Tassisti con la sirena

Avatar utente
Eugene Fitzherbert
Messaggi: 486

Tassisti con la sirena

Messaggio#1 » venerdì 31 luglio 2020, 23:25

Tassisti con la sirena
Di Eugene Fitzherbert


«E un’altra paziente che non aveva niente se ne va casa.» Il dottor Diego De Santis archiviò i fogli della dimissione. Il computer dell’Ambulatorio di Pronto Soccorso segnava le undici e mezza, quando Diego si rivolse alla tirocinante. «Vedi, Luna, qui è sempre così calmo: una processione di casi umani, vecchietti, persone sole, un matto o due e raramente qualche caso interessante.»
Lei lo guardò con quegli occhi grigi sgranati in una perenne espressione sorpresa, e non disse niente. Dopo essersi presentata, la ragazza non aveva detto una sola parola. Per quanto inquietante, Diego lasciò perdere: la notte era ancora lunga.
Il dottore cercò Anna intenta a infermiereggiare vicino al carrello delle urgenze, portando siringhe e cerotti e flaconi di fisiologica. «Rino dove sta?»
«Si è allontanato un attimo.» gli rispose Anna.
«Per fare cosa?»
«Pregare…»
«Fumare imboscati sulle scale si chiama pregare?» Diego sospirò. «Rino: è bravo, ma non si applica.»
Squillò il telefono. «Pronto?... Ah… Come? Non potete mandarci un Codice Rosso qua! Siamo un ospedale di base… Non posso credere che siamo gli unici liberi! E poi di cosa si tratta?... Che significa che non lo sapete? Ma che diavolo sta succedendo…? Pronto? Ehi!» E sbatté il telefono.
Anna si girò verso di lui con lo sguardo interrogativo.
«Era la Centrale Operativa: ci stanno mandando un rosso.»
«Un rosso qua? Dove lo mettiamo?» Il tono di voce dell’infermiera si era alzato.
«Che ne so! Hai sentito, no? Mi hanno pure chiuso il telefono in faccia.» Si rivolse verso Luna. «Questa è una rogna. Sarà un paziente difficile e noi dobbiamo farlo sopravvivere fino al trasferimento in un ospedale più grande.»
Luna non disse niente.
«Sai come si fa? Si chiama l’anestesista.»

