Note di classifica: Piazzo il tuo racconto sotto quello di Teoz che ha una struttura più solida, il che porta a una maggiore coerenza interna (per coerenza intendo: 1) Rispetto del nesso di causalità; 2) La storia non deve mai contraddire se stessa, in alcun punto.)