Gruppo CAVALCANTI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

70ª Edizione, Minuti Contati saluta l'estate dedicandogli la Summer Edition. Guest Star è Livio Gambarini, in passato anche concorrente e ora lanciatissimo nel mondo dell'editoria. QUI potete visionare il trailer, potete trovarci anche degli indizi per il tema che vi aspetta. Ricordiamo: l'appuntamento è per lunedì 24 agosto dalle ore 21.00 all'una. Una singola sera, in contrapposizione alla Two Days appena conclusa.
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antico
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Gruppo CAVALCANTI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche

Messaggio#1 » martedì 25 agosto 2015, 3:35

Cavalcanti
 
Questo è il gruppo CAVALCANTI della SUMMER EDITION con Livio Gambarini nelle vesti di Guest Star. I primi QUATTRO racconti di questo raggruppamento avranno diritto alla pubblicazione immediata sul sito ed entreranno fra i finalisti che verranno valutati direttamente da Livio. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verrano a loro volta ammessi alla vetrina del sito.
 
Ricordo che la composizione dei gruppi ha seguito il seguente criterio: il racconto con il megamalus è stato inserito a prescindere nel gruppo con 12 racconti, il primo del lotto. Gli altri quattro racconti con malus sono stati inseriti, per ordine di consegna, dal primo all'ultimo gruppo e poi di nuovo al primo. Dopodichè ho inserito a i restanti racconti, sempre per ordine di consegna.
 
E ora vediamo i racconti ammessi a CAVALCANTI:
 
- Linee immaginarie, di Manuel Piredda, ore 01.13, 2943 caratteri Malus 5 punti
- Non si gioca così, di Enrico Nottoli, ore 22.03, 2963 caratteri
- Una vita migliore, di Angela Catalini, ore 22.17, 2979 caratteri
- Ad armi pari, di Cristina Danini, ore 23.23, 2989 caratteri
- Lo specchio infranto, di Roberto Romanelli, ore 23.37, 2866 caratteri
- Il racconto invisibile, di Marco Roncaccia, ore 23.53, 2681 caratteri
- Storia di qualcuno, di Veronica Cani, ore 00.12, 2991 caratteri
- La coperta sugli occhi, di Andrea Partiti, ore 00.23, 3000 caratteri
- Chiudo gli occhi e respiro, di Christian Magrì, ore 00.42, 2956 caratteri
- Gli occhiali di Dewey, di Sara Tirabassi, ore 00.57, 2960 caratteri
- Danza mistica, di Leonardo Marconi, ore 00.59, 3066 caratteri Malus 5 punti
 
I malus sono stati da me assegnati a malincuore, ma le regole erano ben espresse ed è giusto farle rispettare, anche solo per pochi caratteri di sforo. Detto questo, al racconto di Manuel Piredda è stato assegnato il malus di 5 punti in quanto risulta essere stato consegnato dopo l'una mentre quello di Leonardo Marconi ha sforato il limite di caratteri.
 
11 racconti dunque, avete tempo fino alle 23.59 di venerdì 4 settembre per commentarli tutti e postare le vostre classifiche, vi avverto che sarò fiscale e non accetterò classifiche postate anche solo alle 00.00 a meno che problemi improvvisi vi ostacolino all'ultimo, ma in quel caso gradisco essere avvertito, sapete come trovarmi ( e del resto avete solo 10 racconti a testa da commentare e un bel po’ di giorni per organizzarvi). Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale del raggruppamento.
 
Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti.
– 6 punti malus per chi commenta la metà dei racconti + 1
– 12 punti malus per chi non commenta i racconti o arriva a commentarne meno della metà + 1
Ha valore questo CONTATORE per il conteggio dei caratteri.
 
Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati, se noterò qualche sgarro procederò all’eliminazione. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli tread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata qui.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
 
Detto questo: BUONA EDIZIONE A TUTTI!



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antico
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Messaggio#2 » martedì 25 agosto 2015, 12:55

Attenzione Cavalcantini! Anche Leonardo incorre nel Malus di 5 punti! Ieri sera ho dovuto togliere i codici dal suo racconto e nel farlo è successo un fatto strano che ancora sto cercando di spiegarmi, in pratica gli ho ridotto il racconto di 800 caratteri. Sono riuscito a ripristinarlo passando dal backend e ora è tutto a posto. Mi scuso con Leonardo e con tutti voi per il disagio, ma ogni tanto il forum decide di uscirsene con problemi tecnici mai visti. Emoticon wink

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Angela
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Messaggio#3 » mercoledì 26 agosto 2015, 12:31

COMMENTI, VOTI E CLASSIFICA.
Bellissime storie, un sacco di Ghost Stories, siete bravi, diamine! :D

1) Lo specchio infranto Roberto romanelli
Complimenti, ottimo racconto che ho letto con vivo interesse, anche perché a me piacciono molto le Ghost Stories. Ho pochissimi appunti da farti che troverai dopo il commento. Mi piace il tuo stile secco e deciso che si legge velocemente e con piacere. La trama è interessante e originale e forse il punto di forza è proprio nell’originalità di aver creato una situazione surreale in cui il protagonista è perfettamente a suo agio. Il finale è una ciliegina sulla torta ben riuscita. Molto bravo. Poiché sto dando dei voti per aiutarmi con la classifica finale, direi decisamente un otto.
il contratto a tempo indeterminato Luca non ci aveva pensato due volte a firmare.
Virgola dopo “indeterminato”.
prestigioso ristorante Lo Specchio Infranto.
Lo Specchio infranto tra virgolette o corsivo.
Ed in effetti era sempre il suo primo giorno.
Via la “d” eufonica

2) Il racconto invisibile di Marco Roncaccia.
Originale e ben scritto, ti faccio i miei più vivi complimenti per questo “pezzo”. In fondo al commento troverai due appunti, giusto due di numero, ma tu hai uno stile ben definito e maturo che non ha bisogno di correzioni. L’incipit è fantastico, penso che qualsiasi lettore vorrebbe trovarsi davanti a un testo “invisibile” e poterlo finalmente leggere. Riesci a mantenere la tensione costante per tutta la narrazione e nessuno scivolone, neppure nel finale. Tempo fa ho letto un libro che parlava proprio di pagine bianche che contenevano tutte le risposte. Un libro particolare che m’è piaciuto molto, come questo racconto. Poiché sto dando dei voti, un otto pieno te lo meriti tutto. Fino ad ora è la votazione più alta che ho “concesso”. Bravissimo.
Una trasposizione narrativa dell’algoritmo ultimo che regola il tuo Universo.
“Algoritmo e ultimo” sono due parole non troppo dissimili che insieme fanno inciampare la lettura anche perché disposte al contrario.
La Generatrice ha minacciato di informare il Generatore
Generatore fa pensare troppo a qualcosa di… meccanico. A un generatore di corrente per esempio. Scherzi a parte, non mi piacciono moltissimo generatrice/generatore accostati.

3) Linee immaginarie – di Manuel Piredda
Un bel testo che affonda le radici nell’odio quasi primordiale tra le fazioni arabe. Mi sono piaciute molto le descrizioni dell’ambiente e dei personaggi, trovo che tu abbia saputo trattegiare alla perfezione un mondo così diverso dal nostro eppure neppure troppo lontano. Ho preso degli appunti che ti saranno utili in caso di revisione del testo. Per quanto riguarda la critica, devo dire che ho trovato troppo semplicistica la frase finale quando uno dice all’altro “stringiamoci la mano e andiamo ognuno per la nostra strada”. Non credo sia così semplice fidarsi né convincere un nemico. Anche la chiusura del racconto sembra creata ad arte per rimarcare il tema (l’invisibilità). L’ho fatto anch’io, quindi mal comune mezzo guadio.
La volta scorsa mi sono trovata in difficoltà con la classifica dopo aver commentato, così, ho deciso di ricorrere a dei voti che mi aiutino a stilarla. Questo è il primo commento che faccio, mi piace molto il tuo stile e il tema che hai scelto per il racconto. Un bel sette e mezzo tendente all’otto
Di seguito gli appunti di cui ti parlavo.
dopotutto sino a cinque giorni prima
al posto di “sino” preferirei il classico “fino”
che gli riempiva gli scarponi e l’uniforme sin dentro le mutande.
L’ultima parte credo sia superflua, hai già detto che era penetrata ovunque, l’ultima precisazione non aggiunge nulla.
non era mai stato il suo forte ma persino lui
virgola dopo “forte”
L’uomo si avvicinò senza perderlo di mira.
Più che “perderlo di mira” avrei preferito “continuando a tenerlo sotto tiro” o qualcosa del genere.

4) Ad armi pari - Cristina Danini
Racconto che denota una bella sensibilità e una mano decisamente femminile capace di cogliere sfumature e di rappresentarle con delicatezza. L’incipit mi è piaciuto molto e l’atmosfera che ci coglie in tutto il racconto che è un attesa vissuta con angoscia e trovo che tu abbia saputo giocare molto bene su questo punto introducendo tanti elementi. Apprezzabile in particolare la scelta dei bigliettini nello specchio che personalmente ho trovato molto romantica. Ti ho segnalato degli appunti, come faccio spesso. Aiutano in caso di revisione. Unico appunto che mi sento di fare è nel finale quando lei dice che non potrà mai vederla. Però poco prima scrivi che “d’improvviso vide Veronica”.
Veronica era uscita schiacciata nella massa. La ragazza si guardò intorno,
Il soggetto è chiaro (Veronica), perché ripetere “la ragazza”? Basta “Si guardò attorno”.
ma nel frastuono dell’intonazione non le arrivò nessun suono
frastuono/suono sembra una ripetizione.
Gli occhi sembravano castani, grandi.
Perché sembravano? Gli occhi erano.
Il suo aspetto era inquietante, non voleva spaventarlo.
Perché definisci il suo aspetto inquietante? Al lettore non arriva nessuna immagine, devi fornire dei dettagli ed evitare aggettivi.
Certo, nessuno poteva ricordarla.
Perché non possono ricordarla? Spargi indizi che certamente porteranno da qualche parte ma in questo modo disorienti il lettore. Meno giudizi.
“Dammi la mano.” disse sorridendo.
Via il punto.
Mi ero ripromessa di dare i voti. Un bel sette e mezzo anche a te che fino ad ora è il punteggio più alto che ho attribuito (avaraccia!).

5) La coperta sugli occhi – Andrea partiti
In questa sessione e comunque, sicuramente nel mio gruppo, molti di voi hanno scelto una ghost stories e la cosa che mi lascia perplessa è il motivo per cui non l’abbia scelta io, visto che è il mio genere! Ma passiamo al tuo racconto. L’idea dell’angelo custode è un classico e per tutto il racconto tu non cerchi l’originalità a tutti i costi. Devo dire che, essendo amante del genere, non lo avrei mollato per nulla al mondo, fino al finale che è una vera chicca e sinceramente non me lo aspettavo. Durante la narrazione hai spiegato nel dettaglio ogni cosa abituando il lettore a un certo stile, poi invece tutto cambia e secondo me questo è un valore aggiunto perché tra le righe anzi, nel sottotesto, c’è tantissimo! L’angelo custode che combatte e forse perisce (per quanto possa perire un angelo) è più che una storia originale, è LA STORIA. Il finale da solo merita 10 punti. E se consideri che tutto questo non lo hai scritto, il valore è ancora maggiore perché comunque il messaggio è arrivato forte e chiaro. Complimenti. Ti scrivo qualche appunto, spero possano esserti utili in caso di revisione.
Voto: 7 e mezzo
poco prima che lo calpestassi in modo doloroso.
L’aggettivo in questo caso lo avrei omesso perché sembra riferito al giocattolo.
eccolo lì, appoggiato sul letto come se non l’avessi mai avuto con me.
Come se l’avessi sempre avuto con me (cioè non lo avesse perso). Se invece volevi dire che non lo avevi avuto con te al parco, devi strutturare la frase diversamente togliendo il “mai”.
soprannominato l’Invisibile.
Invisibile lo avrei messo in corsivo
direttamente con me. Mi addormentai felice che fosse con me.
Con me/con me ripetizione

6) Danza mistica – Leonardo Marconi
Molto divertente il tuo racconto. Intanto ho imparato che mi piacciono le abreviazioni (io le uso pochissimo) tipo m’arriva, t’aspetta etc.
Graziose pennellate di Paradiso che poi scopriamo sono invece prove prettamente terrene. Carinissime le descrizioni (un vortice di mille colori, facce, dipinti, mosaici, marmo), una girandola fresca e informale che ho letto con piacere. Il finale e soprattutto l’uso del romanesco, rendono il racconto leggero e godibile. M’è piaciuto! Pochi appunti tanto per…
<Ehi Raffaele, ma che messa in scena è questa???>
Secondo me l’uso delle caporali avrebbe un effetto migliore nei dialoghi.
piacevole stato di unione e d’armoni,
refuso (armonia?).
Dimenticavo il voto: indecisa tra 7 ++ e sette e mezzo.