L’anestesista, cuffietta arancione d’ordinanza con su scritto Bridion e divisa verde, se ne stava, quasi scocciata, appoggiata al carrello delle urgenze. «Ascoltami, Diego. Sicuro c’è stato un incidente e stanno portando i meno gravi. Che ne dici?»
«Non so, Sara, al telefono mi sono sembrati piuttosto alterati.»
Un tuono fece tremare le finestre.
«Con questo tempo di merda, sarà un incidente e noi ci becchiamo quelli con le cazzatine. Codice rosso un paio di palle.»
«Forse hai ragione. Ah, dimenticavo: Luna, questa è Sara Terli, l’anestesista. Ogni volta che la vedi, scappa. Sara, lei è Luna, tirocinante assetata di sapere.»
«Piacere.» Rispose Luna.
«È la prima volta che sei qui?»
«Sì.»
«Lo sapevo, non c’è altra spiegazione.» Sara le sorrise. «Prima volta qui e arriva un codice rosso: mi pare evidente che porti sfiga.» L’espressione sorpresa di Luna finalmente non era fuori luogo
Sara si rivolse all'infermiera. «Sei da sola, Anna?»
«No, c’è Rino, come puoi ben vedere.»
«È andato a pregare?»
«Già…»
«Fagli uno squillo e digli di muovere il culo.» Fece un cenno alla tirocinante. «Luna, ti va di imparare qualcosa che non sia alzare il telefono e chiamare il rianimatore?»
Luna si avvicinò.
«Se ti avvertono per un rosso, c’è una sola regola da seguire: prepàrati alla guerra. Sii pronta a tutto. Controlla il monitor, prepara le flebo, gli aghi, un po’ di farmaci, e l’occorrente per intubare. Anche se sono cose che da medico di PS non dovrai mai imparare a usare. E soprattutto, Anna, non ti scordare i cerotti, chilometri e chilometri, perché gli ospedali stanno in piedi solo grazie ai cerotti.»
Luna guardava esterrefatta i modi di fare dell’anestesista e Diego sapeva che era facile lasciarsi conquistare dal cinismo fatalista di Sara. A lui era successo, tempo prima, ed era rimasto scottato. Sara era tagliente, proprio come la sua lingua.
«Ehi Diego, forse è il caso che richiami quelli della centrale e ti fai dire dove cazzo sono i nostri tassisti con la sirena.»
Diego prese il telefono, mentre Sara dava un’altra lezione a Luna: «Ci mettiamo due paia di guanti, così quando ci sporcheremo di sangue, vomito o merda, possiamo cambiarceli senza scoprire le mani. Ricorda, Luna: i pazienti sanno essere delle vere schifezze.»
Fuori, i tuoni imperversavano e la pioggia cadeva fitta.
Al telefono, avevano detto che l’ambulanza era a dieci minuti da lì, ma poi avevano aggiunto una cosa per niente bella: era in viaggio un secondo codice rosso.
«Cristo! Ci serve Rino. Ci organizziamo così: Anna, tu fai i prelievi e l’emogas. Io monitorizzo e sto alla testa. Diego, tu e Luna ci fate i complimenti, ok? Poi, ci lasciamo trasportare dalle emozioni e dalle bestemmie.»
Diego cominciava a sentire la tensione salire. Affrontare una rogna del genere con pochi mezzi era il motivo per cui odiava lavorare laggiù. Ma nonostante tutto non aveva mai voluto lasciare quel posto, per una serie di motivi, uno dei quali gli stava chiedendo: «Diego, ce l’avete l’ecografo, qua?»
«No, è rotto.»
«Talmente eco che non consuma neanche energia elettrica, eh?» E con quella ultima battuta, Sara passò nuovamente in rassegna tubi e farmaci.
Finalmente, udirono la sirena, sempre più vicina.
«Si comincia.» La voce di Sara appariva calma e misurata e Diego ancora non si spiegava come facesse.

