Minuti Contati

Qui è dove la squadra "Matricole Colluse (MC)" correrà la propria staffetta.

Ordine di scrittura:

1) Luca Fagiolo
2) Edoardo Foresti
3) Giorgia D'Aversa

Ogni pezzo di racconto sarà modificabile, una volta postato, fino alla traccia successiva. Per evitare fraintendimenti:
- il primo pezzo sarà modificabile fino alle 22.00
- il secondo pezzo sarà modificabile fino alle 23.00
- il terzo pezzo sarà modificabile fino alle 00.00.

Ogni autore scriverà la sua parte e, una volta postata, potrà collaborare con gli altri della propria squadra (entro il tempo limite) per modificarla (sempre rimanendo entro il limite massimo di 1000 caratteri spazi inclusi).

Spingo la schiena contro il muro e scivolo a terra. Prendo un respiro profondo.
Con il dorso della mano asciugo la fronte sudata. Da sopra la mia testa scivolano a terra dei calcinacci, la polvere mi finisce negli occhi. Brucia.
Il buco nella coscia sanguina ancora. Non ci voleva.
Srotolo la benda imbevuta di liquido scuro, ogni giro una fitta di dolore. Mi mordo le nocche per non gridare.
Sostituisco la fasciatura alla bene e meglio: non ho tempo da perdere. Mi rialzo facendo leva sul fucile e sporgo la testa oltre l’angolo della casa. Sistemo la tracolla, un clangore metallico.
Cosa mi hanno assegnato stavolta?
Nella via successiva due esploratori sbucano sotto la luce del neon di un lampione, scandagliano con i loro rodar oculari le vicinanze. Le gambe metalliche cigolano ad ogni passo, il collo che ruota di 360 gradi, le braccia armate ancora incandescenti. Tiro indietro la testa. Conto fino a cinque e schizzo fuori.
Controllo la mappa sull’orologio olografico: è la direzione giusta.

Corro verso l’angolo dell’edificio. Inciampo in un cumulo di detriti e stringo la borsa al petto. La spalla raschia il cemento, mi rialzo e arranco verso un lampione. Sospiro. Spero sia tutto integro.
Mi acquatto e sgattaiolo al margine della struttura. Mi sporgo e, in fondo al viale, la nave cargo svetta tra le strutture diroccate.
Dei cigolii. Merda.
Un robot di ronda procede sui suoi quattro arti. Evita dei blocchi di calcestruzzo e si gira. Mi ritraggo.
Ulula il suo allarme. Ha rilevato il metallo che ho addosso.
Scatto verso la nave. La sentinella mi insegue e il fragore la accompagna. La sua antenna ritta sul muso allungato getta luci rosse sul viale: allora sono davvero utili a qualcosa! Scarto a sinistra e aggiro un traliccio mozzato.
Il segugio mi balza addosso e mi morde un braccio. L’arma mi scivola dalla mano e sbatte a terra. Mollo la tracolla, il robot la punta e prendo il fucile. Sparo un colpo e la testa deflagra in circuiti. Raccolgo il carico e avanzo.

Il portello si abbassa. Salgo sul cargo e controllo alle mie spalle: nessun altro robot in vista. Peggio del solito, ma me la sono cavata.
La nave si chiude con un tonfo secco e si alza dal suolo. Faccio un paio di passi e mi lascio cadere su uno dei contenitori metallici della stiva.
«Ehi, piano. Guarda che quella roba costa più di te.» Un soldato avanza con il fucile saldo tra le mani.
Tolgo la tracolla facendola scivolare lungo il braccio ferito. Stringo i denti e sollevo il carico.
«Obiettivo raggiunto. Dov'è il tecnico?»
Lui ride. «Conciato come sei? Non credo possa servirti a granché.»
Un uomo in tuta verde emerge dal fondo della stanza.
«Bel lavoro, unità MC-3.» Il suo occhio bionico scansiona i danni ai miei pezzi organici. «Quei cagnacci sbrana androide ti hanno beccato, eh?»
Annuisco. Dalla tasca estrae un palmare, digita qualcosa e sospira.
«Ripararti è troppo costoso, utilizzeremo i tuoi circuiti per delle sostituzioni. Ora stacco il cavo: non sentirai nulla.»

Molto bene, avete tempo fino alle 00.00 per le ultime revisioni SOLO alla terza parte del racconto. E scrivetemi anche il titolo, mi raccomando.

TITOLO: Pezzi di ricambio