Capitolo II - SPARIRE

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wladimiro.borchi
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Capitolo II - SPARIRE

Messaggio#1 » martedì 4 agosto 2020, 17:44

Capitolo II

SPARIRE


L'uragano doveva essere dietro l'angolo. C'era un'afa insopportabile: Sergio aveva la faccia che grondava sudore. Non era mai stato costretto a lavorare in quelle condizioni, nemmeno quando, da ragazzo, pescava con il padre nella baia davanti al paese. Tirare su le reti era faticoso, ma l'acqua, che ti schizzava da capo a piedi, donava un continuo refrigerio.
Lì no. Anche se il cielo era coperto di nuvole e il sole non batteva come a Torre Niuricata in estate, l'aria carica di umidità rendeva difficile anche respirare.
Sabrina si era imboscata con la scusa di preparargli un panino. Lui continuava a martellare chiodi nelle assi di legno della persiana accanto all’ingresso e ogni tanto gettava uno sguardo verso la porta di casa.
Nemmeno lo dovesse fabbricare una briciola alla volta!
Era sempre così: non ti potevi fidare di chi non sapeva togliersi un dito dal culo!
Sergio aiutami a spostare questo vaso, è troppo pesante!
Sergio la macchina non parte!
Sergio allontana la credenza dal muro, che devo pulire dietro!
Non poteva fare a meno di rompergli il cazzo, anche per quindici volte al giorno. E poi si lamentava se qualche volta gliele aveva strappate di mano e lui l'aveva presa a botte! Nemmeno un santo avrebbe resistito. E poi non l’aveva mai picchiata fino a farle male davvero. Erano solo delle solenni ripassate perché si ricordasse come stare al mondo!
Finalmente la vide uscire col piatto in mano. Aveva un’aria beata e il sorriso di chi non ha voglia di fare un cazzo!
Resistette all'istinto di prenderla a parolacce. C'erano troppe cose da fare e sembrava che il tempo disponibile fosse quasi terminato.
La nuvola rossa dei capelli della moglie era come attratta da una calamita posizionata da qualche parte sopra la sua testa. Doveva esserci elettricità nell'aria, come quando si viene sorpresi da una burrasca in alta montagna.
Di lì a poco sarebbe arrivato il mostro.
«Eccolo, l'ho fatto col pane di segale e la fontina!»
Che merda, i tuoi panini non legano nemmeno le scarpe al pane di grano che faceva mia madre e al formaggio di pecora delle sue parti!
«Brava, vallo a riportare dentro, svelta, e torna a darmi una mano. Sta per arrivare!»
«Sei sicuro?» Sabrina aveva sempre quello sguardo da pesce caduto fuori dalla tinozza. Lo mandava in bestia.
«Sbrigati, imbecille!»

Sergio si stava arrabbiando e non era una cosa buona.
Sabrina, ingoiò la delusione del rifiuto e corse col piattino in mano verso la cucina. Non doveva farlo cadere, o, quantomeno, bastava che finisse a terra solo quando non fosse stata più a vista. Tanto, poi, sarebbe stato lui a mangiarlo!
Coprì la distanza tra l'ingresso di casa e la cucina in un tempo da professionista. Ritornò, quindi, a disposizione del marito.
All'aperto fu sorpresa da un vento ghiacciato. Il sudore che le imperlava la fronte sembrò congelarsi.
Sergio martellava come un forsennato.
«Vai a prendere quelle assi, veloce! Cerchiamo di sistemare almeno un'altra finestra.» le urlò senza nemmeno guardarla in faccia.
Eseguì, ma quando si piegò sulla catasta di legna dovette fermarsi a riprendere fiato per una fitta alla schiena. Le botte della mattina dovevano aver lasciato segni più profondi del solito.
«Sbrigati!» gridò lui ancora più forte.
Cercò di dimenticare il dolore e si caricò di un bel po' di assi che fece cadere ai piedi del marito.
Sergio la fissò con odio.
Dovevo forse appoggiarle con gesto elegante? Arriva o no questo maledetto uragano?
Sabrina, però, non disse niente e si limitò ad abbassare la testa, raccogliendo il primo pezzo di legno.
Lui invece la scosse. Con uno di quei suoi gesti che un tempo l'avrebbero fatta sentire umiliata.
Mentre il vento aumentava di intensità, i colpi di martello ripresero a violentarle le orecchie.