«Ma che cazzo ci avete portato, cristiddio!» Urlò l’anestesista. «Mettetelo su questa barella.»
Il medico del 118 avvicinò la lettiga dell’ambulanza alla barella: «Uno, due… e tre!» Il paziente fu spostato. «Là fuori è un casino infernale. Non si capisce niente.»
«Dicci qualcosa di questo paziente, almeno.» Intervenne Diego, gli occhi sul malato.
«So solo che è ustionato, e che… dobbiamo tornare.» Il medico del 118, terrorizzato, chinò la testa e scappò via dall’ambulatorio.
«Ehi, dove cazzo va! Non può andarsene senza dirci una parola!» Oltre la porta chiusa, si sentì solo il rumore dell’ambulanza. «Merda!»
Diego si avvicinò al paziente. «Le ustioni gli coprono almeno il settanta percento del corpo.»
Le carni bruciate fumavano, in alcuni punti carbonizzate. Sulla pancia il grasso liquefatto colava come burro fuso e sopra a tutto c’era quell’odore nauseabondo a metà strada tra i giornali in fiamme e i capelli bruciati.
«Già, è cotto per bene. Siccome non abbiamo ketchup e maionese, forse è il caso di fare i medici. Avanti!»
Diego posizionò il saturimetro.
«E ti pareva…» Disse Sara guardando l’88% comparso sul monitor.
«Prelievi fatti, l’emogas fa schifo. E non ha vene.»
«Ok: cì-vù-cì.»
Anna tirò fuori dal carrellino il kit da catetere venoso centrale.
«Buttiamo il disinfettate qua sul collo e sulla spalla.»
Sara parlava al plurale, ma in realtà faceva tutto da sola. Non permetteva mai a nessuno di interferire con lei e le sue azioni.
«Diego!» Lo chiamò, mentre affondava un ago lungo dieci centimetri sotto la clavicola ustionata del paziente. «Secondo me questo paziente non ha il diabete.» Affermò, mentre nella siringa refluiva un denso fiotto di sangue scuro. «Sai perché?» Staccò la siringa e lasciò l’ago piantato nel corpo, incurante del sangue che usciva. Attraverso l’ago, infilò in profondità un filo metallico. «Perché altrimenti l’avremmo trovato caramellato!» E con questa ultima frase, posizionò al volo il catetere venoso. «Anna: propofol e tubo, prima che muoia.»
Diego guardò il monitor: 60%. Non buono. Il respiro del paziente era un rantolo secco e sfiatato e dalle palpebre retratte sporgevano i globi oculari, due uova sode, mollicce e bianche, l’iride un’ombra appena accennata. Diego li vide muoversi a destra e a sinistra, il suo stomaco si ribaltò.
Non devo vomitare! Si disse, Non di fronte a Sara che sta intubando l’ustionato. Lei teneva il laringoscopio nella gola del paziente e il naso a due passi dalle esalazioni della lingua bruciata senza batter ciglio. Non poteva essere lui quello che cedeva, come si era detto prima che tutto tra di loro franasse…
«Che schifo! Aspiratore!» Con un sondino, Sara estrasse un coagulo di sangue e muco incrostato, della stessa consistenza del budino ai frutti di bosco. «Volete assaggiare?» Chiese senza distogliere lo sguardo dalla gola del paziente.
Anna le porse il tubo e lei intubò. «Non potete neanche immaginare quello che c’è là dentro. Non so cosa abbia respirato, ‘sto poveretto, ma doveva essere qualcosa di merdoso. Ha l’alito che puzza di culo di gatto!»
A quel punto, Diego con due lunghe falcate, raggiunse il cesto per i rifiuti speciali e rigettò tutta la cena in due dolorosi conati. Quando si rimise in piedi, sotto gli occhi di tutti, si passò il dorso della mano sulla bocca e deglutì a fatica un bolo di saliva acida. «Scusate, non volevo…»
«Beh, sicuramente ora la tua bocca puzzerà quanto quella di questo qui!» Disse Sara.
Diego sapeva che quello era il modo di Sara di sdrammatizzare, ma c’era anche una nota di sarcasmo di troppo in quelle parole, che era arrivata perfettamente a segno. «Luna, ascolta, di solito le notti qui sono meno movimentate…» Per sottolineare quell’affermazione un tuono esplose fuori dalla finestra.
«È vero, però un po’ mi mancava questa adrenalina.» Sara sorrise a Luna, che la ricambiò con quella sua muta espressione spaventata.
«Cosa ne pensi di questa storia?» Chiese Diego, cambiando discorso.