7) Storia di qualcuno - Veronica Cani
Racconto davvero particolare e considera che io sono un’amante del genere. L’incipit è perfetto, hai agganciato subito il mio interesse di lettrice. Durante la trama in cui concedi piccoli particolari senza scoprire troppo le carte come una consumata giallista, semini indizi che però, devo dire, mi hanno portata fuori strada.Credevo stessimo parlando di un ragazzino che non c’è più, invece nel finale c’è il suo funerale e questo mi ha spiazzata.
Credo che questo sia l’unico neo del testo che è scritto molto bene (ti ho segnalato solo alcuni appunti che ti potrebbero essere utili in caso di revisione). Bella prova. Anche questo testo merita un bel sette.
sono sempre stato fermamente convinto da quand’ero bambino
“fin da quando”…
A scuola, quando i professori chiamavano i nomi all’appello,
più semplicemente “facevano l’appello”
Tenevo con me un pugnale, all’epoca,
Capovolgere. “All’epoca…”

8) Non si gioca così di Enrico Nottoli
Hai uno stile particolare che potrei definire all’avanguardia. La costruzione delle frasi, molte delle quali le ho segnate come errore, credo siano in realtà volute e ideate esattamente in quel modo. Per me che amo i classici, diventa difficile commentare un testo che ha una sua personalità e non deve essere accettato o capito. Va letto. Semplicemente. Sullo stile quindi, non mi pronuncio se non per farti i complimenti riguardo all’originalità (merce rara).
La trama e soprattutto lo svolgimento, ci illustrano il degrado della civiltà urbana che viene vissuto come un corpo estraneo e rifiutato dalla società. Il diverso diventa allora invisibile e tutto ciò che gli accade, non riguarda gli altri, riguarda solo sé stesso e le proprie scelte.
Con il finale hai centrato la traccia alla perfezione. Bravo. Di seguito troverai i miei appunti. Come ho scritto nel preambolo iniziale, ognuno ha il suo stile, prendi il meglio.
Vendevano soprattutto hashish o marja.
Per i nomi degli stupefacenti avrei usato il corsivo, soprattutto per il secondo che è un nomignolo.
Ma un giorno trovai dello skunk, e cazzo, se era tanta roba.
Anche qui avrei usato il corsivo anche perché non so neppure cosa sia uno “skunk”. Altro appunto, word segna errore l’inizio di una frase con “ma”. Non sono molto d’accordo su questa cosa, ma bisogna tenerne conto.
Lo skunk è un’erba molto dolce, che storge, ma storge bene,
Cosa vuol dire “storge”? Dialetto?
Un giorno il sole era alto e bello.
Attenzione agli aggettivi. Soprattutto il secondo, un sole bello.
e i rottami di passeggini vecchi e cacate di piccione e cacate di gabbiano e fogli di carta straccia.
Perché tutte queste congiunzioni?
Dimenticavo che mi sono ripromessa di dare dei voti che aiutino me nella classifica finale. Un bel sette.

9) Chiudo gli occhi e respiro di Christian Magrì.
Leggendo questo testo, mi è tornata in mente l’unica seduta di yoga che ho fatto. L’unica della mia vita, probabilmente. Nel momento in cui ci hanno chiesto di stare in silenzio a meditare, mi sono spaventata perché non ero abituata a stare in contatto così profondamente con me stessa. Una vera e propria crisi di ansia. Torniamo al tuo racconto. Ci sono delle parti esilaranti e molto visive come per esempio le signore cinquantenni in microtutina a fiori. Ci sono anche delle parti profonde, quando lei si allena a casa e arriva il flusso dei ricordi. Un racconto che ha tante anime. Qualche incertezza nella forma che potrai domare facilmente (sono quisquiglie) che trovi di seguito. Devo dare un voto (serve a me per la classifica finale). Un sette quasi pieno.
ma se non riesco a prendere sul serio lui…
qui avrei visto meglio un punto esclamativo.
ma lo seguo a volte.
Ti ho segnalato questo passaggio solo perché vedo che hai l’abitudine di usare molto il “ma”, come hai fatto nella riga sopra.
per allenarmi a casa, provo a meditare anche a casa.
Sono due precisazioni che vogliono dire in sostanza la stessa cosa. Se decidessi di mantenerle, ci vorrebbe comunque un punto e virgola.
E L’istruttore ⎯ Povero diavolo ⎯ fa questo mestiere.
Via la maiuscola nell’inciso.

10) Gli occhiali di Dewey - di Sara Tirabassi
Come lettrice amo molto lo stile minimalista e la scrittura semplice e chiara. Devo dire che nel tuo testo, almeno dal mio punto di vista, ho trovato diversi inciampi. Usi termini che non sono comuni, hai uno stile ricercato e per certi versi pregevole, però io fatico quando incontro termini non di uso comune. Non avertene a male se il mio non è un commento positivo, considera che non mi piace neppure Proust…
A parte lo stile, anche la trama l’ho trovata troppo elaborata. Tuttavia scrivi molto bene e anche se il racconto non è tra i miei preferiti, sono sicura che sarà apprezzato da chi cerca nella lettura un maggiore impegno piuttosto che un mero svago.
Qualche considerazione nello specifico:
Musica… finanche Profondità e certamente
Non è un errore, ma “finanche” è un termine poco usato.
Veloce su per i gradini guatò con acrimonia
Sono da sempre per la scrittura semplice, leggere “guatà con acrimonia” non aiuta né rende più scorrevole la lettura.
“Letterature Uraloaltaiche, Paleosiberiane, Dravidiche”.
Anche qui, citazioni che non sono a beneficio di una lettura agevole
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

cristina.danini
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Messaggio#4 » mercoledì 26 agosto 2015, 14:59

Come sempre fare una classifica è stato tremendamente difficile. Complimenti ancora a tutti!

1) La coperta sugli occhi - Andrea Partiti
Ho apprezzato molto il tuo racconto, trasmetti bene la tenerezza dei pensieri di un bambino. Il finale lascia nel dubbio: chi era a lottare in corridoio? L’Invisibile contro il tempo di crescere, che alla fine l’ha avuta vinta? Non ha molta importanza, secondo me. Come non ne ha il fatto che l’Invisibile sia un angelo custode, un amico immaginario o uno spirito gentile. A contare sono i sentimenti del bambino, e quelli arrivano diretti.
Complimenti!

2) Chiudo gli occhi e respiro - Christian Magrì
Il tuo racconto è davvero commovente. Incredibile quanto una persona che amiamo possa essere presente più che mai nel momento in cui se ne va. Tu rendi a meraviglia questo sentimento, insieme al vuoto che prova il protagonista, che cerca di uscire dal suo dolore senza riuscirci. Affronti il tema della perdita in maniera toccante, complimentissimi!

3) Non si gioca così - Enrico Nottoli
Mi è piaciuto molto il tuo racconto. Sarà perché conosco un po’ la zona di cui parli, ma mi è sembrato di vedere il ponte, il parchetto, il fiume. Allo stesso modo arrivano i sentimenti del protagonista, prima a metà tra l’indifferente e lo stupito, poi frustrato perché la gente non presta attenzione alle realtà scomode e alle persone difficili. Un continuo crescendo fino ad arrivare al finale, in cui il protagonista (anch’esso persona difficile) diventa invisibile anche per la propria madre.
Complimenti!

4) Il racconto invisibile - Marco Roncanaccia
Mi è piaciuto molto il tuo racconto. Sarà perché conosco un po’ la zona di cui parli, ma mi è sembrato di vedere il ponte, il parchetto, il fiume. Allo stesso modo arrivano i sentimenti del protagonista, prima a metà tra l’indifferente e lo stupito, poi frustrato perché la gente non presta attenzione alle realtà scomode e alle persone difficili. Un continuo crescendo fino ad arrivare al finale, in cui il protagonista (anch’esso persona difficile) diventa invisibile anche per la propria madre.
Complimenti!

5) Lo specchio infranto - Roberto Romanelli
Mi è piaciuto molto il tuo racconto. L’idea di un ristorante esclusivo con camerieri fantasmi è davvero originale! Ho apprezzato anche la declinazione che hai dato al contratto a tempo indeterminato (o in questo caso sarebbe meglio dire a tempo infinito?)
L’unico dubbio che mi resta è sull’assassino di Luca. Era l’uomo che ora sta con Veronica? O era lei? Quindi i due stavano già insieme e hanno investito Luca di proposito?
Il dubbio comunque non rovina il racconto, che scorre e si legge d’un fiato. Complimenti!

6) Linee immaginarie - Manuel Piredda
Bel racconto, mi piace la visione del confine come una linea inesistente, che separa due terre identiche e indivise.
L’unica cosa che mi suona un po’ strana è che i due soldati decidano così velocemente di andare per la propria strada, senza spararsi e senza diventare veramente fratelli. Capisco che il limite di battute rendeva tutto difficile e comunque il significato del racconto è chiaro, avrei solo voluto poter empatizzare di più.
Complimenti comunque, a presto!

7) Una vita migliore - Angela Catalini
Mi piace la declinazione che hai scelto di dare al tema. L’introduzione e la conclusione (le parti in corsivo per intenderci) danno l’idea di una finestra che si apre per mostrare uno squarcio di mondo. L’egoismo di Ismael nel finale è brutale, anche se mi rendo conto che la sua situazione comporta scelte estreme.
L’unico appunto che vorrei farti è che ho fatto un po’ fatica a seguire chi fa cosa. Forse è un problema mio, ma soprattutto verso la fine ho dovuto rileggere un paio di volte. Forse avrei saltato la parte sul cane, anche se contribuisce molto a trasmettere l’umanità di Ismael.
Complimenti ancora!

8) Storia di qualcuno - Veronica Cani
Certo il tuo protagonista è il più invisibile della storia! Fino a quando parli della sua morte mi sono chiesta se fosse una persona reale oppure uno spirito, un’entità fantastica.
Il racconto scorre bene, ma è proprio questa invisibilità che mi lascia dubbiosa; sembra quasi eccessiva, possibile che neanche i genitori si ricordassero di lui e del suo nome? Il tuo qualcuno ha vissuto un’esistenza molto triste.
Complimenti comunque!

9) Danza mistica - Leonardo Marconi
il tuo racconto non può che strappare una risata finale. Dopo gli angeli, il frate, le visioni e il paradiso, un regista che parla in romano è esattamente quel che ci voleva per tornare sulla terra! Resta un po’ ambiguo dove ci troviamo. Siamo su un set terrestre o gli angeli stanno davvero allestendo uno spettacolo in paradiso? E lo spettacolo in ogni caso è per Dio in persona, entità invisibile che vede ogni cosa?
In ogni caso è molto originale, complimenti!

10) Gli occhiali di Dewey - Sara Tirabassi
il tuo racconto mi ha ricordato la favola “I vestiti dell’imperatore”, anche se solo il finale ci si avvicina davvero. Mi sembra di vederlo questo povero bibliotecario, ossessionato dall’esattezza. Certo hai delineato molto bene il personaggio principale! Mi piace anche l’idea dei libri invisibili, quelli che nessuno vede perché sconosciuti, quelli andati persi e quelli che sono solo leggenda. Chissà se Pimome era invisibile ma rintracciabile dall’odore…
Complimenti!

Veronica Cani
Messaggi: 148

Messaggio#5 » lunedì 31 agosto 2015, 16:43

Ciao a tutti! :) Ecco la mia classifica con i commenti:

1) Il racconto invisibile, di Marco Roncaccia
Ottima idea questa del racconto inesistente. Il preambolo mi ha ricordato quello di Calvino in “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, che si diverte a introdurre racconti che poi non svilupperà, per prendere un po’ in giro il lettore. Il tuo stile è scorrevole e possiedi una ricca competenza lessicale. Non ho alcun appunto da fare sulla forma. Complimenti!

2) Ad armi pari, di Cristina Danini
Molto bello e delicato lo svolgimento del tuo racconto, che ho apprezzato moltissimo anche perché è ambientato in teatro. Sei stata molto abile a non rivelare al lettore, fino alla fine, che la ragazza è un fantasma. Non ho particolari osservazioni da fare, lo stile è scorrevole e la storia accattivante. Complimenti!

3) Una vita migliore, di Angela Catalini
Nel preambolo sei riuscita molto bene a condensare in poche righe l’analisi su un terribile dramma umano, che poi è il tema del tuo racconto. Spiazzante il finale e molto azzeccata l’idea di convincere fino alla fine il lettore che Ismael sia animato da buoni sentimenti, soprattutto con la descrizione del gesto di tenerezza del protagonista nei confronti del suo cane. Unico appunto, a questo proposito: nei pronomi e negli aggettivi che si riferiscono al cane c’è forse qualche refuso, perché non si capisce se sia maschio o femmina. Complimenti comunque, ottimo racconto!

4) Lo specchio infranto, di Roberto Romanelli
La tua idea è molto bella e originale, lo stile è scorrevole e si legge piacevolmente dall’inizio alla fine. Ho notato un refuso nella frase “Le fiamme delle candele sulla tavola danzava sui calici”: correggi “danzava” con “danzavano”. Non ho nessun’altra annotazione da fare. Complimenti per il racconto!

5) La coperta sugli occhi, di Andrea Partiti
Bella l’idea di sfruttare il tema dell’amico invisibile, anche se, terminata la lettura, non sono riuscita a crearmi nella mente un’immagine sulla natura di questa entità. A un certo punto ho addirittura pensato che si trattasse di un gatto. Ma probabilmente l’idea di lasciare nell’indeterminatezza questo personaggio era una tua precisa intenzione. La forma è ottima, mi permetto solo di farti notare che nel finale sei passato bruscamente, e in maniera che ritengo ingiustificata, dal passato remoto al presente. Complimenti, bel racconto!

