DE HORRORE NATURAE - 1. Il vento cambia - Emiliano Maramonte

Avatar utente
Emiliano Maramonte
Messaggi: 1036
Contatta:

DE HORRORE NATURAE - 1. Il vento cambia - Emiliano Maramonte

Messaggio#1 » venerdì 31 luglio 2020, 12:15

DE HORRORE NATURAE
1. Il vento cambia


Il topo aveva gli occhietti vitrei e le zampe rigide. La codina marrone era floscia come lo stelo di un fiore reciso. La morte non era stata clemente con lui: gli aveva donato un’atroce agonia e solo alla fine, dopo essersi divertita ad ammirarne la sofferenza, gli aveva concesso il meritato sollievo.
Japo scrutava la bestiola inorridito. Aveva sempre sperato di non dover mai assistere a una scena simile, e invece era successo. Questo significava solo una cosa. «Buttalo via» ordinò a Elda.
Lei sollevò dalla coda il cadaverino gonfio e si allontanò per gettarlo oltre le mura del Fortino Libertà.
Japo tremava. Sapeva il come ma non conosceva il quando. Suo padre glielo aveva annunciato già da quando era bambino: ciò che restava dell’umanità avrebbe dovuto affrontate la Seconda Ondata.
Elda tornò battendo le mani per eliminare i residui sozzi. Alzò la testa per fiutare l’aria e osservare il lastrone di nubi che pendeva sul mondo, e chiese: «Che facciamo adesso?»
Japo pensava. Il volano nel cervello girava a folle velocità. E generava paura. «Non lo so. Ma dobbiamo difenderci a ogni costo.»
Elda cominciava ad agitarsi. Quando s’innervosiva, gesticolava e si inceppava su alcune parole. «Riiiiii…cordi le raccomaaaaaaaaaandazioni di tuo padre? Dobbiamo trovare il telo, poi ci dobbiamo nascondeeeeeeeeeere, poi…»
«Aspetta. Frena quella lingua!» Japo si mordicchiava l’unghia del pollice. «Dobbiamo essere sicuri.»
«Sicuri di cosa? Ho troooooooooo… vato il topo sul bordo della Spaccatura» spiegò la ragazza, allungando il braccio destro verso il muro di cinta, come a indicare un punto esatto al di là del Fortino.
«Potrebbe essere morto di vecchiaia…» ipotizzò lui.
«Impossibile.»
«Che cazzo dici?»
«Non era l’unico.»
Quasi gli prese un colpo. «Parla. Non era l’unico cosa?»
«Ce n’erano altri. Centinaia. Tutti morti.»
Istintivamente Japo indietreggiò, quasi a fuggire dalla macabra visione che a un tratto gli attraversava la mente. Voleva credere che non fosse vero, ma Elda aveva visto. «Gli altri cosa fanno?»
La ragazza alzò le spalle.
Japo corse in casa e scese nello scantinato dove lo accolse il ronzio tossicchiante dei refrigeratori. Prese il binocolo e tornò in cortile. Si arrampicò su per la scaletta del muro di cinta fino a raggiungere la torretta di avvistamento. Scrutò lontano: il Fortino Amicizia sembrava tranquillo. Qualche voluta di fumo si alzava pigra dai comignoli. Nulla di strano. Puntò il binocolo verso il Fortino Concordia e notò dei movimenti concitati. Gli occupanti stavano estendendo un telone opaco sulla tettoia, cercando di farlo aderire agli orli delle mura perimetrali. Abbassò sconcertato lo strumento. Raggiunse Elda. «Si stanno preparando.»
«Non voglio morire» piagnucolò lei.
Le accarezzò i capelli. «Non succederà. Ti ricordi le raccomandazioni?»
Elda tirò su col naso e si asciugò gli occhi col palmo della mano. «Proteggi il Fortino. Evita di reeeeeeeeeee… spirare troppo. Ma… mangia e tieniti in salute. Aspetta. Usa le armi. E uccidi, uccidi più che puoi!»
«Benissimo» sorrise Japo. «Allora prima fase: proteggersi.»
La prese per mano e la condusse nello scantinato. Aprirono la botola, nella quale era conservato da anni il telo protettivo, e si sforzarono di tirarlo fuori dal vano. Lo trascinarono su per le scale per poi posizionarlo proprio al centro del cortile.
Japo non sapeva come installarlo. Lo esaminò più da vicino. Era fatto di uno strano tessuto plastico microforato, con anelli metallici ai bordi. Lo spiegarono un po’ alla volta, poi ripresero fiato. E in quel momento a Japo venne in mente che appese ai muri perimetrali c’erano sempre state delle corde con delle carrucole. Adesso capiva perché.
«Elly, aiutami» la esortò Japo. Assieme alla ragazza estese i lembi del telone, e per tutto il pomeriggio lavorò per fissare gli anelli di metallo alle corde. Quando la fiacca luce del giorno cominciò a estinguersi, Japo fece ruotare la prima carrucola.
Il telo si sollevò da un lato e andò ad aderire all’orlo del muro occidentale. Poi fu la volta dell’altro lato.
Il buio stava invadendo il Fortino. I lampioncini si accesero automaticamente e arginarono gli assalti della notte. Japo ed Elda erano stremati, ma avevano quasi concluso l’operazione.
Japo sbuffò e si lasciò andare sulla panchina di pietra. «Ho una fame da lupi.»
«Okay, fermiamoci per ora» propose Elda, e alzò gli occhi al cielo. «Forte, però!»
Lui la imitò e fissò preoccupato il tetto improvvisato sospeso su di loro. «E quella cosa dovrebbe proteggerci dal Veleno?»
Elda era già rientrata in casa per preparare la cena. Japo la seguì. Si recò in cucina per dissetarsi e si sentì chiamare. La voce proveniva dallo scantinato. La raggiunse in fretta.