«Ustioni molto strane. Dai un’occhiata: sta sfrigolando, come se sotto la carne cotta ce ne fosse altra ancora più calda. Vieni a vedere Luna.» Sara si spostò verso l’addome. «Vedi questi movimenti? Sembra che la pelle si gonfi e si sgonfi, come se respirasse. Beh, vuol dire che là sotto, il tessuto muscolare e gli organi interni si stanno dilatando per una temperatura altissima. È come se stesse bruciando da dentro
Diego passò lo sguardo su tutto il corpo ustionato: la carne pulsava, e non solo sull’addome, ma anche sulle cosce scorciate, sul torace cotto. «Sei sicura di quello che dici?» Chiese a Sara.
L’anestesista lo guardò con un sorrisetto sbilenco. «Diego, ma che cazzo? È ovvio che ho inventato tutto per il beneficio della nostra giovane tirocinante! Avresti dovuto capirlo!» E scoppiò a ridere.
Tutto inventato… Tipico della dottoressa Terli, inventare cose e dirle in maniera estremamente convincente. Quando mai avrebbe imparato?
«Non ti offendere, Luna! Era solo per scherzare un po’ in mezzo a questo casino.» Fece una pausa. «Questa storia però mi fa incazzare. Questo tizio è stato mandato qui solo perché non aveva alcuna speranza: era condannato, l’hanno caricato e portato in un posto qualsiasi.»
«Tassisti con la sirena…» commentò Diego.
«Esatto.»
In quel momento, intervenne Anna, che era rimasta in silenzio a sistemare e sistemare e sistemare. Sembrava non riuscisse a fare altro. «Vi ricordo che questo è solo il primo, ne abbiamo un altro in arrivo. E magari ce ne portano anche altri. Forse è il caso di prepararsi alla guerra, no?»
Cristo! Disse dentro di sé Diego. Ne mancava ancora uno.
«Stiamo calmi. Tra un po’ questo qui vola al Creatore e noi avremo tutte le risorse per fare la conoscenza del prossimo wannabe cadavere.» disse Sara, con un implacabile cinismo. «A proposito: dove cazzo è Rino? Deve stare qui in questa puzza di maiale arrosto insieme a noi, perdio!»
Anna tentò con il cellullare: «Niente. Chissà dove è andato a “pregare”.»
Sara scosse la testa,: sarebbe ricomparso a casino finito. «Diego, renditi utile: vai nella stanza del caffè e chiama in Direzione Sanitaria. Ci devono mandare medici e infermieri reperibili. Dobbiamo essere pronti al peggio»
Diego annuì.
«Ah, Diego, un’altra cosa: non mangiare niente che se no ti senti male.»
«Vaffanculo!» Le rispose lui, con un mezzo sorriso. Maledetta cinica bastarda meravigliosa! Pensò mentre si rintanava in medicheria.
I tuoni continuavano a imperversare, e secchiate di pioggia spazzavano le finestre. Diego chiamò il Direttore Sanitario reperibile e mentre il telefono squillava, sentì le sirene dell’ambulanza in lontananza. Sbirciò tra la pioggia: dannazione, le ambulanze erano due, forse anche di più.
«Direttore Lopresto.»
«Direttore, sono il dottor De Santis dal pi-esse. Ci stanno portando una serie di Codici rossi e abbiamo bisogno di personale da far venire qui subito.»
«Chi c’è lì con te? Hai chiamato l’anestesista?»
Le sirene delle ambulanze erano vicinissime. «Direttore, le sente le ambulanze? Qui ci siamo solo io, l’anestesista, gli infermieri e la tirocinante. Non possiamo andare avanti così. L’ospedale è piccolo, non abbiamo abbastanza persone e…»
«De Santis, aspetta un attimo. Quale tirocinante? Non abbiamo dato nessuna autorizzazione a frequentare…»
E in quel momento oltre la porta chiusa della medicheria, arrivò un urlo sovrumano più forte dei tuoni e della pioggia.
«Che cazzo sta succedendo?»
Diego riconobbe la voce di Sara, alta e punteggiata da un terrore che non le era mai appartenuto.
«Fermatevi, cazzo! Fermatevi!»
Con il telefono in mano, Diego si lanciò verso la porta. Non aveva mai sentito quell’inflessione di orrore nella voce della donna.
Stava armeggiando con la maniglia, quando la voce di Anna esclamò: «Dottore’, attenta!»
«Chiudete l’ingresso del pronto soc-»
Ma le parole di Sara furono interrotte da un’ambulanza completamente fuori controllo che si abbatté sul Pronto Soccorso, in un fragore di lamiere e sirene urlanti.
Diego perse l’equilibrio, e scivolando aprì la porta.
Nell’ambulatorio, l’inferno.
Ultima modifica di Eugene Fitzherbert il domenica 2 agosto 2020, 18:17, modificato 2 volte in totale.