6) Linee immaginarie, di Manuel Piredda
La tematica che hai scelto è molto bella e molto attuale. Suggestive le descrizioni dei luoghi e buona anche la riflessione sull’arbitrarietà dei confini umani. La risoluzione del conflitto tra i due protagonisti è tracciata in maniera molto sbrigativa, ma d’altronde l’esiguità dei caratteri a disposizione impediva un maggiore approfondimento. Complimenti, un bel racconto!

7) Chiudo gli occhi e respiro, di Christian Magrì
Un racconto molto toccante e commovente, con punte di ironia quando descrivi l’ambiente del gruppo di meditazione. La parte iniziale, in cui usi un tono irridente nei confronti delle donne sulla cinquantina, è proprio quella che ho apprezzato di più dal punto di vista della scorrevolezza nel ritmo della narrazione. Ho dovuto leggere più volte una frase, “la sua barba lunga mi distrae, ma lo seguo a volte” perché non riuscivo a cogliere il senso del sintagma “a volte”. Ti segnalo una ripetizione: quella di “a casa” nella frase “ho acquistato un cd di musica classica per allenarmi a casa, provo a meditare anche a casa”. A parte queste osservazioni un buon racconto, complimenti!

8) Non si gioca così, di Enrico Nottoli
Lo stile del tuo racconto è divertente anche se a tratti, a causa di alcune scelte sintattiche e lessicali, diventa un po’ faticoso da leggere. Mi riferisco a frasi come “Lo skunk è un’erba molto dolce, che storge, ma storge bene”, “E a me, a me piaceva insomma”, oppure “Ok, ok, forse è tipo un gioco”. Quando enumeri le persone e gli animali che passano davanti al ragazzo, la prima volta nomini Josip Stalin, mentre alla fine del racconto, nel momento in cui il lettore si aspetterebbe Stalin, scegli invece Mussolini. Io avrei mantenuto lo stesso personaggio, per una questione di continuità con ciò che hai detto in precedenza. Complimenti, un racconto gradevole!

9) Danza mistica, di Leonardo Marconi
L’idea del tuo racconto è molto carina e il tuo stile è molto scorrevole e divertente, a parte l’uso della punteggiatura che avrei aggiustato in alcuni passaggi del testo: mi riferisco in particolare all’uso dei doppi punti interrogativi o esclamativi e delle virgole in frasi come “Ma secondo lei signor Manfredi, Dio esiste?”, che cambierei in “Ma secondo lei, signor Manfredi, Dio esiste?”. Complimenti, a rileggerti!

10) Gli occhiali di Dewey, di Sara Tirabassi
L’idea del tuo racconto è molto originale e ben sviluppata, anche se la lettura è stata spesso faticosa, anche a causa delle tue ricercate scelte lessicali. Ti segnalo due refusi: uno è “qualcun’altro”, che va scritto senza l’apostrofo; l’altro riguarda la sintassi della frase “Seppure lo scaffale dei libri di cucina era stato riabilitato”: seppure regge il congiuntivo e non l’indicativo, ma anche volendo usare l’indicativo la frase risulta comunque incompleta. A rileggerti!

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Vastatio
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Messaggio#6 » martedì 1 settembre 2015, 10:38

– Linee immaginarie

Ciao, una bella idea che soffre nei 3000 caratteri per come è stata sviluppata. Si vede chiaramente che il finale è affrettato rispetto a un inizio in cui si "perdono" caratteri anche per descrivere il colore della borraccia.
A dover essere approfondito è il perché due persone che culturalmente vengono istruite all'odio e al sospetto in due battute, mentre si puntano addosso i fucili, decidano di fidarsi e di abbandonare le armi.
Ed è un peccato perché i semi di questi motivi ci sono (l'essere stato un civile che non vuole uccidere) e l'immagine finale del confine che si crea là dove si stringono le mai è d'effetto.

– Non si gioca così

Ciao, l'indifferenza e la paura del prossimo che trasforma le persone in "uomini invisibili" è una declinazione abbastanza classica. Sei però riuscito a trovare un'ambientazione e uno stile "vivace" per non renderla noiosa.
Spero che l'effetto "stordimento" fosse solo abilmente composto e non indotto. Hai reso bene il flusso di coscienza di una persona "chimicamente euforica".
La cosa che ho apprezzato di più però è la ciligina del finale, che legandosi all'inizio, riporta sempre a quella che è la "triste" condizione reale del protagonista



– Una vita migliore

Ciao, premetto che non amo le note e/o le intromissioni del narratore atte a "spiegare" il racconto.
Questo perché sminuiscono l'opera in sé e lo stesso lettore, come se senza quella parte il lettore o lo scrittore non sarebbero in grado di capire o farsi capire.
Tanto più che nel tuo racconto tutto questo è ben chiaro e, senza troppi problemi, avresti potuto mettere quelle stesse parole in bocca a qualche personaggio "anziano" che ne ha visti passare davanti agli occhi.
Lo spazio "bruciato" dai corsivi avresti potuto usarlo per rimarcare il contrasto tra il comportamento del cane che ha imparato a fidarsi di una persona che, a conti fatti, non è meritevole di fiducia (almeno per gli umani).


– Ad armi pari

Ciao, una buona idea per un bella frase finale che però perde pezzi lungo la strada. Riesci a trovare delle ottime soluzioni per ingannare il lettore sulla natura di Veronica ("schiacciata dalla massa", il gioco dei bigliettini, la vergogna, ecc) per poi bruciarle con altre frasi meno ispirate ("Il suo aspetto era inquietante, non voleva spaventarlo", "lei era sbagliata") che ti mettono subito sul chi vive.
Inoltre, quando mi trovo davanti a un finale che stravolge un personaggio, tendo a tornare indietro a rileggermi i passaggi per capire se l'autore ha "fatto il furbo", omettendo certi particolari, o se ha "giocato sporco". Ecco, associare troppi stati "fisici" a un fantasma un po' mi sembra giocare sporco ("farsi passare il sonno", "stringere lo stomaco").



– Il racconto invisibile

Ciao, limitandomi al solo preambolo devo dire che è una ottima idea. Premesso che si capisce già dalle prime righe come intendi finire il bello diventa scoprire come giustifichi l'esistenza del racconto.
Irriverente e ispirata la Commissione che boccia in modo inappellabile l'operato di dio.
Credo che con un minimo di revisione, in modo da tacere almeno all'inizio la questione dell'intelligenza e che nessuno lo abbia mai letto, possa giovare al racconto.

– Storia di qualcuno

Ciao, una bel racconto che fila finno alla fine e mi ha tenuto in sospeso aspettando la soluzione. Un chiarimento, una spiegazione alla "irrealtà" così marcata del protagonista (la frase iniziale è troppo lapidaria e non viene motivata in modo credibile nel testo). Che però non arriva. Allora ci sono rimasto male. La sospensione dell'incredulità diventa la consapevolezza di essere stato preso in giro (senza offesa per entrambe le parti in causa).
All'inizio parli di un fratello, quindi c'era la possibilità di un gemello, magari di uno spirito del fratello mai nato perché riassorbito nell'utero o morto alla nascita, era questo che mi ero immaginato... ma...

– La coperta sugli occhi

Ciao, la tua storia mi ha ricordato molto alcune leggende giapponesi sugli spiriti protettori della casa e un racconto di Gaiman (se non ricordo male) su un gatto nero che era colui che proteggeva la casa dagli spiriti maligni ogni sera lottando fino a perire e lasciare così il protagonista nell'angoscia del giorno dopo.
Anche se con conseguenze meno "forti" il tuo racconto gioca sullo stesso terreno. L'unica cosa che non mi è piaciuta è il nome dato dal bambino al suo "angelo custode". Mi fa troppo marchetta per evidenziare il tema.
Non sempre però trovo che la scelta dei termini usati siano adatti a un narratore bambino ("ai margini del mio campo visivo", ritenere "banale" una tazza di latte al mattino, "la mia mente di bambino")

– Chiudo gli occhi e respiro

Ciao, mi piace come sei riuscito a inserire in una storia tragica dell'ironia senza che questo rovini in alcun modo lo scritto. I molti riferimenti che lasci già all'inizio non permettono di considerare la morte del partner come una sorpresa finale, ma la bellezza di questo racconto ritengo sia proprio l'amara ironia di chi cerca di riprendersi da una situazione così dolorosa.
Per altro al liceo avevo partecipato a delle lezioni di training autogeno e, anche lì, l'istruttore aveva la barba. Credo sia un obbligo per la categoria, forse per non far vedere quando ridono di tuti quei fessi che ispirano ed espirano a comando.


– Gli occhiali di Dewey

Ciao, una originale interpretazione del tema che perde parte della sua forza per lo stile e le citazioni non sempre facili da seguire. Chiariamo, ci sta tutto visto l'ambiente del racconto, ma dover ricorrere a google più di una volta in 3000 caratteri non giova alla scorrevolezza ( e nemmeno al mio ego fargli presente che non sa tutto!)


– Danza mistica

Ciao, sarò sincero, per quanto abbia gradito il racconto nello stile e nei contenuti non riesco a trovarci granché del tema richiesto. Il riferimento agli angeli che ballano sulla cruna dell'ago non so in quanti possano coglierlo e, senza, si perde un'altra chiave di lettura del racconto.
Da valutare i multipli punti esclamativi/interrogativi. Richiamano, almeno per me, un ambiente "adolescenziale" e, se mi passi il termine, molto bimbominkia che non mi sembra fosse nelel tue intenzioni.


La classifica

1– Il racconto invisibile
2– Gli occhiali di Dewey
3- La coperta sugli occhi
4– Non si gioca così
5– Chiudo gli occhi e respiro
6– Una vita migliore
7– Ad armi pari
8– Linee immaginarie
9– Storia di qualcuno
10– Danza mistica

Zebratigrata
Messaggi: 308

Messaggio#7 » mercoledì 2 settembre 2015, 19:54

LO SPECCHIO INFRANTO

Inizierò dicendo che questo racconto mi è piaciuto moltissimo!

La narrazione può essere secondo me migliorata: c'è qualche refuso forse dovuto al lavoro di scorciatura, 'annovera' che forse cambierei in 'annoverava' per coerenza col resto del testo, 'tre anni dopo' – 'tre giorni dopo' forse è una ripetizione voluta ma non mi suona troppo bene. Mi piace invece l'inizio fatto di frasi semplici che ci ripetono Luca, Luca, Luca... forse l'avrei resa più estrema ancora evitando sempre l'ellissi del soggetto. Ma anche così mi piace molto e la frase 'Il giorno successivo Luca tornò a lavorare al ristorante' che continua a raccontarci di Luca come se niente fosse mi ha spiazzato.

Ci sono altre espressioni qua e là che forse sono poco naturali perché si distaccano dal tono semplice e immediato, fatto di frasi brevi, del racconto e frenano un po' la lettura (certo detto da me...!) ad esempio 'cifre a cinque zeri' o la descrizione della bellezza di Veronica (che però mi rendo conto era funzionale alla trama per mettere in gioco le fiamme delle candele).

Nonostante questo l'idea è bella e resa bene. In tema. Ci vedrei bene l'inizio di un romanzo, col protagonista che giorno dopo giorno lascia messaggi a se stesso, alla 'Memento', e indaga per capire come è morto. Chiaramente il finale diventerebbe il resto del libro. Chissà!

CHIUDO GLI OCCHI E RESPIRO

L'inizio è molto bello, e non è quello che ci si aspetta dal titolo. allo stesso modo, non ci si aspetta una storia così triste da un inizio del genere, e ho apprezzato il fatto che il racconto abbia cambiato tono poco a poco e abbia portato senza soluzione di continuità dalla buffa descrizione del corso di meditazione alla riflessione sulla morte della moglie.

Forse avrei tagliato o scritto diversamente la parte tra “Per sentire l'eco...” e “...corpi e anime.” La sento più pesante del resto, e con un tono filosofico che distoglie l'attenzione dai piccoli dettagli della quotidianità del narratore in cui la mogli improvvisamente manca. Le ultime frasi credo comunichino bene già da sole lo sconcerto e la tristezza, pur conservando il tono colloquiale che ha il racconto dall'inizio.

Come interpretazione del tema è forse borderline ma non mi sembra sbagliata, perché il protagonista non ha ancora elaborato il lutto e diciamo che si comporta e pensa come se la moglie ci fosse ancora, da qualche parte, anche se non può vederla.

LA COPERTA SUGLI OCCHI

L'idea è originale e il racconto è ovviamente in tema.

Mi piace la suddivisione in paragrafi, ma avrei unito i primi due che ci parlano del passato.
I tempi verbali sono da sistemare: il terzo paragrafo inizia con 'ci siamo trasferiti' ma prosegue con 'l'invisibile sarebbe venuto con me?' invece di 'L'invisibile verrà con me?' e passati remoti che secondo me vanno cambiati.

Bella l'idea di farci vivere l'ultimo paragrafo al presente.
Forse avrei staccato ancora le ultime due frasi che secondo me stonano lette di seguito al pezzo narrato al presente: è come se facessero calare la tensione quando non ce lo aspettiamo e siamo con la mente ancora sotto le coperte, col fiato sospeso. Per questo il racconto si chiude secondo me in modo un po' fiacco.
Potrebbe valere la pena di pensare a una chiusura alternativa, conservando però contenuto e ambiguità del racconto.

AD ARMI PARI

Il racconto è piacevole e scorrevole da leggere, in tema (anche se avrei preferito Veronica completamente invisibile), e il finale a sorpresa è carino.