La ragazza sostava immobile davanti all’anta spalancata di uno dei refrigeratori. Nell’aria aleggiava un sentore di stantio.
«Che sta succedendo?» chiese Elda, con tono ansioso. Japo spiò all’interno dello scompartimento e scoprì che il ghiaccio si stava sciogliendo. Le bistecche di carne secca erano quasi tutte scongelate e alcune avevano assunto una malsana colorazione verdastra. L’apparecchio aveva smesso di funzionare. Forse si era trattato di un’interruzione momentanea di energia proveniente dal sottosuolo. Japo non aveva idea di come venisse prodotta l’elettricità che manteneva in vita il Fortino, sapeva solo che da quando aveva memoria, non si era mai guastato. «Non lo so, Elly. Non lo so.» Si affrettarono a trasferire il cibo negli altri refrigeratori, poi asciugarono l’acqua che ruscellava per terra.
Prelevarono alcune bistecche e le portarono in cucina.
Cenarono in silenzio, commentando di tanto in tanto l’avanzamento del programma per prepararsi alla Seconda Ondata. Japo espresse la propria preoccupazione sull’efficacia della copertura, poi sospirò quando lo colsero amare riflessioni sul futuro. Da tempo, infatti, si domandava se continuare a vivere in quella condizione avesse mai avuto un senso. Il Fortino Libertà aveva sempre rappresentato il suo mondo, e pensare di essere in un altro luogo gli creava disagio, ma cos’altro c’era là fuori, oltre alla Spaccatura e alle terre avvelenate? Voleva tanto scoprirlo, anche se il momento non era ancora arrivato.
Bevve un lungo sorso d’acqua e si disse che doveva affrettarsi a terminare la copertura. Forse era già troppo tardi.
Uscì in cortile e scorse Elda intenta a guardarsi intorno. «Che fai? Elly?» Prima che lei rispondesse, intuì che qualcosa nell’aria era cambiato: il vento si era rinforzato, bussava con insistenza sul tetto di plastica, e un puzzo di ammoniaca filtrava chissà da quale crepa dei muri perimetrali.
«Sta succedendo troppo in fretta» s’allarmò Japo. «Forza, finiamo la copertura.» Prima di tirare la corda dell’ultima carrucola, decise di dare un’occhiata dalla torretta di avvistamento.
E rimase di sasso.
Gli altri Fortini erano in subbuglio.
Fuochi e falò si erano moltiplicati, un viavai isterico di persone si intravedeva sui camminamenti delle mura di cinta… riusciva persino a udire a distanza gli echi delle urla dei capifamiglia che impartivano gli ordini per organizzare la difesa.
Scese subito, rischiando di perdere la presa sui pioli e di rompersi l’osso del collo, e corse a sistemare l’ultimo lembo del telone di protezione. Ora era a posto.
La puzza di ammoniaca era rimasta imprigionata sotto il tetto di plastica e Elda tossiva con insistenza.
Non gli restava che tornare nello scantinato e recuperare le armi rimaste inutilizzate sin da quando suo padre gliele aveva mostrate al suo settimo compleanno.
Elda non si sentiva bene.
«Vieni con me.» La sostenne nel tragitto fino alla cucina e la fece sedere. «Respira, riprenditi. Ci aspettano ore difficili.»
Le armi erano conservate in una cassa di legno impolverata. Tirò fuori quello che sembrava un fucile, dei globi metallici molto pesanti, una balestra con venti frecce, tre pistole con due scatole di proiettili, due maschere antigas. Una la indossò subito, poi impugnò una pistola e se la rigirò davanti agli occhi. Aveva bisogno di fare qualche prova, aveva un vago ricordo delle spiegazioni di suo padre. L’istinto di sopravvivenza avrebbe fatto il resto.
Portò l’altra maschera a Elda e le disse che doveva indossarla; i livelli di contaminazione della Spaccatura sarebbero aumentati a dismisura.
Suo padre gli aveva anche spiegato che la Seconda Ondata sarebbe stata anticipata da… un fenomeno, quale non sapeva dirlo.
Da quel momento in poi sarebbe iniziata un’attesa snervante ed enigmatica.
Si sedette alla panchina di pietra e cinse le spalle di Elda. Attraverso la maschera indovinò la sua inquietudine. Si augurò che la crisi passasse presto. Sperava che dopo sarebbe arrivato un mondo migliore. Purtroppo, la Prima Ondata non aveva portato nulla di buono.
Un lampo furente rivestì ogni cosa del suo fulgore cromato.
Un tuono possente scosse la terra ed echeggiò per un interminabile minuto.
Japo si avvicinò impaurito al portone, sganciò il fermo e lo aprì quel tanto che bastava a sbirciare fuori.
Vorticose nubi luminescenti si addensavano proprio sopra la Spaccatura, partorendo fulmini violenti e accecanti.
Il Fenomeno stava accadendo sotto i suoi occhi.
La Seconda Ondata.
Troppo in fretta, perdio, troppo in fretta!
Sprangò il portone e andò a sedersi di fianco alla sua amata.
«Sono loro?» chiese lei, alzandosi la maschera sulla fronte. Aveva lo sguardo smarrito e il fiato corto.
Japo non disse nulla. Un altro tremendo tuono calò il suo maglio rabbioso sulla superficie della terra.
Mancava ormai poco all’arrivo delle Masse Nere.
Ultima modifica di Emiliano Maramonte il domenica 2 agosto 2020, 19:53, modificato 4 volte in totale.