Una persiana alle spalle della casa si mise a sbattere e Peregrino iniziò ad abbaiare come un forsennato.
Ci manchi tu a rompere le palle!
«Non ce la facciamo a imbullettarle tutte! Vai sul retro e chiudi le ultime due con catena e lucchetto!» e speriamo che reggano.
Intanto i latrati del cane continuavano.
«Fallo smettere, cazzo!» Sergio lo gridò dietro a Sabrina che spariva oltre il limite della casa.
Mancavano solo due chiodi. Doveva finire, per avere la certezza che almeno quella persiana avrebbe retto.
In lontananza si udivano allarmi che entravano in funzione e lo scoppio di tuoni.
L'inferno era proprio a un passo.
Tanto valeva interrompere subito e mettersi al sicuro.
Sergio dette un'ultima occhiata alla finestra. Reggerà...
Girò attorno alla casa, mentre quel cazzo di cane continuava ad abbaiare.
Sabrina era immobile, come inebetita. Con la catena che le ciondolava da una mano, fissava il panorama davanti a sé, mentre il vento sollevava sabbia e pietruzze da terra.
Riuscì a coprirsi gli occhi appena in tempo.
«Che cazzo combini? Non hai ancora fatto niente?»
Tolse il braccio da davanti alla faccia appena in tempo per vedere la moglie che indicava l'uragano ben visibile in lontananza.
Sembrava la scena di una di quei film catastrofici che danno in seconda serata.
«Sbrigati, idiota! Porta quella bestia nella rimessa ed entra in casa, ci penso io a chiudere le finestre!» urlò, più per coprire il sibilo della terra che gli volava attorno alle orecchie, che per una reale incazzatura, e le strappò la catena di mano.
Sabrina si voltò verso di lui, con l'aria di una che si è appena svegliata.
«Nella rimessa?» le era comparso sul viso il broncio di una bambina a cui qualcuno aveva fatto cadere il gelato.
«Certo, brutta idiota, non lo vorrai mica far stare in casa con noi?»
«Per forza, non è detto che la rimessa regga e poi...» gridava, ma gli occhi lo imploravano «potrebbe scappare, spaventarsi a morte...»
Una cassetta da frutta volò dalla strada, passando pochi centimetri sopra le loro teste.
«Cazzi suoi! È una bestia, nulla più. Al bar hanno detto che possono diventare aggressivi durante situazioni come questa. Lo faccio per te, ti entra in quella testa?»
Sabrina scosse il capo, ora anche nei suoi occhi c'era odio «Peregrino non ci farà niente di male! Tu l'hai sempre odiato e adesso cogli la palla al balzo per disfartene!»
«Fai come ti dico! Sto solo cercando di salvarci il culo!»
«No! Là dentro non sarà al sicuro!»
«Ti dico di sì»
«Ma avrà paura!»
Sergio vide tutti i segni del pericolo che si avvicinava. Alle spalle della moglie, il tetto in lamiera della vecchia segheria oscillava come se stesse per scoperchiarsi e schizzare in alto da un momento all'altro. Da davanti casa arrivava il rumore della porta che sbatteva. A breve sarebbe stato difficile anche reggersi in piedi.
Risolse il problema nell'unico modo che conosceva.
Colpì la moglie con un violento manrovescio, facendola quasi cadere a terra: «Non è un bambino! È solo un cane! Lo tratti come se fosse tuo figlio. Se ti fossi preoccupata così per Giulio, forse sarebbe ancora vivo.»
Sapeva di ferirla, ma così i ranghi sarebbero stati ricostituiti.
Sabrina restò per meno di un secondo con la testa piegata sul lato e lo sguardo a terra, poi la sollevò e si mise a fissarlo.
Sergio non credeva ai proprio occhi, non c'era la solita paura in quello sguardo, c'era sfida, forse dignità, nonostante il sangue le colasse dal labbro spaccato.
«Hai capito che cazzo devi fare con quel cane di merda?»
«Vaffanculo!» la donna scomparve oltre l'angolo della casa. Sergio non le stacco gli occhi di dosso fino a quando era a vista, poi serrò la catena alle persiane, con mani che tremavano di rabbia.