Non mi piace molto la parte in cui Veronica pensa di essere 'sbagliata'. Non è un avvertimento sufficiente a far sospettare al lettore la natura di Veronica perciò narrativamente non è utile. Ci aspettiamo che sia emozionata ma non 'sbagliata', a meno che questa caratteristica ci venga spiegata successivamente. Dopo si capisce che è perché è un fantasma... ma non mi convince come unica spiegazione. Io se fossi un fantasma non avrei grossi scrupoli a farmi vedere. Magari ci sono delle motivazioni, una storia dietro, qualche regola dei fantasmi... insomma da quelle due frasi mi aspetto di scoprire di più, e in definitiva mi creano un po' di insoddisfazione per quanto riguarda il racconto nel suo complesso, come se mancasse qualcosa.
Questo è anche il motivo per cui penso che lo apprezzerei più come inizio di qualcosa di più lungo che come racconto finito.

Anche alcuni aspetti della descrizione del flautista non mi piacciono moltissimo, come il “sorriso caldo”, le mani che suonano “una musica di silenzi” o i “riflessi color miele” nei suoi occhi: mi sembra che banalizzino un po' il racconto con un tocco eccessivo di romanticismo. Ma è tutta questione di gusto personale qui!

UNA VITA MIGLIORE

L'introduzione e il finale in corsivo secondo me appesantiscono la lettura del racconto. In realtà non mi sembra che il tono sia molto più formale rispetto a quello della parte centrale, quindi forse vederli integrati al resto del testo lo renderebbe più leggibile (o in alternativa li avrei staccati di più rendendo più formale il linguaggio dell'introduzione).

Mi piace come sono tratteggiati i personaggi , con pochi dettagli che però evocano tutta una vita.
Mi piace anche la storia di questa cittadina in cui sotto un'apparenza di civiltà sopravvive chi è più forte e più spietato. Si capisce che per farcela qui bisogna avere i piedi per terra anche quando si parla di sogni e speranze: quelle concrete di Ismael e quelle vaghe e lontane di chi vuole fuggire.

Mi resta un dubbio sul finale: inizialmente gli invisibili sembrano essere coloro che lasciano documenti e identità per fuggire e ricominciare altrove, mentre la frase finale ci dice che per sopravvivere bisogna essere invisibili... Ismael lo è perché non è come ce lo aspettiamo, o come se lo aspetta la signora Ortensia? O sono i migranti che devono veramente essere invisibili per non farsi uccidere? Nonostante questo dubbio in un modo o nell'altro il racconto mi sembra in tema.

LINEE IMMAGINARIE

Il racconto è senza dubbio in tema. L'idea dei confini di fatto invisibili che esistono più nelle menti degli uomini e nelle loro mappe che nella realtà è carina. Tuttavia ambientare il racconto nel conflitto israelo-palestinese mi sembra azzardato... tra tutti i conflitti possibili mi sembra uno dei più complessi per via dei fattori in gioco quindi il racconto, che di base mi piace e si adatterebbe bene ad altre ambientazioni, diventa semplicistico e decisamente idealista visto in questo contesto, secondo me.

Bella l'idea di dare ai due 'nemici' lo stesso nome.

La lettura è scorrevole, anche se personalmente limerei alcuni punti:
-la borraccia beige: sappiamo che è in divisa, ha caldo, è un soldato improvvisato travolto dagli eventi, e questo unico dettaglio descrittivo mi sembra poco rilevante e stona con la situazione.
-'trangugiò': non mi piace come verbo qui perché proprio in questo momento lui si perde l'acqua diventa di colpo molto preziosa... non ce lo vedo a berla a garganella.
-STOP: mi fa pensare a un poliziotto, forse lo avrei sostituito con 'alt' o 'altolà' (quest'ultimo forse troppo vintage però...)
-'le relative armi' mi sembra poco naturale.
-anche la 'sabbia che rotola su altra sabbia' non mi sembra naturale. Non so bene come spiegare: il racconto secondo me evoca molto bene il deserto, sabbia dappertutto, sole caldo solitudine, sembra di essere lì. Poi questa sabbia che all'improvviso 'rotola' mi sembra poco realistica. E anche il riferimento successivo al mare. Forse perché all'improvviso introduce un paragone con qualcosa che è l'opposto dell'ambiente in cui ci troviamo.

STORIA DI QUALCUNO

Il racconto è in tema e ci parla di un individuo irrilevante. Mi viene il dubbio: sarà davvero invisibile o sarà solo una persona che non si nota? Mi viene in mente la canzone 'Cellophane'...
Non è male lasciare il dubbio. Però alla fine scopriamo che c'è qualcuno che lo fa seppellire alla morte e l'incanto si rompe. Sappiamo che era reale. Avrei preferito l'ambiguità.

La lettura è scorrevole, e il personaggio è tratteggiato bene. Solo un paio di cose non mi sono piaciute: la presenza del pugnale, e l'esplicito riferimento a Borges.
Parliamo di un sognatore, ed è sufficiente immaginarlo nel parco a leggere per saperlo. Non serve sapere cosa legge, sembra un po' artificioso citare Borges nello specifico. Certo, lo citerà lui stesso alla fine, ma anche l'inserimento di questa citazione non l'ho apprezzato: è come se tutto il racconto potesse essere racchiuso in quella frase. Come a dire, Borges ha già detto tutto questo racconto, in questa frase. Preferisco che il racconto faccia ciò che può senza appigli esterni: ci riesce benissimo,
disegna un personaggio lieve e una suggestione perfetta senza bisogno di Borges, che lo costringe soltanto a un confronto impari.
Per quanto riguarda la presenza del pugnale, mi sembra eccessiva: è l'unico suo oggetto che vediamo, rappresenta l'unica sua interazione con la realtà e secondo me è troppo 'pesante' per questo tipo di personaggio. Anche se il fatto di averlo è giustificato con il bisogno di incidere iniziali sugli alberi, che di per sé è una cosa da sognatore, penso che sarebbe più credibile un coltellino o un pezzo di ferro affilato trovato a terra.

NON SI GIOCA COSÌ

Il racconto mi sembra aderente al tema: le persone in difficoltà che spesso sono 'invisibili' per gli altri.
La scrittura è scorrevole; mi lascia un po' perplessa l'uso di 'storgere' che immagino sia uno slang che non conosco (ma si capisce il senso e il fatto di usare uno slang caratterizza un po' il personaggio, perciò non è un problema leggendo). Mi lascia più perplessa la carrellata di creature improbabili che sfilano prima davanti al ragazzo drogato e poi davanti al finto cadavere coperto da un telo: credo l'intenzione sia di far capire che non frega veramente niente a nessuno, e magari dare un tono un po' incazzato alla voce narrante. Però emerge un lato comico che mi sembra incongruente col messaggio del racconto. Insomma, si sta scandalizzando perché nessuno si scompone davanti gente bisognosa e cadaveri per strada... la battuta non ci sta, secondo me.
Sempre alla luce del fatto che il narratore si indigna per la mancata reazione della gente di fronte al ragazzo che muore giorno dopo giorno, stona un po' il fatto che lui stesso non faccia in definitiva nulla per aiutarlo. Non ne sono certa ma ho pensato anche che questo mancato intervento anche da parte del narratore fosse una cosa voluta, alla fine lui chiama la madre per chiederle soldi immagino, ma lei non risponde: sarà che è morta perché lui l'ha ignorata giorno dopo giorno chiamandola solo quando aveva bisogno di qualcosa? Se fosse così avrebbe senso: si indigna, ma in fondo è come tutti gli altri. L'altra ipotesi è che la madre non risponda perché è lui a essere diventato irrilevante, come il ragazzo drogato. Questo finale aperto lascia un'ambiguità a mio avviso troppo grande, e mi rimane la sensazione che il personaggio sia incoerente.

IL RACCONTO INVISIBILE

Riguardo l'attinenza al tema, questo racconto mi è sembrato un po' un 'trucco'.
Certo, è il preambolo di un racconto invisibile, quindi di invisibilità si tratta.
Mi piace l'inizio, è agile, cattura, però continuando a leggere all'interno del preambolo leggiamo un bellissimo racconto sulla nascita dell'universo, in cui il racconto invisibile si inserisce in maniera un po' forzata, e, come dire... scompare al confronto!
Il racconto 'vero' però mi piace davvero molto, è simpatico, scorrevole e ben scritto. L'inserimento del racconto invisibile come 'sistema di sicurezza' invece non mi convince proprio, non è utile se non per rispettare il tema e nel complesso indebolisce la storia del nostro aspirante demiurgo.

DANZA MISTICA

Devo ammettere che non sono sicura di avere capito il punto del racconto. Cercando di vederci un'interpretazione del tema posso pensare che si riferisca all'invisibilità di Dio, o al fatto che non possiamo sapere quanti angeli possono danzare sulla punta di un ago perché sono invisibili. O forse il punto sta nel fatto che vediamo tutta la scena per poi accorgersi che non siamo davvero in paradiso e stiamo invece assistendo a uno spettacolo orchestrato da un invisibile regista nascosto dietro la macchina da presa... nel racconto Nino, ma nella realtà Dio. Nel complesso però nessuna di queste ipotesi mi convince appieno, perciò resto nel dubbio chiedendomi come sia da legare il racconto al tema dell'invisibilità.

Riguardo al racconto in sé, su di me forse è sprecato. Capisco alla fine che si allude a Nino Manfredi, e forse alle sue famose pubblicità ambientate in paradiso, ma non avendo mai guardato molto la TV non credo di cogliere appieno i riferimenti che probabilmente il testo contiene. Nino si è ritrovato a dirigere una moltitudine di angeli -e arcangeli, dai nomi- che danzano sulla punta di un ago.

Inizialmente non avevo capito bene di cosa parlasse il racconto. Il titolo ci dice che si parla di una danza, e subito mi sono immaginata dei normali ballerini. Alla fine entrano in gioco il paradiso e Dio, ma solo alla seconda lettura ho fatto caso ai nomi e messo insieme il tutto. Questo secondo me pregiudica un po' la godibilità del racconto che mi sembra un po' confuso e a una prima lettura non è completamente comprensibile (per me almeno).

Un altro motivo per cui ho faticato subito a mettere insieme i pezzi del racconto e capirlo è il fatto che qui si parla di angeli che ballano sulla punta di un ago (da cui il dolore) mentre la questione originale, per come la conosco io, riguarda angeli su una capocchia di spillo (cioè la parte non appuntita) ed è una questione che non riguarda la dimostrazione dell'esistenza degli angeli (che sembra essere lo scopo dell'esibizione) ma la distanza tra umanità e divinità (in realtà non ricordo bene e non riesco a rintracciare la versione originale per controllare).

Mi piace però molto com'è scritto il racconto e la descrizione che ci permette di vivere la danza dal punto di vista dell'angelo è molto vivida. Mi sono ritrovata dopo poche righe a chiedermi di che danza si trattasse, ho immaginato rituali, carboni ardenti, scarpette con la punta di gesso: quando però ho capito il contesto sono rimasta un po' delusa. La descrizione è tutta basata su sensazioni fisiche: il poco spazio, i profumi, la vista dell'ambiente attorno che gira vorticosamente, il sudore, il corpo, il dolore... è il bello del testo secondo me, ma è su un piano troppo umano quando scopriamo che stiamo parlando di angeli: mi ha sviato molto nella prima lettura. Certo sono angeli che alla fine si domandano se Dio esista, quindi forse il succo è che anche salendo “un gradino più su” le cose non cambiano. Magari vale la pena rinunciare al finale 'a sorpresa' per dare subito la chiave di lettura e far sapere al lettore che ci troviamo in un paradiso più umano del solito.

Classifica:

1. LO SPECCHIO INFRANTO

2. CHIUDO GLI OCCHI E RESPIRO

3. LA COPERTA SUGLI OCCHI

4. UNA VITA MIGLIORE

5. AD ARMI PARI

6. LINEE IMMAGINARIE

7. STORIA DI QUALCUNO

8. NON SI GIOCA COSì

9. IL RACCONTO INVISIBILE

10. DANZA MISTICA

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invernomuto
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Messaggio#8 » giovedì 3 settembre 2015, 1:40

Ciao a tutti, è stata una bella edizione e sono felice di aver incrociato tanti nomi con cui non ho avuto occasione di misurarmi in passato.
Ecco qui la mia lista dei commenti e a seguire la mia classifica personale.

Enrico Nottoli - Non si gioca così

Ciao Enrico, ben ritrovato!

Ho riletto un paio di volte il tuo racconto perché lo stile "sperimentale" non è stato immediatamente digeribile.

Una volta presa confidenza con lo stile diretto e personale del narratore sono riuscito a entrare meglio nell'ottica del tuo racconto e ad apprezzarlo meglio.

Nonostante questo alcune scelte stilistiche, per quanto legate al bisogno di rappresentare il monologo interiore del protagonista, non sono riuscite a convincermi pienamente, mi riferisco alle lunghe liste di personaggi ed eventi che si susseguono in modo quasi ossessivo.

In definitiva il mio giudizio sul tuo racconto è spezzato in due, positivo per l'idea di fondo ma purtroppo non altrettanto per lo stile adottato.

Spero di incrociarti ancora nella prossima edizione!

Angela Catalini - Una vita migliore

Ciao Angela, è la prima volta che ci incrociamo su Minuti Contati, piacere di fare la tua conoscenza.