Avatar utente
antico
Messaggi: 7217

Re: DE HORRORE NATURAE - 1. Il vento cambia - Emiliano Maramonte

Messaggio#2 » venerdì 31 luglio 2020, 18:25

Tutto ok con i caratteri. Se apporterai modifiche entro la chiusura del tempo utile per la prima traccia avvertimi che ripasso a controllare.

Avatar utente
Emiliano Maramonte
Messaggi: 1036
Contatta:

Re: DE HORRORE NATURAE - 1. Il vento cambia - Emiliano Maramonte

Messaggio#3 » venerdì 31 luglio 2020, 19:29

Ricevuto!

Avatar utente
Eugene Fitzherbert
Messaggi: 486

Re: DE HORRORE NATURAE - 1. Il vento cambia - Emiliano Maramonte

Messaggio#4 » domenica 2 agosto 2020, 18:36

Ciao, Emiliano,
bentrovato!
Il racconto è ancora nella fase criptica, in cui non tutto è spiegato: il world building è incompleto, ma immagino che ti sei riservato il meglio per dopo. Ho capito che l'umanità è ridotta a poche sparute comunità asserragliate in fortini. In quello del racconto ci sono solo due ragazzi, orfani presumo, e tutte le loro azioni sono vincolate all'attesa snervante di una fantomatica seconda ondata, che finalmente sta arrivando.

I personaggi sono ben descritti, anche se, a parte l'accenno al desiderio di andarsene a vedere il mondo oltre la spaccatura, sono troppo impegnati a sopravvivere per mostrare altri progetti. Mi pare di aver intuito che gli altri fortini sono abitati da adulti e bambini, invece i nostri due sono soli. Il motivo sarà sicuramente oggetto dei prossimi capitoli.
La nemesi è la Seconda Ondata e le cosiddette Masse Nere, che stanno arrivando.

Beh, che dire, mi carne al fuoco ce n'è tanta e ti sei lasciato un po' di spazio di manovra per poter far fronte alla prossima traccia dell'Antico. Non vedo l'ora di leggere il proseguio.

Tecnicamente non ho niente da rilevare, non ho visto ripetizioni o punteggiature erratiche o impazzite. Great work!

Avatar utente
Andrea Lauro
Messaggi: 596

Re: DE HORRORE NATURAE - 1. Il vento cambia - Emiliano Maramonte

Messaggio#5 » domenica 2 agosto 2020, 18:47

Eccoci Emiliano, riesco a vedere anche il tuo!
Incredibile, tre storie che leggo, tre contesti completamente diversi. Anche qui, voglio vedere come continua la storia in questo clima post apocalittico.