Non me ne frega niente di crepare, brutto stronzo!
Il cane smise di abbaiare non appena Sabrina gli si avvicinò. «Peregrino, vieni!» gli passò davanti e l’animale la seguì appena udito l’ordine.
Sua madre, prima di morire, l’aveva tenuto come un figlio. Era un cane molto più intelligente della media, dicevano per via della razza, e aveva imparato tutti i comandi più comuni. Qualcuno le aveva raccontato che poteva imparare fino a duemila parole.
Nella disperazione, l’idea di avere tutti quei vocaboli da insegnare a un cane la fece sorridere.
Tirò su col naso e si asciugò la faccia con la manica. Le lacrime le stavano appannando la vista come al solito e in quella situazione non se lo poteva permettere.
Il vento sollevava pietruzze che le graffiavano le gambe. Si coprì la faccia col gomito per evitare di essere messa fuori combattimento da una ferita agli occhi.
Girò la maniglia del capanno e si fece seguire dal cane al suo interno. Prese un bel respiro e chiuse il paletto.
Non avrebbe avuto modo di cucinare, ma c’erano frutta e verdura in abbondanza. Anche le buste di croccantini del cane erano sufficienti a sfamare una muta di dobermann per settimane. Sergio, tutte le volte che le trovava in offerta, ne comprava in abbondanza.
Se scadono tanto chi se ne frega, alla fine è roba che si mangia una bestia!
Se il turbine non avesse scoperchiato tutto ammazzandoli, lei e Peregrino, ne avrebbero avuto di che vivere per giorni.
Se invece il capanno e il suo interno fossero stati sparpagliati per chilometri dall’uragano… beh, non le importava niente. Non c’era nulla in quella vita che meritava di essere salvato.
Si sedette a terra e il cane andò a sistemarsi in mezzo alle sue gambe.
«Non avere paura, Giulio.» gli abbracciò la testa e iniziò ad accarezzarlo «Ora ti racconto una storia magica che allontana i brutti pensieri!»

Sergio la vide entrare nel capanno degli attrezzi, proprio mentre ritornava davanti a casa.
Peggio per lei, se crede che la vada a pregare di entrare in casa, non ha proprio capito un cazzo! Ognuno è responsabile delle proprie azioni.
Se vuole crepare per quel cane bastardo, che si accomodi.