La storia di Ismael mi è piaciuta, è una parabola discendente del giusto che viene forzato dalla situazione a diventare inumano.

Ho gradito molto anche la tua scelta di inserire una piccola introduzione per inserire il lettore nel mindset giusto per affrontare la storia.

Le descrizioni di personaggi e ambienti sono azzeccate e scorrevoli e sebbene anche la storia sia di facile lettura presenta qualche intoppo facilmente identificabile soprattutto da chi, come me, si è ritrovato a dover compiere le stesse scelte per il proprio racconto.

Alcune parti della storia rappresentano un vero e proprio spezzone a sé stante e sembrano quasi essere "in più", mi riferisco naturalmente allo spezzone su Lupe, a cui nonostante il taglio che hai dovuto effettuare avrei dato almeno una piccola parte nei "cinque minuti di paura" finali.

Allo stesso modo il finale, che potrebbe essere di grande impatto, arriva smorzato e indebolito, molto probabilmente per il limite imposto dai caratteri.

Nonostante tutto la considero una bella prova che ha pienamente centrato il temo e l'ha sviluppato in modo interessante e piacevole, brava!

Cristina Danini - Ad armi pari

Ciao Cristina, è un piacere incontrarti per la prima volta nello stesso gruppo dell'arena di Minuti Contati.

Ad armi pari è un racconto che scorre bene, dotato di un ottima sensibilità e una leggerezza quasi adolescenziale nell'esposizione.

Alcuni piccoli singhiozzi nello stile, probabilmente dovuti a una rilettura frettolosa, indeboliscono lievemente lo stile complessivo del racconto pur non compromettendolo definitivamente.

Certi elementi sembrano invece poco coerenti tra loro: sebbene sia uno stratagemma per farci empatizzare con la sensibile e insicura Veronica, ma il suo pensiero sull'avere un aspetto inquietante e la sua fretta di sparire non legano bene con la reazione di Alessandro che si dimostra invece incuriosito e lucido come un ghost hunter professionista.

Nonostante le piccole osservazioni la considero una prova ben riuscita, hai un bello stile fresco che rende la lettura molto piacevole, complimenti.

Roberto Romanelli - Lo specchio infranto

Ciao Roberto, felice di fare la tua conoscenza.

La tua interpretazione del tema dell'invisibile è senza dubbio una delle più interessanti dell'intero girone e il tuo modo di svilupparla è efficace e piacevole.

Anche stilisticamente vai dritto al punto, senza perderti in ruote di pavone stilistiche o frasi eccessivamente lunghe, rendendo così il racconto scorrevole e "facile" nell'accezione più positiva del termine.

Non ho particolari osservazioni da farti, a parte qualche typo già segnalato dai commentatori precedenti, per cui mi limiterò a farti i complimenti per l'ottima prova, spero di incontrarti nuovamente nelle prossime edizioni.

Marco Roncaccia – Il racconto invisibile

Ciao Marco, ben ritrovato!

Il racconto (o meglio il preambolo) mi è piaciuto veramente tanto, l'idea è brillante, lo stile è scorrevole e il tema perfettamente rispettto.

L'idea di un Dio bambino, come quella di un Dio poco competente, non è una novità assoluta ma tu sei riuscito a svilupparla in un modo personale e simpatico che fa ben presa sul lettore.

Non ho particolari appunti da fare riguardo allo stile che, unito all'abolizione della quarta parete, contribuisce all'immersione del lettore in un racconto scritto “personalmente” per lui.

A mio parere è un'ottima prova, complimenti.

P.S. Il commento di Vastatio meriterebbe una valutazione a parte perché mi ha fatto ridere a voce alta alle tre del mattino.

Veronica Cani – Storia di Qualcuno

Ciao Veronica, benvenuta su Minuti Contati, lieto di fare la tua conoscenza.

Il “Qualcuno” innominato del tuo racconto è un personaggio interessante, affetto dall'anonimato e dall'invisibilità sociale portate al loro limite estremo, elevandole quasi a uno sgradito superpotere.

Come tutti i superpoteri ben fatti, però, in alcune situazioni si rivela un vero e proprio asso nella manica e infatti il tuo racconto segue questa progressione quasi canonica, con un rifiuto iniziale e un processo di accettazione e convivenza.

Il tema è stato centrato in pieno e sviluppato in modo più che soddisfacente eppure mi resta l'impressione che la linea temporale avanzi troppo rapidamente, silurandoci in meno di 3000 caratteri (per forza!) dalla nascita alla morte del poveretto, insomma è un racconto che gioverebbe davvero tanto di qualche spazio in più.

Andrea Partiti – La coperta sugli occhi

Ciao Andrea, benvenuto su Minuti Contati, è sempre bello incrociare nomi nuovi!

L'inizio confortevole del tuo racconto riesce a mascherare sapientemente le tue (cattive) intenzioni per il finale e la cosa mi piace sempre tanto nei racconti brevi (tanto che l'assenza di un plot twist nel mio racconto di quest'edizione mi fa stare fisicamente male).

La scelta di un punto di vista fragile e indifeso funziona bene, creando un legame immediato con il bonario “spirito” custode e amplificando efficacemente l'effetto ansiogeno del finale.

Il tema è stato centrato benissimo e ben sviluppato, il testo scorre bene anche se lo “stacco” finale con cambio di tempo verbale mi ha lasciato un po' perplesso dal momento che non sembra veramente necessario, la storia potrebbe continuare in modo fluido dato che non c'è un vero e proprio salto temporale con la parte appena precedente.

Unica nota precisa riguardo allo stile: “La mia mente di bambino aveva concluso in maniera spontanea che doveva trattarsi dell’angelo custode che pregavamo.”, è un pensiero che solo un adulto che stia narrando una vecchia storia potrebbe esprimere, il tuo protagonista è ancora bambino e secondo me non rappresenterebbe in questo modo il suo pensiero.

In ogni caso si tratta di una buonissima prova, spero di incrociarti nuovamente nelle prossime edizioni!

Christian Magrì – Chiudo gli occhi e respiro

Ciao Christian, è la prima volta che ci incrociamo nell'arena, lieto di fare la tua conoscenza.

La tua storia è quasi visibilmente un gradiente che dalla commedia si sposta sfumando sempre più giù verso la malinconia.

Hai centrato il tema proposto sviluppandolo in modo particolare e sensibile, cosa che mi fa gradire ancora di più il tuo racconto mentre lo stile segue in un certo senso il mood del racconto arricchendosi mano a mano che la storia prosegue.

L'unico appunto preciso che voglio farti riguarda questa parte: “[...] ma se non riesco a prendere sul serio lui...”

I puntini di sospensione sono secondo me poco appropriati, non è una frase che viene interrotta bruscamente e il protagonista non sembra voler omettere un suo pensiero che sarebbe seguito.

Il racconto mi è piaciuto e la sensibilità che traspare dalle righe lo migliora ulteriormente, una buona prova, alla prossima!

Sara Tirabassi – Gli occhiali di Dewey

Ciao Sara! Benvenuta a Minuti Contati è un piacere fare la tua conoscenza.

Devo dire che il tuo racconto è riuscito a stupirmi, un po' per l'originalità nello sviluppare il tema proposto, un po' per il tuo stile alto e arzigogolato che sembra andare a cercare con il lanternino lemmi inusuali per sorprendere e spiazzare il lettore.

Al centro del dedalo linguistico che hai costruito si trova una bella trama con la disperazione del povero classificatore che traspare in modo esasperato molto vicino agli standard della commedia.

L'argomento è stato pienamente rispettato, l'invisibile come inclassificabile, mentre lo stile dividerà in due i lettori, io personalmente l'ho apprezzato ma riesco a comprendere il punto di vista di coloro che si troveranno spiazzati dalle tue scelte lessicali a volte eccessivamente ricercate.

Prova molto buona, spero di rileggerti presto.

Leonardo Marconi – Danza mistica

Ciao Leonardo, è la prima volta che capitiamo nello stesso girone, piacere di fare la tua conoscenza.

Il tuo racconto ha uno stile molto immediato che nel complesso riesce a funzionare bene.

Sebbene sia funzionale allo spirito colloquiale del racconto non ho gradito particolarmente la scelta di utilizzare molteplici punti interrogativi o esclamativi per sottolineare il tono degli interlocutori e mi sembra che “sporchino” lievemente il livello generale del racconto.

Molto originale e simpatica la scelta di utilizzare degli angeli decisi a ballare sulla punta di un ago per dimostrare la loro esistenza così com'è spiazzante e carina la conclusione che rafforza il tono divertente della storia.

 

Una bella prova che avrebbe potuto giovare molto da uno stile più pulito che ne avrebbe facilitato la lettura, spero di rileggerti presto per farmi un'idea migliore del tuo stile, ciao!

Classifica racconti:

1 - Il racconto invisibile - Marco Roncaccia
2 - La coperta sugli occhi - Andrea Partiti
3 - Lo specchio infranto - Roberto Romanelli
4 - Ad armi pari - Cristina Danini
5 - Una vita migliore - Angela Catalini
6 - Chiudo gli occhi e respiro - Christian Magi
7 - Storia di Qualcuno - Veronica Cani
8 - Gli occhiali di Dewey - Sara Tirabassi
9 - Non si gioca così - Enrico Nottoli
10 - Danza mistica - Leonardo Marconi

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Andrea Partiti
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Messaggio#9 » giovedì 3 settembre 2015, 11:53

Leggervi è stato molto divertente, compilare una classifica (in fondo al post) meno perché era davvero difficile dare un ordine alle mie impressioni sparse e confuse! Alcuni racconti mi sono piaciuti molto ma rispettando meno il tema non me la sentivo di metterli troppo in alto.

Complimenti a tutti e grazie per l'intrattenimento!

 

– Linee immaginarie, di Manuel Piredda
Mi piace come hai voluto interpretare il tema dell'Invisibile. Il confine che divide le persone e le fa odiare è spesso invisibile, creato negli attriti e nei pretesti. Invisibile per chi osserva una lotta nascere dall'esterno ma anche per chi la vive dall'interno e viene educato a vedere questo confine, a viverlo.
Penso che il tuo racconto abbia sofferto, oltre che della mancanza di tempo di cui parli nei commenti, per la mancanza di spazio. Inizi con un ritmo molto leggero e tranquillo, ci fai entrare gradatamente nel mondo di Yosseph, ci parli del suo senso di estraneità alla causa per cui lotta, per dover tirare le somme troppo rapidamente, lasciando una sensazione di incompiuto con una stretta di mano simbolica sì, ma anche improbabile come conclusione dell'incontro, senza ulteriori motivazioni a supportarla.
Aggiungendo uno spaccato, anche molto breve, sulla mente di Yusuf, dall'altro lato della stretta di mano, il racconto diventerebbe più tridimensionale. Leggerei con gioia una seconda versione!

– Non si gioca così, di Enrico Nottoli
Il tema dell'invisibilità lo affonti da una prospettiva onesta, l'invisibilità sociale, calando un protagonista che viene da un mondo di persone visibili, facendolo entrare a contatto con l'invisibilità e facendogliela sperimentare di persona in maniera drammatica, per poi farlo tornare di colpo al suo mondo, richiamato alla realtà da una prosaica richiesta di alimenti. Mi è piaciuta molto come sequenza di eventi, perché non scade mai in un banale pietismo, come era facile che succedesse, visto il tema.
Penso che il consiglio di scrivere di quel che si conosce sia un gran consiglio, soprattutto se si prova ad usare un gergo specifico, come quello che si può sentire da dei consumatori abituali di cannabis. Il voler usare ad ogni costo soprannomi per l'erba, parlare dello skunk in modo troppo dettagliato, usando "storgere" che non ho mai sentito prima per descriverne gli effetti (forse è un modo di dire torinese ma mi giunge nuovo anche in quel caso) anziché descriverli in maniera più amichevole per chi legge. Iniziare su queste note mi ha un po' guastato un racconto che diventa invece più serio ed apprezzabile fin dal paragrafo successivo.

– Una vita migliore, di Angela Catalini
Il tema mi sembra molto ben interpretato, la necessità di essere invisibile per sopravvivere in un ambiente ostile come quello che descrivi.
Mi piace il piccolo ruolo di Lupe (Guadalupe?). Usi il cane per dirmi che Ismael non è solo, anche se tutta la sua famiglia è morta, quindi mi aspettavo una svolta positiva del racconto. Non è solo quindi il cane gli darà un appiglio per uno sviluppo pieno di speranze. Se è una scelta consapevole per creare contrasto (e penso di sì), ha funzionato bene, sicuramente senza il limite di caratteri avrebbe funzionato ancora meglio, ma non si può lottare contro le regole!
Forse avrei unito il paragrafo iniziale e finale in un solo pezzo di riflessione dell'autore, slegato dal racconto. Averli entrambi mi sembra troppo, soprattutto considerate espressioni molto simili ripetute ma non perfettamente identiche che fanno pensare a un caso anziché a un voler rimarcare le stesse idee.
Nel paragrafo iniziale, "Durante la strada" e "durante il tragitto" stonano un po'. Durante è temporale, la strada è fisica. Sceglierei direttamente "durante il viaggio" o "lungo la strada", in modo da non creare confusione.
"Trascorse la notte" non mi dà l'idea del sopravvivere, userei "Passare la notte".