Avatar utente
Polly Russell
Messaggi: 812

Re: Tassisti con la sirena

Messaggio#2 » sabato 1 agosto 2020, 0:34

Wow!! Ma qui devo sapere che cacchio hai in mente! Apocalisse zombie con la prescelta Luna, pronta all’azione, o magari è tutta colpa sua... :0
Davvero adrenalinico, reso egregiamente! Forse Sarà è un po’ troppo tosta, ma ci sta.
Anche nel tuo caso, forse un po’ troppi personaggi, almeno in questa prima parte. A un certo punto credevo che Anna e Luna fossero la stessa persona e tu ti fossi confuso, o che Sara avesse deciso di chiamarla Anna, così, “ a sfregio”! lol Quanto sarà importante Rino, nel seguito? Perché se non lo è, magari lo puoi eliminare. Per il resto ottimo lavoro. E niente... ne ho letti tre e già so di essere al quarto posto, sono indecisa se continuare a leggere e farmi male, o rinunciare! :)
La descrizione del ps è incredibilmente vivida, lontana dagli stereotipi da film e quindi credibile. I personaggi, nonostante il numero e l’esigua quantità di caratteri sono ben tratteggiati. E in più, vecchio volpone, ci lasci sulla scena clou! Quindi la voglia di sapere che cacchio d’altro accadrà è forte! Davvero buono.
Polly

Avatar utente
Polly Russell
Messaggi: 812

Re: Tassisti con la sirena

Messaggio#3 » sabato 1 agosto 2020, 0:39

Comunque mi sono accorta di aver scritto prima dell’ok dell’Antico. Magari ti squalifica, chissà? XD
Polly

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Tassisti con la sirena

Messaggio#4 » sabato 1 agosto 2020, 12:20

Tutto ok con i caratteri. Se apporterai modifiche entro la chiusura del tempo utile per la prima traccia avvertimi che ripasso a controllare.

Avatar utente
Andrea Lauro
Messaggi: 596

Re: Tassisti con la sirena

Messaggio#5 » domenica 2 agosto 2020, 17:48

Partendo dal commento di Polly: niente, visto che l'Antico non ti ha squalificato, mi aggrego ai complimenti. Beh, l'atmosfera ospedaliera è resa benissimo, troppo bene perché tu non sia del settore. Oppure sei un mostro, cazzo.
Parlando di Rino, mi è venuto in mente che fine fa il dottor O'Malley di Grace Anatomy. Non che io abbia mai visto Grace Anatomy, sia chiaro. Me l'hanno raccontato.
Bello, chissà come va a finire!

Allora, spero di essere abbastanza in tempo per farti mettere a posto un paio di cose. Soprattutto, c'è un problema di PDV da sistemare. Il resto son cagate, vedi un po' tu...

“«Sai come si fa?” avrei utilizzato “COSA”

invertirei la posizione del dialogo in: “«Ascoltami, Diego. Sicuro c’è stato un incidente e stanno portando i meno gravi. Che ne dici?» L’anestesista, cuffietta arancione d’ordinanza con su scritto Bridion e divisa verde, se ne stava, quasi scocciata, appoggiata al carrello delle urgenze.” Focalizza subito l’attenzione sul nuovo personaggio, imho
toglierei “fragoroso” in “Un tuono fragoroso “

D eufonica in “ad usare”

Vedi se riesci a migliorare quella riga “ma poi avevano aggiunto una cosa per niente bella”, molto colloquiale ma lì in mezzo mi stona un po’

OK, vediamo questo cambio PDV in “Oltre la porta chiusa, Sarà sentì solo il rumore dell’ambulanza. «Merda!»”. Ora è Sara a sentire. Torno su, vedo che in effetti è cambiato il paragrafo. Ma che c’era il cambio non è ben chiaro, il lettore rischia di fermarsi e tornare su come ho fatto io. Allora specifica qualcosa nella prima riga, qualsiasi cosa che possa dar subito un’idea del cambio. “Sara non sapeva dove erano i guanti”, oppure “Quanto le sarebbe piaciuto un goccio di gin Herbert”.

ATTENZIONE: nello stesso paragrafo scrivi “Diego li vide muoversi a destra e a sinistra, il suo stomaco si ribaltò.” e anche sotto vai di PDV di Diego. introduci un nuovo paragrafo, così sistemi tutto

Refuso in “E con questo ultima frase”
Refuso in “Dottore’, attenta!”