Si chiuse dentro e, martello alla mano, iniziò a inchiodare la porta.
Uno…
Il vento all’esterno fischiava in modo assordante. Di quando in quando si udivano gli urti degli oggetti trasportati e sbatacchiati sulle pareti di casa.
Due…
La casa fu illuminata a giorno da un lampo, cui seguì un tuono talmente forte da far tremare le pareti.
Guardò dallo spioncino.
Il capanno era squassato da violente vibrazioni, sembrava una pentola a pressione che di lì a poco sarebbe saltata a gambe all’aria.
I latrati del cane, al suo interno, erano chiaramente udibili anche in mezzo a tutto quel frastuono.
Magari al bar avevano detto la verità, non erano i soliti discorsi da ubriaconi in mezzo ai fumi delle grappe.
Quel bastardo di un cane la sta sbranando!
No! Non poteva lasciarla morire in quel modo: l’avrebbe presa di peso e portata in casa. Se quella bestia si fosse messa di mezzo, l’avrebbe fatta volare con un calcio talmente forte da farle rimpiangere l’uragano.
Staccò i due chiodi con la penna del martello e spalancò la porta. Il vento lo spinse dentro casa, ma la forza della sua disperazione riuscì ad opporglisi.
Si aggrappò al cavo del gruppo elettrogeno che, nella fretta, non aveva avuto il tempo di interrare e si trascinò fino alla porta della rimessa.
Provò ad aprire senza successo. Sabrina doveva aver messo il chiavistello.
«Sabrina apri!» gridò fino a farsi male ai polmoni, mentre il vento cercava di spingerlo lontano.
Dentro il cane abbaiava fino a far vibrare le pareti sottili.
«Apri, porco Giuda!»
Ancora latrati e un ringhio acuto e prolungato.
Si annodò il cavo attorno alle gambe e dette una violenta spallata con tutta la forza che gli restava.
La porta si spalancò con un tonfo.
Peregrino lo fissava seduto a terra al centro della baracca fatiscente.
Di Sabrina, invece, non c’era più alcuna traccia.
Ultima modifica di wladimiro.borchi il giovedì 6 agosto 2020, 9:13, modificato 1 volta in totale.



alexandra.fischer
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Re: Capitolo II - SPARIRE

Messaggio#2 » mercoledì 5 agosto 2020, 17:36

Tema centrato. C’è la sparizione di Sabrina durante un uragano in arrivo. E un contesto che l’ha resa quasi un dono del destino (una famiglia distrutta dalla perdita di un figlio e con lei che può contare solo sull’affetto di un cane…che chiama con il nome del figlio). Il marito è rude e violento, odia il cane e disprezza lei. Cerca di salvarla dall’uragano per puro dovere morale, ma lei preferisce il capanno e il cane…e poi l’ignoto.
Attento:
la macchina non entra in moto (non parte)
Sergio allontana la credenza dal muro, che devo pulire dietro! (Sergio, sposta la credenza dal muro, che devo pulire dietro)

Simone Marzola
Messaggi: 64

Re: Capitolo II - SPARIRE

Messaggio#3 » mercoledì 5 agosto 2020, 20:58

Ciao Waldimiro e piacere di rileggerti,
Mi spiace non essere riuscito a commentati sulla prima traccia.

Trovo che hai centrato appieno il tema: c'è la tempesta, si scatena e i due personaggi prendono, in un certo senso, strade diverse. Sui personaggi, riesci a tratteggiarli in modo incredibile ed è la cosa che preferisco in entrambe le parti del racconto. Il cambio dei punti di vista è gestito molto bene e nonostante la violenza che accade, verbale e fisica, non scadi nell'eccesso, ma anzi riesci a descriverla molto bene.
Mi piace anche come lei finalmente reagisca, cercando l'estremo sacrificio.
L'unica cosa è che trovo la trama un po' lineare e il colpo di scena finale della seconda parte lo ho trovato un po' brusco, non ho percepito un crescendo. Non che sia un punto debole al momento, dato che manca una parte della storia, ma bisogna vedere come lo sviluppi nella terza parte.
Al momento quello che tiene incollati, almeno per me, è il forte realismo che riesci a trasmettere nelle azioni e nelle parole dei protagonisti. Davvero complimenti!
Non ho visto cose particolari da segnalarti sul testo.
Sono davvero curioso di leggere la conclusione.

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antico
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Re: Capitolo II - SPARIRE

Messaggio#4 » mercoledì 5 agosto 2020, 20:59

Bene, ok con i caratteri, ti ricordo che puoi modificare questo pezzo (non quello della TRACCIA 1) fino alla scadenza delle 23.59 di giovedì 6 agosto.