– Ad armi pari, di Cristina Danini
Il mio genere di riferimento - da lettore - sono i racconti sul soprannaturale, quindi non mi ritengo completamente imparziale.
Mi piace molto il ritmo del tuo racconto, scandito dai biglietti che fermano di colpo la scena, come se ci fermassimo insieme ai personaggi per leggerli.
L'atmosfera è molto adolescenziale, i bigliettini, la timidezza, quindi arriva tardi il sospetto che qualcosa non stia andando come dovrebbe, che c'è qualcosa che non ci stai dicendo e che ci nega il lieto fine (fingendo di non conoscere il tema di Agosto, ovviamente).
L'unico aspetto che penso si potrebbe limare è il linguaggio dei messaggi che Veronica e Alessandro si scambiano, forse con delle frasi più spontanee, più leggere e ingenue, potrebbe funzionare meglio. Non sembrano quel che scriveresti in preda alla timidezza per aprirti ad uno sconosciuto.
Andrò a spilluzzicare con piacere i tuoi racconti passati!

– Lo specchio infranto, di Roberto Romanelli
Sicuramente è il racconto più originale di questo gruppo, con fantasmi non spaventosi (per il lettore) che è sempre piacevole.
Anche se il finale è un pochino telefonato, la storia avvince subito e l'idea del ristorante del piano di sotto mi piace davvero molto. È il tipo di ambientazione che leggerei volentieri anche in un formato più lungo e dettagliato, perché promette molte situazioni poco prevedibili e piene di potenziale. Mi piace pensare anche all'altro lato della Sala Sotto, i clienti che possono desiderare un servizio simile, cosa li porti lì e come vivano l'esperienza.
Unica nota negativa, sistemerei un po' la descrizione dell'incidente che è più pesante da leggere rispetto al resto del racconto e alcune frasi qua e là che suonano involute, ma penso sia colpa del poco tempo e si sistemi facilmente con una revisione.
Complimenti!

– Il racconto invisibile, di Marco Roncaccia
Mi piace molto il tuo stile, la reinterpretazione di Dio come bambino che sperimenta, produce un universo non granché ma decide di tenerlo, di nascosto alla sua società. Riesci a rendere benissimo l'idea restando in equilibrio tra il comico e lo pseudo-religioso, evochi bellissime immagini del bambino-Dio che deve nascondere il suo Universo che va spostato e nascosto perché si espande senza che possa fare nulla per fermarlo.
Non mi convince il finale sul compromesso in cui entrano in gioco delle relazioni tra l'esterno e l'interno dell'Universo, mi sembra inappropriato per l'ambientazione che hai creato in tutto il resto del racconto. Capisco che era necessario per il tema della giornata, ma penso che potrebbe valer la pena riprendere il mano questo brano e ripensarlo quando dell'Invisibile non dovrai più preoccuparti!

– Storia di qualcuno, di Veronica Cani
Il tema dell'invisibilità c'è tutto, forse troppo.
Era ragionevole (e piacevole da leggere) l'invisibilità di tipo sociale da cui parti nel tuo racconto. La rabbia di non essere considerati dalla propria famiglia prima e dalla ragazza che si ama, poi l'essere invisibili per la polizia quando si è commesso un delitto, vantaggioso.
Mi lascia un po' perplesso solo il finale, dove l'invisibilità diventa quasi letterale. La logica ci dice che non è possibile che il nostro Qualcuno sia davvero anonimo, che non abbia il suo nome scritto da qualche parte, nel portafogli, in casa. Mi fa dubitare di aver capito a fondo il significato del racconto, se dovevo capire qualcosa in più.
A parte questo appunto sul finale, il tuo stile è piacevole e molto facile da leggere, scorre via con grande piacere e non si inceppa mai, non ci sono punti stagnanti nella narrazione ed è incredibilmente essenziale (anche grazie al lavoro di sfoltitura del racconto per stare nei caratteri, immagino!)

– Chiudo gli occhi e respiro, di Christian Magrì
Ho apprezzato davvero molto il cambio graduale e sottile di tono del tuo racconto. Mi piace che tu riesca a passare senza fatica (per chi legge, non per te che scrivi!) dal lieve umorismo iniziale, con personaggi improbabili, il disagio delle prime lezioni di yoga che costringono a venire a patti con la propria dignità e compostezza, fino alla malinconia quasi disperata del finale, con la perdita totale di fiducia verso il mondo e le sue pezze per contenere il dolore.
È un racconto davvero toccante.

– Gli occhiali di Dewey, di Sara Tirabassi
Mi è piaciuto davvero molto come hai interpretato il tema dell'Invisibile, penso nel modo più originale di tutto il nostro gruppo. Adoro lo stile surreale, sia al cinema che in letteratura, e in più apprezzo in generale le metastorie che parlano di libri e letteratura, quindi non sono del tutto imparziale.
Il linguaggio esageratamente forbito si adatta bene all'atmosfera che crei e fa da legante tra il presente e la leggenda, ma a volte è esagerato. Non mi capita spesso di dover cercare parole sul dizionario, ormai, ma "guatare" mi ha preso in contropiede, anche se immaginavo grossomodo il significato.
Mi è capitato diverse volte, frugando in una biblioteca, di trovare un libro classificato per una sua caratteristica specifica, che stonava con i volumi attorno a lui. Leggendo il tuo racconto mi sono tornate in mente tutte queste occasioni in cui ho sfogliato e magari apprezzato un libro proprio per la sua invisibilità/inclassificabilità!

– Danza mistica, di Leonardo Marconi
Non sono sicuro di aver capito se alla fine si capovolge davvero la situazione, da angeli in terra a umani che interpretano angeli, soprattutto per via del "tanto surreale da pormi il dilemma se davvero tutto fosse un inganno" che mi ha convinto fin dal principio che qualsiasi cosa sarebbe successa, per quanto strana e surreale, doveva essere vera nel tuo racconto, che fosse una richiesta abbastanza esplicita da parte tua di sospendere l'incredulità e seguirti.
In ogni caso, il contrasto è ben riuscito e la scena è piacevole da leggere. Spezzerei giusto un po' la storia in paragrafi per renderla più leggibile e creare un ritmo preciso e sotto il tuo controllo!

 

 

1. Lo specchio infranto, di Roberto Romanelli
2. Ad armi pari, di Cristina Danini
3. Gli occhiali di Dewey, di Sara Tirabassi
4. Chiudo gli occhi e respiro, di Christian Magrì
5. Una vita migliore, di Angela Catalini
6. Linee immaginarie, di Manuel Piredda
7. Non si gioca così, di Enrico Nottoli
8. Il racconto invisibile, di Marco Roncaccia
9. Storia di qualcuno, di Veronica Cani
10. Danza mistica, di Leonardo Marconi

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marco.roncaccia
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Messaggio#10 » giovedì 3 settembre 2015, 14:06

Ciao a tutt*,
dopo un lavoraccio assurdo e vari spostamenti di classifica e ripensamenti ecco alla fine la mia classifica. Molti bei racconti, brav* tutt*!

Linee immaginarie di Manuel Piredda

Ciao Manuel.
Il tuo racconto parte benissimo e nella prima parte si percepisce il peso delle armi, la sabbia, il caldo e il disorientamento del protagonista. Arrivano i dialoghi e, anche se sembrano un po’ tagliati con l’accetta, il racconto ancora regge alla grande. La conclusone, come tu stesso dici è affrettata e non rende giustizia allo sforzo descrittivo delle prime righe. Il tema è centratissimo e l’immagine del confine invisibile e fittizio che contrasta con il sangue di persone reali è molto bella.
La prova è buona anche se stretta nei 3000 caratteri a disposizione. L’impressione è che ne servano almeno il dubbio per descrivere il processo che porta dalla diffidenza e dall’odio secolare in una stretta di mano.

Non si gioca così di Enrico Nottoli
Ciao Enrico
Il tuo racconto ha un buon ritmo, a cavallo tra poesia (stile beat) e narrativa, declina il tema correttamente e ha un crescendo e una conclusione molto belli. Quello che mi sento di consigliarti, visto che dici di essere alla ricerca del tuo stile, è di dosare in maniera più equilibrata gergo e italiano, in particolare eviterei di premere troppo sull’acceleratore dello “scrivo come parlerebbe il protagonista” perché rischi, a mio avviso, di produrre un effetto caricaturale non voluto. Comunque una buona prova. Complimenti


Una vita migliore di Angela Catalini

Ciao Angela,
il tuo racconto, dal mio punto di vista parte da “Ismael lavora nell’officina meccanica del signor Zuta.” E finisce con “l’officina del signor Zuta.” Preso così è un buon racconto e la sua punta di diamante è proprio nel finale. Sono dell’idea che al lettore la premessa e la postfazione non servano perché quello che vuole leggere uno che approccia a un racconto è appunto il racconto. Se vuoi fare passare delle informazioni dovresti, forse, provare a metterle nel corpo del racconto (e non prima o dopo). Quando fai questa operazione, peraltro, hai una maggiore percezione di quanto le info che inserisci siano essenziali o superflue. Vale la pena di togliere 1000 caratteri su 3000 alla drammaturgia? In ogni caso complimenti. Hai scritto un buon racconto in sole 2000 battute e non è da tutti.

Ad armi pari – Cristina Danini

Ciao Cristina,
hai avuto una ottima idea e anche il risultato mi sembra buono. Riesci a portare il lettore sulla “cattiva strada” e a fuorviarlo dal finale che rimane a sorpresa. Anche io ravviso alcune sbavature nello stile e ritengo che la scelta associare stati corporei a un fantasma (come dice Vastatio qui sopra) sia un trucchetto da evitare. Però sono sicuro che con qualche ritocco il tutto possa funzionare alla perfezione e, in ogni caso, le criticità evidenziate le ho percepite come lievi e non fastidiose. Il tema lo affronti in maniera didascalica e quindi niente da eccepire. Il titolo è molto azzeccato e la splendida conclusione mi ha ricordato “Occhio di lupo” di Daniel Pennac..


Lo specchio infranto di Roberto Romanelli.
Ciao Roberto,
la tua mi sembra un’ottima prova. Il punto di maggior pregio è, a mio avviso, l’interpretazione che dai del contratto a tempo indeterminato che trascende (nel vero senso della parola) la più o meno recente legislazione sul lavoro, dal pacchetto Treu al renziano Job’s Act, invertendo la tendenza e restituendo alle parole il loro significato originario. Lo stile sintetico, ironico, rende la lettura liscia e piacevole. Il finale forse è un po’ telefonato e la frase: “il lampo della pietra focaia…” forse un po’ troppo sbrigativa. Finora uno dei racconti migliori in questo gruppo.

Ciao Veronica,
è un piacere incontrare un Veronica in carne e ossa, almeno lo spero. Ho un po’ tremato quando ho visto che usavi la prima persona. Il racconto è surreale, ben scritto e accattivante. Ha solo un paio di problemi, dal mio punto di visto, la giustificazione della voce narrante dopo il suo funerale. E’ uno spettro che parla? Oppure il protagonista non è veramente mai esistito e quindi parla dalla sua non esistenza? Nel primo caso, secondo me, lo dovresti dichiarare,disseminando qualche indizio, nel secondo caso, le vicende narrate non sono mai avvenute. Il secondo problema è che, a mio avviso, calchi un po’ troppo la manio con la non esistenza del protagonista. Ti capisco, nemmeno io avrei resistito, però dal punto di vista drammaturgico, questo giocare con le parole rischia di appesantire un po’ il tutto.
Comunque ottima prova, mi sono divertito a leggere.

La coperta sugli occhi di Andrea Partiti
Ciao Andrea,
il tuo racconto, che mi è piaciuto, affronta il tema in maniera didascalica e lo inserisce sotto forma di personaggio. Si legge di un fiato e, pur se incardinato saldamente nel filone Ghost Story, non è mai scontato. Il modo come rendi, attraverso gli occhi del protagonista la lotta tra le due entità è spettacolare. Una bella prova con due appunti: il linguaggio con cui il protagonista narra gli eventi lascia pensare che il momento della narrazione avvenga in età adulta, di conseguenza non ho apprezzato molto il cambio di tempo dal passato al presente dell’ultima parte,

Chiudo gli occhi e respiro di Christian Magrì
Ciao Christian.
Un gran bel racconto il tuo, con qualche incertezza (tipo i puntini sospensivi che già Invernomuto ti ha fatto notare o la puntualissima disanima del testo di Angela). Il tuo protagonista porta il lettore dal sorriso della prima scena alla commozione dell’ultima passando per l’angoscia e la disperazione per la perdita. In termini di respiro fai espirare il lettore con il riso iniziale e poi lo lasci in apnea nel finale. Veramente tanto in sole tremila battute.

Gli occhiali di Dewey di Sara Tirabassi
Ciao Sara,
il tuo più che un racconto sembra essere una divertente disquisizione sui problemi derivanti dal sistema di catalogazione Dewey in relazione al povero Pimone. Per come la vedo io un racconto dovrebbe partire da un punto A e arrivare a un punto B attraverso un movimento che porta, attraverso le difficoltà che incontra, al cambiamento del protagonista. Qui invece la drammaturgia mi sembra del tutto assente. Ho trovato comunque spassosi tutti i paradossi che segnali derivanti dalla illusione di riuscire a classificare con esattezza ogni tipo di libro.