Ancora bravo, anche per te aspetto il seguito

Avatar utente
Eugene Fitzherbert
Messaggi: 486

Re: Tassisti con la sirena

Messaggio#6 » domenica 2 agosto 2020, 18:19

Andrea, tutto sistemato, soprattutto quella bruttura del cambio di punto di vista: il racconto deve essere raccontato attraverso gli occhi di Diego; era un errore banale e grossolano, grazie di averlo visto!
Messo a posto i refusi e l'introduzione del personaggio.

Dottore' non è un refuso, ma la contrazione colloquiale di dottoressa: Dottore', attenta! E quindi non l'ho corretto! ;D

Avatar utente
Emiliano Maramonte
Messaggi: 1034
Contatta:

Re: Tassisti con la sirena

Messaggio#7 » domenica 2 agosto 2020, 20:26

Ciao Eugene!
Era da un po' che non ti leggevo, e stavolta lo faccio con un bel testo corposo.
Dunque: questa prima parte del tuo contributo per la Maratona è molto interessante. L'inizio è pesantuccio ma godibile (divertentissimi i dialoghi al gusto di humor nero tra gli operatori sanitari) e introduce il conflitto che poi, sicuramente, sarà sviluppato in seguito nelle parti successive. Ho avuto l'impressione che tu abbia ciurlato nel manico un pelo più del dovuto per riempire l'ammontare dei caratteri a disposizione, però tutto ha un senso, visto che hai descritto un'ordinaria (solo per ora...) scena di vita di un pronto soccorso. Molto bello il decollo della storia, con l'arrivo dei Codici Rossi e con la concitazione che esplode tutta all'improvviso. In quel momento mi sono immaginato mille cose. Non so perché ma sto pensando a un'invasione di zombi, o a una minaccia soprannaturale che genera fenomeni di combustione spontanea, ma ora rinuncio a qualsiasi spiegazione, dato che nei prossimi frammenti verranno fuori mille sviluppi diversi.
Il testo, sotto il profilo tecnico, tentenna un po' nella prima parte, ma poi scorre alla grande nella seconda... Mi sono accorto che sicuramente eri più ispirato e desideroso di arrivare alla deflagrazione delle ultime frasi.
Comunque, mette addosso tanta curiosità di capire come andrà a finire.

Una manciata di annotazioni:

- Occhio al discorso diretto tra i "caporali", perché ho notato che qua e là ci sono diverse distrazioni, come per esempio mancanza di punti o di virgole e così via. Ridagli un'occhiata.
- "Il computer dell’Ambulatorio (di Pronto Soccorso) [toglierei, visto che in poco tempo il lettore capisce che si tratta di un Pronto Soccorso] segnava le undici e mezza [si preferisce "undici e mezzo"].

Altri inconvenienti te li ha segnalati benissimo Andrea, e hai corretto.
Aspetto gli altri frammenti!

Per ora, buon prosieguo e buona Maratona!
Emiliano.

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Tassisti con la sirena

Messaggio#8 » lunedì 3 agosto 2020, 23:30

Un finale con un cliffhanger perfetto. Hai seminato parecchio e bene un po' per tutto il testo e il tutto sembra promettere uno sviluppo assolutamente promettente. Unico vero problema che ho riscontrato sta nella parte iniziale quando il tono da commedia viene interrotto in modo eccessivamente forzato e artificioso dalla telefonata che annunciava i codici rossi. Vero anche che tutti i nomi introdotti subito tendono a creare un pelo di confusione che poi, però, non tarda a dipanarsi. Vero, ci sono quelli che sembrano più protagonisti, ma contrariamente al racconto di Lauro nel tuo è bene evidenziata la predominanza di Diego e Sara (sempre che tu non l'abbia già uccisa) e quindi bene anche sotto questo profilo. La tempesta in arrivo è bella roboante. Per me un pollice quasi su per quell'incertezza iniziale, ma comunque davanti al racconto di Lauro sia per il discorso protagonisti che per il finale che lancia meglio verso la seconda traccia.

Torna a “Testi Prima Traccia”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti