Finalissima!

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Spartaco
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Finalissima!

Messaggio#1 » giovedì 20 agosto 2020, 19:26

Eccoci alla finale per l'oro Olimpico della Lotta Greco Romana. Chi avrà avuto la meglio tra Polly Russell con "OR" e Andrea Lauro con "I cazzi tuoi, Adelmo" ?

Così si sono espressi i Giurati:

MAURO LONGO

O R e I cazzi tuoi, Adelmo sono due ottimi racconti, venuti fuori da selezioni molto ardue e con un elevata qualità di partenza per entrambi.
Per ottemperare all'onere di decidere un vincitore tra i due, ho usato quindi un sistema che in genere non applico, ovvero evidenziare quello che non mi piace dei racconti e fare il conto alla rovescia dei demeriti, per arrivare poi a un responso quasi aritmetico. Gli autori mi perdonino per questo sistema, abbastanza spiacevole, che utilizzo solo per la difficoltà di esprimere una preferenza.

O R è una storia che utilizza il tema dell'evento storico in maniera un po' elastica, visto che, più che un fatto puntuale, il porrajmos è stata una campagna di sterminio durata anni. Meglio usati secondo me i due elementi bonus, anche se De Coubertin è un punto stridente per entrambi i racconti.
La vicenda del protagonista è logorante e stimola l'immedesimazione, mentre le ingiustizie dei persecutori tedeschi sono come sempre proverbiali e apocalittiche. Nulla di sbagliato in questo, ma il contesto è davvero stra-abusato. Scegliendo di ambientare tutto in un campo di sterminio della WWII si decide la via più facile: l'eroe idealista e innocente contro il male assoluto del secolo scorso, in una formula che per quanto corretta ed efficace sa tanto di già visto. Inoltre, la distanza cronologica ed emotiva dei fatti narrati dal presente rende tutto meno incisivo. Perché non provare a raccontare di fatti più vicini a noi, in un contesto che possa fare ancora davvero male al lettore? Non mancano di sicuro eventi storici e contesti di sopraffazione recenti in cui ambientare una trama simile, dalla Libia al Brasile passando per le carceri statunitensi...
Anche il finale lascia un po' l'amaro in bocca: nonostante il protagonista abbia sublimato nella morte il proprio anelito di libertà e abbia avuto la propria estrema rivalsa, senza tutta la trafila degli incontri in cui mena i tedeschi il finale sarebbe stato probabilmente il medesimo, quindi quanto avviene nel racconto è tecnicamente poco determinante per il suo riscatto personale. Dopotutto Johann “ha già vinto” quando riesce a salvare i familiari tramite il proprio sacrificio personale... tutto il resto appare solo un corollario a posteriori.

Più interessante e più centrato su un evento storico concreto I cazzi tuoi, Adelmo, anche se qui i due elementi bonus sembrano davvero buttati dentro tanto per metterceli: il fatto che “Caio voleva andare a Montreal” è ripetuto troppo spesso per non suonare forzoso.
Due delle cose che trovo meno riuscite del racconto sono il narratore cinico e disilluso, forse inaffidabile, e tutto il filtro con cui la storia ci viene raccontata. Da questo punto di vista, il racconto appare fin troppo derivativo dal noir statunitense. “Adelmo” ricorda la versione de noantri di un qualche personaggio di Ellroy: un duro tutto d'un pezzo e dalla battuta sempre pronta, che entra ed esce dagli anni di piombo senza farsi contagiare da alcun ideale o fazione, cercando solo di mettersi in tasca qualche busta di banconote. Per quanto mi riguarda, una voce narrante abusata, fuori contesto e non convincente.
È anche vero che tali considerazioni riguardano probabilmente solo il mio gusto personale, quindi ritengo sia giusto considerare questo elemento in maniera neutrale, non come un malus, come decido di fare anche per il setting del campo di sterminio del racconto precedente.
Quello che invece ritengo un vero difetto di I cazzi tuoi, Adelmo è il linguaggio veicolato dal punto di vista del protagonista, una sorta di “americanese pulp da doppiaggio all'italiana” che suona del tutto sbagliato in bocca a una canaglia degli anni '70. Tutti quei “fottuti di qua” e “fottuti di là”, “i monaci Shaolin di stocazzo” e altre espressioni simili finiscono per costituire uno stile espressivo innaturale, che rompe la sospensione dell'incredulità in nome di un artificioso cattivismo del personaggio di cui non c'era affatto bisogno.

In base al metodo di analisi e commento che mi sono autoinflitto (e ho inflitto anche a voi), nonostante tutto ritengo nel complesso I cazzi tuoi, Adelmo leggermente superiore a O R, e gli assegno la vittoria.

FRANCO FORTE

"OR" non mi è piaciuto: anche se sa ha una parte centrale interessante e convincente, poi si riduce in nulla, con un finale a dir poco irritante, quasi una presa in giro (dal punto di vista narrativo) per il lettore.
“I CAZZI TUOI, ADELMO”, invece si è rivelato un racconto freddo, feroce, essenziale, costruito intorno a una scrittura corrosiva, tutta ganci e diretti come nella box, quella delle palestre luride dove il sangue si mischia al sudore, al dolore e all'impossibilità di avere altre scelte nella vita. Eppure una storia intensa che ci racconta un pezzo della nostra storia, nel modo più diretto ed efficace, senza fronzoli inutili, per colpirci dritto nello stomaco. Per fare male. E per non farsi dimenticare.
Pertanto la mia scelta ricade su I CAZZI TUOI, ADELMO.

SARA SIMONI

Do la mia preferenza a “I cazzi tuoi, Adelmo”, perché dimostra un buon controllo stilistico e lo usa per creare una voce riconoscibile. Il protagonista Adelmo, pur manifestando fin dal titolo la propria filosofia di vita, ci accompagna proprio nel cuore caldo di uno dei peggiori momenti della storia italiana, e poi se ne tira fuori senza porsi domande, perché le risposte lo renderebbero complice. La psicologia di Adelmo e del pugile Caio è tratteggiata in modo efficace e non soffre per il limite di battute imposto: ci troviamo davanti due personaggi grigi e, in definitiva, molto umani. Fin troppo. L’intero racconto, comunque, è ben strutturato e sa fare della brevità il suo punto di forza. O R dimostra a sua volta un buon controllo della forma breve, ma soffre per alcune incertezze stilistiche e un lessico spesso generico e poco incisivo. Il pov onnisciente crea distacco tra il lettore e gli eventi raccontati, per quanto tremendi. Forse la scelta di un punto di vista interno permetterebbe al dramma di lasciare la pagina e di raggiungere il cuore di chi legge.


Visti i voti dei Giurati, Andrea Lauro si aggiudica la medaglia d'oro!
Complimenti anche a Polly Russell per il suo argento.



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