Danza mistica di Leonardo Marconi
Ciao leonardo,
devo dire che ho faticato un po’ a entrare nel racconto e a capire la situazione che proponi. Complice un incipit un po’ lento nel fornire elementi di comprensione. Senza la tua spiegazione sul ballo degli angeli in punta di un ago non avrei capito molto del senso di tutta la questione. Una volta entrato ho trovato il tutto divertente e anche la special guest Manfredi e il romanesco hanno trovato il loro perché. Forse dovresti disseminare meglio elementi di comprensione e lasciare un po’ meno di vaghezza.

1 Chiudo gli occhi e respiro di Christian Magrì
2 Lo specchio infranto di Roberto Romanelli
3 Storia di qualcuno di Veronica Cani
4 La coperta sugli occhi di Andrea Partiti
5 Non si gioca così di Enrico Nottoli
6 Una vita migliore di Angela Catalini
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8 Linee immaginarie di Manuel Piredda
9 Gli occhiali di Dewey di Sara Tirabassi
10 Danza mistica di Leonardo Marconi

Chris Magri
Messaggi: 5

Messaggio#11 » venerdì 4 settembre 2015, 14:02

Ciao a tutti!

1.Non si gioca così di Enrico Nottoli
Il tuo stile “innovativo” rende un bel racconto ancora più interessante. Gli spunti di riflessione
sono tanti e ho apprezzato molto la tua capacità di mettere in risalto i sentimenti del protagonista riuscendo a caratterizzarlo attraverso il “suo” linguaggio.
Il tema è centrato e la descrizione dei luoghi rende il contesto ben visibile.
Complimenti!

2. Ad armi pari di Cristina Danini
Un racconto bello e scritto davvero bene. Idea ottima e realizzata bene. Ho apprezzato molto l’ambientazione e la “sorpresa” finale. Lo stile delicato mi piace e rende onore a una bella storia gratificando anche la lettura (grazie anche al ritmo che hai dato). Per quanto mi riguarda un’ottima prova. Complimenti!

3. Il racconto invisibile di Marco Roncaccia
Un racconto originale e diverso dagli altri. Il tema è perfettamente rispettato, lo stile è brillante e rende una grande idea un gran bel racconto. Non ci sono molti appunti da fare, sei riuscito a sviluppare il tutto con maestria. A differenza di altri non vedo eccessive forzature. Tra i migliori racconti del gruppo! Complimenti!

4. Gli occhiali di Dewey di Sara Tirabassi
Mi è piaciuta la tua interpretazione del tema dell’invisibile. Lo stile surreale e il linguaggio esageratamente forbito contribuiscono a caratterizzare atmosfera e personaggio. A volte il linguaggio potrebbe sembrare eccessivo, ma è una tua scelta. Secondo me è stata una buona prova. Racconto impegnativo. Complimenti!

5. La coperta sugli occhi di Andrea partiti
Nell’interpretazione che ho dato al tuo racconto” l’invisibile” rappresenta il bene e il male che lottano. Il protagonista, essendo un bimbo, “vede” il buono e percepisce solamente il male.
In ogni caso il fatto che non si definisca mai precisamente cosa e chi siano queste presenze, permette al lettore di immaginare molto e spaziare con la fantasia.
Complimenti, ottimo lavoro!

6. Lo specchio infranto di Roberto Romanelli
Racconto molto originale. L’idea dei camerieri mi ha colpito molto. Il racconto scorre bene ed è certamente piacevole. Non ci sono molti appunti da fare a parte qualche refuso e il finale forse un po’ telefonato. Comunque la narrazione scorre bene e lo stile mi piace. Il tema c’è e si sviluppa bene. Complimenti!

7. Linee immaginarie di Manuel Piredda
Storia che colpisce considerando il momento che stiamo vivendo. Molto bello l’inizio, sembra di percepire il caldo cocente del deserto e lo sgomento del protagonista che non riesce a tornare a casa. Emerge bene anche l’orgoglio dei personaggi quando si fa riferimento alla “loro” terra.
A mio parere, risulta un po’ frettoloso e inverosimile il finale, ma il racconto mi è piaciuto, lo considero un buon lavoro.

8. Danza mistica di Leonardo Marconi
Racconto simpatico, l’inizio incuriosisce e spinge ad andare avanti. Davvero originale anche se ci sono delle imperfezioni nella punteggiatura (ti suggerisco di non utilizzare più di un punto esclamativo). La scena che descrivi è comica e drammatica allo stesso tempo e mi è molto piaciuta la battuta finale, conferisce significato alla storia e chiude in maniera simpatica e positiva.

9. Storia di qualcuno di Veronica Cani
Il racconto è davvero bello e molto particolare, anche se molto triste.
Forse l’incertezza sull’identità del personaggio porta il lettore a rimanere nel dubbio fino alla fine. Io avevo addirittura immaginato che Herbert fosse il fratello gemello cui tutti rivolgessero maggiori attenzioni, poi ho immaginato che questa creatura fosse il secondo genito di una coppia che aveva perso il primo figlio, poi che fosse solo uno spirito...insomma, poca chiarezza, ma forse proprio questo mi ha permesso di viaggiare molto con la fantasia.

10. Una vita migliore di Angela Catalini
La storia purtroppo è realistica, ma molto pesante. Neanche la forma, seppure perfetta, aiuta ad alleggerire, neanche a momenti, la drammaticità del racconto.
Molto bella l’idea di inserire il concetto dell’invisibilità collegandolo al fatto che queste persone disperate devono essere invisibili per sopravvivere o sono trattate come se lo fossero, però avrei inserito il concetto all’interno del lavoro e non alla fine.
In generale la storia mi è piaciuta e l’ho letta con interesse.

enrico.nottoli
Messaggi: 82

Messaggio#12 » venerdì 4 settembre 2015, 17:07

Ecco i commenti e la classifica, una bella edizione e con un bel tema. Ciao a tutti e alla prossima :)


Andrea Partiti
Ciao Andrea,
il tuo racconto coglie bene il tema, lo trovo centrato in ogni parte. Bella anche l’ambivalenza sul finale dove si scopre tutto e nulla allo stesso modo. La scrittura però non mi convince del tutto, o meglio, mi piace come riesce a evocare le sensazioni di un bambino narrando le vicende così come possono filtrarle solo gli occhi dei bambini, però ho trovato alcune ripetizioni e non ho ben capito l’uso dei verbi e dei tempi (secondo me ci sono più incongruenze, un esempio: in un periodo tutto al passato remoto ad un certo punto dici: “avevo otto anni quando decisi …”, poi subito dopo metti: “due settimane fa …”, il “fa” indica continuità nel presente, cosa che non c’è qui) e il passaggio da passato a presente storico sul finale.
Comunque in ogni caso la storia c’è. E bene.
Alla prossima :)

Christian Magrì
Ciao Christian,
hai scritto un racconto ottimo a mio avviso. Lasci trapelare una marea di emozioni che spaziano dall’ironia alla nostalgia al rammarico al rimorso … e secondo me il taglio vincente del racconto non è tanto il ricordo della ragazza defunta dal protagonista, quanto la descrizione tragicomica della vita all’inizio, in quell’improbabile corso di yoga. Per questa ragione avrei visto il finale più in linea con l’inizio, chiudendo il cerchio perfettamente piuttosto che far apparire la donna di fronte a lui in seguito a una sbronza :)
Comunque a parte tutto un racconto molto molto bello e toccante, bravo!
Alla prossima :)

Sara Tirabassi
Ciao Sara,
ho letto il tuo racconto più volte e come storia mi piace, l’idea che sta alla base è buona però, secondo me, lo stile usato appesantisce molto sia la lettura che la comprensione. Il problema, per me (sempre bene ribadire che è un mio gusto ;) ) è che la scrittura andrebbe rinfrescata e ringiovanita, sia chiaro i termini alti a me piacciono molto, è la composizione vera e proprio delle frasi che a volte mi ha lasciato spiazzato. Ad esempio: “proprio quelle nove bianche lettere”, stona molto, si sente pesante alla lettura.
Peccato perché l’idea mi era piaciuta molto.
Comunque spero di poterci rileggere e alla prossima :)

Veronica Cani
Ciao Veronica,
il linguaggio e lo stile che hai usato mi sono piaciuti molto, riesci ad arrivare bene e dritta al punto senza tanti rigiri di parole. Però devo dire che la storia non mi ha mica convinto tanto, mi spiego: dall’inizio mentre leggevo pensavo “è un fantasma, è un fantasma” e onestamente mi sembrava l’unica spiegazione plausibile, ma in realtà così non era. Quindi mi rimangono un sacco di domande prive di risposta, come è possibile che nessuno lo vedesse? I racconti surreali mi piacciono un casino, però se c’è una spiegazione dietro, cosa che qui non sono riuscito a trovare.
Spero di poterti rileggere perché sono molto curioso.
A presto :)

Leonardo
Ciao Leonardo,
un racconto ironico senza dubbio ma che non scade nel banale. Anche io avevo fatto fatica a capire l’ambientazione della storia però ho letto nel tuo commento che era una scelta voluta, e a mio avviso le scelte dell’autore non si criticano ma si assecondano. Mi piace molto il taglio che hai dato sul finale, il dialetto penso sia un’arma che se usata bene può portare a grandi risultati in un racconto breve. Purtroppo, a mio avviso, ho trovato il tema invisibile un po’ debole nel tuo racconto.
Alla prossima :)

Vestatio
Ciao Vestatio,
mi accodo con il resto dei commenti riguardo all’originalità della storia che hai raccontato, la storia mi è davvero piaciuta, anche il finale l’ho trovato in linea, anche se non avevi seminato molto per arrivarci. La pecca del racconto è che la lingua che hai deciso di usare è fin troppo piana, non ci sono sbalzi emotivi, racconti il giorno di lavoro di Luca e la sua morte con lo stesso tono narrativo.
Con qualche guizzo in più nel narrare sarebbe stato un racconto ottimo.
A rileggerci :)

Cristina Danini
Ciao Cristina,
nonostante tu abbia scelto di scrivere di un fantasma, e quindi niente di particolarmente innovativo in un tema così, devo dire che lo hai declinato alla perfezione. Bellissimo il modo in cui l’hai scritto, molto caldo e armonico, e devo dire che fino alla rivelazione non avevo nemmeno capito che la ragazza fosse un fantasma, quindi mi hai anche sorpreso. Anche il finale mi è piaciuto molto.
Brava :)

Angela Catalini
Ciao Angela,
il tuo racconto mi è proprio piaciuto. Una storia cruda, attuale e terribilmente verosimile. Mi piacciono tutte le indicazioni che dai e le piccolissime descrizioni del posto o del sangue che schizza sulle foglie. Anche lo stile che hai scelto, a tratti quasi giornalistico, mi ha coinvolto.
Un racconto molto buono senza ombra di dubbio.
Alla prossima :)

Manuel Piredda
Ciao Manuel,
molto bella sia l’ambientazione che la scelta che hai voluto usare per raccontare L’invisibile. Purtroppo per linee inventate e invisibili abbiamo versato litri litri e litri di sangue, non c’è niente di più stupidamente vero. A mio avviso il racconto è ben strutturato e ben narrato, con un linguaggio pulito e sobrio. Avrei gradito un po’ di movimento in più da parte dei protagonisti, forse un po’ troppo statici nelle azioni, così da non sviluppare la storia.
Comunque un bel racconto senz’altro.
Alla prossima :)

Marco Roncaccia
Ciao Marco,
non è la prima volta che capitiamo in gruppo insieme e il modo in cui scrivi quindi lo conosco e ho già avuto modo di apprezzarlo. Stavolta hai osato e secondo me hai osato parecchio, il che poteva andare bene o male, tipo quando si punto alla roulette. Ti dico la verità, con me non ha funzionato gran che, non fraintendermi, apprezzo l’idea e la trovo originale senza dubbio però mi ha lasciato un po’ sospeso nel giudizio, come se mancasse il succo della faccenda (sebbene a volte un preambolo possa più di cento racconti, stavolta non mi ha preso). Sullo stile non ho da dirti nulla di negativo, la cosa che non mi ha convinto è proprio l’idea che hai scelto.
Spero lo stesso di rileggerti presto :)


CLASSIFICA:
1 Christian Magrì
2 Angela Catlini
3 Cristina Danini
4 Manuel Piredda
5 Andrea Partiti
6 Marco Roncaccia
7 Leonardo
8 Vestatio
9 Veronica Cani
10 Sara Tirabassi

torpedocolorado
Messaggi: 53

Messaggio#13 » venerdì 4 settembre 2015, 17:40

1- STORIA DI QUALCUNO ( Veronica Cani )

Davvero piacevole e dall’arcano ingegnoso. Un racconto soffice e delicato, che come inizia (dalla scuola) finisce (le riflessioni dopo la morte) senza sbattere la porta nè far chiasso, bensì tra il vento degli invisibili. Ripeto: il bello e il limite del racconto è nel suo habitus leggero, come onda del mare. Va e viene, va e viene, come le tante vite invisibili che s’incontrano in giro. Davvero complimenti. A volte non c’è bisogno di trame o tele complesse. Basta un notturno prima d’andarsene. Ciao Borges, ciao Veronica…

2- LA COPERTA SUGLI OCCHI (Andrea Partiti)

Piacevole e ben costruito, nonostante qualche correzione che andrebbe fatta qua e là su alcune scelte lessicali e di sintassi (non mi riferisco al finale che giustamente è al presente). Tema abusato quello dell’amico immaginario (o angelo o spirito che sia, non c’è bisogno di saperlo di preciso) ma comunque trattato con delicatezza e sensibilità. E un bel finale che lascia un segno di diffusa umanità. Purtroppo le “ghost stories” sono state il tema ricorrente di questo gruppo e dopo un po’ si sente il bisogno di leggere qualcosa di diverso, ma non è colpa tua Andrea. L’appiattimento su un plot comune sarà certamente sintomo di un immaginario comune molto forte legato all’invisibile. Di cui, per fortuna o sfortuna, non mi sento parte. Comunque, complimenti e spero di rileggerti presto Andrea!

3- NON SI GIOCA COSI' (Enrico Nottoli)

A parte qualche intoppo sintattico (la punteggiatura a volte fa saltellare la lettura) m’è piaciuto moltissimo il registro informale e colloquiale. Inserito all’interno d’un punto di vista tra il soggettivo e il fumoso (la nebbia avvolge tutti i personaggi. Una nebbia che non cozza col sole del parco, ma sfuma i contorni di tutti i personaggi, trovando l’apice nel tossico invisibile) ha il suo perchè. Macchiette, come Stalin. Macchiette come Mussolini, che forse fa il pusher stronzo nel parco. La presa di coscienza ultima è quella di un brutto gioco: misero, cinico e pure breve. La realtà è ancora peggio (gli alimenti): tra star sotto le lenzuola come invisibile (perchè diverso) e pagare gli alimenti non so cosa sia meglio. Nel dubbio, complimenti Enrico!

4- IL RACCONTO INVISIBILE (Marco Roncaccia)

Bello e in un certo senso ipnotico. Oltre ad essere un racconto/non racconto, dà le stesse vertigine dello specchio dentro lo specchio. Tautologia del divino, verità a priori del racconto non raccontato. Perchè se non raccontato, può esser davvero che sia la narrazione dell’algoritmo ultimo dell’universo. Mi piace molto quest’idea: ha anche il suo mistero. E il generatore marito della generatrice m’ha fatto anche ridere!! Unico “appunto” sulla punteggiatura (a volte si perde il fiato o il virgolettato non fa il suo dovere). Ciao Ozbo!!!

5- AD ARMI PARI (Cristina Danini)

Concordo con Ozbo: alcune sbavature di stile non inficiano la delicatezza,la semplicità e il fascino di un racconto davvero piacevole! Forse è vero che siamo abituati a considerare puramente esistenziali i dolori di un fantasma e mai fisici…ma potrebbe pur essere il contrario. Perciò tra esseri invisibili e amori impossibili, Resta davvero v bel contributo. Complimenti Cristina! !

6- CHIUDO GLI OCCHI E RESPIRO (Christian Magri)

Complimenti per i cambi di registro e di stile, per il saper essere toccanti e quasi intimi: una sorta di confessionale su carta, una dichiarazione della propria fragilità, tra contraddizioni e momenti strasognati che scemano nel flusso dei ricordi. Di un altro presente (im)possibile.


Per contro ho notato qualche smagliatura nella forma ma tutto di poco conto. Forse manca una storia, uno sviluppo, una tela da tessere. Un infinito presente e un’infinita mancanza: il bello ma anche il limite del racconto. Resta il fatto che m’è piaciuto, complimenti Christian !!!





7- UNA VITA MIGLIORE (Angela Catalini)


Spietato, cinico, ma in grado di unire uno squarcio sul macro con la drammaticità umana del micro. Un effetto strano e straniante che sembra associarsi alla denuncia sociale. La crudezza è sicuramente il suo punto di forza. Lo spazio (3000 battute) necessariamente il suo limite allo sviluppo. Ma lascia il segno che deve lasciare. Complimenti Angela, spero di rileggerti presto!!





8- GLI OCCHIALI DI DEWEY (Sara Tirabassi)


L’ho dovuto rileggere due/tre volte ma m’è piaciuto molto!! Non soltanto per l’idea dei libri invisibili (vere e proprie anime perse nell’universo delle biblioteche) ma anche per la figura di un re che più volte mi ha ricordato vecchi trascorsi del liceo e la buffa versione latina del re assiro Sardanapalo e della sua mollezza effeminata. Ma proprio in fin di vita, stretto d’assedio, si dimostrerà uomo coraggioso e forte. Fare il re spesso è noioso, e pur qualcos’altro bisogna trovar da fare. Anche Pimone lo sa…





9- LINEE IMMAGINARIE (Manuel Piredda)


un confine fatto di sabbia è la giusta metafora (forse) che può dar conto dell’idiozia della guerra. Hai espresso bene quel senso di incomunicabilità che permea i rapporti tra i due popoli. Forse andavano tolti alcuni fronzoli inutili come il fatto di essere un civile ( il sistema militare israeliano è allucinante e si vedono militari ovunque, dato che il richiamo è periodo sia per gli uomini che per le donne) ma per me che ci sono stato dà ancor più un’idea realistica della narrazione. Come han scritto gli altri, un finale meno affrettato avrebbe lasciato maggiormente il segno. Ma calibrare le battute è davvero difficile. Comunque complimenti per l’idea, al passo ed oltre i tempi!





10- LO SPECCHIO INFRANTO ( Vastatio )


Bella idea davvero!! E bel finale…inaspettato e ben congeniale alla sorpresa! Peccato per lo stile, a volte inutilmente complesso e leggermente confuso. Come già accennato nel caso della descrizione dell’incidente. Resta un’idea molto originale su cui rimettere le mani per renderla più chiara e pulita nello stile e nella sintassi


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Messaggio#14 » lunedì 7 settembre 2015, 22:20

Bravi tutti, davvero. Domani posterò la classifica finale del vostro gruppo e avremo i nomi dei quattro classificati per la finale. Vi anticipo che ho anche selezionato un racconto extra per la pubblicazione immediata sulla vetrina del sito. Ma non c'è un solo racconto che non possa ambire alla pubblicazione, quindi dateci sotto con il laboratorio. Gestisce Spartaco, ma nulla vieta che non vi possa passare a commentare anche lì, semmai chiedetemelo per ricordarmelo e io arriverò senz'altro (tanto il mio contatto fb dovreste averlo tutti).
 
1) Una vita migliore, di Angela Catalini
Un racconto molto potente. Dal Messico agli Stati Uniti ricorda molto quello che le nazioni europee stanno decidendo come affrontare proprio in questi giorni, pur con le dovute differenze. Si parla di gang, di ingiustizie e poi ecco il colpo di machete a troncare ogni speranza e il buono diventa colui che per sopravvivere deve imparare le regole e usarle a sua volta. Un pollice su per me.
2) La coperta sugli occhi, di Andrea Partiti
Ciao Andrea e benvenuto a Minuti Contati!
Direi un esordio con il botto. Un racconto ben scritto e ottimamente controllato. C'è del soprannaturale e alla fine un pizzico d'horror. Forse manca qualcosa sul piccolo protagonista, si esprime troppo bene, dovresti sporcarlo di più per renderlo maggiormente verosimile. Detto questo, un pollice su per me.
3) Ad armi pari, di Cristina Danini
Un racconto molto delicato che regge bene fino alla sua conclusione. Forse alcuni stati fisici associati a Veronica andrebbero limati, un po' sviante anche la sua ultima frase "Non potrai mai vedermi" perché in quel momento si suppone la stia proprio vedendo, quindi semmai sarà un "Non potrai mai toccarmi". Detto questo, i caratteri dei tuoi protagonisti sono tratteggiati bene e senza incertezze. Un pollice quasi su non fosse per quei particolari che ti ho sottolineato e che vanno sistemati.
4) Lo specchio infranto, di Roberto Romanelli
Bell'idea, ristorantino interessante. Rilevo una totale mancanza di dialogo a favore del solo narrato e credo sia sempre un errore. La narrazione procede dal punto A al punto B e la necessità di raccontare il tutto porta come conseguenza l'impossibilità di creare dialogo. Se invece tu avessi deciso di farci sentire la coppia parlare, di ricostruire la storia del protagonista pezzo a pezzo disseminando qua e là, beh, il tutto sarebbe stato decisamente più intrigante. Detto questo, allo stato attuale il racconto è comunque di buon livello: parli di lavoro, di mistero, di vendetta e il tutto si legge con piacere. Un pollice tendente verso l'alto, dunque.
5) Il racconto invisibile, di Marco Roncaccia
Un non racconto che ci lascia il retrogusto amaro di una lettura non avvenuta perché dopo il BUONA LETTURA i caratteri probabilmente non erano sufficiente e non ho visto comparire alcunchè. Certo, questo è causato senz'altro dal limite di caratteri da me imposto e credo di non potermela prendere contro altri che non con me. Per questo e sulla parola dico che il pollice è tendente all'alto non foss'altro per la presenza di questo ennesimo Dio bambino che troppe volte incontro in racconti brevi e che ormai ho imparato a disprezzare (il Dio bambino, non Dio).
6) Non si gioca così, di Enrico Nottoli
Riconosco il tuo tratto, il tuo stile, ma qui qualcosa s'intoppa. Forse c'è bisogno di una revisione, manca qualcosa nel protagonista. Il finale è ottimo, lo manterrei. La partenza un po' meno. Inizialmente ci è poco chiara la condizione di disoccupato, direi più di nullafacente. Dovresti forse seminare già lì, senza essere troppo esplicito, ma cmq seminare. La forza qui è il farsi domande di lui, il quasi criticare chi lo circonda e non vede quando lui stesso si lascia vivere passivamente senza direzione se non quella verso il parchetto. Credo che il testo avrebbe un boost se "in questo mondo di merda" fosse chiaro da subito che il protagonista è attore, paradossalmente, attivo. A quel punto non risparmieresti nessuno e colpiresti in pieno l'obbiettivo. Per il momento pollice tendente all'alto, ma il laboratorio e Spartaco ti aspettano.
7) Chiudo gli occhi e respiro, di Christian Magrì
Struggente, chiude con un colpo in pieno stomaco. Due cose: cerca di dare maggior respiro, anche grafico, ai tuoi testi. Qui e tutto troppo compatto, frasi una susseguente l'altra che, soprattutto nella fase iniziale, faticano a sorreggersi. Seconda cosa: se affronti la questione yoga, fallo fino in fondo. Mi spiego: ok annunciarlo nel primo paragrafo per poi allargare il discorso, ma poi lo riprendi e allora voglio saperne di più, non è sufficiente che tu dica yoga perché il lettore capisca cosa intendi. Altro pollice verso l'alto che posiziono in classifica un po' sotto ad altri pari voto per le questioni sopra affrontate. Ti attendo nel laboratorio e Spartaco mi terrà informato sulle evoluzioni. ;)
8) Linee immaginarie, di Manuel Piredda
Racconto che affronta una fra le più spinose questioni moderne forse semplificando un po' troppo, ma non essendo un esperto mollo subito la presa. Si sente il caldo, si sente la sabbia, la metafora è semplice, ma efficace e assolutamente adatta al tema. Finale affrettato, non c'è stato il tempo di sviluppare in toto il rapporto tra i due protagonisti. Un pollice tendente verso l'alto per le sensazioni che riesci a evocare nel lettore.
9) Storia di qualcuno, di Veronica Cani
Ciao Veronica e benvenuta a Minuti Contati!
Un racconto surreale, un protagonista invisibile che vive, ma che non è un fantasma e che continua a vivere anche dopo la morte. Ecco, gli elementi ci sono tutti, ma ho la sensazione che manchi un collante, una direzione. La domanda da porci è: al di là del tema di cui dobbiamo trattare, perché vogliamo raccontare questa storia? Vuole essere un gioco e basta o vuole trasmettere un messaggio? Un divertissement puro e crudo o ambire a vette più elevate? Qui non sono riuscito a trovare, nel testo, un quid che andasse oltre il fatto che tu dovessi scrivere un racconto sul tema "L'invisibile". Detto questo, il giudizio è comunque positivo e il commento è dovuto per giustificarti perché, a parità con altri, ho dovuto metterti sotto. Pollice tendente all'alto e ottimo esordio. Il laboratorio ti aspetta, prova a ripresentare lì il testo rivedendolo alla luce dei commenti che hai ricevuto.
10) Gli occhiali di Dewey, di Sara Tirabassi
Ciao Sara e benvenuta a Minuti Contati!
Più che un racconto, un divertissement. Ottima l'applicazione del tema, ma ho faticato a capire la direzione del narrato. Si parte dalla parola ESATTEZZA affissa sulle finestre di una biblioteca per dare il via a una ricerca, mi è sfuggito se il libro di Pimone lo portasse appresso il protagonista o se lo cercasse in quel reparto. Un po' fumuso insomma e con soluzioni formali anche un pelo arzigogolate (però utilizzi l'espressione "un pelo", mia costante, e ti becchi un GRANDISSIMA già solo per quello). Detto questo, pollice ni perché non mi sento di bocciarlo, ma al contempo la sensazione è che manchi qualcosa, forse molto. Il laboratorio ti aspetta e sono curioso di scoprire come diventerà il racconto con i 5000 caratteri che mette a disposizione.
11) Danza Mistica, di Leonardo Marconi
Cercherei di alleggerire il racconto anche da un punto di vista estetico, così come sì presenta è pesante. Poi punterei a semplificarlo nelle linee guida, esplicitare meglio cosa sta succedendo e il punto di arrivo. Allo stato attuale è davvero arduo e il rischio di perdersi per strada è alto, cosa da evitare in testi così brevi. Pollice ni anche se non al 100%, ma il laboratorio esiste per questo e qui ci vedo margini di miglioramento notevoli.

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