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Polly Russell
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Re: Capitolo II - SPARIRE

Messaggio#5 » giovedì 6 agosto 2020, 3:12

Ciao Wlad! Ecco ora si stanno delineando i caratteri. Su quello di lui, forse sono un po’ delusa, è più stronzo di quello che avevo sperato. Lol lo pensavo più disperato che stronzo, e invece... XD Comunque, a parte quello che io speravo di vedere, hai rifinito quello che avevi già perfettamente abbozzato.
Mi piace il crescendo dell’uragano, la concitazione dei protagonisti che va di pari passo con l’avvicinarsi della tempesta è davvero ben resa.
Senza voler nulla togliere ai suggerimenti di Alexandra, a me non dispiace
la macchina non entra in moto
è un pensiero, puoi usare sia forme colloquiali che dialettali, nei pensieri o nei dialoghi.
Non ho molto da segnalarti, anche perché con la grammatica sono la meno indicata lol!
Non so se hai voluto far chiamare il cane Giulio per giustificare il fatto che Sabrina rischi la vita per stare con lui o se hai in mente qualcos’altro per la terza parte. Nel primo caso, non servirebbe nemmeno. La sua presa di coraggio e, finalmente, di orgoglio rende anche senza quel passaggio. Peregrino è comunque unA creatura da difendere, anche senza immedesimazione.

Lui non la guardava, me sembrò percepirne il ritardo.
qui c’è un errore di pov, sei su quello di lei, quindi il narratore non può sapere che lui ne percepisce il ritardo, e lei non può sapere che Sergio non la stava guardando. Aggiustala ;).
Per il resto, come sempre, emozionante.
Polly

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Giacomo Puca
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Re: Capitolo II - SPARIRE

Messaggio#6 » giovedì 6 agosto 2020, 18:13

Ciao Wladimiro, prima volta che commento un tuo racconto.

Innanzitutto toglimi una curiosità: come accidenti fai a scrivere così in fretta? Nel tempo che impiego solo per pensare la trama della mia storia, tu sforni un racconto in bella, curato nell'aspetto e senza errori! Sei velocissimo.

Per il resto c'è poco da dire, il tema e le consegne sono rispettate.
Mi è piaciuta molto la tua interpretazione della tempesta, non una tragedia ma addirittura una occasione di redenzione per la protagonista.

Se proprio mi dovessi impegnare a cercare delle imperfezioni, direi che nella parte iniziale potevi asciugare un po' il fraseggio mentale di Sergio. Ho avuto la sensazione di leggere due volte le stesse cose, visto che nel primo racconto avevi già delineato alla grande come la pensi riguardo la moglie e le botte "educative".

Mi sono anche chiesto perché usare il verbo "imbullettare", invece di un semplice "inchiodare" o "fissare". Mi è sembrato sia poco adatto in bocca a Sergio, sia sbagliato dal punto di vista tecnico. Le bullette sono chiodini, mi aspetterei di usare dei chiodi belli grossi in vista di una tempesta.

Ciò detto, complimenti e buona gara!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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antico
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Re: Capitolo II - SPARIRE

Messaggio#7 » venerdì 7 agosto 2020, 0:26

Molto bene, caratteri ok, pronto per il giudizio!

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antico
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Re: Capitolo II - SPARIRE

Messaggio#8 » lunedì 10 agosto 2020, 18:51

Tieni bene il ritmo anche se la cerniera con la prima parte è meno solida del resto, meno brillante. Forse il personaggio di Sergio ha troppo spazio in rapporto alla prima traccia. Detto questo, dopo poco si riprende e fila via liscio. Ho storto la bocca nel momento in cui Sabrina ha chiamato Giulio il cane, ma, anche considerata la chiusa, mi aspetto qualcosa che si leghi con quello. Tempesta resa magnificamente e così anche il contrasto tra i due protagonisti che cresce con il suo avvicinarsi. Chiusa molto buona, il lancio verso il finale è ottimo. Pollice su anche se meno brillante rispetto alla prima traccia.

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