Vado con i suggerimenti, ovviamente sfrutta solo quelli che ti sembrano sensati:

L’incipit dell’incipit:
[i]“Il topo aveva gli occhietti vitrei e le zampe rigide. La codina marrone era floscia come il livido stelo di un fiore reciso. La morte non era stata clemente con lui: doveva avergli donato un’atroce agonia, culminata con squassanti convulsioni, e solo alla fine, dopo essersi divertita ad ammirarne la sofferenza, gli aveva concesso il meritato sollievo.”[/i] Un sacco di aggettivi, per me serve qualcosa di più snello proprio perché è l’inizio. Veloce, che catturi subito. Qualcosa come:
Le convulsioni erano finite, il topo aveva irrigidito le zampe. La coda pendeva floscia come lo stelo di un fiore reciso. La morte si era divertita a questo giro, non gli aveva dato tregua fino all’ultimo.”

Ripetizione di QUANDO in “conosceva il quando. Suo padre glielo aveva annunciato già da quando era bambino”

Toglierei l’avverbio in “Una squadra di persone era alacremente al lavoro.” anzi, toglierei l’intero periodo, ce l’hai già mostrato.

“La puzza di ammoniaca era rimasta imprigionata sotto il tetto di plastica e Elda tossiva per il fastidio ai polmoni”. Toglierei “per il fastidio ai polmoni”, regge benissimo e toglie quella sensazione da cambio pdv

“cassa di legno impolverato”, o “impolverata”. Meglio ancora, toglierei “impolverato” e aggiungerei “Con la mano spazzò lo strato di polvere”.

Toglierei l’infodump in: “Aveva bisogno di fare qualche prova, [dato che in passato non aveva sparato neanche un colpo, ma] aveva un vago ricordo delle spiegazioni di suo padre.”


E questo è tutto! Sono contento di essere passato anche da te!
In bocca al lupo per il seguito!
Andrea

Avatar utente
Emiliano Maramonte
Messaggi: 1036
Contatta:

Re: DE HORRORE NATURAE - 1. Il vento cambia - Emiliano Maramonte

Messaggio#6 » domenica 2 agosto 2020, 19:52

Grazie di cuore per i feedback e per i suggerimenti.
Non smettete di correre, qualunque cosa accada!
Buona Maratona!

Avatar utente
Polly Russell
Messaggi: 812

Re: DE HORRORE NATURAE - 1. Il vento cambia - Emiliano Maramonte

Messaggio#7 » domenica 2 agosto 2020, 20:33

Eccomi! Anche se non ti sarò di alcuna utilità :(
Nel senso che non riuscirò a darti alcuna dritta a livello di “editing” perché sono in macchina. (Non guido io XD)
Nemmeno per la trama perché funziona tutto. L’unico dubbio che avevo era sull’efficacia del telo, ma ce l’ha anche Japo lol!
Forse specificherei prima il rapporto tra i due, ero convinta fossero fratelli. Per il resto un ottimo post apocalittico!!
Polly

Avatar utente
Polly Russell
Messaggi: 812

Re: DE HORRORE NATURAE - 1. Il vento cambia - Emiliano Maramonte

Messaggio#8 » domenica 2 agosto 2020, 20:34

Eccomi! Anche se non ti sarò di alcuna utilità :(
Nel senso che non riuscirò a darti alcuna dritta a livello di “editing” perché sono in macchina. (Non guido io XD)
Nemmeno per la trama perché funziona tutto. L’unico dubbio che avevo era sull’efficacia del telo, ma ce l’ha anche Japo lol!
Forse specificherei prima il rapporto tra i due, ero convinta fossero fratelli. Per il resto un ottimo post apocalittico!!
Polly

Avatar utente
antico
Messaggi: 7217

Re: DE HORRORE NATURAE - 1. Il vento cambia - Emiliano Maramonte

Messaggio#9 » lunedì 3 agosto 2020, 20:25

I due protagonisti ci sono e stanno preparandosi a una tempesta vera e propria, intesa come problemoni che stanno per piover loro addosso.
Ho faticato a capire l'eta dei protagonisti, inizialmente mi avevano anche dato l'idea di essere bambini e questo per me è un problema perché non mi ha permesso di empatizzare in fretta con la situazione. In più, non li ho sentiti caratterizzati al massimo con Elda in particolare che è definita dal suo problema nel parlare in condizione di stress la cui resa, però, non mi è parsa ottimale.
Di contro, l'attesa per il prosieguo c'è e la semina sul contesto in generale punta molto in alto, pertanto sono curioso di capire come virerai il tutto.
In conclusione, pollice tendente verso l'alto.

Torna a “Testi Prima Traccia”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite